10. PRIORITÀ

zolaw

Law aveva pensato a Zoro più di quel che avrebbe voluto, per questo una volta che si era liberato e aveva risolto tutto in quell’inaspettato modo positivo per sé, aveva atteso un po’ prima di raggiungerlo. 
Per riprendere possesso di sé stesso, della propria modalità da pirata, riordinare le priorità e gli obiettivi. 
Oltretutto non voleva farsi vedere da lui in quelle condizioni, era stato a dir poco malmenato da Hawkins prima dell’intervento di Drake che l’aveva aiutato facendogli capire che quanto meno faceva il doppio gioco. 
Law si asciugò il sangue che colava sul viso nei vari punti in cui era stato picchiato pesantemente e si stese all’ombra di un albero, si era allontanato e si era messo al sicuro avendo cura di stare lontano sia da Ringo che da Ebisu, per quel che ne sapeva fino a quel momento quelli erano i due posti dove avrebbe potuto trovare Zoro e gli altri della ciurma. 
Era stato dentro qualche giorno, non sapeva ancora nulla di come si erano evolute le cose, perciò doveva scoprire cosa avevano combinato nella sua assenza, oltre che rifarsi vivo coi propri uomini e dirgli che era libero e stava bene.
Aveva fatto promettere loro di non dire niente nemmeno a Kinemon e gli altri, poiché nel tentativo di liberarlo avrebbero fatto solo più danni e aveva pensato di potersela cavare da solo. 
Per fortuna era arrivato quell’inaspettato aiuto e le cose erano andate bene, per una volta. 
Da quando stava con quegli spostati, la sua fortuna aveva iniziato a girare bene, in qualche modo. 
Law sollevò gli occhi verso il cielo azzurro, il sole scaldava dolcemente attraverso le fronde dell’albero sotto cui stava e lo scaldava a tratti senza bruciarlo troppo intensamente. 
Aveva più dolori del previsto, ma stava iniziando a stare già meglio e la sensazione di benessere aumentava mano a mano che pensava alla possibilità di rivedere Zoro prima della grande battaglia finale. 
Si fidava di Kinemon e sapeva che in qualche modo aveva risolto tutti i problemi incontrati, consapevole che erano molti. 
Prima di rivederlo voleva essere sicuro di avere il giusto distacco da lui, non poteva essere troppo coinvolto e mettere a rischio la propria lucidità. Quello che stavano per fare era troppo importante e se avesse combattuto col pensiero fisso a Zoro sarebbe stato un problema. 
Perciò rimase lì per il resto della giornata, prima di fare qualsiasi cosa, anche tornare dai propri uomini. In attesa che le ferite migliorassero e che i dolori svanissero, per sembrare meno mal messo di quel che era e non preoccupare gli altri. 
Era cambiato? Era maturato, migliorato, diventato più schifosamente altruista?
Non riusciva a capirlo da fuori, ma la verità era che si sentiva diverso. Strano. 
Sapeva di mettere molto di più il benessere degli altri al primo posto, ora, quando fino a poco tempo prima ci sarebbe stata solo la missione, il piano, lo scopo del momento.
Era sempre stato così, aveva sacrificato chiunque, sé stesso per primo. Mentre ora sì, avrebbe sacrificato sé stesso, ma non per il piano. 
Per il bene delle persone a cui voleva bene.
Era affezionato alla propria ciurma e se per sconfiggere Doflamingo li aveva totalmente messi da parte senza esitare, adesso li aveva messi subito prima senza esitare. 
Non sorrise pensando a quel cambiamento, era evidente ed inequivocabile, ma non sapeva come giudicarlo. 
Poi pensò a Zoro e un sorriso affiorò sulle sue labbra distendendo i muscoli doloranti del suo volto. Sembrò come che il sole fosse passato totalmente attraverso le fronde che lo ricoprivano. 
“Lui sarebbe contento di me. E fiero. Mi direbbe ‘era ora che diventassi umano!’”
Law ridacchiò, una volta si sarebbe sentito un idiota a farlo da solo, e a farlo in generale, ma adesso stava meglio e non si sentiva così, ma semplicemente un essere umano.
Zoro in qualche modo gli aveva restituito un’anima persa quella notte con la morte di Corazon. 
Era stato il suo forzare il piacere, che aveva dato inizio al processo. 
Nel momento in cui aveva provato piacere fisico grazie a lui, aveva capito che la vita era molto più di quel che aveva sempre pensato che fosse. L’aveva sempre vissuta come un peso od un mezzo per arrivare a degli obiettivi che erano ben più importanti di sé stesso. 
Adesso vedeva che era anche un modo per stare bene, essere felice, provare piacere e cose belle. 
Law fece dei conti veloci per capire quanto tempo mancava alla festa dei fuochi, cioè il giorno della battaglia, e capendo che mancava ormai meno di una settimana, decise che era ora di approfittare di quel breve tempo che gli rimaneva per vivere esattamente come aveva finalmente imparato. 
Per la felicità, per il piacere, per fare ciò che gli andava, che voleva e lo faceva stare bene.
Sarebbero stati pochi giorni, ma quei pochi sarebbero valsi la sua intera vita poiché sapeva che in quella battaglia probabilmente sarebbe morto e non avrebbe avuto rimpianti. 


“Chissà quante stronzate ha combinato mentre non c’ero! Sicuramente non sa che mi ero consegnato altrimenti sarebbe venuto a fare a pezzi l’intera prigione. Il suo isolamento forzato alla fine è stato provvidenziale.”
Mentre si avviava verso la nuova base indicata da Bepo una volta che si era riunito a loro, Law si sentiva sempre più emozionato. Il cuore batteva veloce nel petto e lo sentiva addirittura in gola. 
Sapeva quanto tempo era passato, ma non era questo che lo sconvolgeva quanto la felicità che ora provava nel rivederlo.
Aveva passato un giorno a cercare di riordinare le idee e sistemare le priorità ed ora era bollente all’idea di rivedere lo spadaccino. 
Era proprio un idiota senza speranza, ma tanto ormai tutto quello sarebbe a breve finito, in un modo o nell’altro, e sarebbe tornato quello di sempre. Forse un po’ migliore, più umano. 
Raggiunta la radura superata la quale si arrivava ad un piccolo porto secondario nascosto, vide che la ciurma di Rufy con diversi uomini erano al lavoro a sistemare delle navi in condizioni un po’ pietose. Non sapeva come le avevano trovate, ma non se ne stupì. 
Prima di farsi avanti, fu Robin a notarlo e ad avvicinarsi e contenta di vederlo gli sorrise dicendo che era sicura si sarebbe riuscito a liberare da solo senza mettere a repentaglio il piano. 
- Bepo ci ha detto che avevi messo le cose a posto, ma non rivedendoti ci eravamo preoccupati. - aggiunse gentile come sempre.
Law alzò un sopracciglio scettico. Dubitava che si fossero preoccupati tutti. Lanciò un’occhiata generica al gruppo numeroso indaffarato in varie attività e non vedendo il cuoco nei paraggi dedusse che stesse facendo qualcosa da qualche parte. Meglio non rivederlo, gli sarebbe probabilmente venuta voglia di farlo a pezzi visto che l’ultima volta ci aveva brutalmente litigato. Era stato lui ad accusare i suoi uomini di aver spiato il loro piano agli uomini di Orochi. Sicuramente lui non si era preoccupato, suo malgrado non polemizzò.
- Rufy? - le chiese guardando che stringeva fra le braccia una bambina dai capelli rosa che vedeva per la prima volta. Non le chiese aggiornamenti su di lei, non si stupiva che mentre eseguivano i compiti di spionaggio avessero salvato altra gente. Sapeva che ora erano tutti ricercati, ma ormai quel che dovevano fare sotto copertura nella capitale era concluso e non servivano più, perciò non si stupiva che avessero finito per farsi cacciare. Dopotutto erano pirati. Pirati dal cuore d’oro, ma pirati. 
- Ha sistemato tutto, è nella miniera di Udon che si sta allenando, con lui ci sono Chopper e Kiku, dovrebbe arrivare a breve. 
Law non commentò il fatto che si stesse allenando invece che scappare dalla miniera della prigionia e non si stupì nemmeno che avesse sistemato tutto in qualche modo. 
Robin lo aggiornò in seguito sugli altri avvenimenti rilevanti di cui era a conoscenza, infine senza che lui glielo chiedesse e con un sorriso dolce, indicò il bosco di bambù poco distante da loro. 
- Zoro si allena con la sua nuova spada laggiù. 
Non gli disse altro, non specificò il motivo per cui glielo diceva poiché si capiva che per lei era ovvio. 
Law arrossì brevemente imprecando, tornando subito alla sua smorfia di finta indifferenza. 
Avrebbe voluto chiederle cosa sapeva esattamente di loro, ma preferì brontolare qualcosa di incomprensibile e dire che aveva altro da fare in giro e che si sarebbero rivisti la sera precedente alla partenza. 
Pochi giorni, ormai, ma non poteva stare con loro. Ricordava la preoccupazione di Zoro sulle percezioni di Sanji e condivideva con lui la volontà di non far sapere di loro a nessuno. 
Davanti all’evidente allusione di Robin capì che lei sapeva, ma presumeva che gli altri ne fossero all’oscuro e aveva deciso che fosse meglio così. 
Andandosene, fece finta di tirare dritto ben lontano dalla foresta indicata, ma dopo che fu lontano alla vista deviò verso di essa. 
Le idee se le era schiarite, il giorno prima, eccome. 
Aveva capito che sarebbe stato stupido non approfittare degli ultimi giorni disponibili con lui, a maggior ragione ora che aveva finito tutto quel che doveva. Non rimaneva nulla nel suo piano e non poteva racimolare alleati poiché era uno straniero ricercato. Poteva solo riposare e stare al sicuro ben lontano dai guai. 
Quel che in realtà contava era non stare in gruppo insieme, ma se erano isolati e per conto proprio, potevano tranquillamente stare. 
Ci mise poco a trovarlo, gli bastò seguire gli scoppi di aura che provenivano inequivocabilmente da lui.
Lo sentiva diverso da prima, ma dedusse che fosse per quella spada nuova di cui gli aveva accennato Robin. 
Nuova spada. Alla fine ne aveva perso davvero una... sogghignò ricordando della stupida scusa che aveva detto a Yasu di raccontare ai suoi amici per giustificare la sua improvvisa partenza da Ebisu, Law gli aveva infatti detto che nessuno avrebbe potuto credere che qualcuno potesse rubargli le sue adorate spade, ma alla fine se la doveva essere tirata. 
Law si avvicinò seguendo la scia di forza che proveniva da lui e da qualcosa di apparentemente maligno che stringeva in mano.
Cosa diavolo era quell’aura nuova che tentava di fondersi con la sua? 
Quando finalmente lo vide, il cuore tornò a fargli delle stupide capriole nel petto, mentre il suo corpo intero diventava caldo e mollo. Non si era mai sentito così. Solo quando era stato male da piccolo. Aveva avuto la febbre alta in seguito ai suoi problemi di salute, prima di potersi curare. Ricordava che la sensazione era molto simile a quella.
Prima di farsi notare, rimase ad osservare. 
Zoro a torso nudo con la parte superiore del kimono che pendeva all’obi, si stava allenando con le sue tre spade, una effettivamente diversa dalle altre solite. Era sudato e affaticato, cosa di per sé strana considerando che era solo un allenamento.
Al suo cospetto c’era uno strano tipo con una maschera dal naso lungo e rosso. Se non ricordava male, quelli che avevano quella maschera erano degli esperti forgiatori di katane e probabilmente dei maestri di spada. 
Zoro sapeva sempre trovare le persone giuste, a quanto pareva.
Sogghignò finendo poi per perdersi nel vedere la strana reazione alla spada che impugnava con la destra.
Dopo averla usata mostrando una potenza mostruosa, il suo braccio divenne nero, circondato dalla stessa aura oscura della lama e si rinsecchì, come se ella gli succhiasse via la linfa vitale. 
A quel punto Zoro, che non sembrava stupito, si concentrò ed imprecando riuscì a riportare il braccio in condizioni normali usando l’haki dell’armatura, infine sospirò prendendo fiato prima di ricominciare. 
Era molto impegnato, dovevano essere successe tante cose in sua assenza; le voleva sapere, ma capiva che quell’allenamento non era normale ed anzi probabilmente essenziale per la battaglia decisiva in arrivo, così stava per girarsi e andarsene in silenzio con l’idea magari di tornare di notte, quando la voce decisa e familiare di Zoro lo chiamò alla sua solita maniera. 
- Ehi! - tuonò senza nemmeno un vezzeggiativo od un soprannome come molti della sua ciurma ormai facevano usando ‘Traf’.
Lui, che ora era di schiena, si fermò e rabbrividì dalla testa ai piedi. Notò infine che la scarica si fermò sulle parti basse che reagirono subito. Si morse il labbro ed imprecò. 
“Sono proprio messo male!” commentò fra sé e sé. 
“Casa." 
Ripesò al discorso che gli aveva fatto sull’angolo privato di paradiso e realizzò una volta di più che aveva ragione.
Gli era bastato sentire la sua voce che lo chiamava alla sua maniera, per sentirsi di nuovo in quella stanza che ora era distrutta, ma che sarebbe per sempre rimasta nei loro cuori. 
Ora quella stanza era una voce od un tocco, un abbraccio, delle labbra, non qualcosa di fisico e concreto, ma una sensazione scaturita da qualcosa di specifico dell’altro. 
Sentendosi di nuovo avvolto in quelle mura fatiscenti, interrate sotto le rovine del vecchio castello Kozuki, Law si girò sperando di saper ancora domare la propria espressione, mentre dentro di sé si sentiva un adolescente alla prima cotta. 
Quando si voltò, Zoro aveva abilmente abbassato la propria aura come a volersi nascondere o riposare e gli era arrivato davanti; stringeva due katane con una mano, mentre la terza con l’altra. Non avendone di libere, si allungò verso di lui e piegando il capo gli chiese silenzioso le sue labbra
Law esitò a porgergliele e baciarlo, lanciando invece un’occhiata dubbiosa al suo misterioso maestro. 
Capendo a cosa pensava, Zoro lo precedette calmo. 
- È a posto. Mi sta aiutando con questa nuova spada. 
- Pensavo che non volessi far sapere di noi... - gli ricordò rigido, fremeva per toccarlo, ma doveva fare quel che era giusto. 
- Alla mia ciurma. Agli altri non me ne frega, non li vedrò più una volta che me ne andrò. 
Law pensò che tutto sommato avesse molto senso e con buona pace, prima di chiedergli di quella spada oscura che aveva fra le mani, si chinò su di lui e con un respiro carico di un sollievo interiore, lasciò che le loro labbra si intrecciassero. 
Era ora, si disse fra sé e sé.
Quanto gli era mancata quella stanza? Quell’angolino personale di paradiso? Il loro stupido nido? 
Troppo, forse. 
“Gestirlo?” si disse mentre apriva le labbra e infilava la lingua che gli veniva incontro, le mani sulle spalle sudate e tremanti dallo sforzo. Cosa diavolo stava facendo per allenarsi? Se lo chiese, ma tornò al proprio pensiero. 
“Cosa diavolo pensavo di fare, dopotutto? Gestire Zoro e quel che provo per lui? Ma se ho detto che addirittura lo amo. Beh, l’ho detto a me stesso, a lui ancora no.”
In risposta a sé stesso e alle sue inutili convinzioni di auto gestione delle emozioni, Law prese il volto di Zoro fra le mani. Quando lo fece, un’ulteriore ondata di calore lo investì dandogli un puro senso di beatitudine. 
Un senso che si impresse a fuoco nella memoria del corpo, della pelle stessa e della mente.
Gli sarebbe bastato per sempre, ma soprattutto nei momenti più difficili che avrebbe vissuto. 
Assolutamente. 

Non si era minimamente aspettato di rivederlo, non ci pensava totalmente. Troppo concentrato sulla sua nuova spada. 
Dal momento della separazione, le cose erano corse a rotta di collo e si era tutto evoluto in modo così veloce ed imprevedibile, che Zoro non aveva proprio avuto tempo di pensare a lui. Sebbene la mente fosse spesso e volentieri volata a lui, nelle notti fredde in quella casupola a Ringo, in mezzo alla neve. 
Incontrare Hyori che gli si era misteriosamente attaccata come se lo conoscesse da una vita, gli aveva tolto tutte le facoltà mentali che si erano totalmente concentrate su di lei e quella bambina dai capelli rosa. Poi c’era stata la questione di Yasu e i vari attacchi che ne erano conseguiti a cui aveva dovuto tener testa. Finalmente aveva recuperato una nuova spada. Non la sua, ma un’altra che era sicuramente all’altezza di Shusuy. 
Appena l’aveva vista, aveva capito subito che Enma era la sua katana, una destinata a lui forse dal momento in cui il suo forgiatore, colui che ora lo stava aiutando a comprenderla e utilizzarla, l’aveva creata.
Era passata per le grandiose mani di Oden, ma adesso era sua e appena l’aveva stretta nel pugno, l’aveva sentita penetrarlo nella pelle e nelle ossa, fondersi con la sua stessa anima fino a prosciugarlo. 
Era come un gioco, una lotta fra due auree distinte e forti, le loro due energie lottavano una contro l’altra nel tentativo di prevalere, ma lo scopo era creare un equilibrio perfetto per fondersi. Aveva molto da fare per riuscirci e dal momento in cui l’aveva presa in mano, aveva capito che sarebbe stata dura; si era dovuto concentrare totalmente sulla sua nuova arma, poiché utilizzarla alla perfezione era essenziale per la riuscita dei combattimenti contro la ciurma di Kaido.
Ne era stato letteralmente risucchiato, fino a quando era apparso come dal nulla Law.
Non l’aveva sentito prima di vederlo. Da quanto stava lì a guardarlo? 
Ci mise un po’ a mettere a fuoco lui e la sua aura. Non si erano più incrociati per giorni, poi quando si era riunito agli altri gli avevano detto che aveva avuto casini con la sua ciurma che era andato a liberare, cosa più che giusta visto che lui avrebbe fatto lo stesso al suo posto. Con la notizia dei problemi, era arrivata anche quella della risoluzione. Quando avevano incontrato Bepo, gli aveva detto che Law li aveva liberati e che stava bene, perciò Zoro totalmente all’oscuro di quella che era stata la verità, ovvero che invece si era fatto mettere dentro al loro posto facendogli promettere di non dire niente a nessuno, si era concentrato sulle proprie questioni.
Ma ora che l’aveva lì davanti e che poteva focalizzarsi su di lui dopo giorni di lontananza totale, Zoro capì al volo che qualcosa era andato storto in quel periodo. 
Non capì cosa di preciso, ma lo percepì immediatamente dopo che ebbe abbassato la propria aura totalmente concentrata su Enma fino a quel momento. 
“Che diavolo ha combinato?”
Vedendo che se ne stava per andare senza dirgli nulla, probabilmente per non disturbarlo nel suo allenamento, lo chiamò stizzito alla sua maniera solita. 
- Ehi! 
Law si fermò e si girò verso di lui, quando i loro occhi si incrociarono, tutto andò totalmente a posto. Enma si quietò percependo che la battaglia fra loro era rimandata e la propria percezione tornò quella di sempre. 
Zoro consapevole che Shimotsuki era lì poiché cercava di aiutarlo nella gestione della sua splendida creazione, lo ignorò totalmente valutandolo al pari di Tonoyasu in quanto ad affidabilità. 
Andò diretto da lui con l’unica e primaria nonché essenziale intenzione di baciarlo, bisognoso di risentirsi nel suo piccolo angolo privato di paradiso che gli era tanto mancato.
Solo guardandolo ed avvicinando le labbra alle sue, aveva capito quanto gli era mancata quella ‘stanza’, quella sensazione che scaturiva ormai esclusivamente da Law. 
Peccato che lui cercasse sempre di non lasciarsi andare e ricordandogli della presenza di quell’individuo, il suo momentaneo maestro, Zoro gli disse che potevano fidarsi e che era solo alla propria ciurma che non voleva svelare la loro relazione al momento. 
Le persone di fiducia incontrate a Wa non le avrebbe più riviste e potevano sapere qualunque cosa di lui che non gli importava, ma la ciurma era la propria famiglia, avrebbe vissuto con loro per sempre e non voleva che lo prendessero in giro, lo giudicassero o che gli rompessero le scatole perché loro non capivano Law e probabilmente non l’avrebbero mai fatto, non come lo capiva lui. 
Non voleva spiegare e giustificarsi nella sua relazione con lui, tanto più che sarebbe finita alla fine di quell’avventura a Wa e non voleva ricevere compatimenti o consigli non richiesti.
Oltretutto Law era suo.
“Law è la mia stanza, la mia stanza privata. Forse solo a Rufy potrei dirlo, perché in qualche modo anche lui è la mia stanza. Una stanza diversa, ma lo è anche lui.”
Si chiese, mentre lo baciava rigenerando il proprio spirito, cosa avrebbe pensato Rufy nel vederli insieme e mentre lo pensava, si rese conto che c’era una ragione precisa se Rufy gli era venuto in mente proprio in quel momento e spalancando l’occhio, fu come se si svegliasse totalmente dal sogno in cui era finito. 
Smise di baciarlo di scatto e senza dire nulla si girò verso una direzione precisa. A quel gesto, anche Law si voltò e solo quando lo vide capì che era sua la nuova presenza appena arrivata.
Rufy era lì. 


Note finali: come notate ho incrociato di nuovo gli eventi della mia fic con quelli dell'opera originale (andando veloce su alcuni non utili per la mia storia), ma ho fatto attenzione a non cambiare nulla su quel che succede effettivamente in quei momenti. Do per scontato che quelli così forti riescano ad abbassare la propria aura e che tramite essa chi è particolarmente dotato possa percepire delle emozioni specifiche di qualcuno che conoscono molto bene. Per questo Zoro cerca di non farsi vedere con Law dagli altri (ignora ovviamente che Robin l'abbia capito da sola). Spero sia anche espresso bene il motivo per cui non vuole che lo sappiano, gira tutto intorno al concetto di 'stanza privata', Zoro e Law sono uno il rifugio segreto dell'altro e quando ne hai uno non vuoi farlo conoscere a nessuno, anche se ti fidi e ami le persone di cui ti circondi. È una cosa estremamente da Zoro, questo concetto. Scusate il ritardo con cui ho pubblicato il nuovo capitolo, ma eccoci qua! Grazie dell'attenzione. Baci Akane