5. L’INIZIO 

mizo

Zoro gli si era dato in un modo che aveva fatto letteralmente impazzire Mihawk.
Al punto che per un momento aveva pensato seriamente di salirgli sopra e farlo subito suo senza riserve, ma si era controllato. Era passato troppo poco dal suo arrivo lì, non poteva premiarlo così presto, perché tanto sapeva che aspettava quello da quando gli aveva detto che l’avrebbe ripagato facendo qualsiasi cosa in cambio. 
Mihawk sorvolò con lo sguardo di falco sul suo corpo adagiato accanto, le braccia aperte in abbandono, le guance rosse in un delizioso imbarazzo carico di speranza, gli occhi non osavano posarsi sui suoi come aveva sfacciatamente fatto per tutto il tempo dell’ispezione. Ora non ci riusciva e guardava di lato. 
Era meraviglioso. 
Ci aveva visto giusto, quel giorno, quando aveva deciso di risparmiargli la vita. 
Era la persona che aveva sempre aspettato. 
Si chinò dopo un tempo interminabile passato a guardarlo, infilò la mano sotto la leggera stoffa della maglietta blu e strisciò aderente sulla pelle. Dall’addome che tese per il tocco tanto atteso, fin sul torace che gli aveva appena fasciato.
Da lì rimase ad altezza della cicatrice, non gliela poteva toccare in modo diretto, ma per entrambi fu come se lo facesse. 
Avvicinò il viso al suo e quando fu a pochissimi centimetri dalle sue labbra, attese che i suoi occhi si decidessero a spostarsi sui suoi. Quando lo fece, sussurrò: - La cicatrice che ti ho lasciato io è il mio marchio. Indica che mi appartieni. Ogni volta che la vedo mi eccito da morire. 
Gli concesse più di quel che avrebbe voluto, ma lo voleva far impazzire ancora di più, costringerlo ad essere suo con ogni fibra del suo essere. 
Zoro respirava pianissimo, era totalmente ipnotizzato da lui, ma visto che Mihawk rimaneva fermo come attendesse una risposta che l’aggradasse, sollevò una mano e la posò sulla sua schiena, fra le scapole. Non lo tirò a sé, non osò farlo, ma non aveva proprio potuto stare ancora fermo. 
- Pensavi che ti avrei dimenticato dopo aver giurato di batterti? 
Mihawk gli prese il labbro inferiore fra i denti, poi glielo lasciò per rispondere rimanendogli così addosso: - Volevo darti una motivazione speciale. 
Zoro cercò di prendere il suo labbro a sua volta, ma Mihawk si ritirò impedendoglielo. Rimase su di lui con la mano sotto la maglietta, non alla ricerca di un contatto più diretto, ma semplicemente perché era suo e poteva farlo. 
- Non ti avrei mai dimenticato. - sussurrò. Mihawk venne di nuovo attraversato da un’ondata di calore. Gli succedeva sempre più spesso in sua compagnia e non era abituato. In tutta la sua vita si era sentito così poche volte e sempre con Shanks, ma con lui il rapporto era diverso, era paritario. Zoro era un altro discorso.
Zoro gli apparteneva e gli dava alla testa averlo tutto per sé in quel modo. 
- Mi fa piacere. - rispose poi premiandolo per la bella risposta, posando definitivamente le labbra sulle sue. Le intrecciò e gliele fece assaggiare. Erano così calde e morbide piene di una voglia pazzesca. Sentiva che voleva stringerlo a sé, spostarselo sopra e afferrarlo bene a piene mani, ma si obbligava a stare al suo posto, perché era lì che doveva stare. Sotto di lui, in attesa delle sue richieste e della sua volontà. 
Mihawk dopo di questo sfilò via da lui, alzandosi lentamente. 
- Aspetto il resto quando vuoi. - disse Zoro socchiudendo gli occhi e rimanendo con le braccia abbandonate sul letto. La sua erezione coperta dai pantaloni ancora pulsava insoddisfatta. Mihawk fece un sorrisino malizioso compiaciuto. 
- Non te ne pentirai. 
Zoro fece lo stesso sorrisino, totalmente consapevole. 
- Lo so. 
“Dannato ragazzino.” pensò andandosene e dirigendosi spedito nella propria camera. “Mi sta restituendo la vita, non me l’aspettavo mi facesse questo effetto. Sapevo che era speciale, ma non avevo capito quanto. Sarà dura controllarmi e lasciarlo più avanti andare.”
Con questo si chiuse nella propria stanza e si sfogò da solo infilandosi la mano nei pantaloni.
Stava proprio arrivando l’ora di smettere di fare da solo. 

Dal momento che non era ancora del tutto guarito, Mihawk il giorno successivo lo fece allenare sul rinforzo fisico. 
Essendo che era le ferite si erano ormai quasi rimarginate, lo fece iniziare con quella che ai suoi occhi era fisioterapia di recupero. 
Iniziò a fargli fare degli esercizi di rinvigorimento che aumentarono d’intensità lungo tutta la giornata, una volta che valutò fosse al limite e che le sue ferite cominciassero a risentirne, lo fece fermare per farlo meditare.
- Medita quanto vuoi. Quando hai finito lavati e vieni a mangiare, sarà ormai ora di cena. 
Con questo Mihawk se ne andò in attesa di qualche lamentela che sapeva voleva fargli. Compiaciuto però che se le tenesse per sé, fece un sorrisino chiudendo la porta della sala degli allenamenti. Sentiva il suo animo in subbuglio e totalmente contrariato dalla giornata che per lui era stata inutile. Quel genere di allenamento lo faceva anche da solo, sicuramente pensava quello. 
Però dal momento che non si esprimeva ad alta voce, andò bene così. 
Sapeva controllarsi molto bene, era meno bestia selvaggia di quel che aveva pensato all’inizio. 
Il cercare di compiacerlo per ottenere i suoi servigi sessuali lo frenava, ma dentro di sé sicuramente ribolliva. Voleva vedere quanto sarebbe resistito. 

La cena fu allietata tutta da Perona la quale durante gli allenamenti non stava molto con loro reputandoli noiosi. A volte era Mhawk stesso a mandarla via considerandola pesante e deconcentrante. Bastava darle qualche brutta risposta e trattarla male e lei se ne andava strillando insulti. 
Nelle ore dei pasti o se lui era seduto a leggere, era però impossibile avere silenzio. 
Capiva che si annoiava, ma non era lui a obbligarla a rimanere lì. 
Tuttavia, seppure con difficoltà, Mihawk ignorò Perona che parlava concentrandosi sul volto corrucciato di Zoro. Aveva il broncio per qualcosa che voleva dirgli ma sapeva di non potere. Era più spassoso il suo viso che qualunque sciocchezza stesse dicendo quella ragazza. 
Non forzò certo la confidenza e li lasciò in cucina a rassettarla e sistemare tutto insieme, come ormai di consueto, andandosene invece in salone in poltrona ad accendere il fuoco che di sera gli piaceva avere. Il castello era molto vecchio e la stagione di quell’isola era autunnale, di conseguenza la sera l’umidità salive parecchio.
Mihawk era infastidito, doveva capire come fare per avere un po’ di privacy con Zoro, non poteva averne solo nelle loro camere. Se voleva molestarlo in giro per il castello, che era suo fra l’altro, doveva poterlo fare. 
Ci stava pensando con un certo impegno mentre accendeva il fuoco nel caminetto, quando la voce di Zoro alle sue spalle lo riscosse. 
- Mihawk... - lo richiamò serio. 
Mihawk si voltò con il ferro del caminetto in mano, in attesa che la legna piccola bruciasse sufficientemente per metterci quella più grande. 
- Avete già finito? - per fortuna era solo. 
- Sì, non c’era molto... - faceva cucinare a Perona solo per farle fare qualcosa, ma di fatto non era una gran cuoca, perciò quando poteva riscaldava le porzioni avanzate del pranzo e capitava che in effetti sporcasse poco. 
- E lei dov’è? - tornò a voltarsi mettendo un altro legno già grande che iniziò a bruciare sufficientemente bene, così posò il ferro e si sedette nella poltrona prendendo il vino e versandosene nel calice posato nel tavolino piccolo accanto alla sua postazione. 
- L’ho fatta arrabbiare e se ne è andata a dormire, non ho capito bene perché. 
Mihawk lo guardò con attenzione capendo che gli nascondeva qualcosa, ma non era un problema se il risultato era proprio quello che voleva. 
Fece un’aria volutamente sollevata. 
- Grazie. - disse infatti senza vergognarsi. Zoro sogghignò capendo il motivo del ringraziamento e si avvicinò a lui e alla sua poltrona, rimanendo però in piedi. 
- Cosa posso fare? - chiese poi. Il broncio di prima sembrava svanito e Mihawk lo guardò meravigliato di quella domanda. 
- Hai pulito il castello e rassettato la cucina. Hai fatto abbastanza... - disse quasi con indifferenza prendendo in mano il giornale che non aveva ancora avuto modo di finire. 
- Oh... - fece Zoro con spontanea delusione. A quello Mihawk sollevò gli occhi e lo guardò convinto d’aver capito male, ma lui stava ancora lì con lo sguardo basso e l’aria veramente molto delusa. 
- Non sei stanco? - chiese il Maestro rimanendo col giornale aperto ma lo sguardo su di lui. Zoro si strinse nelle spalle, le mano in tasca e di nuovo quel delizioso broncio di prima, lo sguardo corrucciato fisso sul fuoco che scoppiettava piacevolmente. Il calore iniziava a sentirsi ed era l’ora della sera che preferiva. 
Specie se Perona andava a letto presto perché arrabbiata per qualcosa. 
- No... e poi non mi sembra di fare abbastanza per ripagarti. Ti ho detto che l’avrei fatto, ma... 
Mihawk pieno di piacere nel sentirlo così volenteroso di ripagarlo, e sapendo bene in cosa sperava realmente, chiuse il giornale ed indicò col capo il caminetto. 
- Bada al fuoco. - poteva chiedere ‘per favore’ ma intuiva che Zoro preferisse se gli diceva le cose senza essere gentile. 
Zoro mise un altro legno sul fuoco e lo smosse un po’ senza pensarci molto, poi Mihawk gli fece capire con un altro cenno di mettersi per terra davanti a sé, ai suoi piedi. 
Il giovane lo fece volgendosi a metà verso di lui, le gambe incrociate e l’aria indecisa, non capiva cosa volesse. Forse voleva parlare, fare un po’ di teoria. I suoi occhi erano molto espressivi mentre lo fissava interrogativo. Pur non sapendo cosa volesse, eseguiva senza discutere. 
Era proprio il tipo di allievo che preferiva. 
- Stai col tuo capitano? - chiese poi a bruciapelo. 
Zoro lo guardò spalancando gli occhi e avvampando a quella domanda. Era delizioso. 
Poteva fargli fare qualunque cosa, ma non chiedergli di questioni sentimentali. 
- No, che razza di domande sono? - dopotutto era un ragazzino. 
“Diciannove anni, eh?” si ricordò. 
- Voglio sapere certe cose sul mio allievo. - rispose criptico sorseggiando il vino. 
Zoro lo fissò assetato e capendo che voleva bere, Mihawk si ricordò di come l’aveva fatto volentieri la prima notte. 
- Tieni. - fece poi porgendogli il suo stesso calice. 
Il giovane fece per prenderlo colpito dalla gentilezza, ma lui lo tirò via prima che potesse toccarlo. Attese e quando col secondo treno Zoro capì cosa voleva, abbassò la mano e sollevò il capo verso di lui. Mihawk aprì le gambe e si protese, infine quando Zoro aprì le labbra pronte a ricevere il vino, lui gli accostò il calice e con delicatezza gli versò del vino all’interno permettendogli di bere.
Era di nuovo eccitato e sicuramente anche lui lo era. 
Non avevano parlato di cosa intendeva fare di lui al di fuori degli addestramenti con la spada, ma ormai era chiaro che c’era qualcosa ed era anche chiaro, adesso, di cosa si trattava. 
Zoro non era stupido. Forse un po’ ottuso in certe cose, ma non era stupido. Specie grazie al suo haki della percezione. 
Lo vide rimettersi comodo seduto sempre lì ai suoi piedi facendo attenzione a non toccare le sue gambe, tornò a concentrarsi brevemente sul fuoco mettendovi un altro legno, nel tentativo di riequilibrare imbarazzo ed eccitazione. 
- Cosa provi per lui? - chiese ancora calmo. Zoro lo guardò capendo che voleva davvero sapere cosa c’era fra lui e il suo capitano ed alla fine, seppure carico di vergogna e contrariato, rispose perché sapeva di non poter sottrarsi. 
- Lo amo. - ammise infine semplice e diretto. - Da morire. - aggiunse ancora. Poi chinò il capo guardandosi le mani strette in grembo. - Voglio dire in senso letterale. Morirei per lui. 
Quell’ammissione bruciò Mihawk. Per quanto avesse capito che provava qualcosa per lui, non aveva di certo immaginato che si trattasse di una cosa così totale e forte. Lo capì da come lo disse. Era difficile fraintendere e poi lui era così schietto e diretto che non si poteva travisare. 
Mihawk si indurì contraendo la mascella. Bevve ancora e anche se Zoro lo guardò un po’ per capire cosa pensasse, senza successo naturalmente, un po’ per volere altro vino, capì che non gliene avrebbe dato. 
L’aveva stizzito a dir poco. 
Come osava essere così sincero?
- Ma stai con lui? - chiese di nuovo, questa volta glaciale. Voleva fargli male, la rabbia stava prendendo la meglio, ma sapeva controllarsi se voleva. 
Zoro scosse il capo tornando a guardare il fuoco, non riuscendo a reggere il suo sguardo. Si sentiva a disagio, ma non si muoveva. 
- Te l’ho detto. No, non sto con lui e non ci starò mai. È il mio capitano, non posso e non voglio fare casino. Abbiamo i nostri ruoli, i nostri compiti. 
Con questo corresse il tiro e lui si sentì di nuovo meglio, sapeva che non l’aveva detto per rabbonirlo, era sincero. 
Mihawk tornò a porgergli il vino e lo fece mettendogli anche una mano sulla nuca, più gentile, per fargli capire che era soddisfatto della risposta. 

Zoro sorpreso si sentì invadere da una sensazione di gioia istintiva. Sgranò gli occhi, trattenne il fiato e raddrizzando la schiena bevve di nuovo dal calice che stava sempre nelle sue mani.
Era assurdo quel che sta succedendo.
Adesso l’aveva capito anche meglio sebbene fosse già stato chiaro. Ma ora era cristallino come quel calice. 
Sarebbe stato al suo servizio. Totale. 
Fisico e mentale. 
Eppure nonostante pensasse fosse folle, gli stava piacendo. 
Allietare quell’uomo glaciale e irraggiungibile era la cosa più shoccante e bella insieme che gli fosse mai capitata.
Ricordava il loro primo incontro quando si era scontrato con un muro di acciaio. Invalicabile. Irraggiungibile. Non l’aveva scalfito, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. 
Eppure all’ultimo invece di ucciderlo l’aveva solo ferito. A fondo. Quasi mortalmente, per la verità, ma non del tutto.
L’aveva lasciato in vita esortandolo addirittura a cercarlo e mantenere la promessa di sconfiggerlo. 
Aveva pensato a lungo a lui mettendolo al primo posto nella sua vita, ma lentamente Rufy aveva preso il suo posto diventando la priorità massima. 
Adesso però che era sospeso in quella specie di dimensione parallela dove non poteva stare con Rufy né fare niente per lui o con lui, era come vivere un’altra vita, una vita nuova. 
Non aveva scelta, doveva stare lì e fare quello. A quel punto doveva concentrarsi e trarre il massimo dalla situazione in cui era e con massimo intendeva proprio tutto. Perché sapeva che avrebbe avuto una fine e sarebbe tornato da Rufy, ma doveva farlo nelle condizioni giuste. Forte in ogni senso e soprattutto in grado di resistere a qualsiasi cosa. 
Intossicato non certo dal vino che non era nemmeno vagamente sufficiente per stordirlo, ma da come glielo dava, Zoro si succhiò le labbra quando allontanò il calice e lo guardò dal basso della sua posizione. 
- Stai male per lui? 
Zoro valutò attentamente cosa dirgli. Innanzitutto doveva essere sempre sincero, ma non voleva seccarlo. Voleva andare a letto con lui, dannazione, e lui lo sapeva, ma giocava.
Peccato che quel gioco lo stesse ubriacando e gli piacesse da matti. 
- Adesso no. - rispose sinceramente. 
Mihawk indurì di nuovo lo sguardo, lui aggiunse: - Si riprenderà. E poi questo penso dovesse servirgli, per quanto doloroso. 
Con ciò catturò l’attenzione di Mihawk che smise di volerlo di nuovo trapassare con aghi di ghiaccio. 
- In che senso? - chiese. Zoro sospirò e si appoggiò deliberatamente alle sue gambe col braccio.
Quel contatto intimo era forse troppo, ma si lasciò guidare dal suo istinto e guardando di nuovo il fuoco rispose onesto senza però interrompere quel contatto. Era bruciante. Voleva infilarsi fra le sue gambe altro che appoggiarsi sopra. 
- Il dolore della perdita. È la cosa più brutta del mondo, ma io so che purtroppo è necessario. Senza non puoi ottenere quel tipo di motivazione giusta che ti fa scalare mondi interi. 
Non ci aveva mai veramente pensato, ma era vero. 
- L’hai provato? - chiese capendo che era ovviamente così. 
Zoro tornò a guardarsi le mani sentendosi di nuovo carico di un dolore che provava tutte le volte che ne parlava. 
Annuì. 
- Da bambino. Alla ragazza a cui ho giurato di diventare lo spadaccino più forte del mondo. Era una cara amica. - specificò. 
Mihawk rimase in silenzio per un po’ permettendo al crepitio del fuoco di riempire quell’enorme ingombrante silenzio. Non voleva connettersi intimamente con lui, ma forse era quello che aveva cercato di fare Mihawk parlando di quelle cose. Non poteva di certo opporsi. 
Con sorpresa, proprio mentre stava ancora pensando a Kuina, la mano di Mihawk tornò a posarsi sulla nuca, quando sollevò gli occhi si ritrovò il calice alle labbra. Bevve ancora e quando smise, la sua mano rimase lì a giocherellare coi capelli corti, scendendo infine sui tre orecchini che pendevano al lobo. 
Zoro era pieno di brividi di piacere e la sua erezione pulsava ancora. Forse si vedeva, ma in ogni caso non poteva di certo farci nulla. Di sicuro non si sarebbe mosso. 
- Toccati se vuoi farlo. - disse cogliendolo di nuovo di sorpresa. 
Zoro lo guardò di scatto trattenendo il fiato, sconvolto. Doveva passare davvero quel limite?
Poi capì, guardandolo negli occhi dal basso, che gli era seduto ai piedi e appoggiava alle sue gambe ed era tutto così intimo e strano che era ovvio. Tutto quello era solo il naturale seguito di quanto successo all’ispezione.
In quel breve lasso di tempo capì che avrebbe superato ogni limite scoprendo un sé stesso che l’avrebbe shoccato, ma anche aiutato a crescere e diventare uomo. 
Mihawk mosse l’altra mano sulla cinta e se l’aprì strofinandosi da sopra. 
La camicia finiva all’interno dei pantaloni ma era quasi del tutto aperta come sempre in quel suo stile così lascivo e spettacolare. 
I suoi occhi glielo stavano comandando, ma in realtà stava testando. Voleva capire fino a dove sarebbe arrivato per lui.
Lì Zoro decise di non mettersi freni e andare fino in fondo.
Si infilò la mano nei pantaloni e si tirò fuori la propria erezione, masturbandosi davanti a lui. 
Gli occhi di Mihawk brillarono ancor più dorati e famelici trasformandosi in quelli di un predatore più che mai. Si puntarono sulla sua mano che si muoveva senza vergogna sul suo membro sempre più duro. 
Più lui lo guardava, più si eccitava. Zoro scese con lo sguardo sul suo inguine che si stava stuzzicando ancora attraverso la stoffa e lo vide ancora più grosso. Aveva una gran voglia anche lui, ma non capiva perché non lo facesse. 
Sapeva di non poter prendere l’iniziativa, era certo che con lui non potesse prenderla. 
Lo stava ancora testando per capire quanto controllo avesse e quanto fosse importante per lui compiacerlo. Se avesse fatto quel che voleva di sua iniziativa, l’avrebbe deluso. 
Non poteva permetterlo ed anche se voleva aprire del tutto quella patta e sparire lì in mezzo col viso, lo vide muoversi e strisciare in avanti nella seduta della poltrona, spalancare le gambe e infilarlo in mezzo. Infine gli voltò il mento con due dita e aprendosi da solo la cerniera, si tirò fuori l’erezione dura e gonfia. 
Prima di poggiargliela sulle labbra, gli carezzò la testa come a dargli il permesso.
Solo lì, con un’ondata di compiacimento che era all’ennesima potenza rispetto a quando prima gli aveva ridato il vino dopo averlo scocciato nel dire che amava Rufy, aprì felice ed eccitato la bocca, tirò fuori la lingua e accolse la punta del suo membro che non aspettava altro. 
Lo leccò mentre continuava a muovere la mano su di sé.
Era caldo e solido ed era il suo. 
Il resto non contava. 
Le dita di Mihawk scivolarono sulla nuca indirizzandolo meglio su di sé e quando l’ebbe tutto bene in bocca, gli disse roco: - Succhia bene. 
Non se lo fece ripetere. 
Dopo averlo assaggiato, lo fece suo.
Lo prese e lo succhiò andando con foga sempre più in fondo, fino a sentirselo premere contro la gola. Lo controllava con gli occhi per capire se gli piacesse e vedendo che finalmente la sua espressione controllata ed enigmatica si abbandonava al piacere e chiudeva gli occhi, Zoro provò un’ondata di piacere mentale ed interiore oltre che fisico. Aumentò i movimenti della mano che andarono sincroni con la bocca, stringendo e risucchiando il più possibile. Ben presto il ritmo divenne folle e spinto da Mihawk che non gli lasciava la nuca accompagnando ogni movimento, Zoro stava per venire, ma non voleva farlo prima di lui. Puntava gli occhi sul suo viso per leggergli ogni più piccola espressione come se fosse quella in realtà il suo premio e quando finalmente Mihawk gli venne in bocca liberando un’espressione di godimento che non avrebbe mai pensato di potergli vedere addosso, Zoro venne poco dopo. 
Profondo e liberatorio, come se il piacere esplodesse da una parte interiore che non era fisica, non solo per lo meno.
Ogni parte di sé tremò mentre dopo aver lasciato la bocca, si premette sulla sua coscia incapace di resistere. 
Tremò e si scosse sconnettendosi e solo dopo un tempo che non seppe quantificare tornò in sé. Quando percepì di nuovo la mano di Mihawk a carezzargli la nuca. 
Calore. 
Quel calore sconvolgente, interiore, mentale, un calore mai provato.
“Sono già assuefatto da lui. Sarà che finora ho scopato poco e niente e il piacere fisico è sempre arrivato da solo e non è la stessa cosa. Sarà che non ne potevo più di aspettare e resistere ed ero proprio al limite.”
Si aggrappò con quel briciolo di forze che faticavano a tornargli, gli prese la camicia e lo tirò giù verso di sé mentre ancora seduto per terra si allungava come un gatto verso di lui alla ricerca del suo viso. 
Solo in un secondo momento, quando il suo cervello si riattivò a sufficienza da ricordargli che il gioco non era quello, si fermò.
Non poteva pretendere un bacio e nemmeno rubarglielo. 
Si fermò proprio col viso indirizzato verso il suo, le mani aggrappate alla camicia. Aprì gli occhi con uno scatto incerto sulla sua reazione, ma quando incrociò i suoi dorati carichi ancora di un piacere che forse aveva sorpreso anche lui, lo vide sorridere sorprendentemente morbido e chinandosi, annullò la distanza rimanente. 
Le loro labbra si trovarono e si intrecciarono, ma questa volta si aprirono e fu Mihawk a infilargli la lingua cercando la sua. 
Zoro l’accolse ben volentieri, sentendo ancora una volta un moto di gioia bruciante. 
Aveva fatto la cosa giusta, andava tutto bene. 
Dopo quel primo vero bacio che gli dava la sensazione d’aver raggiunto una bella cima, Mihawk scivolò con le labbra sul suo viso ed infine sul suo orecchio. Una volta lì, sempre con la mano sulla nuca a tenerlo a sé deciso, mormorò piano: - Dormirai con me da oggi in poi. 
Questo fu il premio più grande e sorridendo si sentì al settimo cielo. 
La felicità assoluta l’avrebbe provata quando avrebbe riabbracciato Rufy, ma quello era uno splendido meraviglioso palliativo. 
“Due anni incredibili.” 
Lo sapeva con certezza. 


Note Finali: la fan art (non mia ma del proprio autore) mi ha apertamente ispirato la scena dell'ispezione. Mi era piaciuta tantissimo ed ho fantasticato su come inserirla. Piano piano si inizia a far sul serio ed il livello via via salirà sempre più. Alla prossima. Baci Akane