NOTE: terza fic della serie zolaw ‘Processo di liberazione’. Siamo salpati da Dressrosa, Rufy si è svegliato e adesso dopo le solite peripezie sono sulla Yonta Maria, la nave di uno dei pirati che si sono alleati con loro, a fare finalmente festa come si deve. In quella famosa festa, il caro Oda ci faceva vedere come Zoro si era preso Law sotto braccio bevendo con lui tutto il tempo, da lì è partito infatti il mio trip mentale. Come sono passati dall’ignorarsi al bere abbracciati? Ebbene questa serie di fic è la mia risposta. Oltre a vedere che è successo fra loro in quella festa, vediamo anche come Law continua nel suo percorso appena imboccato alla ricerca della felicità. Law è uno molto riflessivo, che programma ogni cosa e non si butta mai, ma Zoro gli insegnerà lentamente a lasciarsi andare, perché per essere felici deve liberarsi, proprio come voleva Corazon. 
La seconda parte della fic arriva fra 4 giorni. Per sapere quando pubblico, seguite la mia pagina su FB.
Anche qua le fan art sono gentilmente prese da Pinterest e non sono mie, ma dei loro creatori. Si abbinavano bene al capitolo. <3 
Grazie a chi mi segue.
Buona lettura. Baci Akane

ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ

1. ELUCUBRAZIONI 

zolawzolaw

Non aveva avuto molto modo per ripensarci, dopo che aveva fatto sesso con Zoro. 
In qualche modo l’aveva acceso; anzi, aveva acceso una sorta di interruttore. 
Dal momento della morte di Corazon era stato sospeso in un vuoto oscuro senza fondo nel quale aveva galleggiato depresso, convinto d’aver fallito in qualche modo la propria missione di vita nonostante Doflamingo alla fine fosse stato abbattuto. 
Era veramente profondamente riconoscente a Rufy, ma si era sentito uno schifo assoluto all’idea di non essere stato lui ad averlo fatto.
Quando si era separato dalla propria ciurma dandogli indicazioni di andare a Zoo, l’aveva fatto convinto che non li avrebbe rivisti nonostante la sua idea originale fosse fare in modo che Kaido e Doflamingo si scontrassero. 
Invece appena aveva incontrato Rufy e i suoi a Punk Hazard aveva seguito una sorta di impulso indomabile e si era alleato con loro convinto fosse un’idea logica e sensata. 
Alla fine era stato solo un modo per sabotarsi e costringersi a scendere in campo in prima fila contro il suo nemico numero uno, per abbatterlo con le sue stesse mani.
Se fosse stato solo avrebbe continuato a fare le cose in modo sensato e ragionevole, non si sarebbe mai messo a combattere contro uno ovviamente più forte di lui. Tuttavia, trascinato dal combina guai numero uno nel mondo, dentro di sé, in un posto ben nascosto, aveva proprio sperato in quello che poi era successo.
In ogni caso non aveva mai previsto di rimanere vivo, alla fine. 
Oltretutto, ad essere andata diversamente dalle proprie aspettative era stato che sì aveva combattuto in prima linea contro il suo nemico, ma non era stato lui a sconfiggerlo. 
La cosa gli bruciava, ma doveva conviverci e come diceva Zoro doveva vedere al lato pratico e definitivo. 
Il nemico era stato eliminato, il resto contava poco. 
Eppure contava per lui.
Quando Zoro l’aveva sedotto facendogli fare sesso con quella che dopo avrebbe visto tutto chiaro, non l’aveva preso sul serio anche se non era riuscito a fermarsi e respingerlo.
Quello che l’aveva sorpreso davvero non era stato l’essere capace di buttarsi su un ragazzo così a capofitto per la sua prima volta facendoci sesso, ma il fatto che in qualche modo avesse ragione. 
Il sesso gli aveva schiarito le idee, se non altro sull’annosa questione di cosa avrebbe dovuto fare da lì in poi.
Che cosa? Beh, vivere come Corazon avrebbe voluto lui facesse, cercando di essere felice. Gli aveva regalato la libertà, aveva fatto di tutto ed alla fine nonostante ci fosse riuscito, era stato come prigioniero di quella missione autoimposta, la vendetta. 
Adesso però era veramente libero come lui aveva voluto sin da quei giorni di 13 anni prima. 
Ma che farne di quella libertà?
Era arrivato Zoro ed il sesso a spiegarglielo. 
La vita poteva essere ancora bella, forse, in qualche modo. 
“Se non altro scopare è una delle cose belle della vita, senza ombra di dubbio. Sul bere non saprei, lui sostiene che le due gioie della vita sono il sesso e l’alcool, ma sulla seconda non ne sono ancora convinto. Insomma, mi ha fatto bere ma non è che abbia capito in che modo dovrebbe migliorare la vita di qualcuno...” 
Stava pensando ossessivamente a queste questioni pratiche su come rendere fiero Corazon, quando Zoro arrivò in mezzo al caos apocalittico di quella festa scoppiata abbastanza prevedibilmente. Lo soffocò col braccio che gli mise intorno al collo e dopo averlo attirato a sé ed essersi seduto appiccicato a lui, gli mise un boccale di birra in mano, quella che stavano distribuendo a fiumi insieme a montagne di cibo. 
Alla fine era andato tutto bene, appena Rufy si era svegliato e si era ripreso, i tontatta li avevano avvertiti della marina che si era decisa a muoversi contro di loro e così erano scappati.
Dopo le solite peripezie perché nel caso di quella massa di schizzati era difficile aspettarsi che qualcosa andasse liscio, erano riusciti a salire sulle navi preparate dagli alleati incontrati in quell’avventura a Dressrosa ed erano salpati, scappando dall’isola piena di Marines che gli dava la caccia. 
Una volta al sicuro al largo, avevano dato il via alle danze e alla festa, cosa piuttosto scontata dal momento che non avevano realmente mai festeggiato la riuscita di una delle imprese più incredibili degli ultimi anni. 
Sapeva che Rufy e i suoi avevano ottenuto risultati pazzeschi nel corso delle loro avventure, era rimasto informato sulle loro imprese, ma quella sicuramente poteva piazzarsi fra le più impressionanti. 
Originariamente non aveva avuto intenzione di unirsi alla festa, non era di sicuro dell’umore nonostante proprio la notte appena passata aveva deciso di onorare la memoria di Corazon facendo ciò che aveva ardentemente desiderato per lui.
“Un conto è pensarlo sotto l’effetto degli ormoni rilasciati dalla scopata e del primo sorso di vino, un altro è attuarlo da sobrio e lucido senza sostanze alteranti in circolo.”
In altre parole, aveva appena capito che senza ‘aiuti’ non sarebbe riuscito a realizzare quella sorta di promessa che voleva sinceramente fare a Corazon. 
“Sarò felice e mi divertirò godendomi la vita da persona libera, proprio come volevi!”
Avrebbe voluto fargli quella promessa, ma al momento di cominciare da qualche parte, dopo il sesso con Zoro, si era reso conto che fra il dire ed il fare c’era di mezzo molto, ma molto davvero. 
Questo gli aveva girato male l’umore che non si era più raddrizzato. 
“Forse non sono in grado di essere felice, sono troppo compromesso. Come cazzo ci si gode la vita se per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che seguire dei doveri?”
Sempre dovere e mai piacere per non distrarsi e non perdersi qualcosa di importante e poi, soprattutto, per non mancare di rispetto alla memoria di chi voleva onorare. 
Eppure ora rimaneva proprio quello e non sarebbe stato facile. Per niente. 
Il braccio di Zoro arrivò a soffocarlo nel pieno di quelle tremende elucubrazioni, così come la birra con la quale lo annegò. 
Venne dunque invaso da un sapore diverso dal vino che era più forte e aspro con un ritorno immediatamente caldo. 
Della birra capì solo le bolle che gli salirono su per il naso facendogli soffocare a stento un rutto che non fece per puro caso e non per educazione. Law era tutto tranne che educato, in effetti. 
C’era un retrogusto amaro e pungente, ma le bollicine erano decisamente dominanti, tuttavia non sembrava così alcolica come il vino del quale aveva subito percepito le proprietà alteranti.
Law guardò male, anzi, malissimo, Zoro il quale non solo aveva osato prenderlo per il collo e abbracciarlo, ma l’aveva pure costretto di nuovo a bere. 
- Ma per chi mi prendi, per un caso disperato? 
Zoro rise senza togliergli il braccio di dosso. 
- Direi che è proprio quello che sei! Non hai capito in che modo il bere ti può aiutare, perciò ti aiuto ben io! Per la fine di questa festa avrai capito quel che ancora non ti torna! 
Law lo guardò corrucciato e sorpreso allo stesso tempo, come diavolo aveva capito che era ancora preso male da quella questione? 
Gliene aveva parlato un po’, ma era sicuro non ci avesse capito molto, eppure continuava a parlargli come se sapesse tutto di lui, anzi, come se gli leggesse dentro. 
Poi si ricordò di quel che gli aveva accennato alla leggera sul suo haki della percezione. 
“In qualche modo legge dentro gli altri solo che probabilmente non gli interessa quel che trova. Tranne che nel mio caso, in qualche modo di me gli importa.”
- Questi sono comunque effetti di felicità effimeri e finti, dovuti alle alterazioni chimiche portate dagli ormoni del sesso e dalle tossine dell’alcool. Non è la vera felicità. Perciò in ogni caso non è la vera soluzione al mio problema. 
Law si sorprese da solo a spiegarglielo, sebbene fosse sicuro che non capisse nulla quando parlava in termini tecnici. 
In risposta l’altro gli premette ancora il boccale alla bocca costringendolo di nuovo a bere, sempre senza mollarlo. Sembrava quasi che il suo braccio fosse incollato al proprio collo e doveva dire la verità, mentre beveva di nuovo quella cosa... non era male la combinazione alcool e calore umano. 
Perché il sesso era quello, alla fine. 
Senza accorgersene, pensò automaticamente e da solo, senza alcuna allusione significativa ed esplicita dell’altro, a farlo di nuovo. 
Quasi che fosse scontato ed ovvio. 
“Non è che se ora mi abbraccia significa che vuole scopare con me per forza.” 
Si sgridò cercando un po’ di contegno, mentre le bollicine parevano piene di alcool nel tornargli in bocca scoppiando tramite rutti che questa volta emise.
Zoro rise guardandolo e ricambiò così come se fosse un nuovo linguaggio in codice. Law provò l’istinto di rimproverarlo ma sapeva che non ne aveva il diritto, avendo cominciato lui a ‘parlare’ così. 
Infatti invece di sgridarlo si ritrovò ad ammirare il suo sorriso così incredibilmente bello e luminoso. Aveva un’apparenza cupa e seria, ma sapeva anche ridere in quel modo sorprendendo gli altri. 
“Forse sono io che in realtà lo voglio sessualmente e non c’entra il fatto che lui mi lancia segnali. Di fatto non so se me li sta lanciando. Due giorni fa ne ero quasi sicuro finché poi ne ho avuto conferma, ma ora...”
Il suo peggior difetto, il pensare troppo, rimase forte in lui fino a che Zoro non alzò i boccali verso un compagno di festa di qualche altra ciurma che passava con una bottiglia. 
Fece riempire di nuovo i loro boccali e sempre tenendoselo a sé come se fosse la sua missione solenne, gli riconsegnò il suo. 
- Tu pensi troppo! - fece infatti schietto come se avesse parlato ad alta voce. 
Law lo fissò stordito mentre i primi effetti della birra iniziavano a sentirsi. 
- Che diavolo ne sai? 
Zoro alzò l’occhio sano al cielo sempre col sorriso divertito sulle labbra.
- Quante volte te lo devo dire? 
- Il tuo haki... 
Lì stava per chiedergli perché normalmente non sembrava usarlo quasi per niente, ma si ritrovò a bere imitandolo e questa volta non costretto.
Fu la prima volta che bevve di sua iniziativa. 
Le bollicine smettevano via via di dargli fastidio ed iniziavano ad essere in qualche modo piacevoli. 
- Perché penso troppo, comunque? - chiese poi accettando la sua vicinanza che lo vedeva attaccato a sé con la colla. 
Era caldo, morbido e tonico e gli piaceva averlo addosso, non lo poteva negare. 
Poco distante, nello stesso ponte spazioso di una delle navi pirata più grandi che avessero mai visto, la Yonta Maria, Rufy ci stava dando dentro come suo solito col cibo facendo più chiasso di tutti quanti messi insieme.
Qualcuno suonava della musica, cori si levavano intorno a loro, mentre cibo ed alcool viaggiava all’infinito, bastava allungare una mano ed era tutto lì. 
- Perché tu cerchi sempre dei piani per arrivare ai tuoi obiettivi, ma essere felici non è un obiettivo, è un viaggio, un modo di essere, un mezzo col quale ottenere altri scopi. Non serve un piano ed un progetto per arrivarci. 
Law si sorprese del suo discorso serio e sensato oltre che profondo, a guardarlo non dava l’aria di essere in grado di farne, ma poi se ne usciva sempre con qualcosa di giusto al momento giusto. Probabilmente il più delle volte spinte fuori grazie all’alcool che tanto trangugiava praticamente sempre.
Quella notte l’aveva stupito con la sua semplicità, ma ora stava dando prova di aver capito davvero molto di lui pur non sapendo nulla. 
Essere capito così tanto da qualcuno era intossicante e sconvolgente, ma soprattutto bello.
Mentre l’ascoltava desideroso di fargli domande e scambiare altre opinioni con lui, sperò che quella stupida festa non finisse mai e che tutti intorno a loro continuassero a fare quello che stavano facendo. Ovvero casino ignorandoli. 
Erano in mezzo ad un sacco di gente, ma in qualche modo era come se fossero soli proprio come improvvisamente voleva essere. Solo con lui da qualche parte, ma forse non semplicemente a bere e parlare. 
Law continuò a scolarsi la birra in perfetta sincronia con Zoro senza rendersi conto di quanto leggera fosse ora la sua testa, quasi impossibilitata a pensare nonostante fosse la sua attività principale. 
Ed era anche bello, non riuscire a pensare, no? 
Per una volta, era veramente bello stare lì, bere, non pensare, non fare nulla. Fare solo quello, in mezzo ad un caos allucinante. 
- E come ci si arriva alla felicità? 
Non era abituato a non farsi piani, se ne era sempre fatto, non aveva mai vissuto alla giornata, ma loro sembravano i migliori in quello. 
Forse da lui qualcosa la poteva imparare davvero, al di là del bere e del fare sesso. 
Zoro a quel punto bevve ancora e stringendo la presa del braccio intorno al suo collo, avvicinò il viso al suo fin quasi a baciarlo.
Law trattenne il fato convinto che l’avrebbe fatto. Sperando lo facesse, ma invece proprio sul più bello, quando mancava davvero poco a quel bacio, parlò piano, magnetico, penetrante e provocante: 
- Devi lasciarti andare e basta! Fare tutto ciò che ti va di fare, senza pensare nemmeno per un istante. 
A quel punto, totalmente spinto dalla situazione, dalle sue parole e dall’alcool bevuto che ormai stava facendo effetto, fu lui ad annullare la brevissima distanza rimasta fra le loro labbra e lo baciò. 
Fu comunque un contatto brevissimo, Law si rese subito conto che erano in mezzo ad un sacco di gente e non ancora pronto a mettersi in piazza così, si staccò e si girò dall’altra parte con sguardo truce che voleva disperatamente nascondere l’imbarazzo e la confusione. 
Si sentiva bollente, in agitazione, il cuore galoppava nel petto.
Dannazione, lo voleva di nuovo, lo voleva da matti. Sentiva l’inguine gonfio pulsare nei jeans troppo stretti. Aveva bisogno di aprire tutto, scoprirsi e toccarsi, ma non poteva. 
Perché adesso? 


“Per uno che non è abituato a buttarsi a capofitto, l’alcool è una manna. Ma prima o poi imparerai a lasciarti andare anche senza aiuti traversi e lì capirai cos’è la felicità!” pensò Zoro con un sorrisino ironico, accogliendo le sue labbra e fregandosene del posto e della gente intorno.
Law si stava ancora crucciando e rimproverando cercando disperatamente di riprendere il controllo di sé dopo averlo miracolosamente perso per un momento, quando Zoro decise di prendere in mano la situazione. Tolse il braccio dal suo collo, gli prese il boccale abbandonato davanti a loro e li fece riempire entrambi di nuovo; una volta che li ebbe ripresi con una sola mano, si alzò, afferrò Law per il braccio sano e con poca delicatezza lo trascinò in coperta, alla ricerca di una stanza libera che l’avrebbe fatto sentire più a suo agio. 
Capiva che pretendere troppo da uno che si stava faticosamente lasciando andare per la prima volta e solo grazie all’alcool, non era il caso. 
Decise così di dargli tregua e dopo aver trovato una stanza vuota con un letto piuttosto grande e comodo, probabilmente quella del capitano, lo lasciò andare, chiuse a chiave e gli consegnò la birra. 
Law la prese guardandosi intorno stupito, aveva già l’aria di stare meglio e sentirsi più a suo agio. 
- Mi sembrava ti fosse piaciuta la festa, ad un certo punto. - fece Zoro sorseggiando in piedi davanti a lui, una mano sul fianco. Law in una posa meno rigida del suo solito, bevve a sua volta. 
Era ormai chiaro che non lo faceva per imitazione od obbligo, semplicemente gli veniva spontaneo, adesso. 
Quella roba si beveva letteralmente da sola ed il suo corpo doveva ormai avere vita propria. 
Adesso era certamente più facile fare qualsiasi cosa, per lui.
- Troppo alcool probabilmente... 
Zoro sogghignò sollevando il mento con aria di sfida. 
- Non sei mica obbligato a continuare... 
Solo a quel punto Law parve rendersi conto di star bevendo da solo e guardò sorpreso il boccale ancora vicino alle labbra ormai mezzo vuoto.
- No, è che alla fine credo che mi piaccia... - ammise meravigliato e sincero.
Zoro accentuò il ghigno con una luce di vittoria nel volto e avvicinandosi a Law gli tolse il bicchiere dalla mano, lo posò insieme al proprio in un tavolino e prima di toccarlo gli prese la camicia mezza rotta e gliela tolse con una certa prepotenza e facilità. Ci mise poco a fargliela scivolare giù dalle braccia, mentre lo facevano i loro occhi si fissavano accesi e carichi di mille promesse e voglie, estremamente evidenti in Zoro nonostante potesse usare solo un occhio per comunicare senza voce. Quell’occhio, comunque, era molto espressivo. 
Quando Law fu a torso nudo, sia pure con le bende che ancora avvolgevano gran parte del suo torace e del suo braccio, lo cinse per la vita attirandolo a sé possente. Non usò nemmeno un po’ di dolcezza, eppure Law si ammorbidì all’istante senza provare a porre resistenza nemmeno un istante, quasi come se lo volesse da molto. 
“Siamo uguali, a noi la dolcezza non ci fa effetto. Ci piace essere presi con forza e sbattuti sul muro!”
Non lo fece, non lo sbatté sul muro, ma lo tenne prepotentemente a sé con forza.
Law non esitò ad appoggiare le sue mani sulle braccia, ma non perché non sapesse dove metterle o meditasse di respingerlo, era fin troppo chiaro che volesse sentire cosa si provava a toccarlo di nuovo. Le sue mani non erano semplicemente posate sui suoi bicipiti. Glieli esploravano con molta intenzione.
- Adesso hai capito. - disse accentuando il ghigno malizioso, avvicinando la bocca alla sua.
Law si fece improvvisamente serio e pensieroso ma senza più le sue famose facoltà mentali per via della birra, non ci arrivò da solo. 
- Che cosa? 
- Il senso del bere... 
- Perché poi è più facile scopare? - chiese di nuovo prima che le loro labbra potessero incontrarsi, mentre probabilmente lottava col suo istinto di baciarlo. 
- È più facile lasciarsi andare, che è il tuo dannatissimo problema! Pensi troppo, ricordi che ti ho detto? 
Sembrò ricordarselo solo lì e Zoro ridacchiò capendo che era l’effetto delle bevute; infinitamente soddisfatto del proprio risultato raggiunto, finalmente riuscì a zittirlo e baciarlo.