12. DICHIARAZIONE
Zoro strinse le dita intorno a quelle di Law che gli teneva inchiodato il braccio contro la parete di legno, la sua bocca bruciava gli il collo avida, piena di un bisogno che non ricordava d’avergli mai sentito.
Law era diverso, quella sera. Era di nuovo come se lo facesse per l’ultima volta, come le altre precedenti, ma lì era vero. Sapevano entrambi che era effettivamente l’ultima.
Il corpo premuto addosso lo bloccava con una forza insospettabile, impedendogli di sgusciare via.
La mano libera frugava l’inguine già libero da ogni vestito, così come i loro stessi corpi.
Forse il giorno dopo sarebbero veramente morti, era logico pensarlo.
Era logico crederlo.
Sarebbe potuta essere realmente l’ultima volta insieme.
Quella sera Law non aveva dovuto prelevarlo di nascosto mentre dormiva con gli altri, gli era venuto lui incontro dopo aver appurato che per quanto strano e sospetto fosse quel bombardamento alla loro nave, non aveva fatto danni.
Avevano stabilito di non andare a caccia dei responsabili che erano subito spariti, per non creare problemi la notte prima della grande battaglia, perciò vedendo che Franky aveva tutto sotto controllo per rimpiazzare le vele danneggiate, Zoro aveva deciso di tornare all’idea iniziale.
Aveva tirato su la scusa più banale e al tempo stesso credibile che avesse mai potuto usare. Dicendo che aveva bisogno di testare ancora un po’ la sua nuova spada, Enma, si era allontanato dal gruppo che si era accampato sulla spiaggia di Amigasa. Dopo che Franky aveva finito di aggiustare le navi nel porto di Tokage, si erano tutti diretti ad Amigasa per l’ultima notte.
Zoro non aveva avuto dubbi sul fatto che Law lo sapesse anche se non si era mai unito a loro di giorno e preferiva comparire furtivamente di notte per rapirlo in gran segreto, però aveva deciso di allontanarsi da solo per permettergli di farlo di nuovo, consapevole che avrebbe trovato un posto adatto per la loro ultima consumazione.
Si fidava di lui, non aveva il minimo dubbio che sapesse già ogni cosa, tuttavia non potendo aspettare che si addormentassero perché probabilmente avrebbero lavorato alle vele tutta la notte, gli aveva dato una mano appartandosi di proposito e venendogli incontro.
Appena era stato un po’ fuori dalla loro portata, Law come di consueto l’aveva poco democraticamente prelevato facendolo ricomparire in un nuovo rudere abbandonato presumibilmente non molto lontano da lì. Era una delle cose più belle di quell’ultimo periodo.
Finora ogni passo fatto di tutti loro era stato per quel momento.
Tutto per quell’istante.
Il giorno dopo sarebbe iniziato il gran finale e poi ogni cosa sarebbe finita definitivamente in un modo o nell’altro.
La guerra a cui avevano dato inizio ormai così tanto tempo indietro che nemmeno ricordavano più, era agli sgoccioli.
Risalì con la mano sulla schiena di Law attirandolo a sé, graffiandolo, bisognoso di averlo dentro subito. L’altra ancora artigliata alla sua, bloccata contro la parete di legno.
Law lo stava masturbando stringendo anche la sua stessa erezione contro la propria, mentre muoveva il bacino come se già gli fosse dentro.
Dalla schiena scese sulle natiche, agguantò e strinse facendosi strada nella sua fessura.
Zoro voleva che fosse lui a prenderlo per l’ultima volta.
Non sapevano come sarebbe andata l’indomani, sapevano solo che sarebbe finita ed erano in così tanto svantaggio che Law era razionalmente convinto non ce l’avrebbero fatta. Lo era al punto che adesso anche Zoro, che era sempre stato convinto di vincere, vacillava.
Lo voleva dentro perché Law ne aveva bisogno, un bisogno disperato.
Quella sera gli si era subito avventato addosso, non avevano nemmeno parlato.
Gli aveva preso subito l’obi dalla vita e gliel’aveva tolto quasi strappandolo, allo stesso modo gli aveva tolto haori e kimono, sbrigativo, veloce, come avesse il diavolo dietro di sé.
Avevano fatto sesso in così tanti modi, da quando stavano insieme, che non ne rimaneva nessuno nuovo da sperimentare, ormai.
Era questo a cui aveva pensato prima di vedere come si liberava alla stessa maniera urgente dei suoi vestiti per poi spingerlo contro la parete e schiacciarglisi addosso.
Law gli si era avventato bollente come non era mai stato. Disperato.
Zoro lo sentiva, dentro di sé, quel suo straziante stato d’animo, così diverso da tutti gli altri.
Com’era cambiato, da quando si erano incontrati.
Volò di nuovo a Punk Hazard, a quando tutto era iniziato.
Quanto tempo era passato?
Di nuovo non lo seppe quantificare.
Zoro scivolò con le labbra sul suo orecchio e glielo succhiò. Law rabbrividì gemendo sul suo collo.
- L’ultima battaglia è domani notte, sai? - disse meno ironico di quanto avesse voluto.
Law si staccò e lo girò brutalmente di schiena, sempre con la stessa urgenza silenziosa con cui gli era saltato addosso.
Lo sentì succhiarsi le dita che poi gli mise dentro qualche secondo prima di far largo alla sua erezione.
Zoro premette le braccia avanti a sé spingendo indietro le natiche che Law stringeva fra le mani.
Si chinò per dargli tutto l’accesso necessario.
- Appunto. - sussurrò Law penetrandolo con una spinta possente e decisa. Rimase lì mentre Zoro inarcò la schiena voltando il capo alla ricerca delle sue labbra.
Il chirurgo iniziò a muoversi ed il piacere partì lì dove l’aveva lasciato sospeso poco prima.
Iniziarono a gemere, ma nella foga del godimento crescente ricordò in un flashback la prima volta che l’avevano fatto.
L’aveva dovuto sedurre e manipolare fino a far tutto lui, quasi pregandolo od ingannandolo, pur di portarselo a letto.
L’aveva fatto bere facendolo disinibire e poi l’aveva fatto impazzire.
Gli aveva aperto un mondo e le volte successive erano state ogni volta diverse, Law aveva preso sempre più il sopravvento fino a non aver più bisogno di bere per sciogliersi con lui.
Lo sentì spingere con frenesia ed impeto.
Adesso era così libero di fare tutto ciò che voleva e quante cose voleva?
Era così bello adesso che lo vedeva nella sua totalità.
- Non sarà l’ultima volta... - disse Zoro febbrile fra un gemito e l’altro, andandogli incontro ad ogni spinta.
Il piacere stava per esplodere, strisciando in ogni centimetro di pelle, intossicandolo.
- Potrebbe esserlo... - rispose l’altro ansimando.
- Non lo sarà... - disse ancora Zoro stringendo gli occhi come se vedesse qualcosa o lo percepisse in una qualche maniera nel profondo del suo animo.
Era totalmente ubriaco dalle sensazioni trasmesse dal cuore in subbuglio di Law, non era mai stato così coinvolto e sconvolto insieme.
Law si premette sulla sua schiena avvolgendolo con le braccia intorno alla vita, scese con le mani a masturbarlo e Zoro si perse; si raddrizzò appoggiando il capo contro l’incavo della sua spalla, voltandosi verso di lui. Aprì le labbra gemendo e vedendo che Law non si girava, gli mise la mano sulla guancia e lo voltò verso di sé.
A quel punto, mentre il piacere stava per esplodere in entrambi, Zoro sussurrò sulle sue labbra preda di gemiti e sospiri: - Se pensi che sarà l’ultima, allora voglio che me lo dici.
Law sapeva perfettamente a cosa si riferiva, glielo lesse negli occhi grigi e velati che aprì rallentando il ritmo delle spinte. Sentendolo, Zoro si mosse per impedirgli di fermarsi e lui riprese i movimenti.
- Dimmelo, Law. - insistette ancora, gli occhi socchiusi, la mano sempre sul suo viso a tenerlo voltato contro il proprio, le labbra accostate alle sue aperte a sospirare insieme.
Alla fine, proprio prima di abbandonarsi, si decise a dirlo.
- Ti amo, Zoro.... - la massima espressione di libertà di un uomo uscì finalmente con sollievo dalle sue labbra e Zoro, sorridendo dolcemente, lo baciò lasciandolo venire per primo dentro di sé.
- Ti amo anche io. - e sapeva che era vero, che non l’aveva detto tanto per dirlo e non era un momento e basta.
Lo sentiva.
Era un amore totalmente diverso da quello per Rufy; era un amore più carnale, profondo e intimo.
Un amore che probabilmente non avrebbe saputo ritrovare per nessun altro nel resto della sua vita.
Tuttavia sapeva che l’indomani entrambi, pur amandosi davvero, avrebbero dato la vita non per un sacco di gente innocente bisognosa, né per alleati che avevano chiesto il loro aiuto. Tanto meno per la loro gloria ed i loro piani di conquista.
Avrebbero dato la vita solo per proteggere Rufy e permettergli di compiere uno dei suoi soliti miracoli. Anche se Law non l’avrebbe mai ammesso apertamente.
Entrambi sapevano che sarebbe successo.
Sapevano che sarebbe andata così, che ce l’avrebbe fatta, ma loro sarebbero morti.
Zoro aprì gli occhi mentre veniva a sua volta, abbandonato al piacere che fluiva dalla propria erezione, accasciandosi fra le braccia del compagno che lo stringeva ancora forte a sé.
- Mi hai trasmesso la tua convinzione che domani moriremo. Ma io so che ce la faremo. Perché con Rufy ce la facciamo sempre. - disse infine ansimante.
Law ci mise un po’ a riprendersi, respirò a fatica fino a che staccando il viso ancora attaccato al suo, riuscì a guardarlo bene negli occhi.
Zoro ricambiò e vide curiosità, nei suoi così penetranti e profondi.
- Che c’è? - chiese sapendo che aveva qualcosa. Rimasero abbracciati in piedi uno contro l’altro ancora un po’ prima di scivolare giù a terra e sedersi sui vestiti raggruppati ai piedi.
Law si portò Zoro addosso, tenendolo abbracciato da dietro, mentre con la schiena poggiava alla parete di legno di quel rifugio vuoto e fatiscente.
Lo spadaccino prese una delle due vesti, quella su cui non sedevano, e se la portò addosso.
Si accomodò contro il suo corpo caldo e fremente e girò il viso verso di Law ripetendo la domanda.
- Che hai?
Law finalmente, rispose.
- Non hai mai la certezza che darai la vita per qualcuno?
Zoro batté l’occhio rimasto, sorpreso da quella domanda così particolare e specifica.
Alzò la spalla.
- Sempre. Ogni volta che combatto con Rufy una battaglia decisiva come quella di domani.
Law strinse le labbra come se non fosse totalmente soddisfatto, così insistette.
- Pensi di dare la vita, domani. Conoscendoti, lo pensi per aiutare Rufy nella sua missione.
Perché entrambi lo sapevano che quella di Rufy non era una battaglia per la gloria, ma una missione.
Una missione di salvezza.
Zoro annuì senza esitare. Era così, ormai lo conosceva anche se non avevano mai combattuto insieme in battaglie così dure come quella che sarebbe arrivata l’indomani. Le altre non erano state così dure, a confronto, per quanto toste.
- E allora perché dici che non moriremo? - chiese Law.
Zoro sorrise sornione strofinando le labbra contro il suo volto come un gatto che cerca le coccole.
- Perché lo sento.
Law non chiese se fosse il suo haki a parlare o il suo ottimismo influenzato dal suo capitano, non fece più domande.
Lo sentì sorridere baciandogli il volto con una tenerezza quasi inaudita, a quello Zoro sorrise allo stesso modo carezzandogli il lato del viso, scendendo sulla guancia.
Certo che era cambiato, Law.
Lo era eccome, anche se lui all’inizio non conosceva proprio niente di quel ragazzo che ora lo stringeva fra le braccia.
Tuttavia sapeva che era cambiato, lo sentiva, così come sentiva che quella non sarebbe stata l’ultima volta insieme.
- Domani. - fece infine Law appoggiando il capo contro il suo e cullandolo fra le braccia. Era pensieroso.
- Domani è il giorno che abbiamo tanto aspettato da quella volta a Punk Hazard. - concluse Zoro al suo posto sapendo che pensava a quello. Law non se ne stupì, se lo spostò leggermente fra le braccia per poterlo baciare meglio e quando le loro labbra furono di nuovo agganciate le une alle altre, il mondo divenne sfocato e tutto si fece pace.
Nessuna guerra al suo culmine, nessuna consapevolezza di morte o vita.
Solo loro in un punto indefinito dell’esistenza, due anime compatibili che si erano trovate e fuse insieme.
Quel legame, pensò Zoro abbandonato a quel bacio caldo e delicato, niente l’avrebbe mai spezzato.
In qualunque modo sarebbero poi andate le cose.
- Ti ricordi cosa ti avevo detto appena arrivati qua? - chiese Zoro improvvisamente, accoccolandosi contro di lui e mettendosi più comodo. Law parve ricordare e capire subito a cosa si riferiva.
- Di non pensare a te quando sarai in pezzi ma di andare avanti? - riassunse fingendo che fosse una stupidaggine. Zoro sogghignò sapendo che se lo ricordava e che non era una stupidaggine.
- Voglio che te lo ricordi e lo fai sul serio. Quando non ne avrò più, continua per la tua strada dimenticandoti di me. Ignorami, hai capito?
Law rimase in silenzio e Zoro si girò per guardarlo rimanendo fra le sue braccia calde. Strinse le mani sulle sue, lo guardò corrucciato.
- Hai capito? Non dobbiamo intralciarci in nessun modo. Dobbiamo solo pensare a combattere e a dare tutto senza riserve. Non esiste un noi, domani. C’è solo la guerra da vincere. Non pensare a me!
Perché sapeva che sarebbe stato il primo a cadere. Lo vedeva in qualche modo, lo percepiva o forse ormai conosceva le loro guerre. Sapeva anche che quella era la più dura a cui avessero mai partecipato.
Law sospirò dopo aver trattenuto inevitabilmente il fiato, infine gli carezzò la guancia delicatamente.
- Farai altrettanto con me? - chiese poi, ma Zoro pur annuendo era consapevole che sarebbe stato lui quello che sarebbe caduto per primo.
- Certo. E tu?
A quel punto Law si arrese consapevole che per lui era importante oltre che comunque giusto.
- Lo farò.
L’indomani ci sarebbe stata solo la guerra.
Alla fine dopo quella singolare promessa che fra due innamorati stonava, Zoro si era addormentato consapevole di potersi fidare di lui, che l’avrebbe svegliato nel momento giusto e riportato dagli altri prima del loro risveglio mattutino.
Si erano sistemati stesi per coccolarsi un altro po’, fino a che Zoro era poi partito per il mondo dei sogni.
Law l’aveva visto addormentarsi sotto le sue dita che giocavano con la cicatrice sul petto. Si chiese come facesse a dormire prima di un giorno come quello.
Incredibilmente assurdo, si disse.
Così da lui, però. Bello proprio per quelle sue allucinanti caratteristiche da svitato, così come il suo esaltarsi per le battaglie più forti, perché a lui piaceva da matti battersi coi più forti.
Era così esaltato, in quello, che aveva trasmessa anche a lui la stessa frenesia.
Era da folli, pensò, eppure si sentiva sempre più felice quando si prospettava innanzi a sé un combattimento duro.
Era cambiato, se ne rendeva conto, ma era merito suo che gli era stato incessantemente accanto per un tempo fin troppo preciso, nella sua mente.
Sapeva che era l’ultima notte insieme, l’ultima volta, ma quando l’aveva avuto davanti, una volta prelevato in sordina come sempre durante la notte, aveva capito che non aveva la minima intenzione di salutarlo senza dirgli che l’amava. Perciò l’aveva fatto, alla fine. Ne era contento.
Si era perso in lui, preso il suo calore, la sua forza, la sua sicurezza.
Adesso sapeva che razionalmente domani sarebbero morti tutti, troppo inferiori nonostante avessero messo in piedi il piano migliore possibile, ma una parte di sé credeva a quel pazzo che gli dormiva accanto, totalmente abbandonato a lui per il sonnellino post sesso con coccole annesse di cui mai si privava.
Sorrise dolcemente, sospirò e poi consapevole che l’indomani avrebbe dato anche lui la vita, ma non per Rufy, gli baciò la guancia abbandonandosi alla sensazione della sua pelle sotto le labbra.
Il mondo sarebbe caduto a pezzi, sarebbero morti in tanti e probabilmente non sarebbe servito a nulla se non ad ottenere solo una fine atroce peggiorando ogni cosa possibile.
Però ci avrebbero provato e lui avrebbe fatto anche l’impossibile, per permettere a quello stupido che gli dormiva vicino, di farcela e sopravvivere.
Sapeva che era da sciocchi, tutto quello.
Che era capitano di una ciurma di cui era responsabile, che tantissime vite innocenti dipendevano da lui e c’erano delle alleanze che richiedevano piani precisi da rispettare.
Avrebbe fatto il suo dovere, sempre, senza tirarsi indietro nonostante la consapevolezza della missione suicida, ma non avrebbe mai evitato di tenere un occhio su Zoro, non avrebbe esitato a fare il necessario per proteggerlo ed evitare di trasportare il suo corpo esanime fuori da quell’inferno.
Perché ora era libero. Libero di fare le follie irrazionali che voleva, a qualunque costo e solo perché, semplicemente, lo desiderava.
Perché ora amava ed era stato così bello, dirglielo ad alta voce e sentirselo poi dire indietro.
Strinse gli occhi sentendoli bruciare e nascose il volto contro il suo collo, rilassandosi un istante. Non avrebbe dormito, avrebbe solo sentito il suo respiro per un po’, fino a che non avrebbe dovuto svegliarlo e portarlo dagli altri.
Sarebbe scoppiato un inferno, l’indomani, ma sapeva che non si sarebbe mai sentito più libero di quel momento.
“L’ho iniziato io, proponendolo a Rufy. Lui da solo non ci avrebbe mai pensato, forse l’avrebbe fatto lo stesso, un giorno, perché ha una capacità di scontrarsi coi più forti e vincere che è fuori dall’ordinario, ma non l’avrebbe fatto se io quel giorno a Punk Hazard non glielo avessi proposto. Se io non avessi avuto un piano sufficientemente buono. Poi è andato tutto in vacca e le cose sono andate molto diversamente da come pianificato all’inizio. Ma sono stato io a farlo accadere, Corazon. Sono stato io a dare il via. Sono matto, che dici?”
Senza aprire gli occhi e parlando mentalmente come se Corazon fosse lì, si figurò il suo volto con quel suo trucco buffo ed il sorriso più bello mai visto.
“Meravigliosamente matto. Proprio come ti volevo. Sii felice, domani, mentre concludi ciò che hai iniziato.”
Sì, si disse fra sé e sé asciugandosi la lacrima che gli scaldò la guancia finendo sul collo sensibile di Zoro.
Corazon gli avrebbe detto qualcosa di simile.
Nel sonno, Zoro, probabilmente percependo qualcosa, portò la mano all’indietro alla cieca e gliela mise sulla nuca schiacciandoselo poco delicatamente addosso.
Sorrise, sospirò e lo ringraziò per la vita che Corazon gli aveva regalato.
Vita che ora era felice di poter vivere e che non avrebbe mai rinnegato né buttato via.
Erano agli sgoccioli, erano proprio agli sgoccioli.
Se non fosse finita perché sarebbero morti, lo sarebbe perché si sarebbero separati, arrivando il tempo di prendere ognuno la propria strada e andarsene lontani uno dall’altro.
Perciò era comunque la fine di qualcosa, ormai.
Aggrottandosi, strinse la stoffa del kimono che si era rimesso addosso prima di stendersi bello comodo nel pavimento. Zoro aumentò la stretta sulla nuca dandogli la consapevolezza che non dormiva e che probabilmente voleva solo lasciargli quello spazio, mentre traeva da lui la forza per fare ciò che doveva.
Ma come si poteva?
“Finirà. Ormai è proprio ora. E non ne sono per niente felice. Come si fa a fare qualcosa che non vuoi?”
Non quella battaglia che improvvisamente era diventata la cosa meno dura pensando poi al dopo, a cosa sarebbe toccato successivamente alla conclusione di quella guerra, pur nelle più rosee delle possibilità.
Quella separazione che una volta gli era stata di conforto e che ora era la sola cosa che avrebbe voluto evitare.
Come si poteva?
Law sospirò profondamente, chiuse gli occhi, li riaprì e senza sollevare il capo, alzò la mano, fece il segno di ‘room’ e teletrasportò via Zoro, riportandolo dagli altri sulla spiaggia, accampati ed ora addormentati.
Rimanendo lì da solo, steso sul pavimento di quel rifugio fatiscente.
Lì dove un istante prima c’era stato Zoro a fargli da comodo e confortevole materasso.
L’indomani in qualche modo sarebbe finita e no, non lo voleva. Peggio ancora, non era pronto.
Si asciugò rabbioso un’altra lacrima traditrice, mordendosi il labbro mentre non voleva più riaprire gli occhi né muoversi.
Si rannicchiò per terra premendosi le ginocchia contro il petto, se le abbracciò e rimase in posizione fetale, sospeso in quel nulla, prima del tutto e dopo ogni cosa.
L’indomani sarebbe finito, ma quel giorno ancora no.
Dopotutto non era sicuro di riuscire a mantenere la sua promessa. Se Zoro fosse morto o sarebbe caduto per primo, sarebbe riuscito a metterlo da parte e andare avanti?
Note Finali: credo sia chiaro il fatto che Law pensa di morire il giorno dopo perché non sa che invece sopravviveranno tutti, ma in quel momento uno razionale come Law era inevitabile ne fosse convinto. Ho provato a calarmi nei panni di qualcuno alla vigilia di un apocalisse e ho pensato che sarebbero stati più emotivi del loro solito, perciò la tenerezza e la dichiarazione d'amore ci sta, così come quelle strazianti lacrimucce di Law che gliele volevo far versare prima della fine della fic perché dimostra che ormai è diventato meraviglioso ed umano. Alla prossima. Baci Akane