* Daiki ha la certezza che Taiga gli nasconde qualcosa ma non intende aspettare passivo ed essere messo da parte. Si confida addirittura con Tetsuya che sa di cosa si tratta ma non gli può dire nulla. Alla fine si arriva al giorno della partita e quel mattino che è l'ultimo insieme, Taiga decide di prendersi la cosa che non può assolutamente perdersi. Peccato che nell'unirsi a lui facendo l'attivo, trova troppo trasporto. Come sempre le fan art non sono mie ma trovate in rete e servono ad ispirazione per certe scene. Buona lettura. Baci Akane*

8. VERITÀ

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Non era di certo qualcosa che avrebbe voluto fare, ma ritrovandosi a litigare con lui più del solito, e già di norma era tanto, alla fine Daiki si era quasi trovato costretto a chiedere una consulenza extra. 
Quella consulenza era Tetsuya. 
Non solo l’unico di cui si fidava ciecamente, ma anche l’unico che probabilmente già sapeva cosa aveva quell’idiota del suo non ragazzo. 
Insomma, si era preventivato una settimana divertente all’insegna del basket e del sesso e lui stava cercando di rovinarla in quel modo. 
Come osava? 
Ormai erano agli sgoccioli, stava per arrivare il giorno dell’incontro, non poteva perdere tempo a fare l’idiota in quel modo.
Lui però non aveva idea di     QUANTO agli sgoccioli fosse il loro tempo. Molto più di quello che pensava. 
- Si può sapere che ha quello stupido? - chiese a bruciapelo Daiki a Tetsuya mentre si asciugavano per dirigersi a pranzo. Taiga era rimasto per conto suo, fingendo di dover fare chissà cosa con chissà chi, preso infine da Ryota il quale voleva assicurarsi che il suo piano diabolico di farli mettere insieme invece non li facesse lasciare. 
- Perché? Mi sembrava andasse tutto bene fra voi... - indagò in difficoltà il ragazzo più basso. Sapeva tutto, ovviamente, e l’aveva spinto lui ad accettare la proposta, ma sapeva che voleva dirlo lui a tutti dopo la partita. 
A maggior ragione ora che le cose si erano ulteriormente complicate visto che Taiga si era messo con Daiki. 
- Sì a parte che ha qualcosa che non mi vuole dire! - Tetsuya lo fissò sgranando gli occhi. Per poco non sputò l’acqua che stava bevendo, ma riuscì a trattenersi. Sentirgli dire una cosa del genere era del tutto incredibile. 
- E glielo hai chiesto? - indagò cercando di non mettere l’accento su quanto assurdo fosse che parlasse come un fidanzato geloso. I due, ormai raggiunta la sala mensa, si sedettero insieme notando che invece Taiga si metteva dall’altra parte della tavolata, vicino ad un Ryota che lo tartassava con qualcosa che lo stava evidentemente irritando.
- Me lo ha confermato! Ha qualcosa che non è tenuto a dirmi perché non siamo una coppia ma ci divertiamo e basta! Ma cosa significa che ci divertiamo e basta? È tutto teso e fa brutti sogni, dovrei ignorare che gli bolle qualcosa in pentola? - Daiki non vedeva l’ora di sfogarsi, non che Tetsuya glielo avesse chiesto in modo esplicito, ma tanto come sempre faceva quello che gli pareva. 
Non sapendo bene come gestire Daiki geloso senza tradire Taiga, cercò di rimanere vago mentre fingeva di avere più fame di quella che non fosse realmente, nel disperato tentativo di sviare il suo amico. 
- Questa cosa che gli ‘bolle in pentola’ influisce sui vostri divertimenti? 
Domanda TOP, si disse fra sé e sé mentre vedeva Daiki pensarci per circa quattro secondi. 
- Certo che no! Scopiamo alla grande e anche a basket è la solita gran figata... 
- E allora? - Tetsuya non capiva dove fosse il problema. Se ufficialmente non stavano insieme perché si dovevano solo divertire insieme, e lo facevano, cosa lo preoccupava? Daiki iniziò ad avventarsi sul cibo alla stessa maniera che dall’altra parte faceva Taiga. Contemporaneamente al cibo in bocca, rispose:
- E allora ha qualcosa! - tuonò indispettito Daiki, sputacchiando seccato che non ci arrivasse! 
- Sì, ma vi divertite comunque... 
- Ma è più rompipalle del solito! Di solito litighiamo per divertirci, oggi litighiamo senza divertirci... cioè sì, a basket è bello come sempre, ma... non so, c’è qualcosa... - Daiki finì per fare il broncio e sospirare seccato con la bocca a forma di cuore e le guance gonfie di polpette che aveva infilato dentro costituendo un record per il numero che ci era stato. Aveva un fare così infantile che fece ridere di gusto Tetsuya. 
“È già a questo punto? Non immaginavo che ci avrebbe messo così poco a legarsi a lui. Del resto sapevo che era Taiga la persona giusta per lui.” 
L’aveva tanto cercato fino a trovarlo ed una volta davanti a lui non aveva avuto dubbi. Solo che si sconcertava di quanto poco ci avesse messo a prendersi. 
- Te ne parlerà quando lo riterrà giusto. Non pensarci troppo. Più cerchi di farlo parlare e meno lo farà. Lui è uno che ha bisogno dei suoi tempi... 
Liquidò così la questione notando che Daiki si risollevò riprendendo a mangiare come un maiale, realizzando che dopotutto aveva ragione. 
- Ma mi dà fastidio... - aggiunse senza mollare, guardando a distanza Taiga che per zittire Ryota gli aveva infilato del cibo in bocca a forza quasi uccidendolo.
- Non pensarci e goditi questi giorni con lui! 
“Perché, mica saranno gli ultimi!”
Ma non lo disse perché improvvisamente ed istintivamente Daiki sentì che il sottinteso non detto poteva essere proprio quello. Per un istante smise di mangiare fissando il suo non ragazzo che finalmente rideva di nuovo.
Ma dirlo ad alta voce, chiederglielo, avrebbe presupposto una risposta muta che lui avrebbe saputo leggere candidamente negli occhi di Tetsuya. Perciò non disse nulla e riprese a cibarsi.
Del resto non poteva essere, mica andava via da qualche parte, quello stupido idiota. 
“Avrà il ciclo!” 
Si disse sapendo che non si trattava di quello. 

Non dirglielo prima era un modo per non trattarlo diversamente, in modo speciale. Se non lo faceva, non lo era.
Non era davvero nessuno rispetto agli altri e di conseguenza andandosene non avrebbe sofferto più di quanto già non sarebbe successo.
Lasciare degli amici non era facile, l’aveva già fatto quando dall’America si era trasferito in Giappone, ora tornava ma non nella stessa città.
Era fiducioso di riuscire a farsene altri. Era una delle sue qualità migliori, a quanto pareva. 
A parte quello, il punto ora era diventato Daiki. Non sarebbe dovuto diventare un punto, non sarebbe dovuto essere nulla.
Aveva completamente sbagliato tutto, tanto per cambiare. 
Aveva agito d’impulso senza riflettere sulla base di quello che gli andava, come ogni volta. Salvo poi rendersi conto che staccarsi da lui sarebbe stato tanto difficile quanto ora era non dirgli che stava per andarsene via per sempre. 
Non poteva parlargli, l’avrebbe reso troppo importante e poi sarebbe stato straziante partire. Per cui non l’avrebbe fatto. 
L’avrebbe scopato fino all’ultimo, facendo il carico di sesso ed orgasmi. Del suo corpo, del suo sapore, del suo calore, della sua passione. Poi dopo averlo detto ai suoi amici, l’avrebbe fatto anche con lui. Forse. Se gli sarebbe andato.
Se ci sarebbe riuscito.
Altrimenti sarebbe semplicemente partito.
Ecco cosa voleva fare.
Ecco cosa avrebbe fatto. 

L’ultima volta, si disse aprendo gli occhi e cercandolo subito con ossessione.
Quella mattina sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe svegliato guardandolo dormirgli accanto.
E sarebbe anche stata l’ultima volta che l’avrebbe fatto con lui. 
L’ultimo bacio, l’ultimo affondo.
Alla fine non era mai riuscito a fare l’attivo, glielo aveva sempre permesso, nonostante volesse farlo lui ogni tanto. 
L’aveva sempre lasciato prevalere per il piacere del risultato finale, per il bisogno di godere con lui, di avere il suo sperma addosso. Di assaggiarlo. 
Taiga gli salì sopra mettendosi a cavalcioni su di lui ed iniziò a baciargli il viso, scivolando sull’orecchio. Si soffermò a leccarlo e quando lo sentì sussultare, sorrise malizioso scivolando sul collo, per proseguire la sua ‘colazione’ speciale. 
Lo sentì rilassarsi e accompagnare il suo capo con le mani fra i capelli, lo sentì sospirare di piacere alla sua lingua ed ai suoi denti che lo stuzzicavano sui capezzoli, fino poi a scendere sugli addominali scolpiti.
Aveva il corpo di una pantera, atletico, forte, ma flessuoso e sensuale. La sua pelle più scura degli altri lo rendeva estremamente affascinante, gli faceva venire voglia di assaggiarlo. Doveva avere un sapore favoloso, sicuramente sapeva di nocciola. 
Con la lingua e le labbra aperte scese sul suo inguine, dopo avergli tolto i boxer, e si occupò della sua erezione senza troppi complimenti. Assolutamente deciso a prenderselo almeno l’ultima volta.
Gli piaceva essere posseduto da lui, ma quella volta non aveva scelta, quello stupido. 
Lo voleva fare suo. 
Quando gli alzò le gambe per scendere con il viso nella sua fessura, Daiki spalancò gli occhi e si tese, realizzando che voleva penetrarlo lui.
- Ehi! - esclamò subito come se avessero sancito delle regole non scritte. 
Taiga ridacchiò mordicchiandogli una natica, per poi infilare la lingua nella sua apertura, seguendo con le dita.
Appena gli serbò quel trattamento, Daiki tornò a rilassarsi mentre i brividi lo invadevano.
C’era qualcosa di diverso in quel risveglio, era l’ultimo della settimana, quel giorno avrebbero giocato la famosa partita, ma c’era qualcosa di davvero strano. 
Pensandolo, i brividi prevalsero e decise di lasciarlo fare. Per una volta poteva.
Magari era solo teso per l’incontro con quei mostri americani. 
“Posso anche fargli questo regalo, per oggi. Pivellino!”
Pensò sbruffone Daiki inarcando la schiena mentre le sue dita gli infondevano un enorme piacere, specie perché accompagnate dalla bocca sulla propria erezione. 
Lo portò ad un livello tale di piacere, che Daiki stesso afferrandolo per i capelli e tirando, gli chiese roco e con la sua tipica prepotenza di entrare subito.
Quando Taiga si sollevò dal suo centro del piacere che pulsava, aveva un sorrisino malizioso e beato. Gli si chinò sopra, adagiandosi, lo baciò succhiandogli fugace le labbra, poi gli sollevò le gambe, gliele allargò e con una spinta possente e decisa, entrò in lui. 
Era la prima volta che Daiki faceva il passivo, non aveva mai minimamente pensato di poterlo fare, né tanto meno di volerlo. Aveva sempre vissuto convinto di dover dominare in qualunque campo, sempre. Lui era un predatore, era diventato il migliore a basket per questa mentalità. 
Eppure ora, mentre lo sentiva dentro di sé, in mezzo a quel confuso senso di lacerazione che lo disconnesse da sé e dall’universo, in quel caos cosmico, Daiki iniziò a sentirsi lentamente meglio in un modo strano.
Era difficile spiegarlo, fu qualcosa né di lento né di veloce, non seppe quantificare il tempo né lo scorrere delle sensazione e delle emozioni.
Ma si ritrovò con le lacrime agli occhi che strinse forte per il bruciore che gli procurò. E si ritrovò sollevato. 
Assurdamente leggero. 
- Lasciati andare o farà più male... - sussurrò Taiga al suo orecchio, il quale per esperienza diretta sapeva come funzionava. 
Con Tatsuya aveva fatto l’attivo, in America, prima di lasciarsi e andarsene. Lì con Daiki era stato passivo, era diverso. Se non ti rilassavi non riuscivi a godere, ma se ci riuscivi cambiava tutto. 
Per l’altro invece era la prima volta e non era per niente facile, si ritrovò a stringere le dita, affondando le unghie nelle sue braccia. Avevano ancora le magliette addosso, tutte stropicciate e sollevate mentre solo i boxer erano stati tolti. Le mani infilate sotto le maniche alla ricerca delle sue braccia, sui suoi bicipiti gonfi per la posizione in appoggio sopra di lui.
Sentendo che non mollava la presa, ma che nascondeva il viso contro il suo collo, in una crisi insolita che nessuno dei due comprendeva, come un pugno allo stomaco che toglie il fiato, Taiga gli baciò l’orecchio dolcemente, rimanendo fermo dentro di lui senza muoversi. Aveva le sue gambe avvolte intorno ai suoi fianchi, strette, mentre le sue dita affondavano ancora nella sua carne, sulle spalle, sotto la maglietta. 
Solo in quel momento si rese conto che non era esclusivamente il dolore fisico per la prima penetrazione, né che lui era stato troppo affrettato ed inesperto. Ricevendolo sapeva come fare per darlo nel modo migliore. 
Sapeva di averlo preparato bene, c’era altro. 
- Daiki, rilassati o rimarremo così per sempre, dobbiamo andare a fare il culo ad un paio di stronzi... - decise di buttarla sul ridere per sdrammatizzare, com’era nel suo stile, ma funzionò perché ridendo Daiki si rilassò.
Anche se fu più il sentirgli dire il suo nome. 
Era la prima volta che lo chiamava per nome e non per cognome. 
Questo gli trasmise una scarica che funse da onda di calore, appena la provò si rilassò, aprì le gambe e le appoggiò al materasso, ai lati, poi circondandogli la testa con le braccia, gli leccò in risposta l’orecchio. 
- Adesso sono pronto. - e mentre Taiga iniziava a muoversi, Daiki si rischiarava iniziando a viaggiare. 
Era leggerezza.
Non dipendeva da lui.
Poteva finalmente stendersi ed aspettare che qualcun altro facesse tutto quanto. Non l’avrebbe mai immaginato prima di provarlo, ma era incredibilmente bello. 
Era sempre stato tutto sulle sue spalle al punto da chiudersi da solo in una stanza inaccessibile. Quando quella stanza era stata aperta, aveva visto il viso di quel ragazzo che ora gli stava sopra. 
Dopo averla aperta, l’aveva preso e trascinato fuori a forza, mostrandogli il mondo esterno. Ora non solo lo trascinava fuori, ma si divertivano insieme. 
Non era più isolato in una stanza buia lontano da ogni forma di vita e non era più solo. 
C’era Taiga con lui.
Mentre si muoveva in lui aumentando il ritmo, i brividi finalmente si mescolavano diventando via via più piacevoli, si espansero in ogni particella del suo essere, inondandogli la mente, oltre che il corpo. 
Il piacere esplose in un lento crescendo che quando prese entrambi, gli fece raggiungere l’orgasmo. 
Ricevere invece che dare era incredibilmente bello.
Taiga, stordito dalla sua incredibile e meravigliosa fragilità che gli aveva donato inaspettatamente, realizzò che non avrebbe mai potuto nascondergli quello che stava per fare. Perché non era vero che non era nessuno o solo divertimento o sfizio.
Daiki Aomine era decisamente di più.
Era una fantastica persona estremamente fragile, estremamente bella. 
Realizzandolo scivolò via da lui e nascose il viso nel suo collo pulsante e caldo. Rimase lì per alcuni istanti, riprendendosi dall’orgasmo più bello della sua vita. 
Quando la percezione del proprio corpo tornò, prese un respiro profondo e si sollevò sedendosi a cavalcioni sulle gambe del compagno. Lo guardò supino che lo fissava ancora immerso nel piacere che gli aveva donato, una pace dei sensi incredibile. 
Appena i loro occhi si incrociarono, il giovane sotto si rese conto che c’era qualcosa e che stava per dirglielo. Capì che non gli sarebbe piaciuto. 
Così raccolse le forze e si tirò su, gli prese i laccetti del colletto della sua maglietta e tirandolo a sé, si fermò a pochi centimetro dal suo viso, guardandolo con la stessa serietà solenne e profonda. 
“Adesso tu mi dirai che cazzo hai o ti uccido.”
Ma non parlò, lo pensò e basta. 
L’altro lo capì e fissandolo con la stessa intensità, solo con un moto di tristezza e rimpianto in più, lo baciò. 
Daiki lo lasciò fare senza capire che diavolo ci potesse essere di così importante da spossarlo così. Non sembrava nemmeno più in idiota. 
Passò dai laccetti alle sue braccia alle quali si aggrappò rimanendo in una posizione più abbassata rispetto a lui che gli sedeva sopra. 
Assaporarono le loro bocche fuse, le lingue intrecciate, si lasciarono invadere per l’ultima volta dal piacere, poi Taiga gli prese il viso fra le mani, lo separò da sé e rimanendo vicino a pochi centimetri, disse piano e serio:
- Dopo questa partita, partirò per l’America. Sono stato ingaggiato da un talent scout di un prestigioso liceo americano che ha un eccellente programma di basket, volto all’inserimento nel mondo dell’NBA. Da quel liceo molti giovani giocatori sono andati poi nella lega maggiore percorrendo i giusti passi. È un ottimo primo salto per realizzare il mio sogno. 
Il loro. 
Non lo disse, non lo pensò, ma sapevano che era il loro. Il sogno di entrambi.
Forse, però, si erano incontrati troppo tardi. 
Registrando ogni singola parola, capendone il significato più profondo e poi quello generale e complessivo, Daiki sgranò gli occhi che improvvisamente si misero a bruciargli e proprio quando stavano per uscire le lacrime, lo spinse via con un sonoro spintone delle mani e poi delle gambe. 
Taiga si ritrovò per terra di schiena, sorpreso della reazione. 
Immaginava che non sarebbe potuta essere rosea, ma non aveva nemmeno pensato a qualcosa di simile. 
Daiki si alzò sul letto e lo sovrastò minaccioso, furioso. Taiga pensò che l’avrebbe picchiato seriamente, ma non successe. 
- Tu hai chiuso con me. 
E così dicendo prese i vestiti che aveva preparato per la partita, saltò giù dal letto e si chiuse in bagno sbattendo la porta con un tuono che si sentì anche nelle stanze vicine. 
Taiga, a terra, rimase a fissare stordito la porta chiusa. 
“Cazzo.” Non riuscì a pensare altro. Perché se l’avesse fatto, si sarebbe chiesto se sarebbe riuscito a giocare al suo massimo in quelle condizioni. Se non avesse appena rovinato tutto, soprattutto la sua ultima partita in Giappone. 
“È preso fino a questo punto?”
Ma non era forse vero che dicendoglielo in quel momento prima degli altri ammetteva che anche lui lo era molto più di quello che aveva voluto?