12. RE CONQUISTATORE 

mizo

Zoro guardò l’esercito di umandrilli, erano tutti corazzati ed armati ed emanavano un’aura di pura forza visibile anche ad occhio inesperto. Ma lui non lo era. Lui sapeva perfettamente quel che stava vedendo. 
Anche troppo. 
L’avrebbero spazzato via. 
Lo sguardo affilato puntò il loro capo, quello che aveva rubato la tecnica di Mihawk e che infatti impugnava una spada molto simile alla sua. 
Era come combattere con delle copie di guerrieri famosi, qualcuno aveva anche rubato le sue tecniche. 
Zoro strinse le mani consapevole che nessun pugno l’avrebbe aiutato, non essendosi mai esercitato in quella tecnica di combattimento. Forse poteva parare i colpi usando l’Armatura, ma non sarebbe servito a molto e scappare era fuori discussione. 
Cosa voleva?
Cosa diavolo vedeva il suo maestro in lui che non vedeva da solo?
Cosa c’era, cosa doveva fare, cosa si aspettava da lui?
I ticchettii a tempo coi battiti del proprio cuore, il ronzio sincronizzato col proprio sangue che prorompeva nelle vene, ogni parte di sé accelerava, eppure la totale consapevolezza che non ce l’avrebbe fatta. 
Dopo un breve momento di studi da parte delle bestie e appurato che il loro nemico non avrebbe tirato fuori nessuna arma, preceduti dal loro capo, la creatura più forte e temibile, passarono all’assalto ed in quell’esatto momento, con il loro urlo di battaglia ad assordarlo, Zoro realizzò che non avrebbe rivisto Rufy. 
Quella volta Mihawk non l’avrebbe salvato perché voleva vedere qualcosa da lui che non aveva e per quel suo stupido diletto era anche stato preso in giro tutte le notti che avevano preceduto quel giorno.
Zoro si morse il labbro, i muscoli tesi, le ginocchia piegate e le braccia sollevate a parare dei colpi inutilmente. 
Sarebbe morto, se non poteva attaccare, sarebbe morto. 
Non l’avrebbe rivisto. Non sarebbe più stato al suo fianco. 
Rufy avrebbe affrontato di nuovo nemici potentissimi senza di lui e di nuovo sarebbe stato ferito. Forse sarebbe morto e sarebbe successo solo per colpa sua, perché non possedeva quello che voleva Mihawk, qualunque cosa fosse. 
Gli umandrilli lo raggiunsero e l’attaccarono insieme circondandolo, Zoro si raccolse tendendo tutti i muscoli del corpo, i colpi iniziarono ad arrivare da ogni direzione, non poteva pararli, nemmeno ci provò. Sentiva le lame lacerare la carne, pugni e calci lo colpivano da ogni lato, le ferite si aprivano una dietro l’altra, i colpi lo tramortivano sempre più forti. Poteva resistere a qualunque dolore, ma il suo corpo ad un certo punto avrebbe ceduto comunque. 
Sarebbe morto. 
Rufy sarebbe andato avanti da solo e tutto perché si era fatto prendere per il culo da quel tipo che aveva giocato con lui. Giocato dall’inizio alla fine, in ogni senso, in ogni modo. L’aveva trasformato in un pupazzo privo di utilità e senso. 
Niente. Non era più niente. 
Arrivato a quel punto di non ritorno, improvvisamente il ticchettio si fermò, il ronzio cessò ed in un attimo, compresso fino allo spasmo ed oltre ogni umana capacità, la bomba esplose facendo partire dal suo corpo un’onda d’urto che si propagò per molti metri.
Un’esplosione di una potenza devastante si abbatte su tutti gli umandrilli che aveva addosso, i quali furono sbalzati all’indietro lasciando un cerchio tutt’intorno. La terra era stata grattata via insieme alle bestie e tutto rimase silenzio.
Nessun verso, nessun rumore, nessun colpo.
Dopo di quello, non ci fu più nulla.
Nessun ticchettio né ronzio. 
Silenzio, solo quello. 
Quando Zoro realizzò di essersi liberato in qualche modo, si raddrizzò e guardandosi intorno vide shoccato che tutti gli umandrilli, un esercito più che numeroso e forte, erano stati abbattuti ed ora giacevano privi di senso. 
Zoro spalancò gli occhi non capendo cosa fosse successo. La logica gli suggeriva che fosse stato lui a farlo, di qualunque cosa si fosse trattata, ma non aveva la minima idea di come. Le tracce di un’onda d’urto partivano da sotto i propri piedi dove invece il terreno era intatto. 
Zoro si girò incredulo verso Mihawk che sorrideva orgoglioso, non capiva cosa fosse accaduto, ma quando lo vide addirittura felice, il contraccolpo si abbatté su di sé tagliandogli i fili.
La forza mentale scatenata dal suo Haki l’aveva appena prosciugato in un attimo, non avendola dosata per nulla, e tutto finì nel buio più improvviso. 
Non sapeva come, ma in qualche modo ce l’aveva fatta. Aveva ancora speranza. Avrebbe rivisto Rufy, un giorno, e avrebbe potuto continuare a proteggerlo. 
L’aveva visto, Mihawk era fiero di lui. Qualunque cosa avesse fatto, era stato esattamente quello che aveva voluto. Non l’aveva deluso. 
Non era stato preso in giro. 
L’aveva portato a quel punto consapevole che ci sarebbe riuscito.

L’haki del Re Conquistatore. 
Mihawk sorrise. Sapeva che ce l’avrebbe fatta. Ne era stato convinto sin dall’inizio, ma adesso ne aveva avuto la prova. 
- Meraviglioso. - sussurrò colpito e assorbito dalla sua forza mentale, la stessa che l’aveva impressionato durante il loro primo incontro. Il suo orgoglio e la sua forza mentale l’avevano spinto a dire esattamente quella parola. 
Magnifico. Perché lo era. Lo era davvero. 
Un’autentica perla rara. La sua perla rara. 
Per nulla stupito della sua perdita dei sensi, Mihawk saltò giù dalle rovine dove si era appostato, a distanza di sicurezza. Sapeva che avrebbe scatenato quel potere, il livello di compressione ormai era giunto al limite; non aveva avuto paura di finire preda dell’onda d’urto del suo haki, però ci aveva tenuto ad osservare bene tutta la scena, se l’era davvero goduta, era stato un autentico spettacolo.
Muovendosi con la sua solita calma ed eleganza innata, raggiunse Zoro ancora svenuto al centro del cerchio perfetto che il Re Conquistatore aveva creato, si chinò e gli mise un braccio sotto il collo. Gli sollevò il capo e lo girò verso di sé, gli mise un’altra mano sulla fronte e lo pulì dalla terra mescolata al sangue e al sudore che imbrattava il suo volto. Gliene tolse altro dalle guance e dal mento, lo fece piano e con cura, non preoccupato del fatto che per pulire lui si stesse sporcando a sua volta. Una cosa che una volta gli avrebbe dato fastidio, ma era Zoro di cui si stava occupando. 
Come se avesse fra le mani una creatura talmente preziosa da cambiargli radicalmente il suo stesso modo di essere, Mihawk lo osservò catturato e assorbito, infine si chinò ulteriormente con un ginocchio a terra e carezzandogli la fronte, posò le labbra sulle sue in un bacio che non voleva svegliarlo, ma solo chiarire una cosa.
La sua bocca, così come il resto del suo corpo e la sua intera anima, gli appartenevano. 
Adesso finalmente si poteva prendere pienamente ogni parte di Zoro senza riserve. 
Aveva raggiunto esattamente il livello che aveva voluto sin dall’inizio. 
Adesso iniziava la parte migliore. 

Le immagini che si susseguivano nella mente di Zoro erano confuse e apparentemente prive di senso. 
Passavano dall’avere un amplesso con Rufy all’averlo con Mihawk per poi finire stranamente a combattere contro di lui. 
Le scene cambiavano di continuo fino a che, proprio nel momento clou del suo combattimento con il suo Maestro nonché obiettivo di sempre, si svegliò sentendo uno strano piacevole torpore. Qualcosa correva lieve sulla sua pelle, qualcosa di caldo e morbido. Solo quando mise a fuoco la sensazione concentrandosi su di essa, capì di cosa si trattava. 
Erano dita ed un panno di cotone. 
Il panno era impregnato di acqua calda, una mano l’accompagnava sulla schiena che lo riempiva di brividi di piacere. 
Lo stavano lavando? 
Zoro aprì gli occhi prendendo un respiro profondo, come tornasse dall’apnea. La prima cosa che mise a fuoco fu il bagno, ma non era nessuno di quelli visti finora. 
Corrugò la fronte per capire come fosse messo, era appoggiato a pancia in giù, steso su della pietra liscia, piatta e calda. 
Il vapore e la temperatura gli fece capire di essere in un bagno termale, l’aria però era pregna anche di un profumo aromatico che era molto lieve ma distinto e piacevole, probabilmente una qualche erba curativa. 
Dopo aver analizzato coi sensi tutto ciò che riusciva, ricordò qual era l’ultima cosa che aveva fatto prima di svenire. Aveva sconfitto gli umandrilli con qualche capacità recondita del proprio essere di cui non aveva mai saputo l’esistenza. 
La deduzione successiva fu alquanto logica. 
“Perona non si azzarderebbe mai a lavarmi...” pensò visto che ora percepiva tutto il proprio corpo in una totale nudità. 
Lentamente mosse il capo girandolo dall’altro lato, quando lo fece vide che quella specie di letto di pietre calde probabilmente terapeutiche quanto il vapore e l’acqua, circondavano un’enorme vasca incassata nel pavimento al cui interno c’era Mihawk nudo. 
Sollevò gli occhi e lo vide assorto intento ad occuparsi della sua schiena. 
Lo stava sia curando dalle ferite ricevute dagli umandrilli che lavando e lo faceva accompagnando la mano al panno di cotone. Lo faceva con una delicatezza ed attenzione incredibili, mai l’avrebbe immaginato capace di un’azione simile. 
Sapeva che quando l’aveva raccolto una volta svenuto la prima volta, l’aveva pulito e curato, ma non aveva mai voluto soffermarsi sul dettaglio di come avesse fatto, sebbene l’avesse perfettamente intuito. 
Dunque era andata così anche quella volta? 
Non lo poteva proprio immaginare.
- Buongiorno. - sussurrò Mihawk piano e suadente fermando le mani sulle natiche di Zoro che avvampò realizzando a scoppio ritardato come l’aveva lavato quel primo giorno famoso. 
- Scusami, non pensavo di svenire. Non dovevi prenderti cura di me, mi sarei ripreso... 
In realtà era contento l’avesse fatto, era anzi emozionato. Era quello il termine adatto per descrivere come si sentiva. 
- Per oggi va bene così, sei riuscito proprio dove volevo. 
A quel proposito una miriade di domande vorticarono nella mente di Zoro, ma al momento di aprire bocca e spararle tutte in una volta, un impulso prevalse e si zittì. 
Non era il momento di parlarne. 
Al contrario, un’immagine levitò nella mente e vedendosi girato a pancia in su, capì che Mihawk voleva si voltasse.
Senza commentare, eseguì lieto che la Percezione funzionasse bene come ormai sempre, però era anche vero che adesso era rilassato. Estremamente rilassato. 
Prima nel momento del suo caos emotivo, preda di rabbia e agitazione, non aveva distinto la verità, non era riuscito a percepire nulla. 
- Ho ancora molta strada da fare. - disse girandosi a pancia in su. Mihawk parve capire a cosa si riferiva, come se gli leggesse nella mente, e non si scompose. Mantenne un’espressione levigata, immerse il panno di cotone in una ciotola di bambù piena d’acqua calda con probabilmente qualche intruglio curativo e cominciò a passarlo sul petto partendo dal collo.
La testa di Zoro si spense. 
- Ci riuscirai. - anche lì sapevano di cosa parlavano senza doverlo specificare, ma ormai Zoro era perso nei brividi che ripresero aumentando. 
Strofinò le labbra cercando di concentrarsi sul soffitto spazioso ed in pietra che vedeva. 
Riconobbe il posto, l’aveva pulito i primi giorni, ma la piscina era stata vuota. L’aveva riempita ed azionata per lui? 
Le sue mani col panno scesero sui pettorali soffermandosi sui capezzoli e Zoro strizzò gli occhi cercando di rimanere decente, ma sentiva l’erezione reagire. 
Erezione che prese a pulsare quando giunse al linguine. 
Zoro roteò gli occhi all’indietro sospirando abbandonato, i brividi corsero ovunque e furono praticamente impossibili da gestire. 
Capì di non doverci nemmeno provare, ma anzi si concentrò meglio su tutte le sensazioni che gli trasmettevano le sue dita lunghe e affusolate che adesso erano libere da quel panno di cui si era liberato dopo averglielo passato sapientemente sulla pelle ferita e sporca e averlo ripulito. Ora le sue dita si concentravano sul suo pene dritto che si gonfiava a vista d’occhio quasi avesse vita propria. 
Aveva sofferto. Zoro aveva sofferto molto per arrivare fin lì. Una sofferenza emotiva e mentale, non fisica. Aveva dovuto sottostare ad ordini ingiusti che erano stati un’autentica tortura. Sia per la privazione delle spade che per il doversi accontentare di poche briciole per un orgasmo. 
Però a quanto pareva l’aveva preparato per un obiettivo molto importante di cui poi avrebbe saputo di più.
Ma al momento doveva riscuotere il suo premio.
Non immaginava che quel premio sarebbe andato molto oltre quell’istante.
Lì Zoro pensò solo alle sue mani che si strofinavano sulla sua erezione e si perse totalmente quando arrivò con la bocca. 
Sentì prima la lingua correre lieve sul suo inguine, si trattenne dal scattare avendo beccato una zona erogena, ma poi la lingua giunse sulla propria asta ed infine raggiunse la punta. Ci girò intorno allargandosi e a quel punto l’avvolse totalmente con le labbra finendo per succhiare. 
Non era la prima volta che Mihawk gli faceva un pompino, ma non ne faceva comunque molti; finora gli aveva più dato piacere con le mani o glielo aveva fatto fare a lui. Era stato estremamente bello avere il suo membro in bocca, un piacere strano, mentale. Una sorta di vetta raggiunta tutte le volte che glielo aveva concesso. 
Aveva sviluppato quasi una sorta di gola, per il suo organo sessuale, ma adesso che quella meravigliosa bocca ben disegnata stava sul proprio, Zoro vedeva il paradiso.
Pensava che se aveva dovuto patire tutto per quello, beh, ne era valsa la pena. 
L’immagine di lui che gli teneva la nuca affiorò e così capì che a Mihawk andava bene, dunque lo fece ben volentieri correndo ad accompagnare i movimenti della sua testa sul proprio inguine. 
Le dita fra i capelli neri bagnati, più spettinati del suo solito. 
Il piacere stava per esplodere, pompava nelle vene che ingrossavano il suo pene. 
- Mihawk, sto per... - mentre lo mormorò, Mihawk aumentò i movimenti della testa e strinse le labbra e capendo che gli stava bene, Zoro si rilassò. Stava per esplodere, quando sentì veloce il suo dito scivolare dentro prepotente e veloce e lì Zoro esplose nella sua bocca preda di un piacere senza precedenti, meraviglioso e totale. 
Mihawk continuò a stimolargli l’ano mentre continuò con l’altra mano, lasciando che la cascata uscisse dal suo pene e lo imbrattasse spalmatosi come una specie di crema.
Zoro fu attraversato da forti tremiti che lo scossero profondamente, non si rese subito conto che gli stava prendendo il seme e lo trascinava nella sua entrata dove il suo dito ancora lavorava dentro di sé. Lo stava usando come lubrificante, ma sentendo un piacere totale, Zoro era assolutamente confuso e non riuscì a percepire bene il messaggio mentale di Mihawk, così chinandosi sul suo orecchio che gli prese fra i denti trasmettendogli  un ulteriore piacere, sussurrò: - Girati e piegati. 
Zoro così spalancò gli occhi e cercò incredulo e nel panico i suoi. 
Non riuscì a parlare, la lingua annodata venne comunque invasa dalla sua che lo baciò e accompagnandolo per i fianchi, lo fece scivolare giù dal bordo di pietra, piegandosi poi in avanti e lasciando appoggiato sui gomiti. 
Zoro comprese, ma essendo una cosa talmente tanto desiderata, non poteva realmente crederci. 
Mihawk riprese ad infilargli le dita nel suo buco già lubrificato per bene. Le dita erano due e quando lo sentì gemere ed inarcarsi, gli morse il collo da dietro ricoprendolo col suo corpo possente.
I denti sul suo collo in quel punto così delicato, gli trasmisero altro piacere che tornarono a pompare sul suo pene già pronto a ricominciare. 
- Ma sentì qua... - fece Mihawk scivolando con una mano davanti proprio alla ricerca di quello. - Qualcuno è già pronto per un altro orgasmo... 
Era giovane, sicuramente lo stava pensando. 
Giovane e forte, ma anche prestante sotto molti punti di vista e lui ne avrebbe goduto a pieno. 
Quando le dita ancora dentro furono tre, Mihawk le ritirò, si raddrizzò e dopo averlo preso bene per i fianchi, appoggiò la sua erezione sul punto d’ingresso ormai pronto, dilatato e lubrificato. 
Zoro trattenne il fiato e fissò un punto in alto in attesa, il corpo fremeva, il sangue pulsava a pieno e l’emozione scalpitava.
C’era sì il piacere fisico, ogni terminazione nervosa era tesa allo spasmo, ma c’era tanto, tantissimo piacere mentale. 
La sua testa era assorbita da lui e da quella promessa mai pronunciata. Una promessa che ora stava mantenendo. 
Gli stava dando ciò che aveva tanto ardentemente voluto e sperato. 
Dopo un istante che gli parve durare secoli, Mihawk con un colpo deciso fu dentro, una volta lì, grazie alla buona preparazione fatta prima, poté muoversi subito a piacimento. 
Il mondo venne cancellato, non ci fu più passato o futuro, nessun progetto, nessuna esperienza precedente. Nulla. 
Solo un presente dove non si stava allenando per un obiettivo importante, ma stava solo godendo al massimo di come un uomo poteva godere. 
Ogni cellula, muscolo, nervo di Zoro venne attraversato da brividi di piacere e ad ogni movimento di Mihawk, ad ogni spinta sempre più profonda e forte che via via diventava veloce, ogni cosa aumentava. 
Zoro coi gomiti sulla pietra si inarcò tendendosi, la testa all’indietro, gli occhi roteati, la lingua fuori dalle labbra aperte che nemmeno trattenevano la saliva che gli colava sul mento, i gemiti a riempire l’aria. 
Era perfetto. Era perfetto e splendido. 
I movimenti decisi aumentavano, la stretta delle mani sui fianchi era forte e lui era virile. Virile come non avrebbe mai immaginato un uomo sarebbe potuto essere. 
Lo aveva letteralmente ed in ogni senso nelle sue mani e a quel livello, al punto di piacere in cui era Zoro, non avrebbe mai potuto ribellarsi o rifiutare più niente. 
Qualunque cosa gli avrebbe chiesto, qualunque, sarebbe stato suo.
Quel gioco malato aveva una scadenza, non sarebbe andato avanti per sempre e forse proprio con questa consapevolezza, Zoro realizzò che non voleva proprio privarsi di nulla.
Qualunque tortura sarebbe andata bene se poi il risultato era quella. Per quella ricompensa. 
Ne valeva la pena, al di là della forza che effettivamente avrebbe raggiunto, e non aveva dubbi che anche in quel campo ce l’avrebbe veramente fatta. Non sapeva cosa era successo fuori con gli umandrilli, ma era evidente che Mihawk lo stava rinforzando ed andava bene così.
Qualunque cosa gli avrebbe detto, l’avrebbe fatta. 
- Bravo il mio ragazzo. - sussurrò roco Mihawk mentre spingeva sempre più forte. 
A quella frase, Zoro non resistette e venne di nuovo. Quella volta fu più potente e sconvolgente dell’altra. 
Gli parve di svenire, di perdere coscienza e fluttuare nel piacere più totale. Rimase lì senza sapere per quanto e cosa aveva fatto, ma sentì il calore inondarlo da dentro e capì che Mihawk era venuto a sua volta. 
Questo lo aiutò a tornare in sé, aprì gli occhi ansimando e si torse con le spalle e la testa per guardarlo. Mihawk si chinò su di lui, ricoprendolo col suo corpo, gli prese il labbro fra i denti e tirò in un segno di possessione. Zoro non voleva essere di altri che suo. 
Solo suo. 
Poi la lingua sulla sua, le labbra unite, un bacio, il calore e la consistenza della loro pelle, dei loro corpi.
Lentamente tornò in sé. 
“Penso di essere dipendente da lui, in questo momento. E mi piace da matti.”
Con questo si beò della sua lingua e delle sue braccia che lo stringevano con forza alla vita da dietro. 
“Ma anche lui lo è da me.” Questa prima consapevolezza, arrivò con una chiarezza assoluta facendolo sorridere. 
Era pronto per la prossima prova. 


Note: essendo la loro prima volta completa ho voluto essere particolarmente descrittiva per evidenziarla per bene, mi sembrava doveroso per il povero Zoro torturato. Adesso inizia una sorta di seconda parte perché ormai il primo percorso di Mihawk è stato completato con successo e può proseguire con il resto. Fin lì tutto era volto a comprimere Zoro per farlo poi esplodere col Re Conquistatore, adesso lo scopo sarà differente e così anche la loro relazione non avrà più freni. Alla prossima. Baci Akane