16. LA VERA FORZA 

mizo

La voce di Zoro appariva scostante e disciplinata, come uno scolaro che stava al proprio posto innanzi al maestro. 
Sarebbe stata una cosa piacevole se fossero stati in un contesto d’allenamento. Lì, però, era dopo cena e Zoro dopo aver aiutato una straordinariamente zitta ed imbarazzata Perona a sistemare la cucina, era andato da Mihawk e gli aveva parlato con quel tono da alunno disciplinato. 
Peccato che la comunicazione che gli diede non era per nulla accettabile. 
- Vado in camera mia. 
Non disse altro, ma Mihawk mise giù il libro e spostò lo sguardo verso il giovane che ad una distanza di sicurezza gli aveva fatto quella comunicazione di servizio.
Stava per girarsi e andarsene, quando la voce tagliente di Mihawk lo fermò. 
- Come hai detto? 
Zoro raddrizzò la testa rimanendo rivolto verso la porta, mosse solo il capo per guardarlo. 
- Vado a dormire in camera mia. Ci vediamo domani mattina.
Il giovane spadaccino non si era solo chiuso nella sua stanza buia schermandosi, si era appena messo in una prigione sotto spesse coltri di ghiaccio ed aveva gettato la chiave. Anzi, l’aveva distrutta.
Fortunatamente nessun ostacolo avrebbe impedito a Mihawk di tagliare quelle pareti dietro cui si era arroccato. 
- Perché? - chiese ancora gelido mentre la rabbia gli montava dentro.
Si vergognava al punto da scappare? Non poteva scappare, non glielo permetteva. Se sarebbe scappato avrebbe dimostrato di essere un noioso ragazzino come gli altri e Zoro non lo era. Per questo l’aveva accettato con sé.
Mihawk provò a penetrare la sua mente senza successo, quel tipo insolente era diventato straordinariamente bravo con la Percezione. Decisamente il suo haki migliore. 
Zoro sapeva di non poter interrompere la conversazione, perciò rimase davanti alla porta, ma ora non lo guardava nemmeno più, aveva addirittura girato la testa. 
I pugni stretti, i muscoli tesi, i lineamenti duri. 
- Perché non posso più mescolare le due cose. Pensavo di poterlo fare, ma non ne sono in grado. Continuando a rafforzare la relazione personale con te, sto regredendo in quanto allievo, ma per me ciò che conta di più in assoluto è imparare la spada. Non posso fare entrambe. Pensavo di poterlo fare, che mi avesse fatto bene sfogarmi sessualmente, ma evidentemente... 
Mihawk adesso vedeva meglio, ma non perché glielo stesse mostrando o lo stesse penetrando con la mente, bensì perché Zoro glielo stava spiegando. Calmo, distante, ma lo stava facendo. 
Rimase in silenzio per un po’ riflettendo su come comportarsi, sapeva che Zoro era troppo severo con sé stesso, ma era il classico tipo che non credeva alle parole degli altri. Doveva farglielo capire. Tuttavia alla sola idea di lasciare che si allontanasse per dimostrargli che rinunciare a quell’aspetto della loro convivenza sarebbe stato contro producente, lo mandava fuori di testa. 
Anzi. 
Lo faceva infuriare. 
Dopo un tempo quasi interminabile durante il quale Zoro sapeva che doveva attendere una sua risposta, Mihawk si alzò lentamente e lo raggiunse. Gli prese la spalla e lo girò verso di sé, Zoro si lasciò fare docile. 
- Tu credi di poter decidere da solo quando chiudere questa cosa fra noi? Credi di essere stato tu a volerla e ad accettarla e a sottometterti di tua spontanea volontà? - sibilò supponente e gelido, mentre tratteneva a stento la rabbia. 
Come osava? 
Come diavolo osava quel ragazzino scaricarlo a piacimento? Pensava davvero di essere lui a comandare, fra loro?
Che poteva prenderlo e farsi fare quel che voleva quando gli andava e poi semplicemente smettere?
Credeva di essere lui a comandare fra loro?
Evidentemente non era stato molto chiaro.
Perché c’erano tante cose che gli avrebbe potuto dire per fargli cambiare idea, ma non esisteva in nessun universo che dovesse convincere qualcuno a fare ciò che voleva lui. Per il semplice fatto che se era una cosa che voleva lui, allora era legge ed era il solo motivo per cui doveva essere esaudito.
Non era Zoro che comandava. Zoro eseguiva e basta. 
Punto.
Perciò no, non gli avrebbe detto che doveva cercare un equilibrio fra gli impulsi sessuali e il dovere professionale, per essere veramente forte e completo. E non gli avrebbe nemmeno detto che un uomo non era solo forza ed abilità, ma anche emozioni e desideri e che bisognava soddisfare ogni aspetto di sé per essere completi e realizzati.
Non gli avrebbe nemmeno detto che senza la compressione a cui l’aveva sottoposto per far esplodere il Re Conquistatore, non avrebbe perso il controllo in quel modo, ma che non era la fine del mondo, che succedeva a tutti.
Dannazione, stava succedendo anche a lui per la prima volta in vita sua. 
Ma no, non glielo avrebbe detto. 
Si limitò a prendergli il collo con una mano e a stringere con le sue dita lunghe.

Zoro trattenne il fiato non riuscendo più a respirare e si ritrovò spinto contro la porta. Mihawk lo stava soffocando con una mano, avrebbe potuto reagire, ma sapeva di non poterlo respingere. Poteva morire, ma non l’avrebbe ucciso. 
Però era shoccato, la verità era proprio quella.
Zoro era shoccato da quella sua reazione.
Nonostante sembrasse gelido, Mihawk era furioso. Furioso come non mai. 
Gli occhi erano due fessure dorate con scintille rosso sangue, da tanto che era intensa la rabbia che provava. 
- Come osi credere di potermi usare come ti pare e poi semplicemente scaricare perché non sai più gestirmi? Se sei così debole da non riuscirci, allora rinforzati proprio lì dove non riesci. Scappare da ciò che ti rammollisce, dal tuo punto debole, non ti aiuterà a diventare forte. 
Zoro sentiva il proprio cuore battere fortissimo. Era di nuovo eccitato, ma non voleva cedere. Doveva essere in grado di resistere, sebbene la forza mentale di Mihawk tentava di sopraffarlo per metterlo in ginocchio.
La sua mente era piena di immagini trasmesse da lui. Voleva che si piegasse sulle ginocchia e che implorasse il suo perdono e lui era così pazzo da volerlo fare e da eccitarsi all’idea. Cosa diavolo gli prendeva? Ma mentre ci pensava, le sue parole risuonarono come dei pugni dalla potenza devastante. 
“Se sono così debole da non poter gestire l’eccitazione, come penso di tornare da Rufy e stargli di nuovo vicino? Era questo che volevo scopando con Mihawk e sfogandomi sessualmente. Trovare la forza di stare con lui ed essere forte. Devo proteggere chi amo, è questo che devo fare, ma se appena lo rivedrò vorrò saltargli addosso non servirò a niente. Sarò un imbecille frustrato. Devo diventare più forte emotivamente. Ha ragione Mihawk. Se questo è il mio punto debole, ci devo lavorare e non scappare.”
La presa sul suo collo si rafforzò mentre i brividi aumentavano, sentiva le forze venirgli meno, probabilmente stava per svenire, ma avrebbe potuto respingerlo ed usare la forza per liberarsi. Tuttavia rimase lì, in balia della furia sconvolgente del suo maestro e padrone. 
Padrone. 
Pensando che Mihawk era anche questo, Zoro chiuse gli occhi e si rilassò smettendo di porre resistenza cercando di respirare e tendendo i muscoli del collo. 
Appena smise di indurirsi alla ricerca dell’aria, Mihawk mollò la presa, scivolò con la mano sul petto e lo schiacciò contro la porta per impedirgli di svenire e di cadere. 

Zoro manteneva gli occhi chiusi e a lui non andava bene, così lo schiaffeggiò prendendogli il mento fra le dita, strinse senza togliergli più l’aria. 
Quando i suoi occhi verdi furono sui propri, si avvicinò col viso al suo spingendolo col proprio corpo, poi di nuovo con quella furia gelida che l’aveva investito come un’ondata, sibilò: - Cos’è che vuoi fare tu? 
Zoro senza paura né abbassare lo sguardo, rispose roco per la voce messa a dura prova: - Voglio diventare più forte. 
Questo lo sapeva, non aveva fatto che ripeterlo. La rabbia tornò ad aumentare e affondò le unghie sulle guance dove le dita lo stringevano costringendolo a guardarlo. 
- Forte come? - sussurrò a denti stretti. Non avrebbe accettato niente di diverso dalla risposta che esigeva e fu come se Zoro gliela leggesse dentro anche se non gliela stava trasmettendo. 
- Completamente, emotivamente, fisicamente, mentalmente. Voglio dominare i miei impulsi, essere un tutt’uno con essi, qualunque essi siano, non importa quali. Voglio smetterla di lottare contro me stesso. Voglio lottare solo coi nemici. 
Fu come una preghiera, anche se non la sussurrava con voce rotta e non era in procinto di piangere. Una parte di sé, però, lo stava facendo.
Mihawk allentò la presa delle dita sul viso e smise di spingere con forza contro il suo corpo. 
Zoro era uscito dalla sua prigione e si era fatto vedere. Ciò che ora Mihawk guardava non era un ragazzo appoggiato alla porta con dei graffi sul volto e l’aria sospesa in una dimensione incerta, ma un ragazzo carico di incertezze che era stufo di fare la guerra a sé stesso, martoriato dalle ferite che si era auto inflitto e che lo facevano sanguinare molto di più che i colpi ricevuti dai nemici. 
Mihawk capì che Zoro era il peggior nemico di sé stesso e invece di spingerlo in ginocchio e sottometterlo con la forza come aveva voluto disperatamente fare, lo abbracciò prendendogli la nuca con una mano e nascondendogli il volto contro il proprio collo con fare protettivo.
Lo strinse con forza senza dire niente, colpito da quel che gli aveva mostrato e da com’era. 
Colpito così in profondità perché si era appena visto in lui. 

Zoro, sconvolto dalla sua reazione, si abbandonò al suo abbraccio pieno e sentito e mentre si rilassava contro il suo corpo, fra le sue braccia calde e forti, sotto le sue mani che lo stringevano dolci e possessive insieme, capì che c’era qualcosa dietro quel gesto.
Doveva aver visto qualcosa che non capiva, ma non si ribellò poiché doveva semplicemente smetterla di lottare sempre, ribellarsi e rivoltarsi contro tutto e tutti. 
Da quando era lì non aveva fatto altro che lottare in qualche modo con chiunque, cambiando idea sugli approcci migliori da adottare con quell’uomo. Nonostante gli avesse ripetutamente giurato di sottomettersi a lui ed eseguire e basta, ad intervalli regolari aveva cambiato idea ribellandosi. Non riusciva ad arrendersi e a sottostare, ma la doveva smettere.
Doveva proprio smetterla di battersi contro chiunque e qualunque cosa. Non era lì per combattere, era lì per imparare. 
Non imparare ad essere forte, ma bensì imparare cos’era la forza.
- Devi conoscerti nel profondo e accettarti così come sei, smettere di cercare di cambiarti. Solo quando ti sarai conosciuto ed accettato, potrai dire di essere più forte di prima. Per il resto sono tecniche di combattimento che si imparano e che ti aiutano, certo, ma la vera forza, Zoro, è essere un tutt’uno con qualsiasi parte di sé. Non combattere contro te stesso, non devi cambiare, devi solo conoscerti meglio e accettarti. 
Gli bruciarono gli occhi così forte che dovette stringerli per non piangere. Perché ora aveva voglia di farlo? Non era successa nessuna tragedia, nessuno era morto o se ne era andato. 
Andava tutto bene, andava veramente tutto bene, nella situazione complicata che stava vivendo.
Ed allora perché voleva piangere? 
Alzò le braccia e avvolse Mihawk a sua volta strisciando con le mani sulla sua schiena, verso le sue spalle, a tenerlo a sé più che mai, gli occhi chiusi, il capo abbandonato. 

Mihawk corse sul suo corpo scendendo con le mani lungo la schiena, individuato l’elastico dei pantaloni di Zoro li abbassò insieme ai boxer facendoglieli cadere ai piedi, poi lentamente ma deciso gli alzò la maglietta. Si separarono per togliergliela, i loro sguardi non si staccavano l’uno dall’altro, assorbendosi desiderosi di suggellare quell’ulteriore unione intima e profonda che era appena scattata. 
Fece un passo indietro per spogliarsi a sua volta.
Non doveva scappare da quel che provava, bensì accettarlo perché era bellissimo, ma mentre lo pensava non capiva se era qualcosa rivolto al ragazzino o a sé stesso.
Quando fu nudo, col bisogno che esplodeva e la necessità impellente di sentirlo addosso, si avventò sulla sua bocca e mentre le loro lingue si divoravano a vicenda, lo prese per i glutei e lo sollevò facendogli avvolgere le gambe intorno ai fianchi. Una volta che l’ebbe fra le braccia, lo portò al divano, l’adagiò e gli si mise sopra strofinandoglisi contro. Doveva sentirlo. Doveva sentirlo di più. Ne aveva proprio bisogno. 

Zoro gemette preda del piacere dei loro inguini che si eccitavano a vicenda, ma Mihawk sembrava avere fretta ed anche se aveva cominciato con una calma sensuale, adesso sembrava preda di una frenesia. 
Mihawk intrufolò le dita nella sua bocca e Zoro gliele succhiò, mentre lo faceva gli alzò le gambe mettendolo in posizione, poi gli sfilò le dita e le mise dentro la sua fessura. Lo forzò e lo lubrificò il necessario senza perdere troppo tempo, infine lo penetrò sbrigativo con una spinta virile e forte, quasi bisognoso di farlo più che voglioso.
Zoro capì la differenza, ma si perse rimettendo le gambe intorno ai suoi fianchi allo stesso modo delle braccia avvolte sulla testa alla ricerca di un maggior contatto. 
Proprio come Mihawk, anche Zoro ne aveva bisogno. Un disperato bisogno. E non capiva proprio perché.
Di nuovo quella voglia di piangere, sconvolto dalla strana reazione umana e dolce di Mihawk. Quando era successo?
Quando si erano legati a quel modo? 
E che nome aveva quello che c’era ora fra loro?
Perché no, non era sesso. Non era per niente solo sesso. Era qualcosa di più.
Di alto. Di elevato. 
Di sconvolgente. 
Mihawk iniziò a muoversi dentro di lui, appoggiando le mani ai lati del suo corpo, mentre ad ogni colpo affondava sempre di più.
Zoro si mosse contro di lui alla ricerca di un piacere maggiore e ben presto i loro corpi andarono in sincronia. 
I brividi li pervasero ovunque mentre lo penetrava quasi con disperazione. Sentiva Mihawk talmente tanto trasportato che Zoro se ne sconvolse e cercando il suo orecchio glielo baciò sperando di aiutarlo a stare meglio. 
Se prima era stata solo un’impressione, adesso ne aveva la certezza.
Anche Mihawk stava perdendo il controllo con lui. 

- Sono tuo. Sono ancora tuo. - gli sussurrò Zoro all’orecchio, ansimando. Mihawk non rispose limitandosi a gemere di piacere mentre aumentava la velocità e la forza delle spinte. Il piacere crebbe con la propria erezione stretta dentro di lui, le sue gambe e le sue braccia avvinghiate a sé.
Lo doveva guardare, doveva assolutamente vederlo in faccia e spostato il viso, poté finalmente osservarlo. 
Zoro era abbandonato al piacere ed era veramente lì, suo. 
Ma solo per quell’istante, quel momento. Quel periodo. 
I mesi sarebbero trascorsi e lui comunque se ne sarebbe andato.
Era suo, era vero. Ma a tempo determinato. Non per sempre. 
E lui questo non lo poteva accettare. Non l’avrebbe accettato. Perché quel ragazzino gli aveva fatto qualcosa. Aveva OSATO fargli qualcosa di cui non gli aveva dato permesso. 
Mihawk aumentò la forza delle spinte cedendo alla rabbia e alla disperazione. Fondersi in quel modo con qualcuno per la prima volta e poi doversene separare era inaccettabile. Se non voleva, non l’avrebbe fatto.
Zoro non se lo doveva nemmeno sognare di andarsene. 
Non importava niente, assolutamente niente. Se lui lo voleva, sarebbe rimasto. 
L’orgasmo scoppiò in entrambi più coinvolgente che mai e li lasciò sfiniti uno sull’altro, ancora fusi, sudati e stretti insieme. 
Mihawk tornò a strisciare col viso sul suo e solo quando trovò le sue labbra e la sua lingua, solo quando si intrecciarono, si sentì meglio. 
Le mani di Zoro corsero sulla sua schiena e sulla sua testa mentre ancora premeva su di lui. 
Rimasero così, in silenzio, a respirare cercando di riprendersi, consapevoli che era stata diversa, molto diversa dalle altre volte. 
- Dov’è che dormirai stanotte? - sussurrò sulla sua bocca. 
- Nel tuo letto. - quando Zoro rispose così, Mihawk provò sollievo. Adesso stava di nuovo bene. Turbato, ma bene.

Mihawk lo stringeva a sé come se avesse paura che gli tornasse su la malsana idea di andarsene nella propria camera, ma Zoro non si ribellò. Rimase col capo appoggiato sul suo petto, la gamba intrecciata alla sua. La mano di Mihawk sulla nuca a tenerlo a sé, con l’altra lo carezzava dolcemente sulla schiena e sul braccio. 
Era la prima volta che non si rilassava toccandogli la cicatrice ed era anche la prima volta che si mettevano così e non sul fianco. 
Zoro sentiva Mihawk diverso e capiva che cercava di tenerlo a distanza con scarsi risultati. Non riusciva a comprendere se fosse merito suo o se fosse colpa del suo Maestro, suo malgrado si beò di quel momento.
Erano stati complessivamente due giorni impegnativi, avevano fatto sesso un sacco dopo mesi di astinenza intervallati solo da qualche bell’orgasmo concesso unicamente per tenersi buoni. 
Ma ora era stata una vera e propria esplosione in molti sensi, non solo per l’haki del Re Conquistatore. 
Zoro era sfinito, fisicamente ma anche mentalmente ed emotivamente.
Si sentiva passato sotto un tritacarne nonostante gli allenamenti di quei due giorni si fossero allentati. Probabilmente fare sesso con quell’intensità due volte al giorno non era una passeggiata, specie per chi di fatto non vi era minimamente abituato. 
Sentire i battiti regolari e calmi del suo cuore perché era lì che la sua guancia ed il suo orecchio appoggiavano, era rilassante. 
Zoro voleva chiedergli come si sentiva perché aveva l’impressione che Mihawk non stesse bene, che gli stesse capitando qualcosa, ma sapeva che non avrebbe risposto e comunque sarebbe uscito dalle righe ed era ora di smetterla. 
Ripensò invece a quel che gli aveva detto sull’equilibrio ed infine sul smettere di lottare contro sé stessi. 
- Sono così lontano da ciò che voglio essere... - mormorò arrendendosi al proprio stato d’animo sconfortato. Gli sembrava di non essere minimamente migliorato sotto nessun punto di vista e non voleva essere consolato, ma dopotutto lui era il suo maestro. A chi doveva dire quelle cose se non a lui? 
Forse, però, non le diceva a lui solo per quello. Forse gliele confidava perché era anche qualcos’altro oltre che il suo maestro.
Mihawk lo stava aiutando a conoscersi e scoprirsi ed in effetti stava succedendo, solo che non aveva capito quanto sconvolgente sarebbe potuto essere. 
Lottava contro sé stesso? Davvero? 

Mihawk sorpreso della sua apertura, fu lieto che smettesse di chiudersi dentro quella stanza buia. Dopo che aveva imparato a schermarsi non aveva fatto altro che farlo, ma adesso finalmente era fuori. Non gli trasmetteva nulla, ma gli permetteva di leggerlo e percepirlo se lo voleva. 
Oltre a quello, adesso parlava di quel che lo turbava. 
“Diventerai la versione migliore di me”, pensò evitando di dirlo ad alta voce. 
- Non devi soffocare i tuoi sentimenti e le tue emozioni, devi diventare un tutt’uno con loro. Ogni impulso, desiderio, qualsiasi cosa tu provi o vuoi, non la devi soffocare o controllare. I tuoi sentimenti sono la tua forza, Zoro. 
Zoro tentò di sollevare il capo dal suo collo per guardarlo, era sorpreso e anche perché ma non glielo permise costringendolo con un po’ di forza a rimanere fermo. 
- Detto da te è strano. Scusa se te lo dico. - Zoro parlò con impulso rimediando subito dopo. 
- Lo vedi? Parlo di questo. In te c’è sempre una lotta fra quello che vuoi fare istintivamente e quello che la ragione ti impone perché credi sia meglio. Lottare con sé stessi ti fa solo perdere tempo e forze. - Mihawk tentò di manipolare la conversazione sapendo dove Zoro voleva spostarla. L’ascoltò e rimase in silenzio pensando alle sue parole per poi riprendere. 
- Ma tu sei uno che ha fatto della totale mancanza dei sentimenti e delle emozioni la sua forza. Come puoi dirmi che i miei sentimenti, le mie emozioni ed i miei impulsi sono la mia? 
Zoro aveva preso il punto, lo sapeva. 
Mihawk capì che non avrebbe mollato la presa e voleva tornare a comandarlo e costringerlo a fare quel che voleva, in quel caso a starsene zitto, suo malgrado premiò il suo coraggio nel seguire ciò che desiderava sapere e dire. 
- Ognuno ha la sua forza perché siamo fatti in modo diverso. Io non provavo niente e mi sono rinforzato così, ma tu provi. Provi tanto. Costantemente. Non come provano gli altri, ma provi. Devi seguire ciò che senti. 
- Adesso sono solo preda del caos e non so cosa provo. So solo che voglio diventare più forte per proteggere il mio capitano. 
Quando lo disse Mihawk aumentò la forza con cui lo stringeva a sé, non se ne rese conto. Ogni volta che nominava Cappello di Paglia si irritava. Casualmente quel ragazzino era il centro anche del mondo di Shanks, l’unico altro essere sulla faccia della Terra che Mihawk considerasse qualcosa. 
Un giorno l’avrebbe ucciso.
- Quando non vedi, basta aggrapparsi a chi invece ci vede bene. Deve essere qualcuno di cui ti fidi in modo assoluto. Poi quando ti ritroverai fuori da quel caos e vedrai da solo, camminerai per conto tuo. 
Non era uno particolarmente filosofico ma era molto acculturato, in tutta la sua vita non aveva fatto altro che leggere e combattere con la spada. Tutto ciò che aveva fatto era stato cercare qualcosa di degno ed interessante e quando aveva visto che non esisteva, si era arreso ed aveva smesso di cercare.
Fino a quel momento. All’arrivo di Zoro nella sua vita. 
Eccola lì quella cosa interessante. 
- Per il momento mi aggrapperò a te, posso? 
Mihawk spalancò gli occhi colto alla sprovvista da quella strana dichiarazione. Non era niente di sentimentale, ma era veramente molto profonda e fu lieto di tenerlo giù contro di sé ed impedirgli di mostrarsi a lui. 
- Sono il tuo Maestro, è uno dei miei compiti. 
- Mi guiderai fuori da questa nebbia? 
Mihawk strofinò le labbra e chiuse gli occhi cercando di ritrovare il controllo e quando il calore scemò e si sentì meglio, mollò la presa della mano sulla testa. Con sorpresa vide che Zoro non alzava la testa pensando che fosse un’altra delle sue prove, perciò sorrise compiaciuto. 
- Puoi baciarmi, se vuoi. - al suo permesso Zoro sollevò il capo e si mise meglio a pancia in giù, si issò su un gomito e finalmente lo guardò bene negli occhi. Rimasero così ad osservarsi un po’, con la mano di Mihawk che continuavano a carezzargli ora la schiena fino a scendere sulla curva lombare e poi sulle sue natiche più esposte in quella posizione. 
Le ferite del giorno prima erano migliorate molto, adesso rimanevano dei segni in rilievo sulla pelle non più coperta dalle bende. 

Zoro cercava di leggergli dentro, ma Mihawk ancora non glielo permetteva ed al momento era troppo stanco per forzare l’haki, così rinunciò.
Il suo maestro in quegli ultimi giorni era strano, viveva per bandire i sentimenti e le emozioni, ma c’erano certe volte in cui gli sembrava perdesse il controllo con lui e prima mentre avevano fatto l’amore in sala, gli era sembrato decisamente che fosse coinvolto. Molto coinvolto. 
Si sentiva speciale per lui, non solo l’elemento di interesse in grado di spezzare la sua monotonia e divertirlo, ma non poteva certo dirglielo apertamente ed esprimere questi dubbi. Doveva capirlo da solo, faceva parte del proprio addestramento all’haki.
Continuava a non vedere l’enorme miglioramento che aveva avuto in ogni aspetto, specie perché non si rendeva conto che spesso percepiva Mihawk contro la sua volontà. Si vedeva sempre troppo indietro, ma si fidava di lui e sapeva che sarebbe migliorato. 
Prima di dire qualsiasi altra cosa, si protese ulteriormente e aderì dolcemente le labbra sulle sue. Quando si intrecciarono, le lingue si incontrarono dandosi a vicenda calore e pace.  
- Pensi che migliorerò davvero? 
- Sei molto severo con te stesso e per nulla obiettivo. Lo sei già. - Mihawk non era uno vezzo a complimenti, perciò se glieli faceva doveva fidarsi. Zoro rimase sorpreso e lo guardò sentendo un moto di gioia invaderlo.
- Davvero? Ma in questi due giorni sono stato così disastroso, ho perso il controllo e... 
- Hai perso il controllo perché ti ho spinto io a perderlo. Dovevo capire se avevi il Re Conquistatore ed ho dovuto pressarti. Una volta che ti sei liberato hai perso il controllo non solo dell’haki, ma anche di te stesso e dei tuoi impulsi. È successo tutto in un colpo solo ed improvvisamente. Adesso piano piano andrà bene. 
Zoro ascoltò con attenzione, contento che finalmente gli spiegasse qualcosa da maestro, nonostante in quel momento fossero due amanti.
Osservò con attenzione il suo viso affascinante e comprese le sue parole iniziando a sentirsi meglio. 
- Vuoi dire che più cedo ai miei impulsi e voglie, meno perderò il controllo? 
- Te lo sto dicendo da tutta la sera, mi pare. - disse altezzoso Mihawk dimostrandogli che stava perdendo la poca pazienza che aveva. 
Zoro a quel punto in un’ondata inattesa di sollievo, si mise a ridere e gli scoccò un bacio su una guancia tenendogli l’altra con la mano in una gestualità totalmente spontanea. 
- Scusa, hai ragione. Allora non mi soffocherò più! Seguirò ogni impulso. A tuo rischio e pericolo! - aggiunse infine nascondendo il volto contro il suo collo, proprio sotto il suo orecchio, lì dove chiunque era più sensibile. 
- Provaci e ti metto al muro in catene. - brontolò Mihawk cercando di sembrare freddo e duro come all’inizio. Zoro rise sempre contro la sua pelle vibrando di malizia e voglia. 
- Mm, che bella prospettiva... 


Note: a questo punto siamo nel momento della svolta, stanno cambiando entrambi e non riescono a nasconderlo, lo si nota nel differente approccio uno all'altro, in questo modo nuovo di stare insieme che sta evolvendo e continuerà a cambiare. Prima era possessione, dominazione, controllo, anche quando Mihawk faceva stendere Zoro sulle sue gambe per carezzarlo o lo faceva sedere addosso nudo era un modo per possederlo, come se fosse stato il suo animale domestico, ma adesso quando lo abbraccia e lo culla è esattamente quello che è. Un abbraccio vero. Zoro è confuso da ciò che prova per il suo maestro perché lo porta a perdere il controllo; per la prima volta si interroga sul vero concetto di 'forza', primo segno di effettiva maturità. Alla prossima. Baci Akane