*Rufy è arrivato a rompere involontariamente l'equilibrio fra Zoro e Law. Lo spadaccino famoso per non essere bravo con le proprie emozioni, adesso farà il suo peggio e mentre lui si dà alla fuga lascerà Rufy e Law soli ad affrontare nientemeno che Kaido. Le vicende di questo capitolo, come si capisce, si intrecciano totalmente con gli eventi dell'opera originale dei quali ho preso solo le parti che mi interessavano. Percorriamo alcuni fatti in chiave yaoi e lawzo. Chiarimenti importanti anche per Law sui suoi sentimenti che comprendono anche Rufy. Tutto ciò è nientemeno che la mia personale visione. La fan art scelta per presentare il capitolo rappresenta simbolicamente la situazione attuale fra Zoro e Law. Grazie a chi legge e segue la fic. Buona lettura. Baci Akane*
5. DEGENERAZIONE
Law si era accorto, l’aveva notato perfettamente.
In quella fuga sulla nave del cibo, avrebbero avuto modo per pomiciare ed appartarsi senza farsi vedere dalle due inquiline. Avrebbe potuto approfittare per ottenere i piaceri che Zoro tanto voleva, perché Law non era idiota, sapeva che quello scemo lo faceva apposta da quando erano lì a Wa.
Però vedendo che rimaneva fermo e apparentemente calmo senza nemmeno lanciargli uno sguardo malizioso, gli fece capire che era davvero appena cambiato qualcosa.
Qualcosa che forse non sarebbe più stato come prima.
Si sentì anche peggio di prima, quando si era ritrovato cieco di gelosia.
Adesso era una situazione peggiore, perché era davanti all’amara realtà che non poteva fingere di non vedere o non capire.
Era chiara ed era lì davanti ai suoi occhi.
Adesso che Rufy era tornato, Zoro non sarebbe più stato suo. Niente di lui, né il suo corpo, né una minima parte della sua anima.
Sapeva che non avrebbe mai potuto avere il suo cuore, ma in quel tempo lì da soli l’aveva fatto parte di una così calda e bella parte di sé che si era stupidamente illuso.
Magari avrebbe avuto una fine, tutto quello, ma quella parentesi sarebbe stata un caro ricordo, per loro. Aveva pensato questo.
Invece no.
Era stata solo un’illusione.
Non dubitava che Zoro non se ne fosse reso conto, che non l’avesse fatto apposta ma che si fosse semplicemente lascito trasportare. Sapeva perfettamente che era così. Ugualmente non gli faceva meno male.
Arrivati al quartiere degli scarti, lasciarono la nave e permisero a tutti di prendersi da mangiare.
Un mucchio di persone povere ed affamate si riversarono gridando di gioia, grati per quanto fatto per loro, mentre recuperavano il cibo.
Law voleva vomitare all’idea di quei pirati con cui viaggiava che facevano buone azioni, ma la verità era che anche se lo diceva, ne era colpito. Perché era proprio questo che li diversificava da tutti gli altri e che permetteva loro di attirare gente, alleati e soprattutto attenzione da ogni parte.
Erano diversi, così tanto diversi da chiunque altro.
Erano belli, dannazione.
E l’unico che al momento voleva disperatamente non era suo.
Law decise di non umiliarsi e rimanere per conto suo, ignorando la nuova occasione per appartarsi, chiarirsi e riprendere una delle loro attività preferite. Se Zoro avesse voluto avrebbe potuto in quel momento, mentre aspettavano il ritorno di quel debosciato di Rufy.
Ma Zoro non si mosse, rimase lì a guardare gli altri, concedendosi un boccone del cibo recuperato, come se non ci fosse mai stato niente fra loro, come se non ci fosse niente da chiarire fra loro.
Come se a malapena fossero alleati.
Bruciava.
Bruciava da matti, come non mai. Non sapeva più se si sarebbe vendicato di lui, perché era furioso, anche se in realtà era più scottato che altro.
Così tanto che voleva solo cancellare Zoro e qualunque altra cosa ci fosse stata fra loro.
Per lui c’era solo Rufy e sarebbe stato così per sempre, ma era colpa sua, solo colpa sua. Perché Zoro l’aveva detto chiaro e tondo sin dal primo momento.
Amava Rufy e voleva un ripiego momentaneo, uno sfogo sessuale che gli sarebbe dovuto bastare per quando sarebbe stato di nuovo solo con lui.
Era già finita quella sua necessità egoistica?
“Egoista? Davvero posso dire che sia lui l’egoista?”
Lo sapeva che era stato anche lui quello che l’aveva usato per capire sé stesso, scoprirsi, conoscere la libertà di cui non aveva mai goduto sul serio se non da quando loro erano entrati nella sua vita.
Doveva così tanto a tutti loro, ma a Rufy soprattutto, che comunque non avrebbe mai fatto nulla per danneggiarlo.
No, non gli avrebbe mai toccato il suo Zoro. Forse non era consapevole di amarlo, né desiderarlo così come invece lo era Zoro, ma era così evidente che lo ricambiava.
Magari per lui c’era sopra ogni cosa la sua missione personale di salvezza dell’umanità o qualunque cosa fosse quel che faceva da pirata, ma sapeva che comunque la sua ciurma era ancor più sacra e che se Zoro avesse avuto bisogno, Rufy avrebbe dato la vita per lui.
Come poteva avere speranze con due così, il cui unico ostacolo alla loro unione intima e totale era rappresentato dalla sola volontà di Zoro?
“È lui che non vuole far passare la loro relazione a quella che è sul serio. Perché non lo vuole distrarre dal suo scopo principale, così importante da mettere da parte persino loro due ed i loro sentimenti. Ma io poi che mi ci metto in mezzo a fare? Che mi importa di cosa faranno fra loro? Forse è solo ora di mettersi da parte, in questo modo potrò portare avanti la mia missione in questo piano destinato a sconfiggere Kaido, senza farmi deviare da niente e nessuno. Forse è meglio così.”
Amarezza.
Law piantato lì in quello spiazzo in mezzo al quartiere degli scarti, circondato da persone che andavano a recuperare cibo con gioia e fame, valutò in mezzo all’amarezza più bruciante che era razionalmente meglio così. Che quella era la decisione giusta e non avrebbe alzato un dito per chiarire con Zoro e risolvere le cose.
Si sarebbe chiuso tutto in quel modo, molto semplicemente, in sordina, in silenzio, senza una parola. Era ovvio e naturale, quella era l’unica conclusione possibile fra loro.
Era così che andava la vita.
C’erano solo i piani, non c’erano le relazioni umane.
Quando Rufy tornò con la tanica gigantesca di acqua potabile e si unì a loro, fu anche peggio, per Zoro.
Vederli separatamente era una cosa, era stato già difficile così; vederli insieme era stato molto peggio al punto che si chiuse ancor di più in sé stesso estraniandosi da loro due.
Law doveva essere arrabbiato e geloso, anche se in realtà lo percepiva deluso e amaro, quasi come pensasse che era finita fra loro. Non ne avrebbero parlato.
In ogni caso il chirurgo aveva innalzato quel bel muro altissimo in reazione al suo comportamento e sarebbero probabilmente rimasti così fino a quando si sarebbero separati definitivamente.
Zoro lo sapeva, ma non era forse lui ad aver alzato quel muro per primo?
Eppure adesso che anche Law aveva fatto la stessa cosa, si rendeva conto che invece non voleva. Non lo voleva per niente.
Finiti i loro presunti doveri, i tre pirati salirono sulla groppa di Komachiyo, la bestia incrocio fra un enorme cane ed un leone amica di O-Tama, la piccoletta che avevano salvato. Si erano infine separati da lei per il suo bene mentre avevano accolto fra loro Kiku, la samurai misteriosa di cui Zoro percepiva segreti che lei cercava di nascondere.
Mentre il gruppetto avanzava sulla groppa dell’animale, Zoro rimase in fondo a tutti, per conto suo e voltato di schiena a fissare le retrovie, per nulla intenzionato ad interagire con Rufy e Law contemporaneamente.
I due capitani erano seduti vicini davanti a guardare la strada verso le rovine del vecchio Castello Kozuki dove erano diretti.
La loro base.
A breve Rufy sarebbe entrato nel loro piccolo mondo perfetto carico di illusioni sciocche.
Sarebbe entrato lì dove avevano fatto il loro stupido nido privato, dove erano stati felici ed avevano condiviso e consumato qualunque tipo di sesso. E amore, forse.
Perché qualche volta aveva avuto l’impressione di fare altro, con Law.
Il punto era che non ce la faceva, ora, a guardarli insieme.
Figurarsi dopo a vedere Rufy proprio lì dove erano stati per molte notti insieme da soli.
Law e Rufy parlavano mentre il suo capitano voleva sapere tutti i dettagli che invece l’altro alleato insisteva nel tenergli nascosti.
Parlavano come niente fosse, Law non era più arrabbiato con lui, sembrava tornato normale, per i suoi canoni. Era comunque ben lontano dal bel Law preda della passione che riusciva a tirargli fuori lui.
Aveva scoperto lati suoi che nessun altro aveva mai visto, né era convinto che avrebbero mai conosciuto.
Lati di lui segreti, validi solo ed esclusivamente per sé.
Non ce la faceva a girarsi e guardarli insieme a parlare serenamente, gli aggiornamenti di uno o dell’altro erano vari, ma Law non voleva raccontargli la storia agghiacciante di Kinemon, Momo e gli altri.
Una storia che li aveva sconvolti dando vita ad uno stato d’animo che aveva scaturito la loro prima notte lì a Wa. Una notte speciale, dove si erano infilati in una delle stanze sotterranee per trovare calore vicendevole. Perché il freddo non era esterno, non faceva freddo, lì. Però avevano sentito un freddo interiore che era penetrato nelle ossa, proveniente dalle loro anime.
La storia che gli aveva raccontato Kinemon era stata assurda e si erano dati forza a vicenda per superare quello shock.
Zoro chiuse gli occhi sospirando al ricordo di quanto condiviso con lui.
Law era speciale, era diverso dagli altri e non lo poteva paragonare a nessun altro.
Sicuramente non voleva rinunciare al rapporto con lui, a quello che avevano condiviso. Sicuramente non voleva farne a meno, cancellarlo, scordarlo come se non fosse mai esistito.
Perché era stata la sua salvezza in quel periodo strano e delicato della sua vita.
Quando si era separato da Rufy per due anni stando con Mihawk e poi l’aveva ritrovato, aveva capito quanto assoluto e doloroso fosse l’amore che nutriva per lui. Quanto assolutamente e tassativamente impossibile sarebbe stato per lui consumarlo.
Era stato sempre più difficile conviverci e soffocarlo e controllarlo.
Sempre più.
Fino a che era arrivato Law a salvarlo dandogli una soluzione perfetta. Uno sfogo migliore. Una parentesi che aveva portato sentimenti veri e propri.
Amava Rufy e l’avrebbe sempre amato. L’avrebbe sempre desiderato.
Avrebbe anche dato la vita per lui.
Ma non era forse vero, ormai, che amava in qualche modo anche Law?
Law che non sarebbe mai stato realmente parte della sua ciurma?
Forse era perfetto proprio per quello, perché fosse stato parte di essa, non avrebbe realmente potuto vivere quel sentimento, perché non volveva confondere i ruoli e i sentimenti.
Il legame fra i membri della ciurma per lui, così come per Rufy, era troppo sacro per confonderlo, sporcarlo e mutarlo con altro.
Però Law non era dei loro, era perfetto per quello.
E doloroso.
Perché si sarebbero separati e sarebbe tutto finito.
Quando percepirono l’arrivo di un nemico non identificato ma sufficientemente forte, Zoro fu ben lieto di scendere giù dall’animale che li stava trasportando fino in cima alla collina, alla volta del castello.
- Ci penso io qua. Vi raggiungo dopo!
Una ventata d’aria fresca. Aveva accolto il misterioso nemico senza esitare a piene braccia. Molto contento di potersene occupare e staccarsi da loro.
Il fatto che andassero d’accordo era bello e terribile insieme.
Non sarebbe riuscito ad affrontarli oltre insieme.
Non ce la faceva, la verità era quella.
Era scappato. Dapprima combattendo con l’animale sopraggiunto, successivamente, una volta vinto, continuando a vagare per la collina, curandosi di non seguire le percezioni di Rufy e Law che gli indicavano di dover salire invece che scendere.
Quei due l’avrebbero aspettato ancora, perché non intendeva girare sui tacchi e tornare indietro da loro così presto.
Zoro si fermò sul bordo di un alto precipizio che dava su quello che sembrava essere un porto. Sorrise dall’alto sapendo di non essere vicino al castello e ai suoi due uomini che al momento gli incasinavano il cervello e l’animo.
Senza esitare e lieto di non doverli affrontare ancora una volta insieme, saltò giù dalla scogliera ben intenzionato a chiedere loro del sakè in cambio di un qualsiasi lavoretto da ronin. Non importava quale e dove, pur di allontanarsi e bere un po’.
Perché non ne aveva di sicuro mai avuto bisogno tanto come in quel momento.
Se fosse tornato da loro la sua testa si sarebbe spaccata in due, ma aveva bisogno di respirare e di stare da solo, schiarirsi le idee. In quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Mica era idiota. Sapeva che lo stava facendo apposta a non tornare. Era incredibile come a nessuno venisse in mente di preoccuparsi per il loro compagno disperso. Certo, mancavano anche altri della loro ciurma, non solo lui, ma Rufy sapeva che Zoro sarebbe dovuto tornare in pochi minuti.
Certo che si era perso, ma non era idiota.
Sapeva che non si era semplicemente perso dopo aver sconfitto chissà chi.
Lui se ne era volutamente andato per non affrontare lui e Rufy insieme, cosa a cui, improvvisamente, dopo le evoluzioni degli ultimi tempi, non era più in grado.
“È uno stupido ed un codardo, ecco cos’è. Ma non posso di certo fare quello preoccupato perché altrimenti mangio la foglia, se loro non ci pensano non posso di certo farlo io. Che si arrangi. Idiota patentato!”
Le cose si evolsero alla velocità della luce: Rufy, preda della furia cieca si stava scagliando stile suicida contro Kaido che, trasformato in un gigantesco e potentissimo drago, si stava scagliando contro il povero quartiere degli scarti che loro avevano appena aiutato e solo per far venire allo scoperto proprio loro due.
Law lo sapeva con una certezza assoluta. Rufy si sarebbe fatto ammazzare.
Non era quello il modo di affrontare Kaido, non quello da loro programmato.
Serviva un esercito, serviva un piano di battaglia, serviva una strategia.
Erano acerbi, non erano pronti e non sapevano ancora niente al lato pratico di quell’uomo sempre che definir tale si poteva uno che si trasformava in drago e devastava gente innocente.
“Si farà uccidere per proteggere degli sconosciuti che hanno pagato lo scotto di essere stati aiutati da delle teste vuote dal cuore d’oro. E Zoro non gli sarà vicino!”
Pensando ciò, Law ordinò agli altri, ormai tutti riuniti in cima alla collina delle rovine del castello, di mettersi al sicuro e lasciar fare a lui per Rufy.
Detto questo si precipitò al suo inseguimento nel disperato tentativo di impedirgli di suicidarsi, perché era certo che non ce l’avrebbe fatta. Non ancora. Non in quel modo.
Mentre correva dietro al suo alleato, la propria mente riportava alla velocità della luce la sola cosa inutile ed irrazionale fra tutte.
“Zoro ha sempre detto che se Rufy sarebbe morto, sarebbe stato perché lui l’avrebbe preceduto. Non può essere che Rufy muore solo perché quello è un idiota che ha preferito scappare da una situazione scomoda fra noi tre! E poco importa se teoricamente il piano era chiaro e non prendeva lo scontro contro Kaido ora! Vallo a dire al tuo innamorato del cazzo! Zoro se non torni subito te ne pentirai!”
Assurdamente, mentre raggiungeva Rufy che correva veloce, sapeva perfettamente che invece era meglio così.
Perché in quel modo almeno Zoro sarebbe rimasto vivo. Magari loro due sarebbero morti, Rufy nel tentativo di sconfiggere Kaido e lui in quello di impedirgli di morire. Ma almeno Zoro, essendo da loro lontano, sarebbe sopravvissuto.
“Tanto conoscendolo andrà da Kaido per morire nella stessa maniera del suo amore.”
Ma chi fra loro due sarebbe stato quell’amore?
“Non dire stronzate, Law. È Rufy il suo unico vero amore, io ero solo un ripiego.”
Eppure non cambiò idea, non tornò indietro, non lasciò Rufy a sé stesso.
Lo raggiunse, ci litigò con la consapevolezza che niente e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea, e proseguì giù per la collina dritto con lui per provare a salvarlo, ma più probabilmente per morirci insieme.
Mentre lo faceva, nonostante da un punto di vista razionale non fosse la cosa più sensata, sapeva esattamente di essere al proprio posto.
Alla fin fine era lì che doveva stare, era quella la cosa giusta da fare.
La conclusione più degna che avrebbe ripulito la propria coscienza prima di morire.
Quando Rufy era quasi andato all’altro mondo per battersi con Doflamingo al suo posto, Law aveva fatto di tutto per essergli vicino nel tentativo di morire con lui se non ce l’avesse fatta.
Perché non avrebbe mai e poi mai potuto accettare di sopravvivere ad uno che moriva al suo posto.
Eppure non era solo quello, il punto.
Era Rufy.
Non poteva permettere morisse da solo.
In un’illuminazione terribilmente dolorosa e sconvolgente, Law si rese realmente e pienamente conto di quanto Zoro avesse sempre avuto ragione nel dire che anche lui l’amava in qualche modo.
Era arrivato a concepire il fatto che forse fosse come diceva lui pur non pensandolo realmente, ma adesso lo comprese davvero e lo accettò in un lampo di lucida consapevolezza.
“Lo amo anche io. Perché adesso gli sto andando dietro consapevole che moriremo se affrontiamo Kaido così ed ora, totalmente impreparati. Anche se mi dico che lo faccio per portarlo via al momento giusto, so bene che stiamo per andare a morire insieme. Però no che non lo amo come lo ama Zoro. Penso che nessuno possa amare Rufy come lo ama Zoro.”
Quando si fermarono per vedere l’onda devastante di fuoco sputata dalla bocca di Kaido scagliarsi proprio contro la cima della collina, esattamente lì dove stavano le rovine del castello ed i membri delle loro ciurme con Kinemon e gli altri del suo gruppo, quando videro che ogni cosa veniva cancellata come un colpo di spugna, la mente di Law così come quella di Rufy si sospesero.
Il mondo, si fermò.
Tutto.
“Infine rimarrà in vita solo Zoro?”
Pensò per un istante assurdo sapendo ancor meglio di prima che no, non avrebbe fermato Rufy e che sarebbero veramente morti insieme.
Perché nessun capitano poteva sopravvivere alla propria ciurma.
Nessuno.
Raggiunto il quartiere sopra cui Kaido volava chiamando furioso Cappello di Paglia per farlo venire allo scoperto, rimase paralizzato nel vedere la potenza devastante del pugno di Rufy colpire il drago sulla testa, scagliandolo violentemente contro il suolo.
Sapeva che era forte, ma aveva l’impressione che lo fosse diventato ancora di più.
A quel punto, fermo in una delle vie del paese devastato dalla bestia, con la gente che scappava terrorizzata cercando riparo ed il cielo coperto da terribili nubi nere minacciose cariche di fulmini, Law si rese conto che avrebbero potuto farcela, se se la sarebbe giocata bene. In aggiunta avrebbe potuto anche capire almeno in parte la reale forza di Kaido, cosa utile per la vera battaglia decisiva, che non doveva essere quella.
Non doveva, perché Rufy non poteva morire lì.
Non senza il suo Zoro accanto.
“Glielo devo riportare. Glielo devo assolutamente riportare intero, non importa a quale costo. Le nostre ciurme forse sono state spazzate via, forse Kinemon e gli altri sono morti. Forse è tutto finito, ma non importa. Non importa, non morirà qua, Rufy. Perché non c’è Zoro. Rufy morirà con me e con Zoro al suo fianco. Manca una persona troppo importante. Rufy, non sarà qua e ora che morirai! Mi dispiace, ti devo far saltare i piani.”
Questa fu la sua decisione e tutto ciò che fece fu in funzione di quello, ma naturalmente fra il dire ed il fare c’era di mezzo la furia omicida di Rufy che carico come una bomba atomica, si mise a colpire Kaido con tutti i suoi colpi più forti, a raffica e senza risparmiarsi.
Sapeva di doverlo trascinare via a forza prima di permettere a Kaido di colpirlo e contrattaccare; al momento incassava ogni singolo colpo come in realtà non subisse nemmeno una carezza, lo lasciava fare come per capire quanto forte fosse quel moscerino che aveva osato sfidarlo in quel modo.
Law cercò di arrivare a Rufy, ma fu fermato da Hawkins, uno dei sottoposti di Kaido, il quale lo colpì con un chiodo fatto di agalmatolite che lo penetrò nel braccio privandolo momentaneamente dei poteri e della forza, costringendolo a rinunciare ai propri piani.
Law imprecò stringendosi il braccio sanguinante e dolorante. Delle fitte atroci si stavano espandendo lungo tutto l’arto, passando attraverso il sangue infettato sul resto del corpo che si indebolì all’istante.
Era riuscito a scappare da quel maledetto di Hawkins per un pelo ed ora era ferito, ma il peggio non era quello. Se la sarebbe cavata in qualche modo, ma Rufy era stato preso.
Era stato battuto da Kaido con un unico colpo solo e poi preso dai suoi uomini, imprigionato e trascinato via privo di sensi e a dir poco malmesso.
Non aveva potuto fare niente, per lui, infine.
Certo, Rufy era vivo, straordinariamente vivo considerando il colpo atroce subito e il fatto che fosse stato Kaido stesso a risparmiarlo pensando di farlo passare dalla propria parte una volta spezzato.
Fare prigioniero Rufy.
Law sorrise a quella consapevolezza.
Era la cosa più stupida che qualcuno potesse fare, per quanto forte e terribile fosse il boia, nessuno poteva spezzare Rufy e farlo passare sotto la volontà di un altro.
Law si lasciò cadere fra gli alberi che era riuscito a raggiungere faticosamente oltre il villaggio che era andato quasi del tutto distrutto dal combattimento fra Kaido e Rufy.
Non l’aveva protetto, né salvato, ma almeno era ancora vivo e non importava che fosse imprigionato. Si sarebbe ripreso e si sarebbe liberato, perché ormai lo conosceva abbastanza da sapere che con lui non era finita finché non lo uccidevi. Era l’errore che avevano fatto sia Doflamingo che ora Kaido.
Lui sapeva che sarebbe tornato.
Non era contento per come erano andate le cose, ma almeno non era morto e al momento era la sola cosa che contava.