NOTE: sesta fic della serie zolaw ‘Processo di liberazione’. Come si sarà capito, il tema che lega tutte le fic a parte la relazione fra Zoro e Law, è anche la liberazione emotiva di Law cosa che avviene pienamente in questa fic che è particolarmente sentimentale e profonda.
Quando i due passano da Zo a Wa, lo fanno con il sottomarino di Law ed hanno del tempo per parlare. Lì Zoro si rende conto che Law c’era proprio quando e dove lui avrebbe tanto voluto esserci. Con Rufy nella Guerra per la Supremazia contro la Marina.
Le fan art non sono mie ma dei propri creatori, prese da Pinterest per presentare la fic.
La prossima fic è a capitoli, sarà la penultima della serie e sarà totalmente ambientata a Wa.
Grazie a chi ha letto le precedenti.
Buona lettura. Baci Akane
Zoro non aveva esitato nemmeno un secondo, al momento dello smistamento per i quattro gruppi, tre dei quali in partenza da Zo verso il prossimo obiettivo.
In molti della propria ciurma si erano uniti a Rufy, oltre a qualche visone, per andare a recuperare Sanji, ma lui non aveva messo in discussione la propria scelta, totalmente scontata e spontanea.
Sarebbe andato a Wa con Kinemon e Law.
Sicuramente non vedeva l’ora di mettere piede nel famoso e leggendario paese dei samurai e delle spade, ma non era tutto lì, ovviamente.
L’idea di passare ancora qualche giorno con Law nell’attesa di iniziare la guerra vera e propria, l’aveva entusiasmato non poco.
Sapeva perfettamente che erano giorni contati quelli che aveva a disposizione con lui e che doveva prendere tutto ciò che poteva, senza remore né esitazioni.
Avrebbe poi avuto tempo per chiudere e tornare alla vita di prima. Una vita che gli piaceva senza dubbio e che metteva sopra ogni cosa, ma sicuramente quella piccola parentesi con Law era decisamente utile.
Una parentesi, ecco cos’era.
Niente altro.
Anche se gli piaceva dormirgli addosso in qualsiasi momento e svegliarsi poi con lui ed il suo volto serio ed affascinante, coi suoi occhi grigi che lo scrutavano cercando di capire chissà cosa.
Probabilmente Law voleva capire come la vivesse lui, ma non era tipo da chiederglielo né mettersi a conversare di cose personali e magari pure sentimentali.
Zoro percepiva che aveva bisogno di saperlo, ma non avrebbe comunque avuto la più pallida idea di cosa rispondergli, perciò faceva finta di niente aspettando il momento in cui glielo avrebbe domandato, se mai si sarebbe deciso a farlo.
Considerato il tipo avrebbe anche potuto non dirgli nulla e allora tanto meglio.
Se la sarebbe cavata così facilmente.
Il sottomarino si inabissò salpando da Zo con il gruppo diretto per primo a Wa. Sebbene fosse guidato da Kinemon, a prendere le decisioni sarebbe stato Law. Una cosa scontata e naturale quando avevi con te un capitano. Specie se quel capitano era Law, famoso per impuntarsi nel prendere lui le decisioni, anche le più stupide.
Che il chirurgo avesse manie di controllo, Zoro se ne era accorto dal primo momento che aveva messo piede nella Sunny dando ordini a destra e sinistra come fosse lui il capitano.
Adesso sì che lo era, in quanto quello era proprio il suo sottomarino.
Quando discese negli abissi, un po’ si inquietò guardandosi preoccupato in giro.
Era stato nelle profondità marine con metodi peggiori, ovvero la loro nave rivestita da una semplice e apparentemente fragile bolla d’aria che per fortuna aveva retto, ma quello sembrava decisamente un’altra cosa.
Zoro si immusonì fissando gli oblò di quell’enorme affare di latta, circondato totalmente ed esclusivamente dal mare.
Non godette nemmeno della vista affascinante degli abissi marini, dove i pesci nuotavano loro intorno come se fossero un gigantesco squalo o qualcosa di simile.
Lo spadaccino rabbrividì girandosi di spalle.
Era la prima volta che saliva su un mezzo di navigazione diverso dalla loro nave e che si separava da Rufy, questo lo innervosiva e se ne rese conto solo in quel momento.
Andò indietro con la mente e ricordò che quando si erano dovuti separare dalla Going a Water Seven ed avevano usato il treno marino di riserva, era comunque stato con Rufy e per lui stare con lui era come rimanere sulla loro nave.
Così arrivò all’unico reale sgradevole momento in cui si era separato sia da lui che dal loro mezzo e fece un’altra smorfia gettandosi in un malumore gratuito che lo irritò ulteriormente.
Si sentiva un bambino lontano dal papà o, in quel caso, dal proprio fidanzato.
Eppure lui e Rufy non erano né l’uno né l’altro.
Quando Orso li aveva divisi ognuno in posti diversi dove vi erano rimasti per ben due lunghi anni ad allenarsi, era stato il periodo peggiore della sua vita e di cose brutte ne aveva passate.
Non era stato tanto lo stare separato da tutti o dalla loro nave, quanto lo stare senza Rufy per così tanto.
Specie con la consapevolezza che il suo capitano aveva bisogno del proprio braccio destro e primo ufficiale proprio in quel momento devastante della sua vita. Sapeva che aveva passato l’inferno tramite una guerra dove, come se non bastasse, lui avrebbe dovuto essere assolutamente al suo fianco. Invece non c’era stato.
Però in quel caso non aveva navigato con qualcun altro, era solo rimasto in un’isola col suo rivale e maestro.
Era proprio diverso, ora.
Sospirò immusonito e la voce di Law lo raggiunse senza stupirlo troppo.
- Non ti piace il mio sottomarino? - chiese senza un tono particolare nella voce.
Zoro scosse il capo e si strinse nelle spalle rispondendo con onestà: - Non credo sia il tuo sottomarino, ma il fatto che non ho mai navigato con qualcun altro senza Rufy o senza la nostra nave.
Law comprendendo al volo il punto nodale della questione, inarcò un sopracciglio rimanendo calmo.
- Ma vi siete già separati prima, per ben due anni...
Zoro annuì sedendosi al tavolo di quella che era cucina e sala da pranzo.
Law gli posò un boccale di birra davanti prendendosi per sé solo un enorme bicchiere di caffè, poi si sedette di fronte a lui a sorseggiare, del tutto intenzionato a proseguire quel dialogo.
Zoro ridacchiò e sollevò il boccale.
- Sai già molto bene come trattarmi, vedo...
- Cerco di farti sentire a tuo agio! - rispose allo stesso modo ironico Law. A Zoro piacque il suo sorriso con tanto di ghigno e si sentì già meglio, mentre si distraeva all’idea che era proprio un altro Law rispetto all’inizio.
- Quella volta però ci siamo separati senza navigare, sono rimasto fermo su un’isola ad allenarmi. E stavo di merda all’idea che non ero con lui proprio quando aveva più bisogno di me.
Si fece infine serio senza rendersene conto, di nuovo irritato, fissando la schiuma della birra bionda.
Sentì che Law lo scrutava a fondo cercando di comprenderlo più che poteva, ma a Zoro non diede fastidio e glielo lasciò fare.
- Io c’ero e credimi, nessuno di voi sarebbe sopravvissuto. - disse Law di punto in bianco e diretto.
Zoro alzò lo sguardo piccato ed infastidito, fulminandolo come se l’avesse profondamente offeso.
- Tu sei sopravvissuto!
- Io non ho combattuto, sono rimasto lì a farmi i cazzi miei!
- E perché sei andato allora?
- Perché dovevo vedere coi miei occhi quel che sarebbe successo, sapevo che sarebbe stato leggendario.
Zoro sospirò scontento distogliendo lo sguardo e posandolo sullo stanzone dove erano, sorprendentemente vuoto.
Il fastidio non cessò facendolo sentire solo peggio. Scosse infatti il capo inquieto, non sapendo cosa dire.
Non si sarebbe mai perdonato per non esserci stato.
- Non avresti potuto fare niente per lui in quel momento, solo morire, ma non sarebbe stato utile.
Law era pragmatico e razionale, era uno che per tredici anni aveva progettato una vendetta a dir poco impossibile e che alla fine l’aveva portata a compimento.
In questo erano diversi, Zoro non era uno che programmava, sapeva di essere uno che si buttava d’impulso.
- Sarei dovuto essere lì con lui al suo fianco comunque. Non importa se solo per morire.
- Avrebbe pianto anche te. L’avresti dilaniato come ha fatto Ace. Non si sarebbe più rialzato. Io l’ho visto, l’ho raccolto io per salvarlo da quell’inferno. So com’era. Era totalmente spezzato. Non ho mai visto nessuno in quelle condizioni e di cose ne ho viste, in vita mia.
Law si perse a spiegare e Zoro tornò a guardarlo dritto negli occhi, serio, col cuore che galoppava in gola, sentendo l’importanza di quel che gli stava raccontando. Percependolo.
In qualche modo gli sembrava di vederlo come fosse lì, come se il flashback nella sua testa fosse il proprio.
Non respirava e nemmeno se ne rendeva conto.
Law lo guardò e rimase impressionato nel percepire lo stato d’animo di Zoro: era devastato solo pensandoci ora e probabilmente quella volta era stato anche peggio.
Zoro si sentiva in colpa per averlo abbandonato anche se non era stata colpa sua e Law si sentì un intruso nell’esserci stato al suo posto, ma riteneva che le cose fossero andate nel migliore dei modi, per Rufy, perché non aveva perso nessuno della sua preziosa ciurma e si era potuto rimettere insieme ed in piedi solo grazie al pensiero di riunirsi a loro che stavano ancora bene e l’aspettavano.
Se avesse perso anche loro, non ce l’avrebbe mai fatta.
Ma era colpito da ciò che provava Zoro, così palpabile, così bello.
Comprese l’amore di cui parlava e comprese che non avrebbe mai potuto essere al posto di Rufy, né significare tanto per lui e si sentì per la prima volta realmente geloso.
Geloso ed invidioso.
- Non me lo perdonerò mai lo stesso. - concluse Zoro scuotendo il capo e guardando di nuovo altrove. La sua birra a metà e l’aria di chi era stato rigettato nel proprio più grande rimpianto.
- Era l’inferno, là. - mormorò Law senza sapere perché lo facesse e soprattutto come poteva parlarne senza che glielo chiedesse. Zoro tornò a guardarlo ed in quel momento trovò la sua risposta.
- È un miracolo che siano morti solo Barbabianca ed Ace di tutti quelli che erano. - sottolineò razionalmente Law per poi aggiungere - Non ho mai visto gente così forte tutta radunata insieme. È qualcosa che non dimenticherò mai.
Zoro non respirava di nuovo più, ascoltandolo come pendesse dalle sue labbra.
- Ad un certo punto Rufy stava per venire colpito in pieno dal pugno di lava di Akainu, sarebbe morto, non avrebbe mai potuto evitarlo, né si sarebbe salvato. Ed Ace si è messo in mezzo per pararlo. Il suo pugno l’ha passato da parte a parte aprendogli un buco osceno nel tronco. Ace si è accasciato su Rufy e gli è morto fra le braccia. A quel punto lui si è spezzato. Gli occhi erano bianchi, il volto deformato in un urlo che non è mai riuscito ad emettere, ma è stato come se tutti noi lo sentissimo. I pirati rimasti di Barbabianca si sono messi in mezzo per proteggerlo e mentre Jinbe trasportava Rufy alla ricerca di una via di fuga, io mi sono fatto avanti e gliel’ho offerta.
Law si interruppe bevendo il resto del caffè, chinò il capo sentendosi a disagio.
- Non so perché l’ho fatto. È stata forse la prima volta che ho agito d’impulso. Ho sentito che dovevo.
Ma Zoro sapeva perché. Glielo sentiva nello sguardo ancora puntato addosso, lo stava bruciando.
- In quanto dottore l’ho curato fisicamente portandolo in un’isola indicata da Jinbe e da lì l’ho rivisto solo a Punk Hazard.
Per lui era chiusa lì, non sapeva perché gli aveva descritto quel momento infernale, ma aveva capito che Zoro in qualche modo ne aveva bisogno.
Osservando il suo sguardo fisso su di sé capì che sapeva qualcosa che lui ignorava totalmente. Qualcosa che Zoro gli disse con la calma che ora non era più preda della crocifissione che l’aveva appena colpito.
- L’hai fatto perché è questo che ti spinge a fare Rufy. Non puoi non aiutarlo, perché sai che lui aiuterà te appena ne avrai bisogno. Ma non è solo questo.
Zoro guardò in basso, la propria birra che finì di bere per riflettere prima di concludere la sua riflessione.
- È che lui è una calamita. È come un centro gravitazionale. Finisci per rimanere coinvolto appena lo vedi o stai un po’ con lui, non puoi non perdere la testa. Non puoi non volergli dedicare la tua vita o almeno aiutarlo a salvare la sua, perché sai che è importante che lui viva.
Law voleva andarsene e rispedire Zoro da Rufy e dimenticarlo, cambiare alleanza e guerra. Provò quell’impulso preda di nuovo della gelosia e si dava fastidio per questo, ma capiva che aveva ragione.
Non era solo il modo in cui Zoro amava Rufy, che era totalmente dedito come non aveva mai visto nessun altro, ma era anche il modo in cui tutti finivano per amare Rufy.
Ripensò a quando durante la battaglia con Doflamingo aveva deciso che sarebbe morto con lui se non ce l’avesse fatta. Perché era giusto così, perché non avrebbe mai potuto sopravvivergli.
Comprese il genere di amore che intendeva Zoro e capì che aveva ragione.
“In qualche modo amo anche io Rufy, ha ragione. Ma penso che è molto più forte e diverso quel che provo per questo idiota qua davanti a me.”
Di nuovo, solo il pensiero che alla fine di tutto sarebbe finita fra loro, gli diede conforto al punto che decise di non ribattere, ma si limitò ad alzarsi dalla sedia e sedendoglisi a cavalcioni, inarcò la schiena mentre sentiva le sue mani posarsi sui suoi glutei sporgenti per la posizione. Intrecciarono infine le labbra aggiungendo subito le loro lingue.
Forse amava il modo di amare che aveva Zoro.
O forse amava Zoro stesso.
Ma una cosa era certa, mentre lo baciava circondandogli il collo con le braccia e piegando il capo, premendosi meglio su di lui.
Ora sapeva che amava. Sapeva che quello era amore.
Ne era proprio sicuro ed era sconvolgente e bello.
Corazon ne sarebbe stato felice e commosso. Per questo non scappò ma si abbandonò totalmente. Perché quella cosa sarebbe stata unica e proprio per questo non voleva perderselo.
- Hai una camera dove possiamo stare tranquilli? - sussurrò roco Zoro sulle sue labbra, senza staccarsi di molto.
Law annuì ed usando il suo potere, teletrasportò entrambi nella sua cabina privata. C’era un letto, una scrivania, una libreria piena di testi di medicina e libri vari ed altre sue cose.
Zoro si ritrovò con lui su un letto, chiuso in una stanza non particolarmente grande, ma che per fortuna era solitaria, e appena fu lì, strinse le braccia intorno alla sua vita con maggior forza, bisognoso di sentirlo di più.
Non era per ringraziarlo per aver condiviso un momento così importante, né per le parole di conforto che gli aveva mosso con tanta delicatezza.
Era semplicemente una comunione spirituale che era avvenuta in un modo che non sapeva descrivere.
Sconvolgente e bellissima.
Non l’aveva solo sentito, ma l’aveva visto e vissuto tramite i ricordi che gli aveva trasmesso lui ed ora, in qualche modo, sentiva come di esserci stato.
Non erano scene raccontate o lette, erano scene viste, provate, vissute.
Per quanto devastante, era contento d’averle ricevute e continuava ad essere dilaniato all’idea di non poter esserci stato.
Quel rimpianto non sarebbe mai più andato via, ma almeno adesso grazie a Law poteva in qualche modo sopportarlo meglio.
Infilò le mani sotto la camicia e gliel’alzò togliendogliela senza slacciargliela. Law alzò le braccia e staccò la bocca dalla sua, lo guardò febbrile per poi prendere la sua maglietta e togliergliela a sua volta.
Tornò a baciarlo, ma Zoro lo prese meglio per i glutei e alzandosi si girò stendendolo al centro del letto, gli salì sopra e senza staccarsi un secondo dal suo corpo, scese a baciarlo continuando a spogliarlo.
Lo leccò e lo fece suo avido, andando al centro del suo piacere.
Prese la sua erezione in bocca e succhiò fino a sentirlo duro e pulsante, Law spingeva col bacino nella sua bocca, ma questa volta voleva prenderlo lui. Ne aveva bisogno.
Era come se non potesse separarsi dal suo corpo, dal suo calore. Le sue mani non si sollevarono mai, così come la sua lingua che si infilò dentro di lui stimolando la sua apertura, aiutato dalle dita che si intrufolarono allargando.
Le gambe aperte, i piedi a spingere sul materasso e il bacino sollevato perché godeva e non ne poteva già più.
Zoro si perse in lui, prendendosi tutto il tempo necessario per far crescere quel piacere che Law si meritava.
Glielo diede in mille carezze, mordicchiandogli l’interno sensibile delle cosce e tutto il suo inguine che di nuovo reagì portandosi vicino all’orgasmo.
Lo tenne sospeso per staccarsi e finire di spogliarsi. Lo guardò pulsare carico di desiderio, mentre i suoi occhi erano così pieni di lui e di voglia.
Voglia che accolsero a braccia aperte, mentre lui tornava a stendersi su di lui.
Law lo abbracciò e Zoro, con una spinta decisa, lo penetrò senza esitare.
Affondò subito sentendo accoglierlo come se non vedesse l’ora.
Il calore lo invase come un’ondata immediata, le gambe di Law si avvolsero intorno ai suoi fianchi, mentre le braccia si allacciavano intorno al suo capo.
Le labbra al suo orecchio sussurrarono fra i gemiti di piacere: - Muoviti...
Zoro si mosse. Iniziò a spingere andando sempre più in profondità, aumentando la velocità ed il ritmo, mentre anche lui gli veniva incontro in una fusione di corpi e piacere perfetta.
Non c’era più Rufy, una guerra per la supremazia a cui era mancato carico di rimpianti e non c’era nemmeno più una separazione prolungata e dolorosa.
C’era ora solo Law e quella sincronia così perfetta fra loro, quella fusione totale fra corpo e anima, ma anche mente.
Perché si vedevano, ora, e si sentivano come non mai.
Era bellissimo.
Zoro sapeva che non l’avrebbe mai dimenticato.
Era la prima volta che facevano l’amore, Law sapeva la differenza anche se per lui era la prima volta. Fino a quel momento sapeva di aver fatto sempre e solo sesso con Zoro, ma quella volta era diversa.
Quella volta non l’avrebbero dimenticata.
Non sapeva se era per ringraziarlo di aver condiviso con lui un momento così importante e prezioso oppure se perché grazie a lui aveva in qualche modo trovato pace su una cosa che lo tormentava.
Però si sentì bruciare, sotto la sua lingua. E si sentì suo come non mai, una volta che gli fu dentro.
Ad ogni spinta, sempre più un tutt’uno con lui, avvolto, avvinghiato.
Bisognoso di lui.
Di loro.
“Credo di amarti.”
Non lo disse ad alta voce, ma Law sapeva, sapeva benissimo che Zoro l’aveva sentito.
Forse l’amore era spontaneo, se eri destinato a qualcuno non serviva molto tempo, prove, esperienze o fatti, per provarlo.
Se eri destinato a qualcuno, ti ci voleva poco per sentirlo.
Non ne ebbe paura.
“Tanto finirà e tornerò ad avere il mio controllo.”
Perché era la cosa più importante per lui, no?
Non c’era niente di più importante del proprio stesso controllo.
Ma in quel momento, preda di un orgasmo senza precedenti, non ne aveva paura. In quel momento sapeva che poteva abbandonarsi senza esitare, perché era quello che significava essere liberi.
Liberi di provare ciò che arrivava, senza programmarlo. Solo perché si veniva travolti.
Solo perché era lì, a portata di mano, e lo voleva.
I respiri erano tornati normali, sempre sincroni. Così come i loro battiti.
La testa di Zoro come al solito poggiava sul proprio petto in quello che era il suo cuscino preferito.
Law guardò fuori dall’oblò del sottomarino sapendo che Zoro anche se aveva gli occhi chiusi, non dormiva.
Una sensazione a lui familiare, forse non tanto per il suo compagno che però sembrava aver ritrovato la sua calma pacifica.
La mano poggiava sulla sua spalla e la sensazione che provava nel toccare la sua pelle nuda, era terribilmente familiare, ormai.
Piacevole.
C’era un calore che andava oltre quello fisico.
- Cosa siamo, Zoro? - chiese senza controllarsi. Aveva bisogno di saperlo, ma non avrebbe mai voluto fare quella domanda.
Pentendosene, rimase in attesa della risposta, mentre un’ansia strisciò nel suo cuore.
Zoro rimase sorpreso nel sentirgli fare quella domanda, ma senza aprire gli occhi, perché non voleva notare di nuovo che navigava in un mezzo marino che non era il suo, dove per giunta non c’era nemmeno Rufy, rispose senza scomporsi troppo, né realmente pensarci.
- Due che si fanno bene a vicenda e che stanno bene insieme.
Era semplicemente la verità. Non sapeva cosa fossero, ma stavano bene insieme e forse stavano anche semplicemente insieme e basta.
Lo sentì tornare a respirare e piegò le labbra in un sorriso sornione contento d’averlo rasserenato.
- Volevi altro? - chiese per scrupolo pur conoscendo la risposta.
- No, è perfetto così.
Law sapeva che non ne avrebbero più parlato e ne fu confortato all’idea.
“Vorrei che mi dicessi se anche tu ami me come io amo te, ma non credo succederà mai. Sei troppo innamorato di Rufy no? Ma dopotutto...”
Law ci rifletté di nuovo sempre guardando il mare blu scuro oltre l’oblò.
“Dopotutto penso di amarlo anche io, in fin dei conti.”
Senza dire più niente, si addormentò capendo che quando non avrebbero più fatto sesso in quel modo, probabilmente non avrebbe più dormito così bene.