6. SUBBUGLIO

mizo

Col cuore in gola e le aspettative a mille, Zoro lo seguì nella sua camera immaginandosi che avrebbero anche consumato il resto. 
Quando entrarono, Mihawk con la sua consueta calma illeggibile che a volte sembrava seducente altre solo distante anni luce, gli parlò con una tale nonchalance che sembrava gli dicesse qualcosa di ovvio: - Togliti tutto. 
Poche semplici parole. 
Zoro inghiottì a vuoto, assetato. 
Fare sesso col primo passabile in cui si imbatteva era un conto, un altro era farlo con Mihawk.
Dopo aver passato i mesi a detestarlo considerandolo il suo nemico, adesso era improvvisamente un alleato e gli si era tolta la patina smerigliata che gli impediva di vederlo com’era realmente.
Un gran bell’uomo, sexy e desiderabile. 
Oltretutto pericoloso ed imprevedibile nella sua mania di controllo. Gli dava l’idea di essere letale, sapeva che aveva una sola parola e che con lui era come camminare in punta di piedi.
Zoro non aveva mai avuto delicatezze e attenzioni per niente e nessuno in vita sua, non aveva avuto la minima disciplina, mai. Aveva sempre fatto tutto ciò che voleva, ma ora sapeva che era entrato in un campo totalmente diverso dal proprio vissuto. 
Doveva imparare la disciplina e a stare al proprio posto o Mihawk non gli avrebbe mai dato niente di quel che voleva, che non era solo l’arte della spada.
Si spogliò guardandolo mentre faceva altrettanto, anche i suoi occhi dorati erano puntati su di sé, osservava attento ed illeggibile il proprio corpo come se gli guardasse dentro.
Si sentiva destrutturato, davanti al suo sguardo, e gli dava fastidio non riuscire a fare la stessa cosa con lui, ma non poteva osare. 
Il giorno dopo forse avrebbero cominciato con la spada, era troppo eccitato all’idea. Se ci aggiungeva il sesso che stavano per fare gli tornava duro anche se aveva appena avuto uno splendido orgasmo. 
Dopo che anche il corpo di Mihawk si fu mostrato in tutta la sua perfezione ed il suo splendore di uomo maturo e ben allenato, attese che gli dicesse cosa fare.
Fremeva per prendere iniziative, ma era ugualmente bello quel sesso mentale che facevano. Non aveva mai sperimentato una cosa simile con nessuno.
Mihawk gli si avvicinò serio ed iniziò ad aprirgli le bende senza farlo sedere. 
Zoro rimase fermo ed in silenzio a farsi fare coi brividi che salivano ai suoi tocchi delicati mentre le dita agili scivolavano sulla propria pelle sensibile. Appena venne liberato anche dall’ultima fastidiosa barriera, Mihawk si mise a tastare le sue ferite molto meglio della sera precedente. 
L’uomo davanti a sé annuì senza fare particolari espressioni.
C’era di nuovo un muro fra loro, ma se l’aveva fatto venire lì dicendogli che voleva dormire con lui da ora in poi, supponeva che presto sarebbe cambiato. 
- Puoi stare senza le bende, guarirai prima così. - asserì calmo. 
Zoro fece un cenno. Non gli importava nulla delle proprie ferite. C’erano, alcune gli davano fastidio, ma non sanguinavano più. Questo gli bastava. 
Prima di farlo salire sul letto, prese di nuovo la crema alle erbe medicinali che gli aveva messo la sera prima ed iniziò a spalmarla con attenzione e parsimonia sulle ferite più rosse che rimanevano e faticavano a richiudersi. 
Quei contatti crearono in lui un piacere misto al dolore. Gli dava ancora un po’ di fastidio, ma quando gliela mise sul petto, aspettò che come la sera prima gli toccasse la cicatrice. Tuttavia parve ignorarla e Zoro rimase deluso, suo malgrado non disse e non fece nulla per non indispettirlo. Forse voleva fare tutto a letto. 
Mihawk mise giù la crema per poi coprire solo quelle parti con delle medicazioni più ridotte usando dello scotch di carta ed evitando le bende grandi di prima. I brividi continuarono a torturare Zoro che nel frattempo si era risvegliato bene nelle parti basse come prima non fosse successo niente. Imprecò fra sé e sé iniziando ad innervosirsi nella fatica per il stare fermo. Voleva saltargli addosso, altro che aspettare buono.
Per fortuna Mihawk finì anche quella pratica medica e gli indicò  il letto con un gesto lieve del capo. Il cuore di Zoro accelerò facendogli pulsare l’inguine sempre più, ma si limitò a stendersi da un lato facendogli posto, mentre lo faceva Mihawk spense la luce della camera lasciandoli al buio completo. 
Zoro trattenne il fiato in quella breve cecità, non sapendo cosa aspettarsi. Sapeva che stava per arrivare e si aspettava che avrebbe iniziato a leccarlo e baciarlo. Aspettava le sue carezze, il suo corpo forte contro il proprio. Aspettava e fremeva, la pelle si scaldava, il cuore dirompeva. Era di nuovo eccitato da matti.
Finalmente Mihawk lo raggiunse e si stese con lui, prese le lenzuola e le tirò su fino alla  vita lasciando comunque scoperta la gran parte dei loro corpi.
Zoro si sforzava di respirare piano per non ansimare come uno sciocco e mantenere il più silenzio possibile.
Voltò il capo dove percepiva la sua presenza in attesa che lo toccasse, si aspettava la sua bocca addosso. 
Lo sentì sistemarsi sul fianco, il cuore aumentò vertiginosamente i battiti, poi la sua mano strisciò sicura sul suo addome facendolo sussultare; giunse sull’altro lato rispetto a dove era lui e una volta che l'ebbe afferrato, lo costrinse a girarsi facendolo mettere con la schiena contro il suo petto.
Mihawk si sistemò dietro come una seconda pelle od un abito che calzava a pennello, senza dire mezza parola né baciarlo, sempre con quel muro fra loro che contrastava totalmente con la posizione possessiva con cui lo teneva a sé. Zoro attese ancora incredulo, senza capire, senza sapere cosa aspettarsi. Convinto che non potesse finire così la serata. 
Ma la sua mano che ancora lo teneva fermo, strisciò sui pettorali ed invece di tormentargli i capezzoli o scendere sul suo inguine, iniziò a percorrere la cicatrice grande in diagonale. 
Zoro a quello sentì il proprio cuore smettere di galoppare, il respiro si regolarizzò e si sentì inspiegabilmente rilassare. 
Sospirò lievemente scontento capendo che per quella notte non avrebbe avuto altro. Era contrariato, ma le sue dita su quella parte in rilievo e sensibile della sua pelle, lo fece finire in pace come per magia. 
Non poteva certo pretendere di capire cosa passasse per la testa di quell’uomo, ma quel che contava era che in qualche modo lo considerasse ancora suo. 
Del resto di tempo per consumare tutto il famoso pacchetto, c’era. Sicuramente era un altro dei suoi test e mentre lo pensava la mente iniziò a vagare annebbiandosi stimolato dalle sue dita sul petto che ancora giocavano con la cicatrice. 
“E se faccio male ad essere così docile ed accondiscendente? La prima volta che ci siamo visti l’ho colpito perché ho fatto quel cazzo che mi pareva. Insomma, ho cercato di ucciderlo. Dovrei ribellarmi o rischio di perdere i suoi servizi di maestro?”
In realtà gli aveva ordinato di obbedire a qualsiasi indicazione relativa all’addestramento, anche se non le capiva o non le condivideva.
Zoro sapeva che Mihawk aveva una sola parola, ma era anche enigmatico ed incomprensibile. Poteva avere qualsiasi cosa in testa e forse stando semplicemente alle sue regole perché era disposto a tutto pur di ottenere il suo sapere con la spada, oltre che il suo corpo, forse faceva peggio. 
“E se facendo così lo perdessi? Se si stufasse di me, se lo annoiassi?”
La domanda non ottenne risposta quella notte, ma macinò nel suo subconscio durante il sonno, mentre una parte di sé lo faceva sentire stupidamente felice per averlo dietro ad abbracciarlo con fare così possessivo. 
Era suo, gli diceva quella parte che lo rendeva euforico e strano, sicuramente come non era mai stato in vita sua. Era di Mihawk ed essere di uno come lui era una conquista incredibile. Tuttavia sapeva che ce n’erano molte altre che doveva compiere. Come ad esempio distruggere quel suo fastidioso muro che comunque teneva sempre fra lui e gli altri. 
Quel muro, rifletté mentre era nel dormiveglia, quel muro sarebbe stato uno dei suoi scopi in quei due anni. 
Se l’avesse buttato giù, non il suo corpo ed il sesso con lui o la sua arte della spada, il vero premio sapeva che sarebbe stato il vero Mihawk al di là di quel muro. Un premio che non avrebbe mai potuto dimenticare, se solo ci fosse arrivato.

Quello che piaceva tanto a Mihawk era proprio lo spirito ribelle che Zoro stentava a domare e che si sforzava di fare solo per lui, per compiacerlo. 
Però più gli sottostava docilmente, più gli veniva voglia di alzare il livello. Non gli stava dando filo da torcere come aveva pensato all’inizio, ma era stato proprio per quello che l’aveva preso con sé. Perché gli piacevano le sfide interessanti e Zoro era una di quelle. 
Eppure appena aveva accettato di prenderlo come allievo, qualcosa aveva fatto click in Zoro ed aveva smesso di ribellarsi ed essere bestia selvaggia. Il ragazzo si era ammaestrato immediatamente solo per il desiderio di essere il suo allievo, nonostante sentisse distintamente l’enorme voglia scalpitante di fare di più. 
Voleva saltargli addosso, per esempio, invece di aspettare i suoi comodi.
Voleva scolarsi tutte le bottiglie di vino che aveva nel castello, invece di accontentarsi dei sorsi che gli concedeva. 
Voleva combattere con le spade e distruggersi se necessario, invece di aspettare che fosse lui ad ordinargli di sfoderarle.
Ma era incredibilmente bravo a dominarsi e a sottostare e la cosa gli piaceva, però al tempo stesso lo incuriosiva.
Voleva vedere qual era il suo limite sapendo che ce l’aveva, anche se probabilmente molto più alto di chiunque altro. 
Si era inginocchiato davanti al suo nemico principale e solo perché glielo aveva indirettamente chiesto il suo capitano. Dimostrava che Zoro per dovere era disposto a qualsiasi cosa.
L’aveva sconvolto. Quel ragazzino era davvero meraviglioso. 
Quando l’aveva visto lì, ai suoi piedi dopo tutte le promesse di batterlo, aveva deciso che sarebbe stato suo. 
Poi però era scattata una sorta di intelligenza istintiva, Zoro usava il suo haki della percezione senza rendersene conto, ma glielo doveva affilare molto di più, così come gli altri due.
Li possedeva tutti e li avrebbe potuti usare a piacere, ma doveva esserne più consapevole. Doveva conoscersi alla perfezione, scoprire tutti i suoi limiti e superarli.
Quello a cui lo sottoponeva era comunque un test. Voleva vedere quanto ci avrebbe messo a ribellarsi, perché sapeva che l’avrebbe fatto.
A quel punto avrebbe usato la forza per domarlo e sottometterlo ancora. 
Lo doveva comprimere. Solo così si scatenava l’haki del Re Conquistatore. Anche se il vero esperto di quell’haki era Shanks. Lui era più bravo con quello della percezione e dell’armatura.
L’avrebbe compresso fino a che non sarebbe esploso. A quel punto avrebbe tirato fuori la frusta per rimetterlo in riga. Perché era lì che doveva comunque stare. In riga davanti a lui. Possibilmente in ginocchio. 
Mihawk all’idea di Zoro prostrato ai suoi piedi sorrise e si protese sul suo viso ancora profondamente addormentato. 
Lo baciò, ma non diede cenni di vita, aveva un sonno molto pesante. 
Staccandosi sorrise lievemente osservandolo. Poteva approfittarne se non lo sentiva. 
Scivolò con la mano sul suo corpo ora steso sulla schiena e arrivò velocemente alla sua erezione che come ogni normale mattino, era già pronta.  
Era ben dotato, il ragazzo, e non vedeva l’ora di assaggiarlo, ma si accontentò della mano per non rischiare di svegliarlo. Era presto per dargli troppo. 
Il test era appena all’inizio. 
Sentendolo crescere inevitabilmente sotto la mano che si muoveva svelta e sicura, scese con la lingua sul suo torace e leccando la cicatrice che gli aveva lasciato e che gli solcava il torace, non ebbe bisogno di toccarsi per avere il proprio piacere. 
Gli bastava carezzare quel segno in rilievo che irruvidiva la sua pelle tonica e tutto diventava splendidamente caldo, il grigio veniva sbaragliato dai colori ed ogni cosa era più interessante e piacevole. 
Prima di farlo venire, sentendolo pulsare e sospirare nel sonno, Mihawk lo lasciò in fretta e si alzò dal letto abbandonandolo come una folata di vento. 
Doveva lasciare si svegliasse solo. Quel giorno sarebbe stato duro, per Zoro. 
Doveva esserlo.
Per Zoro, ma non per sé stesso. Mihawk si chiuse in bagno e completò da solo l’opera iniziata. 
La propria giornata non iniziava così bene da molto. 
Il mondo stava assumendo colori e sfumature, era tiepido ed interessante. 
Le cose non erano più noiose e piatte. 

Zoro spalancò gli occhi come se annaspasse, prese aria a pieni polmoni e rimase sconvolto nel rendersi conto che era solo.
Aveva iniziato a sognare di avere la bocca di qualcuno addosso a fargli un lavoro davvero splendido sull’inguine, inizialmente aveva pensato fosse Rufy ma poi gli era parso potesse essere Mihawk; quando si era svegliato di soprassalto e si era ritrovato in una camera diversa da quella delle sere precedenti, e soprattutto solo, si guardò sconcertato in basso.
La propria erezione era bella dritta ed enorme, pronta per sparare. E senza nessuna mano o bocca addosso.
Si era eccitato da solo in quel modo senza nemmeno toccarsi? 
Col broncio si accontentò in fretta e furia per non perdere l’ispirazione e tornando ad afferrare l’immagine di Rufy e Mihawk che gli facevano un pompino, riuscì a venirsi addosso. Si guardò lo sperma macchiargli il petto e l’addome, mentre ansimava per il piacere che invadeva lieto tutto il corpo finalmente rilassato e soddisfatto. 
La calma mentale tornò a distendergli i nervi e si toccò gli schizzi densi e caldi con una piccola smorfia. Avrebbe preferito fossero quelli di qualcun altro e non i propri, ma almeno non aveva sporcato il letto.
A quel pensiero un lampo l’attraversò illuminandolo e ricordandogli di chi era quella camera e quel letto. 
Alzò le mani e rimase immobile con l’ansia di sporcare le sue pregiate lenzuola di seta, lo cercò sperando di non essere stato visto. 
Aveva avuto un orgasmo da solo senza il suo permesso, per di più nel suo letto. Che per fortuna non aveva sporcato. 
Quando vide che non c’era, un po’ ne rimase deluso. Ora che ricordava cos’era successo avrebbe preferito svegliarsi con lui, magari dandogli il buongiorno. Tuttavia dopo il proprio lavoretto di mano sapeva che era meglio così. 
Aveva quasi raggiunto la porta del bagno interno con l’intenzione di lavarsi in fretta prima di essere beccato, quando quella si aprì davanti al viso e per poco non gli sbatté contro.
Zoro si fermò di scatto rimanendo immobile, si ritrovò Mihawk sempre splendidamente nudo come lo ricordava dalla sera prima, ma già chiaramente lavato. 
I suoi occhi dorati di falco sorvolarono sul suo corpo ed individuarono al volo le macchie di sperma appena schizzato sul torace. Appena lo fece, si assottigliarono e si spostarono sul suo viso raggelandolo con evidente disapprovazione.
Per quanto normalmente fosse illeggibile, quello lo capì alla perfezione.
Zoro si maledì, imprecò fra sé e sé e fece una smorfia spontanea. 
Lo sapeva che non avrebbe apprezzato, tuttavia un moto di ribellione si scatenò imprevedibile. 
Dopotutto lui si era alzato senza salutarlo né toccarlo, l’aveva totalmente ignorato come se gli potesse bastare quello che era successo la sera prima ed il dormire abbracciato a lui.
Gli aveva fatto annusare un colossale sesso con lui per poi, di fatto, negarglielo.
Dormirgli abbracciato e pure nudo e poi svegliarsi da solo. 
Bella roba. 
Con questo il proprio volto da ‘ops’ passò a ‘vaffanculo’ e così senza dirgli nulla, nemmeno buongiorno, entrò in bagno al suo posto senza sprecarsi a giustificarsi o a cercare di correggere il tiro. 
Dopotutto non gli aveva detto assolutamente nulla, nessun ordine od indicazione. Gli aveva solo detto che avrebbero dormito insieme. E così era successo, infatti.
Solo quello, però. 
Perciò cosa voleva? Avrebbe dovuto specificare di non osare toccarsi né venire senza il suo permesso! 
Non è che avesse dettato delle vere regole. Aveva solo detto di fare quel che gli diceva in relazione agli addestramenti. Poi ovviamente per ripagare la sua gentilezza e le sue lezioni, Zoro gli aveva detto che avrebbe fatto qualunque cosa. E così era stato. 
Peccato che se non gli faceva richieste, non è che potesse inventarsi le cose. 
Una volta in bagno aprì l’acqua fresca della doccia e ci si mise sotto, bisognoso di calmare i bollenti spiriti e schiarirsi le idee. 
Quello che era successo le ultime notti l’aveva fatto impazzire, ma forse doveva ridimensionarsi.
Aveva fatto cose inaudite come bere dal suo calice facendosi dare il vino direttamente da lui. Aveva eseguito gli ordini che gli aveva dato facendogli un pompino e dormendo nudo con lui. 
Era stato bello, non lo poteva negare, ma forse l’aveva ipnotizzato. Non erano cose da lui.
“So che l’ho fatto per non seccarlo e spingerlo a cacciarmi, ma di fatto non è stato chiaro su niente a parte che sulle questioni delle lezioni di spada. Per cui non può pretendere io sappia cosa diavolo vuole. Non gli leggo nel pensiero. Sto andando ad intuito, ma potrei sbagliare.”
Uscì dalla doccia e si avvolse nell’asciugamano che era lì. Quando se lo mise attorno alla vita, realizzò che c’era il suo profumo addosso. Era un buon profumo intossicante. Così maschile. 
Lo annusò a fondo, poi tornò a riscuotersi prima di tornare preda della sua ipnosi. 
“Peggio per lui, poteva scoparmi stanotte invece di limitarsi a dormirmi abbracciato come se fossi solo il suo cagnolino.” 
Ripensando a come l’aveva fatto sedere per terra carezzandogli la testa e poi come l’aveva coccolato durante la notte, si vide più come un cane addomesticato. O meglio, da addomesticare.
Per un momento il calore tornò a pompare nelle vene, ma se le mise subito sotto il getto freddo del lavandino. 
Non era il suo cagnolino e questa cosa non doveva piacergli!
Se c’erano delle regole da rispettare nella loro convivenza, come minimo doveva sprecarsi a dirgliele. E comunque poteva anche piantarla con quel muro di ghiaccio. Prima gli infilava il suo cazzo in bocca e poi si chiudeva nel suo silenzio perfetto senza nemmeno scoparlo? 
Uscendo si toccò istintivamente la cicatrice diagonale sul torace e sospirò sentendosi dilaniare per un momento nella totale incertezza. 
Gli sembrava di camminare al buio, non sapeva che diavolo doveva fare, né perché lo stesse facendo. 
Per un momento si rese conto di non saperlo più. 
“Rufy, lo faccio per lui. Per diventare più forte. Devo fare tutto il necessario, non importa cosa sia, per diventare più forte. Per lui.”
Quando vide che la camera era vuota, sospirò ancora più scontento. 
Gli ci era voluto un istante per tornare indietro con Mihawk e riottenere il suo gelo artico e la sua indifferenza? 
“E se ora mi dice di andarmene?” si chiese incerto chiedendosi cosa avrebbe dovuto indossare dal momento che i vestiti che gli aveva prestato erano nella camera vecchia. Doveva essere sfacciato ed usare quelli che aveva in questa? 
“Beh, gli dirò che non sono il suo cane! E se mi dice che avevo detto di ripagarlo facendo qualsiasi cosa, beh, allora me lo deve dire chiaramente cosa vuole da me. Se vuole che io sia la sua puttana bene, magari! Lo faccio volentieri!”
Uscendo dalla camera per andare alla propria alla ricerca di vestiti puliti, cambiò per l’ennesima volta flusso di pensieri, come fosse una donna incinta. 
“Oh ma che cazzo sto dicendo, speravo con tutto me stesso che mi trombasse perché stando con Rufy senza poterlo toccare stavo impazzendo ed avevo bisogno di un uomo, di distrarmi come si doveva e sfogarmi. E lui era perfetto. Per questo mi sono detto di fare qualsiasi cosa pur ottenere ciò che voglio, che non è solo diventare più bravo con la spada, ma anche essere trombato in ogni maniera possibile.”
Aprì la porta della vecchia camera e si tuffò nell’armadio da cui prelevò un cambio a caso. 
“Certo che voglio fare la sua puttana. Disporre sessualmente di me come diavolo vuole in cambio dei suoi insegnamenti con la spada? Scherzi? È il paradiso! Fanculo, sei solo un idiota Zoro! Adesso ricomincia da capo! Vedrai se non mi dirà di tornare a dormire qua!”
Una volta vestito, andò in cucina dove normalmente mangiavano e facevano colazione, Perona stava brontolando come al solito mentre faceva loro la colazione e con la sua vocina di sottofondo che entrambi ignorarono, i due si guardarono.
Mihawk gli lanciò un’occhiata sbrigativa tornando al suo giornale come se non fosse successo niente in quegli ultimi giorni Soprattutto in quella notte.
Beh, di fatto quella notte non era realmente successo niente, ma la sera sì. 
- Perché ti sei messo quei vestiti? - chiese indifferente Mihawk. Zoro tornò ad infuriarsi e questa volta non si frenò molto. 
- Quali dovevo mettere? - sbottò seccato cercando però di non rivoltarglisi totalmente contro come voleva. 
Dannazione, per una cosa che forse aveva sbagliato ad intuire lo metteva in croce?
E poi perché quella notte non l’aveva scopato? Perché farglielo credere e poi non farlo? 
Ecco un’altra cosa che voleva chiedergli. 
Gli occhi dorati di Mihawk si sollevarono di nuovo dal giornale posandosi sui suoi, Zoro ancora in piedi davanti al tavolo, teso ed arrabbiato. 
- Quelli nella mia camera. - con questo Mihawk chiuse tornando a leggere.
- Che diavolo ne sapevo che potevo prendere un’iniziativa del genere? - sbottò a quel punto seccato Zoro senza riuscire a trattenersi più. 
L’uomo non alzò nemmeno gli occhi, per rispondergli tagliente: - Però stamattina l’iniziativa per farti una sega da solo te la sei presa. 
A quella frecciata gelidamente acida, Zoro avvampò e si morse il labbro confuso ed infuriato. Per fortuna si zittì e non ribatté limitandosi a sedere al proprio posto nella speranza che la vocetta di Perona avesse coperto quel breve scambio.
“Lo sapevo che si arrabbiava, ma allora perché mi ha ignorato prima? E perché stanotte non mi ha trombato?”
Voleva chiederglielo, ma sapeva d’aver già tirato troppo la corda, oltretutto la presenza di Perona lo frenò. Non voleva spiattellarle i fatti loro più di quanto forse non avevano già appena fatto. Guardò la sua nuca rosa, la ragazza era rivolta verso i fornelli e parlava ancora a macchinetta pensando di essere ascoltata, nessun cenno nei loro confronti. Forse l’avevano scampata. 
Dopo di questo non si dissero assolutamente niente, come tutte le altre volte che mangiavano insieme. Si ignorarono come se fra loro nel frattempo non fosse successo proprio niente e mentre ingurgitava la colazione poco commestibile di Perona, Zoro lo occhieggiò di nascosto chiedendosi se avesse avuto le visioni la sera prima e come diavolo dovesse comportarsi ora al di là degli allenamenti. 
- Cosa faremo oggi? - chiese per testarlo. 
Mihawk chiuse il giornale e si mise a mangiare, poi come se gli avesse chiesto che tempo facesse fuori, rispose indifferente. 
- Rinforzo muscolare. Il tuo corpo non è ancora pronto per l’addestramento normale. 
A quello Zoro strinse il cucchiaio in mano così come ogni muscolo del copro che si tese, la rabbia fluì di nuovo prorompente. 
- Ma sto bene, sono pronto! - esclamò pentendosi subito d’aver risposto. Non doveva. Lo sapeva che non doveva, ma la bocca si era mossa da sola di nuovo esasperato.
Lo sapeva che se l’era presa. Per cosa di preciso, non lo sapeva, ma era così.
Dopo il pompino e l’invito in camera, qualcosa era cambiato. Era stato troppo docile? L’aveva pensato mentre l’aveva sentito abbracciarlo senza scoparlo. 
Perciò si era sentito in dovere di ribellarsi un po’, ma forse aveva fatto peggio.
Adesso si stava seccando sul serio. 
- No, non lo sei. - rispose gelido Mihawk, mentre persino Perona se ne stava sorprendentemente zitta capendo che non tirava per niente buona aria fra loro. 
- Lo sono invece! Iniziamo con le spade! Andrò ad affrontare gli umandrilli! - esclamò come se spettasse a lui decidere.
Mihawk posò così il cucchiaio con cui mangiava la colazione e lo guardò trapassandolo da parte a parte. Non era ancora stato così severo, le altre volte l’aveva avvertito ed era stato a tratti gelido, ma adesso sembrava furioso. 
Zoro sussultò capendo di star passando un limite che non doveva. 
- Cosa ti ho detto il primo giorno? 
Zoro lo ricordò, ma non volendo dirlo davanti a Perona, si limitò alla parte che poteva comunicare senza imbarazzarsi. 
Non poteva dire ‘ti appartengo’. 
- Che decidi tu quel che è meglio ed io non devo ribellarmi. Devo accettare qualsiasi cosa tu dica. E che hai una sola parola. 
Spiegare tutto per bene, a parte quando aveva detto che gli apparteneva, parve compiacere Mihawk che si rabbonì. La furia tornò ad essere gelo, riprese infatti il cucchiaio e continuò a mangiare senza guardarlo. 
- Ricordalo. - disse solamente. 
Zoro voleva discutere ancora e dirgli che si sarebbe arrangiato se era questo il suo allenamento, ma sapeva che sarebbe stato un completo idiota.
“Per Rufy. Lo fai per Rufy. Forse ieri mi ha messo alla prova. Ha visto fin dove ero disposto a spingermi per scoparmelo, ma magari non gli sono piaciuto. Magari ho capito male. Magari non era quello il gioco. O forse sì ma non gli è andato bene qualcosa. Ma io non posso tirare ad indovinare. Certo che voglio scopare con lui, ma vivere così è impossibile. Come diavolo faccio a sapere che devo fare con lui? Ieri sera ho fatto tutto quel che mi diceva. Anzi. Solo quello. Poi in camera mi ha solo abbracciato e basta, stamattina l’abisso fra noi. Qualcosa l’ho sbagliata mentre cercavo di compiacerlo. E sì, vaffanculo, non lo faccio solo per rimanere il suo allievo. Anche. Gran parte. Ma io voglio sfogarmi sessualmente. Ne ho bisogno. Mi deve sbattere, questo pezzo di merda. O impazzisco. Ma forse lo sono già.”
Con tutto questo si limitò a mangiare furiosamente e fissarlo torvo. Sapeva che stava rischiando con Mihawk e che era perfettamente a conoscenza di come si sentiva, ma rimanere incerto su come dovesse comportarsi non lo aiutava. 


Note Finali: la fan art (come dico sempre, non mia) mi ha ispirato la scena della camera. Appena ho visto quel disegno splendido mi si è accesa la lampadina ed è stato 'SÌ LO DEVO FARE ANCHE IO!' e così eccoci qua. Naturalmente non può andare tutto a 100 la questione sessuale e Zoro deve cuocere un pochino perché ci piace quando scoppia. Riuscirà Mihawk a disciplinarlo come vuole o alla fine si arrenderà e lo lascerà libero di fare come gli pare? Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane