*Qui abbiamo un salto in avanti, lo scopo di questa fic non è mostrare tutto quel che succede nella saga di Wa, come si è notato già, perciò come per le altre parti ho puntato i riflettori sulle scene che si prestavano ai momenti zolaw. Adesso siamo proprio in mezzo alla gran battaglia: Zoro, Law, Rufy, Kid e Killer sono sul tetto della cupola del Teschio nell'Isola degli Orchi e se la stanno vedendo con Kaido e Big mom, siamo alle battute decisive. Ci sarà un altro salto nel mezzo del capitolo, sempre perché lo scopo della fic è mostrare le interazioni e l'evoluzione del rapporto di Zoro e Law. Ho cercto comunque di rendere la lettura scorrevole facendo capire cosa succede o cosa è successo. Spero il risultato sia decente. Buona lettura. Baci Akane*

13. ULTIMA BATTAGLIA

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Era quello il momento. 
Law guardò Zoro mettersi davanti a loro per parare il Bolo infuocato di Kaido e proteggerli tutti e nonostante fin lì fosse rimasto estremamente concentrato sulla battaglia, in quel lasso di tempo che fu più lungo di quel che avrebbe sperato, davanti al suo sacrificio vacillò.
Gli tornò alla mente come un lampo che squarcia un cielo notturno quel che si era detto con Zoro per ben due volte in quel periodo insieme lì a Wa. 
‘Se mi vedrai in mille pezzi non perdere tempo a curarmi. Ignorami e va avanti. Non perdere tempo con me’ 
‘E tu fa altrettanto se dovessi essere io quello che se la vedrà brutta. Non farmi da scudo. Combatti e non distrarti.’
Dopo di quella un’altra conversazione sempre su quell’argomento e di pochi giorni prima: 
‘Hai capito? Non dobbiamo intralciarci in nessun modo. Dobbiamo solo pensare a combattere e a dare tutto senza riserve. Non esiste un noi, domani. C’è solo la guerra da vincere. Non pensare a me!’
‘Farai altrettanto con me?’
‘Certo, e tu?’
‘Lo farò’
“Meno male che non c’era un noi. Cosa diavolo ci fai qua davanti a me a parare il Bolo di Kaido, razza di idiota? Non ti avevo detto anche di non farmi da scudo? Ricordo che te l’avevo detto, stronzo! Ed ora io dovrei mantenere la mia parte di promessa?”
Glielo aveva promesso senza sapere se ci sarebbe veramente riuscito, pensando per la verità che probabilmente non sarebbe mai successo.
Zoro a pezzi? Kaido, Big Mom e le loro ciurme potevano forse vincere, ma loro non sarebbero morti. 
Perché quelli veramente forti non morivano. 
Si era voluto convincere di questo, ma forse era stato troppo ottimista. Lo era dovuto essere per poter affrontare quell’impresa.
“Ma da quando sono ottimista?” si chiese mentre realizzava che il momento di metterlo da parte dopo che sarebbe finito in pezzi stava veramente per giungere. 
“Lo sono da quando sto con lui. E lui lo è da quando sta con Rufy. Perché prima non era così, lo so anche se non lo conoscevo. Perché siamo troppo simili e siamo stati entrambi trasformati dalle persone che ci hanno salvato e che col tempo abbiamo imparato ad amare. Adesso caro Law sarai costretto a mantenere la tua promessa anche se lui non ha mantenuto la sua e ci ha fatto da scudo per proteggerci. È vivo, ma per quanto? Come farà a rimanere qua sopra a combattere senza morire se non lo aiuterai? Dovrai ignorarlo, dimenticarti di lui e continuare a combattere. Ti sfido a farlo sul serio.”
Zoro non era morto ma aveva avuto un notevole contraccolpo, suo malgrado nonostante fosse uscito vivo da uno dei colpi più devastanti di Kaido con delle ovvie conseguenze, aveva ripreso a combattere e a dare tutto sé stesso in ogni modo possibile. Si vedeva che non ne aveva quasi più, lo sentiva benissimo, ma non cedeva, non si prendeva del tempo per riprendersi. Continuava a menar fendenti e colpi usando la sua nuova spada potentissima, forse più potente di quanto fosse lui attualmente. Enma, la spada di Oden che a suo tempo aveva ferito Kaido, sembrava stesse quasi combattendo con il suo nuovo proprietario piuttosto che contro il loro effettivo nemico, ma Zoro anche se aveva anche quel carico, non cedeva e andava avanti senza esitare. 
La battaglia si alternava a momenti in cui loro sembrava stessero facendo bene ad altri in cui subivano dai due Imperatori. Il problema maggiore era infatti rappresentato dal fatto che dovevano dividere le loro forze fra due mostri simili e questo portava a subire più che infliggere e a non essere realmente molto efficaci. Fu per questo che tirato fuori un piano per dividere i due Imperatori, mentre Rufy teneva occupato Kaido, gli altri pensarono a Big Mom. 
Ebbe successo, all’inizio, fino a che non si resero conto che Kaido per Rufy da solo era ancora troppo superiore e che Big Mom non era stata realmente sconfitta, ma solo sopraffatta momentaneamente dalla loro strategia. Sarebbe rispuntata e si sarebbe riunita a Kaido tornando troppo forti. Lo sapevano, non serviva stare lì in attesa dell’inevitabile. Kid, consapevole che non poteva permetterglielo, si lanciò dietro di lei al suo inseguimento per impedirglielo e rimasti soli loro tre sul tetto del grande Teschio dell’Isola degli Orchi, Zoro e Law constatarono che Rufy aveva bisogno di tempo per riprendersi dall’attacco devastante di Kaido. 
A quel punto Zoro, ormai oltre il limite delle proprie forze, si preparò senza esitare mettendosi avanti a Law, rivolto verso Kaido. 
- Traf, dopo di questo non avrò più forze per fare altro... - annunciò prendendo le sue tre spade e preparandosi ad un ultimo colpo. 
Eccolo di nuovo il momento di cui avevano tanto discusso. Adesso doveva mantenere la sua parte di promessa, anche se Zoro non aveva mantenuto la sua perché gli aveva fatto da scudo.   
Law rimase fermo a guardarlo raggelato e shoccato, sapeva perfettamente quanto male stesse per tutto quel che aveva fatto. Aveva subito come tutti, forse anche di più visto il Bolo in cui si era fatto investire. Aveva ossa rotte, non gli serviva fargli una radiografia. Lo sapeva.  
Erano entrambi consapevoli che non sarebbe stato sufficiente quel sacrificio e che non ne sarebbe uscito in piedi.
“Sa che non basterà per fermare Kaido, sa che reagirà e non potrà parare il suo attacco. Sa che morirà.”
Law, impietrito e in subbuglio, lo guardò mentre stanco e ferito, si preparava a sferrare il suo ultimo colpo. Il cuore iniziò a galoppargli nel petto preda dell’ansia che non voleva provare, non doveva, non poteva permetterselo.  
“Perché lo fa? Perché lo fa anche se non sarà sufficiente, se sa che si esaurirà e che non potrà difendersi dal contrattacco di Kaido e morirà? Perché lo fa invece di tenere le forze e tentare qualcos’altro che non gli faccia dare la vita? Con questo colpo cosa cazzo pensa di risolvere?”
Ma poi Law se ne accorse.
Era stato encomiabile per tutto il tempo, il pirata freddo e distaccato di sempre, una macchina da guerra pronto a tutto che non si era fermato davanti a nulla. Poi era arrivato Zoro, avevano combattuto insieme contro Kaido per un istante e gli aveva rivolto quella frase. 
Non una qualunque. 
L’addio.
Perché era questo che stava facendo Zoro.
Gli stava dando il suo addio. 
“Fallo, Law. Fà quello che ti ha chiesto. Mettilo da parte, quando avrai il suo corpo esanime da raccogliere.”
Ma voleva pensare invece che ce l’avrebbe fatta. Che quel colpo finale sarebbe stato così forte da esaurirlo, sì, ma non ucciderlo e che invece avrebbe ferito a morte Kaido, il necessario per permettere loro di concludere. 
Invece no. Law non pensò quello. Il proprio ottimismo forzato per riuscire a combattere era finito mentre guardava Zoro prepararsi a fare quell’ultimo colpo e gli dava il suo addio con un ultimo sguardo. 
Il cuore di Law osò sospendersi, mentre la sua mente per un leggendario istante andò in cortocircuito. 
Dimenticò. Law dimenticò totalmente la battaglia, le priorità e gli obiettivi.
Dimenticò anche le persone intorno, il contesto, tutto.
Si concentrò solo su Zoro, mentre il proprio stupido cuore perdeva dei pezzi. 
Non disse nulla, non fece nulla, nemmeno respirò.
Sospese ogni singola funzione biologica di sé, come se non fosse né vivo né morto e guardò.
Zoro con le tre spade impugnate gli diede la schiena, respirò a fondo, cadde nella sua trance da combattimento e flettendo le ginocchia, scattò andando contro Kaido. Senza esitare. Impavido.
Incontro alla sua morte.
“Sapeva che sarebbe successo, l’aveva visto.” pensò Law guardandolo esterrefatto. 


Sospeso in un nulla inqualificabile, con l’unica certezza assoluta che lui amava Zoro e l’avrebbe sempre amato, il suo mondo tornò a scorrere solo quando, prendendo il suo corpo esanime fra le mani, lo sentì rantolare, tossire, tremare, ma infine respirare. 
Law capì di aver trattenuto il fiato fino a quel momento, mentre l’aveva visto crollare giù dopo quel colpo di una portata incredibile. 
Grondava sangue e le ginocchia non lo reggevano. Law toccò la sua schiena e con il suo sguardo attento ed esperto da medico, capì che doveva avere forse tutte le ossa rotte e svariati organi lesi, per non parlare di tutto il sangue che fuoriusciva dalle sue ferite. 
Non sapeva in realtà come potesse essere vivo, né per quanto, ma lo era ed improvvisamente contava solo quello.
Zoro era vivo, punto e basta.
- Traf, portalo via. Qua ci penso io, ora. Ho capito come fare. 
La voce sicura e decisa di Rufy arrivò davanti a loro, ancora rivolto verso il loro nemico numero uno. Cappello di Paglia si era ripreso in tempo: dopo il colpo micidiale di Zoro che aveva addirittura ferito Kaido, era subentrato di nuovo in battaglia nel momento giusto riuscendo ad evitare il colpo di grazia di Kaido a Zoro sferrando effettivamente un pugno che era molto diverso da tutti gli altri che gli aveva dato finora. Rufy aveva usato un colpo nuovo, diverso e potente che aveva avuto successo su Kaido, riuscendo a fargli male.
Law normalmente avrebbe ribattuto che non prendeva ordini da nessuno e che voleva sconfiggere anche lui Kaido, ma lì con Zoro in fin di vita ai suoi piedi, si focalizzò totalmente su di lui e sullo spiraglio che Rufy gli stava concedendo per salvarlo. Non doveva, aveva promesso non l’avrebbe fatto. Doveva rimanere lì sopra e combattere contro Kaido, dimenticarsi di Zoro, ignorarlo, metterlo da parte. 
Invece gli prese il polso e si passò il braccio di Zoro intorno alle spalle sollevandolo di forza, lo cinse poi per la vita e lo tenne a sé. In quel breve contatto, lo sentì totalmente abbandonato. 
Zoro non riusciva a fare il minimo sforzo, nemmeno si ribellava per sgridarlo e ricordargli la promessa. In condizioni anche di solo un po’ migliori di quelle, l’avrebbe fatto scrollandosi da solo da lui, ma era inerme, totalmente alla sua mercede.
Law, stordito e in combutta con sé stesso, si ritrovò a prendersi cura di Zoro e venire meno a sua volta alla propria parola data, come già aveva fatto prima durante i vari attacchi, quando aveva usato il proprio potere per tirarlo via dalla traiettoria dei colpi dell’Imperatore. Non lo fece perché glielo aveva detto Rufy, bensì perché non poteva lasciar lì il suo ragazzo anche se sapeva avrebbe dovuto.
- Mi dispiace, Zoro ma non posso mollarti e dimenticarmi di te. Non riuscirei a combattere. - gli sussurrò all’orecchio stringendolo a sé mentre lo trasportava via dal campo di battaglia sulla sommità del Teschio. 
In quel breve lasso di tempo, Law trasportò sé stesso e Zoro a peso morto in un’altra zona intermedia dove si combattevano altre battaglie, ma meno impegnative e rischiose. 
Law si accucciò in un angolo tirandosi contro Zoro a terra. Era privo di sensi, in quel momento, ma respirava ancora. Il caos imperversava tutto intorno, gente che gridava, rumori di armi che stridevano ed esplodevano. E poi puzza. Puzza di fumo, di polvere da sparo, sudore, fatica e animali. Puzza e caos. La pace era un posto ben lontano, in quel momento. 
Il Chirurgo pensò assurdamente al proprio angolo di paradiso, la loro stanza privata che ormai era cancellata da uno dei Boli di Kaido. Di quella stanza era rimasta solo la sensazione nel toccarsi. C’era ancora quell’angolo? Quel piccolo paradiso privato, c’era ancora da qualche parte? Mentre si toccavano, la sensazione restava? Se lo chiese, mentre guardava Zoro prima di trovare la forza fisica e mentale di muoversi ancora e reagire. Il proprio cervello non voleva saperne di funzionare a dovere. 
Il sangue lo ricopriva sulla gran parte del corpo e sapeva che gli faceva male qualsiasi cosa. Law si paralizzò senza più riuscire a pensare, lo strinse a sé.
Si stava perdendo.
Sentiva di star perdendo la testa. 
Il fiato era corto mentre l’ansia lo stava bloccando lì, inchiodato con il suo ragazzo fra le braccia.
Non sapeva nemmeno dove fosse di preciso, sapeva solo che anche se Rufy non glielo avesse chiesto, non avrebbe comunque potuto lasciarlo là sopra dove si combatteva la battaglia più pericolosa e spietata nella consapevolezza che così, da solo e senza cure né aiuto, sarebbe morto comunque. 
Con una mano sulla nuca, si premette il volto privo di sensi di Zoro contro il collo, la fronte sulla guancia. Law assottigliò gli occhi alla ricerca di quella parte razionale di sé che lo spingesse a riprendersi in mano e proseguire.
Non doveva fermarsi ora, non poteva. Specie adesso che Zoro non poteva più aiutare. 
Con la mano che lo teneva per la schiena, attivò i suoi poteri per analizzare le condizioni del suo corpo.
Voleva curarlo. Voleva usare le proprie ultime forze per curarlo. Non aveva tempo, ma voleva farlo. 
Ma Zoro tossì. 
- Law, me l’hai promesso. - sussurrò affaticato Zoro parlando contro il suo collo e sputando sangue nel farlo. 
Law rabbrividì raggelandosi e lo strinse ancor di più a sé.
Voleva baciarlo, curarlo e portarlo via da lì, ma sapeva che doveva tornare il Law insensibile e scostante che faceva esattamente quel che doveva, quel che serviva. 
O averlo portato via vivo da quell’inferno, non sarebbe servito a nulla. 
Così sospirò, chiuse gli occhi e muovendolo per reggerlo meglio da sotto le braccia, sollevò la mano preparandosi ad usare il proprio potere, ma non per curarlo. 
Law si concentrò alzando un muro fra sé e le proprie emozioni. Mise da parte in un angolino i sentimenti ed infine riuscì a percepire uno della loro ciurma, identificò il cuoco e prendendo un altro respiro profondo, senza dire nulla poiché sapeva che non sarebbe stato necessario, si teletrasportò con Zoro sulle spalle di Sanji. 
Alla sua domanda su cosa stesse succedendo di sopra, sul campo di battaglia più importante, Law rispose ciò che per lui era più essenziale fargli sapere, cioè quali fossero le condizioni di Zoro, quante ossa e danni avesse e come fare per salvargli momentaneamente la vita. Gli disse di fasciarlo il più rigidamente possibile per impedirgli di muoversi, infine ignorando il resto delle sue domande sulla battaglia, Law non si voltò più indietro, non guardò più Zoro ma se ne andò via alla ricerca di Kid e Big Mom, pronto a ricominciare e a tornare il pirata pragmatico e razionale che era sempre stato. Quello necessario in quella maledetta guerra.
Libertà, pensò mentre cercava l’Imperatrice consapevole che se Rufy avrebbe forse potuto farcela da solo contro Kaido, Kid di sicuro non ce l’avrebbe fatta da solo contro Big Mom. 
Si ricordò a sé stesso, mentre correva lontano da Zoro e verso un altro demonio, che combatteva per la libertà.
Alla fine si trattava di quello, no?
Guadagnarsi il diritto di essere liberi di fare esattamente tutto ciò che voleva. Il motivo per cui alla fine era diventato un pirata e poi lo era rimasto. 
Libertà.
Libertà di vivere, ma anche di proteggere e vivere con chi voleva. Con chi amava. 
Libertà di garantire la salvezza alle persone più importanti, anche se fosse stato solo uno in tutto il mondo.
Avrebbe fatto di tutto per quella libertà. Anche morire. 


Non aveva pensato a risparmiarsi.
Non aveva pensato ad un dopo.
Zoro, al dopo, non ci pensava mai.
Soprattutto se dipendeva la vita della sua ciurma. Di Rufy, in particolare.
Sapeva di non poter sconfiggere Kaido, ma aveva sperato almeno di ferirlo gravemente per aiutare il suo Capitano a finirlo. Invece l’aveva ferito, ma non gravemente, sebbene fosse comunque molto più di quello che in tanti avevano provato.
Ed alla fine, come da lui previsto, le proprie forze si erano prosciugate. 
Si era sentito come tagliare i fili e si era accasciato, ma l’aveva saputo prima ancora di arrivare nell’isola, prima di combattere, prima di iniziare. L’aveva saputo da subito che sarebbe finita così. Non per questo si era risparmiato o aveva cambiato piani.
Era andato avanti dritto per la sua strada, dando fondo ad ogni minima parte e forza di sé, senza pensare al dopo.
Se non fosse bastato, che ne sarebbe stato di lui?
Se anche fosse sopravvissuto, ma Kaido non sarebbe stato abbattuto, che sarebbe successo?
Zoro non aveva mai pensato al dopo come a qualcosa di importante, ma solo al presente.
Aveva capito come sarebbero andate le cose, ma aveva dato tutto sé stesso senza esitare un solo istante, concentrando tutto sé stesso in quello. 
Del resto c’era Law. Aveva affidato tutto a lui.
Sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo attacco, sapeva che poi o sarebbe morto o non ne avrebbe avuto più. Ma c’era Law, sapeva che ci avrebbe pensato lui, dopo.
Per questo non aveva pensato al dopo.
Non ci pensava mai, perché c’era Rufy. C’era sempre Rufy. 
Come ora. Anche ora c’era Rufy. E c’era anche Law.
Per questo si era abbandonato senza risparmiare un briciolo di forze. Poteva anche perdere i sensi, non c’erano problemi.
Glielo aveva fatto promettere. 
Mettimi da parte e non pensare a me, ma l’ultima sensazione che ebbe con le gambe che gli cedevano completamente, fu la sua mano che si serrava intorno al proprio polso. Il suo braccio a sostenerlo per la vita e sorreggerlo contro di sé.
Sentì il suo calore confortevole e piacevole. La loro stanza era ancora lì.
In un momento del genere, lui riusciva a percepirla. 
Sentì di sfuggita la voce di Rufy gridare qualcosa che non focalizzò, forse aveva detto loro di andarsene, ma si abbandonò a Law consapevole che ci avrebbe pensato lui.
- Mi dispiace Zoro, ma non posso mollarti e dimenticarmi di te. Non riuscirei a combattere. - lo sentì dire. Quella fu l’ultima cosa che udì prima di svenire.
“Avevi promesso di non calcolarmi... di non fermarti per me...” 
Lo pensò ma non riuscì a dirlo. Del resto era consapevole che anche lui era venuto meno alla propria parola di non fargli da scudo.
Improvvisamente non sentiva più niente. 
Il proprio corpo doveva essere pieno di fratture e ferite interne ed esterne, ma non sentiva dolore così come non sentiva né caldo, né freddo.
In realtà doveva pure esserci un gran caos di gente che gridava e combatteva, ma gli sembrava che ci fosse solo silenzio. 
Dov’erano? Si muovevano? L’aveva gettato da qualche parte come avrebbe dovuto?
Il calore lo invase lentamente, di nuovo come quando l’aveva toccato prima. La loro stanza privata.
Gli arrivò sparato come il lampo di un fulmine il ricordo della loro piccola stanza sotterranea nelle rovine del castello Kozuki e poi tutte le altre trovate in giro per Wa in quel lungo periodo lì.
Il loro angolo privato di paradiso. Quel luogo che era diventata una sensazione scaturita dal toccarsi, dal vedersi, dallo stare insieme. 
Dove erano completamente loro stessi. Dove facevano la sola cosa che non avrebbero mai mostrato o condiviso con nessun altro, perché tutti dovevano avere una cosa, una sola cosa che non mostravano a nessuno se non ad una unica persona sulla Terra. 
In quello iniziò a percepire la mano di Law sulla propria nuca, poi capì che il calore che provava era il suo collo pulsante contro il viso. 
Law l’aveva trasportato da qualche parte ed ora lo teneva a sé.
Sentì lentamente l’altro braccio stringerlo protettivo, forte, preoccupato. 
Erano fermi da qualche parte, abbracciati. 
Zoro tornò a respirare e a sentirsi fisicamente, insieme alle sensazioni di dolore riemerse anche la propria coscienza. 
Non si stavano muovendo e lui era ancora lì con lui, lontano dalla battaglia principale, dove invece doveva stare. 
- Law, me l’hai promesso. - usò le scarse forze che gli rimanevano per dire quella frase, non sarebbe riuscito a dire altro. 
Non riusciva a parlare, né a muoversi, ma doveva ammettere che quel piccolo regalo, quel breve momento fra loro, era meraviglioso.
Un dono che si sarebbe tenuto stretto, per cui sarebbe tornato in piedi e avrebbe ripreso a combattere. Se non avrebbe battuto Kaido o Big Mom, avrebbe abbattuto qualcun altro di forte per permettere a Rufy e Law di svolgere il loro compito. 
Li avrebbe protetti in qualche altro modo, ma sarebbe tornato, l’avrebbe fatto. 
Law alla fine non disse nulla, non ce ne fu bisogno.
Avrebbero fatto di tutto per riabbracciarsi di nuovo da uomini liberi.
Liberi e vincenti.
Non era finita. 
Dopo di quello sentì che lo spostava di nuovo per affidarlo a qualcun altro per poi tornare via come una folata di vento verso un altro duro combattimento. 
L’avrebbe rivisto? 
Si sarebbero riabbracciati?
Avrebbe riavuto il suo angolo di paradiso privato? 


Il conto totale alla fine era arrivato. 
Grazie a quell’intruglio medico dei Visoni, Zoro era riuscito a rimettersi miracolosamente in piedi, tornare in forze e a sconfiggere King, il più forte delle tre superstar di Kaido.
Era stata una lotta dura che in effetti nessun altro sarebbe riuscito a portare a termine, resa doppiamente più difficile anche dalla battaglia contro Enma che per tutto il tempo si era ribellata a lui, ma nonostante tutto alla fine ci era riuscito. 
Non aveva mai saputo di farcela, aveva solo seguito il proprio istinto e semplicemente non aveva mollato fino al compimento del proprio dovere.
Poi i sensi erano tornati a confondersi, così come il proprio corpo pieno di dolori atroci e lancinanti, il tempo a disposizione dato dal farmaco era svanito lasciandogli effetti devastanti sul corpo martoriato. Zoro era svenuto mentre la visione della falce della morte incombeva su di sé lasciandolo galleggiare
Era come essere senza corpo, gli sembrava di essere inconsistente, come quando sognava. Era quello che faceva? Sognava? E si sarebbe dunque svegliato come sempre o sarebbe rimasto bloccato in quel sonno eterno per sempre? 
Da quanto tempo era così? Ed ora dov’era? Cosa stava succedendo intorno?
Gli altri ce l’avevano fatta? Qualcuno era morto?
Chi aveva vinto?
Zoro rimase sospeso in quel nulla fluttuante, totalmente aggrappato ai suoi amici, alla sua famiglia.
A Rufy.
A Law.
Fino a che, lentamente, una sensazione fisica iniziò vagamente a tornare.
Di nuovo un calore familiare.
L’aveva già provato, sì. Ma come? Quando?
Che calore era?
Cos’era quella sensazione?
Ricordava di cosa si trattava.
Una stanza sotterranea sotto delle macerie, riadattata e sistemata alla meglio. Poi una vecchia casa abbandonata fatiscente in un quartiere in rovina seguita da un’altra camera povera gentilmente offerta da qualcuno di fidato. 
Un capanno per gli attrezzi nei pressi di un vecchio porto. 
E lui, le sue braccia, le sue mani, le sue labbra.
La sensazione era proprio quella.
Quella che gli permetteva di essere vagamente cosciente pur rimanendo ancora privo di sensi. Il proprio cervello non riusciva ad avere ragione sul corpo, si comandava di svegliarsi e muoversi e dire che sentiva e che era lì, voleva parlare e chiedere come erano finite le cose, ma non riusciva. Era bloccato come se fosse un vegetale. Cosciente, ma incapace a svegliarsi.
Però sentiva. Sentiva bene di essere steso da qualche parte su delle macerie e che intorno a sé c’era caos ma non di quelli brutti, com’era stato prima. C’erano voci concitate ed eccitate e preoccupate. 
Sentiva l’inconfondibile Chopper poco distante, percepiva Rufy accanto che però fluttuava  anche lui sospeso in un nulla. 
Poi sentiva le mani inconfondibili calde ed esperte di Law. Le sue dita affusolate da medico lo stavano curando senza usare i poteri che probabilmente aveva esaurito. Lo stava bendando e mettendogli qualcosa nel braccio. Era lui, sapeva che era lui e non qualcun altro perché gli sembrava di essere di nuovo nella sua splendida stanza. La loro stanza privata. 
Avevano vinto? Erano tutti vivi? Law sì, lui lo era, il resto era importante ma non come sapere che lui ce l’aveva fatta. 
Dopo essersi preso cura di lui, le sue dita si strinsero sulle proprie. Il calore fu quasi elettrico, Zoro sentì che gli stringeva la mano, probabilmente di nascosto, ma nonostante la sensazione splendida non riuscì ad aprire gli occhi e muoversi anche se era cosciente. Era in quello che si definiva coma vigile?
“Abbiamo vinto?” pensò Zoro senza riuscire a parlare pur con mille sforzi. 
- Abbiamo vinto. - rispose invece Law come se l’avesse sentito. - Io e Kid abbiamo sconfitto Big Mom e Rufy ha abbattuto Kaido. Non so come abbiamo fatto, ma è finita. Abbiamo vinto. 
Zoro voleva sorridere, fare almeno un movimento minimo con qualche muscolo facciale, ma non gli uscì ancora niente. Era snervante. Sarebbe riuscito mai a riappropriarsi del proprio corpo o sarebbe rimasto un vegetale per sempre? 
“Te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta!” pensò comunque immaginando di potergli rispondere a voce. Di nuovo Law gli parlò sottovoce senza spostarsi da lì, ancora le dita allacciate alle sue mentre gli faceva qualcosa addosso curandolo.
- Sono sopravvissuti tutti i nostri. - disse poi immaginando cosa avrebbe sicuramente voluto sapere. Zoro si sentì più sollevato, avrebbe sospirato se avesse potuto e magari Law avrebbe sorriso e baciato, ma sicuramente erano in mezzo ad altri, percepiva tanta gente intorno, molti feriti. Però nonostante tutto, sentiva che il paradiso lentamente stava tornando insieme alla pace.
La pace più assurda mai provata. Come potevano sentirsi così bene e stare fisicamente così male? Non era nemmeno sicuro di essere vivo.
“Grazie di non avermi abbandonato... “ pensò infine Zoro lasciandosi andare al proprio destino. Qualunque sarebbe stato da lì in poi, non rimpiangeva nulla. 
Law rimase lì dov’era, non poteva vederlo, ma la mano non si staccava dalla sua. Di nuovo gli parlò come se stessero avendo una normale conversazione, come se sentisse realmente tutto. 
- Scusa se non ho mantenuto la mia promessa, ma è colpa tua che l’hai spezzata per primo. Volevo solo ripagarti con la stessa moneta! 
Non fu ovviamente quel che disse, né come. Stava sdrammatizzando ed alleggerendo un po’ perché erano in mezzo ad un sacco di gente. Nessuno badava a loro, ne era certo anche se non riusciva a svegliarsi e guardare che accadeva intorno, però non voleva sembrare in procinto di qualcosa di romantico, pesante ed eccessivo. Zoro gliene fu grato, gli piaceva quel suo modo di fare, così in sincronia con il proprio. Gli andava come sempre a genio. 
Apprezzò in ogni caso la risposta che lesse molto bene fra le righe. Non aveva potuto piantarlo in asso per combattere, ma del resto nemmeno lui aveva potuto evitare di fargli da scudo. 
“Tanto sapevamo che sarebbe andata così. Nessuno dei due poteva mantenere quelle sciocche promesse.” pensò Zoro ironico e contento. 
- Comunque merito un premio speciale per aver sconfitto Big Mom, quindi vedi di riprenderti in fretta... - aggiunse infine ancor più a bassa voce Law, ora lo sentiva chino sul suo viso. Non lo baciò e non lo toccò in altro modo, però rimase lì su di lui a vegliarlo e curarlo stringendogli ancora le dita mentre tutt’intorno a loro continuava a succedere qualcosa che non identificava. 
Caos. Solo un caos generico, ma per Zoro andava bene così. Aveva un’altra battaglia da compiere, ora, e non poteva preoccuparsi di cosa succedeva dopo che la guerra era finita. Si sarebbe fidato di Law e degli altri. 
“Adesso devo solo riuscire a svegliarmi.” 
Una battaglia che avrebbe combattuto fino a che non avrebbe avuto successo.