8. PERCEZIONE

mizo

Anche quella notte dormì con Mihawk che lo abbracciava da dietro, completamente nudi.
Sentiva il calore del suo corpo tonico e maturo che sembrava possederlo solo nel tenerlo a sé, ma il colpo di grazia non era nemmeno la sua erezione adagiata languidamente contro le natiche, bensì le sue dita che giocavano sempre con la cicatrice sul petto. 
Zoro voleva girarsi e mettersi di fronte, ma lui voleva dormirgli dietro e stringerlo a sé in quel modo e non si lamentò. 
Il mattino successivo Zoro venne svegliato da Mihawk che per la prima volta era ancora lì con lui. 
Prima di mettere a fuoco cosa succedeva, si rese conto che stava sentendo il piacere scorrere sotto la pelle ovunque. Penetrava nei muscoli e raggiungeva ogni terminazione nervosa fino a mandargli totalmente in tilt il cervello a malapena sveglio.
Non capì nemmeno perché, semplicemente venne senza dover muovere un solo dito.
Quando l’orgasmo esplose sul proprio stesso corpo, scaldandolo mentre scivolava sulla pelle, ansimante si guardò e realizzò che era stata la mano di Mihawk a farlo venire. 
L’aveva masturbato.
Zoro voltò il capo verso di lui e le sue labbra gli diedero il buongiorno come avrebbe voluto riceverlo il giorno prima.
Sapeva che era il premio per aver finalmente fatto le cose giuste. Un premio. Quel giorno andava bene. 
Zoro si sentì al settimo cielo non aspettandosi tanta grazia, si era prospettato un po’ di indifferenza, ma alla fine ricevere quel massaggio speciale era stato bello. 
Incredibilmente bello. 
Schiuse le labbra per consegnargli la lingua di cui Mihawk si prese cura succhiandola.
Zoro si sentiva il suo giocattolo, quando non era il suo allievo, ma non riusciva a trovare un solo motivo per ribellarsi.
Quando aveva pensato di doverlo fare, andando in confusione per via dei suoi strani modi, aveva fatto peggio e per poco non aveva perso tutto.
Solo mettere lucidamente ordine nelle proprie idee, l’aveva aiutato. 
Aveva delle priorità e degli obiettivi e per raggiungerli era disposto a tutto, senza riserve. 
Fra quegli obiettivi c’era soddisfarsi sessualmente con lui e dopo essersi piegato docilmente ai modi da padrone di Mihawk, aveva finalmente realizzato che gli piaceva.
Per quanto imbarazzante fosse e magari anche discutibile, gli piaceva. 
“Non me ne pentirò. Non importa cosa succederà fra noi in questi due anni e cosa vorrà che io faccia. Se saprò capirlo e percepirlo bene, non me ne pentirò. Spero di non deluderlo mai, non vedo l’ora di raggiungere il massimo del piacere. Ne ho bisogno. Un disperato bisogno.”
Quando Mihawk si staccò dalla sua bocca, Zoro lo guardò per capire se voleva che ricambiasse, ma quando vide che non gli dava alcun cenno come sempre, imprecò fra sé e sé. 
“Sarà più difficile del previsto. Se non ci penso e agisco d’istinto vado bene, ma quando provo ad usare l’haki a comando e a capire, non ci riesco per un cazzo!”
Voleva chiederglielo, ma ricordò la risposta della sera prima. Doveva capirlo lui cosa voleva, ma pur sforzandosi non ci riuscì e nella paura di sbagliare, preferì non fare nulla.
Mihawk alla fine alzò impercettibilmente la spalla e mormorando un criptico: - Non importa. - si alzò.
Zoro capì d’aver sbagliato e imprecando a denti stretti, lo guardò andare al bagno. 
- Merda! 

Zoro doveva imparare a gestire l’haki alla perfezione, ma Mihawk sapeva che ci sarebbe riuscito. 
Una volta finita la colazione in un’atmosfera decisamente diversa dalla sera precedente, tanto che Perona non poté non commentare con stupore chiedendo quando avessero fatto pace, Mihawk e Zoro si ritirarono nella solita sala degli addestramenti per iniziare quello della giornata corrente. 
Cominciò con un po’ di teoria dove spiegò freddo e professionale i tre haki, calandosi velocemente nei panni del maestro severo. Dopo averli approfonditi, si fermò davanti a Zoro seduto a terra a gambe incrociate e guardandolo dritto negli occhi, proseguì: - Da adesso lavoreremo solo sui due haki principali che devi assolutamente imparare a sviluppare alla perfezione. Armatura e Percezione. Ad eccezione degli addestramenti qua dentro, avrai sempre costantemente una benda sugli occhi che ti impedirà di vedere. 
Zoro non rispose subito, sembrava aspettare il resto, così Mihawk mettendosi a camminare per nascondere il sorrisino divertito, parlò senza fargli fare a voce la domanda che gridava a tutto spiano nella mente. 
Era più bravo del previsto, imparava in fretta e sapeva dominarsi più di quel che aveva pensato inizialmente. 
- Non userai le spade finché non imparerai bene questi due haki. Soprattutto l’Armatura. Per uno spadaccino ed il livello che vuoi raggiungere, è essenziale che tu ci riesce. È totalmente inutile un allenamento con le spade al livello in cui sei se ancora non padroneggi alla perfezione l’Armatura. 
Volle premiare il suo mordersi la lingua con una spiegazione più accurata che fu lieto di dargli. 
Zoro ascoltò fino alla fine e non lo interruppe, aveva i muscoli del braccio tesi, con le mani si stringeva le ginocchia su cui poggiava. Non nascondeva il suo stato di disappunto, ma lo stava comunque trattenendo bene: voleva imprecare e scalpitare, ma non emise un suono e si limitò ad annuire. 
“Comprimi. Comprimi, caro Zoro. Ti tirerò fuori il Re Conquistatore. So che ce l’hai, lo sento nitidamente. Continua a comprimere.”
In realtà avrebbe anche potuto fargli fare degli allenamenti con le spade, non era vero che era totalmente inutile senza l’Armatura, ma voleva solo portarlo all’esasperazione. 
Aveva le idee molto chiare su come fare ed era assolutamente certo che alla fine ci sarebbe riuscito. 

La giornata di allenamento che non venne interrotta per il pranzo poiché mangiarono qualcosa in palestra facendo una semplice pausa, allietata per l’occasione dalla vocina poco gradevole di Perona, verté fra il rinforzo muscolare e la lezione sull’Armatura.
Zoro faticò molto e pur andandoci vicino, non riuscì a far sua la tecnica nemmeno per un istante. 
Mihawk sapeva che era questione di poco, ma era contento che non ci fosse riuscito al primo colpo. In quel modo avrebbe compresso altro nervoso in aggiunta alla mancanza dell’uso delle spade e del sesso.
Non intendeva andare a letto con lui fino a che non sarebbe esploso. Dopo, e solo dopo, l’avrebbe fatto suo premiandolo.
Sarebbe stato indimenticabile, ma fino a quel momento si sarebbe dovuto accontentare di qualche piccolo premio qua e là. Non troppo frequenti, altrimenti avrebbero perso di efficacia e di valore. 
- Va bene così, per oggi. Procedi con la meditazione. - disse scostante come era stato per tutta la lezione, sempre calato nei panni del maestro. 
- Posso continuare, non sono stanco! Non ci sono ancora riuscito, so che è una lezione importante! - si lamentò Zoro. Mihawk fece un piccolo sorrisino compiaciuto che gli tenne nascosto, poi voltandosi a metà tornò alla sua indifferenza. 
- No, per oggi è inutile continuare. Devi essere più fresco per riuscirci. Ormai non ce la farai. 
- Ma io...
- Il riposo è importante quanto l’esercizio, durante l’addestramento. - replicò andando ad una delle sedie lungo la parete. Prese la stoffa che aveva recuperato, una sciarpa di seta nera, e tornò da lui ancora fermo in mezzo al salone a guardarsi le mani che tremavano per lo sforzo a cui si era sottoposto senza successo.
Era sudato come se avesse fatto solo allenamento fisico, lo sforzo era stato notevole ed alla fine non aveva dato il frutto sperato.
Zoro si sentiva frustrato e l’impazienza era tornata a tartassarlo, proprio come doveva. 
“Comprimi.” continuò a pensare compiaciuto Mihawk, controllando alla perfezione il suo volto. 
Quando tornò da lui, gli si mise alle spalle. 
- Siediti in posizione da meditazione. - disse poi fermo. Zoro dovette prendere un profondo respiro per costringersi ad eseguire e non a continuare lo stesso.
Sapeva di non poter soprassedere ai suoi ordini da maestro. 
Alla fine lo fece replicando la posizione di prima e dopo un paio di respiri, chiuse gli occhi. 
- Da adesso, fino a che non te la toglierò io domani per un’altra lezione, avrai sempre questa benda. Terrai gli occhi chiusi in modo da non vedere. So che non barerai. 
Ne era certo, di questo. Zoro era un bravo allievo anche se prima di prenderlo con sé avrebbe scommesso il contrario. 
Dal momento in cui si era preso quell’impegno solenne, non aveva mai veramente fatto di testa sua. Si era lamentato e ci aveva provato, ma alla fine si era sempre rimesso in riga. 
Zoro annuì e a quel punto gli mise la benda intorno alla testa, ad altezza occhi, e gliela annodò sulla nuca. 
- Questo ti aiuterà ad affinare la tua Percezione. È un piccolo trucco per insegnarti a vedere senza guardare. - staccò le mani e lo aggirò fermandosi davanti. Lo guardò con la benda nera in volto e lo trovò maledettamente attraente. Gli vennero subito molte voglie e desideri solo grazie a quella. Desideri che doveva controllare fino a che il ragazzino non sarebbe esploso. 
- Per il resto sai già come fare. - disse poi riferendosi chiaramente al percepire la sua volontà per sapere cosa fare quando erano insieme. 
Zoro annuì e fece un sorriso malizioso. 
- Allora dovresti metterti d’accordo con te stesso, perché mi dici di meditare, ma mi sembra che vorresti farmi altro. 
Lo disse con sicurezza e Mihawk, non aspettandosi riuscisse già a raggiungere un tale livello di consapevolezza e percezione in così poco tempo, dapprima lo guardò stupito, poi sorrise compiaciuto. 
“Proprio un ottimo allievo, dopotutto!”
- È facile, ora. - disse poi voltandosi e avviandosi alla porta per lasciarlo solo. - Devi capirlo quando sei preda di caos e dubbi. Adesso era ovvio che ti volevo infilare il mio cazzo in bocca. Ma prima di tutto completa l’addestramento di oggi. 
Zoro non rispose, ma lo sentì sorridere soddisfatto e quasi gongolante. Dopotutto era la prima volta che capiva le sue intenzioni, fino a quel momento aveva brancolato quasi interamente nel buio, tranne in qualche piccola eccezione. 
“Se non fosse che è il mio unico allievo e sono certo non ne avrò altri, potrei pensare che alla fine sarà il mio migliore.”
Chiudendosi la porta alle spalle, se ne andò pregustando il resto dei suoi momenti bendato in giro per il castello.


Il primo impatto con la ‘cecità’ forzata, non fu dei migliori.
Zoro andò a sbattere praticamente ovunque prima di rassegnarsi ad usare le mani per evitare gli ostacoli.
Inizialmente si era rifiutato di farlo dovendo esercitare l’haki. Non aveva senso usare degli aiuti per evitare gli ostacoli, ma capì che non sarebbe letteralmente arrivato da nessuna parte se fosse stato zoppo. 
Quando si decise ad aiutarsi, le dita dei suoi piedi e la propria faccia ringraziarono. 
Pensando che sarebbe stato facile apprendere l’haki usando la benda, aveva di gran lunga sottovalutato la prova e solo arrivato faticosamente a tavola capì che sarebbe stato più complicato del previsto. 
Dopo varie peripezie e botte, Zoro raggiunse quella che grazie al profumo di cibo sapeva essere la cucina dove i tre mangiavano dal momento che non usavano il tavolo lungo nel salone principale essendo loro in pochi. 
Aprì la porta con un tonfo e si appoggiò allo stipite trionfale, dolorante e sfinito. 
Ad accoglierlo fu la vocina petulante di Perona che gli indicò di essere arrivato nel posto giusto.
- Eccovi qua finalmente! 
- Wow, alla fine ce l’hai fatta! Pensavo di dover mandare qualche fantasma a cercarti! Già di tuo sei uno totalmente disorientato, da cieco ti immaginavo ad annegare in pieno oceano! 
Perona lo prese in giro con una certa cognizione di causa. Era effettivamente molto probabile che farlo girare da solo con una benda sugli occhi fosse la sua fine, invece a quanto pareva per il suo orientamento era meglio senza la vista. 
- Beh, mi ha guidato l’olfatto, in questo caso... - ammise Zoro evitando di dire che quando stava per prendere a sinistra, si era reso conto che da destra arrivava odore di cibo. 
Perona rise di gusto mettendo i piatti in tavola. Ormai era rassegnata ad occuparsi di certe cose essendo di fatto ospitata da Mihawk.
- Allora ti voglio vedere quando non dovrai seguire l’odore del cibo! 
Anche Zoro stesso ci si voleva ‘vedere’ a quel punto, ma decise di pensare volta per volta. - Dai siediti che è pronto! - fece allora la ragazza che per educazione aspettava tutti gli attuali abitanti del castello prima di iniziare a mangiare. 
Zoro annuì e fece per avanzare con le mani avanti. Non aveva idea di che cosa stessero facendo gli altri mentre lui si muoveva stile zombie, ma sentì che Perona stava per dire qualcosa quando fu zittita da Mihawk. 
“Merda! L’ha capito!” pensò Zoro seccato dalla sagacia di quell’uomo. 
Raggiungere la cucina seguendo l’odore di cibo era un conto, trovare il tavolo ed il posto giusto dove sedersi era sicuramente un altro.
Di fatto lui era fortemente disorientato ed ora che non aveva uno dei sensi più utili ad aiutarlo e che non ne poteva usare altri quali l’udito, non sapeva come fare. Non ricordava minimamente la disposizione della sala, con gli occhi chiusi gli sembrava di essere sotto sopra anche se sapeva di essere in piedi. 
Non riusciva a percepire niente, dannazione. 
Già usare le mani lo faceva sentire idiota ed in errore, perché sapeva che Mihawk non voleva, ma probabilmente non si poteva aspettare che ci riuscisse già al primo colpo. 
Si mosse zoppicando per via dei troppi calci tirati involontariamente a muri e stipiti, poi individuò vagamente il tavolo, ma non sapeva dove fosse il suo posto né dove fossero gli altri, quindi non ebbe scelta che andare a tentoni poiché il senso della percezione ancora non voleva saperne di venire in suo aiuto. 
Con la mano trovò un ostacolo e con entusiasmo lo afferrò. Solo quando si accorse che era una testa e non di donna, realizzò d’aver acchiappato Mihawk e a giudicare dalle orecchie che stavano sotto i propri palmi e gli occhi che stavano sotto le proprie dita, doveva averlo accecato. 
- Ops. Scusa. - fece lasciandolo subito per poi rendersi conto che non sapeva di nuovo dove diavolo fosse la sua sedia. 
A quel punto non ebbe scelta che rimettergli le mani addosso e toccandolo questa volta sulle spalle, scese lungo uno delle due braccia e una volta trovato il tavolo proseguì verso il suo posto.
Quando finalmente lo trovò, fu lieto di sedersi e lo fece quasi trionfale, come se avesse appena raggiunto una vetta insormontabile. Sapeva di essere solo all’inizio e molto ben lontano da quel che doveva fare, ma considerando che era letteralmente la prima volta da cieco non era poi così male. 
Una volta seduto, Perona scoppiò a ridere liberamente non facendocela più a trattenersi. 
- Hai sbattuto ovunque, sì? 
- Cosa te lo fa pensare? - chiese ironico Zoro prendendosi del tempo per attaccare il cibo. 
- Non saprei, il sangue che ti esce dalla fronte, ma anche il modo in cui zoppichi è abbastanza indicativo! 
Perona continuò a ridere senza ritegno, aggiungendo poi: - Dovevi vedere la faccia di Occhi di Falco! - finendo poi per ridere più forte per il termine usato: - Scusa, dimenticavo che adesso tu non puoi vedere!
Sbatté la mano sul tavolo continuando a ridere fino a che Zoro non afferrò la prima cosa che percepì realmente in quel caos rabbioso che provava al momento, ovviamente il coltello.
Una volta che lo strinse fece per lanciarglielo, ma lei cominciò a strillare contro di lui che invece la minacciava di infilzarla se non la piantava di prenderlo in giro. 
Sarebbero andati avanti per ore se Mihawk non avesse parlato con voce calma e chiara: - Vedo che le lame continuano ad essere la sola cosa che percepisci con l’haki... 
Zoro si zittì e abbassò il coltello senza lasciarlo essendo effettivamente la sola cosa che riusciva a distinguere in quel buio oscuro che regnava. 
Perona smise di ridere e per miracolo anche di parlare e Mihawk proseguì senza molte inclinazioni. 
- Devi riuscire a percepire ogni cosa. Anche quelle inanimate, ma dovrebbe essere più facile con le persone. Non avresti dovuto aver bisogno di usare le mani per trovare il tuo posto, con noi qua. Non ci percepisci? 

Mihawk sapeva bene che Zoro sapeva già usare un po’ la percezione, ma non sapeva bene fino a che punto. Quando le sue mani gli erano finite negli occhi e nelle orecchie, per poco non aveva seguito l’impulso di ucciderlo, ma gli era anche piaciuto in qualche modo.
Zoro l’aveva toccato senza vergogna né freni, dovendo farlo per necessità. 
A parte questo personale diletto, il maestro vedeva Zoro ben lontano dal livello che voleva raggiungesse. 
- Lo so, ma quando mi sforzo di usarlo vado in confusione e faccio peggio. Di solito percepisco le auree forti o rilevanti anche se non le vedo bene. So che ci sono, ma non le localizzo con precisione. 
- Mi deludi. - Mihawk con freddezza lo liquidò ben consapevole che era normale. Il suo punto debole lo conosceva, la confusione mentale. In quel caso tutte le sue doti percettive andavano a quel paese, ma era proprio lì che voleva si esercitasse.
Tuttavia voleva continuare a comprimerlo e con piacere sentì Zoro montarsi di rabbia e fastidio verso la propria incapacità di arrivare lì dove il suo maestro voleva e si aspettava. 
- Perdonami. Ce la farò. 
- Lo spero. - rispose ancora scostante e con aria di sufficienza. Sapeva che lo stava torturando, sentiva il livello di fastidio crescere in Zoro, ma era proprio quel che voleva Mihawk. La sola cosa che l’avrebbe aiutato per l’haki del re conquistatore. Se ce l’aveva, gli sarebbe uscito in quel modo e lui sentiva che Zoro l’aveva. 

Era inaccettabile. Era totalmente inaccettabile deludere il suo maestro. 
Mihawk aveva ragione, non poteva avere un livello così basso, non poteva essere così lontano dal punto in cui doveva arrivare. Di strada ce n’era decisamente molto di più e senza commentare oltre né chiedergli venia per il momento della cena, cercò di capire cosa c’era nel piatto da solo senza domandarlo. 
Perona si fece stranamente silenziosa, colpita da quel breve scambio da maestro scontento e allievo mortificato, ma più ancora dal suo impegno in una cosa che apparentemente era tanto sciocca. 
Mihawk non disse più niente e lo lasciò fare. Nel silenzio più perfetto, Zoro cercò di concentrarsi, ma finì per farlo solo sugli altri sensi che funzionavano. Era un automatismo normale, ma questo gli impedì di usare la percezione come voleva Mihawk.
Alla fine, frustrato ma almeno con la pancia piena, rimase lì seduto col capo chino sul tavolo rendendosi conto di non aver mai fatto nemmeno mezzo progresso, essendosi sempre fatto aiutare dal senso del tatto. 
Era lontano, anzi, lontanissimo, dal punto che voleva raggiungere e si sentiva così negativo da pensare di essere stato trapassato dai fantasmi di Perona. 
Ma non era così. La negatività era la propria.
Lì, seduto a tavola, pensò che non ce l’avrebbe mai fatta.
Vedeva nero e avrebbe continuato a vedere solo quel nero. 
Inutile. Tutto inutile. Forse il suo livello era quello e non poteva migliorare.
Sapeva l’importanza dell’utilizzo degli haki, ma non pensava di poter andare oltre la percezione delle lame.
Si concentrò sul coltello posto ancora sul tavolo e lo vide sparire e fluttuare altrove. Capì che Perona glielo aveva preso e quando continuò a seguirlo come unico faro nella notte più nera, provò ad approfittarne per visualizzare Perona.
Ci andò vicino, per un momento pensò di sentirla o vedere qualcosa, ma poi svanì tutto insieme alla sua frustrazione. 
- Sei impaziente. - disse infine Mihawk. Zoro saltò sul posto e voltò il capo senza poterlo guardare. Sorpreso che fosse ancora lì, era convinto se ne fosse andato dopo aver finito. 
- Non deludo solo te, ma anche me stesso. 
- È proprio questo il tuo problema. Ti aspetti troppo da te stesso in troppo poco tempo. Credi davvero che in due anni riuscirai a battermi? Che il tuo livello sarà tale che tu batterai me?
Premette sulle parole ‘tu’ e ‘me’ e Zoro contrasse i muscoli del volto trattenendo a stento una smorfia di rabbia. Cercava di dominarsi, ma non era facile. 
- Lo spero. 
- Quello che speri e quello che credi sono due cose diverse. - lo corresse freddamente Mihawk. - Devi essere realista. In due anni migliorerai molto, ma non al punto da potermi battere. Se riuscirai a far tuoi alla perfezione gli haki, avrai già vinto. Perciò non credere che in una settimana li imparerai bene e che poi passeremo ad altre lezioni. 
Zoro sapeva perché glielo stava dicendo. Strinse i denti e si sforzò di respirare a fondo senza far trapelare troppo la propria rabbia. 
Glielo diceva per togliergli quella fretta di dosso che lo stava frenando nel processo di apprendimento. 
- Più fretta hai e meno apprenderai. Perciò smettila di tentare di correre e rilassati. Rilassati e abbandonati. 
Dopo di questo, pronunciato con un’inclinazione decisamente meno metallica e dura di prima, lo sentì alzarsi in un fruscio impercettibile. 
Zoro chinò il capo in segno reverenziale e di ringraziamento e sentendosi stranamente più calmo come per magia, si alzò per aiutare Perona a sistemare la cucina. 
Dopo aver rotto i piatti ed esserle andato addosso almeno tre volte, Perona lo cacciò con un calcio dicendo di tornare quando il suo haki avrebbe funzionato! 
Trovatosi bruscamente fuori dalla stanza e senza un minimo controllo sullo spazio circostante, si ritrovò a saltellare in avanti nel vano tentativo di non cadere.
Se normalmente era disorientato, lì in quel momento si sentì preso in un ciclone che continuava a togliergli stabilità e punti di riferimento.
Fu un esperienza traumatica e stava per vomitare la cena, quando un ostacolo lo fermò.
Un ostacolo solido ma non duro. Non gli procurò dolore, scontrarsi con lui, non com’era successo con porte e muri.
Zoro si aggrappò istintivamente a quella cosa e solo quando si rese conto che le sue mani affondavano sui fianchi di un uomo, capì che stava abbracciando Mihawk da dietro e che la propria faccia era affondata sulla sua schiena. 
A quel punto tutto si fermò improvvisamente, il proprio stesso respiro, i battiti si quietarono come per magia ed il mondo smise di girare. Anche lo stomaco fece pace con sé stesso ed invece di lasciarlo e scusarsi, Zoro rimase aggrappato a lui come fosse la sua ancora di salvezza. 
Le mani dai fianchi scivolarono davanti e afferratosi alla sua camicia, finì per appoggiarsi volontariamente a lui. Morbido. 
Rimase lì per un istante, in silenzio, come a bearsi di quella bella sensazione, senza pensare che Mihawk non gli aveva dato alcun permesso di toccarlo e abbracciarlo. 
Stava per ritirarsi, quando si ricordò che voleva capisse da solo i suoi desideri, perciò rimase lì chiedendosi se in qualche modo Mihawk non ci avesse sperato. 
Non se lo stava scrollando di dosso infastidito, era lì fermo in mezzo alla stanza, in attesa. Silenzioso come sempre, fermo con le sue braccia lungo i fianchi, a tenerlo su. 
Zoro strisciò con il volto fra le scapole, spuntando poi oltre la spalla. Girò il capo e con le labbra sul collo, stringendolo di più, mormorò piano: - Aiutami a percepire le persone anche quando sono agitato e nervoso. Aiutami a percepire a comando. 
Parlandogli direttamente sulla sua pelle lo sentì rabbrividire, nonostante questo Mihawk non fece niente di particolare. Rimase lì fermo fra le sue braccia, beandosi di quella sensazione che doveva piacergli molto più di quanto fosse disposto ad ammettere. 
Fu un attimo fugace, quasi un battito di ciglia, ma Zoro si rese conto d’averlo appena capito e percepito. Non lui come persona con un’aura. Aveva percepito le sue emozioni. 
Emozioni che aveva, al contrario di quel che aveva pensato fino a quel momento, convinto sempre più che fosse gelido come il ghiaccio e che si limitasse ad usarlo come sfogo sessuale. 
“Prova sensazioni anche lui, allora.” si disse Zoro sicuro, ma appena lo fece Mihawk si sfilò da lui sciogliendogli le mani da davanti. 
- Bene allora. - fece calmo senza nessuna inclinazione, né di piacere, né di fastidio. - Vieni da me. 
Con questo, più veloce della luce e silenzioso come un falco, lo sentì muoversi, ma non ebbe minimamente idea di dove. L’udito non l’aiutò nemmeno di un po’ e prima di realizzarlo, Mihawk gli era già sfuggito e non sapeva dove. 
Sapeva solo che non era nella sua solita poltrona. Non sapeva come faceva a dirlo, ma in qualche modo ne era certo e rendendosi conto che quello doveva essere il famoso haki della percezione che stava disperatamente cercando di affinare, sentì un’ondata di gioia ed orgoglio.
Ce la poteva fare. Ce l’avrebbe fatta. Non sapeva quanto ci avrebbe messo, ma ci sarebbe riuscito. 


Note Finali: la fan art mi ha fatto venire in mente il trucco del far girare Zoro bendato per affinare l'haki e così lode a quel bel disegno e a chi l'ha fatto. Ho puntato sul fatto che ci sono tanti tipi di Percezione e che Zoro la usa ma a quel punto non era così bravo come poi lo è quando si riunisce alla ciurma, di conseguenza è sicuramente stato molto ben allenato anche su quello. In questo capitolo ho puntato un po' i riflettori sull'aspetto dell'addestramento mostrando come sempre quali sono le intenzioni effettive di Mihawk in contrasto con le impressioni di un nervoso Zoro. Nel prossimo vedremo se Zoro riesce a trovare Mihawk in giro per il salone e come procederà la cecità. Baci Akane