19. RAPPORTO ASSOLUTO

mizo

Le dita scivolavano delicatamente sulla sua schiena inarcata, Mihawk nemmeno ci faceva caso perché era concentrato sulla lettura del libro e percorreva la spina dorsale di Zoro risalendo poi sul collo e sulla nuca. Lì grattava fra i capelli corti come avrebbe fatto con un gattino e poi scendeva giù ripercorrendo senza accorgersene. 
Era rilassante per sé stesso, ma sicuramente lo era molto di più per Zoro il quale gli stava a cavalcioni addosso, completamente nudo e abbracciato a lui. Il volto nascosto nel suo collo che gli dava piegando il capo di lato, in parte per permettergli di sistemarsi contro di sé aderendo alla perfezione senza lasciare nemmeno un centimetro di aria fra loro, in parte perché così poteva leggere bene senza staccarsi. 
Quando Zoro era uscito dalla cucina e come sempre dopo che Perona se ne era andata nella sua camera, Mihawk non aveva staccato gli occhi dal libro, gli aveva solo detto con la sua solita calma di spogliarsi e mettersi sopra di lui. 
Zoro aveva eseguito senza fare domande. Si era spogliato e gli si era fermato davanti, a quel punto Mihawk non aveva smesso di leggere, aveva solo sciolto le gambe e aperto le braccia per accoglierlo su di sé e Zoro gli era salito a cavalcioni accoccolandosi contro il suo petto. Mihawk aveva accompagnato la sua testa affondando la mano sulla nuca portandosela sul proprio collo, poi aveva iniziato a carezzarlo reggendo con l’altra mano il libro e continuando a leggere. Non aveva mai smesso di farlo e Zoro non aveva fiatato, ma si era subito rilassato contro di lui.
Sapeva che non era per l’atto in sé, ovvero non era per le carezze e l’abbraccio che comunque piacevano più a lui, ma era principalmente perché era un suo ordine e a Zoro piaceva riceverne. 
Nessuno dei due interruppe il silenzio perfetto nel quale erano immersi, solo il crepitio del fuoco dove il ceppo ben grande che Mihawk aveva messo su prima, bruciava ancora con calma. 
Adorava sentirselo addosso nudo mentre lui era ancora vestito, adorava averlo così docile ed arrendevole, così obbediente. Ancor di più adorava che la sua bestia selvaggia fosse diventata il suo tenero cucciolo mite che pendeva dalle sue mani e dalle sue labbra. 
Avrebbe potuto vivere così per sempre, non gli importava più di niente, improvvisamente. Ogni aspetto della sua vita che fino a quel momento aveva contato, come la libertà e la ricerca di quel qualcosa contro la noia, un avversario forte, non gli importava più se poteva invece avere Zoro in quel modo. 
Per quanto lo riguardava le proprie mani potevano carezzare la sua schiena nuda e la sua nuca per sempre, non aveva bisogno di altro. 

Zoro era veramente molto rilassato ed ormai lo era sempre più. Non solo per il sesso regolare e gli allenamenti che andavano sempre meglio. Era qualcosa di più profondo.
Adesso aveva capito, adesso si era visto con una tale lucidità e completezza che era impossibile ingannarsi e fraintendere. 
Aveva capito come era fatto e dopo un primo momento passato a combattersi per l’imbarazzo, credendosi prima debole e poi perverso, aveva fatto pace con sé stesso. 
Si era ricordato delle parole di Mihawk sulla forza che non era modellarsi a seconda di ciò che si pensava di dover essere, bensì accettarsi e fondersi con ogni parte di sé, anche la più discutibile e diversa. 
Gli piaceva quel genere di rapporto, sottomettersi alla personalità dominante che aveva accanto, essere dominato. Ma non solo perché era una fantasia erotica, non era tutto lì.
A piacergli tanto era la libertà mentale che ne conseguiva. Non doveva perdere tempo, nemmeno un briciolo di energia, a prendere decisioni da solo di nessun tipo.
Bastava eseguire quel che il proprio padrone gli diceva e andava tutto bene. La propria testa era totalmente vuota e libera di focalizzarsi su quel che contava, come per esempio la tecnica che stava cercando di affinare o qualsiasi altra cosa, successivamente, avrebbe dovuto fare di importante. 
La prossima guerra, la prossima conquista. 
Doveva solo seguire e tutto andava bene. Non si perdeva più, non doveva passare il tempo a ritrovare la via giusta. Era tutto lì, a posto, perfetto. 
Quello era talmente rilassante e bello da lasciarlo sereno come non lo era mai stato. 
Lì, fra le sue braccia, con la mano che lo carezzava dolcemente riempiendolo di brividi di piacere, il mondo era scomparso e tutto era sfumato. 
Ogni tanto pensava a Rufy, i tempi erano quasi maturi, a breve i due anni sarebbero scaduti ed ormai aveva imparato sufficientemente bene la tecnica dell’Armatura Fluente sulle sue katane. Riusciva persino ad infonderla con la bocca nella terza spada. 
Ormai gli umandrilli non avevano più speranza con lui, nemmeno il battaglione più forte.
Rimaneva solo un avversario da affrontare, l’unico che non aveva mai combattuto realmente contro di lui.
Ripensò a quell’unica volta in quei due anni che l’aveva più o meno fatto. Era stato bello, ma più che altro una stimolazione, nulla di realmente serio. 
Da quella volta non si erano più scontrati, lui e Mihawk. Ma ormai sapeva che erano agli sgoccioli e che dovevano farlo.
Dopo quella crisi, Mihawk l’aveva sempre comandato, non gli aveva più lasciato libertà su niente, ma l’aveva sempre fatto a parole. Ripensandoci Zoro si rese conto che non usava il proprio haki della Percezione sul suo Maestro da molto tempo, infatti per trasmettergli la propria volontà non usava il suo potere mentale. 
Zoro sapeva che era un modo per proteggersi dai sentimenti che quella famosa sera aveva percepito, ma non poteva violarlo. Era suo diritto e dovere fare per sé stesso quel che riteneva meglio, anzi. Era il primo a volere che Mihawk si proteggesse. 
- Perché non mi dai più gli ordini con la mente? - chiese invece all’improvviso, realizzando di non riuscire a gestire così bene la propria bocca. 
“Se mi ordinerà di tacere lo farò, gli ho fatto una domanda sciocca. Lo so benissimo perché lo fa. Non voglio che venga fuori un argomento tanto scomodo. Non potrei assecondarlo anche se me lo ordinasse. Questa cosa non potrei farla mai.”
Non gli avrebbe mentito, ma non voleva ferirlo. Stava così bene sulle sue gambe, contro di lui, sotto la sua mano, col viso sul suo collo, gli occhi chiusi, rilassato. 
- Perché usi già molto bene il tuo haki della Percezione, non ha senso che continuiamo a comunicare così. Ma questo già lo sai, perché me lo chiedi ora dopo tanto tempo? - rispose pacifico Mihawk, il libro ancora aperto davanti al suo viso. 
- Hai messo le distanze. Parlandomi è come se mi tenessi lontano. - sapeva che era un paradosso, ma sapeva anche che era vero e che Mihawk sapeva cosa intendeva. 
Alla fine chiuse il libro e lo posò nel tavolino accanto al bracciolo, poi unì la mano all’altra nelle carezze che gli faceva sulla schiena. Scivolava ora fino alla curva delle sue natiche, ma non forzava sull’apertura, non aveva istinti sessuali quella sera. 
- E ti dispiace? - chiese dopo un po’ Mihawk. 
Zoro ci rifletté, sapeva cosa doveva dire, ma la propria bocca parlò di nuovo per conto proprio. 
- Un po’. Ma capisco perché lo fai ed è giusto. Solo che a volte mi manca quel legame speciale che si era instaurato quando comunicavamo solo con l’haki. 

Mihawk sorrise compiaciuto, consapevole che il percorso che aveva deciso di intraprendere alla fine l’avrebbe portato proprio a quello che aveva stabilito. 
Mihawk voleva Zoro, ogni parte di lui, non solo il suo corpo e la sua obbedienza, voleva anche la sua anima, la sua mente ed il suo cuore, ogni particella del suo essere ed era talmente interessante che non era per niente facile ottenere tutto di lui.
Solo diversi mesi prima se ne era accorto. Quando dopo essersi lasciato andare ai propri sentimenti aveva smesso di comandarlo e dominarlo lasciandolo libero di agire e comportarsi come voleva.
Quello era stato un esperimento ma anche un modo per proteggersi. Voleva vedere come avrebbe reagito Zoro libero da ogni comando proprio quando doveva conoscersi e scoprirsi per accettarsi e rinforzarsi. 
Non l’aveva deluso, gli aveva fatto vedere ciò che aveva atteso. 
Zoro, una volta libero, era impazzito dal nervoso spingendolo, anzi implorandolo, di tornare a comandarlo e dominarlo che era quello di cui aveva bisogno. Poiché lui, se lasciato libero, si perdeva. 
Così aveva ripreso a dominarlo anche se non era più quello che Mihawk realmente voleva. Aveva scoperto per colpa sua un lato dolce e premuroso, voleva riempirlo di attenzioni, viziarlo e trasformarlo nel centro del suo universo, ma a Zoro non gli era piaciuto e per accontentarlo era tornato a trattarlo come il suo tenero cucciolo. Un cucciolo che ogni tanto andava punito e tenuto sotto di sé con polso fermo perché tentava di trasformarsi nella bestia che era sempre stato. 
Zoro si era rilassato fino a raggiungere una sorta di serenità. Ora lo sentiva bene anche senza usare l’haki.
Il suo allievo aveva scoperto lati di sé sconvolgenti che finalmente era riuscito ad accettare e nel non combattere più inutilmente con sé stesso, stava diventando ancor più forte. Lo si era visto negli addestramenti dove ormai la tecnica che gli aveva insegnato per quei mesi era quasi del tutto appresa. 
“Non serve comandargli di rimanere con me, basta che lo lascio libero di andare. Prima o poi tornerà. Per questo sono più sereno io stesso e non ho nemmeno paura di perderlo, né sono irritato. Perché so che Zoro tornerà da me. Ora ne sono certo.”
Per tenersi qualcuno, talvolta, bisognava semplicemente togliere le catene e lasciarlo andare. 
- Come ti senti? Rilassato? Forte? 
Erano domande mirate di cui sapeva già la risposta, Zoro non parve stupirsi che cambiasse discorso senza rispondere, ovviamente non insistette e non si mosse dalla posizione che gli piaceva. 
Mihawk continuò a carezzargli la schiena dalle natiche alla nuca. 
- Molto rilassato e forte, sì. Più forte. Adesso mi conosco, so ogni cosa di me e non cerco di cambiarmi. Mi sto bene come sono. Mi sono accettato. 
Era quello che gli aveva detto di fare per diventare più forte e voleva fargli sapere che l’aveva fatto e ci era riuscito. 
- Allora il percorso che ho scelto per te è giusto. - disse solamente serafico. 
- Ormai è quasi ora. - disse poi Zoro esitante. 
- Di andartene? - Zoro annuì, Mihawk continuò a carezzarlo senza fare una piega né trasmettergli nulla, sebbene come di consueto provasse forte contrarietà nel sentirlo parlare della sua partenza.
- Pensi che sia pronto? 
- Se ti dicessi di no rimarresti? 
Non era vero che non era pronto, per la verità la forza non era una meta ma un percorso infinito. Non si era mai pronti, però sicuramente lo era più di quando era arrivato. 
- No. - ripose schietto Zoro, Mihawk sorrise divertito. 
- E allora cosa dovrei dirti? 

Zoro a quel punto si mosse raddrizzando il busto, tolse il capo da quella posizione accogliente e lo guardò facendo forza su sé stesso. Stava bene lì, sarebbe rimasto lì per sempre, ma non poteva e lo sapeva. Lì con lui fra le sue braccia e sotto la sua volontà non c’erano preoccupazioni di alcun tipo, ma era ora di raggiungere Rufy e riprendere il cammino. Non perché avesse giurato di proteggerlo e non perdere mai e poter essere il suo braccio destro degno, ma perché lo amava ancora più di ogni altra persona e non poteva abbandonarlo. 
- Dimmi se sono veramente più forte, sono pronto per il Nuovo Mondo? 
Mihawk non tradiva emozioni anche se Zoro sapeva che usando l’haki avrebbe potuto facilmente capire cosa provava, ma sapeva anche che Mihawk non voleva, così non lo violò. 
Non potendo più carezzargli la schiena in quella posizione dritta, passò a toccargli i fianchi scivolando sul davanti. Quando trovò la cicatrice gli vide una strana luce negli occhi dorati, come qualcosa che si insinuava in lui, un pensiero, un’idea. 
- Sei più pronto di prima, ma non sei ancora abbastanza forte da battermi. 
- Non combatteremo? - Zoro pensò di avergli letto quello, ma si sbagliava. 
- Se vuoi te lo dimostrerò. 
- A che punto sono con la tecnica che mi hai insegnato dell’Armatura Fluente? 
Mihawk annuì. 
- Se vuoi domani ci affronteremo così capirai a che punto sei. 
Zoro spalancò impreparato gli occhi fissandolo senza respirare, il cuore batteva fortissimo nel petto. Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile. Era quella la luce che gli aveva letto? Cosa diceva? 
Ma non usò l’haki perché Mihawk non glielo aveva permesso e non voleva e per lui era più che sufficiente per non fare qualcosa. 
Rimase al suo posto, nudo su di lui, con i suoi polpastrelli sulla cicatrice diagonale che solcava il torace, sperando in una conferma. 
- Davvero? - chiese con un filo di voce non stando più nella pelle. 
- Non pensavi ci saremmo scontrati prima della tua partenza? 
Quando lo disse di nuovo, Zoro percepì qualcosa inavvertitamente, ma non volle leggere di proposito. 
- No. Pensavo che avresti detto che tanto non ero ancora alla tua altezza e che non ne valeva la pena. 
Mihawk fece un sorrisino enigmatico dei suoi, non freddo come i primi che gli aveva rivolto ormai quasi due anni prima. 
Zoro strisciò con le mani sul suo petto. 
- Fa parte del tuo percorso di rinforzo. Per essere forte devi essere un tutt’uno con tutto te stesso e per questo devi conoscerti bene, molto bene. Pregi e difetti e soprattutto limiti. Perciò essendo io il tuo metro di misurazione, è giusto che ci battiamo di nuovo. 
Zoro si emozionò al punto che non fu più possibile trattenere l’eccitazione che si sviluppò nella sua erezione. Sentendosi caldo e pulsante, si succhiò il labbro speranzoso nell’attesa di un comando che gli desse sollievo. Non voleva forzare il sesso se il suo padrone non voleva, ma ne aveva bisogno e come ormai accadeva sempre, Mihawk gli lesse facilmente nei suoi bisogni e lo aiutò. 
Riprendendolo per i fianchi con un sorrisino divertito, lo sollevò sulle ginocchia e quando il suo inguine che si induriva a vista d’occhio fu davanti al suo volto, Mihawk scivolò con le mani sulle natiche e attirandolo prepotente a sé, aprì la bocca e si impadronì della sua erezione che splendida e grande vi entrò interamente dentro. 
Mihawk succhiò stringendo e facendo sua quella parte che gli era appartenuta completamente in quei due anni.
Zoro sapeva che andato via da lì avrebbe dovuto rinunciare ad una delle cose più belle che gli erano mai capitate, uno dei suoi massimi desideri. Sapeva anche che non avrebbe più trovato un rapporto simile con nessuno, così perverso e simbiotico in un certo senso, carico di dipendenza e cose discutibili, ma non poteva frenare il suo percorso. Era rimasto fermo lì per uno scopo preciso, per poter ricominciare. 
Adesso sapeva com’era fatto e cosa gli serviva, gli sarebbe bastato attaccarsi di nuovo a Rufy e seguirlo a qualsiasi costo e tutto sarebbe andato bene. 
“Ma questo?” si chiese mentre accompagnava la testa di Mihawk sul proprio inguine, mentre se lo divorava trasmettendogli un piacere intenso di cui ormai era dipendente.  “Come farò ad avere questo?”
L’erezione ormai era alta e dura e riempiva la bocca di Mihawk, sentì i brividi percorrerlo in ogni angolo di sé e correre tutti lì, spinse col bacino con sempre più foga, fuori controllo. 
“Come farò a vivere senza una cosa del genere?”
Zoro si tese tremando in mille spasmi carichi di un godimento intenso, venendo così nella sua bocca, lasciò che Mihawk bevesse il suo piacere accasciandosi infine su di lui, avvolgendo il suo capo con le braccia, stringendolo a sé contro il proprio addome. 
Non era solo una questione di sesso, era qualcosa di molto più forte e complesso. Era un piacere mentale portato da una simbiosi totale con un altro essere che sfociava in un sesso ben lontano da quello normale. Quello che facevano loro non era quello che facevano gli altri. 
“Non sono solo il sesso gli orgasmi ed il piacere fisico. Posso trovare qualcuno con cui farlo e sfogarmi, ma è qualcos’altro. Qualcosa di profondo e viscerale. Un affidarmi totalmente a qualcuno di cui mi fido al punto da affidargli ogni mia decisione, al punto che se mi dicesse buttati, io mi butterei.”
Ma sapeva che c’era solo una persona a parte Mihawk per cui avrebbe fatto una cosa del genere e con cui sarebbe riuscito ad ottenere una simbiosi identica. 
Pensando a Rufy, Zoro si morse il labbro forte cercando di tornare presente, non voleva che Mihawk lo sentisse, non era giusto. 
“Oltretutto con lui non avrò una cosa completa come ce l’ho ora con lui. Perciò devo prendere da Mihawk tutto quello che posso finché sono qua, perché poi so che non lo troverò sicuramente mai più con nessuno.”
- Non ti batterò, vero? - chiese Zoro cercando di riprendere il filo del discorso che aveva poi scaturito il tutto. 

Mihawk sorrise contro la pelle calda della sua pancia, la guancia era appoggiata sui suoi addominali rilassati. 
- No. 
- Ma sono migliorato? 
- Lo vedrai domani. 
Rimase di proposito enigmatico poiché sapeva perfettamente a che livello era, ma sapeva anche che Zoro continuava a pensare in ogni istante al suo capitano. 
Cercava di tenersi per sé i propri pensieri, ma quando lo faceva su Cappello di Paglia i suoi sentimenti erano così forti che glieli trasmetteva comunque. Il momento di ricongiungersi a lui era vicino e non riusciva più a trattenersi. 
Sicuramente pensava di riuscire a contenersi, ma era ben lontano dal riuscirci. 
Mihawk non strinse le dita, non affondò le unghie e non lo serrò contro di sé, nemmeno lo morse seguendo gli impulsi che aveva tutte le volte che lo percepiva pensare al suo vero amore. 
“Domani gli lascerò un segno che non gli permetterà di certo di dimenticarmi e mettermi da parte. Un segno che mi metterà di nuovo sopra ogni cosa.”
Dopo il loro primo e unico duello, Mihawk l’aveva ferito profondamente risparmiandogli la vita di proposito, sentendo in lui qualcosa di interessante. Gli era piaciuto. 
Da allora era diventato l’ossessione di Zoro, si era rinforzato giurando di batterlo, era diventato la sua massima priorità fino a che, ritrovatisi nella sua isola in quel modo anomalo, non l’aveva visto mettere da parte la sua enorme voglia di batterlo per mettere al primo posto il bene del suo capitano. Aveva implorato lui, la sua massima aspirazione, di addestrarlo. 
Come aveva potuto spodestarlo così per un altro?
Evidentemente un segno sul corpo non era abbastanza e comunque non era sufficientemente indimenticabile. 
Mihawk sollevò il capo scostandosi dal suo caldo abbraccio e dal suo ventre allenato, scivolò con le labbra sui suoi pettorali, leccò la linea in rilievo della sua cicatrice e lo fece sedere di nuovo sulle proprie gambe come prima. Una volta lì gli prese il viso fra le mani e lo guardò con intensità studiandosi il posto dove avrebbe potuto essere veramente indimenticabile. 
I suoi occhi verdi erano carichi di speranza, ancora con il piacere residuo che gli aveva regalato. Glieli carezzò con le labbra prima di scendere sulla bocca e baciarlo con soddisfazione dopo aver deciso. 
Gli aveva chiesto di essere la sua guida in quei due anni per portarlo fuori dalla sua nebbia e salvarlo dalla sua debolezza per farlo diventare forte, perché lui era un cieco che da solo sbandava e si perdeva. Perciò visto che abbandonava la sua guida per attaccarsi a quella di un altro, gli avrebbe ricordato per sempre chi l’aveva condotto in quello splendido periodo che ormai era agli sgoccioli. 
Intrecciò la lingua alla sua aderendo le labbra con maggior passione, mentre le dita scivolavano sul suo occhio sinistro. 
“Il segno che ti lascerò ti spingerà non solo a ricordarmi per sempre e a mettermi al primo posto di qualsiasi priorità, ma ti farà tornare da me per vendicarti. Ti entrerò ancor di più dentro, nella pelle, nei tuoi organi, nel tuo corpo e non ti lascerò mai. Ti ricorderai di me tutte le volte che ti guarderai allo specchio, tutte le volte che osserverai il mondo circostante con la tua vista a metà. Non ti lascerò mai. E sarò qua ad aspettarti quando tornerai per vendicarti e per riprenderti il piacere assoluto che non avrai più trovato con nessun altro. Perché non lo troverai mai, quello che abbiamo ora noi qua.”


Note: il disegno che ho scelto (non mio) per rappresentare il capitolo non è precisamente il momento da me descritto, ma ci va vicino ed è bellissimo. Nella mia scena Mihawk è tutto vestito mentre Zoro è tutto nudo e sono seduti sulla poltrona, uno a cavalcioni dell'altro, tutto accoccolato. L'immagine di Zoro in quei panni mi piace da morire, oltretutto il loro rapporto è un contrasto di ciò che provano e desiderano entrambi, ma è incredibile che riescano a trovare un equilibrio e a soddisfare ognuno sé stesso senza dover far rinunciare a qualcosa all'altro. Spero che quello che ho cercato di scrivere, sia effettivamente ben reso come lo immaginavo. Ormai siamo agli sgoccioli, sta per arrivare il gran duello. Alla prossima. Baci Akane