*Mentre Seijuro con un espediente meschino riesce ad ottenere i primi risultati a basket per far giocare Daiki e Taiga in combinazione, questi due approfittano della punizione e passano subito al dunque senza girarci troppo intorno. Del resto Taiga sa che chi ha tempo, non aspetti tempo. Come sempre le fan art non sono mie ma prese da internet e le ho usate per scrivere certe scene. Buona lettura. Baci Akane*

6. SINCRONIA

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Ovviamente persero rovinosamente poiché per la maggior parte delle volte non fecero 5 passaggi prima del canestro, in questo modo persero molti punti in modo estremamente stupido, però per la fine riuscirono finalmente a collaborare. 
Un intero pomeriggio per avere qualche progresso scarso. 
- Domani mattina continueremo finché non vi entra in testa il concetto. 
Seijuro non avrebbe mollato a costo di tenerli a digiuno per sempre.
La colazione naturalmente gliel’avrebbe concessa, che conoscendoli sarebbe stata non solo extra, ma molto di più, però se negli allenamenti del mattino non sarebbero riusciti a giocare in combinazione in modo assolutamente perfetto, li avrebbe tenuti di nuovo a digiuno. 
Non poteva permettersi di perdere altro tempo, dovevano proseguire nel programma d’allenamento, ma se quei due dementi non si decidevano a collaborare, sarebbe stato del tutto inutile.
Loro due, infatti, erano il suo asso finale nella manica. 
Seijuro non accettò repliche né lamentele, che ovviamente non si sprecarono, comunicò freddamente che avrebbero solo potuto bere e abbandonato il campo, li lasciò soli a lamentarsi dell’ingiustizia subita. 
- Alla fine stavamo collaborando... insomma, magari non erano sempre cinque passaggi, ma ce la stavamo facendo, no? 
- Ce la fate se i passaggi sono filtrati da Tetsu, ma senza di lui, fra voi due insomma, non siete ancora sincronizzati. Eppure non capisco quale sia il problema, vi conoscete così bene che dovreste sapere alla perfezione dove siete, quando e come riceverete la palla. 
Momoi si era trattenuta con loro passando gli asciugamani che i due ragazzi presero e si buttarono sul viso pulendosi il sudore. 
Si guardarono intorno alla ricerca di Tetsuya e lei capendo che cercavano lui, disse loro che era andato via con Seijuro. 
- Vedrai che lo farà mangiare! 
- Vuoi vederlo svenire per sempre? 
- Svenire per sempre significa morire!
- Lo sai perché non ti voglio passare la palla? Perché sei insopportabile, ecco perché! Ed ora per colpa tua staremo a digiuno! Io ho fame, altro che bere! 
E mentre litigavano, Momoi li lasciò a loro stessi, non potendo sentire nemmeno lei i loro inutili discorsi senza senso. 
Andarono avanti per qualche minuto, prima di accorgersi di essere rimasti soli nel campo dove si erano allenati tutto il giorno, solo a quel punto Daiki si illuminò di un sorriso malizioso e gli si appiccicò da dietro, prendendogli prima i fianchi e poi scivolando con le mani sul davanti, sul suo inguine, sotto l’elastico dei pantaloncini. 
Taiga, con ancora il broncio per l’arrabbiatura, spalancò gli occhi ed avvampò, si guardò intorno e notando che erano meravigliosamente soli, non gli tirò una gomitata. 
- Però se hai fame, ti darò qualcosa da mangiare che ti sazierà comunque. 
Afferrato il suo membro, glielo massaggiò leccandogli il collo da dietro. 
Taiga si rilassò subito fra le sue braccia, appoggiandosi a lui e girando la testa, le mani a carezzargli i polsi e gli avambracci per incentivarlo a non smettere. 
- Perché secondo te non riusciamo a collaborare come si deve? 
- Stavamo andando bene nel finale, no? Domani lo faremo giusto e la pianteranno di rompere il cazzo... 
Daiki aveva in mente di fare sesso con lui, perciò mentre lo esplorava decise di fermarsi sentendolo diventare duro nella sua mano, per nulla intenzionato a bruciarsi l’orgasmo così. 
Il compagno, che pensava la stessa cosa ovvero di voler andare oltre in un letto comodo, al sicuro e senza rischi inutili, approfittò e si girò fra le sue braccia facendogli passare le mani dall’inguine al proprio fondoschiena, Daiki ne approfittò per esplorarglielo mentre contemporaneamente gli alzava la maglietta.
Taiga si mise a ridere inarcandosi, ritrovandosi con il bacino a diretto contatto con il suo che iniziava ad eccitarsi allo stesso modo. Lo prese per le braccia e cercando di formulare un pensiero di senso compiuto, riuscì solo a biascicare divertito: 
- Se ci beccano che succede, secondo te? 
Daiki in risposta aprì le labbra e puntò dritto alla sua bocca.
- Non me ne potrebbe fregare di meno. 
Ma quella risposta non gli piacque e inarcandosi allontanò il viso quel tanto per non concedergli il bacio, gli mise il braccio intorno al collo e tentò di girarsi fra le sue braccia, per toglierselo di dosso. 
- Come fa a non fregartene? È un casino se ci beccano! 
Anche se non riusciva a ragionare con estrema lucidità, sapeva che non era una grande idea. Ma non riusciva a prendere sul serio la situazione lui per primo perché tanto faceva per allontanarsi, tanto Daiki gli si appiccicava fino a che gli prese addirittura i capelli rossi obbligandolo a stare fermo. 
- In questo momento voglio solo il tuo corpo. - sussurrò sulle sue labbra, con un sorriso malizioso identico a quello che si formò su di sé. 
- Allora sarà meglio andare in camera. Del resto dobbiamo saltare la cena, no? 
Improvvisamente non sembrava così male saltarla. Daiki rise e finalmente si prese le sue labbra, le intrecciò alle proprie e lo baciò invadendolo subito con la lingua. Taiga rispose venendogli incontro, si aprì a lui, gli si sistemò contro e l’abbracciò aderendo completamente. I vestiti in quel momento davano così fastidio e le questioni di basket erano lontane dalle loro menti, che senza nemmeno cambiarsi e passare per gli spogliatoi andarono direttamente in camera. 

In camera eseguirono una lotta estenuante per la doccia perché era troppo piccola per farla in due e di conseguenza litigarono per non aver usufruito di quella grande degli spogliatoi dove avrebbero potuto farla insieme.
Quando anche Daiki si fu finalmente lavato, si infilò i boxer con il dubbio su quanto senso avesse vestirsi visto ciò che dovevano fare. 
“Se dobbiamo scopare che me li metto a fare?” 
Si disse guardando i pantaloni, infine con quelli in mano andò in camera stufo di aspettare facendosi mille paranoie. Era ora di agire. Anzi. Era ora di saltargli addosso. 
Alzando i pantaloni appesi al dito, si fermò uscito dalla porta e disse: 
- Direi che questi sono inutili, lo sono anche i boxer ma... 
Stava per dire che gli dava fastidio averlo a penzoloni, ma si fermò quando vide che Taiga si era completamente vestito con una tuta comoda e leggera. 
- Ma allora sei rimbecillito! - constatò sorpreso. 
Taiga scattò seduto sul letto, le gambe piegate e aperte, le braccia dietro di sé e sostenersi, la testa incassata nelle spalle. 
- Che c’è? - chiese senza capire. 
Taiga sentì la vena pulsargli sulla fronte. 
- Credo che non riusciamo a collaborare perché non siamo sulla stessa lunghezza d’onda! - sbottò infilandosi i pantaloni, pensando che non avrebbero fatto nulla nemmeno quella sera. 
- Perché ti vesti, ora? - chiese Taiga portando la schiena in avanti. 
- Perché sei vestito anche tu! 
- E che significa che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda? - Taiga realmente non capiva né cosa diceva né cosa gli prendeva. 
- Che non vogliamo le stesse cose, ecco cosa! - Daiki era esasperato e furioso, voleva dargli un pugno, ma Taiga scivolò col sedere sul bordo del letto, mise i piedi giù, infilò il dito nell’elastico dei pantaloni che aveva appena indossato, lo tirò a sé e sistemandoselo fra le gambe aperte, gli prese i fianchi e lo fermò proprio lì nel mezzo.
Appena Daiki sentì la sua bocca scivolare sul suo ventre umido, trattenne il fiato e si bloccò. Le labbra aperte lo carezzavano delineando i suoi addominali, mentre in certi punti vi infilava la sua lingua giocando con ogni sua linea e fossetta. 
- Perché dici che non vogliamo le stesse cose? Certo che le vogliamo. Voglio scopare con te, cosa c’è di diverso da quel che vuoi tu? - sussurrò assorbito dal suo corpo che stava assaggiando, di cui voleva molto di più.  
voleva aggiungere altro al suo bel discorso di convincimento, inserendo anche che voleva vincere le partite come lui, ma una volta che le sue dita si furono infilate nell’elastico dei boxer e dei pantaloni e che glieli abbassò, la testa si disinserì e la sua lingua tornò ad occuparsi esclusivamente del suo corpo. In particolare gli leccò l’inguine giocando con tutta la zona sensibile intorno alla sua erezione. 
Con quello anche Daiki se ne convinse. Forse ci mettevano un po’ a capire, ma alla fine ce la facevano ed il risultato finale era ciò che contava. Ovvero non la vittoria, ma il farlo. Fare ciò che volevano. Scontrarsi fra loro? Ok. Fare sesso? Ancora meglio. Qualunque cosa fosse ciò che volevano, contava capirsi e farla. 
I vestiti gli scivolarono ai piedi e Daiki li accartocciò senza rendersene conto, rimanendo completamente nudo in piedi davanti a lui, ancora stupidamente vestito. Taiga gli afferrò i glutei sodi infilando le dita fra di essi alla ricerca istintiva della sua entrata che voleva già stimolare, contemporaneamente lo attirò a sé, nella sua bocca. Appena l’ebbe lì, gli prese subito l’erezione iniziando a succhiare. Cercava ancora di infilare le dita dentro, ma era come se Daiki opponesse resistenza mentre al tempo stesso godeva della sua lingua che lo leccava su tutta la lunghezza e che poi lo succhiava con sempre più intensità. 
Il compagno si innescò ed iniziò a spingere prendendogli i capelli nella nuca, mentre lo teneva contro di sé. L’eccitazione ed il calore crebbero in un attimo, pronti al piacere che aspettava da troppo tempo. Quel piacere. 
Stava per venire e le dita di Taiga stavano per entrargli dentro, quando lo tirò sempre per i capelli interrompendolo, spingendolo poi sul materasso. Mise un ginocchio sul letto salendo, il compagno scivolò indietro tornando in su e mano a mano che si muoveva indietro, lui lo faceva in avanti alla ricerca della sua bocca che continuava a sfuggirgli in un gioco di richiesta e di fuga.
Alla fine Taiga si fermò, aprì le labbra e tirò fuori la lingua aspettandolo. Daiki lo raggiunse toccandolo con la punta, intrecciandola sensualmente in una perfetta padronanza. Non lo si poteva definire bacio, forse era più un gioco che fecero finché non unirono le bocche approfondendo ed adagiandosi giù uno sull’altro. 
Daiki gli tolse infastidito la maglietta per poi avventarsi sul suo collo; lo succhiò e lo mordicchiò scendendo a leccare il resto del suo torace. Si soffermò sui capezzoli, Taiga si inarcò gemendo, erano particolarmente sensibili e si divertì a tormentarli. Quando ne fu soddisfatto scese ancora ad assaggiare il resto della sua pelle, fino a raggiungere la sua erezione che scoprì togliendogli ciò che ancora indossava.
Una volta che ebbe il suo membro eccitato davanti che cominciava ad ingrossarsi e a salire, lo osservò famelico leccandosi le labbra, poi ricambiò il favore ricevuto prima. 
La voglia era incontenibile per entrambi e da come spingeva il bacino contro la sua bocca, era chiaro che tutti e due volevano la stessa cosa, specie da come prima aveva tentato di intrufolarsi fra le sue natiche. 

Volevano prevalere ed essere attivi, entrambi volevano penetrare l’altro e in quel momento, con quella consapevolezza, Taiga capì qual era il problema fra loro.
Erano così identici su certe cose che volevano fare le stesse cose, ma per essere sincronizzati ed ottenere ciò che volevano, uno dei due doveva cedere su qualcosa. 
“Va bene, oggi glielo permetterò. La prossima sarò io a scoparlo!”
Consapevole, dentro di sé, che pur parlando di sacrifici piccoli, erano limitati ad un tempo che sarebbe finito a breve.
Tutto quello aveva una scadenza, ma lo sapeva solo lui.
Con quel pensiero che non osò nemmeno formulare, Taiga alzò le gambe, si prese le ginocchia contro il petto e gli chiese di farlo senza dire mezza parola. 

Daiki, colpito dalla sua volontà, consapevole che gli era costata, accettò decidendo di non sprecare il suo gesto straordinariamente altruista considerando quanto avesse voluto penetrarlo lui.
“Del resto ha raggiunto la zona profonda proprio perché per gli altri è disposto a tutto. Io non sono così altruista. Non ancora. Ma voglio migliorarmi in questo senso. Devo farlo per essere un giocatore più forte, ma anche una persona migliore. Un tempo ci sarei riuscito, ho aiutato Tetsu appena arrivato in squadra alla Teiko, Ryota a perfezionare le tecniche del basket. Ero altruista come Taiga anche io, poi mi sono perso, ma adesso che lui mi ha riportato quel pezzo di me che mi mancava, ci posso riuscire. Ci voglio riuscire. Ci riuscirò.”
Avrebbe rimediato anche a quello, lo sapeva. 
Però in quel momento era ora di perdersi nel piacere assoluto e senza più esitare, né pensare, sparì con la bocca nella sua apertura occupandosi di lui con la lingua e le dita, poi quando lo sentì pronto per riceverlo, usò la saliva per lubrificarsi da solo ed infine adagiandosi su di lui, con una spinta decisa entrò dentro. 

Taiga lasciò le gambe che si aprirono appoggiandosi al corpo possente di Daiki, gliele strinse forte intorno alla vita e affondò le dita nelle sue spalle attirandolo a sé, alla ricerca di un contatto piacevole, del calore che in quel primo istante gli mancò. Non era mai stato passivo ed era da molto che non lo faceva, perciò faceva dannatamente male, anche se l’aveva preparato bene ed era eccitato come un matto. Daiki si fermò dentro di lui così com’era, eseguì la sua muta richiesta e si chinò su di lui baciandolo, poi quando lo sentì rilassarsi e cedere, iniziò a muoversi lentamente. 
Il piacere non arrivò subito, ma in un secondo istante tutto esplose. 
Fu un completo miscuglio di sensazioni contrastanti, una più potente dell’altra, totalmente confuse fra loro, un caos che mescolava dolore e piacere fino a che iniziarono ad essere così tanto un tutt’uno, da non poterle più descrivere.
Ad ogni spinta, Daiki affondava di più e i brividi diventavano sempre più intensi, ogni sensazione ed emozione era lì in lui, non ne mancava una ed erano tutte incredibilmente forti e potenti.
Ben presto si ritrovò a muoversi contro di lui, spingendo ed inarcandosi, per ottenere un’unione maggiore, per sentirlo ed avere di più, sciogliendo le gambe e puntando i piedi giù sul materasso. Li usò come perno per spingersi contro Daiki e andargli incontro, nella ricerca di un contatto maggiore e di quel punto, di quel godimento che stava per arrivare, che stava per toccare.
Senza rendersene conto, divennero perfettamente sincronizzati e quando successe, quando ogni movimento dei loro corpi fatto in funzione dell’altro rimandò indietro un piacere crescente sempre più assoluto, si accorsero di essere entrati nella danger zone. 
Si sentirono carichi di un’adrenalina incredibile che amplificò tutto e le scintille che scaturivano dai loro corpi li fecero entrare in risonanza, permettendo loro di sentire ciò che provava l’altro, di essere l’altro. 
Quando la forza, l’intensità, il ritmo furono perfetti e al massimo punto, entrambi raggiunsero l’orgasmo insieme, perdendosi in quell’esplosione finale, in quel piacere assoluto. 
Nello stesso identico momento. 

Era la prima volta che scattava la zona senza essere in partita o ad uno scontro, ma non era la solita, era quella che si innescava ultimamente. 
Non ci avevano ancora riflettuto molto, ma nel miscuglio dei sensi amplificati, in quel caos piacevole dove uno era steso sull’altro e così abbracciati e nudi non erano mai stati meglio, ci pensarono, finalmente. 
- Credo sia qualcosa che ci fa andare al massimo uno in funzione dell’altro. È una cosa esclusiva fra di noi. 
- Io faccio il meglio grazie a te che fai altrettanto. Se tu non lo facessi, non ci riuscirei nemmeno io. - rispose Daiki che pensava alla stessa cosa e, sovra pensiero, era d’accordo con lui.
Taiga si sollevò a guardarlo in viso, ripreso dall’esplosione di sensazioni appena provata. 
I suoi occhi erano di un blu profondo ed intenso, erano ancor più belli, ora. 
- Sincronia. È quello che Akashi vuole che raggiungiamo. 
Daiki annuì con un lieve sorriso, carezzandogli istintivo il viso con il dorso di un dito. 
- Dovremmo scopare prima della partita di domenica? - aggiunse il compagno piuttosto convinto e non per sdrammatizzare. E, soprattutto, per nulla romantico. 
Sentendolo scoppiò a ridere di gusto prendendogli il viso fra le mani, attirandolo a sé e baciandolo. 
Era da molto che non stava così. Così assolutamente bene. Quella era stata la ciliegina sulla torta. Proprio ciò che gli era mancato, che aveva cercato. 
Adesso stava finalmente davvero bene. Non voleva altro. 
Quell’idiota che gli aveva restituito l’anima, era tutto ciò che ora come ora voleva. 

Il mattino seguente, dopo un’abbondante colazione che faceva da cena, pranzo e spuntino insieme, Daiki e Taiga eseguirono perfettamente l’esercizio dei passaggi insieme a Tetsuya, tornando nella danger zone come quando si scontravano nell’uno contro uno, stimolati anche da una forma eccezionale di Atsushi e Ryota. 
Quando la zona pericolosa si innescò, quasi subito, non si limitarono a fare dei passaggi perfetti sia fra di loro che con Tetsuya, ma diedero vita anche a delle combinazioni eccezionali di alto livello che surclassarono gli avversari. 
- Era ora! - esclamò Shintaro il quale riteneva d’aver perso fin troppo tempo per quei due idioti. 
- Se faranno così in partita, vinceremo di sicuro! - esclamò convinto Ryota. 
- Il problema è che innescare questa zona speciale... - fece Seijuro. 
- Danger zone! - lo corresse Taiga. Seijuro lo guardò accigliato e lui ripeté pensando che lo fissava così perché non aveva capito. - La chiamiamo Danger Zone! Diventiamo pericolosi insieme! 
- Era chiaro. Non serviva spiegarlo. Ti ha fissato male perché non gli piace essere interrotto! - lo rimbeccò divertito Ryota, mettendogli un braccio intorno alle spalle come se fosse un suo grande amico. In effetti il loro era stato il primo rapporto ad andare bene, fra quelli con la generazione dei miracoli.
- Dicevo. - riprese con aria gelida stile Akashi Imperatore. Quasi si vedeva l’occhio cambiare colore. Taiga deglutì a vuoto, Daiki scosse il capo ridacchiando divertito appoggiandosi a Ryota che si appoggiava a Taiga. 
- Che il problema della zona speciale... - non si corresse ovviamente. Lui non si correggeva mai perché non sbagliava mai. - è che non si innesca facilmente se è per collaborare fra loro. Mentre se sono uno contro l’altro, negli scontri diretti, si innesca subito, quando invece devono giocare insieme è più difficile farla scattare. 
- Ma se scatta siamo praticamente a posto. - disse trionfante Taiga. 
- Siamo ben lontani dall’essere a posto! - il mister si intromise tuonando con la sua severa negatività, ma Seijuro e le ragazze erano d’accordo con lui. 
- Ci sono anche io, mi sono perfezionato un sacco ed anche rinforzato... 
Ryota aveva assunto la capacità di copiare tutta la generazione dei miracoli contemporaneamente finendo per essere il giocatore più forte fra tutti nel momento in cui usava la sua tecnica. 
Il problema era la durata di tale sistema, gli faceva consumare molte energie. 
- Non basteranno queste cose. Il livello di quelli là è inimmaginabile. Dobbiamo darci molto più da fare di così! - ribadì Aida. Seijuro a quel punto prese la palla e senza scomporsi, disse a sua volta: 
- Infatti da oggi inizia la seconda parte del programma. Quello più intenso. 
- Come se fino ad oggi avessimo scherzato... 
- Devi per forza far sempre prendere aria alla bocca?
- Ma faremo ancora gli scontri diretti io e lui? 
- Oh mio Dio, chiudetegli quella ciabatta! 
- Ehi!