*Siamo sempre a Dressrosa da Kyros, vediamo come procede il secondo giorno, i giri mentali di Law che è veramente testardo e severo con sé stesso e come Zoro se lo lavora. Quanta pazienza potrà mai avere ancora? Volevo dire poi che non sono un uomo e di conseguenza non so precisamente come funzioni la leggendaria storia dell'alzabandiera mattutino, ma ho usato l'immaginazione. Le fan art come sempre non sono mie ma di chi le ha fatte a cui faccio sentiti complimenti. Le ho trovate tutte su Pinterest. Meravigliose. In questo caso dalle immagini è derivata l'ispirazione per scrivere delle scene. Grazie a tutti quelli che leggono e commentano. Buona lettura. Baci Akane*

2. AD UN PASSO

zolawzolaw

Venne svegliato di buon mattino da uno strano calore accompagnato da brividi che via via identificò chiaramente come di piacere. 
Dopo averli localizzati in zona inguinale e aver capito d’avere un’erezione, Law si aggrottò riemergendo dal sonno poco sereno. 
Aveva un’erezione, certo, ma non di quelle mattutine e solitarie. Lì c’era decisamente qualcosa che gliela stava stimolando. O meglio, una mano.
Appena lo realizzò, spalancò gli occhi di scatto che gli bruciarono per il brutto modo che ottennero la luce del giorno, ma come da lui intuito quella mano non era la propria, bensì quella di Zoro ancora addosso che dormiva della grossa. 
Avvampò e senza rifletterci un secondo, totalmente nel panico all’idea di essere visto, lo scaraventò via alzandosi in fretta e furia.
Zoro nemmeno si svegliò, finendo a dormire su Usop. 
Prima di uscire notò incuriosito che anche se aveva cambiato materasso umano, non aveva ripreso a molestare anche il nuovo malcapitato. 
“Quindi sapevi cosa stavi facendo o dormivi?”
Turbato da quella domanda senza risposta che non intendeva fargli mai, uscì dalla casa preferendo l’aria fresca e aperta dell’esterno. 
Il sole splendeva di già e il silenzio generale sarebbe presto stato contaminato dai risvegli dei suoi momentanei compagni di viaggio. Non che ne fosse contento, ma forse era meglio evitare di stare da solo a pensare troppo. 
Girando intorno alla casa, andò sul retro ignorando la presenza del bagno interno. 
Si appoggiò con una mano ad uno degli alberi nei dintorni e tirandosi fuori il pene teso, duro e insoddisfatto, lo abbassò a forza per evitare di fare una fontana casuale che avrebbe bagnato anche sé stesso. 
Nonostante ebbe urinato, la durezza dell’erezione non calò e alzando gli occhi grigi al cielo ora fastidiosamente sereno, imprecò non sapendo come fare per rimediare. 
Non poteva di certo farsi trovare in quelle condizioni. Solitamente aspettava e si risolveva da solo oppure si faceva una doccia fresca. 
- Problemi? - fece una voce maschile familiare e maliziosa.
Law si girò sistemandosi i pantaloni a fatica e ritrovandosi un mezzo addormentato Zoro che aveva comunque un sorrisino ironico stampato in faccia, provò l’impulso di dargli un pugno, ma a quel punto avrebbe dovuto spiegargli il motivo e non voleva affrontare quell’imbarazzante conversazione. 
Specie perché se avesse portato a qualcosa di scomodo, non era in grado di affrontarla. 
“E se mi ha molestato apposta perché vuole scopare con me? È presto per pensare ora a queste cose, non so ancora che diavolo devo fare della mia vita e come dovrei sentirmi, figurati se mi butto sul sesso occasionale! Per di più potrei anche aver capito male!”
Decise di ignorarlo e Zoro non insistette accettando di buon grado la mancanza di comunicazione. 
Si affiancò a lui come non fosse successo nulla né se avesse nemmeno parlato e tirandosi fuori l’erezione per espletare lo stesso bisogno primario appena eseguito da lui, Law finì inevitabilmente per guardarglielo.
Alzando un sopracciglio spontaneamente notò che anche lui ce l’aveva bello in tiro, ma era consapevole che per un ragazzo al mattino era piuttosto normale. 
Alla fine preferì ignorare la situazione ma trovandolo estremamente difficile, si voltò e se ne andò a fare due passi senza dire nulla. 
Zoro per fortuna non replicò e non insistette, ma si sentì guardato da lui e dal suo occhio solitario. Ne aveva uno, eppure il suo sguardo era così magnetico e penetrante che lo perforava ogni volta. 
Sapeva che lo stava ancora fissando e sapeva anche che aveva un sorrisino stampato sulla faccia. 
“Fraintendere un corno! Quello lì è un maniaco e cerca qualcuno con cui trombare! Non capisco perché vuole me...” 
Eppure, nonostante i propri pensieri fossero seccati, non poteva negare che di nuovo proprio come quella notte una parte di sé fosse felice. Al contrario di qualche ora prima che ad esserlo era stato il suo fisico in contrasto con l’emotività in caduta libera, adesso a dargli un assurdo senso di gioia e calore fu il proprio animo che probabilmente era confuso. 
“Pensa a Corazon e al fatto che hai fallito il tuo compito! Volevi vendicarlo e l’ha fatto Cappello di Paglia! Bella prova, Law! Proprio bella prova! Cos’è che credi di meritare, tu? Sesso e divertimento? No, bello mio. Sei vergine e morirai vergine se non trovi il modo per rimediare alle tue sacrosante mancanze!”

Zoro sogghignò tornando a guardare il proprio pene duro che aveva concluso con l’urina, si morse il labbro e appoggiando la fronte al braccio piegato contro il tronco dell’albero, pensò sicuro e deciso: “Hai le ore contate, mio caro! Lo vuoi anche tu, ma anche se non fosse, ti scoperei comunque perché ne ho voglia e perché sei perfetto.”
A renderlo tale era il fatto di non essere realmente un membro della sua ciurma e che Law l’avesse voluto o meno, l’avrebbe fatto suo ed anche in tempi molto brevi.
“E comunque lo vuole!”

Zoro pensò presto che la giornata non passasse più, diventando presto la più noiosa della sua vita. 
Dovendo rimanere nascosti perché in città girava la marina per aiutare a soccorrere i cittadini e arrestare i vari criminali ancora in circolazione, non si erano potuti muovere dal sicuro rifugio di Kyros. Principalmente il problema era Rufy che ancora dormiva e poi anche gli altri dovevano riprendersi dalle ferite. 
La casa era in un’ampia collina verde isolata dal solitamente caotico mondo cittadino, perciò potevano anche uscire liberamente, pur di rimanere lì nei dintorni.
Il fatto che su tutti lui fosse l’unico in forma che non doveva recuperare da ferite di battaglia, lo rese un’anima in pena e prima del ritorno dei due samurai che andarono in città a recuperare viveri, gli unici coi quali magari avrebbe potuto allenarsi poiché non avevano fatto praticamente niente, riuscì a tormentare Law come un martello pneumatico.
- E andiamo, tiriamo un po’ con la spada... 
Sapeva di non potergli saltare addosso di giorno mentre erano tutti svegli, lì ci stavano a malapena e non poteva rischiare di farsi beccare mentre molestava Law. 
Il medico lo guardò con la sua solita freddezza, limitandosi in risposta a sedersi lì fuori per nulla intenzionato ad accontentarlo.
Abbracciò come di consueto la sua spada lunga e appoggiò la schiena alla parete della casa. 
La penombra del cespuglio accanto lo protesse dal sole che però lasciava filtrare un po’ di raggi inebriandolo e riscaldandolo. 
- Tu sei sciroccato! A stento sento la sensibilità al braccio, devo riposare! 
Si era curato da solo le varie ferite col suo potere, ma per il braccio ed alcune altre, non aveva potuto fare altro che aspettare che si rimarginassero da sole. 
Zoro rimase in piedi davanti a lui ad ombreggiarlo ulteriormente. Le mani ai fianchi e l’aria imbronciata, delusa ed annoiata insieme. 
- Eddai, usi una spada, non ti servono due braccia! 
Law gli lanciò una seconda occhiata più lunga e penetrante dell’altra, con la quale presumibilmente cercava di capire se fosse serio. 
- Allenati da solo se hai tante forze! Io devo riposare! C’è un bel sole, ti farà bene prenderne un po’ mentre ti alleni...
Probabilmente non lo disse per spingerlo a spogliarsi, ma Zoro colse il suggerimento al balzo e con un: - Ok! - che sapeva di sfida, si sfilò la camicia che al momento indossava e la lasciò a terra, infine prendendo due delle sue tre spade, si posizionò ad una media distanza da lui, ben sotto il sole in modo da farsi vedere alla perfezione, e dopo averle sfilate ed impugnate iniziò. 

Law si maledisse subito per avergli suggerito di allenarsi sotto il sole per prenderlo, così come si maledisse che per stare un po’ per conto suo si fosse messo lì fuori, alla sua mercede. 
Non era ancora convinto che Zoro ci provasse con lui, non era facile decifrarlo, era sempre serio e quasi col broncio, ma sarebbe cambiato poco averne la certezza, perché tanto non intendeva starci. 
Non gli sembrava giusto divertirsi mentre doveva espirare le sue colpe. 
Tuttavia se doveva punirsi, farlo in quel modo poteva avere anche senso. 
Guardare Zoro a torso nudo praticare un’arte che era una via di mezzo fra il tai chi e l’esercizio con le katane, per giunta sotto il sole, poteva essere una punizione più che perfetta e giusta. 
Law si morse il labbro incupendosi mentre lo fissava torvo. Il sole faceva sudare Zoro e le goccioline gli scendevano sulla pelle immacolata. 
Non aveva nessuna ammaccatura recente, solo le cicatrici ed i segni vecchi. Molti. Invitanti. 
Da medico le guardò con occhio critico immaginando l’origine di tutte, ma ben presto i movimenti lenti e sequenziali con le due spade impugnate, cominciarono a rilassarlo e distrarlo. Quasi come li facesse con lui.
Ben presto i muscoli del suo volto si distesero e non si sentì più cupo o corrucciato. 
Si sentì assurdamente calmo e tranquillo, come se l’energia che Zoro stava riequilibrando con quei movimenti, stesse agendo anche su di sé pur senza muoversi. 
Non era mai stato tipo da meditazioni e arti marziali di alcun genere, mentre Zoro probabilmente gli piaceva molto. Quella era una differenza fra loro. 
Era come ipnotizzato dai suoi muscoli che guizzavano tesi senza andare allo spasmo. Erano così lineari e sensuali in quel modo di vagare nell’aria, coi piedi scalzi a diretto contatto con l’erba. 
Gli pareva di vedere la sua energia scintillante, calda e balsamica. 
Sarebbe andato avanti a guardarlo tutta la giornata, ma quando Zoro si interruppe per bagnarsi con dell’acqua, Law parve risvegliarsi. 
“Peccato...” pensò credendo che sarebbe andato a farsi una doccia. 
Quando invece tornò ancora gocciolante e madido dell’acqua che si era buttato addosso, trattenne il fiato, non solo per lo stato in cui si ripresentava a lui, ovvero sempre a torso nudo e lucido, ma anche perché se lo ritrovò seduto accanto.
Con le braccia conserte e il volto accaldato per il sole, Zoro borbottò che poteva bastare perché ora faceva troppo caldo e da solo si annoiava. Così senza dire altro, si appoggiò arbitrariamente a lui con la spalla, lasciando pendere la testa verso di lui.
Law trattenne il fiato aspettandosi che adagiasse il capo nell’incavo del collo, ma per fortuna o disdetta non lo fece. 
Si limitò a quello, comunque già troppo, fino ad addormentarsi così dal nulla, come un sasso. 
- Ma dormi davvero? 
Il mugolio dello spadaccino gli rispose e mentre scopriva quanto facilmente potesse cadere addormentato, si morse il labbro guardando di sottecchi il suo corpo appoggiato al proprio.
Da vicino era ancora più possente. Ora lo vedeva a torso nudo ed era bello da togliere il fiato. Da un punto di vista strutturale aveva il corpo più bello mai visto. 
Non avrebbe mai immaginato di poter essere così attratto da quel genere di uomini, gli pareva di essere appena venuto al mondo per la quantità di cose sconvolgenti che stava scoprendo di sé.
Una parte di sé era pronta a spezzare il suo ‘digiuno’ e a togliersi la propria verginità di dosso come se fosse un abito vecchio da cambiare. 
“Non posso. Non è giusto.” si ripeté come un mantra mentre faceva una fatica miserabile a non toccarlo. 

Law non sapeva che Zoro non avrebbe mollato l’osso fino a che non l’avrebbe azzannato e divorato, non lo conosceva così tanto da poter capire che tipo fosse, tanto più che per il resto delle ore giornaliere non passate a mangiare i rifornimenti portati dai due samurai o pisolare, aveva cercato ancora di capire se fosse vero che ci provava con lui e voleva portarselo a letto.
Zoro era strano, non mostrava un reale e spiccato interesse per niente e nessuno, ma poi si esaltava per cose assurde come un combattimento contro qualche avversario forte. 
Per quanto si somigliassero, di differenze c’erano e quelle non riusciva a conciliarle con il tipo che aveva visto fino a quel momento. 
Non sembrava capace di provare sentimenti al di fuori della passione agonistica, eppure rimase di sasso nel vederlo controllare Rufy.
A turno tutti erano andati a vedere come stava e quanto ci avrebbe messo a svegliarsi, poiché aspettavano solo lui per ripartire, ma quando vide Zoro, Law trattenne il respiro. 
Non per il gesto in sé che anche se non da lui, poteva comunque essere normale, ma per il modo con cui l’aveva guardato sistemandogli addirittura le lenzuola che si era disfatto nel rigirarsi. 
Non faceva freddo, anzi, e sentendolo sudato gliele aveva abbassate. Quando aveva toccato la sua fronte per controllare se avesse caldo, Law si immaginò lo spadaccino praticare quel gesto nei propri confronti. 
Spalancò gli occhi e distolse lo sguardo arrossendo. 
L’ultima persona che era stata così apprensiva e carina nei suoi confronti era morta malamente. Non era una grande idea in generale legarsi a qualcuno, tanto più che non poteva e non doveva. 
“Quelli erano sentimenti veri, caro mio. E non c’entrano un cazzo con l’essere legati dal sacro vincolo che lega capitano e vice. So cosa c’era in quello sguardo solitamente impenetrabile e corrucciato. Lo ama, dunque?”
Questo lo destabilizzò totalmente. 
In parte perché aveva pensato ad un Zoro incapace di provare sentimenti al di là del desiderio di combattere che lo accendeva come non mai, in parte invece perché gli era parso ci provasse con lui. 
Allora si era sbagliato? 

La sera giunse pigramente senza nessuna novità, se non qualche notizia dalla città che riportava le mosse della marina e le decisioni relative alla reggenza di Dressrosa. 
Probabilmente il giorno dopo Rufy si sarebbe svegliato, si sarebbe rimpinzato e sarebbero potuti finalmente partire. Con Law aveva predisposto un piano di fuga che si era attivato con l’importante collaborazione degli altri pirati presenti a Dressrosa, tutti quelli che per anni erano stati prigionieri di Doflamingo, trasformati in giocattoli dimenticati. 
Gli stessi che si erano alleati con loro durante la battaglia. 
Erano nascosti in altre parti dell’isola, ma erano tutti nelle stesse condizioni, si nascondevano dalla marina e stavano programmando un sistema per scappare. 
Coordinati con loro, il piano era attendere il risveglio di Rufy e poi andarsene insieme, una volta preso il largo una delle loro navi gli avrebbe dato un passaggio fino a Zoo, dove gli altri li aspettavano. 
Le questioni pratiche Zoro le aveva lasciate a Law il quale aveva chiesto ai folletti Tontatta di tenere d’occhio i movimenti della marina perché nel caso in cui si fossero mossi per cercarli prima del risveglio di Rufy, sarebbero dovuti scappare subito. 
Ovviamente l’ideale era permettergli di riprendersi, ma doveva aver dato fondo a molte energie per dormire tanto e non voleva forzare il suo risveglio. 
Zoro aveva concordato su questo, sia pure rimanendo pronti a qualsiasi evenienza. 
Avevano parlato un po’ fra loro sul motivo per cui la marina, pur presumibilmente sapendo dove si nascondevano, non venisse a catturarli, ma Leo aveva riferito loro che l’ammiraglio in comando, il famoso Fujitora, sembrava incline a lasciar decidere agli dei, in quel caso impersonati dai dadi. 
Per il piccolo amico non era per niente chiaro, ma si limitava a riportare via lumacofono ciò che vedeva. 
Così era passato il secondo giorno post guerra a Dressrosa, in uno scenario di sorprendente pace, per quanto li riguardava. 
“Se non attaccano ora è un miracolo, sicuramente non lo faranno di notte, ma mi ci gioco la testa che lo faranno domani. Rufy dovrà svegliarsi o lo faccio io a calci! Bisogna muoverci! Un altro giorno qua a far niente io mi sparo, preferisco andare all’accampamento della marina e menar un po’ le mani!”
Ne era seriamente convinto, mentre lo pensava bevendo un’altra delle bottiglie della scorta del buon Kyros. 
Quanto meno c’era del vino, quell’attesa senza alcool l’avrebbe veramente visto fare harakiri piuttosto. 
Il manto della sera comunque calò dando speranza al giovane spadaccino per un domani più attivo e movimentato. 
Pensandoci, alzò nuovamente il gomito per bere nella preghiera di passare meglio il tempo e nell’attesa che gli altri compagni si addormentassero per lasciargli piazza libera. 
Quando finalmente successe, Zoro si girò verso un pensieroso Law non ancora addormentato, era seduto serioso sul balcone della finestra, rivolto all’esterno a guardare lo spettacolare scenario che si prestava in quella splendida collina isolata.  
“Eccolo lì, è di nuovo depresso!” pensò senza alcun dubbio e più deciso che mai a fare ciò che si era prefissato il giorno prima. 
Senza esitare e senza nemmeno il minimo tatto, lanciò un fischio breve ma chiaro in sua direzione.
Sentendolo Law si girò con aria sconcertata. 
- Ti sembro un cane che mi chiami con un fischio? - era ovvio che avesse chiamato lui, del resto era l’unico sveglio. 
- Il mio cane lo chiamerei così: - così dicendo Zoro fece schioccare le labbra lanciando baci a distanza. 
Law continuò a fissarlo incredulo e in risposta si avvicinò cercando di togliergli la bottiglia. 
- Piantala di bere, ti stai spappolando il mezzo neurone che hai! 
Zoro non apprezzò il tentativo di essere derubato del suo sacro trofeo e tirò a sua volta senza mollare nemmeno per scherzo; strattonò costringendolo a sbilanciarsi in avanti e verso di lui. Per poco non si baciarono per sbaglio e Zoro pensò di approfittarne lì, facile e sbrigativo, si disse. Tuttavia Law fu più veloce del suo istinto e si irrigidì riuscendo a raddrizzarsi. 
Lo spadaccino non si arrese comunque e per non permettergli di tornare alla finestra, gli pizzicò il fianco facendolo finire seduto nella sedia accanto alla propria con uno scatto fulmineo. 
Law lo guardò male trucidandolo per l’affronto mentre lui si limitò a fissarlo soddisfatto che alla fine in un modo o nell’altro fosse proprio là dove aveva voluto finisse e senza nemmeno dirgli mezza parola, prese un bicchiere sistemato proprio davanti a loro e gli versò del vino di cui ormai si era totalmente appropriato senza accettare discussioni. 
- Dai, fammi compagnia a bere che da solo è noioso! 
A quel punto Law che era rimasto serio ed imbronciato sul punto di dirgliene quattro, distese l’espressione di rimprovero guardando il bicchiere che gli aveva riempito.
Era preso in contropiede, sembrava stupito e indeciso, come se fissasse qualcuno che non sapeva se fosse suo nemico o meno e osservandolo Zoro si rese conto che poteva aver fatto la mossa sbagliata.
- Non sarai mica un ex alcolista che vuole smettere... 

A quella sparata terrorizzata da un’eventualità che per lui sarebbe probabilmente stata la peggiore del mondo, Law scoppiò a ridere spontaneo senza sapersi trattenere. 
Su tutte le cose che Zoro avrebbe potuto pensare, quella era la più assurda. Poi si rese conto che probabilmente da come aveva guardato il bicchiere di vino avrebbe potuto sembrare uno che aveva un gran problema col bere. 
In realtà non era così. Sospirò e si strinse nelle spalle tornando serio sempre rivolto all’oggetto di vetro fra le dita. 
Non erano veramente soli, ma gli altri dormivano ed era come se lo fossero. Forse qualcuno di loro aveva un sonno leggero, ma confidava che chi di loro l’avesse fosse discreto. In altre parole pensava che l’unica a poter eventualmente sentirli fosse Robin, ma di lei si fidava perché aveva come loro qualcosa che l’accomunava. La discrezione, per esempio. 
- Non sono un ex alcolista. È che non ho mai bevuto. 
A quel punto fu Zoro a ridere pensando di essere preso in giro e solo quando realizzò che lo guardava seccato, capì che era vero. 
- Oh, non mi stavi prendendo per il culo? 
Law alzò gli occhi al cielo esasperato e scosse il capo tornando a guardare il vino. Non si rese conto di avere di nuovo l’espressione vuota e depressa del giorno prima. 

Non sempre Zoro aveva una ragione per fare quel che faceva, a volte era puro istinto e faceva ciò che si sentiva o voleva. Ma per alcune c’era un motivo. 
In quel caso era vero entrambi.
In parte aveva una spinta istintiva verso Law, ma siccome lo considerava parzialmente parte della ciurma voleva comunque aiutarlo come avrebbe fatto con chiunque dei suoi. 
Il punto che nel suo caso valutasse un ‘aiuto’ che avrebbe comunque offerto solo ad uno esterno alla ciurma, rendeva la questione complicata ma sensata solo ed esclusivamente per sé. 
Tuttavia non si sarebbe fermato a ragionarci. 
A tutto quello si aggiungeva il semplice e puro fatto che ormai voleva fare sesso con qualcuno e aveva deciso che sarebbe stato lui.
“Dopo una bella battaglia si deve scopare e poi se non approfitto dei rari esemplari perfetti per farlo, sarei un idiota!”
In risposta bevve indicando col mento di fare altrettanto. 
- Non hai ancora brindato alla fine della tua battaglia. - sottolineò dimostrando di averlo notato. 
Law tornò ad osservare il vino ancora intatto nel bicchiere e sospirò scontento e confuso. 
- Non ho mai bevuto così come non mi sono mai concesso altri divertimenti e lussi, perché avevo questa missione personale da portare a termine. 
- Sconfiggere Doflamingo? - chiese Zoro. Era facile da capire, non serviva usare la percezione. 

Law annuì sempre guardando il bicchiere e notò che Zoro non era invadente né insistente. Per assurdo, proprio il comportamento ideale per il proprio stato d’animo.
Si sentiva emozionato come un idiota, ma più di ogni altro indeciso. 
Voleva bere, aveva una gran gola, forse per colpa di quell’alcolizzato che lo faceva di continuo accanto a sé. 
- Beh, amico... è ora di farlo, allora. Perché non ci sarà mai un momento più adatto di questo per bere. 
Sorpreso che non gli facesse pesare il fatto che a 26 anni non avesse mai bevuto dell’alcool, si chiese se avesse capito che era ancora vergine. 
Tuttavia pensando che nella sua semplicità di affrontare e vedere le cose Zoro avesse ragione, sollevò il bicchiere e se lo rigirò fra le dita, lasciò che il liquido rosso intenso ballasse all’interno del vetro. 
Pensò a Corazon e al suo sorriso buffo, così bello e positivo che ormai rimaneva vivido solo nei propri ricordi e che nessuno poteva più vedere. Pensò a tutto ciò che aveva sacrificato per lui ed infine sospirando, bevve consapevole in cuor suo che sarebbe stato veramente molto contento. 
Fu facile, infine, farlo. 
Così facile che gli venne da chiedersi se anche il resto delle cose di cui si era sempre consapevolmente privato lo sarebbe stato e se si stesse mettendo ostacoli che in realtà non esistevano.
Quando il liquido scuro finì in gola, di primo impatto gliela bruciò facendogli stringere gli occhi. Non aveva mai provato nulla di alcolico. 
Il secondo successivo un’ondata di calore gli rimandò una sensazione piacevole, accompagnata da un buon gusto che gli rimase nella lingua. 
Spalancò gli occhi sorpreso e guardò il bicchiere ancora alto davanti alla bocca. 
- Buono! 
Zoro fece un ghigno ironico e lo spinse con la spalla. 
- Pensi che bevo tanto qualcosa che fa cagare? - a quella risposta che aveva una sua logica condivisibile, Law non seppe cosa rispondere e Zoro per smorzare ancora di più la tensione che si era alzata in modo strano, allungò il braccio per prendere il suo cappello. Law lo fermò istintivamente prendendogli il polso, fissandolo esterrefatto che osasse tanto. Farlo bere era un conto, masturbarlo anche e pure dormirgli addosso. Ma toccargli il cappello no, quello era decisamente troppo! 
- Ehi che fai? 
- Mi chiedevo se i capitani devono avere per forza un cappello! - lo disse ridendo e nonostante Law si chiedesse che diavolo ci fosse di tanto divertente, girandosi a guardarlo per ammonirlo e fargli capire che sul suo cappello non si scherzava, si spense e lasciò subito la sua mano, quasi che improvvisamente scottasse. 
Zoro era davvero bello quando rideva. Lo faceva di rado, ma quando lo faceva era splendido. 
“Che diavolo ti metti a pensare? Che sei, un’adolescente?”