NOTE: nuova fic della serie ‘Processo di liberazione’. La fic è sempre zolaw, divisa in due parti. Siamo subito dopo la festa sulla Yonta Maria, dopo la partenza da Dressrosa. Adesso il gruppo di Rufy si è spostato sulla nave di Bartolomeo e si stanno dirigendo a Zo, dove si riuniranno alle rispettive ciurme. 
Law sta iniziando a capire cosa significa essere liberi ed è in uno dei rari momenti, se non l’unico, in cui non c’è un effettivo piano specifico in piedi perché sono in attesa di riunirsi tutti e farne uno nuovo. C’è spazio per capire cosa significa libertà. Zoro continua ad aiutarlo a comprenderlo meglio e a fare un po’ da guida in questo. Il prossimo capitolo arriva fra 4 giorni circa. Le fan art non sono mie ma trovate in rete (su Pinterest). Siccome si abbinano bene a certe scene, le ho messe. Buona lettura. Baci Akane 

PIENA LIBERTÀ

1. PRIMI PASSI VERSO UN NUOVO SÈ STESSO

zolawzolawzolaw

La Going Rufy-senpai del Barto Club finalmente si era decisa a muoversi verso Zo per portare la compagnia di Rufy a riunirsi al resto delle loro ciurme. 
Sebbene Law alla fine si fosse divertito, per quanto aiutato dall’alcool che Zoro l’aveva costretto a bere, in quella festa esageratamente lunga non aveva visto l’ora di potersi staccare da tutta quella massa fin troppo numerosa. Decisamente troppi per i suoi gusti e sicuramente eccessivamente chiassosi.
Non aveva mai considerato l’idea di rivedere la propria ciurma, ma adesso che c’era finalmente la possibilità si sentiva impaziente. 
Quando si era separato da loro si era preso un pezzo di Vivre Card per ritrovarli, ma non si era preoccupato di scambiarsi un lumacofonino per poter comunicare a distanza e coordinarsi attivamente. Non aveva mai realmente preso in considerazione l’idea di riunirsi a loro perché aveva sempre pensato che sarebbe morto in quella guerra a Doflamingo. 
Adesso invece non solo ce l’aveva fatta, ma stava realmente tornando da loro. 
E doveva ammetterlo, iniziava a sentirsi felice di questo.
Era mattina presto ed era in un raro momento di pace generica dove tutti stavano ancora dormendo ad eccezione di quelli di guardia e quelli che guidavano la nave. 
Law si era concesso una lettura, il primo reale svago da moltissimo tempo, nemmeno ricordava quanto.
Gli era sempre piaciuto leggere e istruirsi, nel corso degli anni, dopo che era stato salvato da Corazon, l’aveva fatto ma sempre con l’obiettivo principale di vendicare il suo amico e di conseguenza distruggere Doflamingo. 
Era stato un contorno che si era concesso ogni tanto, ma principalmente aveva comunque letto giornali; adesso poteva leggere realmente perché non c’era altro da fare se non riunire le ciurme e fare un nuovo piano di battaglia serio in vista della prossima guerra, quella a Kaido. 
Perciò prima di quel momento era inutile riattivare il proprio cervello su nuovi obiettivi.
In quella strampalata nave aveva trovato per assurdo dei libri sebbene non gli fosse chiaro come mai degli scapestrati come quella ciurma capitanata dal più assurdo di tutti, Bartolomeo, ne fossero in possesso.
Suo malgrado ne aveva preso uno ed era uscito sul ponte principale mettendosi in un angolo strategico per tenere d’occhio un po’ tutta la situazione e la direzione della nave. Aveva dato indicazioni precise per la navigazione, ma ugualmente non si fidava nemmeno di striscio di quei matti schizzati. 
Si era sistemato lì la sera precedente sufficientemente comodo con la schiena contro un angolo della parete in legno della cabina principale e accanto alla balaustra, le gambe incrociate ed infine era stato risucchiato da quella lettura. Non era niente di che, ma la sua mente si era per la prima volta sconnessa dalla propria storia e dai pensieri eterni che gli avevano lambiccato il cervello da dopo la vittoria con Doflamingo. 
Inteso, per la prima volta senza l’aiuto dell’alcool o del sesso. 
Pensandoci sollevò il libro che aveva quasi finito e con un sopracciglio alzato fissò scettico il viso dell’altro responsabile dei suoi momenti di svago di quei giorni. 
Zoro gli dormiva addosso, era steso davanti a lui ed usava le sue gambe come cuscino. Sembrava totalmente comodo al punto da dormire della grossa e solo lui sapeva come faceva. 
Bartolomeo aveva offerto al suo adorato Zoro-senpai un letto comodissimo che purtroppo era nella stessa stanza di molti altri, com’era comune per le navi pirata. 
Non così gentile era stato con Law per il quale non nutriva minimamente stima e rispetto, infatti a lui aveva rifilato una branda in un angolo per terra che lui aveva rifiutato per tenere d’occhio i suoi poco affidabili navigatori. 
Quando la sera prima si era sistemato in quel famoso angolo con l’altrettanto famoso libro che aveva letto fino a che la luce esterna gli aveva concesso, si era ritrovato poco dopo Zoro steso addosso. 
Aveva mugugnato mezzo addormentato che dentro c’era troppa gente che russava e si era messo con la testa sulle sue gambe, esattamente davanti a lui. 
Law aveva acidamente detto che non avrebbe trombato con lui all’aperto rischiando di essere visto da qualche schizzato maniaco, visto quanto erano corteggiati loro della ciurma di Cappello di Paglia; Zoro non gli aveva nemmeno risposto limitandosi a tornare a dormire. 
Al mattino si era stupito nel vedere che Zoro era ancora così come l’aveva lasciato, che non si era mosso e che dormiva veramente della grossa. Nonostante non sentisse più le gambe, non si era mosso limitandosi a controllare che la direzione fosse quella giusta. 
A giudicare dalla propria vivre card pareva che si stessero muovendo in modo corretto, perciò non era andato a sgridare nessuno.
A quel punto aveva ripreso a leggere e assorbito dal libro si era ritrovato strano nel realizzare che non sapeva più quand’era stata l’ultima volta che aveva pensato a Corazon, Doflamingo e a tutte le altre varie solite cose, fra cui le proprie colpe e le proprie mancanze. 
Guardando il suo viso ancora addormentato dai lineamenti decisi e affascinanti dove la cicatrice verticale chiudeva uno dei suoi due occhi, realizzò che in qualche modo era stato lui ad aver dato il via a quel processo di guarigione, se così lo poteva chiamare.
“Se non altro è grazie a lui che ho iniziato a concedermi dei piaceri. È grazie a lui che ho capito che bere non è male, ogni tanto, che è bello scopare e che soprattutto non c’è niente di male se faccio qualcosa che mi piace perché sì. Insomma, adesso in questo preciso momento posso farlo, quando ci ritroveremo con gli altri si ricomincerà a progettare la prossima guerra, ma per ora...”
Così pensando si chinò sul suo viso e gli sfiorò la fronte scendendo a baciargli gli occhi e gli zigomi.
Poteva concedersi di fare ciò che gli piaceva, non c’era niente di male e sicuramente Corazon sarebbe stato contento. 
Avrebbe voluto capire meglio cosa significava ora per lui quel ragazzo, che ruolo avesse nella sua vita in quel preciso istante, consapevole che era un’alleanza momentanea e che le cose sarebbero potute andare male nello scontro con Kaido.
Sapeva che a prescindere da tutto non era un’idea intelligente legarsi a quella ciurma, in particolare a qualcuno di loro, ma al di là di quello era inevitabile chiedersi cosa diavolo stesse facendo. 
Per il momento avevano solo fatto sesso due volte e Zoro l’aveva spinto a bere, per usare un eufemismo, ma non era stupido.
Uno che da quando si erano incontrati non faceva quasi che dormirgli addosso non poteva essere assolutamente alla stregua degli altri.
“E poi c’è quella cosa di cui è convinto. Che io sia innamorato di Rufy è proprio un’assurdità. Non è che se siamo simili io e lui e lui ama Rufy, lo devo amare anche io. Ha una mentalità molto basilare e lineare. Ecco... in questo noi due siamo diversi. Io sono molto più contorto. Non so nemmeno se so amare.”
Stava per partire con le famose elucubrazioni mentali che aveva interrotto da qualche giorno, quando gli occhi verde acqua di Zoro si spalancarono fissandolo intensamente. 
I loro sguardi si incrociarono e Law si pentì immediatamente d’avergli baciato il volto in quel modo, ma non ci aveva riflettuto. Era stato bello, per la verità.
Aveva fatto come gli aveva detto lui.
Aveva agito senza pensare seguendo il proprio impulso. 
- Buongiorno. - mormorò roco con aria assonnata. Law non rispose limitandosi a raddrizzarsi corrucciato, ma non lo spinse via dalle proprie gambe che ormai non sentiva più. 
- Come diavolo hai fatto a dormire così tanto in questa posizione? - disse invece cercando di essere il solito poco cordiale e non incline alle relazioni umane. 
Per abitudine, più che per reale convinzione.
Fino a quel momento era stato così perché sapeva sarebbe stato più facile adempiere al suo dovere.
Si era costruito una ciurma un po’ a caso, giusto per poter arrivare al proprio scopo che aveva sempre avuto ben chiaro e con tale consapevolezza, aveva saputo cosa fare per arrivarci. 
Adesso però quella ciurma rimaneva la sua e lui come Capitano ne era responsabile.
Si trattava, in altre parole, di ricostruire la propria stessa vita e non era di certo facile. 
- E tu come diavolo hai fatto a non muoverti per tutta la notte? - gli rigirò Zoro la domanda alzandosi; nel farlo fece una smorfia per l’osso sacro che gridava vendetta in quanto aveva appoggiato tutta la notte sul duro legno. 
Law alzò le spalle e finse indifferenza, ma appena le gambe furono libere la stessa smorfia si dipinse su di sé mano a mano che la circolazione si riattivava con gran cattiveria. 
Una volta cambiata posizione, si stiracchiarono tirando i muscoli uno della schiena e l’altro delle gambe e mentre facevano stretching, Zoro si voltò circospetto verso Law come se stesse cercando di capire qualcosa. 
- Devo allenarmi, il mio corpo reclama movimento! 
Law lo guardò scettico.
- E che vuoi da me? Allenati! - rispose bruscamente.
Zoro a quel punto lo fulminò con un’occhiata indispettita e prendendo una delle sue tre spade da cui non si separava mai, si avviò verso il centro del ponte ancora vuoto. 
- Dai, andiamo! 
Law lo fissò sconcertato.
- Ma sei scemo? 
Zoro spalancò le braccia polemico ed irritato. 
- No cazzo, anche tu avrai bisogno di muoverti! Veni e tiriamo un po’ con la spada! 
Law alzò gli occhi al cielo sbuffando. 
- Ti ci eri fissato da quando sono salito sulla vostra nave, dì la verità! 
Zoro cambiò espressione e da seccata gli si dipinse un bel ghigno sadico sul viso deciso, mentre iniziava a saltellare sulle gambe calando da un l’alto e dall’altro per riscaldarsi un po’. 
- Io ho male al culo, tu alle gambe, è l’ideale allenarsi! 
Il suo collegamento non aveva senso e difatti Law, polemico come sempre, rimase seduto per nulla intenzionato a dargli retta. Le gambe gli facevano ancora troppo male, non sarebbe riuscito a muovere un passo, oltretutto non sapeva ancora in che condizioni pratiche fosse il suo braccio. 
- Tu sei sciroccato, ho ancora le bende addosso e non so se sono guarito! Sono un medico e so come mi devo curare!
Gli avrebbe fatto un sermone ma Zoro sbuffando rumorosamente tornò da lui, posò l’arma e si sedette accanto.
Law lo guardò zittendosi improvvisamente guardingo, ma quando lo vide togliergli mezza camicia ancora a brandelli, tutto ciò che aveva, dovette chiederglielo. 
- Ti sembra il posto? 
Zoro lo ignorò iniziando subito a sfasciarlo come se improvvisamente fosse lui il medico. 
Law spalancò gli occhi e arrossì. 
- Dai, guardiamo. Sarai ben guarito, no? Quanto potevano essere profonde le ferite? 
Alla fine si ritrovò a fare il broncio fingendosi arrabbiato in una sorta di meccanismo di difesa, nella speranza che quella cosa non diventasse troppo intima. Senza rendersi conto che fare sesso era già il massimo dell’intimità. Ma non era quel genere di ‘intimità’ che intendeva, bensì proprio quella scaturita dal controllarsi le ferite a vicenda. 
Zoro gli srotolò tutte le bende dal torace e quando arrivò al braccio, gli prese la mano nella sua. 
Dal torace si vedevano i buchi dei colpi di Doflamingo che si erano rimarginati. In parte erano di pistola, in parte erano i suoi fili maledetti che l’avevano infilzato ripetutamente. 
Quei buchi erano guariti piuttosto bene grazie all’opera della principessa dei Tontatta. Rimanevano dei segni recenti, ma non erano più ferite aperte. 
Quando osservò il proprio braccio, vide che la cucitura esercitata da Leo era a dir poco perfetta e impressionato nel vedere che era guarito ancor meglio di quel che si era immaginato, annuì colpito. 
- È stato proprio bravo... - commentò ad alta voce riferendosi al piccolo folletto che gli aveva riattaccato il braccio grazie anche all’aiuto di Mancherie. 
Zoro gli tirò il braccio tenendogli la mano e intrecciò le dita con le sue dicendo di stringerle.
Law lo guardò imbarazzato di mille colori in viso. Sapeva perfettamente che glielo chiedeva per capire se poteva stringere la spada e per valutare la sua forza e sensibilità, ma sembrava comunque una cosa da fidanzati.
Lo sbirciò prima di farlo e lo vide serio ed imbronciato, molto concentrato sulla sua valutazione. 
- Cosa sei diventato, un fisioterapista? 
Zoro gli scoccò una breve occhiata impaziente, ovviamente non aveva nemmeno idea di cosa dicesse e Law scuotendo il capo decise di lasciar perdere concentrandosi su quella valutazione. Effettivamente era ora di capire in che condizioni fosse il suo braccio destro. 
Era una cosa che aveva evitato per paura di realizzare che non avrebbe più potuto impugnare la spada con la mano dominante, ma per fortuna quando si ritrovò a stringere le dita di Zoro, realizzò di riuscirci e non solo.
Sentì perfettamente la solidità della sua mano sotto la propria e con stupore e gioia, strinse ancor più forte usando tutta la forza che possedeva. 
- La sento! - esclamò spontaneo, mentre si lasciava prendere dalla sensazione di euforia nel constatare che era realmente guarito. Non ci aveva sperato, col suo eterno pessimismo si era immaginato menomato a vita ed invece ora sentiva. Sentiva veramente! 
Non avrebbe mai pensato di poter sentire una tale felicità per una cosa simile, ma quando girò il capo verso Zoro, lo fece in tempo per guardarlo chinarsi con il volto sul proprio bicipite. Law spalancò gli occhi trattenendo il fiato, ma sentì nettamente la sua lingua leccargli la cicatrice dove si vedevano i segni di cucitura del filo incantato di Leo. 
Avrebbe voluto sfilare il braccio e metterlo al suo posto, stava davvero esagerando con le smancerie, ma il sentire anche quello lo distrasse di nuovo e continuando a tenere le dita intrecciate alle sue, lo lasciò fare.
Sentì la sua lingua sulla pelle macellata e riattaccata che si era rimarginata, era in rilievo e sensibile.
Davvero tanto sensibile. 
Law si morse il labbro avvampando ulteriormente, mentre i brividi si espandevano con un’ondata in tutto il corpo, partendo proprio dalle sue labbra sulla pelle. 
“Cazzo è iper sensibile...”
In un attimo l’erezione partì a tradimento e chiudendo un occhio cercò disperatamente di controllarsi. 
Non voleva fare la parte del patetico pivello che veniva ogni volta che lo toccavano, ma non fu facile distrarsi. Per evitare l’orgasmo, sfilò il braccio a malincuore. 
Zoro si alzò e lo guardò senza capire perché l’avesse fatto. 
- Dunque? - chiese impaziente di sapere il verdetto. 
- Ti ho detto che la sento! - rispose seccato alzandosi in piedi a sua volta. Non si rese conto che improvvisamente le gambe erano tornate ad una sensibilità perfetta e non gli dolevano più. 
- La mano! Ma il braccio? Come senti l’attaccatura? 
Law si rimise la camicia che gli aveva tolto a metà e lo fissò infastidito, sempre alla ricerca di un qualche tipo di difesa. Non sapeva da cosa si stesse cercando di proteggere, ma si fidava del proprio istinto di sopravvivenza. 
- Perfetta! Adesso hai finito di tastarmi o devo infilzarti? 
Zoro a quella risposta saltò in piedi tutto entusiasta, come se gli avesse fatto una proposta meravigliosa. 
- Ottimo! Allora alleniamoci! Ti sarà utile per tornare ad usare bene la spada davanti ai prossimi nemici! 
A quel punto gli lanciò la sua Kikoku dalla guardia col pelo bianco. Sebbene non fosse una katana, era comunque una spada molto forte ed anche se era più lunga e la si impugnava con due mani, sarebbe andata benissimo per un allenamento che sarebbe stato comunque un semplice riscaldamento. 
Zoro aveva chiaramente solo bisogno di riscaldarsi, mentre lui necessitava di prendere letteralmente di nuovo mano.
Per giorni non aveva quasi per niente usato la destra, sentendo poco. 
Law la prese al volo istintivamente con la sinistra e Zoro riprese Shusui. Law la conosceva perché era stata frequente e fastidioso oggetto di litigio fra lui e Kinemon per ragioni che non aveva compreso.  
Lo guardò mentre la sfilava dal fodero con una certa cura ed attenzione, si spostò al centro del ponte ancora ben libero e l’attese.
Il resto della ciurma che li accompagnava stava ancora dormendo, ma supponeva che a breve si sarebbero svegliati dando il cambio a chi aveva navigato e sorvegliato il mare fino a quel momento. 
Law fissò la propria spada ancora rinfoderata ignorando per un momento Zoro che iniziava a muoversi intorno a lui come se fosse una tigre in procinto d’attaccare. 
Non si sentiva la sua preda, non aveva paura di lui e sicuramente non pensava di non essere all’altezza.
Anzi, era sicuro che si sarebbe adattato al suo livello attuale e al suo tipo di combattimento. 
Zoro usava una katana, che era diversa dalla propria, ma non sembrava impensierirlo. 
Rimase a fissare la propria arma a cui era molto affezionato e che usava più come un bisturi gigante che come una lama normale. 
Era un elemento importante nel suo modo di combattere, sicuramente se non fosse più stato in grado di usarla come al solito sarebbe stato un problema, per lui, nelle prossime lotte che sarebbero arrivate da lì a breve. 
Ormai la macchina si era messa in movimento. Sia da quando avevano distrutto il laboratorio di Cesar, che poi dopo quando avevano eliminato Doflamingo. 
Dire che la macchina era in movimento, significava che Kaido li avrebbe presto presi di mira per vendicarsi del loro affronto. 
Doveva capire a che livello era attualmente e dopotutto quella fissa di Zoro per l’allenamento poteva avere senso anche per lui, per una volta. 
Fu così che serio e concentrato come dovesse eseguire una vera operazione chirurgica d’alto livello, sfilò il fodero dopo aver impugnato la spada nella maniera giusta. 
Prese l’elsa con la destra e tolse la copertura della lama, posandola accanto. Infine si mosse calmo verso il centro del ponte della nave, Zoro si mosse con lui in corrispondenza e quando finalmente furono uno davanti all’altro, lo guardò in viso e si concentrò su di lui. 
Era eccitato ed esaltato, non era per niente intimorito né tanto meno sembrava sottovalutarlo. Era consapevole che era forte, sebbene in quel momento sapeva non era al suo massimo. 
Lui però era contento, Law lo guardò e non ne ebbe un solo dubbio. 
Era contento di affrontare un avversario forte, sebbene solo per allenamento. 
E lì, proprio mentre si concentrava sul suo viso analizzando la sua attitudine per capire che tipo di combattimento avrebbero fatto e quanto serio sarebbe stato, Law si sentì investito del medesimo sentimento che era fin troppo evidente nel suo avversario.
Esaltazione. 
In vita sua Law non si era mai sentito esaltato all’idea di affrontare un avversario, per lui erano solo questioni necessarie da eseguire, non piaceri di cui bearsi.
Fu la prima volta che lo considerò tale e senza più pensarci si chinò sulle ginocchia ora in perfette condizioni e saltò in avanti attaccando per primo. 
Adesso si divertiva!