6. CHIARIMENTI
C’erano apparentemente solo rovine e vecchie case cadenti, lì intorno, ma Zoro era sicuro di ciò che percepiva. O meglio. Di chi.
Avrebbe riconosciuto la sua aura ovunque, fra mille e a distanze ben più elevate.
Quando Zoro scese dal traghetto su cui si era imbarcato per scappare da Law e Rufy, si era ritrovato in una delle regioni di Wa, quella che si chiamava Kibi. Non che fosse lui a saperlo, era stato quello strano ma gentile individuo che gli aveva dato da mangiare gratis, a dirgli dove erano. A quel punto, shoccato da quanto letto nel manifesto di Rufy dove veniva indicato come prigioniero di Kaido, per un momento si era ritrovato a ciondolare dietro Tonoyasu senza rendersene nemmeno conto. Senza ricordarsi del motivo che l’aveva spinto a rimanere con lui.
Gli aveva dato da mangiare e voleva contraccambiare la gentilezza, era quella la ragione, ma al momento, mentre proseguivano in mezzo alle rovine di quella che un tempo doveva essere stata una bella cittadina di Kibi, Zoro a malapena si rendeva conto di camminare, tanto meno notava l’estrema povertà delle persone accampate lì intorno.
Era rimasto a dir poco di ghiaccio. Aveva lasciato solo Rufy letteralmente pochi minuti, come poteva in così poco tempo aver fatto tanti danni? E lui come aveva potuto non accorgersene?
La consapevolezza successiva al “Ma come diavolo ha fatto?” era stata "Ma proprio quando io non c’ero?” che era poi diventata “Ed io dove cazzo ero? A scappare dalle mie stupide responsabilità, ecco dov’ero! Come un codardo! Ed ora succede questo! Ben ti sta, Zoro! Adesso raccogli quello che semini! Vedi di non scappare più dai tuoi doveri! Salda i tuoi debiti per iniziare!”
In seguito a quello aveva detto a quel tipo strano sempre allegro e sorridente che gli aveva offerto gratuitamente il sushi, di seguirlo che l’avrebbe ripagato appena avrebbero raggiunto un paese abitato.
Tonoyasu, aveva detto che non c’era bisogno di ripagarlo, suo malgrado si era offerto di accompagnarlo ugualmente. Quasi come ascoltasse una forza invisibile che gli dicesse che comunque rimanendo con lui sarebbe potuto succedere qualcosa di buono per sé.
Zoro sapeva che Rufy era probabilmente quasi morto, aveva combattuto già contro il loro nemico, per giunta senza di lui. Solo perché si era riempito di confusione nel vedere di nuovo lui e Law insieme.
Ecco le conseguenze delle sue stupide, sciocche ed egoistiche azioni.
Ed ecco anche la risposta che cercava al proprio caos interiore.
La mente gli si era finalmente schiarita.
Non c’era niente a cui pensare, doveva essere solo il braccio destro di Rufy, sempre al suo fianco, pronto ad aiutarlo e proteggerlo. Niente altro.
Nulla, nulla doveva mettersi in mezzo e fargli venire meno i propri doveri.
Nulla.
- Andiamo laggiù, credo ci sia qualcuno che conosco... - disse Zoro a Yasu indicando i resti di una vecchia casa fra altre messe non molto meglio. Oltre a loro c’erano alcune persone che probabilmente erano accampate alla bell’e meglio, straccioni e poveracci venuti lì presumibilmente a morire. Non era per niente un bel posto, ma lo sguardo serio e attento di Zoro era per una figura in particolare.
Kibi era la regione retrostante alla capitale fiorita e al monte Fuji verso cui loro erano diretti, l’unica dove Zoro avrebbe potuto trovare qualcuno con cui fare dei soldi per ripagare Yasu, il quale non stava zitto un secondo nonostante lo spadaccino non lo calcolasse, troppo perso nelle proprie elucubrazioni. Questi, comunque, annuì seguendolo e saltellando tutto allegro come suo solito.
Raggiunto quel che rimaneva di un caseggiato sgangherato senza porte e finestre, ma un po’ più grande delle altre, Zoro riconobbe nella figura riversa a terra e su un fianco Law. Non era nemmeno dentro, bensì fuori appoggiato a quella che un tempo doveva essere stato l’ingresso sul retro.
Lo spadaccino si fermò in piedi davanti a lui, prima di accucciarsi. Rimase sospeso per un istante cercando di capire in che condizioni fosse. Se era vivo o morto.
Da quando aveva letto di Rufy e nel non vedere notizie di Law sullo stesso manifesto, aveva pensato che fosse morto e non l’avessero voluto scrivere, perciò lì, per un momento atroce, il battito del suo cuore aveva saltato il suo ritmo regolare credendo di non poterlo rivedere vivo e chiarire.
Ma poi chiarire cosa? Forse avrebbe semplicemente voluto scusarsi con lui.
Senza sapere nel dettaglio i fatti, percepì come prima cosa quella più importante, ovvero che stava bene. Insomma, nel senso che era vivo. Per il resto c’era ancora da vedere, ma se era vivo era già un progresso.
Zoro sospirò di sollievo senza fare particolari esclamazioni di entusiasmo, si limitò a piegarsi sulle ginocchia concedendosi esclusivamente l’ombra di un sorriso lieve, sollevato e quasi smarrito, in qualche modo.
Smarrito perché nel vederlo dopo la paura provata, non sapeva più come si sentiva, né cosa avrebbe dovuto provare.
Senso di colpa sicuramente, ma non solo.
C’era altro, molto altro in quel modo di sentirsi sollevato mentre lo toccava per la spalla tirandolo verso di sé
- Ehi... - mormorò per nulla romantico.
Yasu si chinò con lui per vedere se il suo amico stesse bene e quando Law si lasciò cadere sulla schiena, mostrando il volto e scoprendo il braccio ferito, entrambi si allarmarono.
- È stato ferito! - esclamò il suo nuovo amico preoccupandosi sebbene continuasse a sorridere come se fosse una cosa divertente.
Zoro si era già abituato ai suoi modi anomali e aveva intuito che non era colpa sua se rideva sempre, tuttavia non si sarebbe impicciato dei suoi affari. Gli unici di cui si voleva impicciare erano quelli di Law.
- Law! - lo chiamò scuotendolo di più. Law aveva una brutta cera e sembrava sofferente, dedusse facilmente che non era una ferita normale poiché essendo un medico con delle abilità che non gli erano ancora ben chiare, si sarebbe potuto curare come aveva fatto con lui qualche tempo prima.
- Credo abbia bisogno di aiuto... - suggerì Yasu. - Vediamo se trovo qualcosa che gli può essere utile. Aspettami qua, torno subito!
Così dicendo, se ne andò trotterellando verso altre desolate rovine ed altri desolati poveracci che lì, alla scarsa luce del tramonto quasi concluso, sembravano sempre più fantasmi che persone. Zoro nemmeno gli rispose rimanendo concentrato su Law, gli alzò la testa mettendogliela sulle proprie gambe piegate sotto di sé.
Rimase ad osservarlo serio. Sembrava essersi infettato con dell’agalmatolite, a giudicare dal pallore e dal fatto che continuava a sanguinare pur la ferita sembrasse piccola.
Doveva aver provato a salvare Rufy rimanendoci quasi secco.
Sospirò e lo guardò carico di colpa e rimpianto ed anche una sorta di peso che sembrava cancellare ogni traccia di razionalità.
Un peso che si doveva togliere o non sarebbe più riuscito ad andare avanti.
- Perdonami. - mormorò piano, lieve e a fior di labbra. Cupo e penetrante nell’osservare il suo volto.
Appena lo disse, i suoi occhi grigi e velati si aprirono faticosamente e mettendolo a fuoco sembrarono rischiararsi per poi tornare a corrucciarsi com’era nel suo tipico modo di essere, poi li richiuse, ma non si scostò.
- Per cosa? - chiese con voce roca.
- Per essere sparito proprio quando servivo e averti lasciato solo a gestire quel carro armato!
Law finalmente accennò ad un sorrisino, quasi che iniziasse a stare meglio dopo un tempo probabilmente infinito dove si doveva essere sentito schiacciato e solo.
Law sollevò la mano del braccio non ferito e la mise sulla propria, posata sul suo petto mezzo scoperto per via del kimono che si apriva sul davanti.
Il calore che scaturì dalle loro mani una sull’altra, tornò a rischiarare definitivamente le nuvole di Zoro che decise di essere totalmente sincero.
- Avevo bisogno di schiarirmi le idee, ma ho scelto proprio un pessimo momento. Mi dici che è successo?
Law aprì di nuovo faticosamente gli occhi come cercasse di capire qualcosa che non gli tornava, lo scrutò serio ed infine con notevole lentezza piegò le labbra in un mezzo sorriso malizioso dei suoi.
- Prima però baciami.
Fu così che fecero pace senza aver realmente litigato. Un po’ alla loro maniera.
Zoro si chinò sollevandogli il capo col braccio che lo sosteneva sotto la nuca e come un principe con una principessa, posò le labbra sulle sue.
Quando si toccarono e si intrecciarono, ogni nuvola, incertezza e caos venne sbaragliata e rimase solo un’unica consapevolezza.
- Non ti lascerò più solo a gestirlo. Solo io so come fare con lui.
A questo però, con il viso ancora chino sul suo, lo vide addirittura ridere piegando la testa all’indietro mentre sembrava riprendersi a vista d’occhio.
- Sì certo, tu sai come fare con lui! Perché lo segui ciecamente senza discutere né tirarti indietro davanti a nulla! Assecondi i suoi colpi di testa e gli dai man forte!
Zoro si raddrizzò con la schiena ponendo fine a quel bel bacio addirittura romantico per guardarlo male ed indispettito. La mano sul petto stringeva la sua quasi senza rendersene conto, come fosse del tutto naturale.
- Guarda che con lui non hai scelta. O gli vai dietro cercando di limitare danni e conseguenze, o crepa come un idiota, ma anche tu sai che è troppo importante per farlo morire in modo stupido!
Law continuò a ridere sfilando la mano dalla sua per metterla sulla faccia, da tanto che trovava quella conversazione divertente. A quella sfrontatezza Zoro decise di lasciarlo giù e si alzò seccato, indispettito, mani ai fianchi e tutta l’insana volontà di calpestarlo per poi andarsene e piantarlo in asso.
- Allora creperemo tutti e tre come degli idioti. Perché è impossibile non seguirlo. Ha qualcosa che attira chiunque gli sta intorno.
Quando Law disse questo, nonostante la mano ancora sulla faccia a nascondere la sua risata, Zoro sentì che la voce non era più preda di ilarità.
Il braccio ferito, fermo abbandonato a terra, il sangue rappreso.
Law non sorrideva più e Zoro si fece serio ed attento, non più indispettito.
- Te ne sei accorto anche tu, finalmente.
Law lo stupì ancora una volta, come in qualche modo faceva da quando si era unito a loro mostrando continuamente e lentamente lati di sé sorprendenti.
Si tolse la mano dalla faccia e guardandolo dal basso, disse fissando i suoi occhi penetrante, quasi solenne: - Scusami se non te l’ho riportato sano e salvo. Ho cercato di...
Zoro tornò a chinarsi in fretta accanto a lui e gli mise veloce un dito sulle labbra per zittirlo quasi con urgenza, perché non voleva che dicesse una cosa simile incolpandosi di quella che in realtà era stata solo una propria mancanza. Ma non sapendo come esprimere quello che provava, troppo contorto e complesso, si mise a carponi appoggiando le mani ai lati del suo capo e si chinò di nuovo su di lui.
Prima di toccare le labbra con le sue, guardandolo negli occhi da quella vicinanza intossicante, mormorò intensamente: - Vi ho lasciati io soli. Non ti devi scusare di niente. È comunque vivo. Lo siete entrambi. Il resto si aggiusta.
Lì, solo lì, sentì nettamente lo spirito di Law sollevarsi, quasi come se si perdonasse da solo e trovasse pace.
Law sollevò la mano sana e gliela mise sulla nuca, a quel punto aprì le labbra e lo accolse mentre le lingue si ritrovavano ancora una volta, questa con più spensieratezza e convinzione.
Fu un bacio migliore dell’altro. Più leggero. Più sentito. Più rilassante.
- Devo ripagare un debito con quel bravo ma strano tipo. Vieni con noi che mi spieghi che è successo, ti curiamo come si deve e facciamo un nuovo piano di battaglia.
- Zoro, dobbiamo tornare di corsa nella collina del castello e vedere che ne è stato degli altri... - gli fece notare Law mentre si lasciava aiutare a tirarsi su a sedere. Zoro si imbronciò e lo fissò incupito. Non sapeva tutti i dettagli ma poteva supporre che Kaido dovesse essersi scatenato molto prima di quel che avevano preventivato. Supponeva per colpa loro, fra l’altro.
- Se fossero morti lo sentirei. Ho totale fiducia nei miei compagni, hanno sicuramente trovato un modo.
Law lo guardò meravigliato senza capire da cosa derivasse una tale sicurezza. Ok che era molto bravo con l’haki della percezione, ma era a dir poco assurdo rimanere così certi di una situazione che sembrava disastrosa. Si ricordò poi però che non avendo visto e non sapendo ancora niente, non poteva capire quanto grave fosse potenzialmente il tutto.
- Mi sono trascinato a fatica qua allontanandomi da Hawkins e i suoi, per evitare che eventualmente andassero fra i resti della montagna a scovarli peggiorando le cose. - disse come prima cosa per chiarire come mai lui stesso non fosse accorso a constatare le loro condizioni invece di essere venuto dalla parte opposta.
- Kaido si trasforma in un drago gigantesco ed è venuto a cercarci. Visto che non venivamo fuori, ha sparato un getto di fuoco contro le rovine del castello. - spiegò poi Law cupo e impressionato ancora al ricordo di quanto visto e vissuto. Era stato agghiacciante e terribile.
Zoro lo ascoltò seduto di fronte a lui in attesa del ritorno di Yasu, mentre ormai il sole aveva lasciato totalmente il posto al crepuscolo violaceo. Lo vide rimanere colpito non tanto dalla rivelazione delle sembianze di Kaido e del suo potere, quanto del fatto che avesse distrutto la loro base. Law glielo lesse nel suo viso corrucciato misto a shock.
Era dispiaciuto, lì nel mezzo. Ne era certo.
Il loro piccolo angolo di paradiso sospeso nel nulla era stato spazzato via.
Non ci aveva nemmeno pensato, non ne aveva avuto né tempo, né forze.
Aveva solo pensato che se si fosse trascinato su a cercare quel che rimaneva dei loro compagni, avrebbe attirato l’attenzione di Hawkins che l’aveva continuato a cercare per tutta Kuri.
Per questo si era spinto fino alle rovine di Kibi, in mezzo ad altri derelitti, nella speranza di mescolarsi a tanti come lui e risanarsi da sé aspettando che le acque si calmassero.
Da un lato aveva ragione Zoro, sapeva anche lui che quelli colpiti dal getto erano tutti in gamba e probabilmente avevano trovato un modo per salvarsi, ma non averne la certezza gli bruciava e lo inquietava.
Non gli piaceva non sapere tutto con esattezza, non vedere, non constatare.
- Law, ti fidi di me? - chiese Zoro capendo che non era convinto delle sue parole di prima e voleva andare comunque a vedere.
Law, colpito dal suo modo sicuro e quasi appassionato, in un certo senso, si ritrovò ad annuire ebete
Sì che si fidava. Improvvisamente si fidava ciecamente. Non si era mai fidato di niente e nessuno, ed ora si fidava di lui e della sua percezione dopo che aveva passato le ore precedenti a giurare che fosse finita con lui.
Law annuì rassegnato ma con più convinzione, sospirò e chinò il capo distogliendo lo sguardo dal suo, troppo disturbante. Cercò di riprendere il filo del discorso.
- Rufy era corso giù dalla montagna per affrontarlo perché stava per prendersela col quartiere degli scarti. - a quella rivelazione Zoro non sembrò stupirsene, né imprecò contro di lui dicendo che non avrebbe dovuto perdere la testa. Era come se sapesse già perché l’aveva fatto e se fosse d’accordo con la sua decisione.
Law non commentò e proseguì.
- Io l’ho seguito cercando di frenarlo, ma a quel punto Kaido ha colpito la cima con un getto, cancellando i resti del castello completamente. - Zoro si corrucciò ulteriormente come cercasse di vedere fra le sue parole la scena in una sorta di retro-cognizione e vedere come erano andate le cose.
- Lui cieco di rabbia si è scagliato contro Kaido. Ha combattuto come un matto dando fondo a tutta la sua forza, tutti i suoi colpi più forti. Ha colpito Kaido in modo che avrebbe ucciso chiunque, ma quello poi si è rialzato senza riportare un solo graffio e gli ha dato un unico colpo con la sua mazza chiodata e gli ha fatto perdere i sensi. Era vivo, ma Kaido non ha voluto finirlo. Ha detto di imprigionarlo nella miniera e spezzargli lo spirito per farlo passare dalla sua parte.
Zoro scoppiò a ridere.
- Non hai capito com’era ridotto male! - gli ricordò sconcertato e irritato dal suo modo di fare apparentemente facile.
Lo spadaccino annuì.
- Non è per questo. Rufy non si spezzerà mai e non andrà sotto nessuno! Al massimo si allea, ma solo con chi ritiene delle brave persone! Ha standard specifici ed elevati!
A quella spiegazione precisa e semplice, Law arrossì lievemente voltando il capo alla sua allusione. Quanto meno ricominciava a prendere colorito.
Proprio perché era stato scelto da lui, perché aveva accettato di allearsi con lui, Law sapeva di avere un’enorme responsabilità sulle spalle.
Non lo voleva deludere, ma era così difficile mantenere le sue aspettative.
- Tu come sei finito qua? - chiese poi Zoro piegando il capo cercando il suo sguardo. Law si riprese e tornò a voltarsi toccandosi il braccio dolorante ed intorpidito. Sanguinava di meno, ma la ferita non voleva rimarginarsi.
- Ho cercato di portare via Rufy dopo il primo colpo che aveva colto di sorpresa Kaido, ma non c’è stato verso. Poco dopo è arrivato Hawkins e mi ha costretto a combattere. Mi ha attaccato con dei chiodi di agalmatolite. Uno mi ha colpito nel braccio, me lo sono tolto ma credo la punta sia rimasta dentro o che in qualche modo mi abbia infettato. Fatico a guarire e non riesco a farlo da solo...
Zoro annuì immaginando il resto.
- Sei riuscito a scappare ed hai cercato di depistare Hawkins. Hai fatto bene, era la cosa più sensata. Ormai Rufy era fuori gioco ed era stato preso, non avresti potuto fare più niente per lui. Sei più utile libero.
Law si sentì sollevato nell’essere compreso ed approvato da lui. Non aveva nemmeno immaginato quanto potesse essere importante fino a quel momento e spinto da quel sentimento, tentò di riportare il dialogo su quel che significava per lui Rufy, sentendo di dover chiarire ancora certe cose. Prima di poter cominciare, però, vennero interrotti dall’individuo strambo di prima con cui era comparso.
- Ragazzi, purtroppo ho trovato solo delle bende, non c’è niente che possa essere d’aiuto, ma se riusciamo ad arrivare ad Ebisu, la città dove vivo, potrò aiutare il tuo amico! Purtroppo è a un giorno di cammino almeno, dipende dalla velocità che manteniamo, ma visto che ormai è notte ci conviene passarla qua, sperando che si riprenda un po’ e riesca almeno a camminare. Non mi sembra ancora in condizioni...
Yasu era molto logorroico, tuttavia le informazioni date erano utili e non aveva parlato a vanvera sebbene sembrasse sempre allegro come raccontasse barzellette. Law lo guardò torvo cercando di capire cosa ci fosse che non andava, era un sorriso totalmente forzato, anche se al tempo stesso naturale. Era una persona positiva, ma qualcosa non andava.
Zoro prevaricò annuendo.
- Va bene, grazie. Una volta lì ti ripagherò. Passeremo la notte qua, intanto lo medichiamo come possiamo e domani se non sta meglio me lo carico sulla schiena.
- Ma non serve che mi ripaghi, caro ragazzo... - tentò Yasu.
Zoro tuttavia non sembrava accettare opinioni, infatti ignorando il suo nuovo amico e prendendo il braccio di Law, se lo passò intorno alle spalle issandoselo con la sua notevole forza, come avesse a che fare con un fuscello. Senza fare la minima fatica lo spostò all’interno del caseggiato davanti cui erano rimasti fino a quel momento.
- Guarda che non sei il capo! - anche Law tentò di discutere seccato, odiava essere messo da parte nelle decisioni in quanto lui non era secondo a nessuno. Era un capitano, dannazione, ma Zoro non lo calcolò venendo invece aiutato da Yasu che lo accompagnò portando la sua spada per poi andare a vedere se si poteva accendere un fuoco.
Ormai la sera stava calando ed il buio ben presto li avrebbe inghiottiti, insieme ad un freddo fortunatamente non invernale ma nemmeno poi così delizioso.