3. UN PICCOLO VIZIO

zolaw

Sapeva che sarebbe stato più difficile di quel che aveva immaginato, ma ugualmente non aveva pensato così tanto. 
I primi tempi a Wa erano stati i peggiori, poi grazie a Law le cose erano più o meno migliorate.

Zoro si separò da Rufy di buon grado facendogli le raccomandazioni del caso, sottolineando che se non fosse riuscito a convincerlo a tornare, di non insistere e venire da solo poiché quel che contava di più era lui e non il loro cuoco. 
Forse si era fatto scappare qualche parola di troppo, ma Rufy rise annuendo, dicendo che andavano in missione di salvataggio e non d’abbattimento. 
Tuttavia appena anche lui salpò per la volta di Wa insieme a Law nel suo sottomarino, accompagnati da Kinemon e gli altri samurai, il suo umore peggiorò drasticamente fino a diventare totalmente intrattabile una volta raggiunto il Paese. Non si era nemmeno goduto il viaggio all’interno del sommergibile, una cosa sicuramente nuova che non capitava così spesso. Per lui era stato come stare chiuso in una stanza qualunque durante un tragitto senza conto.
Eppure il Paese di Wa era quello che aveva sempre voluto visitare, fin ancora da piccolo, quando aveva imparato ad usare le spade. Invece adesso che ci stava andando non riusciva a godersela. 

Una volta raggiunte le rovine del castello dei Kozuki, in cima ad una collina, in una delle regioni del Paese, Kinemon spiegò la loro storia mostrando le tombe erette da chi era rimasto lì senza fare il salto di tempo di venti anni. 
Zoro aveva iniziato ad ascoltare rimanendone sinceramente toccato e colpito, ma una parte di sé presto tornò a disperdersi rimanendo ancorata a Rufy che non era lì e che sicuramente avrebbe combinato qualche casino facendosi quasi uccidere. Sempre che, appunto, non ci riuscisse quella volta. Dopotutto andava da un’Imperatrice senza di lui. Come gli era venuto in mente di separarsi dal suo Capitano?
E così il suo cervello si era sconnesso dal vortice di parole di Kinemon, parole che invece avevano ben ascoltato gli altri della ciurma che erano venuti con loro, oltre a Law ed i suoi. 
Alla fine delle dovute spiegazioni, Kinemon assegnò coperture trasformando i loro abiti con quelli tipici del posto, distribuendo i compiti ad ognuno.
Zoro provò di nuovo a rimanere presente e ascoltare, ma si ritrovò semplicemente con un kimono addosso, un haori che si mise sulle spalle stile mantello ed un codino sul capo. A questo Kinemon aggiunse qualcosa a proposito di ‘ronin’, ma nel provare a spiegargli di cosa si trattava e che doveva fare, allo spadaccino gli erano saltati i nervi. 
- Piantala, non sono un mentecatto! Perché cazzo mi parli così? Ho capito che devo fare!
Non era per niente vero, non aveva capito nulla, ma non importava. 
Senza permettere a nessuno di loro di chiedergli perché fosse nervoso, se ne andò da quella che era stata identificata come la base segreta da raggiungere solo in caso di emergenza per non attirare troppe attenzioni. 
Non aveva sentito Law dire che ci pensava lui, superando addirittura i membri della sua stessa ciurma. 
Aveva iniziato a scendere per la collina, quando si era sentito afferrare per la manica dell’haori e con un: - Room! - si era ritrovato in mezzo al bosco, appoggiato contro uno dei numerosi alberi che ricoprivano la zona circostante. 
- Ehi! - brontolò con la schiena contro il trono, la voglia di spingerlo e sbranarlo frenata solo dal fatto che era Law. Forse, per miracolo, l’unico che poteva tollerare in quel momento. 
- Ascoltami bene, Roronoa, perché ormai ti conosco e so che non hai capito un cazzo di quel che ti ha detto Kinemon! - la sua voce era gelida come la prima volta che l’aveva incontrato. Zoro si zittì colpito dal suo cambiamento, come a mettere le distanze con lui.
Era questo che aveva cercato di ottenere? Isolarsi da tutti e farlo regredire? Loro che avevano conquistato uno status di ‘qualcosa’ che piaceva ad entrambi? 
L’unico con cui era stato bene, anzi, anche meglio? 
- Non sono un idiota, perché mi trattate tutti come se lo fossi? 
- Ti trattiamo come meriti! - rispose sempre freddamente, la mano ancora premuta sul suo petto scoperto dal kimono che non gli si chiudeva bene poiché era troppo possente e muscoloso. 
La mano di Law era congelante come il suo sguardo e le sue parole. 
- Ma piantala| - con questo se lo scrollò spingendolo, non voleva essere guardato e toccato così come se non fosse nessuno e non avessero scopato come conigli fino a quel momento. 
- Il ronin è un samurai solitario senza casata, non rispondi a nessuno, non hai un padrone, perciò quando ti chiederanno da dove vieni, non puoi dire dalla Ciurma di Cappello di Paglia. Non sei Roronoa Zoro, hai capito? Sei Zorojuro! - Law ripeté il nome inventato da Kinemon. Era sempre freddo e scostante e Zoro, nonostante capisse meglio quel che gli stava dicendo, era comunque seccato. 
Voleva dirgli perché lo trattava così, ma sapeva che se l’era cercata. Dopotutto era lui quello con l'umore girato male. 
Alzò così le spalle, annuì e fece un cenno di finta indifferenza, come se avesse davvero capito. 
- Va bene, ho capito. Non devono capire chi sono! - con questo fece per scendere giù per la collina. Law rimase fermo a guardarlo e solo quando all’incrocio di due sentieri lui prese quello di sinistra, tornò da lui e prendendogli di nuovo la manica come se fosse un bambino, lo illuminò e questa volta con meno freddezza. 
- Come diavolo fai a perderti sempre, me lo spieghi? 
Zoro lo guardò arrossendo, avendo un deja-vu per via della stessa identica cosa successa qualche giorno prima a Zo. 
Nel compimento del proprio compito, si era perso senza accorgersene e Law era accorso a riportarlo indietro. 
Zoro si calmò come per magia realizzando che non era come un babysitter, ma più un angelo custode. 
Infatti non si rivoltò male contro di lui dimostrando che l’umore sembrava in via di miglioramento. 
- Non conosco questo Paese. - rispose con un borbottio impacciato. 
- Come se cambiasse qualcosa nei posti che conosci... sono sicuro che ti perdi anche dentro la tua nave! 
Law continuò a punzecchiarlo apparentemente scostante, le mani all’interno del kimono in mancanza delle tasche dei pantaloni. Solo lì Zoro lo guardò meglio nottando che quell’abbigliamento, così drasticamente lontano dal suo solito stile, gli donava incredibilmente. 
- Non ti sta mica male... - disse poi come se fino a quel momento le cose fossero andare bene. 
Law lo guardò meravigliato per capire se fosse serio e quando lo vide che addirittura faceva un ghigno malizioso, lo fulminò col suo sguardo grigio metallico. 
- Piantala e concentrati! 
- Lo sono, che c’è che devo ancora capire? Sono un samurai solitario! 
- Sì? E che devi fare una volta raggiunta la Capitale Fiorita? Sempre che la trovi? - provocò seccato Law. Nonostante le apparenze, Zoro percepiva il cambiamento. Prima al suo comportamento irascibile Law aveva reagito innalzando un muro che l’aveva colpito e ferito perché in un attimo era stato come cancellare tutto il buon sesso avuto in quei giorni. Ed era bello, così bello che era un peccato cancellarlo. 
Quello l’aveva calmato. 
- Non lo so, scoprire informazioni? Un momento, che diavolo fa un samurai solitario? 
Finalmente ci era arrivato a quello che Kinemon prima e lui poi avevano cercato di fargli capire. 
Law trattenne a stento la voglia di sotterrarlo, Zoro glielo lesse limpidamente nell’animo che riusciva di nuovo a percepire. Prima glielo aveva oscurato per impedirglielo, come per allontanarsi da lui, infastidito, probabilmente, dal suo atteggiamento. 
“Colpa di quanto tengo a Rufy, mi manda fuori di testa stargli lontano...” ma non lo disse ad alta voce. 
Durante la discesa dalla collina, Law tornò a spiegargli con una pazienza infinita quanto già detto da Kinemon, lo fece con parole più semplici aggiungendoci i dettagli della prima parte del piano che era già ampiamente stata spiegata senza essere compresa. Quella volta finalmente la capì e annuendo gli disse che poteva stare tranquillo.
Il resto del viaggio che dalla collina dei Kozuki portava alla Capitale Fiorita non erano due passi, dovevano infatti superare due regioni e Zoro decise di approfittarne cercando di farsi perdonare per i modi irritanti e scorbutici. Lo fece prendendolo per mano e tirandolo verso alcune rovine che si vedevano in una delle zone che stavano attraversando, col chiaro intento di consumare. 
Law però strattonò la mano e tirò dritto apparendo arrabbiato e seccato. 
Zoro lo guardò meravigliato che osasse rifiutarglielo. 
- Ehi! - tuonò rimanendo fermo, ancora incredulo.  Law non si fermò, ma si voltò guardandolo con sufficienza. 
- Sembri una donna incinta! Hai sbalzi d’umore che fanno venire la pelle d’oca! Pensi che basti uno schiocco di dita e corro ai tuoi ordini? Non hai proprio capito niente di me, caro Roronoa! 
Lo chiamava col cognome quando doveva mettere le distanze od era arrabbiato con lui. 
Zoro lo guardò sempre shoccato riprendendo a camminare per raggiungerlo. 
- Senti chi parla di sbalzi d’umore! Almeno i miei sono motivati! Tu poco fa eri di nuovo tenero come un agnellino! 
A quel paragone, probabilmente non molto gradito, Law gli si rivoltò contro prendendolo per il bordo del kimono che si apriva sul petto, tirandolo a sé con la vena pulsante sulla tempia, di nuovo acceso come un delizioso fiammifero. 
- Ah sì? E motivati da cosa, si può sapere? Perché non era successo esattamente niente per farti rivoltare così contro Kinemon e me! - sottolineò il ‘me’ perché era evidente che gli era rimasto proprio sull’anima quel suo comportamento nei propri confronti. Zoro lo guardò col broncio e l’aria di chi adesso capiva d’averla fatta più grossa di quel che aveva pensato. Arrossì e guardò di lato con l’unico occhio, cercando una valida scusa poiché improvvisamente non la vedeva più. 
- Non sai che dire, eh? E allora te la dico io una cosa, in modo che sia tutto ben chiaro! Io non sono uno schiavo che esegue gli ordini di chi ha vicino! Non è che se a te girano le palle mi puoi trattare male e poi quando ti si raddrizza la luna mi puoi trombare come niente! Non corro ai tuoi capricci! 
Zoro capì solo lì quanto male si era comportato con lui e sospirando cercò un modo abbastanza efficace per scusarsi senza perdere troppo la faccia. Posto che non poteva usare la propria arma migliore, il sesso, capì che non c’era altro. Niente che prevedesse di non perdere la faccia, per lo meno, così sospirò e prendendogli i fianchi lo attirò a sé guardandolo dritto negli occhi con una forza tipica sua, di chi capisce i propri errori e li affronta senza esitare. 
Non gli piaceva, ma se era necessario lo faceva. Prese respiro e con la sua tipica intensità, parlò mettendoci forza nelle parole. 
- Ok, scusami, mi sono comportato come una merda. Sono egoista, lo ammetto. Ma non me ne ero reso conto. Cercherò di farmi perdonare, se me lo permetterai. 
Law si tese senza toccarlo, ma la sua vicinanza era soffocante e comunque la sua presa l’attirava contro il proprio corpo, così posò le mani sul petto cercando di respingerlo e girare la testa dall’altro lato, evasivo. Zoro ovviamente non glielo permise prendendogli il meno fra due dita per girarglielo verso il proprio.
- Come posso farmi perdonare? 
Law a quel punto tornò a guardarlo svelto e come un lampo rispose con un certo insolito impeto, quasi come non avesse visto l’ora di dirglielo: - Mi puoi dire che diavolo avevi! 
Zoro, colpito che volesse tanto saperlo, sospirò e si decise a rivelarglielo sperando di non ferirlo. 
Per la verità non era sicuro di cosa provasse Law e non voleva peccare di presunzione pensandolo innamorato di lui. 
- Ero nervoso per la separazione di Rufy. Non sapere che combina e se tornerà vivo da me, mi manda fuori di testa. Non mi sono mai separato da lui in nessuna missione, solo in quei due anni dove ci siamo allenati e sono diventato matto, nella lontananza da lui. Adesso mi sono risentito in quel modo e sono andato fuori di testa. Il mio posto è accanto a lui a proteggerlo e non poterlo fare ora è... peggio di quel che pensavo. Scusami.  - aggiunse alla fine pentendosene subito dopo.
Ma forse quel ‘scusami’ era più un ‘non volevo ferirti’.
Non capì se Law l’avesse percepito e compreso né che accezione gli avesse dato, tuttavia sospirò dopo essersi fatto assorbire dal suo sguardo, concentrato sul suo unico occhio verde.
Spostò lentamente le mani sul suo petto scolpito, infilando le dita sotto il kimono alla ricerca di un maggiore contatto. A quel chiaro messaggio Zoro sorrise rasserenato e piegando il capo di lato avvicinò il viso al suo fin quasi a raggiungerlo con le labbra. Poco prima che potessero toccarsi, Law parlò piano dimostrando nuovamente qualcosa che aveva rivelato solo a lui in quei giorni d’intimità. Un nuovo lato di sé che a Zoro piaceva sempre più. 
- Devi avere fiducia in lui, lo sai meglio di me quanto può sorprendere gli altri. 
Zoro colpito dal suo tentativo di calmarlo e rassicurarlo, sorrise grato per poi prendere le labbra fra le sue. Le avvolse e intrecciandole si beò della sensazione di pace e calore che lo invase. Sensazione che volle aumentare infilando la lingua alla ricerca della sua. Quando la trovò, si baciarono rimanendo in mezzo a quella distesa desolante, fra delle rovine che indicava una storia ben peggiore di quel che avevano appena appreso da Kinemon. 
Ma niente al momento attirò la loro attenzione deconcentrandoli uno dall’altro. 
Continuarono a baciarsi fino a che Law decise che potevano fare una tappa lì prima di fare tutto un tiro fino alla Capitale Fiorita, dove poi avrebbero dovuto separarsi e fingere di non conoscersi. 
Law teletrasportò entrambi in uno di quei ruderi, ma nessuno dei due guardò e ci fece caso. Contava solo che fosse vuoto, il resto venne cancellato completamente. 
Law continuò ad infilare le mani sotto il suo kimono e quando glielo fece cadere giù sulle braccia scoprendogliele, strusciò sulle spalle finendo sul collo e sulla sua nuca, viaggiando fra i suoi capelli corti e la sua schiena spaziosa.
I brividi lo ricoprirono e Zoro si liberò in fretta del kimono lasciandolo pendere all’obi. Senza staccare la bocca dalla sua che lo stava divorando con estrema necessità, si sfilò le spade e si aprì la fascia. Appena lo fece, il kimono cadde giù ai loro piedi dove prima era già finito l’haori, lasciandolo con addosso solo quella buffa e ridicola biancheria intima da samurai d’altri tempi, rappresentata da una fascia bianca avvolta sull’inguine. Talmente ridicola che li distrasse e smettendo di baciarsi, entrambi finirono per guardarla shoccati di cosa indossavano. 
- Che diavolo è? 
Prima quando Kinemon li aveva vestiti non ci avevano fatto caso, ma vedendolo ora anche Law si staccò ed in fretta e con una certa ansia si spogliò per controllare e vedere se anche lui l’aveva.
Constatato che era così, avvampò di imbarazzo e Zoro trovandolo delizioso rise scendendo giù in ginocchio davanti a lui per togliergliela. Ci mise più di quel che avrebbe pensato, ma nel perderci tempo rimase in quella posizione che Law gradì e ben presto l’imbarazzo e l’irritazione per quell’indumento buffo e ridicolo, svanì lasciando il posto all’eccitazione e alla voglia. 
Zoro lo percepì mentre con le dita infilate fra la stoffa bianca e la pelle sensibile dell’inguine e delle cosce, si riempiva di brividi. 
Era come se avesse preso di nuovo quelle bacche e fosse ancora sincronizzato con le sensazioni del suo compagno, ma così non era e comprese che era merito del proprio haki, probabilmente tornato a posto ed anzi migliorato per la pace fatta con Law e in qualche modo con sé stesso.
Non aveva trovato alcuna soluzione perché in realtà non ce n’era. Doveva solo aspettare e fidarsi di Rufy. 
Nel frattempo, però, almeno un metodo valido per distrarsi lo conosceva.
Quando dopo un paio di armeggi riuscì a liberare il suo inguine, lo vide mentre si eccitava davanti a lui. 
L’erezione libera di Law pulsava e cresceva davanti al suo viso.
Zoro rimase a rimirarsela ipnotizzato dai movimenti sincronizzati coi suoi battiti che gli dicevano quanto eccitato fosse, ma fu richiamato all’ordine da un seccato Law. 
- Lo vuoi succhiare o te lo devo ordinare? - fece impaziente. 
Zoro a quello gli venne un’idea e fu come un lampo che sbaragliava tutta l’ansia ed il nervoso accumulati in quegli ultimi giorni.
Infatti facendosi indietro lo ignorò iniziando a sgrovigliare la biancheria da sé, come se non avesse detto nulla.
Law con un lampo fugace d’irritazione gli prese il codino annodato sulla sommità del capo e tirandogli i capelli gli piegò la testa all’indietro, a quel punto gli infilò prepotentemente l’erezione in bocca. 
- Se è questo che vuoi basta dirlo, eh? - sibilò con un sorrisino malizioso. Zoro sollevò lo sguardo e vide quello di Law acceso e vivo di un interesse nuovo. L’idea di farlo brutalmente doveva piacergli molto e prendendogli i fianchi, si staccò per scivolare con le labbra sull’inguine, proprio lì dove prima l’aveva aizzato per togliergli la stoffa. 
Aderendo lì, parlò sensualmente. 
- Mmm sai, sono un po’ idiota, ho bisogno che tu sia più efficace per farmi capire cosa vuoi... 
Law rabbrividì di nuovo d’eccitazione e Zoro lo percepì anche attraverso l’erezione che adesso premeva sul viso accarezzandolo. 
- Allora vediamo di essere più efficace... - con questo Law tirò di nuovo i capelli con una mano, mentre con l’altra gli infilò il pollice all’angolo della bocca e tirando lo obbligò ad aprirla e metterla in una posizione congeniale. A quel punto, gli rimise dentro l’erezione e questa volta Zoro non si sfilò. 
- Succhia! - ordinò infatti. Zoro eccitandosi lo fece, ma la stoffa della biancheria era ancora avvolta sull’inguine e gli stava stretta, quasi lo soffocava. Tuttavia aspettava l’ordine di Law per togliersela, voleva ormai farlo in quel modo. 
Iniziò infatti a gemere tenendo le braccia abbandonate lungo i fianchi, immobile. Law accorgendosi del suo bisogno, lo staccò e si chinò guardandolo con aria sadica che eccitò ulteriormente Zoro. 
- Vorresti essere liberato da questa fastidiosa stoffa? 
- Mmh, sì... - sussurrò Zoro gemendo, la propria erezione batteva dolorosamente, non ce la faceva più a rimanere costretta nella fascia da samurai, ma l’idea si stare sotto il suo controllo lo faceva impazzire e attese che si decidesse mentre si sentiva meravigliosamente tornare indietro ad uno dei suoi periodi più belli, da un certo punto di vista. 
Mihawk. 
Law si face indietro, si sedette su una sedia all’interno di quel rifugio di fortuna e lo guardò allargando le gambe per tenere il suo pene ben in mostra, ancora duro e alto. Incrociò infine le braccia al petto e piegò il capo di lato osservandolo attentamente con aria arrogante. 
Lo lasciò lì fermo in ginocchio in mezzo a quello stanzone per un po’, fino a che notando quanto soffriva e quanto pulsava ancora dentro la stoffa, Law gli diede il permesso con una certa soddisfazione mentale. 
- Toglitelo. 
Zoro subì un’ulteriore scarica d’eccitazione e si affrettò a districarsi da quella roba, non riuscendoci facilmente decise di usare la forza e se la strappò via. 
Law si morse il labbro aprendo le braccia dal petto. Le mani sulle cosce, ancora in attesa, ancora a guardarlo. 
Zoro si fermò di nuovo, una volta nudo. Law osservò con cura e bramosia il suo pene grande e pulsante, non ce la faceva più, doveva toccarsi ma se non glielo diceva, non l’avrebbe fatto. 
Non chiese nulla, rimase in silenzio con le braccia lungo i fianchi, respirando a fondo per cercare di resistere. 
Vedendo che era al limite e forse lo era anche lui, Law con un cenno del capo, mormorò: - Adesso toccati. 
Zoro con un’altra scarica elettrica, si affrettò a leccarsi la mano e a prendersi l’erezione in mano iniziando a masturbarsi. Appena lo fece del sollievo lo invase. Chiuse gli occhi e abbandonò la testa all’indietro, ma probabilmente la cosa non fu gradita da Law che dopo un po’ gli diede un altro ordine. 
- Smettila e guardami, adesso. 
Zoro aprì l’occhio e si fermò stralunato, ma fu peggio perché Law adesso aveva preso a masturbarsi a sua volta davanti alla visione che gli aveva offerto. Voleva gattonare fino a lui e succhiarglielo di nuovo, ma finché non glielo avrebbe detto, non l’avrebbe fatto. 
Rimase lì, zitto, sempre in ginocchio in mezzo alla stanza ad aspettare qualunque suo ordine. L’aveva già fatto così ed era incredibilmente eccitante, sapeva cosa si provava e non vedeva l’ora. 
Dipendere tanto da qualcuno di cui non sapevi ancora quanto fidarti, né cosa volevi da lui, ma farlo semplicemente seguendo il suo istinto. E poi, la volta successiva, farlo così invece proprio con la consapevolezza di potersi fidare ciecamente. Anche quello era straordinario.
Dopo un po’ di atroci sofferenze mescolate a desideri incandescenti, Law si decise a dargli un altro ordine e smettendo di masturbarsi, gli disse con un cenno delle dita di alzarsi e raggiungerlo. 
- Vieni qua. - fece basso e suadente. 
Zoro lo fece di nuovo eccitato, come se ogni volta potesse superare quella precedente. Come se ci fosse un apice che l’attendeva alla fine di quello. Lui sapeva che c’era e non vedeva l’ora. 
Si fermò davanti a lui non sapendo cosa voleva facesse, pensò di prenderglielo in bocca di nuovo ma non glielo aveva esplicitamente detto, così quando Law si decise, Zoro si sentì come impazzire. 
- Girati e piegati. 
Zoro lo fece con una fretta urgente, sapendo cosa stava per succedere. Non stava più nella pelle, lo voleva come un matto, ne aveva proprio bisogno. 
A quel punto, dopo un tempo indefinito passato a farsi solo guardare in quella posizione non tanto comoda poiché non poteva appoggiare da nessuna parte, le dita lunghe di Law iniziarono a strusciare sulla pelle accaldata, solcò i muscoli delle cosce da dietro e arrivò alle natiche esposte, infine allargandogliele, proprio mentre aspettava che si infilasse dentro col medio, sentì la sua lingua leccarlo. A quello un’ondata bollente lo invase e gettando la testa all’indietro, inarcò la schiena sospirando di piacere. 
Sentiva che a Law piaceva enormemente comandarlo, ma soprattutto avere a disposizione il suo corpo allenato e perfetto. 
Lo leccò fino a che lo accontentò infilando le dita. Quando lo fece, Zoro si piegò ancora di più sperando di sentirlo alzarsi ed entrare, ma con disappunto lo sentì spingerlo e lasciarlo.
Improvvisamente il silenzio ed il nulla, né lingua, né dita. Nulla. 
Zoro voleva girarsi, ma non glielo aveva detto, perciò rimase lì chinato in avanti come l’aveva lasciato. 
Stava morendo di piacere all’idea di cosa stavano facendo, convinto che l’ordine successivo gli sarebbe piaciuto più dei precedenti. 
Totalmente ipnotizzato e assorbito da lui, fu più eccitato al sentire la sua voce prima ancora di capire il senso delle sue parole. 
- Scopati da solo con le dita. - ordinò. 
Zoro non se lo fece ripetere anche se aveva sperato di sentirlo entrare. Suo malgrado lo fece e quando si passò la mano fra le gambe, da sotto, raggiungendo la propria apertura bagnata dalla sua saliva, entrò subito procurandosi da solo il piacere che aspettava fremente di poter soddisfare con l’erezione di Law.
- Gira la testa e guardami. - con quel permesso, Zoro sbirciò dalla spalla ben volentieri, sorpreso ma contento di quell’ordine. 
Law si stava masturbando da solo, di nuovo, e Zoro voleva implorarlo, ma non voleva smettere con quel gioco perverso. 
Voleva essere totalmente al suo servizio, suo in ogni modo. 
Quel sesso mentale lo stava sconvolgendo ed era sempre più vicino a quell’apice. Voleva chiedergli di scoparlo, ma non poteva parlare. Lo poteva solo guardare, così infilandosi tre dita, gli fece ben capire quali erano le sue condizioni. Il pene fra le gambe pendeva e pulsava enorme, a breve sarebbe venuto senza nemmeno toccarsi. 
- Cosa vuoi, Zoro? - quella domanda lo sorprese, ma non esitò a rispondere: 
- Che mi scopi. 
- Vuoi che ti scopo? - fece Law senza muoversi. 
- Sì, ti prego... - gli scappò, ma probabilmente fu proprio quello a far scattare Law che smettendo di toccarsi, gli tolse la mano e prendendolo per i fianchi se lo tirò verso di sé. 
- Siediti su di me... - sibilò. Zoro non guardava e non usava le mani per aiutarsi, ma lasciò fare a lui e Law se lo indirizzò più che bene sulla sua erezione.
Quando lo sentì sull’apertura con la punta già esposta e dura, Zoro usò più forza e si penetrò da solo. Il sollievo scaturì come un’onda incandescente che si tramutò in piacere. Un piacere che iniziò a crescere mentre si penetrava da solo, alzandosi e sedendosi su di lui alla ricerca di un maggiore sollievo. Per riuscirsi si inarcò, la testa all’indietro, i gemiti sempre più intensi a riempire la stanza. Gemiti a cui si unirono quelli di Law. 
Lo prese per i fianchi e accompagnò i suoi movimenti sempre più veloce, usava più forza alla ricerca di più piacere, come se quello che aveva non fosse abbastanza, come se lo sentisse lì, lì vicino. Solo un altro po’ in quella posizione, ma con più forza. Affondando di più e più velocemente. 
Stava facendo tutto da solo, stava per venire, lo sentiva ormai, doveva solo toccarsi e l’avrebbe trovato quel culmine. 
- Posso toccarmi? - chiese senza controllo. Non voleva parlare senza il suo permesso, ma lo fece e se ne pentì perché Law non gli diede il permesso e negandoglielo se lo staccò di dosso. 
- Va giù sulla schiena e apri le gambe. 
Zoro spalancò l’occhio allucinato girandosi per capire se fosse serio, ma Law lo spinse brutalmente. Per non rovinare sulle ginocchia, si girò ed eseguì. Il cuore il gola, l’eccitazione mista ad ansia, l’interruzione del piacere ormai arrivato al limite lo gettava in un caos senza fine. Non riusciva a capire più niente, ma quando lo vide alzarsi e sistemarsi in ginocchio davanti a lui, lentamente la testa tornò al proprio posto. 
Law gli afferrò brusco le gambe e gliele spinse contro il petto, Zoro se le afferrò e lo aiutò a sistemarsi meglio in mezzo. 
Con una spinta decisa gli fu dentro di nuovo e Zoro chiuse gli occhi appoggiandosi all’indietro, allargò le braccia e si abbandonò al nuovo piacere, convinto che adesso potesse venire. 
Iniziò a gridare di piacere, ma Law lo ammonì improvvisamente. 
- Smettila di gridare! - Zoro si alzò di scatto sul gomito e si mise la mano sulla bocca non riuscendo a resistere. Voleva eseguire e continuare con quel sesso mentale, ma non resisteva più. Il piacere era troppo e voleva solo che gli permettesse di abbandonarsi completamente. Lo fermava tutte le volte, non poteva farcela ancora. 
Come capendolo, Law lo scrutò continuando a penetrarlo senza esagerare nei movimenti. Lo  guardò con un piacere vivo nello sguardo compiaciuto. Gli stava piacendo, era contento e Zoro si sentì soddisfatto come non mai. Orgoglioso d’averlo riempito di una tale luce viva e di compiacerlo. 
“Oddio sto impazzendo... sono un sottomesso con le personalità forti e con chi stimo e mi piace, non era una cosa esclusiva di Mihawk...”
Si tradusse alla perfezione e con una lucidità sconcertante considerando quel che stava vivendo, non per questo si sentì meglio. 
Law, sorridendo soddisfatto e colpito dal suo stato di totale abbandono a lui, gli tolse la mano dalla bocca e la sostituì con la sua. Nel farlo lo spinse permettendogli di stendersi di nuovo giù. Si appoggiò con le mani ai lati del suo corpo e continuando a baciarlo riprese a muoversi aumentando i movimenti e l’intensità.
Zoro tornò a riempirsi di brividi lasciando che Law disponesse di lui a piacimento e non lo deluse, questa volta non lo interruppe. 
Cercò le sue mani e le premette a terra ai lati della sua testa, intrecciò le dita ed aumentò sia il ritmo che la forza delle spinte fino poi a masturbarlo per farlo finalmente venire.
Quel gesto colse Zoro impreparato, al massimo aveva sperato nel suo permesso. 
Quando sentì addirittura la mano muoversi sulla sua erezione dura ed ormai al limite, mentre al tempo stesso affondava più forte e veloce, Zoro poté abbandonarsi all’orgasmo che non venne più bloccato.
Fu il più bello, sconvolgente, forte ed intenso provato in quegli ultimi mesi. 
Quel arrivare così spesso al limite senza mai concederselo liberò un piacere talmente enorme accumulato che lo scombussolò profondamente. 
Vedendolo in quelle condizione, abbandonato e pieno di un piacere totale, Law venne a sua volta dentro di lui, lasciando la bocca per baciargli il collo, sfinito anche lui.
Dopo di questo, gli si accasciò addosso, senza più forze e fiato. Totalmente distrutto, più mentalmente che fisicamente. 
Anche per lui era stata una volta diversa dalle altre, più soddisfacente e sfinente. 
Una di quelle che distruggeva per poi rigenerare, che non avrebbero dimenticato. 

Rimasero un po’ in silenzio, nudi, uno sull’altro, stesi in quel pavimento sporco di polvere, protetti solo dai loro kimono. Law col capo appoggiato sul proprio petto ascoltava i battiti che con fatica tornavano normali. L’orecchio poggiava proprio sulla cicatrice che solcava il torace. 
- Ti sei sfiancato anche tu, eh? - disse con un ghigno divertito Zoro, provocatorio e ben ritornato ai suoi soliti modi insolenti. 
Law con uno scatto sollevò indispettito lo sguardo decidendo poi di lasciarlo perdere e rimanergli steso addosso, che al momento era molto meglio così. 
- Senti chi parla... - rispose seccato Law.
Zoro rise e gli mise la mano sulla schiena, risalendo sui capelli neri e scomposti, così dannatamente simili a quelli di Rufy. 
“Chissà se carezzare la sua nuca è così...” pensò incontrollato. 
Realizzandolo, sospirò arrendendosi. 
- Che hai? - chiese Law percependo qualcosa di strano, come una rivelazione od un’accettazione. 
Zoro, che a lui riusciva stranamente a dire qualunque cosa, si aprì senza paura ed esitazioni, sentendosi anche contento di poterlo fare, che glielo chiedesse e gli interessasse. 
- Questa cosa con te mi aiuterà a sopportare la sua distanza, ma non mi guarirà... - poi si rese conto d’aver detto qualcosa che forse avrebbe potuto ferirlo e provando ad alzargli il capo per guardarlo, si ritrovò con la mano premuta sulla faccia in una sorta di lotta. 
- Piantala! - brontolò impedendogli di alzargli il capo. 
- Piantala tu! - ribatté l’altro allo stesso modo continuando a tentare di guardarlo in viso! 
- E allora fatti vedere! 
- Nemmeno morto! - 
- Perché? 
- Perché sto più comodo qua! Sta fermo! - a quella risposta semi soddisfacente, Zoro si arrese e smise di tentare di alzarlo. 
- Ma mi dici cosa vuoi tu da noi invece? Cosa pensi, Law? - chiese goffamente ed in modo confuso. Law capì alla perfezione il senso di quella domanda così come aveva capito il suo tentativo di guardarlo in viso in quel momento. 
Ma non parve turbarsene né tentare di nascondere uno stato d’animo di cui si vergognava. 
Zoro in effetti non percepì nessuna lotta interiore in Law che dopo un po’, seppure riluttante, risposte. 
- Il mio nuovo me. Cerco solo il mio nuovo me. Non sono innamorato, se è questo che vuoi sapere. Non mi importa cosa provi per lui. Mi dispiace se ci stai male, io invece sto bene con te. Tutto qua. Ma non mi interessa. 
Zoro l’ascoltò in attesa del resto che sembrava non arrivare, così spostò la mano sulla fronte e lo forzò di nuovo a girare la testa verso di lui. Law indispettito gli prese la mano e se la tolse di dosso intrecciando le dita e costringendolo a stare fermo. 
Quel gesto fece ridere e rilassare Zoro che smise di tentare. 
- Lasciami dormire, quando ci svegliamo andiamo alla Capitale. Una volta lì per vederci dovremo fare tutto di nascosto e fingeremo di non conoscerci. - Law partì a spiegare le cose pratiche e Zoro lo lasciò fare, poi al termine dei suoi programmi che gli disse almeno due volte in modi diversi come se fosse idiota, rispose come se avesse parlato di altro. 
- Se fossimo nella stessa ciurma penso ci innamoreremmo. Saremmo una bella coppia. Credo che funzioneremmo, ci somigliamo. 
Law alzò gli occhi al cielo e scosse il capo rimanendo però ben ancorato al suo petto comodo e tonico. 
- Hai solo questo in mente? Non ti facevo così sentimentale. 
- Io non mi facevo così sottomesso con chi mi piace e stimo. 
- Solo con chi ti piace e stimi? - chiese incuriosito Law finalmente decidendo ad alzare la testa per guardarlo. In quello Zoro, sorpreso, lo osservò per bene. Era curioso e sembrava stare assolutamente bene. Sicuramente quella scopata sconvolgente aveva fatto bene anche a lui. 
- No... - fece poi Zoro ripensandoci. - Devono avere personalità forti. 
In quello ricordò cosa era successo nell’isola di Mihawk e mordendosi il labbro gli mise la mano libera sulla nuca e gli schiacciò la testa contro il petto rimettendolo bruscamente giù per nascondere quell’imbarazzo lampante portato dal ricordo di quanto successo col suo maestro e rivale. 
Law, indispettito per l’affronto e capendo che adesso era lui a voler nascondere qualcosa, tentò di alzare la testa insultandolo, ma Zoro usò più forza e lo tenne giù su di sé. 
- Dormiamo, adesso! 
- Ah sì eh? E non mi dici a cosa hai pensato? - Zoro non rispose fingendo di addormentarsi. - Ti è già successo con qualcun altro, vero? - al suo silenzio proseguì imperterrito. - Ma non con nessuno della ciurma. - sapendo di averci preso, si fece più interessato e acceso. - Oh, ma dai, con chi hai fatto il sottomesso? - silenzio. - Vediamo, chi potrebbe essere una personalità forte che stimi e ti piace? 
Ma Zoro sapeva che non ci sarebbe mai arrivato perché non conosceva niente di lui ed era assolutamente meglio così. 
Infatti si lasciò solcare da un sorriso beato e soddisfatto, sorriso che sfociò in un senso di serenità e contentezza. 
- Sono contento di essere qua con te. - disse poi a tradimento e spontaneo. Con questo lo zittì di colpo e facendolo diventare rosso e bollente, finse di addormentarsi per superare l’imbarazzo che adesso toccava a lui. 
Zoro rimase con un sorriso ebete stampato in faccia mentre lasciava che il sonno lo cogliesse dolcemente sotto il peso leggero di Law. 
Sapeva che quel Paese l’avrebbe cambiato, che per quando se ne sarebbero tutti andati, sarebbe stato molto diverso da prima. O forse semplicemente più completo, con qualcosa in più, ma non di diverso realmente. 
Ma sapeva. Zoro se lo sentiva.
Quell’esperienza che sarebbe stata lunga e piena di emozioni, l’avrebbe aiutato.
Forse era vero che lui e Law non si sarebbero innamorati, ma comunque avrebbero finito per provare qualcosa. Qualcosa di bello che non avrebbero mai dimenticato e che si sarebbero portati per sempre nei loro animi. 


Note: così finisce questa fic, che potrebbe essere un raduno di tre one shot dal pov di Zoro, ma la prossima sarà l'ultima della serie e seguirà qualcun altro. Chissà chi? Lo scoprirete fra 4 giorni che inizierò a pubblicarla. Si chiamerà 'sopra chiunque altro', per rimanere aggiornato su quando pubblico seguite la mia pagina su FB. Spero che questa fic, che in realtà è una scusa per far fare tanto sesso a Zoro, vi sia piaciuta specie nell'evoluzione di loro due e del loro modo di conoscersi meglio e di crescere, sia nel loro rapporto che non è d'amore, ma comunque complice in una delle tante versioni in cui li ho immaginati. Grazie a chi ha letto. Baci Akane