13. ASPETTATIVE

mizo

Mihawk sentiva Zoro nella più totale beatitudine, in un abbandono assoluto.
Erano entrambi immersi nell’acqua termale della vasca e lui gli faceva da schienale. Zoro appoggiava contro il suo petto, fra le sue braccia che lo cingevano e le dita lo carezzavano sulla pelle. Attraversavano gli addominali risalendo sul petto, si congiungeva alla cicatrice diagonale e lì iniziava a giocarci tormentandola lieve, dando vita ad un piacere speciale per entrambi.
Dopo quel doppio orgasmo sapientemente prolungato, Zoro era sfinito ed abbandonato e ci aveva messo un tempo considerevole a ricordarsi delle domande che prima gli aveva voluto porre. 
Mihawk gli aveva lasciato il tempo necessario per riprendersi non intendendo dargli spiegazioni di sua iniziativa, ma con piacere vide che la parte dell’allenamento era ancora una sua priorità.
Non gli avrebbe mai detto che prenderselo era stato più un piacere per sé stesso che un premio per lui, ma era lieto che avesse ampiamente goduto. Se l’era meritato.
Era stato pensato ad arte proprio per trasmettergli un messaggio importante.
Per tutto il tempo che sarebbe stato lì, non si sarebbe mai pentito di nulla, tutto quel che doveva fare era eseguire ogni suo ordine. 
Al termine di quel periodo insieme, se Zoro fosse ancora stato in grado di avere una propria volontà, gli avrebbe permesso di andarsene. Ma in quel momento, per come era abbandonato e dipendente da lui, Mihawk ne dubitava fortemente. 
Normalmente volendo tanto qualcosa se la prendeva e se la teneva per il tempo che desiderava, ma nel caso di Zoro voleva fare un esperimento. 
Sempre per diletto personale e per combattere la noia. 
Non immaginava che al termine di tutte quelle esperienze e di quei ‘divertimenti’, sarebbe stato altrettanto difficile per lui separarsi dal ragazzino, ma era forte del fatto che alla fine avrebbe comunque scelto lui. 
- Cosa è successo fuori? Me lo dici ora? - chiese impaziente Zoro tornando in sé. 
Mihawk continuando a muovere le dita sulla sua cicatrice in rilievo, testimone indelebile ed eterna del loro legame indissolubile. 
- Hai usato l’haki del Re Conquistatore. - spiegò calmo con una punta non molto velata di orgoglio. 

- Quello che ha Rufy? 
Zoro ne aveva vagamente sentito parlare perché in qualche occasione al limite estremo Rufy l’aveva usato e qualcuno aveva ipotizzato si trattasse di quello, ma non aveva mai afferrato bene di cosa si trattava. Ovviamente quando gli avevano introdotto gli haki, gli avevano spiegato anche quello, ma rimaneva ignaro di ciò che fosse realmente. 
- Non lo so se lui ce l’ha, tu sì di sicuro. Contro gli umandrilli l’hai scatenato senza riserve. Sei stato bravo. - concluse poi. Zoro non era ancora completamente convinto che fosse vero e quanto meno pensava di non poterlo più rifare, ma si sentì inondare di una gioia stupida e tentò di non sorridere, ma si domò male e gli uscì una smorfia che per fortuna Mihawk non poteva vedere. 
La sensazione del suo petto sodo e accogliente contro la propria schiena nuda era meravigliosa e sperava che quel bagno non finisse mai. 
- Non mi era mai successo. 
- Probabilmente invece sì solo che non ci hai fatto caso. - disse Mihawk senza rallentare i movimenti delle dita sulla sua pelle. 
Zoro non discusse fidandosi di lui. Restava non convinto del tutto. 
- Cos’è esattamente? 
- La massima manifestazione della tua forza mentale. È come un controllo sugli altri. In certi casi diventa così schiacciante che demolisce chi non è sufficientemente forte per reggere. 
Zoro ascoltò cercando di capire bene, provò a ricordare come erano andate prima le cose, ma era un po’ annebbiato e la spiegazione non era in ogni caso molto concreta e comprensibile, per lui. 
- Ricordo solo un’enorme rabbia, poi è esploso qualcosa e il secondo successivo gli umandrilli erano svenuti e spazzati via. 
- Quello era l’haki. È tutta forza di volontà. Ce l’hanno in pochi. Non è il mio campo, so cos’è e più o meno come tirarlo fuori, ma non saprei allenarti su quello. Shanks è l’esperto.

Mihawk si lasciò sfuggire qualcosa di troppo e Zoro si allertò, infatti per distrarlo proseguì. 
- Bisogna comprimere. È come un’esplosione di rabbia e scontentezza. Quando ti costringi troppo a fare qualcosa che non vuoi. Si tratta di considerare chi hai intorno come degli insetti fastidiosi, una perdita di tempo inutile che ti ostacola per il raggiungimento di un obiettivo ben più importante. È l’haki più forte. - in realtà era ben più complesso di così, glielo stava semplificando conoscendo il suo allievo. Dubitava comunque che si sarebbe concentrato troppo sul quell’haki, anche se avrebbe dovuto. Poteva rafforzare anche i colpi che infieriva agli altri, oltre che immobilizzarli o fargli perdere coscienza.
Zoro bevve tutte le sue parole girandosi poi fra le sue braccia per guardarlo in viso. 
- Ed io ce l’ho? - chiese incredulo. Mihawk ricambiò lo sguardo rimanendo sempre calmo e rilassato ed annuì. 
- Ero furioso perché mi sentivo preso in giro da te, mi avevi negato a lungo qualcosa a cui tenevo tanto ed ora che pensavo di essermi conquistato quei diritti, me li negavi ancora. Oltretutto mi stavi per far uccidere per vedere qualcosa che non comprendevo. Sono andato come fuori di testa. Pensavo che non potevo morire, avevo cose più importanti da fare. Io sono qua per rinforzarmi, per uno scopo preciso, per una persona specifica. Non posso morire per questo scopo. Il mio scopo è vivere e diventare più forte e tornare da lui. 
Si perse tirando fuori quel piccolo sfogo che non era più pieno di rabbia. Aveva già scaricato tutto per bene ed ora vedeva e capiva. 
- Non avevo altri modi per tirartelo fuori. 
- Ma eri sicuro che ce l’avessi? Come facevi a saperlo? 
Mihawk fece un sorrisino divertito. 
- Non lo sapevo con certezza, il test era per capire se l’avevi. 
Zoro spalancò gli occhi shoccato realizzando cosa significava, infatti si tese in avanti con la schiena lasciando la comoda postazione contro il suo petto, si girò meglio verso di lui e lo fissò torvo, incredulo. 
- Cioè potevo anche non averlo? Mi avresti ucciso, così! Solo per vedere se avevo quell’haki! Ed ora cosa me ne faccio se non puoi allenarmelo? Che diavolo di senso ha avuto tutto questo? Tutta questa sofferenza, questa tortura di questi mesi e poi... cazzo, Mihawk, potevo morire! 
A quello scoppio estremamente spontaneo, Mihawk rise divertito gettando la testa all’indietro nella sua tipica maniera. 
Quel ragazzino era la sua droga, gli regalava reazioni, sensazioni ed emozioni che non aveva mai nemmeno immaginato di saper provare. 
Come avrebbe fatto se l’avesse davvero abbandonato? Oltretutto non era passato inosservato quel dettaglio. 
Era esploso al pensiero che doveva tornare dal suo capitano. Che faceva tutto quello per lui. 
Era ancora il suo primo pensiero. Quel tipo dal cappello di paglia era ancora più forte di lui, a livello di influenza su Zoro. 
Ma c’era tempo per rimediare. 
- Adesso sai che ce l’hai e nei momenti critici potrai usarlo, ti ricorderai di quel momento e lo tirerai fuori. Non usi qualcosa che non sai di avere. Troverai da solo il modo di rinforzarlo e di usarlo se ti servirà. 
- Sì, ma potevo morire! - sottolineò ancora seccato ostinandosi a non appoggiarsi di nuovo. 
Mihawk posò una mano sulla sua schiena carezzandolo lieve, questo lo calmò. 
- Non l’avrei mai permesso. Ad un certo punto sarei intervenuto come il primo giorno. 
Ricordando che quella volta le cose erano effettivamente andate così, Zoro sospirò, scosse il capo ancora scontroso e poco convinto, ma si riappoggiò al suo petto. Mihawk lo riaccolse volentieri e lo abbracciò baciandogli la tempia. Questo funse da interruttore definitivo. 
- Non pensavo di averlo. 
- È raro e molto utile, ma non è facile usarlo bene. Prima l’hai tirato fuori senza dosarlo e sei svenuto. In battaglia ti costerebbe caro se usato così.
Zoro rimase ad ascoltarlo pensieroso, poi dopo un po’ sospirò come a scacciare e archiviare quell’informazione di cui non poteva fare molto. 
- Ora che faremo? - chiese circospetto. Mihawk sorrise divertito ma meno evidente di prima. Sapeva perché glielo diceva. Era stato volontariamente crudele su quell’argomento, ma non aveva avuto scelta. 
- Torneremo ad usare le spade. Devi imparare la fase successiva per l’haki dell’Armatura. - non andò più nel dettaglio e Zoro stava per chiedere istintivamente ulteriori informazioni, ma poi si rese conto di cosa aveva detto e lo sentì avvampare in un’emozione carica di gioia. 
- Finalmente tornerò alle spade! Era ora! Mi erano mancate! 
Mihawk si sorprese a sorridere a quella sua reazione carica di gioia e Zoro si accoccolò meglio contro di lui lasciando che la beatitudine di quel momento lo avvolgesse insieme alle sue braccia.


Per il resto del pomeriggio Mihawk lo fece solo meditare dopo averlo medicato di nuovo. 
Era diventato sempre più premuroso nei suoi confronti ed ormai era difficile avere dubbi sulle sue intenzioni, anche se continuava a condividere poco. 
All’inizio aveva avuto tanti problemi perché era un muro di ghiaccio, ma ormai si rilassava e si apriva sempre più a livello emotivo. Continuava a dire poco e niente, non sapeva realmente ciò che pensava ma già solo il fatto che spesso comunicasse con lui tramite immagini mentali che gli trasmetteva, questo presupponeva un’apertura nei suoi confronti per permettergli di vedere ciò che voleva. 
Zoro passò il pomeriggio a ricaricare il proprio Qi mentre si sentiva sempre più al settimo cielo per come stavano andando le cose con Mihawk.
Aveva avuto modo di analizzare e assimilare quanto accaduto. Il suo maestro era stato duro sotto certi aspetti, ma era stata una tattica volta a fargli tirare fuori quell’haki, perciò ora poteva supporre che le cose sarebbero state molto diverse, sicuramente più rilassanti da un certo punto di vista. 
Voleva allenarsi e rinforzarsi, perciò non lo spaventava il duro lavoro in nessun contesto, ma già il solo sapere che adesso avrebbero riutilizzato le spade lo esaltava. A quello ci doveva aggiungere il loro modo di stare insieme al di fuori degli allenamenti. Prima anche negargli il sesso era stata una strategia per spingerlo ad usare meglio l’haki della percezione e probabilmente anche quello del Re Conquistatore, ma dall’esatto momento che aveva emanato quanto da lui atteso, Mihawk aveva cambiato modo di porsi nei suoi confronti, infatti l'avevano subito fatto.
In quello stato d’animo faticava a concentrarsi, perciò ci mise sì tutto il pomeriggio, come da indicazione del suo maestro, ma per la verità meditò in modo realmente efficace solo un paio d’ore e ad intermittenza.
Riemerso dallo stato meditativo, decise da come gli brontolava lo stomaco che era ora di cena e iniziò a muoversi sciogliendo la posizione con le gambe incrociate. 
Si stiracchiò e tirò i muscoli in varie posizioni realizzando che si sentiva fisicamente molto meglio nonostante le ferite degli umandrilli. 
Lo scoppio l’aveva prosciugato in un attimo, ma il sesso, il bagno ed ora la meditazione l’avevano aiutato. 
“Se i risultati sono questi, non mi lamenterò mai più di niente!”
Uscendo dalla sala degli allenamenti, Zoro si ritrovò a sorridere soddisfatto ed eccitato, già di nuovo ebbro di aspettative ed impaziente di rivedere Mihawk. Nella mente scorrevano scene di cose che sperava di vivere con lui, tutte che probabilmente stava involontariamente trasmettendo al suo Maestro. 
Doveva diventare più bravo oltre che a leggere, anche a schermarsi. Voleva che gli insegnasse tutto, qualunque cosa. Voleva assorbire quanto più possibile da lui.
Quando raggiunse il salone, lo trovò come al solito seduto sulla poltrona davanti al fuoco del caminetto appena acceso a leggere il giornale come di consueto. 
Appena lo vide nella sua posa elegante, Zoro si morse il labbro ed avvampò carico di un’emozione più sfrenata e decisamente eccessiva.
Il giovane infatti si fermò e si mise una mano sul petto stringendo la maglietta, spalancò gli occhi e si voltò dall’altra parte cercando di controllare il proprio respiro ed i battiti. 
Erano cose che di norma gli riuscivano, ma in contesti e per motivi diversi. 
Cosa gli stava succedendo?
Fino a quel mattino aveva nutrito sentimenti contrastanti per quell’uomo che erano sfociati ad un certo punto addirittura nell’odio e nel risentimento, pensando che fosse solo stato preso in giro.
Adesso che aveva capito che non era così e che anzi l’aspettava qualcosa di piacevole a livello intimo e personale, scalpitava ed era impaziente.
Non poteva vivere così al di fuori degli allenamenti. Doveva dominarsi o avrebbe fatto la figura dello sciocco. Dubitava che a Mihawk piacessero quelli così deboli mentalmente ed emotivamente, quelli troppo dipendenti da qualcuno.
Senza avvicinarsi a lui né dire niente, si riprese andando in cucina a vedere se poteva aiutare Perona. Una volta dentro venne accolto dal solito fastidioso vociare della ragazza fantasma, ma la sua mente si sconnesse da lei e senza capire nemmeno una virgola di quello di cui si lamentava, cercò di analizzarsi lucidamente, nel disperato tentativo di riprendere un po’ di contegno oltre che controllo. 
“Essere disponibili a qualunque cosa nella consapevolezza che questo ti porterà il massimo beneficio nei settori che ti interessano, sesso e forza, non significa provare sentimenti. Ammirazione, desiderio. Ma Rufy continua ad essere la mia priorità e non perché è il mio Capitano, ma perché lo amo più della mia vita. La gran parte di quello che faccio qua è per lui. Poi c’è un vantaggio personale, questo è vero. Mi sfogo sessualmente. Però anche senza di quello sarei qua ugualmente per diventare più forte. Tutto questo sempre per Rufy. Per proteggerlo.”
Dopo aver chiarito a sé stesso la propria posizione emotiva ed interiore, come se fosse necessario sapere chi c’era al primo posto nella sua vita, sospirò e si avvicinò al tavolo iniziando ad apparecchiare come di consueto, continuando a non ascoltare nemmeno mezza parola di Perona. Che comunque continuava a parlare. 

Mihawk aveva percepito tutta la confusione di Zoro quando l’aveva rivisto, era carico di aspettative ed ora che aveva compreso meglio il senso delle sue azioni che l’avevano tanto indispettito e fatto contrariare, aveva una visione più completa della situazione.
In altre parole aveva capito che stando con lui e sottostando a lui avrebbe goduto da matti mentre sarebbe diventato fortissimo. 
Il maestro non si scompose nel vederlo tirare dritto in cucina senza osare chiedergli se volesse qualcosa, dopotutto lui stesso l’aveva volutamente ignorato per vedere come si sarebbe comportato senza alcuna indicazione. 
Zoro si era emozionato, anzi, eccitato, nel vederlo. Perché era questo che aveva provato il ragazzino in sua presenza, dopo quel bel bagno speciale di diverse ore prima. 
Lentamente lo stava portando proprio lì dove voleva e non avrebbe forzato la mano usando trucchi, avrebbe potuto, era molto più forte di lui mentalmente. Lo poteva assoggettare col suo haki tempestandolo di ordini telepatici, ma non intendeva farlo perché poi ottenere l’anima di Zoro sarebbe stato molto più soddisfacente dato che sarebbe stato naturale e spontaneo. 
Quando l’allievo fece capolino per chiamarlo e dirgli che era pronto in tavola, Mihawk chiuse il giornale e lo posò con calma nel tavolino, poi si alzò e guardandolo andò verso di lui. Zoro rimase fermo, esitando ed ancora preda della stessa eccitazione di prima, ma sembrava più in ascolto di sé stesso. Stava cercando di capire la natura di quell’emozione che gli faceva pompare il sangue nelle vene appena lo guardava. 
Mihawk fece finta di non capire e arrivato alla porta bloccata ancora dal suo corpo fermo in mezzo, inarcò lievemente le sopracciglia con fare inquisitore. Volutamente, di nuovo, non gli trasmise alcun ordine volendo vedere come si sarebbe comportato di sua iniziativa.
Zoro rimase lì fermo ad osservarlo e ad ascoltarsi, poi sorridendo come se capisse, si fece da parte e lo fece passare. 
Mihawk lesse la sua mente come il giornale che aveva appena chiuso. Non era in grado di schermarsi. 
Aveva identificato l’emozione come eccitazione e aspettativa, si pregustava il dopo cena e la notte, ma aveva capito che per il momento non c’era altro. Era uno stato di voglia e attesa molto forte, poiché per mesi si era privato di cose a cui teneva ed ora aveva appena scoperto che erano stati modi di addestrarlo, perciò non semplice sadismo. Questo presupponeva che da ora sarebbe stato diverso. Ma non c’era altro che quello, per ora. 
Mihawk si sedette per primo al suo solito posto a capotavola con l’aria di chi era molto soddisfatto, un sorrisino indecifrabile dei suoi gli piegava le labbra. 
“Per ora, ma abbiamo tempo per cambiare le cose.”


Dopo una conversazione pseudo normale a cena con Perona dove lei aveva fatto capire che aveva visto il bacio che il Maestro aveva dato all’Allievo svenuto dopo l’esplosione dell’haki, i due uomini tornarono a comunicare mentalmente e trasmettendogli il modo in cui voleva che si mettesse, Mihawk precedette Zoro in salone ignorando la battuta della ragazza fantasma. 
Quando il giovane lo raggiunse, si tolse la maglietta rimanendo col petto bendato e si stese nel divano dove lui era già seduto. Si stese accanto appoggiando la testa sulle sue gambe. Con una mano Mihawk si mise a carezzargli la testa ed il lato del volto, soffermandosi di tanto in tanto sull’orecchio. Glielo massaggiava fra indice e pollice e lui respirava sempre più profondamente, rilassato su di lui.
Lo stato di benessere e abbandono di Zoro gli piaceva enormemente. Continuarono così, in silenzio, mentre Mihawk leggeva tenendo il libro con una mano. Poi, dopo che la ragazza era andata in camera e loro erano così da un po’, senza chiudere il libro e continuando apparentemente a leggere, con un tono indifferente solo in superficie, disse: - Di cosa avete parlato, poi? 

Zoro aprì gli occhi dal dormiveglia in cui era scivolato. 
Le sue attività preferite erano tre: allenarsi o combattere, fare sesso e dormire. Non facendo nessuna delle prime due, rimaneva la terza. A maggior ragione ora che Mihawk non gli aveva dato ordini di nessun tipo. 
- Io e Perona? - chiese cercando di riprendersi dal quasi sonno. 
Al suo silenzio, Zoro cercò di occhieggiarlo dal basso della sua posizione, era messo su un fianco e comunque non lo vedeva bene in ogni caso. Il suo sguardo sembrava fisso sul libro, ma gli sembrava che fosse fermo su quella pagina da troppo.
Non riusciva a capire niente, aveva di nuovo innalzato il muro. Voleva imparare a farlo anche lui.
Decidendo di non farsi film, Zoro rispose e basta. 
- Di niente. Mi ha preso un po’ in giro sul fatto che sono disposto a tutto pur di farmi insegnare da te, io le ho detto di non rompere che non sa niente. 
- Ha capito? - Mihawk non fu specifico e a Zoro dispiacque perché gli sarebbe piaciuto sentirgli dire quelle parole precise. 
- Che ci divertiamo insieme? - ma era sicuro che lui non avrebbe usato quel termine. Al suo silenzio, proseguì. - Sì, ovvio. Non l’abbiamo nascosto molto. Lei non sta con noi proprio per questo. Si sente il terzo incomodo. Quando ci alleniamo viene a vedere, ma dopo cena sparisce sempre. Sembra una sciocca, ma penso sia più intelligente di quel che sembra.
Zoro non fece complimenti a Perona con l’intenzione di testare Mihawk, fu sincero, ma mentre parlava sentì la sua mano passare dalle carezze lievi coi polpastrelli a qualcosa più simile ai graffi. 
Zoro inarcò un sopracciglio e girò solo le pupille per cercare di nuovo di osservarlo. Continuava a fissare il libro senza leggere, adesso ne era sicuro. Fingeva indifferenza, ma tutto quel che gli riusciva era quella barriera che lo teneva lontano che invece di avere l’effetto desiderato gli fece capire meglio quell’enigma vivente che rispondeva al nome di Drakul Mihawk. 
Provava qualcosa che non voleva fargli sapere, ma forse era solo senso di possesso, non gelosia, né tanto meno un qualche tipo di sentimento. 
In reazione sentì un immediata gioia e la mano di Mihawk scivolò sul suo fianco che sporgeva per la posizione in cui era.
Raggiunse il limite dei suoi pantaloni e infilandosi sotto l’elastico, raggiunse la sua natica. 
Zoro chiuse gli occhi e tornò a rilassarsi pregustandosi un altro piacere. 
L’emozione tornò a correre sotto la sua pelle che si scaldò immediatamente. 
- Perché non mi fai vedere cosa vuoi che faccia come fai sempre? - chiese Zoro mentre le sue dita trovavano subito la sua fessura. 
- Non ti ho detto di parlare. - rispose gelido chiudendo il libro. 
- No, ma ho una bocca e se voglio posso farlo. - Zoro non voleva realmente ribellarsi, stava solo seguendo la sua intuizione. 
- I tuoi pensieri fanno così rumore che mi fanno venire mal di testa. Non ti serve parlare.
Mihawk continuava a parlare freddamente, ma quel che diceva e come contrastava con le sue dita che entravano ed uscivano dal suo ingresso facendolo sospirare di piacere. Sembrava arrabbiato, sembrava volesse dargli una lezione, ma quella non aveva l’aria di una lezione brutta. 
- Non ci posso fare niente, devi insegnarmi a schermarmi così ti risparmierò i mal di testa! - rispose ironico fra un sospiro e l’altro ed una certa fatica, la voce era tesa e roca e a momenti avrebbe fatto gemiti. 
Improvvisamente, a quell’insolenza, Mihawk affondò il pollice nella natica usando l’unghia, fu come se lo pizzicasse e lo artigliasse mentre il medio, dentro, gli provocava piacere. 
Un contrasto fra dolore e benessere che confuse Zoro dandogli alla testa.
Si inarcò tutto mettendosi meglio sulle sue gambe che ora gli ricopriva del tutto con la parte superiore del busto voltato a tre quarti. Si stava per mettere a pancia in giù, ma rimase così perché adesso le dita dentro di sé divennero due e andavano più in profondità mentre il pollice continuava ad artigliare ed affondare nella carne del gluteo. 
Il contrasto fra fitta e piacere fu ancora più forte fino a che sentì che la pelle si lacerava. L’aveva ferito, probabilmente stava sanguinando ma non ci pensava minimamente ad interromperlo, gli piaceva in modo perverso, merito delle dita che entravano ed uscivano trasmettendogli un estasi meravigliosa.
Estasi che stava per sfociare in un orgasmo.
Non servì che glielo dicesse, Mihawk lo sentì da solo e sfilando bruscamente le dita, lo lasciò sospendendo malamente il piacere ed il dolore. Finalmente gli fece vedere di nuovo come voleva si mettesse e Zoro scattò in piedi togliendosi in fretta e furia il resto dei vestiti.
Mihawk si aprì i pantaloni e si tirò fuori l’erezione dura e grande, se la bagnò di saliva con la mano che si leccò per poi prenderlo per i fianchi, farlo mettere a cavalcioni addosso e farlo sedere su di essa. 
Zoro inarcò di nuovo la schiena afferrandosi alle sue spalle, si premette su di lui spalmandosi come fosse un gatto in calore e gettando la testa all’indietro iniziò subito a gemere, con l’emozione di prima che tornò alle stelle. 
L’aspettativa era stata ampiamente soddisfatta, era esattamente come si era immaginato. 
Non poteva chiedere di meglio. Il piacere che stava già provando era incredibile ed era consapevole che sarebbe stato via via sempre meglio. 

Mihawk provò tutto quello che stava provando Zoro, tutta la sua eccitazione e la gioia, quasi come avesse vinto l’ennesimo premio ambito. Quel premio era lui.
Si sentì per un momento un oggetto e si eccitò ulteriormente. L’erezione stretta dal suo buco si ingrossò all’idea di essere quello per Zoro e senza parlare gli fece sentire che voleva si muovesse da solo, così lui fece. 
Zoro iniziò ad alzarsi e abbassarsi come se lo cavalcasse, ondulando il suo corpo alla ricerca dei movimenti perfetti, sensuali e uniformi. Mentre lo faceva ed il piacere di entrambi aumentava, Mihawk gli prese l’orecchio fra i denti e tirò, il ragazzo sopra di sé si eccitò ancora di più e a quello aggiunse le unghie che tornarono a graffiarlo, lo artigliò per entrambe le natiche accompagnando i movimenti sempre più veloci ed impetuosi. 
- Sono tuo, Mihawk. - disse come se glielo avesse chiesto. 
Mihawk aprì febbrile gli occhi, come aveva fatto a leggere la sua mente? Pensava di essersi schermato. 
- Ne voglio di più. - e capì di cosa parlava. Non dei movimenti e dei colpi che si dava da solo muovendosi come voleva.
Mihawk aumentò la presa delle mani, affondando le unghie nella sua carne e allargò la piccola ferita che gli aveva fatto prima la quale riprese a sanguinare. Zoro gridò più forte in un miscuglio di dolore e piacere e lui sentiva il suo sangue sulle dita. 
Le grida di Zoro divennero sfacciatamente più forti tanto che probabilmente Perona lo stava sentendo, quasi lo facesse di proposito per fargli capire che era così tanto suo che avrebbe potuto fare qualunque cosa se avesse voluto, anche fare sesso davanti a lei. 
Ma non era di certo questo che voleva.
Voleva solo che per Zoro fosse chiaro a chi apparteneva. E lo era. 
L’orgasmo esplose in entrambi inevitabile, intenso e bollente. 
I respiri di entrambi affannati, i volti sudati preda di espressioni abbandonate al piacere, sconvolti. 
Zoro scivolò con le mani per abbracciarlo e cingerlo, poi avvicinò le labbra alle sue con gli occhi chiusi, le aprì e tirò fuori la lingua in attesa che Mihawk gliele succhiasse e lui lo fece, non potendo resistere a quella richiesta. 
Si era mostrato quando non aveva avuto intenzione di farlo. Aveva perso il controllo, per un momento. Smise di graffiarlo e scivolò con le mani sulla schiena, cingendolo e attirandolo a sé possessivo 
“Sei mio.” pensò non volendolo dire, non volendoglielo far sapere. 
- Sì, lo sono... - mormorò però Zoro che invece aveva sentito. 
Shoccato cercò di calmarsi, ma capì che era addirittura impossibile. In qualche modo la loro connessione era tale che adesso il ragazzino lo sentiva e lo percepiva anche contro la sua volontà. Una connessione tale avrebbe potuto portarlo a vedere cose che non voleva, come il suo passato, per esempio. O i suoi sentimenti.
Stava tutto sfuggendo di mano, lo sentiva. 
Ma Zoro passò dalla bocca alla guancia e poi al collo, lì si nascose accoccolandosi e rimase a stringerlo a sé calmo, quasi cercasse di tranquillizzarlo. Sicuramente aveva sentito anche la sua agitazione. 
Si era ritrovato in una situazione nuova, solo Shanks aveva letto e visto tutto di lui ed infatti poteva dire che lui era speciale e diverso da chiunque altro. 
Doveva pensare che alla fine lo sarebbe stato anche il ragazzino che stringeva fra le braccia? 


Note: La storia dietro questa fan art è divertente perché la guardavo la prima volta e pensavo che non riuscivo a capire cosa stavano facendo. Poi ho scritto il capitolo (molto tempo dopo aver trovato la fan art) e mi si è illuminato il cervello e mi sono detta: 'Oh! Ecco cosa facevano!' Ed ecco che è finita a presentare il capitolo.
Spero di essere riuscita a rendere certe scene così come le intendevo io, per esempio quando sono sul divano e Mihawk carezza Zoro spero non sia inteso con un senso di dolcezza romantica, ma lo vedo come una sorta di possesso contorto e dipendenza. Mentre adoro il contrasto fra i momenti forti (specie che sfociano in un sesso particolarmente duro, per esempio come in questo capitolo, oppure le volte in cui è crudo e volgare) che poi si concludono con qualcosa di morbido e umano come un abbraccio con Zoro che si abbandona su Mihawk e quello lo accoglie. 
Avevo diversi concetti in mente per realizzare l'evoluzione del loro rapporto (un rapporto di per sé molto particolare e fuori dal comune), spero di essere riuscita a mostrarli e a renderli adeguatamente. Poiché di base c'è possesso e dominazione, ma in realtà è molto di più e complesso.
Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane