*Mentre Taiga cerca disperatamente di non dire a Daiki che sta per andarsene rivelandosi pessimo a nascondere le cose, Daiki non vede l'ora di consumare come si deve facendo molta pressione. Contemporaneamente vediamo gli scarsi progressi nel progetto di basket di Seijuro e Tetsuya. Riusciranno insieme a trovare un modo per far collaborare quei due carrro armati? Ai posteri l'ardua sentenza. Grazie a chi legge e commenta la fic, sono contenta che piaccia. Buona lettura. Baci Akane*

5. PARANOIE

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Forse ne dovevano parlare, ma nessuno dei due aveva intenzione di fare il primo passo e iniziare la conversazione, perciò si limitarono a tornare in camera, dopo una tipica abbondante cena, a buttarsi nel letto così come erano e, mentre pensavano di riprendere l’attività di prima, quella avvenuta sotto la doccia, si addormentarono. 
Il primo a cedere le armi fu Taiga, appena messo la testa sul cuscino era praticamente partito immediatamente, come se gli avessero staccato una spina. 
Si era steso, aveva messo la mano sotto la nuca e pensando “Adesso me lo voglio scopare di brutto”, aveva chiuso gli occhi senza riaprirli più. 
Daiki, che si era steso un secondo dopo, quando gli si era messo accanto, sul fianco e rivolto verso di lui, l’aveva guardato addormentarsi in un centesimo di secondo ed incredulo l’aveva guardato avvicinandosi a lui per controllare che non scherzasse. 
Convinto avrebbe riaperto gli occhi di botto gracchiando ‘beh qua non si fa nulla?’, si era messo a pancia in giù, aveva appoggiato il gomito sorreggendosi la testa sulla mano e poi gli era crollato addosso, stendendosi sopra di lui, finendo addormentato a sua volta. 
Qualche secondo in più, ma lo stesso risultato. 
Il petto di Taiga era estremamente comodo, solido, forte, caldo ma non troppo duro. Morbido al punto giusto. 
Il suo respiro era regolare così come i suoi battiti che lo cullarono aiutandolo a finire in un sonno ancora più profondo e ad accomodarsi meglio su di lui, intrecciando una gamba alla sua ed abbracciando il suo busto come fosse un cuscino gigante. 
Dormendo Taiga aveva spostato la mano facendola scendere sulla schiena di Daiki senza rendersene conto.
Avevano dormito così, immobili ed abbracciati, tutta la notte. 

Al mattino Momoi chiamò Daiki per svegliarli. il ragazzo rispose assonnato senza capire dove fosse e soprattutto in che condizioni, poi una volta chiusa la breve chiamata, si rese conto di essere tutto steso sopra Taiga.
Si era allungato su di lui per raggiungere il telefono sul comodino dall’altra parte ed in quello capì che aveva dormito tutta la notte su di lui. Ricordò di essersi addormentato guardandolo ronfare, incredulo che gli ci fosse voluto così poco per staccare la spinta.
“E poi ho fatto la stessa cosa. Mi sono addormentato come un pirla. Manco fossi un bambino che non regge certi ritmi...”
Non si trattava di non reggere certi ritmi, ma di abituarsi al livello che si era inevitabilmente alzato da un giorno all’altro, per poter reggere la partita contro quei mostri americani. 
Daiki comunque arrossì e rimase a fissarlo col broncio mentre ancora dormiva della grossa. Non aveva nemmeno lontanamente percepito il telefono che suonava. Era nella stessa posizione della sera precedente, immobile. 
“Ma non è che non si muove ora, non si è mosso tutta la notte. Insomma, come fa?” 
Non che lui si fosse mosso gran ché, ma Taiga gli aveva anche fatto da cuscino. 
“Non sembra nemmeno avere un minimo pensiero. Ha la testa vuota, probabilmente. Ed io che mi facevo le paranoie. Ero convinto gli piacesse Tetsu mentre lui nemmeno si è voltato indietro quando lui è finito in stanza con quel maniaco sessuale di Ryota. Chissà se gli piacevo prima di oggi? Se così non fosse perché accettare questo fra noi? Lo capisci ora improvvisamente dopo mesi che giochiamo da soli? È proprio un idiota. E poi non mi ha detto nulla quando gliel’ho spiegato.”
Dopo che Daiki gli aveva detto che si era accorto da mesi della loro chimica ma non aveva mai fatto niente perché pensava puntasse a Tetsu, Taiga non aveva risposto se non saltandogli addosso.
Aveva apprezzato, ma gli era rimasta la curiosità di capire cosa pensasse. 
“Davvero non se ne era proprio accorto?”
Gli aveva detto così, ma faticava a crederci. 
“Nessuno può essere così tonto, non può passare dal non sentire niente al volermi scopare. Deve aver provato qualcosa anche lui in queste settimane. Deve!”
Mentre pensava questo, tormentandosi di quesiti che avrebbe potuto soddisfare parlandogliene, appena Taiga aprì gli occhi svegliandosi, sentendosi probabilmente osservato, Daiki si chinò sopra e lo baciò senza proferire parola. 
Sapeva di doverlo fare, lo voleva, ma al momento giusto il suo corpo ed ogni particella del suo essere si rifiutava categoricamente. 
Parlare non era mai stato facile, per lui, se lo fosse stato si sarebbe risparmiato quasi due anni di inferno. Ma non ci era mai riuscito, era sempre stato chiuso fino a perdersi. 
Anche ora che aveva ritrovato sé stesso, non riusciva comunque a parlare di ciò che provava, nonostante una parte di sé lo volesse fare. 
Forse però non aveva molta importanza, contava vivere il momento e visto che era anche uno piuttosto bello, doveva solo approfittarne senza esitare.
“Lui mi ha restituito l’anima, forse era inevitabile che finisse così fra noi. Ma non glielo dirò mai e poi mai, a costo di spararmi sulle palle da solo.”

La sua bocca sapeva di sonno, ma nonostante questo non lo spinse via con un pugno ribaltandolo dall’altra parte.
Si sentiva tutto anchilosato, forse non si era mosso da quella posizione ed aveva avuto l’impressione tutta la notte di avere un peso addosso. 
Ritrovandoselo lì a fissarlo appena aperti gli occhi, aveva facilmente intuito che dovesse essere stato lui quel peso. 
Daiki l’aveva baciato subito e lui l’aveva accettato di buon grado, accogliendo la sua lingua che si intrecciava famelica alla sua. 
Erano entrambi assonnati e confusi e i loro corpi non reagirono come normalmente al mattino. 
C’erano molti pensieri anche per Taiga, pensieri che non avrebbe espresso per il semplice fatto che sapeva che quella parentesi fra loro aveva una data di scadenza precisa. 
Alla fine della settimana, conclusa la partita con quei palloni gonfiati, sarebbe volato in America per cambiare di nuovo vita. 
Non glielo voleva dire. Non poteva farlo.
Anche se non pensava che Daiki volesse da lui niente più di divertirsi a letto e in campo, sapeva che sarebbe rimasto ferito se glielo avesse detto, perciò non l’avrebbe fatto e per non rischiare di farlo accidentalmente, non avrebbe detto proprio nulla di nulla.
Nè che aveva avuto qualche sospetto su di loro nei mesi precedenti, durante le loro sfide private a street, né che ora l’idea di fare sesso con lui lo faceva impazzire e che lo voleva con tutto sé stesso. 
Non era mai una grande idea parlare di sentimenti e di cosa si provava e desiderava, perché poi si finiva sempre per parlare di futuro e aspettative. 
Cosa voleva per loro, a parte il sesso di quei giorni?
Glielo avrebbe di sicuro chiesto, ma non intendeva rispondere perché sarebbe stato orribile dirgli ‘non voglio nulla per il futuro perché la mia vita sarà di nuovo in America, lontana da te.’
A quel punto, improvvisamente, come se Daiki percepisse le sue emozioni, cosa che in realtà effettivamente accadeva, smise di baciarlo e si sollevò a guardarlo negli occhi attento, sistemandosi meglio sopra di lui. Taiga gli mise le braccia sulle spalle ed intorno al collo e lo guardò soffocando quel senso di paura. 
“Non farmi domande, non parlarne ora. C’è tempo dopo, per te. Tu pensi che ci sia. Avremo mille partite da soli al campetto da street, no? Non chiedermi cos’ho.”
- Si può sapere che cazzo hai? 
“Maledetto!”
- Perché? Mi sono appena svegliato e mi hai infilato subito la lingua in bocca, che hai tu piuttosto?! Sai che sono tutto duro per colpa tua? Mi hai dormito addosso tutta la notte, il letto è grande, potevi... - stava divagando sparando un sacco di lamentele a mitraglia apposta, ma la mano di Daiki scese sul suo inguine ancora a riposo ed evidentemente seccato, brontolò diretto: 
- Non tutto di te è duro, vedo! - Taiga avvampò per il gesto troppo improvviso. 
- Ma sei scemo? - sbottò cercando di spingerlo via senza molto successo, visto che gli rimaneva ancorato sopra, con la mano afferrata ai suoi gioielli che non reagivano per colpa dei pensieri. - Ti sembra il momento ed il modo? Se non arriviamo puntuali quello ci distrugge ed io non ho voglia di... 
- Un conto è che non abbiamo tempo di farlo e non lo faremo, un conto è che tu non ne hai voglia. Io ce l’ho la voglia! - così dicendo, incazzato, gli prese la mano dalla propria spalla e gliela infilò sotto, mettendogliela sul suo inguine che si stava già indurendo. Taiga spalancò gli occhi in un’improvvisa ondata di desiderio e per evitare di cadere in trappola, lo spinse via con un calcio che lo fece volare per terra. 
- Non è il momento, cazzo! - gridandolo, si alzò dal letto e si chiuse in bagno sbattendo la porta. 
Ansimante e rosso, si guardò allo specchio, sentendosi eccitare. 
- Maledetto stronzo, se sapesse  cosa sto cercando di gestire... 
Sussurrò a denti stretti aprendo l’acqua fredda e schizzandosela addosso per calmare i bollenti spiriti. 
Ci mise un po’ a calmarsi, ma riuscì a tornare normale. Quando uscì dal bagno, si ritrovò un altamente scocciato Daiki appoggiato al muro accanto alla porta, le dita della mano a cui appoggiava  tamburellavano seccato. 
- Si può sapere che problemi hai? 
- Nessuno! - rispose brusco passandogli davanti per cercare la tuta d’allenamento. Daiki rimase lì a guardarlo ancora scocciato, l’erezione in evidenza, anche se meno di prima per l’ira funesta a cui era sottoposto.
- Come fai a non volermi saltare addosso? Ieri sembravi non volere altro! 
Taiga alzò gli occhi al cielo e capendo che non si sarebbe mosso da lì, gli andò davanti e a braccia larghe e l’aria allucinata, gli gridò in faccia: 
- Certo che ti voglio scopare, razza di coglione! Ci avrò messo più di te a capirlo, ma non significa che poi cambio idea dal giorno alla notte! È solo che non voglio una fottuta sveltina e ci ho messo uno shock termico con l’acqua gelida per calmarmi, cosa vuoi, che te lo succhio in due secondi? 
Sentirselo gridare così esplicitamente, lo calmò facendolo sentire meglio.
Per mesi  aveva creduto di essere il solo a desiderarlo e per questo non aveva fatto nulla. Beh, in realtà per rispetto a Tetsu. Ma sapere che invece Taiga lo ricambiava aveva come tolto degli argini ed ora non era in grado di controllarsi. 
Lo voleva, lo voleva come un matto e non poteva minimamente accettare di non essere voluto a sua volta. Come osava non avercelo duro e non tentare di farsi sbattere? 
Allenamenti o meno, qualcosa non quadrava. 
Ma forse era solo impacciato.
“Magari è vergine, non sa farlo ed ha paura di essere deludente. Ci penserò io stasera!” 
Con questo pensiero assolutamente convinto, Daiki gli lasciò tregua andando a sua volta in bagno. Un giorno. Solo un giorno e poi quella sera l’avrebbe fatto suo in camera, nel loro comodo letto. 
Poi il resto dei giorni avrebbero avuto ogni angolo possibile. 


Non è che Taiga non volesse fare sesso con lui, semplicemente aveva il terrore che gli chiedesse di parlarne, ma se si trattava di andare SOLO a letto con lui andava più che bene, ovviamente. Non c’erano problemi in quello. 
Il giorno fu utile ad entrambi grazie al buttarsi a capofitto negli allenamenti, ma si scocciarono entrambi nel constatare che non avrebbero fatto alcun uno contro uno, bensì si sarebbero esercitati nei passaggi a tutto campo fra loro e Tetsuya. 
- Passaggi?! 
- Fra me e lui?!
- Ma perché? 
Fecero in tandem, stupiti. 
- Perché sì e basta! - il mister non aveva tutta la pazienza di Seijuro di spiegargli il motivo. Il Seijuro imperatore non l’avrebbe fatto a sua volta, ma quello normale, lo fece.
- Non solo fra di voi, ma con Tetsuya. Dovete collaborare e so che non siete in grado di farlo fra di voi, ma con il tramite giusto potete farcela. E l’unico elemento con cui entrambi andate d’accordo e con cui vi trovate ad occhi chiusi, è lui. 
Con questo mise le mani sulle spalle di Tetsuya, spingendolo delicatamente verso di loro. I due lo guardarono brevemente con lo stesso broncio, poi fissarono di nuovo il capitano. 
- Ma noi preferiamo gli scontri diretti! 
- È importante anche alzare il livello degli uno contro uno e... - cercavano di ripetere quello che gli avevano detto il giorno precedente, ma Seijuro con un sorriso mise la palla nelle mani di Tetsuya e ignorando completamente i due brontoloni come se non esistessero per nulla, disse al suo collega: 
- Ti affido l’esercizio e i due testoni. 
Tetsuya annuì serio e solenne. 
- Ricevuto. 
Sapeva quanto importante era quell’esercizio di passaggi a tre, aveva perfettamente capito cosa cercava di fare Seijuro in accordo col mister. Trovava interessante che tutti quanti si scaricassero quei due da uno all’altro come fossero delle bombe in procinto di esplodere. 
- Allora, cominciamo? - chiese sorridendo. Taiga e Daiki lo guardarono, si guardarono a loro volta col broncio e sbuffando, ringhiarono un - E va bene! - per nulla felice. 
Collaborare non era qualcosa che volevano fare, non esisteva proprio che in partita servisse.
Servivano i canestri, non i passaggi fra di loro.
Dopo una lunga mattinata di tentativi uno più disastroso dell’altro dovuta alla smania di prevalere, nella loro mente c’era improvvisamente solo il basket e non più le loro questioni personali. 
- Perché non volete nemmeno provare? - Tetusya era disperato e stava per esplodere, voleva ucciderli. Non era possibile che non riuscissero a fare dei passaggi uno all’altro.
- Che dici, è tutta la mattina che ci proviamo! - rispose imbronciato Taiga. 
- Non ci riusciamo perché non è nel nostro DNA il tipo di gioco che volete per noi. - Daiki rincarò la dose mentre andavano alla pausa pranzo separati da un turbato e preoccupato Tetsuya. 
- Non è vero, avete un gioco simile, i vostri punti di forza sono praticamente uguali. Se riuscite a giocare in combinazione con me, dovete riuscire a farlo anche fra di voi. - Tetsuya non avrebbe comunque mollato perché sapeva che Seijuro aveva ragione a puntare sulla loro collaborazione, ma temeva di non avere abbastanza tempo per fare il miracolo. 
- Questo non significa essere fatti per collaborare. Se noi siamo bravi a segnare, perché dovremmo passarci la palla? Che sia fra di noi o con te di mezzo, non cambia. 
- Non cambia perché entrambi volete segnare a tutti i costi, perciò l’intero esercizio si basa sul momento in cui uno di voi due raggiungerà il canestro e siccome volete farlo entrambi, pensate solo a quello e non ai passaggi e al capire la tempistica uno dell’altro. - Seijuro li aveva raggiunti. Aveva gestito gli allenamenti degli altri ed il proprio, ma al tempo stesso li aveva tenuti d’occhio e sentiva Ttsuya sul punto di esplodere. 
Non ribatterono al capitano, ma entrambi non erano d’accordo con lui. Ci pensò Tetsuya a rispondergli, sempre esasperato: 
- É sempre una gara fra loro. Tutto. Ogni cosa. Loro trasformano ogni cosa in una gara fra loro, altrimenti non si divertono. Ma se sapessero quanto forti potrebbero essere se collaborassero, la smetterebbero con questa stupida mania! 
Seijuro mise una mano sulla schiena di Tetsuya con una sorta di potere mistico. 
- Nel pomeriggio proveremo un altro approccio. - disse allora, sempre calmo e sicuro di sé.
Tetsuya in quell’istante capì che Seijuro sapeva che in qualche modo ci sarebbero riusciti, non aveva idea di come, ma lui lo sapeva e se lui ne era convinto, se per lui era così, allora sarebbe successo.
Così sospirò e annuendo più rasserenato lo ringraziò.
- Mi fido di te. 
Il compagno lo ringraziò ed entrambi passarono oltre Taiga e Daiki ancora lì, totalmente ignorati. 
- Hanno parlato di noi con noi lì come se non ci fossimo? - chiese perplesso ed incredulo Taiga. Daiki sbuffò seccato battendo il piede per terra:
- Li ho sempre odiati quando lo facevano. Maledetti! 
Rimasti indietro scossero insieme le teste, avviandosi uno accanto all’altro allo spogliatoio per una rinfrescata veloce e per recuperare degli asciugamani con cui pulirsi il sudore prima del pranzo. 
- Tanto hanno torto! - disse Taiga. 
- Certo che hanno torto! Questa volta si sbagliano! - rincarò Daiki.
- Non è una nostra collaborazione che ci permetterà di vincere!
- No cazzo! Basta segnare più di loro e stop! 
- Già, è questo che conta! 
- E superare quei mostri negli scontri diretti! 
- Certo, è ovvio! Soprattutto quello! 
Continuarono a rimbrottare in perfetto accordo fra loro fino alla mensa, dove si sedettero vicini e, continuando a brontolare senza però discutere bensì spalleggiandosi contro quelli che osavano comandarli, si passarono il cibo ed il bere a vicenda. 
Mentre si aiutavano durante il pranzo nutrendosi praticamente a vicenda e condividendo tutto come se fosse del tutto normale, Seijuro e Tetsuya  sospirarono con un’insperata speranza e pazienza ritrovate.
- Forse se li registriamo e glielo facciamo vedere lo capiscono che se vogliono possono benissimo collaborare e funzionare alla grande? - Tetsuya era quello più provato da quell’obiettivo perché di fatto era quello che aveva il compito più complicato. 
- Lo capiranno, vedrai. Riusciranno a collaborare per la partita.
- Ne sembri proprio convinto. 
- Fidati. 
E Tetsuya ovviamente si fidava. 

Il pomeriggio il capitano mise in atto un tre contro tre a tutto campo. 
Mise sotto Taiga e Daiki con Tetsuya contro il terzetto avversario che di volta in volta variava per permettere a tutti di eseguire quell’esercizio utile in ugual misura a tutti. 
Nei momenti in cui Tetsuya doveva tirare il fiato, lo sostituiva Seijuro, che altrimenti stava nella squadra avversaria o faceva l’osservatore per capire cosa non funzionasse o cosa andasse migliorato. 
Atsushi era un punto fisso nella squadra avversaria in quanto era quello che più si avvicinava a Silver per doti difensive, gli altri con lui potevano variare fra tutti i compagni. 
- Perché non facciamo direttamente una partita vera e propria? Siamo in dieci, potremmo benissimo... - rimbrottò Daiki che non capiva perché dovesse limitarsi a giocare sempre e solo con Taiga. 
- A quella ci arriveremo i prossimi giorni, quando mi dimostrerete di saper collaborare in modo decente! 
Seijuro non aveva il minimo timore di nessuno, ma in particolare aveva un gran polso con Daiki il quale discuteva sempre con tutti tranne che con lui. 
Sbuffò e scosse la testa, ma al suo posto si lamentò Taiga: 
- Vuoi dire che se non riusciremo a giocare in combinazione, non ci farai giocare insieme in partita? Sarebbe un errore e lo sai, siamo due giocatori troppo forti per non essere sfruttati insieme... 
Il sermone sarebbe andato avanti all’infinito se Daiki stesso non gli avesse tirato la palla sulla nuca di proposito per zittirlo. 
- La pianti di farci perdere tempo? Lui ha una sola parola, lo sai, no? Lo ripete sempre... 
Lui l’aveva imparato a sue spese ai tempi della Teiko. 
Taiga stava per restituirgli la palla, ma gliela prese di mano Tetsuya con un sorriso tirato che stava a significare quanto poca pazienza gli fosse rimasta. 
- Nei tre contro tre ci si concentra molto di più sui passaggi per arrivare a canestro e superare gli avversari, specie se sono forti. In cinque è diverso, hai più opzioni, ma in tre sono limitate e siete costretti a collaborare anche se non volete. 
- Oltretutto il vostro problema è che trasformate tutto in una gara perché vi piace vincere, perciò se in palio c’è comunque una sfida contro qualcuno, vi impegnate di più. - Ryota si divertì a fare il maestro della situazione facendo roteare la palla rubata dalle mani di Ttsuya, il sorriso sornione di chi era convinto che comunque avrebbe vinto perché lui al contrario di quei due mentecatti era perfettamente in grado di collaborare con tutti, cosa che invece al momento attuale era proprio il loro punto debole.
Al ‘puah!’ poco convinto dei due mentecatti in questione, che però si decisero a mettersi in posizione per cominciare, Shintaro si tenne per sé il proprio pensiero, come tendeva a fare solitamente per non facilitare troppo gli altri. 
“Non si rendono conto che Seijuro sta costruendo una macchina grandiosa per il futuro che va ben oltre questa partita di domenica. Se loro imparano a giocare in combinazione, che sia con Tetsuya o meno, elevano il loro livello in modo spaventoso. Se la smettessero di opporsi e si dessero da fare per imparare, sarebbero già al livello di quei mostri americani che dobbiamo affrontare.”
- Non giocheremo mai insieme io e lui. Questa è un eccezione! - brontolò Taiga che sapeva che di sicuro non sarebbe mai successo. Si mise in posizione per saltare nella palla contesa contro Atsushi. 
- Su questo sono d’accordo con te! - replicò Daiki mettendosi di fianco, pronto a ricevere la palla. 
Tetsuya li guardò contrariato e seccato, sempre con un gran desiderio di aprire le loro testacce dure e vedere cosa ci fosse dentro. Probabilmente avrebbe trovato il vuoto più totale. 
Suo malgrado non sprecò più parole e vedendo che la palla la prendeva Atsushi e capendo in un istante la direzione e la destinazione, la intercettò. Afferrata la passò subito a Daiki, già scattato verso il canestro, rimase indietro per vedere se avrebbe fatto canestro o passato a Taiga, scattato subito a sua volta, ma quando stava proprio per tirare, la voce forte e chiara di Seijuro, si levò: 
- Se non eseguirete un minimo di 5 passaggi prima di segnare, il punto andrà agli avversari! 
Daiki, che aveva già quasi la palla nel canestro, la ritirò d’istinto e la fece schizzare senza una direzione precisa, non avendo idea di dove fosse Taiga né tanto meno Tetsu. 
Venne presa da Atsushi che iniziò il conteggio dei passaggi senza discutere. 
Al quinto arrivarono in canestro che eseguirono senza nemmeno essere disturbati. Pratici, veloci e precisi.
Taiga e Daiki si rivoltarono contro Seijuro, al momento fuori dal campo, le mani ai fianchi, entrambi nella stessa identica posa, le stesse espressioni feroci a dire le stesse cose: 
- Ti eri dimenticato di dirci un piccolo dettaglio, eh? 
- Non l’avevo dimenticato, mi è venuto in mente sul momento. - rispose pacato il capitano senza scomporsi. 
- Sul momento, eh? - brontolarono ancora in sincronia i due. 
- La squadra che perde stasera a letto senza cena. 
A quella rivelazione, 3 paia d’occhi lo fissarono come se fosse un demone cattivo da esorcizzare. 
Poi gli stessi si fissarono fra di loro, ancor più feroci. 
- Sapete che non rimarrò mai a digiuno. - ruggì Atsushi imbestialito. 
- Questo è sleale, però. - si lamentò Taiga rivolto a Seijuro il quale sorrise angelico. 
- Se volete mangiare, dovrete darvi davvero molto da fare. 
“Alla faccia del diverso approccio. Se non ci riesce così, non ci riuscirà in nessun altro modo!”
Tetsuya rimase incantato a fissare il capitano che come al solito tirava fuori qualche asso nella manica così come se fossero noccioline. 
Forse questa volta sarebbe andata meglio.