NOTE: ogni tanto mi
viene voglia di scrivere etero e allora passo a questa coppia che mi
piace parecchio perché non sono per niente romantici. Con lui sfido
chiunque ad esserlo. C’è dello spoiler su uno dei capitoli usciti in
Giappone dove si mostrano due paginette su di loro e sulla nuova ciurma
che si ritrovano a comandare, questo pericoloso G-5, lì si accenna al
fatto che sono saliti di grado e che hanno saputo dove si trovano
Cappello di Paglia ed i suoi. Io proseguo da lì per mostrare anche a
che punto è ormai il loro rapporto. Ringrazio in anticipo chi leggerà e
commenterà e auguro a tutti buona lettura. Baci Akane
CASA
Come
fossero finiti a capitanare un gruppo come il G-5 era un mistero per
tutti ma non per Tashigi. In realtà appena aveva appreso dell’esistenza
di quel gruppo di pseudo marine più simili a criminali che a dei
militari della marina, aveva subito capito che sarebbero finiti loro
per comandarli e solo per un motivo puro e semplice. Il
capo era Smoker e Smoker poteva mai farsi sfuggire l’occasione di
comandare un branco di ribelli pericolosi ma comunque forti e tanto
suonati da seguirlo in ogni impresa impossibile? Certamente
no. Infatti
eccoli lì a comandarli. O
meglio, lui dava ordini e lei ammattiva per farli eseguire, questa era
la definizione giusta! La
ragazza, l’unica dell’intera nave, sospirò stanca dopo aver faticato
non poco a mettere a posto quegli allupati di sotto specie di marine ed
entrata nella propria cabina ripensò a quello che avevano appena
scoperto mentre si toglieva i vestiti per una doccia ristoratrice. Smoker
aveva deciso che li avrebbero aspettati al varco nell’isola successiva
a quella dell’isola degli uomini pesce, ora che Cappelli di Paglia
l’aveva sbloccata sistemando la situazione là sotto sicuramente
sarebbero spuntati da un momento all’altro anche loro. A quel punto li
avrebbero colti in fallo e non vedeva l’ora di ritrovarsi faccia a
faccia con loro. Durante
quei due anni di assenza dei pirati che a loro interessavano, anche lei
e Smoker si erano rafforzati molto ed erano saliti di grado fino a
potersi scegliere le missioni da soli e ad avere più libertà. Era stato
allora che si era preso la squadra più pericolosa e scellerata
dell’intera marina ma non l’aveva lasciato nemmeno allora. L’acqua
cominciò a scorrere sul suo corpo abbracciandola con calore, era la
cosa più piacevole dopo una giornata simile. Avevano faticato
tantissimo a tenere a bada tutti quei pirati arrivati in massa
improvvisamente, ma alla fine ce l’avevano fatta. Uscì
dalla cabina sempre pensando a Smoker e al motivo per cui non l’aveva
lasciato nemmeno quando si era messo in testa di prendersi un gruppo
come il G-5. Inizialmente gli si era attaccata per poter conseguire lo
stesso obiettivo, prendere la ciurma che l’ossessionava, poi però
lentamente le cose erano cambiate e non era più solo una questione di
obiettivi comuni. Arrossì
pensandoci. Non
lo era di certo. Si
avvolse nell’asciugamano e tornò in cabina. Essendo una donna aveva
diritto ad una con un bagno privato. Oltretutto era il capitano, era
giusto fosse così. Smoker era l’altro che aveva una camera
privilegiata, tutti gli altri avevano docce e camere in comune. Si
sedette sul letto così com’era, i capelli lunghi erano sciolti sulla
schiena e le stavano attaccati addosso sembrandole una cascata nera, li
prese di lato con le mani e li strizzò, poi li lasciò e cercò di
massaggiarsi il collo, le faceva un gran male, avrebbe avuto bisogno di
un massaggio ma non contemplando nemmeno lontanamente l’idea di
chiedere a Smoker o a qualcuno, si tenne il dolore scrollando il capo.
Alcune goccioline caddero lungo il viso e stava per alzarsi e
asciugarsi quando la campana d’emergenza suonò fuori. Imprecando
si mise in fretta dei pantaloni ed una camicia così com’era, senza
asciugarsi e mettersi biancheria intima sotto. Tutta bagnata com’era, i
vestiti si attaccarono al corpo evidenziandola fin troppo ma senza
farci caso, col suo forte senso del dovere che superava quasi ogni
altra cosa e sé stessa per prima, prese la spada e dimenticò come
sempre gli occhiali. Seguì
la massa che correva sul ponte superiore e quando fu fuori all’aria
aperta e fresca, chiese cosa stesse succedendo. Qualcuno
le disse che c’era un’altra nave pirata che li attaccava e pensando che
erano nella zona peggiore di tutte per aspettare Cappello di Paglia,
estrasse la lama senza esitare. Nel giro di poco si ritrovò a deviare
palle di cannone con la sua nuova tecnica di spada e coi capelli
sciolti e bagnati che le si attorcigliavano attorno al corpo, quando
sia lei che gli altri finirono e poterono tirare un respiro di sollievo
per averla avuta di nuovo vinta, si girarono a guardarla e partirono i
fischi. Solo
allora Tashigi si accorse di com’era uscita e incrociando le braccia
cercò di coprire per lo meno il petto prosperoso fin troppo evidente
per colpa della camicia umida e del reggiseno mancante. Non
era la fine del mondo presentarsi in quelle vesti e cominciando come al
solito a sgridarli convinta di star parlando con loro, uno di essi la
prese da dietro. -
Guarda che parli con il palo di nuovo! - Tashigi
sussultò girandosi di scatto lanciando un manrovescio al marine
malcapitato che aveva osato prenderla per i fianchi, ma un altro si
fece avanti. -
Anche cieca è sempre carina ma stasera è uno schianto, non trovate
ragazzi? - Fece un altro che l’aveva presa per un braccio, quando anche
un altro la prese per l’altro rispondendo arrapato che aveva ragione,
Tashigi non fece in tempo a reagire e liberarsi da sola come sapeva
ormai ben fare, che un’ondata di fumo li investì tutti ed invece di
spingere via anche lei, rimase lì ferma come se l’elemento l’avesse
solo sfiorata e non colta in pieno. -
Signore, potevo cavarmela da sola. - Si lamentò ben sapendo di chi si
trattava pur non vedendolo. Fra la notte e gli occhiali mancanti c’era
da chiedersi come avesse fatto invece a combattere tranquillamente in
quel modo. La risposta era che quel genere di cose le faceva senza
bisogno di vedere. -
Piantala e tornatene in cabina, non si esce in quello stato! - La
rimproverò seccato Smoker dandole le spalle per sistemare meglio gli
altri con un’altra strizzata col fumo avvolgente. -
Che stato? -A quello Smoker si girò di scatto fulminandola e nel farlo
la passò di nuovo ai raggi X. -
Non hai la biancheria sotto ed essendo appena uscita dalla doccia sei
bagnata! Se venivi nuda era lo stesso! E poi legati i capelli! -
Tashigi si rese conto di averli lasciati sciolti e le parve il dramma
maggiore. -
Scusi… - Così dicendo come fosse davvero grave corse sottocoperta per
evitare altre seccature simili. Smoker
si arrabbiava sempre quando usciva coi capelli sciolti, diceva che
istigava troppo quelle fogne che avevano per ciurma. Quando
fu in camera si guardò allo specchio e si rese conto di quanto fosse
inappropriata, quindi arrossendo si affrettò a togliersi i vestiti per
indossare il pigiama ed infilarsi a letto. Per il resto della notte se
la sarebbero cavata da soli, si disse arrabbiata. Non
poteva essere tornata indietro nel tempo a quando aveva problemi solo
perché era una donna che voleva fare una cosa da uomini! Aveva
superato quella fase ed era seccante dover stare di nuovo attenta a
tutto perché altrimenti dei morti di fame cercavano di saltarle addosso. Aver
avuto l’intervento di Smoker quella sera era stato anche peggio del
solito, normalmente li metteva a posto da sola e lui non si
intrometteva. Si sbirciò di nuovo, questa volta era nuda. Di solito non
usciva in modo‘inappropriato’, rifletté stizzita tornando a
massaggiarsi il collo e le spalle doloranti. Quando
la porta si aprì non ci fece caso, si chiudeva sempre a chiave e quando
qualcuno entrava non era mai uno a caso, era l’unico che aveva l’altra
chiave e libero accesso alla sua cabina. Non
si girò nemmeno a guardare e quando il consueto odore di fumo l’invase
si sentì a casa. Era
strano sentircisi per l’odore di un uomo e non per qualcosa di più
normale e stabile. Molti marinai si sentivano a casa su una nave
piuttosto che sulla terraferma, molti con i propri compagni. Lei con
l’odore di qualcuno. L’odore
di sigari. Un
odore che ormai l’accompagnava da molto tempo e che non era più in
grado di farne a meno. All’inizio le avevano dato molto fastidio ma ora
essendo parte integrante della persona che più contava al mondo per
lei, era sinonimo di casa. Le
sue mani grandi e forti si portarono ruvide sulle spalle esili al posto
delle proprie che ricaddero lungo i fianchi, non si era ancora coperta
ma non sembrava fosse più un problema e sospirando nonostante non fosse
un gran massaggiatore, chiuse gli occhi abbandonandosi ad un sorriso
rilassato. -
Non devi uscire se hai già fatto la doccia, il più delle volte se la
possono cavare anche senza di te, tu mi servi per ben altre cose! Non
dannarti come una matta per cazzate! - Sembrava un rimprovero ma con
lui ed il suo tono sembrava sempre tutto un rimprovero. Ormai li
percepiva come parole premurose quali effettivamente erano se rivolte a
lei. Non
si sentì meglio quando smise di massaggiarle le spalle, non era molto
bravo, era decisamente meglio a massacrare gente che a curare, però
apprezzò le sue dita quando scesero dietro sulla schiena per infilarsi
fra le braccia ed arrivare sul davanti. Gli si abbandonò contro il
petto, era ancora vestito e gli abiti le diedero fastidio ma non si
lamentò, non si lamentava mai. -
Cercherò di stare attenta ma se la campana suona è ovvio che penso sia
pure per me.- Poteva essere inteso in tanti sensi. Erano marine che
rischiavano la vita in mare in nome della giustizia, quella campana
spesso per molti aveva rappresentato l’ultima chiamata fatale e dire
che nonostante ciò all’udirla tutti uscivano lo stesso e lei non
avrebbe mai smesso, era molto significativo e profondo. Le
mani di Smoker intanto erano risalite sui suoi seni pieni e sodi e
quando strinsero con poca delicatezza lei ritenne casa anche quel
gesto. Non c’era niente di dolce nel modo in cui faceva le cose lui ma
non era dolcezza che lei cercava o non si sarebbe arruolata in marina. Cercava
qualcosa di forte e vivo, di deciso, sicuro, che sapesse dare certezze
e risposte, che sapesse sempre cosa voleva. Cercava
Smoker così com’era. -
Ho dato ordine di chiamarci solo se avvistano la bandiera di Cappello
di Paglia. Per tutte le altre navi pirata semplicemente abbatterle. Se
la caveranno da soli. - E sapevano che sarebbe stato così. Giocò
coi capezzoli fino a che non scese lungo il suo ventre raggiungendo il
suo inguine. Tashigi chiuse gli occhi abbandonando il capo contro il
suo petto, non trattenne un sospiro di piacere quando il suo dito le si
insinuò dentro e in risposta alzò le braccia agganciandole dietro alla
sua nuca, fra i capelli corti. Alzò una gamba e la poggiò sul letto per
aprirgli ulteriormente l’accesso. Smoker se lo prese con irruenza
affondando più volentieri spinto anche dai suoi sospiri di piacere,
quando infatti la sentì bagnarsi e tendersi tutta, provò lui stesso una
scarica di piacere che fu deleteria. La stava per spingere brutalmente
in avanti e prenderla senza troppi complimenti quando gli si girò fra
le braccia senza il minimo preavviso. Si
ritrovò le sue intorno al collo e gli occhi scuri fissi nei suoi. Erano
presi dal piacere appena provato ma anche carichi d’emozione, quel tipo
di cose che sapeva metterci ed esprimere solo lei, fra loro due. Prima
che potesse fare qualcosa, ovvero continuare quel che aveva cominciato,
gli prese i sigari e glieli tolse dalla bocca. Solo lei osava. Ma
soprattutto solo lei poi osava baciarlo lo stesso nonostante il sapore
di fumo. Un sapore dolciastro che dopo l’odore di lui era la seconda
cosa che considerava casa. E
comunque solo lei poteva baciarlo arrossendo per la sua audacia, per le
mani che timide erano corse a fargli scivolare via la giacca per poi
carezzarlo delicatamente sulla schiena, sul petto e poi giù alla vita. Gli
slacciò i pantaloni e sempre piena di esitazioni che l’avrebbero ucciso
un giorno o l’altro e si decise ad insinuarsi dentro l’intimo ad
occuparsi della sua erezione che non tardò a reagire. Sospirò
contro la sua bocca e la strinse a sé afferrandola per i glutei, sempre
così sicuro, sempre così irruente, sempre così brutale, talvolta, ma
sempre così lui. Quando
l’eccitazione salì vertiginosamente perché se per lei lui era sempre
lui la cosa era vicendevole e reciproca, Smoker la staccò da sé e senza
riuscire a resistere più oltre la spinse sul letto adagiandosi sopra.
La schiacciò col suo corpo poderoso dopo essersi tolto il resto dei
vestiti sbrigativo e strofinandosi fino a strapparle dei sussulti,
impaziente e senza più riuscire ad aspettare oltre, entrò in lei. Tashigi
si inarcò tutta premendo la nuca sul materasso, chiuse gli occhi e andò
in delirio portandoselo via dentro di sé, senza più lasciarlo andare,
chiudendo le gambe intorno ai suoi fianchi e spingendo a sua volta
contro di lui che sembrava se la stesse marchiando, come se potesse
abbandonarlo da un momento all’altro. Le
loro voci si unirono insieme ai corpi che si cercarono, si trovarono e
si ebbero fino in fondo. Fino all’apice meraviglioso a cui ormai non
erano più in grado di evitare di darsi. Ci
mise poi più del solito a riprendersi. Ci metteva sempre di più, in
realtà. Così come la sua resistenza era sempre più sottile. Di giorno
in giorno, dopo tutto quel tempo costantemente insieme, era sempre più
impaziente nei suoi confronti, quando erano da soli. Se
ne rendevano conto entrambi ma mentre la cosa a lei piaceva perché
adorava soprattutto quel lato quasi brutale e focoso del suo compagno,
a lui destabilizzava perché farlo in quel modo, bruciando tutto, era
come fare l’amore più sentitamente. Ma
era solo perché, e Tashigi lo sapeva bene, quello era il suo modo di
esprimere i sentimenti. Brutalmente, subito, con forza ed intensità. E
meno tempo ci metteva a fare qualcosa più significava che ne era
coinvolto. Tenendoselo
contro i suoi seni lo sentì lentamente riprendersi dall’orgasmo e
carezzandogli timidamente la schiena muscolosa che adorava sopra ogni
altra cosa, pensò che anche quello era casa, per lei. Stare
così senza parlare e dirsi niente dopo aver fatto l’amore. Non
erano tipi da dirsi certe cose. Lui non voleva assolutamente, lei non
voleva essere da meno di lui. Tanto
poi era sempre la stessa cosa. A
parlare erano le loro azioni, le volte in cui si salvavano a vicenda la
vita, quando si seguivano in ogni situazione, quando stavano attenti
l’uno all’altro, quando si tiravano su a modo loro, quando andavano
avanti contro tutto e tutti solo perché Smoker voleva così e basta.
Erano quelle volte che parlavano per loro ed era lì che si capivano e
sempre lì che si sentivano a casa. Per
questo non serviva dire più niente dopo aver fatto l’amore, perché era
solo un completamento perfetto di un’altra giornata faticosamente vinta
a modo loro. No,
si disse Tashigi. A qualunque costo non l’avrebbe mai lasciato. Ormai
non poteva più. Che
poi anche per Smoker era la stessa cosa. Avrebbe voluto sempre e solo
lei al suo fianco come braccio destro. Mai nessun altro.