*Zoro e Trafalgar ormai separarti dal resto della ciurma, devono passare almeno una notte da soli nella spiaggia di Wa in attesa di ricongiungersi agli altri. Nel frattempo si crea un'atmosfera perfetta per parlare che li aiuta a scoprire che sono più simili di quel che pensavano e che per questo sono in grado di capirsi meglio che con altri. Trafalgar continua il suo percorso di introspezione per capire cosa debba fare ora che  ha realizzato lo scopo della sua vita. La fan art scelta non rappresenta precisamente la scena del capitolo, ma ci va vicino. Ovviamente non è mia. Buona lettura. Baci Akane*

2. DI NOTTE SULLA SPIAGGIA 

zolaw

- Dove diavolo sono? - chiese Trafalgar seccato, stufo di camminare sulla spiaggia alla ricerca dei loro compagni di viaggio. 
Possibile che non ce l’avessero fatta? Loro erano naufragati ed erano già lì. Stavano perdendo tempo prezioso, non capiva proprio come poteva stare così tranquillo lo spadaio. Oltretutto erano ancora bagnati ed iniziava a fare fresco visto che calava la sera. 
- Sicuramente da qualche parte. - rispose con la sua tipica logica Zoro senza preoccuparsi molto. Trafalgar sospirò scocciato cercando di non dargli un pugno, decise invece di fermarsi a riposare vedendo la sera avanzare lugubre e minacciosa in un paese sconosciuto di cui sapevano poco, magari dovevano ancora arrivare, potevano aver dovuto fare una deviazione. Aveva letto storie strane sul paese di Wa, dovevano stare attenti, prima di conoscere tutto era meglio non ingurgitare e nemmeno bere, evitare completamente tutto. 
Quell’ammasso di impiastri erano bravi a farsi deviare. Dopotutto deviati lo erano anche loro! 
- Fermiamoci, saranno loro a trovarci, è più facile! 
Zoro lo guardò sorpreso. 
- Il mare ti ha proprio quasi ucciso... - ci aveva messo poco a capire il vero motivo dietro la sua proposta, Trafalgar finse di non capire, detestava sembrare quello debole. Zoro capiva anche questo, infatti non disse nulla, si limitò ad individuare un posto adatto e ad avviarsi accompagnato da un Trafalgar concorde con lui sulla scelta. 
Ad un certo punto sulla spiaggia si alzavano degli scogli, sul lato era abbastanza coperto. Trovarono una postazione simile ad una piccola grotta, una semplice rientranza. Sopra le rocce cominciava la vegetazione e alcune scendevano come delle radici secche. Recuperarono dei legni, delle sterpaglie e due pietre adatte ad accendere il fuoco e mentre uno lo faceva, l’altro recuperava altra legna per superare la notte. 
Il bagliore del fuoco tenue che avrebbero provveduto a non fare troppo grande, creò un po’ di atmosfera confidenziale, quella dove si possono dischiudere i sogni e sentirsi meglio. 
- Così siamo a Wa... - fece Zoro ignorando i morsi della fame. Si sentiva ancora menomato senza le spade, ma confidava nei suoi compagni. Trafalgar lo guardò seduto vicino e lo vide che si toglieva la maglia e la metteva ad asciugare vicino al fuoco. Decise di fare altrettanto, era ancora debilitato per il mare e il naufragio, era quasi morto e non potendo mangiare e bere ci avrebbe messo di più a recuperare. Era comunque più saggio rimanere ad aspettare gli altri sicuramente in dirittura d’arrivo. 
- Ti affascina? - chiese capendo che lo sguardo eccitato che rivolgeva all’interno dell’isola significava quello. Lo vide acceso di sogni e sentimenti vividi. 
- Il paese dei samurai? Ovvio! 
Trafalgar si ritrovò a sorridere divertito e nel sentirsi così tornò serio. Era strano rilassarsi con qualcuno, trovarsi addirittura bene. 
- Eri mai stato? - gli chiese poi Zoro curioso. Trafalgar sembrava sapere molte cose, ma scosse il capo. 
- No, conosco un po’ la storia ed ho letto qualcosa ma niente di preciso. So solo che Kaido si è stabilito qua... - Zoro annuì un po’ deluso, sperava che gli potesse dire qualcosa. 
- È diverso da come ne parlavano una volta, ricordo dei racconti di un paese rigoglioso... questo è... - Trafalgar si voltò verso l’entroterra da cui prima aveva visto i fumi delle fabbriche innalzarsi e si rabbuiò: - è ben diverso... 
Zoro non ci aveva fatto caso ed ora era troppo buio per notare qualcosa, si fece curioso ma Trafalgar lo precedette con un’altra frase: - Sognavi di essere un samurai? 
Zoro non aveva mai raccontato la sua storia a nessuno, nemmeno Rufy in realtà. 
Andò brevemente a come era nata la sua passione per le spade ed i samurai e memorie dolorose gli tornarono alla mente, cose non dimenticate, ma messe ben in profondità sotto molti strati di sé, in modo che non lo scalfissero mai mentre cercava di raggiungere i propri scopi. I molti che si erano sovrapposti in lui nel corso degli anni. 
- Ero solo un moccioso che non sapeva cosa voleva, senza un senso di esistere, pieno di rabbia ed arroganza. Poi una persona speciale mi ha dato un senso e così la mia strada in qualche modo è iniziata. - non fu specifico e Trafalgar capì che non voleva parlarne, così non insistette. Notò che non gli faceva altre domande in cambio e lo apprezzò. 
- La storia dei samurai è la più bella e dolorosa, credo dovremo prepararci a qualcosa di difficile da digerire. - Trafalgar sapeva qualcosa, qualcos’altro l’aveva intuito, ma sicuramente percepiva una sorta di destino infame in quel posto, era come se l’isola parlasse da sola, in qualche modo. E c’era un posto, lì, che li chiamava ad una storia atroce, un dramma senza precedenti. 
Zoro percepiva la stessa cosa, sensibile all’anima delle spade percepiva che lì c’erano lame che parlavano, messe a tacere da troppi anni. Lame che avrebbero sussurrato una volta trovate. 
- Vuoi strapparti un posto nel mondo e questo posto deve essere di rilievo perché sei presuntuoso. E poi perché chi ami altrimenti potrebbe non sentirti, no? - quando lo disse, Trafalgar rimase di stucco sentendolo. Lo guardò meravigliato. Non gli aveva parlato di Corazon. Zoro lo guardò sorridendo in una delle sue maniere particolari, di quelle amichevoli che sorprendevano perché fino a quel momento non era sembrato tanto amico. 
Ripensò a come l’aveva tenuto con sé sotto il braccio durante i festeggiamenti a Dressrosa, come ad accettarlo nella sua ciurma e a come l’aveva salvato in mare a costo di rimetterci la vita, a costo di rinunciare ai suoi molti ed importanti sogni.
In quel ragazzo c’era molto oltre la superficie apparentemente indifferente a tutto. 
- Come lo sai? 
Zoro alzò le spalle e buttò un bastoncino nel fuoco che si manteneva umile ma li scaldava a sufficienza. 
- Perché è così anche per me... 
- Hai una persona da rendere fiera che non c’è più? - Zoro annuì. - La persona che ti ha trasmesso l’amore per le spade? 
Zoro rispose pensando a Kuina: - Lei mi ha dato l’amore sacro per le spade, il rispetto, mi ha insegnato che sono vive... e questo è il regno delle spade... - in quel modo rispose anche alla domanda di prima. - Però la fissa per le spade l’avevo già prima di incontrarla. 
Parlare con Trafalgar non era irritante, era strano che si interessasse a qualcuno e quindi non voleva sprecare lo sforzo. 
- Se hai tanti motivi per rimanere vivo, questa persona di cui parli, la tua personale ambizione di diventare lo spadaccino più forte del mondo per non parlare di Rufy... perché prima stavi mandando tutto a quel paese per me? 
Trafalgar era tormentato dentro di sé da questo, pur sapendo che Zoro non era incline ad aprirsi proprio come non lo era lui. 
Il compagno di disavventura sospirò e fissò intensamente il fuoco ipnotizzandosi, guardò le braci ardenti e le lingue arancioni che danzavano a punta, ripensò a Rufy e a come sapeva scaldarlo, a come prendeva fuoco, a come bruciava ogni cosa, ma lui era un fuoco benefico. Gli mancava già, ma sapeva che sarebbe tornato. 
- Ho un codice... 
- Come i samurai? - Trafalgar aveva notato subito le somiglianze fra Zoro ed i samurai ed aveva pensato per un momento che la sua discendenza venisse da lì. In quel momento tornò a pensarlo. Zoro sogghignò per nascondere l’imbarazzo. 
- Mica mi piacciono per niente... - Trafalgar sorrise a sua volta meravigliato sia per il fatto stesso che gli era venuto da farlo, sia per come si stava sentendo con lui.
Lì in quel momento si sentiva sospeso nel nulla, era come se non ci fossero obiettivi, piani, scopi e doveri. Potevano stare lì dimenticando tutto, abbandonandosi a qualcosa che li scaldava. 
- Cosa dice il tuo codice? 
- Vivi per non vergognarti di te stesso. Sarebbe troppo disonorevole lasciare indietro un compagno. - Trafalgar sentì una botta improvvisa di calore invaderlo, come se qualcosa gli si rivelasse in qualche modo. 
- Sono tuo compagno? - tornò a chiederlo anche se prima gli aveva già risposto, Trafalgar si sentiva ancora incapace di comprendere il modo in cui quella ciurma di sbarbatelli si legava così facilmente agli altri che incontravano. Zoro fece mezzo ghigno e fece finta di nulla avendo già risposto prima. Avevano bevuto insieme, avevano combattuto insieme. Si erano aiutati. Ormai erano compagni. 
Trafalgar ne aveva un sacco ed era sufficientemente legato a loro, si trovava bene con la sua ciurma. Però sentire che Zoro lo considerava così gli era piaciuto in qualche modo, come quando aveva capito che Corazon per lui aveva dato la vita. Non gli era piaciuto quello ovviamente, gli era piaciuto essere amato fino a quel punto. 
Zoro risvegliò un sentimento simile. 
“Deve essere bello essere amato da lui...” pensò alla leggera. 
- A costo di non riabbracciare Rufy e di condannarlo? Senza di te Rufy... - Zoro prese un ramo particolarmente grosso e appuntito e lo lanciò veloce verso un animale che si era mosso nell’ombra oltre il fuoco, Trafalgar capì che non voleva sentire quel discorso. 
Zoro si alzò silenzioso, recuperò ramo ed animale, qualunque cosa fosse, una specie di incrocio in realtà, e lo conficcò sulle lingue di fuoco per cuocerlo. Era stufo di aspettare, lo stomaco reclamava. 
- Rufy è forte, ce la farà comunque. - Trafalgar non era del tutto d’accordo. Rufy era forte, ma era imbattibile grazie alla gente che lo circondava e di questi sicuramente il più forte ed indispensabile era Zoro. Ma Zoro era come lui e Trafalgar capiva che non voleva sentire quei discorsi proprio perché l’amava. Rispettò il suo volere e non insistette. 
- L’onore è importante. Se lo perdessi non mi sentirei più degno di stargli vicino. 
Avevano già avuto una conversazione simile, Trafalgar capì e decise che non avrebbe più fatto domande ed insinuazioni. Andava bene così. 
Zoro amava Rufy e tramite il suo codice d’onore lo amava ancora di più. Il modo di essere di quel samurai, samurai più che spadaio, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di chiamarlo samurai, era meraviglioso. 
- A Cora saresti piaciuto. - si fece sfuggire con un sorriso leggero d’accettazione. 
- Cora? - chiese Zoro sorpreso rigirando la bestia morta. 
- Il compagno che ha dato un senso alla mia vita. Il senso che cerco di ritrovare ora... e non è facile... - ammise tornando all’episodio di prima in mare, quando aveva cercato di farla finita senza rifletterci molto, come una sorta di impulso. 
- Se muori non lo troverai di certo. 
Trafalgar lo guardò meravigliato. Le parole che prima gli aveva detto Corazon in sogno. Il senso era lo stesso. Vivi per trovare il senso di vivere. 
Alla fine sorrise capendo che probabilmente quella strada, quelle persone, lui, erano giuste in qualche modo. 

Zoro si era rassegnato a dormire un po’ decidendo che comunque prima dell’arrivo dei loro compagni non avrebbe avuto niente da fare, per di più aveva mangiato al contrario di Trafalgar che non si era fidato come lui di infilarsi in bocca una strana creatura mai vista prima. 
Aveva azzardato l’ipotesi di andare a dare un’occhiata in giro in sordina, ma Trafalgar glielo aveva impedito ricordandogli che era senza spade nel paese dei samurai e che avrebbe sicuramente destato troppi sospetti. 
Il piano in generale era di non farsi notare mentre prendevano informazioni e spiavano la situazione, poi i dettagli Kin’Emon glieli avrebbe spiegati una volta lì, ma doveva ancora travestirli per cui avrebbero sicuramente dato nell’occhio. 
Si perse a guardare la sua figura addormentata con la sua tipica espressione corrucciata, il bagliore del fuoco era scemato e Trafalgar aveva pensato che fosse meglio non sfidare troppo la sorte ed evitare di attirare ancora l’attenzione, per questo lasciò spegnere il fuoco. 
Si erano rivestiti con le maglie asciutte e mentre Zoro si era bellamente steso con le mani dietro la nuca e si era fatto una piccola alcova con la sabbia, Trafalgar era rimasto seduto accanto a fissarlo. 
Zoro era decisamente innamorato di Rufy, la sua vita girava intorno a quello, probabilmente anche il suo codice d’onore c’entrava comunque con lui. 
Provò in quel momento, pensando a loro e al modo incrollabile con cui Zoro amava Rufu, della sana invidia. 
“Beato Rufy...” pensandolo si irrigidì e si aggrottò. “È fortunato ad essere tanto amato. Mi piacerebbe essere amato così...” 
Non era pronto ad ammettere che stava avendo una sorta di risonanza con Zoro, normale visto quanto simili erano e come riuscivano a capirsi bene e a non infastidirsi troppo, cosa non scontata per due come loro. 
“Credo che sia bello essere amato in quel modo, avere una relazione così che ti dà ulteriori motivazioni per andare avanti. Alla fine hai i tuoi scopi e sopra di questi hai lui. In ogni caso hai un sacco di motivi per non mollare. È rischioso, però. Se con lui va male per qualche motivo tu sei finito. Questo lega la tua vita troppo... diventa il tuo punto debole anche se loro si vedono come un punto di forza uno per l’altro. La puoi mettere come vuoi, ma se Rufy morisse, Zoro non vivrebbe oltre. Non ho una visione tanto completa della loro relazione, ma penso che sia così. È come se lo percepissi.” 
Zoro si girò verso di lui rabbrividendo e nel sonno dove probabilmente provava freddo, si avvicinò a lui e gli si accoccolò. Trafalgar sorpreso rimase lì sollevando la mano, non sapendo dove metterla la posò su di lui. La sua spalla muscolosa si rilassò mentre gli dormiva addosso. 
Una strana sensazione di calore scaturì. 
Quello era il calore umano. Probabilmente poteva essere ancora più bello di così. 
Entrare in risonanza con uno simile a sé stesso era facile ma pericoloso. Si rischiava di confondere certe emozioni e sensazioni, ma soprattutto di prendersi troppo per qualcuno che era sbagliato per te. 
Rischiavi di soffrire. 
Trafalgar non era pronto ad ammettere quel genere di cose nella propria vita, sebbene poteva essere ciò che gli mancava, ciò che poteva fare la differenza fra il percorrere la propria strada come un morto vivente o come un vivo reale. 
Quando iniziò a lamentarsi nel sonno voltato sul fianco e tenendosi la pancia, Trafalgar capì che Zoro doveva aver mangiato un animale velenoso. Imprecando provò a svegliarlo senza successo. 
Si mise a carponi e lo voltò per provare a visitarlo, nel sonno pesante che aveva non era facile, specie perché si teneva la pancia e si lamentava contorcendosi dal dolore. Sudava ed aveva potenti brividi di freddo che lo scuotevano.
Capì che aveva sicuramente la febbre alta, ma a parte quello poteva cavarsela. Aveva una tempra molto forte. Se nemmeno si svegliava pensando ad un brutto incubo, era buon segno. 
Lo vide sudare freddo e provando compassione, si stese con lui avvolgendolo contro di sé senza pensarci bene. Usò sé stesso come coperta e quando Zoro nel sonno sentì un caldo torpore umano si rilassò subito e con un forte sospiro si voltò col viso verso di lui. Lo nascose contro il suo collo, abbracciandolo come se si nascondesse. 
- Rufy era ora... brutto idiota... - mugugnò nel sonno rilassandosi. Trafalgar sapeva che non poteva stare meglio, ma l’impressione di essere abbracciato a Rufy l’aveva fatto stare bene come per magia. 
Rimase immobile senza sapere come comportarsi. Si era mosso d’impulso, ma era l’ennesimo segno che gli indicava che iniziava a provare qualcosa per quel samurai. 
“Siamo simili, ci capiamo bene. Tutto qua. Non c’è altro!” si disse imperterrito mentre la mano sulla schiena lo strofinava per procurargli calore, una mossa che diventava sempre più simile ad una carezza. 
Trafalgar guardò il suo viso vicinissimo al proprio, vide Zoro sorridere nel sogno seppure ancora tremando un po’, lo sentì stringersi a lui forte, con una necessità che gli trasmise un sacco di emozioni ubriacanti. 
“Dio, deve essere meraviglioso essere voluti in questo modo...” pensò ancora shoccato, incapace di gestire la cosa che stava andando decisamente fuori dal suo controllo. Gli carezzò il viso asciugandogli il sudore, si soffermò sulle labbra dalla piega decisa, ora piegate in un dolce sorriso e fu lì che provò per la prima volta la chiara e netta voglia di baciarlo. 
Si irrigidì e smise di guardarlo distogliendo lo sguardo, smise anche di carezzarlo, ma non lo scaraventò via. Rimase così e lasciò che il sonno lo accompagnasse in un sogno dove lui e Zoro stavano insieme nel modo in cui quel tipo stava con Rufy. 
“Invidia,” si disse. “Forse il mio inconscio vuole darmi le risposte che cerco. Come proseguire? Perché? Cosa mi manca? Cosa voglio? Forse è solo una relazione, amore, calore umano. Un rapporto come il loro. Sembra banale, ma dopotutto non credo che sia tanto da deboli ed inutile. Guardo loro e non penso siano deboli, anche se la ragione mi dà mille motivi per non dipendere tanto da qualcuno. Non di nuovo. Non nel modo in cui dipendono loro due.”
Trafalgar ancora una volta decise di lasciarsi tempo per capire meglio. 
Quella dormita fu decisamente migliore di altre.