14. LEGAME SPECIALE

mizo

Mihawk seguì i movimenti di Zoro con lo sguardo rimanendo comodo nel divano, il benessere psicofisico strisciava ancora sotto la sua pelle come gli effetti di una piacevole droga. 
Si stava assuefacendo di quel ragazzino anche se erano agli inizi di quello che aveva intenzione di fare con lui. 
Quando Zoro fu in piedi, si chinò a raccogliere i vestiti che si era tolto in fretta e furia, fece per infilarsi i boxer, ma Mihawk allungò la mano e lo afferrò per il fianco. Gli occhi vennero catturati dai segni ancora un po’ sanguinolenti che gli aveva lasciato con le unghie. Non aveva realmente avuto intenzione di fargli male, ma gli aveva dato alla testa. Non aveva saputo controllarsi. Sebbene fosse stata anche colpa di Zoro se in seguito la ferita inizialmente piccola si era allargata. 
Ricordandolo fece un sorrisino malizioso e protendendosi verso di lui, gli leccò via il sangue direttamente dalla natica. 
Zoro rimase fermo permettendogli di ‘medicarlo’ ancora una volta, lo percepì respirare piano e fare un lieve sorriso. 
- Il culo era l’unica parte rimasta intatta... - commentò ironico. 
Mihawk provò stupore nel sentirlo così rilassato, più padrone di sé. Fino a quel momento si era totalmente schiacciato mentalmente ed emotivamente per sottostare a lui, non seccarlo ed ottenere tutto ciò che aveva sperato. Adesso che l’aveva e sapeva che non glielo avrebbe tolto, sia a livello sessuale che nell’allenamento con la spada, era più sereno e rilassato. Lo sentiva più sicuro.
Ricordò quando prima aveva osato rispondergli impertinente. 
“La mia bestia selvaggia.”
A Mihawk piaceva enormemente quel Zoro obbediente per scelta e priorità eppure capace di scatti d’orgoglio. 
Si sentiva più a suo agio con lui e forse sentiva quanto gli piacesse. Aveva cercato di nasconderglielo per manipolarlo meglio e torturarlo, per comprimerlo, ma adesso che lo scopo era stato raggiunto, non aveva più bisogno di farlo e non gli interessava realmente. 
Stava di fatto però che pur volendo schermarsi, non gli riusciva. Si erano connessi fino a quel punto? 
- Ora ho capito perché ti fai sempre ricoprire di ferite ad ogni occasione... - disse malizioso l’uomo più grande smettendo di leccarlo. Rimase a parlargli con le labbra attaccate alla pelle e quel movimento fece rabbrividire il giovane. La mano sempre a tenerlo per il fianco, il viso appoggiato alla sua natica soda e graffiata. 
Zoro rise malizioso. 
- Non si finisce mai di conoscersi! 
Per quanto scherzasse, era vero. Forse non era effettivamente un masochista, ma gli era piaciuto farsi graffiare da lui. La fitta di dolore mescolata al piacere era qualcosa di particolare, che non a tutti piaceva. Probabilmente non gli piaceva essere ferito in generale, ma gli piaceva accompagnare la sensazione di dolore ad un orgasmo. 
La cosa vera della sua battuta, però, era che l’aveva veramente appena scoperto. 
Mihawk sorrise contro la sua curva soda che ancora teneva a sé, lui fermo in piedi accanto al divano, i boxer in mano in attesa di potersi rivestire. 
- La vera scoperta di te stesso è appena iniziata, ragazzino. 
Zoro rabbrividì di nuovo nel sentirsi dire quella frase e probabilmente anche per il modo in cui l’aveva chiamato. Lo faceva per mettere una barriera, come a ricordargli che c’era un certo abisso fra loro, se non altro dettato dall’età oltre che dall’esperienza e dal livello di forza. Come a mettere in chiaro chi stava sopra e chi sotto, chi comandava e chi obbediva. Chi era di più e chi di meno.
Mihawk necessitava di ricordare quella differenza, ma si rese conto che era una cosa per sé e non per Zoro. A lui non importava niente di quello stacco, ma lo eccitava sentirsi mettere a posto. 
Quando lo chiamava ‘ragazzino’ era un modo per farlo. 
“Proprio selvaggio.” pensò chiedendosi se sentisse veramente i suoi pensieri e se il suo haki si fosse evoluto in quella maniera. 
Sollevò gli occhi aspettando una risposta che non arrivò, perciò deducendo che doveva dipendere dai momenti in cui erano, specialmente se erano in intimità, si sentì parzialmente più tranquillo. 
“Basterà non pensare a niente quando scopo con lui.” poi si rese conto del modo in cui lo facevano, tramite ordini mentali. “Vorrà dire che inizierò a parlare. Non è detto che si accorga di qualcosa.”
Dopo quella decisione personale lasciò un bacio sulla ferita che aveva ripulito con la lingua e lo lasciò andare preparandosi a sua volta per andare in camera. 

Zoro lo sentiva molto più di prima, soprattutto quando avevano fatto sesso. In quel momento era stato come leggergli totalmente dentro e non solo quando Mihawk gli permetteva. 
Capì che la propria percezione stava migliorando, ma quando provò a percepire le sue intenzioni mentre si muovevano verso la camera, vide una stanza totalmente buia.
- Mi devi insegnare anche a me. - disse senza rifletterci. 
Mihawk lo guardò senza capire di cosa parlasse. 
- A fare schermo agli altri. Come tengo lontana la gente dal mio cervello? 
Mihawk ridacchiò sentendo il modo in cui ne parlava, poi tornò a guardare avanti entrando per primo nella loro camera. 
- La percezione è un gioco di visualizzazione, sia quando cerchi di percepire gli altri, sia quando ti fai percepire tu. Per esempio quando vuoi dare un messaggio a qualcuno, visualizzi il messaggio e ti concentri sulla persona che vuoi che lo riceva. Non è facile, è un’elevata manifestazione dell’haki, però non è impossibile. 
- Noi ci riusciamo. - gli fece notare Zoro. - Più o meno. - si corresse capendo che forse trasmettere la posizione che voleva non era proprio comunicare telepaticamente. 
- Entrambe le persone devono volere la stessa cosa e concentrarsi su quello. Oltre a questo, ci deve essere un certo legame. Se punti ad un perfetto sconosciuto non riuscirai mai a trasmettere niente. 
Zoro rimase ad ascoltarlo catturato da come gli insegnava. Aveva una pazienza ed una professionalità che adorava. Sarebbe stato tutta la notte ad ascoltarlo.
Quella sera si misero sul letto sempre uno di fianco all’altro, ma Mihawk fece rivolgere Zoro verso di sé e rimasero a parlare uno davanti all’altro, guardandosi negli occhi da vicino. Intimi in un modo diverso da prima. 
- Oltretutto, ognuno ha un tipo di Percezione diversa, ce ne sono di tanti tipi. Non è detto che riuscirai mai a fare quello che fai con me con qualcun altro. 
- Con Rufy dovrei riuscirci. - non lo disse per provocarlo, ma di nuovo, proprio come prima quando aveva fatto un complimento a Perona, lo sentì irrigidirsi e scattare. Non lo afferrò e non lo graffiò, ma si indurì e divenne gelido. 
- Solo se anche lui vuole farlo e lo sa fare. Non è detto che sia il suo tipo di Percezione. 
Zoro inarcò le sopracciglia comprendendo il messaggio fra le righe, meravigliato di cosa gli stava dicendo. 
- Quindi io e te abbiamo davvero un legame speciale? Abbiamo la stessa Percezione e riusciamo a comunicare in questo modo perché lo vogliamo tutti e due? 
- Non basta volerlo, per riuscirci. Servono molte cose. 
- Il legame. La connessione. - insistette Zoro convinto di quel che diceva. A quel punto e solo lì, intravide una strana luce negli occhi di Mihawk. Bellissimi come sempre, ma adesso non più gelati. 
“Non capisco se è geloso... “ pensò al volo. 
Però quella luce ora gli stava dicendo che cercava di mascherarsi e tenerlo lontano, ma non ci stava riuscendo. Si stava involontariamente sciogliendo. 
Quella sensazione andava e veniva, l’aveva avuta diverse volte in sua compagnia. 
Stava succedendo qualcosa a Mihawk, qualcosa che non voleva e che non era previsto. 
Si stava legando a lui.
Zoro ne fu sicuro, ma non era così idiota da dirglielo. Si tenne per sé quell’intuizione chiedendosi se tanto non l’avesse sentito. 
- Non possiamo comunicare telepaticamente. Sono più dei flash, delle immagini o dei brevi messaggi che possiamo trasmettere solo se entrambi stiamo facendo la stessa cosa. Uno trasmette e l’altro cerca di percepire. 
Zoro annuì. 
- Sì, ma se non c’è una connessione speciale non è possibile. - continuò insistente. Mihawk alla fine sospirò e finì per accontentarlo ed ammetterlo. 
- Sì, serve un legame speciale che si crea con diversi fattori. Avere lo stesso genere di Percezione, per esempio. Fare la stessa cosa nello stesso momento. 
Zoro l’ascoltò capendo che non voleva fargli sapere quanto fosse proteso verso di lui, quanto fosse legato e che c’era realmente qualcosa, ma capì che stava succedendo comunque, che lo ammettesse o meno.
Quel che contava era che poteva leggergli sempre dentro anche se non voleva. 
- Ma quella cosa che fai ogni tanto. Quello schermo... 
Tornò su quell’argomento che gli interessava. 
- Devi visualizzare una stanza buia. È la stanza in cui ti chiudi quando non vuoi che nessuno arrivi a te. - spiegò infine. Zoro ascoltò con attenzione rimanendo sempre nella posizione sul fianco rivolto verso di lui, le mani in mezzo senza toccarlo, quella di Mihawk gli carezzava il fianco.
Si rendeva conto di essere speciale per lui, ma fino a quel momento aveva pensato di essere come un cane, per lui. Il suo tenero e fedele cagnolino da compagnia, o qualcosa di simile. Specie all’inizio si era sentito come una bestia da addomesticare che infine era stata sottomessa, ma ora iniziava a sentirsi qualcos’altro. Lo percepiva come cercava sempre il contatto con lui, come a mettere in chiaro o ricordargli a chi apparteneva, che era diverso, che non era alla stessa stregua di nessun altro. 
- La Percezione non consiste anche nel sentire gli altri anche a loro insaputa? Per esempio le mosse del nemico o la sua posizione quando lo cerchi? 
L’aveva sempre vista così.
- Principalmente si usa per quello, ma è un uso abbastanza superficiale. Se ti impadronisci di quell’haki in modo totale e profondo puoi riuscire a fare cose incredibili. Quando prenderai la rotta finale del Nuovo Mondo, incontrerai gente potente che sicuramente userà la Percezione in modo che nemmeno immagini. Solo allora capirai di cosa parlo. 
Zoro bevve tutte le sue parole non avendone mai abbastanza. Sperò che continuasse tutta la notte, ma non aveva più domande. Aveva capito grossomodo cosa doveva fare per schermarsi e ci avrebbe provato, per il resto avrebbe continuato a penetrarlo anche contro la sua volontà visto che di base l’haki della Percezione serviva a quello. Specie una volta che sarebbe tornato dagli altri e che il loro viaggio sarebbe ripreso. Sapeva che doveva essere in grado di percepire le intenzioni e la collocazione dei nemici anche contro la loro volontà. Farlo con Mihawk quando era disposto e voleva farsi sentire apposta per dargli un ordine era un conto, ma era ormai facile e non aveva senso. 
- Non facilitarmi più. - disse infine seguendo quel pensiero. 

Mihawk lo guardò senza capire. 
- Lascia che sia io a percepirti senza che tu me lo permetti. Devo essere in grado di penetrare chi e come voglio, altrimenti è inutile questo haki. 
Non si stupì molto della sua richiesta e della sua voglia di usare l’haki nel contesto di una battaglia o contro dei nemici, ma che gli dicesse di aiutarlo a fare qualcosa che gli era già riuscita. 
“Non se ne è accorto. Prima quando ha sentito i miei pensieri non volevo farglieli avere, cercavo di schermarmi. Ha pensato che glieli stessi trasmettendo di mia volontà... se capisce che la nostra connessione sta già diventando così forte da non poterlo allontanare, non va bene.”
- Non mi aspettavo niente di diverso da te. - rispose invece compiaciuto. Era vero che era contento della sua volontà di migliorare, ma sperò di essere riuscito a mascherare bene lo stupore. 
Rimasero in silenzio per un po’ e Mihawk si tirò Zoro contro di sé facendolo accoccolare contro il proprio petto nudo. Il respiro caldo lo solleticò sullo sterno mentre lo cingeva col braccio. Non poteva toccargli la cicatrice in quella posizione e lo indispettiva. 
Non riuscì a rilassarsi, ma sentiva che invece Zoro preferiva quella posizione perciò non lo girò. 
Infastidito da quell’attenzione altruistica, poco prima di permettergli di addormentarsi, mormorò ricordando com’era iniziata prima in salone. 
- È vero quello che ha detto Perona? - fece di punto in bianco come se non fossero passate delle ore da quel discorso. 
Zoro aprì gli occhi e aggrottò la fronte cercando di ricordare. 
L’idea che Zoro cercasse la connessione intima con lui e che facesse di tutto per fare sesso con lui solo per essere allenato, gli si era fastidiosamente infilata nella testa anche se l’aveva messa in un angolino.
Cosa c’era di male? 
Aveva preventivato che Zoro usasse il sesso per ottenere la sola cosa che voleva, cioè la forza. Solo la forza. Non il piacere. 
Zoro poggiava il volto contro il suo petto e non poteva guardarlo in viso, con la mente si schermò con tutte le sue forze. Non sapeva se stesse funzionando o meno, non ne aveva idea, ma non intendeva fargli percepire assolutamente nulla di sé in quel momento.
Essere fisicamente nudi non contava, per lui. Contava solo tenere emotivamente lontani gli altri. Solo così poteva considerarsi veramente protetto. 
- Sono qua per allenarmi e diventare più forte, è questa la mia priorità assoluta. Ma non penso che senza la mia sottomissione sessuale tu non mi avresti allenato dopo che me l’hai promesso. 
Mihawk rimase colpito dal suo ragionamento estremamente logico e diretto ed anche semplice in un certo senso. Ma lui era così e gli piaceva anche per questo. Logico, diretto e semplice. 
- Sì, ma non contano le mie intenzioni, qua. Ti ho chiesto se stai usando il sesso per farti insegnare ogni cosa da me. - chiese più duramente di quel che avrebbe voluto.
Aveva cercato di essere indifferente. L’indifferenza era la migliore arma, ma gli era uscita troppa durezza. Così come ora lo stava stringendo troppo forte a sé. Le dita di nuovo affondavano sulla schiena, sopra le bende della medicazione che gli aveva praticato quel mattino. 
Le gambe avvolte alle sue lo strinsero maggiormente come a bloccarlo.
Zoro rimase calmo, non cercò di alzare la testa e guardarlo. Anche la sua mente si schiarì permettendogli di penetrarlo e percepirlo, se l’avesse voluto. Rimase assolutamente tranquillo. 
- La mia priorità è imparare da te la spada e diventare più forte. Ma il mio bisogno è soddisfarmi sessualmente a tal punto da non averne più. Se tu non fossi stato così desiderabile, non ci avrei mai pensato. Non mi sto prostituendo per la spada. 
Lo chiarì bene e senza mezzi termini e mentre lo diceva si sentì stupidamente meglio e sollevato. Sentiva che era sincero e si detestò per essersi scoperto in quel modo. Perché sapeva d’averlo fatto. Non commentò sperando che facesse poi finta di nulla ma Zoro dopo un po’ gli fece un’altra domanda. 
- E tu? - breve, terribile. 
- Io cosa? - come osava fargli delle domande dirette e personali? Voleva innalzare il muro ma dubitava ci sarebbe riuscito in quel momento, avvinghiato a lui e con quel desiderio di inciderselo sotto la pelle, nella carne, nelle ossa. Voleva che fosse suo per sempre, era questo che voleva. 
Zoro lo stava cambiando, ma non voleva. Tuttavia non riusciva a smettere. Non riusciva a cacciarlo e a smettere di farlo suo. Doveva toccarlo ogni secondo e desiderava sempre più lasciargli dei segni sul corpo che gli ricordassero per sempre che era suo. Assolutamente ed irrimediabilmente suo.
Nonostante la posizione, Mihawk spostò la mano sul petto e solo quando le sue dita toccarono la cicatrice diagonale, si rilassò e riprese il controllo. 
- Se non avessi acconsentito a questi giochi erotici con te e non mi fossi sottomesso, mi avresti insegnato comunque? 

Sapeva la risposta. Aveva esordito così apposta, ma voleva sentirglielo dire. Le sue intenzioni non erano in discussione, ma ben per Mihawk. Per lui lo erano. Niente era detto.
Mihawk era strano da quel giorno, anzi da quella sera. Era successo qualcosa prima sul divano e non capiva cosa fosse, ma ne era certo. Cercava di nascondergli qualcosa, ma non capiva minimamente cosa fosse. 
Adesso quelle domande. Mihawk era possessivo ed ormai non aveva dubbi, lo considerava una sua proprietà e gli stava bene, ma era anche geloso? Quello che aveva percepito era gelosia? 
- Quando ho accettato di prenderti come allievo l’ho fatto perché mi avevi colpito. Hai ingoiato il tuo smisurato orgoglio per un bene superiore, diventare forte. Non è una cosa che avrebbero fatto tutti. 
- Perciò mi avresti insegnato comunque. - ma lo sapeva. Lo sapeva perfettamente. Era solo che voleva mettere in chiaro che il loro rapporto prescindeva dal sesso che invece era solo una conseguenza, una cosa in più, un piccolo extra da cui entrambi traevano giovamento. 
- Il sesso è secondario. Meraviglioso, ma secondario. - aggiunse infatti. Mihawk finalmente spostò il capo facendosi leggermente indietro per permettergli di guardarlo. Lo sentì di nuovo aperto, la stanza buia se ne andò e lo vide bene. Leggero come un falco. 
Non sorrideva, né faceva espressioni particolari, ma lo guardava e si faceva guardare. 
- Scoprirai dei lati di te, Zoro, che nemmeno immaginavi di avere. 
Fu come una preveggenza. Zoro sentì un’ondata di calore invaderlo e non tentò di nasconderla. Sorrise eccitato ed impaziente perché sapeva che aveva ragione. Aveva sentito sin dal primo istante che quell’uomo sarebbe stato importante per lui, solo che spesso serviva il tempo ed il modo giusti affinché il destino si compisse. 
In risposta si allungò e lo baciò, poi si accoccolò meglio contro il suo collo e scivolò con le braccia intorno al suo busto assecondando quel bisogno che aveva sempre più spesso di toccarlo e abbracciarlo. 
Non si rendeva conto che non era un bisogno che proveniva da sé stesso, ma bensì da Mihawk. 
Zoro non aveva realmente idea di quanto già forte fosse la sua Percezione. 


Zoro non stava più nella pelle. Dal momento in cui aveva aperto gli occhi quel mattino, si era sentito già su di giri. 
Era saltato giù dal letto prima di Mihawk e, con un entusiasmo anomalo per i suoi canoni, l’aveva svegliato con un bacio correndo in bagno quasi saltellando. Non aveva visto il sorriso divertito e compiaciuto di Mihawk il quale sapeva perfettamente il motivo del suo entusiasmo. 
Decise di lasciarlo libero di comportarsi come meglio avrebbe creduto, un po’ per metterlo alla prova, un po’ per ritrovare l’ordine personale. 
Mihawk aveva capito che Zoro stava prendendo più piede di quel che aveva preventivato potesse fare e non voleva perché aveva la consapevolezza che chi si prendeva di più, perdeva qualcosa di sé. Il controllo, per esempio, ma anche il contegno in certi casi. Per non parlare della propria forza.
Più gli altri vedevano qualcosa di sé, più ci si indeboliva. C’era poco da fare. 
Si rendeva conto che le cose con Zoro stavano andando in una direzione imprevista poiché aveva progettato di assoggettarlo e farlo suo al punto non solo di controllarlo mentalmente, ma anche spingerlo a scegliere volontariamente di rimanere lì con lui, alla fine di quei due anni. Invece gli sembrava che sarebbe potuto succedere l’opposto. 
Ovvero che Zoro se ne sarebbe andato ugualmente, mentre lui sarebbe rimasto solo a crogiolarsi nel suo addio. 
Non poteva sentirsi così, non poteva nemmeno pensare di star male all’idea del suo futuro abbandono. Per evitare di soffrire dopo, doveva proteggersi in quel momento, nel presente, perciò decise che l’unico modo per farlo fosse allentare il legame che si era creato, di cui aveva perso il controllo. 
Mettere un muro di ghiaccio e riprendere le distanze era inutile, ci aveva provato ma in qualche modo Zoro era entrato ugualmente, perciò forse sarebbe bastato non cercare di controllarlo e sottometterlo più. Lasciarlo libero di agire e comportarsi a piacimento. Senza nessun ordine, probabilmente lui si sarebbe allontanato senza rendersene conto e tutto sarebbe stato più facile anche per lui.

Zoro ignorava totalmente lo stato d’animo di Mihawk, totalmente assorbito da quanto sapeva sarebbe successo quel giorno.
Finalmente dopo mesi avrebbe estratto ed usato le sue spade, non gli sembrava vero.
Sapeva che il percorso di Mihawk l’avrebbe portato ad avere grandi soddisfazione e non vedeva l’ora di ottenerle. 
Era assolutamente impaziente e non pensava a nient’altro al punto che non si rese conto di comportarsi come un normale ragazzo allegro che era fidanzato col proprio maestro. 
La sera prima era stato contento di stabilire che avevano un legame speciale, ma quel giorno era già un argomento archiviato. 
Doveva migliorare su ogni aspetto, ma quel che contava davvero era che quello era il giorno in cui avrebbe ripreso in mano le sue katane. Il resto era secondario. 

Quel giorno l’allenamento lo eseguirono all’esterno. 
Zoro non si preoccupò degli umandrilli, sapeva che avendoli sconfitti in quel modo avrebbero riconosciuto la sua forza e si sarebbero fatti da parte e così fu. 
Quando uscì con le sue tre spade strette in mano al seguito di Mihawk, Zoro respirò l’aria a pieni polmoni, era umida per via delle costante nubi che sorvolavano in cielo, sembrava un’eterno crepuscolo, ma non ci faceva caso. 
Stava per scoppiettare, non stava più nella pelle, non vedeva l’ora di sentire l’ordine di Mihawk sull’estrazione delle lame. 
I due uomini si allontanarono dall’ingresso principale del castello, sistemandosi in uno spiazzo poco distante dove presumeva non avrebbe rischiato di fare danni e ben lontano dal territorio degli umandrilli dove erano andati il giorno precedente.
Quando Mihawk giudicò che il posto raggiunto fosse quello ideale, attese che Zoro gli porgesse la sua totale attenzione. Per il giovane fu difficile, ma concentrandosi riuscì a dimenticare la gioia e la frenesia di quel che stava per accadere. Sicuramente doveva spiegargli in cosa consisteva la prossima fase dell’addestramento e ne era curioso, anche se avrebbe preferito prima poter estrarre le katane. 
- Da oggi passeremo alla fase successiva dell’haki dell’armatura. Si tratta di una mossa essenziale per uno spadaccino che pretende di essere forte. - il modo in cui parlava era più freddo e distaccato del solito, quasi odioso. Sembrava tirargli frecciatine, ma Zoro le ignorò concentrandosi solo sulle cose concrete. Forse stava solo testando la sua capacità di rimanere lucido senza rispondere alle provocazioni. 
Zoro sapeva di aver ampiamente superato quel genere di test e non si scompose fissando Mihawk dritto negli occhi, senza quasi nemmeno respirare. 
- Se uno spadaccino non è in grado di fare questo, può tranquillamente evitare gli scontri difficili e gli avversari forti e, a mio avviso, può anche posare le spade per sempre. - continuò duramente. Zoro capì che provocazioni a parte, era davvero la parte più essenziale in assoluto del suo addestramento. Come poteva non sapere ancora qualcosa di talmente importante? Era davvero così lontano dall’essere uno spadaccino forte? Con che diritto si era chiamato tale? Con che coraggio aveva affrontato avversari potenti? 
Zoro non lo interruppe e Mihawk dopo una breve pausa ad effetto, chiuse gli occhi e mise la mano sull’elsa del proprio spadone gigante. 
- Faccio prima a mostrarti di cosa si tratta che a spiegartelo. 
Zoro sgranò gli occhi sentendo subito il cuore accelerare, realizzando che se fino a quel momento si era sentito impaziente, ora lo era molto di più. 
Fino a quel momento Mihawk non aveva assolutamente mai estratto la sua spada ed era una cosa che ricordava gli aveva arrecato enorme emozione quando l’aveva fatto durante il loro primo a unico scontro. 
La lama che gli aveva lasciato quel segno indelebile sul petto, quello che gli avrebbe per sempre ricordato la propria debolezza ed inferiorità. Il proprio fallimento. 
Quando fu fuori dal suo fodero posto sulla schiena, Zoro non respirava più.
Mihawk la strinse con entrambe le mani davanti a sé e puntò gli occhi dorati sui suoi, Zoro attento, concentrato e serio. Faticava a contenere il proprio cuore che scalpitava, si sentiva preda di una frenesia diversa da prima, quella di combatterlo lì e subito. 
Capì all’istante che l’aveva fatto apposta, l’aveva estratta non per dimostrargli la capacità che voleva imparasse, ma per testare ancora una volta la sua concentrazione. 
Zoro voleva farlo.
Lo voleva con tutto sé stesso. Ogni parte del proprio essere gridava come un matto per andargli contro, ma non estrasse le sue spade perché il suo maestro non glielo aveva ancora permesso. 
Così lo guardò, le pupille cariche di eccitazione e desiderio, il cuore in gola che correva come un matto ed il fiato sempre più corto. 
Ma non si mosse. Tese tutti i muscoli e senza proferire parola, attese. 
Dopo un tempo sospettosamente lungo, Mihawk si disse quasi soddisfatto del suo controllo. 
Posò gli occhi sulla lama, prese un respiro profondo e dopo aver trasformato entrambi gli arti in Armatura, passò la stessa alla sua spada la quale venne avvolta dallo stesso haki che fino a quel momento era stato esclusivamente sulle braccia e sulle mani.
Zoro spalancò gli occhi stupito vedendo la lama brillare di un’aura oscura e potente e capì che nonostante la sua spada fosse già estremamente forte di per sé, e a testimoniarlo era la lama nera, ora lo era ancora di più e capì quanto abissale fosse il loro livello, ma soprattutto quanto lo fosse stato quel fantomatico giorno, quando si erano scontrati. 
Mihawk era realmente un falco che voleva altissimo in cielo mentre lui, quel giorno, era stato solo una rana all’interno del pozzo.
Adesso era uscito da quel pozzo e forse si era trasformato in qualche altro animale da terra, ma le ali ancora non le aveva. Solo in quel momento se ne rese conto. 
Ma le avrebbe avute.
Lui quelle ali le avrebbe avute. Lo giuro a sé stesso, solennemente, e non per Kuina o Rufy, ma per sé stesso. Perché quella forza, proprio quella forza lì che gli stava davanti, quelle stesse ali erano la prima cosa che lui avesse realmente voluto unicamente per sé stesso. 
- Dovrai infondere l’haki dell’armatura nelle tue spade, solo quando ci sarai riuscito i tuoi colpi potranno penetrare qualunque nemico, corazza ed ostacolo. Se non ci riuscirai, non avrai la minima speranza. 
Una sentenza, quasi. Ma per lui fu solo una promessa. 
Come se gli dicesse che prima della sua partenza, ce l’avrebbe fatta.
Mihawk non gli aveva trasmesso alcun messaggio mentale e sembrava arroccato in quella stanza nera, ma Zoro non ebbe dubbi che dietro quelle parole apparentemente dure e supponenti, ci fosse quella promessa. 
Ti renderò forte fino a questo punto. 
Zoro, percependolo, si eccitò.


Note: se è vero che Zoro sta scoprendo lati di sé (ed altri ne scoprirà) che non immaginava di avere, è anche vero che Mihawk sta arrivando a livelli che non avrebbe mai pensato. È una strada a doppia corsia quella che stanno percorrendo che li porterà a cambiare entrambi. Alla prossima. Baci Akane