15. PERDERE IL CONTROLLO

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Zoro appoggiò il palmo sull’elsa di una delle sue tre spade e lentamente serrò le dita impugnandola. Quando fu ben stretta nella mano, col pollice dell’altra la fece scattare dal fodero, in seguito la sfilò.
Nel farlo emise un profondo respiro sforzandosi di controllarsi. 
Una scarica elettrica lo percorse lungo tutte le ossa facendolo tremare dall’emozione, chiuse gli occhi che gli bruciavano.
Impugnò la spada tenendola tesa davanti a sé, le gambe lievemente piegate nella tipica posa di guardia dei samurai, non perché intendesse attaccare, ma perché semplicemente così era abituato a fare.
Rimase fermo per un tempo che non quantificò, poi quando sentì il proprio sangue pulsare in maniera più accettabile, così come il cuore ed i respiri furono di nuovo più gestibili, riaprì gli occhi e vide Mihawk fermo davanti a sé in attesa, immobile a fissarlo intensamente e con interesse vivo. 
Solo dopo qualche istante si rese conto che non guardava la sua spada né le sue mani, ma qualcos’altro. Zoro si distrasse e realizzò di avere un’erezione bella evidente, ma non si scompose né si imbarazzò. Era la prima volta che gli capitava e forse anche a Mihawk di vederne una per quel motivo, ma fece un sorrisino malizioso.
- Mi sono eccitato riprendendo in mano la mia spada dopo tanto tempo. 
Mihawk tornò a sollevare gli occhi sui suoi con aria di sfida. 
- Riuscirai a concentrarti sull’Armatura, così?
Zoro si rese conto che non era una domanda sciocca né provocatoria, ma effettivamente una cruda realtà e sospirando assottigliò gli occhi mordendosi il labbro. 
- Colpa tua che mi hai lasciato a digiuno per così tanto tempo. Sono abituato a fare ore di esercizi con le spade e sono invece mesi che non me le hai fatte nemmeno estrarre. 

Mihawk lo guardò sorpreso della sua sfacciata impertinenza. L’aveva davvero accusato di qualcosa inerente l’addestramento? Il patto era stato chiaro e già una volta aveva rischiato di venire cacciato. 
- Mi sa che riprendere una spada in mano ti ha ritrasformato nella bestia selvaggia che eri. 
Aveva faticato ad addomesticarlo, ma la verità era che gli piaceva quando si lasciava andare al suo vero io. 
Zoro lo guardò sorpreso captando qualcosa di diverso in lui, era la prima volta che lo chiamava così a voce alta, sebbene nella propria mente quello fosse il suo vero soprannome. 
- Bestia selvaggia? - ripeté infatti stupito ed interessato. 
Mihawk finse indifferenza e sospirando si girò chiudendo gli occhi. Aveva già riposto la sua spada nel proprio fodero appeso sulla schiena, ma parlando se la tolse appoggiandola in parte.
- E va bene, vorrà dire che ti aiuterò a scioglierti... 
- Non mi sembra il momento, voglio allenarmi. E poi siamo all’aperto. Avresti dovuto tenermi dentro, magari facevamo una pausa speciale, ma qua fuori... 
Zoro non si sarebbe fermato se non l’avesse visto estrarre il famoso pugnale a croce appeso al collo. 
Appena si voltò con quello in mano, si fermò e gli occhi tornarono a brillare. Ricordava quanto deluso era stato la prima e unica volta che si erano scontrati, quando lui gli aveva concesso inizialmente solo quello, ma adesso sapeva quanto fosse più che sufficiente. 
- Se non chiudi la bocca ti taglio la lingua. - esordì gelido e severo. Non gli piaceva la gente che parlava troppo, ma d’altro canto vederlo così su di giri era bello perché poteva andarci giù pesante per rimetterlo in riga. E lui adorava rimettere Zoro in riga. Era da troppo tempo che era perfetto.
Zoro si zittì stupito di quell’ammonizione, rimase fermo con la sua spada stretta, l’aria sorpresa, un sopracciglio alzato.
- Lo faccio solo per scaricarti quell’inutile eccitazione o non potremo iniziare. Vediamo quanto sei migliorato da quella volta. - aggiunse poi il maestro. L’allievo fece un sorrisino ben contento, tornando ad eccitarsi come prima. L’ammonizione tagliente non era servita, ormai era in modalità caccia e supponeva che nemmeno tirare con la spada avrebbe funzionato.
Forse aveva sottovalutato il suo legame con le spade, avrebbe dovuto concedergli di esercitarsi per impedire che ora fosse così fuori controllo, ma se non avesse fatto in quel modo, non si sarebbe mai compresso.
Dopotutto avrebbero perso al massimo una mattinata, non c’erano problemi.
Erano fra l’altro usciti proprio per evitare distrazioni e tentazioni. Aveva previsto che si sarebbe eccitato nel riprendere la spada in mano, ma adesso se ne pentiva.
“Pensavo davvero che sarebbe bastato tenerlo fuori all’aperto per farlo concentrare?”
Sapeva che se fossero stati dentro al sicuro Zoro gli sarebbe già saltato addosso e per un momento si pentì amaramente d’aver cercato di impedirglielo.
“Sarebbe bello vedere se oserebbe davvero provarci.”
Non gli diede indicazioni di alcun genere e lasciandolo libero per metterlo alla prova, notò che Zoro scalpitava per scatenarsi in ogni senso. 
“Sempre magnifico.” pensò allungando il braccio con il coltello pronto a difendersi. Mise l’altro dietro la schiena e con la sua tipica posa elegante, attese. 

Zoro non stava più nella pelle, se Mihawk pensava che così si potesse calmare e scaricare, si sbagliava di grosso.
Sentiva il sangue affluire in ogni parte del proprio corpo, fuori controllo, colpa dell’idea di battersi con lui.
Forse qualche ferita in quel caso avrebbe aiutato, ma non voleva rallentare l’addestramento che aveva ardentemente atteso. 
Dopo un’attenta valutazione, estrasse anche l’altra spada optando per uno stile a due piuttosto che a tre, ben consapevole che avrebbe dovuto presto usare anche quella, ma come riscaldamento sarebbe andato bene così.
Ormai l’eccitazione era ovunque, non solo fra le proprie gambe, e non accennava a cessare. Peggiorò quando con uno scatto, dopo un respiro profondo che non l’aiutò, gli andò contro. 
Mihawk con un movimento fluido e veloce parò le sue lame trovando facilmente il punto di bloccaggio con la punta del coltello. 
Zoro dovette saltare indietro, ma non si prese tempo per riflettere, andò ad istinto e lasciandosi totalmente sopraffare dal desiderio e dalla voglia di combattere, si tuffò in quel duello di riscaldamento. 
Non aveva l’intenzione di batterlo, ferirlo o fargli vedere niente. Voleva solo sfogarsi ed usare le spade. 
Forse per un secondo aveva pensato di assecondarlo e fargli davvero vedere tutte le sue abilità, ma appena aveva iniziato si era reso conto che in realtà non gli importava, non in quel momento. Consapevole forse del fatto che tanto non era ancora ora di mettersi alla prova in quel senso, che sarebbe stato inutile e che nessuno dei due voleva delle ferite fastidiose. 
Nessuno faceva sul serio, volevano solo che scaricasse i nervi e mentre proseguivano il duello, entrambi si sentirono sopraffatti da una voglia crescente ben diversa da quella di prima. 
La frenesia della spada e del combattere scemò e rimase solo quella sessuale.
Zoro era contento come non si sentiva da molto, stava andando avanti senza pensare né al passato né al futuro, non esisteva una storia che l’aveva condotto fino a quel momento. Lì c’era solo la bellezza del duellare con le spade con uno spadaccino formidabile e non esisteva niente che potesse indispettirlo, seccarlo né altro. 
Totalmente immerso nella bellezza di quel momento fine a sé stesso senza uno scopo preciso, Zoro si fermò smettendo di attaccare capendo che non aveva senso e che non stava funzionando, anzi. Per la verità si sentiva molto più eccitato di prima.
Si morse il labbro realizzando che quello non era un allenamento vero, avrebbero potuto andare avanti tutta la giornata a tirare di spada, ma l’eccitazione non sarebbe cessata. C’era solo un modo per liberarsi di quello stato allucinato che rallentava il suo apprendimento. 
Il cervello si spense e Lasciò cadere le katane a terra, poi con un’imprecazione andò da Mihawk che aveva solo abbassato il coltello in attesa della sua mossa.
Mossa che rivelò in fretta prendendolo per il viso e avventandosi sulla sua bocca. 
Non ne poteva più, sapeva che era un pazzo a fare una cosa simile e che non doveva prendere un’iniziativa simile mentre si allenavano, ma se lo scopo di quella parentesi era calmare la sua eccitazione, quello era l’unico modo per non perdere tempo. 

Mihawk si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello per il semplice fatto che per gli approcci interpersonali Zoro aveva sempre aspettato le sue indicazioni, non aveva mai preso iniziative consapevole che lui non voleva, ma appena si ritrovò il viso stretto fra le sue mani e la sua lingua ad invadere la propria bocca, Mihawk capì che invece gli piaceva da matti. 
Quel Zoro impertinente, coraggioso e soprattutto suicida. 
Aveva rischiato gli mordesse la lingua, ma invece l’accolse e la succhiò sentendosi inondato dalla sua stessa eccitazione incontrollata. 
Zoro si premette su di lui con tutto il corpo, in particolare con il bacino e quando sentì quanto duro era ancora, capì in un’immagine mentale per nulla velata che aveva del tutto intenzione di passare il segno e fare l’impensabile. Voleva fare l’attivo.  
Per un momento Mihawk pensò di lasciarlo fare. Un momento brevissimo, ma poi si riprese. 
Era splendido. Quel Zoro selvaggio fuori controllo, coraggioso e senza spirito di auto conservazione che rischiava tutto, perfino l’addestramento. 
Sapeva che avrebbe dovuto punirlo per rimetterlo a posto, ma non riusciva a pensare di privarsi di quella parte, suo malgrado gli prese i polsi e si staccò a forza le mani dal volto e lo schiacciò violentemente contro una parete, delle rovine che circondavano la radura dove erano andati ad allenarsi.
Che li vedessero pure, pensò. Che importanza aveva? 
Da un lato c’erano degli strani animali che avrebbero imitato anche quei comportamenti umani, dall’altro c’era sicuramente Perona che interessata all’allenamento li osservava da qualche parte. 
Poteva imparare qualcosa di istruttivo. Non gliene importava. 
Ritirò la lingua e staccò la bocca per guardarlo negli occhi da quella vicinanza ubriacante. Ansimavano entrambi sia per il duello più che dignitoso considerato che nessuno dei due aveva in realtà fatto sul serio, sia per quello scoppio bollente. Era stato un bacio estremamente intenso. 
Mihawk sentiva ancora l’erezione dura del suo allievo premere contro la propria, lo bloccava col corpo che non aveva niente da invidiare a nessuno. 
Zoro tirò fuori la lingua cercando di arrivare alla sua bocca, ma Mihawk deviò ritrovando la voglia di dominarlo e sottometterlo. Rimettere in riga la bestia selvaggia. 
Il suo passatempo preferito. 
- Ti devo ricordare qual è il tuo posto? - disse altezzoso. 
Zoro non riusciva a placarsi e continuava a spingere verso di lui cercando di raggiungerlo con la bocca e liberarsi con le mani per toccarlo. 
- Sì, ti prego... - mormorò ansimante, totalmente fuori controllo. Aveva decisamente dimenticato le regole, perciò era proprio il caso di ricordargliele.
Mihawk era eccitato. 
- Mi vuoi scopare anche tu... - sussurrò Zoro impertinente sentendo quanto ora lo volesse anche lui. 
Non riusciva più a calmarsi, l’aveva lasciato libero per qualche ora ed era già fuori di sé. 
Meraviglioso. 

Mihawk aumentò la stretta dei polsi scivolando col volto sul suo collo mordendolo e succhiandolo con forza, quasi come a bere il suo sangue. Sembrava un vampiro in procinto di far sua una vittima, questo fece rabbrividire Zoro che venne attraversato da violente scariche di piacere. Ne voleva di più. 
Cercò di nuovo di sopraffarlo, ma non potendo fare molto, iniziò a strofinare il bacino muovendosi su e giù contro il suo, facendogli sentire molto meglio quanto era eccitato. In questo Mihawk indietreggiò improvvisamente e nel farlo lo strattonò con forza buttandolo volutamente a terra. 
Sembrava furioso, ma in realtà era eccitato da morire. Zoro lo guardò brevemente sorpreso e curioso, lo vide sistemarsi in piedi davanti a sé e senza dargli ordini mentali di alcun genere, disse altero e supponente: - Vediamo di rimettere la bestia selvaggia al suo posto. 
Zoro si mosse per rialzarsi, ma Mihawk gli mise un piede sulla spalla bloccandolo giù. 
- Non credo proprio. - fece con fermezza. 
Zoro venne di nuovo attraversato da un calore crescente. 
Non erano mai arrivati a quel livello e non sapeva se gli sarebbe piaciuto, ma era sempre stato al suo posto ed aveva indovinato tutto sommato bene quel che voleva.
Era la prima volta che prendeva iniziative e che lo indispettiva, ma in un attimo ricordò quel che gli aveva detto Mihawk quella notte. Che avrebbe scoperto lati di sé che non avrebbe mai immaginato.
Capì cosa intendeva mentre si eccitava a quel piede. Dispiaciuto quando lo tolse, rimase giù capendo cosa voleva. Non glielo stava dicendo o trasmettendo, ma lui lo capì lo stesso ed intuì che fosse merito dell’addestramento sulla Percezione. 
Si mise meglio carponi davanti a lui, in ginocchio nello stesso modo di quando l’aveva implorato di allenarlo la prima volta. 
Tutto era iniziato da quel gesto e intuì che gli piacesse. 
Mihawk non lo calciò né fece nulla. Rimase fermo dritto davanti a lui.
- C’è un posto preciso per te. - disse poi con un tono di comando. - E sai qual è. 
Appena lo disse, Zoro capì. Non perché glielo avesse trasmesso, ma lo sentì ugualmente in una qualche maniera. Non seppe spiegarselo, ma lui sapeva. Così si sollevò col busto solo per potersi abbassare i pantaloni e i boxer, nel farlo alzò gli occhi carichi di un desiderio incandescente. Lui era fermo lì dritto, con le braccia incrociate sul petto, in attesa. Lo sguardo da padrone, altero, saccente. 
Dopo essersi abbassato il necessario gli indumenti, Zoro si girò dandogli la schiena, infine tornò a chinarsi in avanti e lì attese trattenendo il fiato. 
- Vedo che te lo ricordi ancora qual è il tuo posto. - disse infatti compiaciuto. Sentendo che aveva indovinato senza indicazioni specifiche di alcun tipo, Zoro si sentì al settimo cielo. 

La visione che Zoro gli offrì non l’avrebbe di certo mai dimenticata. 
Era totalmente assuefatto da lui, ma era reciproco. Totalmente reciproco. 
Mihawk si aprì i pantaloni e si inginocchiò dietro di lui.
Erano all’aperto, cosa gli veniva in mente di farlo così? L’aveva portato lì proprio per evitare quello, per testare la concentrazione di Zoro ed alla fine gli era andato dietro. In tutti i sensi. 
Si mise le dita in bocca per infilarle nella sua apertura così premurosamente offerta, leccò l'altra mano e si strofinò l’erezione dura e dritta, infine prendendolo per i fianchi e senza attendere oltre, lo penetrò con una spinta decisa e violenta. 
In un solo colpo fu tutto dentro e Zoro si inarcò davanti a sé liberando un lungo gemito di sollievo. 
Era chiaro che non ce la faceva più e quella consapevolezza diede di nuovo alla testa anche a lui. 
Sottomettere la bestia lo mandava in estasi. Era bello averlo sotto il suo costante controllo, sempre docile che non usciva dai ranghi, ma era impareggiabile prenderlo dopo che si ribellava. Sperò lo facesse di più. Mentre lo pensava, iniziò a muoversi in lui andando subito forte, rendendosi conto che era il primo a non farcela più e a non potersi controllare. 
La voce di Zoro si levò nell’aria sotto quel cielo nuvoloso e mentre il vento si alzava creando tutt’intorno un’atmosfera inquietante, entrambi si abbandonarono al piacere che crebbe veloce e a dismisura. Spinta dopo spinta tutto andò presto ben oltre e quando le scariche elettriche intense li colsero, tutti e due vennero senza trattenersi in un orgasmo assolutamente liberatore. 
Mentre veniva, Mihawk si chiese chi in realtà dei due avesse veramente perso la testa. 
Dopo essere venuto, a stento si trattenne dal cadergli sopra; riuscì a rialzarsi composto, si coprì allacciandosi i pantaloni e gli andò davanti in attesa che anche Zoro si raddrizzasse. Ci mise un po’ più tempo perché a quel punto doveva essere bello che sfinito fra il duello ed il sesso. Aveva dato fondo ad un’enorme dose d’eccitazione ed adrenalina e supponeva fosse finalmente sfiancato e calmo. 
Quando si tirò su con la schiena sollevandosi i pantaloni, i suoi occhi cercarono impertinenti quelli di Mihawk, ma non c’era più l’aria di sfida di prima. Non c’era nessuna voglia folle. Adesso stava finalmente bene. 
- Non si verificherà più. Non mescolerò più sesso e addestramento. Se dovessi di nuovo perdere la testa in questo modo rinchiudimi e getta la chiave, non meriterei di essere il tuo allievo. Perdonami. 
Quel repentino cambio di modalità piacque ancor di più a Mihawk che per un momento pensò di rifarlo da capo, ma decise di premiare la sua serietà e la sua rigorosità. Sperando in cuor suo che tornasse a dargli motivi per punirlo. 
- Ricordatelo. 
Con questo gli voltò le spalle e si avviò verso il castello lasciandolo un po’ lì da solo a riprendersi. 
“Era così su di giri e carico nonostante lo scoppio di ieri col Re Conquistatore?” si chiese stupito. “In parte era colpa della lunga attesa all’uso delle spade, ma pensavo che ieri si fosse scaricato a sufficienza, fra l’haki e le due volte che abbiamo fatto sesso, non pensavo che fosse ancora così eccitato e fuori di sé. Anche duellare con me non l’ha scaricato, anzi. Credo che quello abbia contribuito a riattivarlo di più. Non che ne sia scontento, perché in realtà mi sono dannatamente divertito ad essere assalito e a rimetterlo al suo posto. In ginocchio davanti a me. Dove deve stare. E spero lo rifaccia. Ma quello che mi chiedo da un punto di vista professionale è... quanto può diventare realmente forte, quel ragazzino?”
Quella fu la prima volta che Mihawk se ne rese realmente conto. 


Zoro si vergognava della propria perdita di controllo. Guardandosi poi a mente fredda si era  reso conto di aver perso la testa come un adolescente arrapato in crisi d’astinenza e più ci pensava, meno capiva come fosse stato possibile.
Era bravo a tenersi a bada e a gestirsi, anzi, era uno dei suoi punti forte.
Probabilmente tutto si era sovrapposto diventando troppo da contenere, un po’ come il giorno prima era successo quando aveva esploso l’haki del Re Conquistatore, sempre ammesso che fosse realmente successo. 
Perdere il controllo non gli piaceva, l’arte della spada era tutta l’opposto.
Era disciplina e controllo. 
Ma lui era più interessato a Percezione e Armatura, specie perché prevedere le mosse dell’avversario e riversare l’haki nella propria arma e rinforzare i colpi, era di gran lunga più utile. 
Però dover rinunciare per tanto tempo alle sue spade e riprenderle così improvvisamente gli aveva fatto perdere la testa, a questo si era aggiunto il duellare con Mihawk, altra cosa a cui non era stato pronto, e lì era andato in cortocircuito. 
Si era comportato da bambino.
Rimase fuori da solo, in ginocchio a terra, per un bel po’ a meditare, cercando di riacquistare la calma ed il controllo. 
Aveva faticato, ma alla fine ci era riuscito dopo un’auto analisi pragmatica e severa. 
Mihawk l’aveva reso dipendente sessualmente allo stesso modo in cui lo era dalle proprie spade, le due dipendenze si erano sovrapposte e tutto era esploso.
Doveva dire, però, che anche Mihawk ci aveva messo del suo. Invece di picchiarlo o raffreddarlo, l’aveva acceso e gli era venuto dietro. In tutti i sensi. 
Probabilmente nemmeno lui riusciva più a controllare bene la situazione. 
“Che si stia davvero facendo coinvolgere?”
Non voleva peccare di presunzione e pensare di essere chissà cosa per lui, forse la sua noia era arrivata ad un punto tale che ora si aggrappava a qualunque cosa, anche sciocca ed insignificante, in grado di spezzare le sue giornate monotone e prive di interesse. 
Dubitava che potendo scegliere in condizioni normali Mihawk l’avrebbe designato come suo compagno. 
Non sapeva di preciso cosa volesse da lui o cosa provasse, sapeva che all’inizio l’aveva accettato come allievo per puro divertimento, perché si annoiava. Questo l’aveva detto chiaramente e non era in discussione. Ma poi lentamente era tutto cambiato e cresciuto, si era aggiunto il sesso e non sapeva com’era successo, non da parte di Mihawk. Certo Zoro aveva puntato a quello da subito, ma il suo maestro rimaneva un mistero, reso ora ancora più grande da quel suo inequivocabile coinvolgimento. 

Tornato nel castello poco prima di pranzo, raggiunse la sala grande dove passavano la gran parte del tempo e lanciando un’occhiata al solitario Mihawk, inarcò un sopracciglio scettico. 
Era seduto alla sua solita postazione a leggere il giornale della giornata. Lo ignorava ed era tanto meglio così. 
- Perona? - chiese curioso per un momento di come avesse vissuto il loro piccolo spettacolo osceno. 
- Non si è fatta viva. 
- Starà morendo di vergogna da qualche parte... - disse con un piccolo ghigno divertito all’idea. Subito dopo Zoro aggiunse tornando serio e distaccato: - Non mangio, glielo puoi dire se la vedi? Vorrei fare un po’ di esercizio fisico se per te va bene. 
Mihawk non alzò lo sguardo dal giornale continuando ad ignorarlo. Era chiaro che anche lui si vergognava di quanto successo e non per il fatto di essere stato sicuramente visto dalla loro coinquilina, ma perché aveva chiaramente perso il controllo. Non si era comportato da Maestro, ma da Padrone, c’era una differenza sostanziale. 
Non era stato professionale in un momento in cui avrebbe dovuto e non era stata una sua scelta. 
Zoro capì che a Mihawk stava bene riprendere un po’ le distanze. 
- Non serve che ti auto punisci, l’ho già fatto io prima. - disse solamente senza rispondere alla sua domanda. 
Zoro sospirò e scosse il capo girandosi a tre quarti verso la porta che portava al corridoio. 
Strinse la mano su una delle sue tre spade appese alla cinta. 
- Sì che serve, invece. Quello di prima per me non era una punizione. È stato troppo bello. 
Mihawk non mosse un muscolo, nemmeno gli occhi ancora fissi sulla stessa riga del giornale; quella sua immobilità parlava molto meglio di ogni movimento e segno che avrebbe potuto fare. 
- Fa quello che devi per stare di nuovo in pace con te stesso. 
Zoro annuì e chiudendosi in quella famosa stanza buia mentale per isolarsi, se ne andò. 
Raggiunse la sala dell’addestramento lieto di non imbattersi in Perona, una volta lì iniziò a fare esercizi fisici un po’ per scaricarsi ancora, un po’ per fare qualcosa. Non poteva stare fermo mentre si metteva in punizione da solo. 

Intendeva estendere la punizione anche al sesso. 
Voleva tornare nella propria camera e smettere di pensare al sesso e soprattutto di praticarlo. Non si era fermato a rifletterci su quanto quello potesse essere contro producente, poiché essendo arrivato al punto di non resistere, quando era diventato suo allievo, sicuramente tornare a privarsene non era una buona idea. 
Ma testardamente perpetrò la propria scelta.
Nel pomeriggio iniziarono in modo effettivo il famoso allenamento con l’Armatura che doveva riversare nella spada, non ebbe molto successo in quanto quella mossa era davvero difficile, ma quanto meno Zoro fu in grado di riprodurre la versione base dell’haki imparato in quei mesi. 
Il modo di rapportarsi fra loro era di nuovo serio e professionale, distaccato da parte di entrambi, come se fossero tornati indietro di mesi e lui fosse appena arrivato lì. 
Mihawk non diceva niente, si limitava ad assecondarlo e osservarlo, forse curioso di come pensava ora di muoversi. Zoro poteva provare a leggergli dentro, ma non ci provò nemmeno limitandosi ad eseguire le sue indicazioni da Maestro. Non aveva importanza cosa provasse, pensasse o volesse Mihawk. Voleva solo imparare ed eseguire. Punto. 
Il sesso l’aveva solo reso dipendente e debole. Adesso che si era scaricato per bene, vedeva la cosa con distacco e freddezza e capiva il proprio errore. 
Non poteva dire che si pentisse d’averlo fatto, anzi. Era sicuramente stato il più bello della sua vita, ma da ora doveva tornare a riprendere il totale controllo di sé. 

Concluso il pomeriggio d’allenamento con un nulla di fatto, Mihawk guardò Zoro rimanendo distaccato e sempre al di là del suo muro dietro cui si era arroccato. 
Anche lui aveva perso il controllo e si era fatto coinvolgere, ma sapeva di poterlo riprendere e che non era grave. Per lui era solo un’anomalia, ma correlata a quel ragazzino che aveva acceso il suo interesse dopo un tempo quasi infinito di noia piatta, non destava più alcuno shock.
All’inizio si era sentito strano, ora ci si stava abituando. Tuttavia era consapevole di poter gestirsi senza grossi problemi.
Quel che lo interessava, invece, era la strana reazione di Zoro. 
Si vergognava? Non poteva dirlo con certezza, visto che si era chiuso nella stanza buia e lo schermava, cosa di cui era fiero visto che l’aveva imparata bene, ma era sicuro che avesse qualcosa. Sembrava come stesse battendo in ritirata. 
Tuttavia ne ebbe certezza poi dopo cena, quando Zoro invece di mettersi con lui davanti al caminetto come di consueto, gli disse che andava in camera. Nella propria.