2. TORNARE ALLA NORMALITÀ
Non avevano più avuto tempo per pensarci.
A dire il vero, da un certo momento in poi, nessuno di loro aveva più avuto tempo proprio per niente. Fino a quando poi, dopo che ogni cosa era corsa e cresciuta a sproposito, era tutto improvvisamente finito.
Il caos si era spento, il mondo si era addormentato e così loro, dopo aver ognuno di loro superato il proprio limite.
Persi in un sonno ristoratore profondo, le loro menti si persero rielaborando inconsciamente gli episodi più significativi che li avevano fatti crescere, quelli più immediati e d’impatto, fino poi ad arrivare a quelli meno sconvolgenti, ma forse che li avrebbero segnati di più col tempo.
Per una guerra importante avevano messo da parte questioni apparentemente insignificanti, non poi così importanti come la vita e la morte. Ma adesso che questa era stata vinta e che rimaneva solo la vita, ora che la guerra era finita e rimaneva solo la pace e la tranquillità, lentamente strisciò quanto accantonato non più apparentemente importante. Non poi così tanto.
Ma forse lo era, dopotutto, sebbene in modo diverso.
Quando Rufy riemerse dal suo lungo, profondo sonno, era confuso e con la sensazione di dover ancora combattere. Come se la guerra fosse ancora in atto e ci fosse qualcosa di vitale di cui vedere.
Gli ci volle un po’ per dipanare il caos e realizzare che il silenzio che lo circondava non era perché era diventato sordo o morto.
Era vivo, in realtà, anche se da come si sentiva stanco ma fondamentalmente bene, doveva essere passato molto dall’ultima dura battaglia.
Gli venne in mente Kaido e poi la propria trasformazione. Aveva combattuto così tanto con lui e aveva pensato talmente tanto a lui, che aveva continuato a farlo anche da addormentato.
Ora che era sveglio e vivo e capiva di stare assurdamente bene, realizzò che doveva essere passato del tempo, ma soprattutto dovevano averlo curato per bene, mentre era incosciente.
Era silenzio non perché fosse morto. Era silenzio perché era pace.
“Allora ho davvero vinto. L’ho sconfitto sul serio!”
Pensandolo un sorriso gli si dipinse sul volto. Soddisfatto, felice e poi leggero. Leggero il corpo e lo spirito ma soprattutto la mente.
La guerra era finita, non era rimasto nessun nemico immediato, nessun piano. Adesso non c’era nulla a cui pensare, nulla di essenziale e vitale.
Adesso poteva riesumare le questioni in sospeso, accantonate perché difficili, complicate e non più importanti di una guerra.
Sì che c’erano, ma quali erano?
Rufy si grattò costernato il capo spettinato, poi scrollando le spalle si alzò sentendo il bisogno di fare pipì.
Doveva essere ancora presto perché dal silenzio deduceva che dormivano tutti. Nella stanza in cui era stato sistemato percepiva la presenza di altre persone ma era tutto buio, perciò non vedendo bene uscì seguendo l’intuito per evitare di schiacciare persone.
Quando uscì dalla stanza in cui era stato sistemato, vide che era ancora notte e pensando che dovessero essere passate come minimo 24 ore intere se non forse anche più, sgranchendosi le gambe e la schiena, cercò l’uscita per poter espletare i bisogni che premevano nella vescica.
Era leggero, dannatamente leggero e libero.
Libero per riprendere le cose messe da parte. Libero per concentrarsi sulle cose sciocche e futili che tanto adorava.
Anche per quelle importanti ma difficili.
Quando trovò un’uscita, la imboccò sentendosi ancora uno zombie, perciò fu lieto di ritrovarsi in un giardinetto interno. Non aveva la più pallida idea di dove fosse, ma accostatosi ad un albero, si svuotò ben volentieri. Proprio mentre lo faceva, con gli occhi ancora piccoli e carichi di sonno, l’attenzione fu attirata da una porta socchiusa poco distante da quella imboccata da lui.
Facendoci più caso, percepì la presenza di due persone a lui conosciute, ma prima di metterle ben a fuoco si stava già dirigendo là.
Stava per spalancare la porta quando realizzò che si trattavano di Zoro e Law, a quel punto ritirò subito la mano e si fermò azzerando la propria aura per accucciarsi con la schiena contro il pannello scorrevole che delimitava probabilmente una stanza privata.
Rufy rimase per un attimo fermo lì, improvvisamente sveglio e col cuore in gola.
Come fosse colpito da uno schiaffo in pieno viso, si fermò e si zittì ricordandosi tutto d’un colpo quali erano le questioni poco vitali ma difficili accantonate.
“Zoro e Law!”
Il fatto che fossero vivi lo rendeva felice, ma sapendo cosa stavano facendo, si ritrovò di nuovo nell’identico dramma che era riuscito a cancellare momentaneamente lì a Wa per tutta la durata della missione di liberazione del Paese.
Eccoli lì, proprio dove e come aveva preferito non vederli più.
Ci era riuscito fino a quel momento. Adesso che non aveva altro a cui pensare, non aveva scelta che guardare l’amara verità.
Una verità anche molto scomoda.
Rufy non voleva, ma si trovò a sbirciare di nuovo e quando li vide nella loro solita posizione, in piedi uno dietro l’altro, con Law che prendeva Zoro mezzi nudi, trattenne il fiato e si voltò di nuovo coprendosi la bocca con la mano guardando in basso fra le proprie gambe.
“Di nuovo? Tutte le volte? Adesso sarà così sempre? Dannazione, Rufy! Non puoi combattere sempre una guerra per distrarti da questo piccolo problemino.”
Piccolo era un eufemismo. Adesso era bello grande.
Sentendo i gemiti provenire dai due che ci davano dentro, con Zoro che chiedeva a Law di andare più forte, Rufy non ebbe scelta che infilare la mano sotto la veste. Quando l’avevano recuperato e salvato, l’avevano anche lavato e cambiato mettendogli uno yukata, quello che la gente del posto usava nei bagni pubblici e la per dormire.
Era maledettamente comodo. L’aprì e si infilò le mani in quella che per loro era biancheria intima, rappresentata da una stoffa bianca avvolta nel suo inguine.
- Ti prego... ti prego, Law...
Sentiva Zoro gemere e pregarlo con sempre più bisogno. Rufy sbirciò mentre si masturbava ancora. Era da giorni che non succedeva. Sapeva che doveva risolvere in qualche modo, ma al momento venne totalmente risucchiato dalla scena che si presentò davanti ai suoi occhi.
Zoro da piegato in avanti si era raddrizzato appoggiandosi totalmente contro Law che lo teneva fra le braccia. Quelle di Zoro erano alte a raggiungere con le mani i capelli neri di Law, mentre lui gli infilava un dito in bocca che l’altro succhiava.
- Ti prego... - gemette ancora Zoro. Rufy non capiva di cosa lo pregava, ma quando Law con un sorriso gli prese il lobo fra i denti e corse con l’altra mano a toccare la sua erezione alta e dura, Rufy capì.
Lo capì dal sospiro di sollievo di Zoro che andò incontro sia alla sua mano che al suo bacino che premeva da dietro mentre lo penetrava.
Erano totalmente sincronizzati e Zoro era pronto a venire, ma aveva aspettato la mano di Law e solo in un secondo momento Rufy capì perché non avesse fatto da solo pur avendone la necessità.
Rufy mosse la propria mano più in fretta e con lo sguardo incollato ai loro corpi fusi insieme, sentì Zoro ringraziare Law con estrema beatitudine. In quello venne e con lui anche Rufy da fuori la stanza.
Sconvolto e rosso in viso, preda di sensazioni ed emozioni totalmente nuove, ben più forti di quelle di prima, si morse la mano che ancora si premeva sulla bocca. Voleva gemere anche lui. Anzi, voleva entrare ed unirsi alle danze, ma non perché eccitato da Law in sé. Anzi, gli dava un po’ di fastidio perché riteneva che fosse al proprio posto.
Era il suo posto quello che ora occupava dietro Zoro.
“Lo comandava. Si faceva comandare da lui. Zoro ha aspettato che fosse Law a concedergli l’orgasmo, non se l’è preso da solo quando voleva. Come osa farsi comandare da lui? Sono solo io che lo comando. Io il suo capitano. Io che decido se farlo venire o no. Io!”
L’orgasmo continuò a scuoterlo ancora a quei pensieri di possessione, fino a che sfinito si abbandonò smettendo di toccarsi. Si coprì ma rimase lì, senza più le forze di alzarsi e tornare dentro.
Come l’aveva capito?
Rufy ora più lucido nonostante il caos dei sensi impazziti e mescolati, si rese conto di essersi sincronizzato con lo spirito di Zoro, come spesso capitava. Probabilmente grazie i loro haki.
“Chissà se anche lui mi ha sentito?”
- Era diverso... - mormorò Law dopo un po’. Rufy voleva andarsene, non voleva origliare, ma le proprie gambe ancora non rispondevano, ma dubitava che anche loro avessero la forza per alzarsi ed uscire. Se lui era così anche loro non dovevano essere meglio.
Per sicurezza Rufy sbirciò ancora e vide che si adagiavano per terra appoggiandosi con la schiena alla parete. Non vedeva bene la stanza in cui erano perché era piuttosto buia, la fessura lasciata aperta serviva per vedere il minimo indispensabile ed anche per lui era così. Vedeva solo loro.
Non erano seduti vicini, Law si era messo contro la parete e davanti a sé si era sistemato Zoro che era sfinito ed aveva il volto girato verso il suo alla ricerca della posizione più comoda e congeniale.
Le mani di Law vagavano sul suo corpo, nello yukata aperto. Carezzavano dove delle bende facevano sfoggio, ma lui cercava le strisce di pelle libere, mentre gli copriva l’erezione che adesso, dopo essersi svuotato, era a riposo.
Era sfinito e sembrava un gattino che cercava le coccole.
Rufy sorrise intenerito sentendo un netto moto d’invidia. Erano molto teneri, anzi. Sorprendentemente teneri.
Ora che li vedeva aveva gola. Sentiva di nuovo lo stesso strano freddo dell’altra volta, quando aveva abbracciato Zoro di slancio dopo essersi soddisfatto da solo. Ora non poteva farlo. Probabilmente dopo un ‘orgasmo si diventava bisognosi d’affetto.
Zoro, fra le gambe aperte di Law e più comodo che mai, girò il capo verso di lui e con aria sorniona e soddisfatta mormorò: - Te ne sei accorto?
Non sembrava infastidito, ma piuttosto contento, anche se non lo dimostrava con sorrisi espansivi. Law si fece attento e solo quando ci fece caso sorrise malizioso annuendo. A quel punto la sua bocca finì sul suo collo.
- Hai ragione. È un vizio, ormai.
Rufy non aveva idea di che cosa parlavano e si sentiva escluso, voleva saperlo. Voleva sapere tutto, ma sospirò e arricciando il naso scontento smise di guardarli, rimanendo lì ancora incapace di muoversi.
Ancora con quel freddo che avrebbe potuto scacciare solo le braccia forti di Zoro.
- Quindi ti piace così, eh? - Rufy dedusse che intendeva quel sistema di sottomissione e dominazione che in realtà aveva potuto capire solo grazie alla sincronizzazione con l’haki di Zoro. Al di là di questo gli era piaciuto molto anche a lui, sebbene avrebbe di gran lunga preferito farlo lui al posto di Law. Comandare e dominare Zoro.
“Ma come faccio? Devo troppo a Law e al di là di questo, anche se volessi fare l’egoista, è chiaro che Zoro adesso vuole Law. Sta così bene con lui. Guarda come è beato fra le sue braccia. Non l’ho mai visto così, è un’altro. Chissà se potrebbe essere così anche con me. Chissà...”
I pensieri vennero di nuovo distratti dalle parole dei due che si stavano scambiando, discorsi che lui un po’ non capiva ed un po’ interpretava male.
Di sicuro non avrebbe chiesto delucidazione. Era profondamente ingenuo e si illudeva di essere in grado di nascondere ciò che provava, ma solitamente non era così.
Chiunque intorno a lui capiva sempre quando mentiva e quando aveva qualcosa, solo che se cercava di tenerselo per sé, facevano finta di nulla per lasciargli fare come voleva.
- Non pensavo. Prima mi metteva a disagio e mi inquietava, ma ora devo dire che... ha un suo perché...
Law fece un risolino a quella rivelazione di Zoro che aggiunse: - ti dispiace? Ti dà fastidio?
- No, se a te piace, per me è indifferente. A me basta averti finché possiamo e quando c’è l’occasione.
Rufy rimase di stucco a quella rivelazione, non immaginandosi Law dire certe cose. Se non l’avesse sentito, non ci avrebbe mai creduto.
- Ma adesso sta per finire... - fece poi Zoro serio, in un mormorio come se cambiasse modalità ed argomento.
Rufy questo lo capì bene, lo interpretò nel modo giusto e percependo nettamente la tristezza trasudare dal suo animo oltre che dalle sue parole, una smorfia di dispiacere si formò nel proprio viso.
- Già...
- Ti mancherò? - Zoro lo chiese con una punta di ironia nella voce. Una punta molto lieve, solo un tentativo di sdrammatizzare, probabilmente.
- Credo di sì...
Sia Zoro che Rufy trattennero il fiato alla sua rivelazione. Rufy non si voltò a guardarli, sapeva che adesso si stavano baciando e lasciò loro quell’intimità chiudendo gli occhi mentre qualcosa tornava a bruciare in sé.
Gelosia, forse.
Ma come stavano giusto dicendo loro, stava finendo. Eppure gli dispiaceva sinceramente sapere che la persona che amava stava male per un altro.
- E tu? - chiese dopo un po’ Law.
- Sì, mi mancherai.
Rimasero un po’ in silenzio e Rufy pensò si fossero addormentati, quando provò a guardare, vide che invece erano svegli tutti e due, le loro dita giocavano le une con le altre, la fronte di Zoro contro la guancia di Law. Le espressioni pensierose. Erano belli, anche se voleva essere al posto di Law e gli bruciava.
Nutriva un miscuglio terribile di emozioni contrastanti e contraddittorie che nemmeno sapeva comprendere e tradurre.
Non gli era mai capitato di sentirsi così.
- È bello quel che abbiamo costruito. - fece Zoro poi dopo un po’.
- Ho capito cosa significa libertà. Quello che mi avevi detto quel giorno, ricordi? - Rufy non sapeva a cosa si riferisse, ma non importava. Zoro annuì. - Essere pirati significa essere liberi senza catene, divertirsi e godere e raggiungere obiettivi importanti mantenendo le promesse. - ripeté Law. Rufy capì che doveva essere quello che Zoro gli aveva detto non aveva idea di quando. Era ciò che lui gli aveva insegnato lui visto che all’inizio il suo vice aveva rifiutato l’idea di essere pirata. Non a caso il suo soprannome era ‘Cacciatore di pirati’. Zoro li cacciava, prima di incontrarlo.
- Hai trovato la promessa da mantenere? - chiese Zoro.
- Ce l’ho già. Intendo mantenerla. - rispose pacato e morbido Law.
- Alla stessa persona che ti ha spinto ad abbattere Doflamingo? - Law annuì continuando a giocare con le sue dita, sempre tenendolo fra le sue braccia e contro il suo petto.
- Gli ho promesso di essere libero e felice. Prima di te non sapevo come fare. Dopo la mia vendetta ero vuoto, non avevo più uno scopo. Adesso so come voglio fare. Penso di doverti ringraziare.
Zoro sorrise, si girò di nuovo fra le sue braccia e prima di baciarlo, rimase fermo ad osservarlo.
- Anche io credo di doverti ringraziare di qualcosa, ma per il momento è solo un’intuizione.
Law che capiva perfettamente cosa diceva, gli mise una mano sulla guancia carezzandolo con un’aria soddisfatta.
- Sei proprio arrivato al momento giusto nella mia vita. Grazie per il tempismo. - disse infine Zoro, poi si baciarono. A quel punto a Rufy cominciarono a bruciare gli occhi e pensando che fosse colpa dell’animo di Zoro con cui era probabilmente di nuovo connesso, si alzò e se ne andò non facendocela più.
Vedeva un sentimento che pensava di non poter ignorare, né spodestare o mettere da parte.
La fantasia di sostituirsi a Law era appunto solo quella e non poteva di certo pensare che una volta salpati da lì e tornati ad essere solo loro senza esterni in mezzo, le cose potessero mettersi come adesso voleva.
Era tardi, ormai. Forse si sarebbe dovuto svegliare prima, o forse sarebbe stato inutile perché se Zoro avesse voluto, avrebbe potuto approfittare di lui come aveva fatto con Law, invece aveva aspettato ed ora non poteva che accettare la cosa.
Non gli restava che gettarsi al più presto in un’altra avventura e riempire quel vuoto e quel peso che lo schiacciavano a suolo con un umore nero. Scacciarlo e dimenticarlo.
L’avrebbe sostituito con la prossima battaglia da combattere, il prossimo tesoro da conquistare, la prossima missione da compiere.
Gli era sempre bastato, sarebbe tutto tornato così com’era. Doveva essere così. Non poteva essere altrimenti.
Non aveva la minima idea che Zoro si era accorto della sua presenza e che avevano parlato di lui e del fatto che alla fin fine ormai gli piacesse fare sesso facendosi guardare da Rufy.
E non aveva nemmeno idea che la tristezza e il bruciore scaturiti alla fine, fossero tutti suoi poiché Zoro sì era malinconico, ma fortemente speranzoso, capendo che forse qualcosa sarebbe infine realmente mutato ed andato come voleva.
Perché forse era ora di cambiare piani e convinzioni.
Forse, dopotutto, era proprio ora.
Ma Rufy di tutto questo non ne aveva proprio idea.
Non si stupì di vederli appartarsi brevemente, durante il giorno della partenza. Mentre tutti erano impegnati con i preparativi, Zoro e Law si fecero in parte per qualche istante senza che nessuno facesse caso a loro. Nessuno a parte Rufy che si limitò a seguirli con lo sguardo senza andar loro dietro.
Vedendo che si mettevano dietro un gruppo di alberi poco distante i porti, capì che sarebbe stata una cosa veloce e non certo quella lunga, così rimase lì dov’era, a bordo della nave con un gran via vai intorno fra compagni e gente di Wa che li aiutavano a portare rifornimenti di cibo e bevande sulle tre navi in fila pronte a salpare.
Entrambi avevano un’espressione seria e triste, si vedeva anche senza usare l’haki della percezione.
Non aveva idea di che cosa si stessero dicendo, ma vide Law prendere il mento di Zoro fra due dita e sollevarglielo fino a farsi guardare. L’occhio sano di Zoro si puntò su quelli di Law che da lì Rufy non poteva vedere perché gli era di schiena.
Si dissero qualcosa ed immaginò che potesse essere un semplice ‘mi mancherai’ e ‘cerca di rimanere vivo’.
Conoscendoli non avrebbero potuto dire altro.
Rufy non volle saperlo, non si avvicinò e non cercò di scoprirlo con nessun trucco, non voleva violarli oltre. L’aveva già fatto abbastanza. Per la verità quella era una cosa intima, più ancora del fare sesso. Il sesso era paradossalmente meno intimo in qualche modo. In quel momento Rufy capì che Zoro e Law erano totalmente loro stessi senza maschere, nessun altro nelle loro rispettive ciurme li aveva sicuramente mai visti così, nessun altro sapeva di quel lato. Un lato sentimentale, intimo, profondo e anche magari un po’ romantico.
Perciò non trattandosi di qualche gioco erotico utile a sfogarsi, non se la sentì di violarli e spiarli seppure fu difficile per lui rimanere lì fermo e buono.
C’era una lotta, tutte le volte che non si trovava impegnato in altre faccende che lo distraevano. C’era una lotta strenua che lo vedeva frenarsi dall’impedirgli di stare insieme in quel modo.
Zoro era suo, questo gli diceva una parte, quella più animalesca ed egoista. L’altra, però, quella più sensibile e altruista, era consapevole che Zoro era di sé stesso e che se amava un altro ragazzo, non ci poteva fare nulla. Non lo poteva prendere e portare via per impedirgli di scambiarsi tenerezze con un altro. O meglio l’avrebbe comunque fatto, ma non prima di permettergli di salutare il suo ragazzo.
Quando li vide baciarsi, Rufy voltò il capo infastidito, col petto che veniva stretto da un’orribile morsa bruciante. Ancora poco, ormai mancava davvero poco e tutto sarebbe tornato come prima, ognuno al proprio posto e alle proprie ciurme.
Gli dispiaceva lasciare Law, ma da un lato anche se per follia avessero deciso di unire le loro ciurme, Rufy ne avrebbe sofferto e lì lo comprese con una lucidità sconcertante. Poteva sforzarsi di non essere egoista e strappargli Zoro mentre stavano insieme da soli, ma non avrebbe potuto sopportare di vederli per sempre insieme.
In altre parole sopportava e si controllava solo perché sapeva che tutta quella tortura stava per avere una fine.
Quella strana cosa che ora c’era con Zoro lo destabilizzava, ma pensando di non poterci fare nulla perché non poteva obbligare una persona ad amarlo, volerlo e desiderarlo, decise di procedere come aveva fatto fino a quel momento. Accantonando la questione.
La mise da parte e basta, come tutte le altre volte.
Comprese il necessario e, sapendo che non ci poteva fare nulla anche se non gli stava bene, passò oltre.
Dovevano partire. Dovevano solo partire e tutto sarebbe tornato a posto.
Era questa la sola cosa che ormai contava.
Partire e basta.
La nave finalmente si stagliava verso l’orizzonte azzurro. Il cielo quel giorno era terso ed il sole splendeva perfetto.
C’era un venticello delizioso per muoversi ad una velocità media, senza dover sbrigarsi a raggiungere una meta specifica con qualche incombenza immediata, potevano limitarsi semplicemente a navigare con calma seguendo la traiettoria decisa col Log Pose.
A Rufy era mancata quella sensazione e una volta che furono riusciti a sopravvivere alla pirotecnica partenza trasformata dai tre capitani idioti delle tre ciurme in una gara, tanto per cambiare, Cappello di Paglia sorrise radioso davanti alla promessa di una nuova avventura di cui ancora non conosceva niente.
Da quando erano approdati a Punk Hazard era stato tutto programmato e prestabilito dalla mente geniale di Law, ogni mossa aveva avuto un motivo preciso e tutto era stato totalmente voluto, ma la sua gioia di vivere stava tutta lì, ora.
Era quello che gli piaceva davvero.
Potersi muovere a caso, improvvisando. Andare avanti senza rifletterci, senza programmare e decidere in anticipo. Fare tutto ciò che capitava.
Mistero, suspence e avventura.
Si sentiva di nuovo al settimo cielo e nemmeno la consapevolezza di essere diventato il nuovo imperatore, né tutte le altre novità connesse a quanto successo a Wa, l’avevano destabilizzato in alcun modo. Niente di paragonabile comunque a quanto fatto da Zoro indirettamente.
Da quando aveva capito di amarlo non come amico o compagno di viaggio, le cose si erano fatte strane.
Continuava a sentirsi in bilico fra un’esplosione e l’altra, come se camminasse sempre sul filo del rasoio.
Non a caso avevano appena quasi litigato.
Dopo aver letto il giornale e aver appreso le notizie relative ai nuovi imperatori, alle taglie e al resto, c’era stata quella che parlava dell’armata rivoluzionaria, di Sabo, Bibi, Re Cobra ed il Reverie.
Preso dall’impulso tipico suo, Rufy era esploso decretando di voler andare ad Alabasta alla ricerca di Bibi, convinto che Sabo non avrebbe mai potuto uccidere Re Cobra né rapire Bibi, ma Zoro aveva messo subito un freno al suo impulso e con voce tonante e secca si era fermamente opposto.
Questo l’aveva stupito e stizzito al punto da reagire in modo infantile come un bambino, non tanto perché fosse convinto della propria posizione, ma perché Zoro non poteva osare andargli contro. Non era mai successo tranne che una volta in seguito alla quale avevano brutalmente litigato fino a lottare fra di loro.
Sentirlo contrastarlo l’aveva fatto impazzire, per un momento, facendolo risentire come le volte in cui l’aveva visto con Law. Specie alla fine, quando si erano salutati in quel modo intimo.
Si erano lasciati, erano su navi diverse, Zoro era con lui, ora. Tutto doveva essere tornato come prima, perché invece Zoro osava andargli contro?
Per un momento aveva seriamente pensato, sentendo la vena pulsare, di prenderlo a pugni, ma poi si era fermato perché gridandogli sopra si era fatto ascoltare. Zoro semplicemente aveva ragione, quel che diceva era la cosa più logica.
Però non andava bene. Non evitare di tornare indietro ad Alabasta alla ricerca di Bibi, su quello Zoro aveva ragione. Ma bensì non andava bene che lui osasse non essere sempre al suo fianco per partito preso.
Doveva sentire sempre il suo incondizionato sostegno, questo era Zoro per lui. La sua colonna, la propria base d’appoggio. Poteva fare quel che voleva perché sapeva che lui l’avrebbe sempre sostenuto, mentre ora, dopo quella relazione con Law, Zoro era diverso, ne era sicuro.
O forse lo era lui.
Insicuro, in qualche modo. Ma non di sé stesso.
Lo era di Zoro.
Perché non sapeva più se adesso veniva ancora lui al primo posto o c’era Law.
Se in qualche modo l’avesse chiamato, sarebbe corso da lui? In che modo l’amava? Com’erano rimasti? Cosa provavano davvero?
Come stavano le cose?
Doveva preoccuparsi, prepararsi ad un clamoroso terribile abbandono?
Per amore non avrebbe potuto negarglielo, ma conoscendosi, sentendosi come gli era capitato in certe occasioni recentemente, sapeva che invece avrebbe potuto fare l’egoista e costringerlo a rimanere contro la sua volontà. Sempre ammesso che al mondo qualcuno potesse obbligare Zoro a fare qualcosa che non voleva.
Dopo aver chiacchierato coi suoi compagni su sogni, desideri e quant’altro ed essersi un po’ tutti calmati, Zoro era entrato sottocoperta dicendo che aveva bisogno di allenarsi un po’ e tutti si erano un po’ dispersi. Anche lui si era messo nella sua solita posizione preferita, avvolto alla polena della Sunny, su uno dei raggi di sole.
L’orizzonte ed il mare l’avevano calmato e fatto riflettere ed in quello il pensiero era volato a quando aveva visto Zoro e Law fare sesso l’ultima volta a Wa. Quando Zoro si era fatto comandare e sottomettere da Law aspettando addirittura che fosse lui a farlo venire con la mano, mentre lo prendeva da dietro.
Ripensandoci si eccitò.
Avrebbe dato tutto per poterlo fare lui. Comandare Zoro in quel modo, dominarlo, prenderlo e farlo godere mentre lui gli si sottometteva totalmente, aspettando addirittura il suo permesso per venire.
Rufy si morse indispettito il labbro sentendosi di nuovo duro lì sotto. Abbassò lo sguardo e si staccò parzialmente dal legno del raggio della polena. Sì, era proprio duro.
Sospirò e tornò a guardare avanti, abbattuto più che altro.
Adesso Zoro si sottometteva a Law. Si erano separati, ma il suo cuore ed il suo animo rimanevano sempre emotivamente sotto un altro che non era più lui.
Cosa poteva aspettarsi da lui?
Era ancora sempre il suo braccio destro, il primo a sostenerlo ciecamente ad ogni costo? Gli avrebbe sempre guardato a tutti i costi le spalle?
Poteva stare sereno?
Dopo quanto successo prima, quando Zoro gli aveva detto di non andare a cercare Bibi, Rufy iniziò a vacillare e dilaniato, realizzando di non poter assolutamente pensare di affrontare un qualunque nuovo avversario in quelle condizioni, decise di andare da lui a chiarire subito. Non poteva permettersi di andare da nessuna parte, con quel dubbio atroce che lo dilaniava. Il solo motivo per cui si buttava a capofitto in qualunque impresa, anche la più folle, era che sapeva d’avere Zoro al suo fianco. Ma era ancora così?
Note: Volevo mostrare un po' di quel che si dicevano Zoro e Law, mantenedo però sempre il POV di Rufy, perciò alla fine ho usato qualche trucco. In questo capitolo si è visto quanto Rufy sia preso male da questa sua sorta di crescita forzata da cui cerca di scappare senza riuscirci davvero. Alla fine, comunque, il suo carattere prevaricatore e possessivo prende il sopravvento perché è più forte di lui e nel prossimo scopriremo che combinerà. Baci Akane