NOTE: seconda fic della serie zolaw che si chiama ‘Processo di Liberazione’. Siamo ora a Dresssrosa, la battaglia con Doflamingo è appena finita, Rufy l'ha finalmente sconfitto. Vediamo cosa rimane in Law alla fine della sua importante vendetta che non è andata come da lui previsto. Non essendo stato lui a sconfiggere di suo pugno il suo nemico principale, non sa come sentirsi e perso in uno stato d’animo distrutto e vuoto, arriva Zoro che lo capisce molto meglio di quel che potrebbe sembrare. I due infatti hanno molte cose in comune e come se non bastasse ha dei bisogni che però non può soddisfare all’interno della ciurma per una propria regola personale. Così chi più perfetto di Law per scaricarsi visto che ha lo stesso bisogno per uscire dal buco nero in cui si sta infilando? 
La fic conta 3 capitoli ed è completa. Metto come sempre uno ogni 4 giorni. Il primo capitolo è un po’ di disbrigo, diciamo. Spiega la situazione in cui sono, come si sentono Zoro e Law e li metto nella situazione ideale per avvicinarsi ulteriormente. Ho cercato di intrecciare i fatti che succedono realmente nell’opera originale con quelli che ovviamente sono di mia pura fantasia. 
Le fan art che uso non sono mie ma prese dalla rete, trovandole adatte a certe scene scritte, ho voluto inserirle. 
Per sapere quando pubblico o su cosa scrivo, seguite la mia pagina su FB. 
Buona lettura. 
Baci Akane

CREDITS: ambientazione e personaggi, così come la storia principale, è di Oda, io ho solo preso in prestito e aggiunto qualcosina per puro divertimento. Le fan art come già detto sono dei rispettivi disegnatori.

MEDICINA

zolaw

1. DOPO LA BATTAGLIA

Ce l’aveva fatta. Rufy aveva sconfitto Doflamingo per lui.
L’assassino di Corazon era stato abbattuto e arrestato dalla marina.
Alla fine era successo. 
Corazon era stato vendicato. Dopo 13 anni la sua vendetta era stata consumata e la persona più importante della sua esistenza poteva riposare in pace, come meritava. 
La sua memoria era finalmente pulita e rivendicata. 
Era andata, era veramente andata ed era andata bene; anzi, non solo era andata bene. 
Era finita. 
Lì, proprio mentre lo pensava e lo realizzava, fermo immobile sul tetto di quell’edificio sgangherato, in piedi per miracolo dopo i massacri ricevuti dai fili di Doflamingo e da quell’energumeno di Pica, Law provò un improvviso e assoluto senso di vuoto ingigantirsi dentro di sé. Come un buco nero che da piccolo iniziava ad inghiottire diventando via via sempre più grande. 
Vuoto. 
Ecco cosa provava ora Law.
Rimase lì a pancia in su, adagiato sulla dura e fredda pietra insieme a Rufy privo di coscienza e sfinito, e a Rebecca e Viola. 
Cercava di capire cosa significava profondamente la sconfitta di Doflamingo, non per il mondo, bensì per lui.
Aveva rincorso quell’obiettivo per 13 anni sacrificando tutto di sé, ogni sogno, scopo, obiettivo, persona, amicizia, legame e persino i puri e semplici divertimenti personali, la felicità, la spensieratezza, ogni cosa. 
Aveva totalmente messo da parte ogni aspetto di sé, nonostante l’ultimo desiderio di Corazon fosse stato proprio che lui si divertisse godendosi la vita per essere felice. Essere libero.
Non ci era riuscito, sapendo che lui era morto per colpa sua e per via di quel bastardo di suo fratello, non aveva potuto far altro che concentrare ogni cellula, azione, muscolo, pensiero sulla vendetta. Non sarebbe mai riuscito a fare altro.
Ebbene adesso era finita, non grazie a lui ma grazie a Rufy. Però era successo. Era veramente finita e Doflamingo aveva avuto quello che meritava. 
Tutto ciò che aveva sempre voluto. 
Ma ora? 
Che cosa avrebbe dovuto fare, ora? 
Le cose erano andate oltre ogni suo piano originario, erano andate anche ben diversamente da quanto programmato. 
Non aveva mai immaginato sé stesso alla fine di quella missione di vita. Non aveva mai pensato di farcela veramente, aveva sempre e solo lavorato per realizzarla, ma senza proiettarsi nella più rosea delle possibilità, ovvero la riuscita della vendetta. 
Ebbene adesso c’era e doveva pensarci, doveva capire, doveva vedere, eppure si sentiva così vuoto da sentirsi quasi dilaniato e perso, molto più perso di prima. Così perso forse non lo era mai stato. Come non avere più niente fra le dita, un solo scopo, un solo obiettivo, un solo sogno. Nulla. 
Era finito  tutto e non gli rimaneva nulla.
Fosse stato per lui sarebbe rimasto a pensarci lì per sempre senza trovare risposte, ma a distrarlo dalle sue infinite e tetre elucubrazioni che lo vedevano sfinito fisicamente, mentalmente ed emotivamente, arrivarono le voci familiari della ciurma di Cappello di Paglia e dei vari alleati incontrati lì a Dressrosa. 
Volevano sapere se il loro eroe stesso bene, se fosse vivo e se avesse bisogno di aiuto. 
Non aveva intenzione di distogliersi dalle proprie riflessioni, aveva bisogno di pensare, ma una voce si distinse fra le altre. 
Quella di Zoro. 
Law a quel punto sospirò e si alzò in piedi con fatica. Aveva dolori ovunque, era a pezzi e squarciato ed il braccio che i tontatta gli avevano riattaccato, gli faceva male e non aveva ritrovato sensibilità, nonostante via via gli sembrava di sentirlo sempre più caldo. 
Suo malgrado si trascinò con fatica al bordo esterno del tetto di quel palazzo pericolante ed affacciatosi, lanciò un fischio facendosi notare. 
Le persone fra le strade diroccate e distrutte alzarono il capo e quando lo videro capirono che Rufy era lì con lui e che stava bene. 
Zoro incrociò i suoi occhi e nonostante la distanza il suo sguardo magnetico lo penetrò trapassandolo. Law trattenne il fiato, ma lui gli sorrise facendo come un cenno di ringraziamento. 
“Lui ringrazia me? Ma per cosa? Ha fatto tutto il suo capitano... io sono stato fottutamente inutile, persino lui ha fatto più di me, sconfiggendo quel mostro di Pica!”
Sapeva che l’aveva fatto anche se non aveva seguito tutta la dinamica fino in fondo. 
L’aveva visto fermarsi con lui dicendogli di andare avanti che al generale di pietra ci avrebbe pensato lui, sicuramente ci aveva messo più di quel che aveva potuto immaginare inizialmente, ma alla fine ci era riuscito. 
Non era facile, fra tutti Pica era il più duro e forte. 
Tornò a sedersi questa volta sul bordo del muretto, ansimò cercando di recuperare forze sufficienti per capire al lato pratico cosa bisognava fare; per quando la ciurma e gli alleati li raggiunsero festeggiando la vittoria con le due donne lì con loro e Rufy ancora addormentato, si rese conto che era meglio trovare soluzioni pratiche a problemi pratici piuttosto che fermarsi a pensare per trovare risposte filosofiche a questioni esistenziali. 
Stava rimuginando su quel che avrebbero dovuto fare da lì in poi, quando un’ombra si frappose fra lui ed il sole che finalmente iniziava a splendere in cielo. Adesso si vedeva, non c’erano più i fili della gabbia, né la polvere per le mura in continuo disfacimento o le rocce in movimento di Pica. 
Law sollevò il capo e guardò l’unico che era venuto a sincerarsi delle sue condizioni, tutti ovviamente a circondare Rufy. 
Non si dissero nulla, si guardarono di nuovo, più vicino di prima, ma con gli stessi sguardi. Uno soddisfatto e penetrante e l’altro corrucciato e interrogativo. Proprio non capiva.
Zoro era in perfette condizioni fisiche, solo sporco ma non ferito ed aveva una strana espressione compiaciuta e ancora di gratitudine, come se avesse lì sulle labbra serrate e piegate un ‘Ben fatto’ che non gli avrebbe detto, ma che pensava. 
Non si sentiva degno di alcun complimento o ringraziamento. 
- Sono impressionato... - fece poi Law con un tono vagamente ironico ma senza alcuna espressione specifica, nella speranza di distrarlo dal proprio reale stato d’animo confuso. 
- Per cosa? - fece Zoro cascandoci facilmente. 
- Hai sconfitto Pica senza nemmeno farti un graffio? Era il suo ufficiale più forte... 
Era in effetti quello che aveva dato loro più filo da torcere, più a lungo degli altri i quali si erano limitati a combattere e fare danni nell’immediato, ma che poi erano stati sconfitti relativamente subito dal momento in cui si erano decisi a scendere in campo. 
Zoro alzò le spalle sminuendo la cosa, non la reputava tanto strana. 
- Sembrava tanto forte, ma una volta che capisci il suo meccanismo ed usi bene la percezione, non è impossibile... era rognoso, ma non difficile. 
Law capiva la differenza anche se non pensava che al suo posto sarebbe riuscito a sconfiggerlo senza nemmeno farsi un graffio. Tuttavia non glielo avrebbe di certo mai detto. 
- Tu stai bene? Ti vedo malmesso... - fece poi Zoro con la più totale tranquillità. Si chinò verso di lui con l’intenzione di aiutarlo ad alzarsi. Law sorpreso del gesto pose inizialmente resistenza, ma la forza dello spadaccino in quel momento era superiore, così si lasciò aiutare. 
Gli prese il polso, si portò il braccio intorno alle spalle e issandoselo come fosse un fuscello, lo alzò in piedi cingendogli la vita e attirandolo a sé contro il suo corpo forte e possente. 
A Law a quel punto successe qualcosa di inatteso. Il vuoto che lo stava divorando dal momento della sconfitta definitiva di Doflamingo, venne per un momento assurdo sbaragliato da una forte ondata di calore dovuta alla sensazione di forza trasmessa dal ragazzo. Era decisamente allenato e ben formato. 
“Ben formato è un eufemismo...” pensò il suo cervello totalmente fuori dal proprio controllo, improvvisamente liberato da tutte le catene che l'avevano tenuto imprigionato. 
- Dovresti pensare a lui... - fece Law nascondendo subito l’imbarazzo per quel gesto e l’emozione strana provata nel sentirlo così virile e muscoloso. 
Zoro senza fare una piega indicò col mento il gruppo che aveva raccolto Rufy. 
- Fanno a gara per lui, ma te non ti caga nessuno. Non piaci a molti, eh? - disse con un pizzico evidente di sadismo.  Law assurdamente apprezzò in quanto stemperò quella strana tensione partita a tradimento nel momento più sbagliato possibile. 
- Sono l’opposto del tuo capitano che a quanto pare il pregio più grande che ha è proprio quello di piacere a tutti e creare alleanze in ogni situazione! 
Zoro rise avvicinandosi al gruppo e quella risata che illuminò il suo viso tendenzialmente cupo e serio colpì e piacque a Law. Lo trovò bello. Se uno come lui sapeva ridere così, forse c’era speranza anche per lui.
- Allora siamo proprio simili! 
Law spiazzato dalla scoperta, non rispose sferzante per sottolineare quanto lui invece fosse lento e addormentato. Catturò invece la sensazione di compiacimento: evidentemente era particolarmente bello avere veramente qualcosa in comune con lui. 

A prendere in mano la situazione furono proprio Zoro e Law, uno abituato a farlo quando Rufy non era al comando e l’altro in quanto capitano di una ciurma che per il momento non c’era. 
Nonostante questo andarono perfettamente d’accordo sul da farsi e decisero di nascondersi in un posto sicuro ben lontani dalla marina che adesso sarebbe corsa in giro per la città a soccorrere civili feriti e arrestare criminali vari sparsi. 
Sentendo di quella necessità, Kyros si propose di ospitarli a casa sua, un’abitazione sufficientemente lontana e sicura dal paese principale. 
Decisero insieme di non portarsi dietro tutti gli alleati improvvisati e provvisori ma di limitarsi alla ciurma di Rufy per non destare troppi sospetti, consapevoli che ad essere cercati dalla marina erano proprio loro di Cappello di Paglia e Law. In ogni caso, semplicemente la cosa più ovvio a logica per entrambi.
Dopo che Kyros si fu caricato il corpo inerme di Rufy, fece strada alla sua ciurma composta in quel caso solo da Robin, Franky, Usop e dai due samurai di Wa mentre lasciarono che Law e Zoro facessero tappa a recuperare Bellamy, una delle insolite attenzioni del Chirurgo della Morte.
- Perché siamo passati a recuperare questo sacco di merda? - chiese Zoro col broncio mentre sosteneva Law che a stento si reggeva in piedi. 
- Perché per il tuo capitano lui è importante! - replicò Law con logica mentre gli indicava di afferrarlo bene e tenere anche lui. Zoro lo fece prendendogli il colletto della maglia come fosse un sacco dell’immondizia che doveva buttare. 
- Non dire stronzate, con questo qui ci abbiamo litigato in passato! - ovviamente se si trattava di Rufy, Zoro sapeva diventare estremamente polemico. 
Law che cercava di concentrarsi per praticare il teletrasporto, cercando con lo sguardo qualcosa con cui potesse sostituire i loro tre corpi, si fermò sospirando spazientito, sollevando gli occhi al cielo mentre cingeva le spalle possenti di Zoro con l’unico braccio sano che gli rimaneva. 
- Che diavolo ti devo dire? Mi ha lasciato solo con Doflamingo che nel frattempo mi ha tagliato il braccio, perché non voleva ammazzare sto qua! È ovvio che per lui è importante, perciò io glielo riporto! È il minimo dopo quel che ha fatto per me!
Solo a questo Zoro si fermò, non per il racconto su cui avrebbe continuato a dissentire, ma per il gesto carino e altruista nei confronti di Rufy. Quel piccolo spiraglio gli fece capire quale fosse lo stato d’animo di Law e capendo che si sentiva in colpa, realizzò che non ne sarebbe uscito facilmente da quella situazione emotiva. 
“Mi somiglia troppo, si crocefiggerà se lo lascio fare...” 
Smise di polemizzare e lasciò che Law usasse il  teletrasporto su tutti e tre, andando così a raggiungere gli altri.
Non si chiese il motivo per cui dovesse aiutarlo, per lui era scontato. 
Ormai era parte della loro ciurma, non aveva minimamente importanza se sarebbe stato momentaneo. Finché lo era, era ovvio aiutarlo e solo lui sapeva come. 


Ascoltare la versione della storia di Sabo era stato come aprire una vecchia ferita, per Zoro.
Si era colpevolizzato e crocefisso in abbondanza, quando aveva saputo tutto dai giornali, senza saperne nulla dalla fonte diretta. 
Rufy non aveva mai parlato di sé e della sua vita precedente al loro incontro, non gli aveva mai chiesto nulla e del resto lui stesso non aveva mai parlato della propria. Era normale, eppure quando aveva saputo di Ace, per Zoro era stato un duro colpo.
Non perché ci fosse rimasto male nel non sapere qualcosa di così importante per Rufy, ma perché il suo compito principale era esserci quando ne aveva veramente bisogno. E proprio lì, lui non c’era stato. Da quella volta era molto più ficcanaso ed apprensivo, infatti quando dopo che l’aveva recuperato al Colosseo non gli aveva detto subito a chi aveva lasciato il compito di recuperare il prezioso frutto di Ace perché piangeva come un bambino, si era irritato irragionevolmente fino a fargli sputare chi diavolo fosse quel ragazzo misterioso spuntato dal nulla.
Sabo, appunto. 
Un altro dei suoi fratelli di sakè.
Non gli aveva raccontato molto, del resto non c'era nemmeno stato tempo, ma sapere che esisteva un'altra persona a cui lui era enormemente legato e che lo rendeva così felice, era stato importante, per Zoro. 
Conoscere la storia nel dettaglio raccontata da Sabo, uno dei diretti interessati, era stato difficile. la ferita che si era aperta in lui due anni prima, ai tempi della morte di Ace e dalla disfatta emotiva di Rufy, l’aveva incupito e innervosito. 
Era come se si sentisse manchevole di qualcosa e lui non doveva, non poteva mancare in nulla perché doveva essere il maggior sostegno di Rufy. doveva essere la sua roccia solida, la sua spalla su cui piangere, la mano che lo rialzava, la spada che lo proteggeva. 
Aveva giurato a sé stesso, in quel tempo, che non avrebbe più permesso a niente e nessuno di far piangere Rufy e sapere cos’altro aveva passato, l’aveva fatto sentire di nuovo menomato in qualcosa di essenziale. 
Bevendo il vino gentilmente offerto da Kyros mentre ascoltava la storia di Sabo, con un Rufy a pezzi e ancora profondamente addormentato, si ricordò di Law e dello stato d'animo che aveva percepito prima, quando erano andati a recuperare Bellamy. 
Senso di colpa da alleviare in un solo modo; uno o al massimo due. 
Gli lanciò un’occhiata per capire come stesse e se avesse bisogno ora di quella mano che intendeva dargli per puro spirito di fratellanza piratesca, ma lo vide che dopo aver ascoltato parte della storia di Sabo, si era addormentato. Probabilmente poco interessato alla cosa o magari ancora molto debilitato dalla sua battaglia. 

Era ormai notte inoltrata ed avevano mangiato e bevuto quanto erano riusciti, quando il numero due dell'Armata Rivoluzionaria se ne andò dicendo loro di salutare Rufy che dormiva ancora; la maggior parte degli altri si erano ormai già addormentati e a sentire la storia erano rimasti infine solo Zoro e Robin con un Franky che tendeva a calare la palpebra. Appena il giovane se ne andò, infatti, fu il primo a cedere mentre Robin rimase un po’ sveglia con Zoro. 
- Non hai sonno? - chiese mite Robin, con la sua tipica calma. Zoro, seduto a terra, si alzò e si stiracchiò sentendosi anchilosato per la posizione tenuta a lungo. Guardò la compagna di avventure e senza fare particolari cenni od espressioni, alzò le spalle. 
- Non ci ho dato molto dentro... non ho nemmeno un graffio... - disse sdrammatizzando. Robin sbadigliò rimanendo seduta a terra insieme agli altri ormai tutti stesi e ammassati uno sopra l’altro. Un coro di gente che russava faceva una sinfonia stonata. 
- Goditela, qualcosa mi dice che la prossima battaglia non andrà così. 
Anche lei era consapevole che per quanto dura fosse stata, specie per qualcuno di loro, non era la peggiore. Rufy come sempre non si era risparmiato, ma il fatto stesso che stessero tutti relativamente bene, dava da pensare due cose. 
- Ci siamo rinforzati bene... - disse Zoro inseguendo il suo stesso pensiero e prendendo la bottiglia che era rimasta a metà abbandonata a terra. 
- Sì, ma penso che il genere di avversario incontrato finora fosse di un’altro livello rispetto a quello che abbiamo puntato. - fece lei.
Riflettendoci, Zoro ripercorse brevemente le battaglie precedenti realizzando che in nessuna si erano dati particolarmente da fare. Tuttavia era stato proprio quello il senso della loro separazione atroce a cui mai avrebbero acconsentito se non per una ragione veramente importante. 
- Il prossimo avversario sarà Kaido, un Imperatore, ma penso che ci siamo preparati proprio per questo, no? Per avversari come lui. 
Robin fece un sorrisino indecifrabile dei suoi, probabilmente concorde con quel che diceva. 
- Hai voglia di dare fondo a tutto il duro allenamento fatto, eh? 
Zoro fece un ghigno e si sedette sul tavolo della cucina poco usata di Kyros, per nulla intenzionato a dormire. 
- Non avrebbe avuto senso farlo, altrimenti! 
Robin rise e si stese accoccolandosi su Franky, usandolo come cuscino. 
- Vuoi compagnia? - chiese assonnata ma con la sua tipica gentilezza. Zoro scosse il capo e lei prima di addormentarsi, guardando Law dormire con loro che usava la spada come reggi testa, aggiunse: - Sai, ad un certo punto Trafalgar ha detto che se Rufy non ce l’avesse fatta contro Doflamingo, sarebbe dovuto rimanere lì e morire con lui. 
Zoro la guardò meravigliato di quella rivelazione fatta per motivi ignoti e detta come sempre come se non dicesse niente di che, con la sua tipica tranquillità. 
- Davvero? - lei annuì e dopo di questo si voltò e si addormentò.
Una volta da solo, rimase a riflettere osservando attentamente Law, capendolo perfettamente. 
“Siamo simili, è proprio evidente. Reagiamo allo stesso modo alle cose, ce la prendiamo con noi stessi per le cose che non riusciamo a fare, siamo severi oltre ogni limite. E ci innamoriamo dei fari che illuminano le nostre notti. Rufy non avrà preso il frutto Foco-Foco, ma brucia chiunque si imbatte in lui, finisce per attrarre la gente come un sole. Ma quelli come noi non si limitano ad esserne ammaliati in senso platonico. quelli come noi finiscono per amarlo disperatamente.”
Pensandolo con una tale semplicità che non aveva bisogno di altre riflessioni, bevve un altro sorso di vino e sebbene prima che gli facesse effetto doveva berne una cantina intera, iniziò a sentire un certo senso di calore e di brio. Un brio più intimo che mentale. 
Assorto fra Rufy e Law che iniziò a confondere poiché fisicamente simili, in particolare i capelli, Zoro iniziò a sentirsi eccitato e fantasticando su cose a tre, decise che oltre ad aiutare Law a superare i propri crucci a suon di alcool, quello che era stato il suo piano iniziale, l’avrebbe fatto anche a suon di orgasmi. 
Dopotutto era un bel ragazzo ed era la scelta ideale per scaricare un po’ di voglie ed ormoni. Si era sempre dato un’unica regola. Ovvero non incasinare le cose coi membri della ciurma. 
Non avrebbe mai superato il limite dell’amicizia con nessuno di loro, non importava quanto poteva essere attratto da qualcuno, né se come nel caso di Rufy si innamorava. 
Il legame all’interno della loro squadra era troppo sacro. 
Perciò per scaricare certe voglie stimolate in particolare proprio da Rufy e dalla sua purezza ed ingenuità, si era sempre dovuto accontentare o di sé stesso o di qualche estraneo o collaboratore di passaggio. 
Aveva più o meno sempre combinato, ma lì, guardando Law mentre ci dava dentro con quel che rimaneva della bottiglia, realizzò quanto perfetto fosse lui.
Non era realmente nella loro ciurma, ma collaborava con loro, perciò poteva usufruire dei benefici dei compagni di avventure senza doversi sobbarcare gli oneri.
In altre parole poteva aiutarlo a stare meglio e non serviva trattenersi, poteva farselo senza remore ed esitazioni.
Tanto più che era ovvio, la cura numero uno per un’anima scontenta, depressa e a pezzi era sicuramente il sesso accompagnato dall’alcool! 
Stava per andare a svegliarlo e applicare subito la propria splendida idea, grazie all’erezione ancora dura fra le gambe, quando Kyros arrivò a smorzare il suo entusiasmo.
Svegliatosi dopo il sonnellino schiacciato durante il racconto di Sabo, si unì a Zoro per una bevuta notturna conclusiva. 
I due scambiarono quattro chiacchiere e vedendo che non c’era verso di riavere la privacy che aveva avuto per un prezioso momento, gli lasciò il fondo della sua stessa bottiglia con gentile concessione ed andò a dormire. 
Senza rifletterci, si stese accanto a Law, usando il suo corpo come cuscino. Dopo aver accomodato il capo sulla spalla un po’ meno comoda del previsto, si girò verso di lui sul fianco e cingendogli la vita col braccio, rivolse il volto verso il suo collo. 

Nel sonno, Law sentendo un peso addosso ed un alito di vino, si svegliò seppure fosse ancora molto stanco. Era schiacciato da una zavorra fisicamente pesante. 
Dopo pochi istanti il suo cervello si mise a fuoco che la zavorra in questione era la testa di qualcuno sulla propria spalla ed aveva un braccio intorno al torace. 
Abbassando lo sguardo, vide il bel viso affascinante di Zoro ravvicinato e spalancò gli occhi per un momento, col cuore che decise di galoppare in gola come uno stupido traditore. 
“Stai buono Law. Ti sta solo usando come cuscino. Non sta succedendo niente.” si disse cercando di controllarsi e frenarsi.
Non si mosse, non lo tolse da sé, ma continuò ad osservarlo muovendosi il meno possibile. 
“Sì, dillo al mio giocattolo là sotto che non è niente...”
A tradimento e abbastanza prevedibilmente, gli venne una bella erezione.
Si maledisse non capendo come potesse eccitarsi fisicamente mentre emotivamente si sentisse vuoto, confuso e depresso, ma non si spostò e insultandosi per quell’innegabile senso di calore fuori luogo, chiuse gli occhi e cercò di riaddormentarsi. 
Con scarsissimi risultati.
Ciò che il suo cervello gli produsse per il resto delle ore notturne, furono tutte immagini pornografiche. 
Non ci aveva mai pensato, né mai aveva voluto farlo, sebbene intorno a lui alcuni membri della ciurma ne parlassero com’era normale. 
Sapeva che loro erano normali e che era lui quello insolito.
A maggior ragione, ora, se ne rendeva meglio conto perché mentre gli altri tendevano a parlare di donne con delle belle tette, lui per la seconda volta da quando aveva iniziato a provare impulsi sessuali, ovvero da quando si era alleato con la ciurma di Cappello di Paglia, si eccitava con un ragazzo. 
“Non ho mai voluto distrarmi, né concedermi il lusso del divertimento fine a sé stesso. Più per rispetto a Corazon, che altro. Finché non avessi compiuto la mia missione solenne, non potevo godermela. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti, non me lo sarei mai perdonato sebbene so che ne sarebbe contento. Adesso che è tutto finito, mi chiedo se sia ora di fare ciò che lui aveva desiderato per me sin da quei giorni di 13 anni fa. Godermi la vita, divertirmi ed essere felice. Mi chiedo se da qui in poi per onorare realmente la sua memoria io debba vivere alla ricerca della soddisfazione personale, della gioia. Mi chiedo se sia ora di concedermi uno dei massimi divertimenti che la vita ha da offrire, qualora io ne senta il bisogno e la voglia. Come ora, per esempio.”
Ascoltò il respiro che sapeva di vino solleticargli il collo sensibile e si morse il labbro faticando a non girarsi verso di lui e baciarlo. Solo la convinzione che avrebbe reagito male e avrebbe rovinato un’alleanza ancora troppo importante, lo frenò.
Ancora il suo senso del dovere. 
“E poi non devo dimenticarmi che ad abbattere Doflamingo non sono stato io. Non sono ancora abbastanza forte. Non lo sono stato. Non ero abbastanza per nulla. Concedermi il lusso del divertimento mi sembra un po’ troppo per quel po’ che ho fatto. Dopotutto sono solo un buono a nulla che non ha saputo portare a termine il proprio compito. Ed ora è finita, non potrò più rimediare e a parte questo... che diavolo mi resta, adesso? Per cosa dovrei andare avanti?”
Non si mosse, chiuse gli occhi e pensando a Corazon si addormentò di nuovo.