NOTE: questa è la fic conclusiva della serie ‘Percorso di liberazione’. Per quanto la serie sia stata Lawcentrica, quest’ultima shot è tutta su Zoro e sul dopo Law. Ho approfittato di alcune scene che si sposavano perfettamente con la mia versione dei fatti, ovvero la piccola discussione fra Zoro e Rufy sulla nave e poi la decisione di Zoro di non scendere a Egghead ad esplorare come al solito. 
La fic si incentra sull’attuale rapporto fra Zoro e Rufy dopo Law.
Buona lettura. Baci Akane

RUFY È RUFY

zolu

Non ne aveva le forze.
Zoro si rese conto di non averne proprio. 
Le forze di rimanere in sé, saldo ed indifferente. Di riprendere come niente la vita di prima. Prima che Law arrivasse nella sua, che gliela sconvolgesse e che gli regalasse quello splendido sogno che non aveva mai osato nemmeno fare. 
La verità era che gli mancava già come l’aria. Non poteva dormirgli addosso. Non poteva nascondersi con lui da qualche parte a fare sesso. Non poteva provocarlo fino a farlo infuriare. Non poteva perdersi in lui. 
Non c’era nessuno con cui condividere certe reazioni ed emozioni, spesso così incredibilmente uguali in contrasto per quando invece discutevano su altre perché diametralmente opposte. 
Law aveva riempito il suo tempo in un modo sconvolgente, ma non era per questo che gli mancava.
Gli mancava come gli sarebbe mancato respirare. 
Gli mancava perché alla fine in qualche modo era riuscito ad amarlo ed ora che era lì senza di lui, si chiedeva come diavolo fosse riuscito a combinare quel disastro. 
Non avrebbe mai dovuto innamorarsi. Doveva solo distrarsi dal desiderio di Rufy, passare un po’ di tempo, divertirsi e sfogare gli ormoni. Tutto lì.
Non innamorarsi.
Ora invece discuteva con Rufy e poi con tutti gli altri della ciurma per questioni che sì, forse erano importanti, ma non da giustificare la sua irritazione ed i suoi modi scorbutici. 
Aveva detto loro malamente che non sarebbero andati ad Alabasta quasi che fosse lui il capitano e non Rufy. Gli si era rivoltato contro come una molla sperando che non ragionasse e potesse litigarci per bene. Aveva bisogno di uno sfogo dallo sfogo, quanto idiota poteva essere?
Invece Rufy si era calmato come per magia finendo per distrarsi e parlare di altro, come per esempio del suo sogno che alla fin fine era una cosa proprio da lui: assurda, stupida ed impossibile. 
Quando successe, Zoro si sentì anche in qualche modo deluso.
Rufy aveva capito subito che non era il caso di insistere perché era nervoso per conto suo e aveva qualcosa. Sapeva che l’aveva capito perché aveva lasciato perdere in fretta, accettando che non sarebbero andati ad Alabasta anche se lui ci voleva impulsivamente andare. 
Di fatto sarebbe stato illogico visto che Bibi era sparita e Re Cobra era morto, di conseguenza che senso avrebbe avuto andare in una nazione dove nessuno degli interessati era presente? Oltretutto Bibi era sempre stata una donna forte ed indipendente ed in qualche modo se l’era sempre cavata da sola in situazioni anche più gravi. Bisognava dare fiducia ai propri compagni, amici e familiari. Era stato ciò che aveva fatto con Ace a suo tempo e Zoro aveva condiviso quella sua decisione. 
Quando disse quello, Rufy si convinse, sebbene vederlo mollare così presto una discussione simile nella quale sembrava convinto della sua idea, fu strano e fu quello che in particolare gli fece capire che era andato oltre l’apparente oggetto di discussione. Che sì la sua opinione era reale, ma il modo in cui Zoro si era rivoltato contro tutti era ancor più indicativo. Era profondo. Andava oltre. 
Alla fine Rufy aveva mollato la presa sorprendendolo e lui si era calmato. 
Era ovvio avesse capito che stava male. 
Figurarsi, era Rufy. 


Dopo la discussione e poi la conversazione sul sogno di Rufy, Zoro si era rifugiato in palestra per allenarsi, cosa che non faceva da solo da un tempo che non riusciva più a quantificare. Aveva bisogno di stare un po’ da solo per ritrovare il proprio controllo, non poteva tornare a discutere in quel modo coi suoi compagni, specie con Rufy. Stava pensando a questo preparandosi per gli esercizi di rinforzo muscolare consueti, quando si ritrovò il suo capitano dietro che si chiudeva la porta alle spalle e incrociava le braccia al petto fissandolo torvo con fare infantile.
L’aria di chi non era contento per niente anche se aveva dato l’idea di aver accettato di buon grado la decisione presa prima. 
Zoro, pensando che volesse riprendere la discussione, se ne stupì perché gli era parso che invece avesse capito. 
Per un momento lo sperò. 
- Senti, non c’è niente da discutere, ti ho detto che è semplicemente più logico... - ma alla risata di Rufy si interruppe. 
- Parli proprio come lui! Ti manca un sacco, eh? - quando disse questo con la sua tipica leggerezza, Zoro si raggelò spalancando l’occhio. Aveva appena preso in mano i manubri ma li lasciò subito sui ganci per guardarlo meravigliato, totalmente senza parole. 
- Cosa? - chiese piano sapendo benissimo cosa aveva inteso.
Sapeva che Rufy non era idiota davvero, a volte era ottuso e magari anche lento di comprendonio, per non dire totalmente di coccio. E si perdeva su certi ragionamenti contorti. Ma non era idiota, anzi. Era molto acuto sui suoi amici e su chi voleva bene. 
Rufy si avvicinò sciogliendo le braccia e si sedette sulla panca dove avrebbe dovuto mettersi lui per fare il sollevamento pesi. Sorrideva così tranquillo che la breve discussione di prima non era nemmeno un ricordo. Forse solo un illusione distorta. 
- Law. Ti manca. Parli come lui. Di cose logiche e sensate! - poi rise ancora, ma non per prenderlo in giro, bensì perché era davvero divertito da quella somiglianza. 
- Vi siete cambiati a vicenda, è bello. Lui adesso è molto più rilassato e sereno, sorride più spesso, fa finalmente festa quando c’è da farla, si lascia più andare! Sono contento, sai?
Avrebbe continuato all’infinito se Zoro non si fosse seduto per terra di schianto quasi come se fosse senza forze, appoggiò la schiena alla panca dove Rufy sedeva dimenticando il manubrio e gli esercizi.
Era con lui. Lui sapeva. Se lui sapeva andava bene, anche se avrebbe preferito mantenere la sua stanza privata. 
Ma sì, si ripeté.
Era Rufy, no?
Sospirò mentre scuoteva la testa e si copriva l’occhio sano col palmo della mano. Premette appoggiando il gomito al ginocchio, la gamba piegata. Si morse poi il labbro cercando di non lasciare che il fuoco divampasse. Non doveva. Non poteva. 
- Non credevo fosse così difficile. Ho bisogno di tempo, mi passerà. 
Non voleva piangere anche se sentiva di doverlo fare. Erano lì così vicine quelle lacrime che ora gli straziavano il cuore. Come si era ridotto a quello?
Perché?
Non sapeva nemmeno cosa pensare ora di Rufy e quel suo inseguirlo per parlarne. Aveva pensato che non avrebbe mai più detto niente a proposito, quasi dimenticandosene. Ma evidentemente sentendolo in quelle condizioni si era preoccupato. 
Stava cercando la forza di rimettersi in sesto e tirarsene fuori, quando la mano di Rufy si posò sulla testa spettinandogli i capelli corti. 
Quel tocco gli sospese il fiato e forse anche i battiti.
Zoro spalancò gli occhi. 
- Non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo che vuoi. Ti guardo io le spalle finché ne avrai bisogno. 
E a quel punto, proprio lì, le lacrime trattenute a stento e a fatica forse da sempre, finirono per uscire a tradimento contro il palmo premuto con ancora più forza. 
Fino a che la mano di Rufy scese sulla fronte e poi sugli occhi coprendoglieli con calore al suo posto, come a nascondergli quel pianto di cui era evidente si vergognava, lo fece senza paura che fosse un gesto strano. Non da parte sua che abbracciava e toccava di continuo chiunque. 
Ogni volta che in passato l’aveva fatto con la sua tipica leggerezza, l’aveva gettato nel panico più totale innescando reazioni fisiche deleterie. Quelle che l’avevano spinto a buttarsi a capofitto su Law solo per il semplice fatto che lui non era Rufy. 
- Grazie. - sussurrò piano cercando di trattenersi ancora, con scarsissimi risultati. 
Rufy scivolò con la mano sotto il mento agganciandogli il collo per poi appoggiare la testa sulla sua in uno dei suoi tipici modi. Lì Zoro decise di lasciar perdere il vano tentativo di limitare le lacrime e continuò a piangere liberamente, perché era sicuramente una cosa privata di cui si sarebbe vergognato, ma era col suo capitano e andava bene. Con Rufy andava bene. 
Rimase lì appoggiato a lui in quella maniera, seduto a terra ai suoi piedi, Rufy chino ad abbracciarlo testa contro testa, protettivo e dolce insieme. Non si mossero fino a che le lacrime riuscirono a smettere e lui si sentì meglio. 
Una volta che successe, Zoro realizzò che nonostante quell’approccio una volta l’avrebbe mandato in crisi, adesso era ancora alle prese coi sentimenti per Law. Aveva avuto esattamente l’effetto sperato, l’aveva distratto da Rufy.
“Davvero ne sono uscito?” pensandolo si girò verso di lui e guardandolo da vicino si mise alla prova. 
“E se lo baciassi?” pensò sospeso in sentimenti confusi. 
Rufy rimase un istante chino e vicino al suo viso, prima di alzarsi sorpreso del suo movimento improvviso. Poi vedendo che il suo viso era ancora pieno di lacrime, gliele asciugò mettendogli una mano sulla guancia. 
Da lui ci si poteva aspettare anche cose simili, Zoro non se ne stupì. Piegò impercettibilmente le labbra mentre si sentiva di nuovo ammaliato da lui, ma in modo molto diverso da prima. 
Gli mise a sua volta la mano sulla nuca e chiudendo gli occhi, appoggiò istintivamente la fronte sulla sua.
In quello sigillò i suoi vecchi sentimenti per Rufy, realizzando di poterlo finalmente vivere nella maniera che riteneva giusta.
Come un grande amico prezioso, la persona più importante della sua vita a cui dedicare la propria esistenza. Il suo capitano. Un fratello. 
Ma non un amante, né la persona che amava disperatamente.
“Anche se forse un po’ lo amerò sempre, perché un po’ lo amano tutti quelli che intrecciano la loro vita con la sua.”
Separandosi, gli sorrise più deciso e Rufy, nel vederlo, si sentì visibilmente sollevato. 
- Vuoi una mano ad allenarti? - chiese poi come niente fosse, capendo che non avrebbero più nominato Law. 
Zoro a quel punto accettò di buon grado. L’unico da cui avrebbe accettato qualcosa in quel momento era lì con lui. 


Arrivati a Egghead, Zoro sorprese tutti dicendo che non voleva scendere perché non lo convinceva quel posto. 
Gli altri lo guardarono meravigliati, da quando avevano lasciato Wa era strano e presumevano che quel posto gli fosse entrato dentro per via delle spade e del suo legame coi samurai che a tutti appariva fin troppo evidente. 
- Sei sicuro? Solitamente ti piace esplorare... - insistette Usop stranito della sua presa di posizione.
- E perderti... - aggiunse acido Sanji per stimolarlo a battibeccare e capire quanto male stesse. Zoro gli fece il dito medio ma non abboccò rimanendo quasi annoiato, con una strana inclinazione amara sul volto. Scosse il capo e si sedette ai piedi dell’albero maestro sull’erba finta del ponte principale, il posto preferito da Law, incrociò braccia e gambe e si abbracciò le spade come al solito. 
- Sicuro. Non mi va, ho bisogno di dormire... 
Come se non l’avesse fatto abbastanza da dopo la battaglia.
Tutti lo pensarono, nessuno disse più nulla capendo che c’era più di qualcosa che non andava. Non era chiaro se dovessero preoccuparsi ed intromettersi, ma a quel punto, quando qualcuno stava per dire qualcosa, Rufy prese la situazione in mano, sorrise e gli mise una mano sulla testa di nuovo come aveva fatto prima in palestra sorprendendo tutti. Era decisamente un tipo di gesto protettivo e delicato che di solito non faceva a lui perché non ne aveva di certo mai bisogno.
- Va bene, allora ti affido la nave! - decretò invece con un piglio da capitano che non avrebbe ammesso repliche da nessuno.
E nessuno ne fece, Brook si limitò ad unirsi a Zoro rimanendo lì con lui realizzando che non era dell’umore per fare una guardia serrata alla nave e che magari serviva uno che la sorvegliasse seriamente.
Rimasti solo, Brook si mise a suonare come se Zoro gli avesse chiesto di farlo e forse in qualche modo la sua anima l’aveva fatto. 
Sentendolo suonare Zoro recuperò una delle fiaschette di riserva di sakè che si era portato via da Wa, la guardò appoggiando di nuovo la schiena alla seduta che rivestiva circolarmente la colonna portante della Sunny. L’alzò e mentre Brook si metteva a suonare una canzone stranamente malinconica che non lo sorprese molto, brindò a Law e bevve senza dire nulla. 
Bevve tutto d’un fiato e fino in fondo, fino a cadere giù steso e lasciarsi cullare dal triste violino di Brook che sembrava proprio suonare di due amanti che si erano lasciati. Non aveva mai avuto la sensibilità per la musica e di sicuro non gli bastava una fiaschetta per cadere giù ubriaco, visto che comunque reggeva alla grande l’alcool, ma quella volta si lasciò andare.
Sia al sakè che alla musica e chiudendo gli occhi abbracciò mentalmente Law. Prese l’orecchino ad anello dalla tasca, si voltò su un fianco e lo strinse nel pugno portandoselo alle labbra, serrò forte gli occhi e permise alle note vibranti del violino di Brook di penetrargli l’anima. 
“Per quanto mi mancherà?” si chiese mentre si rendeva conto che faticava ad addormentarsi sebbene avesse sperato di farlo per non pensare più.
Tuttavia pensò. Ringraziò Rufy, mentre si mordeva nervoso il labbro incapace di addormentarsi, stringendo ancora il piccolo gioiello di Law sperando innescasse un incantesimo facendo apparire lì il suo proprietario. 
“Per fortuna che Rufy non ha insistito. È incredibile che sappia per una volta fare la cosa giusta. Di solito è inopportuno. Sono dannatamente fortunato ad averlo al mio fianco. Non pensavo che l’avrei detto, ma per fortuna che sa tutto di noi.”
Alla fin fine quella era una cosa che aveva sempre saputo. Averlo nella sua vita era stata la sua salvezza, per questo sarebbe comunque lui sempre stato al primo posto, nella sua vita. 
Pensando a Rufy lentamente riuscì ad addormentarsi, anche se il sonno che lo invase fu poco riposante e per nulla rigenerante.


Fu forse poi con questa consapevolezza che quando più tardi si ritrovò di nuovo solo con Rufy a sorvegliare Rob Lucci e Kaku ammanettati con l’agalmatolite, Zoro si decise infine a rimettere insieme i propri pezzi e stipare quelli dolorosi in un angolino di sé in modo che non incidessero più su di lui e sulle sue decisioni in alcun modo. Non avrebbe più permesso al proprio stato pietoso di prendere il sopravvento mettendo in ipotetico rischio la vita di Rufy. Era lì per difenderlo a qualunque costo, non esisteva altro. Non ci sarebbe più stato altro, non più, non ormai. Non al momento.
Rufy era tutto ciò che contava e tornando in sesto con ogni pezzo di sé al posto giusto, lo guardò seduto accanto, stremato per una corsa che sembrava averlo ridotto in stati così terribili da preferire di stare lì con lui invece che tornare nell’isola a cercare Vegapunk con gli altri. 
Non sapeva cosa dirgli, si sentiva di dover parlare per fargli capire che adesso stava meglio e aveva deciso di piantarla di autocommiserarsi, ma non voleva dirlo chiaramente. Soprattutto non davanti ai due prigionieri. 
Perciò decise semplicemente di dirgli una cosa totalmente inutile e a caso. 
- Ma tu ti riduci così per correre? - chiese perplesso sapendo che non poteva essere vero. 
- Sì io faccio sempre tutto al massimo! - rispose Rufy ancora ansimando sfinito. Zoro sapeva che era una risposta strana per lui e che non si riduceva così per una corsa per quanto fatta al massimo, ma capì che probabilmente aveva semplicemente voluto crearsi una scusa per stare un momento solo con lui e assicurasi che stesse bene. Sicuramente l’aveva fatto inconsciamente, ma Zoro sapeva come funzionava la sua testa ed il suo intuito, soprattutto come ogni azione istintiva e apparentemente senza senso in realtà celasse sempre un buon motivo.
Lui ora era quel buon motivo. 
Sorrise e gli fece un cenno silenzioso, Rufy seduto accanto raddrizzò la testa e lo guardò. Senza bisogno di parlarsi, con l’intesa tipica che c’era fra loro, Zoro gli strinse il braccio in segno di ringraziamento e di ‘sono tornato’ che Rufy comprese immediatamente sorridendogli radioso, riscaldandolo subito. 
Non ne parlarono più. Non ce ne sarebbe più stato bisogno. 
Zoro adesso era pronto. Era pronto per lui. Per riprendere la sua vita lì da dove l’aveva interrotta, solo un po’ meglio, con più controllo e meno impulsi sessuali indomabili.
Quelli li avrebbe lasciati a quando avrebbe rivisto Law, perché l’avrebbe rivisto. Ne era sicuro. 

FINE


NOTE FINALI: eccoci qua, la serie è ufficialmente finita e non escludo che se Oda rimette Law nella ciurma di Cappello di Paglia io non scriva ancora (anche se, dovendo scommettere, direi che lo farà unire a quella di Kid).
La serie era sul percorso personale di Law e Zoro e visto che ho viscerato bene Law, in ultimo ho voluto concludere con quello di Zoro che si era buttato sul bel Chirurgo della Morte per distrarsi dai suoi sentimenti per Rufy. Ho voluto mostrare quell’equilibrio che ora è riuscito a trovare, che non toglie niente al rapporto stretto che i due avranno sempre. 
Io amerò sempre Zoro e Rufy insieme, ma mi piace vedere Zoro anche con altri ed è per questo che adesso inizierò a pubblicare una nuova serie, ‘Nuova vita’, che sarà Zorocentrica e parecchio erotica. In questa vedremo Zoro con 3 diversi partner: Mihawk, Law e Rufy.
Grazie per aver seguito la serie, spero sia stata decente tutto sommato. Alla prossima. Baci Akane