3. LA PROMESSA
Il giorno dopo Law ci riprovò.
Svegliatosi per primo, guardò con attenzione Zoro per capire come diavolo avrebbe potuto fargli recepire il messaggio di non attirare l’attenzione mentre si fingeva un ronin.
Per lui quella copertura era perfetta, gli altri avevano dovuto inventarsi qualcosa di sana pianta ed essere più fantasiosi, ma lui era talmente ovvio che avrebbe fatto il ronin, che nemmeno ne avevano discusso. Perciò era stato facile, o per lo meno lui l’aveva pensato.
Tuttavia il problema di Zoro era che attirava l’attenzione anche senza fare nulla, insomma, non poteva passare inosservato. Fra l’aspetto piacevole e la bravura con la spada, come diavolo potevano non guardarlo e incuriosirsene?
Perciò dopo poco già in molti parlavano di lui, curiosi di sapere chi fosse e da dove venisse. Come potevano non aver notato prima uno così? Era straniero? Eppure sembrava così tanto un samurai di Wa...
Law sospirò di malumore e gli diede un colpetto col piede sulla schiena per svegliarlo mentre si rivestiva mettendosi il kimono creato da Kinemon.
Zoro non percepì nulla, probabilmente perché con lui i suoi sensi di spadaccino dormivano della grossa non considerandolo un pericolo.
Si accucciò e gli prese il viso fra due dita, stringendo le guance, lo voltò verso di sé fermandosi a guardarlo da vicino, non per vedere se respirasse, bensì perché non capiva come faceva a non avere la minima preoccupazione.
Se non avrebbero trovato informazioni utili e molti alleati, sarebbe stato impossibile uscirne vivi. Forse non aveva capito precisamente la situazione, ma sapeva che non era stupido.
“Vorrei avere un po’ della sua sicurezza...” pensandolo, invece di schiaffeggiarlo, si chinò a lasciargli un bacio sulle labbra, seguendo solo un indomabile impulso che ormai con lui era diventata la norma. Tanto dormiva, si disse. Impossibile sentisse qualcosa!
Zoro però decise bene di svegliarsi in quel momento, evidentemente sensibile non ai calci, ma ai baci, e circondandogli la testa con le braccia lo tirò giù schiacciandoselo addosso. In poco Law si ritrovò di nuovo steso su di lui soffocato fra le braccia e la sua bocca che gli infilava la lingua dentro senza ritegno.
Stava per usare i poteri per spostarsi, ma alla fine lo lasciò fare senza imprecare né imbarazzarsi, dopotutto era un risveglio ed un buongiorno maledettamente bello. Nonostante non sembrasse tenero a prima vista, in realtà Zoro lo era. Solo in privato e probabilmente con pochi eletti e comunque a modo suo, sicuramente non una tenerezza classica che andava per la maggiore, ma lui dopotutto non era un vero esperto di emozioni e sentimenti umani. Li aveva sempre soffocati per la sua intera esistenza, per riuscire nei propri obiettivi. Adesso che di fatto non ne aveva, non personali e vitali come ne aveva sempre avuti, poteva permettersi di scoprire anche quel genere di cose.
Tenerezza, calore, morbidezza.
Zoro non era dolce né romantico, ma dopo il sesso voleva sempre il contatto fisico con lui e possibilmente preferiva dormirgli addosso. Al risveglio, invece, gli piaceva farsi svegliare da lui e in un modo o nell’altro si prendeva sempre un bacio da lui.
Ormai c’era abituato e per la verità se l’aspettava. Anzi. L’aspettava con piacere, sebbene cercasse di non darlo a vedere. Certe cose a cui si era arreso, le trovava belle ma si vergognava. Troppo poco abituato a dimostrazioni così umane.
Quando Zoro si sentì soddisfatto, lo lasciò scivolare col volto contro il suo collo caldo ed invitante, uno dei posti in cui gli piaceva stare, se lo teneva prepotentemente addosso con una mano sulla nuca.
Law si rese conto che stava sorridendo. Potendo scegliere, non si sarebbe più alzato, ma sapeva che c’erano dei doveri importanti che li aspettavano.
- È ora di muoversi, qua dentro non troveremo informazioni e alleati! - brontolò Law contro di lui, lo sentì rabbrividire al movimento delle labbra sulla pelle.
- Ho fame. - disse invece Zoro con lo stomaco che si contorceva dalla fame facendogli addirittura sentire il gorgoglio.
- Per fortuna non sei Rufy... - commentò divertito raddrizzandosi finalmente libero dalle sue braccia. Zoro, ancora steso, lo guardò indispettito, stiracchiandosi pigramente come una tigre appena svegliata.
- No, non sono come lui ma ho fame comunque!
Law che ormai era vestito, prese il kimono di Zoro e glielo lanciò addosso prendendo il proprio haori ed appoggiandoselo sulle spalle come lo indossava tipicamente il fenomeno a terra. Lo influenzava e nemmeno se ne rendeva conto.
- E tu prendi dei lavori da ronin e fatti pagare in cibo e acqua pulita! - rispose logico il dottore, era una soluzione così ovvia che gli sembrava un insulto dargliela lui.
Zoro lo guardò meravigliato facendogli capire che non ci era arrivato da solo. Si tirò su appoggiandosi sui gomiti e lo fissò dal basso quasi shoccato, ignorando la veste che ora gli ricopriva le parti intime e basta, il resto del suo corpo era ancora splendidamente nudo e per Law era difficile non replicare la bella attività di quella notte.
- Ma che diavolo ci faccio con l’acqua? Mi farò pagare in sakè, qua è buonissimo!
Pareva saperlo già fin troppo bene!
Zoro si alzò e si infilò il kimono sbrigativo senza averne la minima cura; Law lo guardò scuotendo la testa pensando che davvero non sarebbe mai cambiato. Ormai anche se lo conosceva abbastanza bene, certe uscite lo lasciavano senza parole.
Senza parole e divertito.
Era così facile vivere con lui in quel modo, quasi del tutto soli, si poteva dire. Sì, c’erano anche gli altri, ma a volte erano quasi come fantasmi, o forse i fantasmi erano loro due e non se ne rendevano conto.
Una volta che Zoro si fu messo tutto, anche l’haori appoggiato sulle spalle come di consueto e come quel giorno aveva fatto anche Law, prima di farlo uscire questi lo guardò e con un dito alzato e l’aria severa, cominciò:
- Adesso ascoltami bene, Zoro!
Il compagno lo guardò aspettando senza scomporsi.
- Devi assolutamente NON attirare l’attenzione. Hai capito? Devi essere un ronin trasparente! Prendi lavori, eseguili in modo assolutamente discreto senza dare sfoggio della tua forza, fatti pagare in cibo e poi vattene.
- Che senso ha? Devo trovare informazioni, è per questo che faccio il ronin! - Law si pentì amaramente di averci provato, adesso la vena pulsava sulla tempia trasmettendogli uno sgradevole mal di testa che sapeva non sarebbe più andato via.
Si avvicinò stringendo la propria spada con una mano mentre con l’altra afferrò la sua veste e l'attirò a sé minaccioso ed esaurito. Voleva squartarlo.
- Ma per te la cosa più importante è non farti notare! Nessuno deve parlare di te alla fine della giornata! NESSUNO! - ribadì urlando sull’ultima parola.
Zoro incrociò le braccia al petto senza infastidirsi realmente né prendersela per i suoi modi brutali.
Law era chiaramente arrabbiato, ma non capiva perché.
- Senti, non trattarmi come un idiota! So perché siamo qua! Non andrò di certo a dire che sono Roronoa Zoro della ciurma di Cappello di Paglia!
Davvero pensava che fosse così idiota?
Vide però una luce pericolosa negli occhi sempre smorti e composti del bel Chirurgo della Morte. Una luce di odio e violenza. Infatti passò dal stringere il kimono a stringere il suo collo e gridargli in faccia esasperato ed isterico.
- NON SERVE CHE TU LO DICA SE COMBATTI A TRE SPADE E FAI VEDERE QUANTO CAZZO SEI BRAVO! SARÀ PRESTO OVVIO DANNAZIONE!
Solo a quel punto capì e senza spingerlo né togliersi la mano dal collo, solo perché era lui visto che se fosse stato chiunque altro sarebbe già morto, aprì l’espressione in una stupita e illuminata.
- Oh, perché ho uno stile caratteristico! Se combatto alla mia maniera capiranno chi sono!
Law lo lasciò alzando gli occhi al cielo ed allargando le braccia teatrale.
- Alleluia! - esclamò con trasporto. Zoro però si mise a sogghignare orgoglioso e trionfante, sapeva che era tutto merito suo se lui adesso era così pieno di trasporto nei suoi sentimenti e non li soffocava.
Ormai in sua presenza era sempre più sciolto e sopra le righe, era bello vederlo così perché all’inizio non aveva mai mosso nemmeno un muscolo facciale, mai, in nessun caso. Adesso addirittura lo sgridava furibondo.
Non era veramente idiota, aveva capito bene da subito il discorso, ma gli piaceva stuzzicarlo e fingere di essere così tonto perché poi lui usciva di testa e lo puniva o lo sgridava.
Adorava vederlo in quelle vesti adirate, il viso deformato in una smorfia e lui che finalmente esprimeva tutti i sentimenti di frustrazione che provava.
Così come, di notte, dimostrava quelli d’eccitazione, di desiderio e di voglia.
Tirava fuori per lui un tale calore, passione ed intensità da essere intossicante.
Law era una persona piena di sfaccettature ed era veramente contento di essere finito lì a Wa con lui. Non si sarebbe di sicuro annoiato nonostante di solito quella prima fase di preparazione nei loro piani fosse sempre la più noiosa per lui.
- Sarò discreto. Userò solo una spada.
Così dicendo, con tutte e tre le katane legate alla stringa sull’obi, fece per uscire dalla loro stanza privata, quando Law, rimasto indietro, lo rimbeccò gelido: - E si può sapere di grazia perché esci con tutte e tre le spade? Anche se non le usi tutte, le hai comunque. Ti si noterà!
Ma a quel punto Zoro smise di fare finta di essere idiota e girandosi come se avesse bestemmiato, strinse la mano su tutte e tre le else.
- Non esiste che mi separi da loro. Dove vado io, vengono loro! E questo è fuori discussione!
- E cosa dirai se ti vedono con tre spade? Le mani sono due, non tre!
- Dirò che sono un collezionista, dannazione! Piantala Law, non le lascio qua!
Uscirono discutendo animatamente, senza notare gli altri della ciurma anche loro già pronti nelle rovine del castello Kozuki, ognuno disposto in qualche posto diverso per avere chi un laboratorio, chi uno studio, chi semplicemente un po’ di spazio per sé.
Come di consueto si ritrovarono insieme in una grande stanza che avevano adibito a sala comune, dove scambiarsi informazioni raccolte, fare programmi e condividere le cibarie sane che trovavano in giro.
Zoro e Law ignorarono tutti gli altri e quando li salutarono non risposero senza nemmeno percepirli. Al contrario se ne andarono direttamente fuori, presi dalla discussione sulle spade e sul non farsi notare.
- Stanno proprio bene insieme, non trovate? - fece Robin sorridendo dolcemente e sinceramente contenta per la loro relazione ormai fin troppo evidente dal suo punto di vista.
Franky rise rumorosamente ed Usop scosse il capo battendosi sconsolato la mano sulla fronte per le sue solite uscite fuori luogo:
- Ti sembrano due che stanno bene insieme?
Era evidente che le donne vedevano molto meglio degli uomini.
Non che Law intendesse spiarlo per tutto il giorno, aveva solo deciso di seguirlo per un po’, per vedere se avesse ascoltato almeno una parte delle sue ammonizioni. Quando vide che così non era e che Zoro e la parola discrezione non facevano rima, decise che quella sera l’avrebbe punito di nuovo capendo che probabilmente era proprio quello che voleva.
Non aveva idea che in realtà era proprio così e che Zoro lo faceva veramente apposta avendo percepito che lo seguiva per tenerlo d’occhio.
Law non vide il sorrisino compiaciuto dello spadaccino dopo l’ennesima volta che si era messo in mostra venendo a meno alle sue raccomandazioni.
Non vide che era ben contento di stimolare le sue ire funeste.
Ma quella sera avrebbe ben visto il piacere con cui si sarebbe fatto punire di nuovo.
“Stasera lo frusto!” pensò Law adirato inconsapevole di quanto quell’idea stimolasse Zoro proprio a continuare così.
Seriamente e solennemente pronto a punirlo ancora e calcare la mano, attese il ritorno dell’idiota numero uno del suo cuore nel loro solito posto. Avrebbero fatto una prima lotta con le spade perché era la loro consuetudine, ormai, poi l’avrebbe spostato nei sotterranei, nel loro loculo preferito e privato.
Una volta lì l’avrebbe legato e frustato. Non voleva di certo fargli veramente male, tanto dubitava che con lui qualcosa del genere avrebbe avuto effetto, però almeno una minima soddisfazione se la sarebbe presa.
Sapeva che gli ufficiali di Kaido li avrebbero scoperti e che sarebbe stata colpa di quello scemo. Ne era proprio sicurissimo, perciò prima che le cose precipitassero e si perdessero di vista dovendo recuperare alle sue cazzate, era meglio prendersi quel premio personale.
Qualche segno innocente sul suo corpo forte, muscoloso e d’acciaio ci stava eccome. Niente di che, non l’avrebbe fatto sanguinare. Qualche schiaffone ben assestato.
Fremeva all’idea di che cosa sarebbe venuto dopo e vedendo ormai il sole tramontato già da un pezzo, Law si aggrottò vedendo che ancora non tornava.
Solitamente era più o meno quello l’orario in cui si faceva vivo, era strano non tornasse. Non era una regola, perché essendo sotto copertura si erano tutti detti di non dover per forza tornare sempre alla base, ma di seguire le piste che trovavano, se necessario, però dubitava che Zoro ne trovasse. Magari era possibile, ma era più una persona d’azione che di indagine.
Nami e Robin erano da indagine. Anche Usop a trovare informazioni e far parlare la gente era un asso. Ognuno aveva le sue qualità. Ma Zoro di sicuro non aveva quella delle indagini. Perciò si era in realtà aspettato di vederlo tornare ogni sera.
Stava per andare a mangiare qualcosa con gli altri, quando vide una figura muoversi strascicato nell’ombra del sentiero che portava in cima alla collina dove erano le rovine del castello dei Kozuki.
Law si fermò e assottigliò lo sguardo con la mano sulla spada e l’altra pronta ad usare il proprio potere, ma non ci volle molto per capire che, seppure indebolito, era Zoro che si avvicinava.
Appena realizzò che doveva essergli successo qualcosa, imprecò immaginando a qualche scontro con gli ufficiali di Kaido o qualche membro Yakuza.
Sarebbe stata una tragedia.
Si affrettò ad andargli incontro e quando gli fu davanti, fece in tempo a prenderlo al volo. Vedendolo e riconoscendolo, Zoro si accasciò deliberatamente fra le sue braccia, tenendosi la pancia.
Law lo guardò anche se era buio, ormai, e si accigliò con la vena d’irritazione che pulsava sulla fronte.
- Cos’è, hai davvero mangiato cibo contaminato? Sei un idiota? - perché che avesse bevuto acqua non pulita nel caso del fanatico del sakè era impossibile.
Zoro alzò le spalle senza negare.
- Avevo fame, ero al fiume, ho pescato un pesce e che cazzo ne sapevo che era contaminato!
Law alzò gli occhi al cielo e scosse il capo, ovviamente glielo aveva detto, ma ovviamente non l’aveva ascoltato. Se l’acqua era contaminata, anche i pesci che ci sguazzavano dentro lo erano!
Alla fine sospirò rinunciando a spiegarglielo di nuovo, prese il braccio di Zoro per un polso passandoselo intorno alle spalle e gli cinse la vita con l’altro, infine usando il proprio potere lo teletrasportò di sotto, nella loro stanza.
Una volta lì, l’adagiò delicatamente nel futon che si erano procurati e lo coprì con delle coperte, infine si inginocchiò accanto e lo guardò con più attenzione ed occhio critico.
- Sei un idiota. - disse mentre Zoro si girava sul fianco tenendosi la pancia sofferente. Era pallido e sudava freddo, si vedeva che aveva un’indigestione, ma per fortuna una cosa così la poteva curare. Oltretutto lui era forte, l’avrebbe superata per poi sviluppare dei comodi anticorpi per gli episodi futuri che sicuramente, conoscendolo, ci sarebbero stati.
Law prese un respiro profondo sgomberando la mente dalla preoccupazione che l’aveva assalito in modo ignobile ed imbarazzante.
Tornato ad essere il Law efficace e freddo, lo forzò a stare supino, poi lo scoprì e gli aprì i vestiti.
- Ti sembra il momento? - fece Zoro sotto sforzo, gli occhi chiusi. Law gli toccò la fronte.
- Hai la febbre. - disse ignorandolo. Dopo di questo aprì le mani e le mise sopra di lui come a praticargli una sorta di lastra per trovare il posto da curare.
Zoro si sentì ignorato e non gli piacque. Sapeva che lo stava curando, ma non gli piaceva il modo in cui lo faceva.
In realtà aveva perfettamente saputo di mangiare cibo contaminato, ma sapendo poi che sarebbe tornato da lui e che l’avrebbe curato, aveva deciso di mangiare lo stesso.
Era stato bello vederlo preoccupato appena l’aveva raggiunto, peccato che ora, invece, sembrava un altro. Era distaccato, come fosse veramente un medico.
Lo stava curando, sì, ma così no, grazie.
Nel delirio della febbre e dei dolori lancianti che gli contorcevano lo stomaco in morse di ferro, gli prese i polsi e si spostò le mani di dosso bloccando la sua analisi.
Law lo guardò gelido ed indispettito.
- Sei idiota? - chiese non più alla maniera che faceva ultimamente, come fosse uno scambio affettuoso.
Zoro si irritò e nonostante il dolore aprì gli occhi fissandolo torvo.
- Piantala! - brontolò non riuscendo a fare discorsi di senso compiuto!
- Di fare cosa? Rimediare alle tue cazzate? No perché sono certo che finché staremo qua non dovrò fare altro che questo!
Law pareva aver perso le staffe e sebbene normalmente Zoro ne sarebbe stato contento, lì non lo fu e si girò dall’altro lato coprendosi la pancia e dandogli la schiena.
Non era quel modo di arrabbiarsi che gli piaceva, ma quello quando si scomponeva e perdeva la testa per lui.
Era tornato il Law di prima, quello che lo ignorava e non gli piaceva.
- Fottiti, non mi serve la balia!
- Ah no? E cosa ti serve allora? Un calcio in culo, così forse la smetti di fare stronzate?
Law era veramente molto tagliente, ma non gridava e non era fuori di sé.
Zoro furibondo con sé stesso per il dolore che gli impediva di sbraitare come voleva e con Law che osava rimanere gelido al suo cospetto, disse stralunato e sofferente:
- MI SERVE IL MIO RAGAZZO! NON ME NE FACCIO UN CAZZO DI UN MEDICO BADANTE! SO BENISSIMO QUELLO CHE FACCIO!
Era vero, lo era, ma non gli poteva spiegare che aveva attirato l’attenzione apposta per farlo arrabbiare, vederlo uscire di testa per lui e ricevere la sua punizione serale carica di passione e fuoco. Così come non poteva dirgli che aveva mangiato apposta pesce dal fiume contaminato fidandosi delle sue cure. Aveva solo un pochino sottovalutato le conseguenze, come suo solito. Aveva pensato di essere abbastanza forte da sopportare un mal di pancia.
Non si era reso conto di dirlo. Non l’aveva pensato prima, l’aveva solo detto e al silenzio sorprendente di Law capì che doveva essergli uscito qualcosa di strano.
Girò il capo spuntando dalla spalla senza voltarsi del tutto e occhieggiandolo lo vide sospeso in uno stupore totalmente in contropiede. Come fosse stato colpito da un fulmine.
- Che hai? - brontolò a denti stretti, ancora pieno di dolori.
- Sono il tuo ragazzo? - chiese ebete. Zoro sogghignò riconoscendo di nuovo l’umanità che aveva faticosamente tirato fuori da Law e di cui si era preso tanto.
Così si voltò di nuovo verso di lui scoprendosi la pancia e riprendendogli le mani.
Le strinse nelle sue e se le baciò dimostrando uno dei suoi famosi lati teneri alla Zoro. Lati che sfoderava solo con pochi eletti.
- Mi curi? - chiese come se gli facesse una proposta oscena.
Law avvampò totalmente in imbarazzo. Era mollo, assolutamente mollo. E idiota. Tale si sentiva, mentre le mani nelle sue non avevano forza e consistenza così come ogni altra parte del corpo.
Sentì le sue labbra baciarlo e percepì le proprie guance andare a fuoco. Come se gli avesse fatto un incantesimo dal quale non ci fosse verso di controllarsi.
Ci aveva provato per la necessità di essere efficace al massimo, perché doveva esserlo, perché era importante, ma lui evidentemente preferiva quello.
Preferiva il Law idiota innamorato perso.
Era il suo ragazzo?
Dopo avergliele baciate, gliele posizionò di nuovo come prima, una sullo stomaco e l’altra sul basso ventre, infine lo guardò sempre pallido come un cadavere ambulante e sudato da far schifo, ma con un’aria più soddisfatta.
Non ci mise proprio un attimo, gli ci volle un po’ di più del solito. Curarlo in quella nebbia rosea dove si sentiva leggero e mollo non era facile, ma alla fine ci riuscì e gli tolse la parte grossa di ciò che gli procurava dolore. Poco dopo, la fronte aggrottata si rilassò insieme al resto del suo volto e Zoro sospirò di sollievo. Riprese le sue mani e se le portò di nuovo alle labbra.
- Grazie. - disse mantenendo gli occhi chiusi.
Con quel contatto Law percepì la sua temperatura ancora elevata.
- Devi sfebbrarti, poi starai meglio.
Zoro annuì iniziando a tremare.
Tolto la parte più seria di ciò che gli aveva procurato il malanno, doveva aspettare che il corpo espellesse il resto delle tossine assimilate.
Si girò sul fianco verso di lui, raggomitolandosi.
Non disse che aveva freddo, ma Law lo sapeva da solo e rassegnato si tolse i vestiti in fretta, sfilò successivamente il kimono anche a Zoro e si stese sotto le coperte insieme a lui.
Lo circondò scaldandolo attraverso il proprio corpo, lo fece protettivo abbandonandosi alla preoccupazione per il suo stato. Gli dispiaceva che stesse male ma non era solo quello. Si sentiva dilaniare all’idea che stesse in quelle condizioni. Avrebbe voluto avere un potere più efficace, ma non aveva molto a disposizione e aveva fatto ciò che poteva.
Mise una mano sulla nuca di Zoro nascondendogli il volto contro l’incavo del proprio collo. Lui si lasciò fare malleabile e dopo un po’, totalmente accoccolato e appiccicato il più possibile come se fosse un termosifone vivente, lo sentì stare lentamente meglio.
Non capiva se dormisse o meno, ma lo sentiva più rilassato contro di sé, così iniziò a sentirsi più sollevato e a vedere tutto con maggior chiarezza.
- Sono veramente fottuto... - si lasciò sfuggire ad alta voce nell’ennesima prova di come con lui si lasciasse troppo andare. Se lo diceva da solo cercando contegno, ma bastava sentirlo sorridergli contro la pelle, per rammollirsi ancora.
- No, adesso non ne ho le forze... - rispose ironico Zoro dimostrando che non dormiva veramente.
Law scosse il capo accennando ad un sorriso.
- Sono fottuto perché non posso permettermi il lusso di ridurmi in questo stato per colpa tua!
Decise di essere sincero, probabilmente era mezzo andato e Zoro non avrebbe capito né ricordato nulla. Aveva bisogno di dirlo ad alta voce.
Si ritrovò con la sua stessa mano che si muoveva contro la sua nuca, scendendo sul collo con una delicatezza di cui non sapeva di essere capace.
Zoro sempre più rilassato contro di lui.
- Ridurti come? - chiese biascicando contro il collo. Law rabbrividì.
- Come un idiota. Non posso perdere la testa e preoccuparmi così per te, scoppierà la guerra, sarà un inferno tale che nessuno di noi immagina. E sicuramente ti ridurrai ad un colabrodo, ma non potrò permettermi di perdere la testa come ora. Devo rimanere efficace e concentrato e andare avanti dritto per la mia strada per proseguire sugli obiettivi. Non dipende solo la nostra vita, ma quella di molte persone. E poi cazzo, non voglio perdere questa cazzo di guerra!
Zoro ridacchiò debolmente e con fatica mosse il capo per guardarlo in viso. Ora erano vicinissimi, si respiravano a vicenda e si vedevano alla perfezione.
Law era indispettito, ma dimostrava dei sentimenti e a lui questo bastava.
- Nemmeno io voglio perdere! - mise in chiaro senza la forza di usare enfasi e decisione tipica sua. - E faremo quello che dovremo. Entrambi. Senza guardare in faccia niente e nessuno e soprattutto senza voltarci indietro.
- Come pensi che faremo se per un’intossicazione ero allucinato?
Sentirglielo ammettere fu maledettamente piacevole e Zoro invece di rimanere accoccolato contro di lui come un cucciolo, spostò le braccia e le infilò intorno al suo torace per abbracciarlo a sua volta, poi gli sorrise sentendosi via via sempre meglio. Per fortuna aveva un’ottima capacità di ripresa e resistenza.
- Adesso possiamo, per questo ce lo concediamo. Quando sarà il momento, saremo esattamente chi dovremo essere. Andremo avanti ad ogni costo, pure quello di lasciarci indietro a vicenda, se necessario.
Law lo guardò sorpreso, senza più penarsi a nascondere ciò che provava. I suoi occhi grigi penetrarono i propri per leggergli dentro e Zoro decise di spiegarsi ancora meglio onde evitare equivoci, quella cosa era troppo importante.
- Law, io in certe guerre mi riduco davvero male pur di sconfiggere i miei avversari e non mi fermo in nessun caso. Voglio che tu faccia altrettanto. Se mi vedrai in mille pezzi non perdere tempo a curarmi. Ignorami e va avanti. Non perdere tempo con me.
Law lo guardò con la consapevolezza di chi capiva. Zoro sapeva perfettamente che sarebbe successo. Non era una previsione dovuta alla sua percezione, era semplicemente pura e semplice conoscenza di sé. Ma Law capì che aveva ragione, che sarebbe successo.
Avrebbe davvero dovuto trovare la forza di lasciarlo indietro e proseguire col piano, qualunque sarebbe stato.
Annuì serio e dilaniato all’idea di che cosa sarebbe potuto succedere. All’idea di ciò che avrebbero vissuto.
- E tu fa altrettanto se dovessi essere io quello che se la vedrà brutta. Non farmi da scudo. Combatti e non distrarti.
Zoro non gli disse che aveva ricordato quella volta che aveva tentato di sacrificarsi al posto di Rufy, con Orso. Quando ne era uscito vivo per miracolo.
Annuì e sorrise dolcemente.
- Combattere è quello che mi viene meglio. Le indagini ed i piani li lascio a te!
“E proteggere. Perché non lo faccio apposta, ma se avessi un potere del frutte del diavolo, penso che sarebbe quello dello scudo. Ti proteggerò e lo farò anche con Rufy e darò la mia vita se necessario.”
- Ma fino ad allora... - aggiunse poi rianimandosi di malizia e vitalità, sentendosi effettivamente migliorare nelle forze che tornavano piano piano.
Spostò una mano fra le gambe di Law correndo a massaggiargli l’erezione che era già lì pronta e calda per lui. La prese in mano e mosse su e giù succhiandogli il labbro inferiore.
- ...concediamoci il lusso di fare gli idioti, finché possiamo!
“Idioti...” Si disse Law schiudendo le labbra per succhiare a sua volta quelle di Zoro, la mano a cercare la sua erezione per riservargli lo stesso trattamento, notando che stava meglio, per fortuna.
“È così bello esserlo, ogni tanto. Sei contento, Corazon? Mi sento così libero, oggi, ad essere idiota con lui...”
Perché si sentiva così, quando viveva i propri sentimenti, qualunque essi fossero. Idiota. Una perdita di tempo. Inutile.
Ma felice.
Stupidamente felice.
Proprio come un idiota.
Law a quello non rispose, si limitò a spingerlo sulla schiena e salirgli addosso.
Sarebbe stato dolce, quella sera, per non debilitarlo ancora.
La punizione avrebbe atteso il giorno successivo.
Note Finali: come sempre, le fan art non sono mie ma trovate online. Non sono completamente certa sui poteri di Law, o meglio so in cosa consistono ma a volte mi confonde il modo in cui funzionano, tuttavia può curare un mal di pancia da intossicazione visto che lo fa anche nella serie originale. Ho pensato che fosse plausibile che Zoro non subisse conseguenza dal cibo avariato che mangia perché precedentemente ne aesse già ingerito (e di conseguenza fosse stato curato) producendo gli anticorpi a quelle tossine. Il capitolo è un pochino più lungo dei miei tipici standard, ma in questa fic è così. Ormai Zoro e Law sono fregati, il sentimento c'è eccome, bisogna vedere quanto ci metteranno a dirselo. Grazie a chi mi segue e legge. Baci Akane