8. IL RIFUGIO

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I brividi iniziarono ad intrufolarsi nei suoi sogni, diventando via via sempre più reali tanto da attirare la sua coscienza e realizzare che erano scaturiti non dal freddo, ma dal piacere portato da delle carezze. 
Prima ancora di svegliarsi, Zoro sorrise sornione sapendo perfettamente chi era, avrebbe riconosciuto le sue mani fra mille.
Lunghe dita affusolate, esperte, che esploravano il suo corpo come se fosse un piacere per sé stesso e non la persona che riceveva le carezze. 
Si ricordò di cosa si erano detti la sera precedente parlando a proposito del loro rifugio, che non era una stanza od un posto specifico, ma una persona.
Svegliandosi con le mani di Law che gli carezzavano con cura tutti i muscoli del suo corpo, in particolare della schiena e delle natiche, Zoro pensò che non era proprio esatto. 
Non era tanto una persona, in quel caso loro due uno per l’altro, ma una sensazione.
Quella trasmessa dalle mani e dai loro corpi. Era quello ad essere il suo rifugio.
Un rifugio per lui non era la casa, né la famiglia, poiché quelli erano la Sunny e la sua ciurma. Un rifugio per Zoro, e sapeva che per Law era lo stesso, era il posto dove essere completamente sé stesso anche nell’unico modo nascosto a chiunque tranne che ad una sola persona al mondo.
Il posto dove faceva qualunque cosa, dove trovava un piacere totale, dove poteva perdersi e dimenticarsi ruoli e doveri.
Il suo rifugio.
Il suo, ora, sembrava esserlo diventato Law, il suo corpo, le sue mani, ma in particolare ogni sensazione familiare che gli trasmetteva e che lo faceva rilassare al cento percento e partire. Partire come ora che senza aprire gli occhi si allungò verso la sua bocca, perfettamente in grado di trovarla senza guardare. 
Anche quella sensazione fu totalmente familiare.
Prendendo le sue labbra le sentì calde ma non bollenti, capì così che la febbre si era abbassata e che probabilmente stavano meglio. Sorrise sollevato aprendosi a lui mentre contemporaneamente lo carezzava. 
Erano posizionati sul fianco uno rivolto all’altro, le gambe intrecciate insieme e le dita a cercare la fessura di Law che quella sera aveva finalmente avuto. Poi, nel ricordare che era stato lui attivo e conoscendo il suo compagno ormai come le sue tasche, si voltò di schiena piegando bene le gambe in avanti, spingendo infine le natiche verso il suo inguine già bello che eccitato come il proprio. 
- Buongiorno... - sussurrò rauco Law parlandogli direttamente sul collo, sotto la nuca. I brividi aumentarono prepotentemente e Zoro mugolò invece di rispondere, scivolando con le mani dietro alla ricerca dei suoi fianchi appiccicati ai propri; trovandoli, li attirò con decisione verso di sé in un chiaro messaggio. 
- Non perdiamo tempo, eh? - disse ridacchiando Law che decise di accontentarlo leccandosi velocemente la mano per passarsela sul proprio membro già pronto. 
- So bene che te ne tornerai alla ricerca degli altri a vedere come stanno... - lo poteva dire principalmente perché sentiva e percepiva che ora Law stava perfettamente bene, si era totalmente ripreso e poteva camminare e difendersi. 
Da un lato era sollevato, sapeva di poter lasciare tutto nelle sue mani; così come si fidava della propria ciurma e di Kinemon, si fidava totalmente anche di lui.
Bastavano loro per mettere in piedi un nuovo piano per tirare fuori Rufy.
Ma non ne parlarono, Law lo penetrò dandogli un gran sollievo che partì direttamente dal centro del suo corpo, proprio lì dove la sua erezione era entrata con forza e decisione.
“Oh sì, sta decisamente meglio!” esclamò fra sé e sé, molto compiaciuto della cosa.

Quello sicuramente era il miglior buongiorno che potesse ricordare. Quando si ritrovò a spingere tenendolo per i fianchi, con Zoro che gli veniva incontro da davanti a chiederne di più, non poté che accontentarlo.
Decisamente una medicina migliore di qualunque altra che avrebbe potuto usare. 
Ad ogni spinta sempre più impetuosa, si sentì via via sempre più rigenerare, come se le cellule del corpo, così come il proprio stesso sangue, si rimettessero a nuova vita. 
Sentiva una linfa totalmente pura, quella che vibrava nei loro corpi ora sincronizzati.
Di nuovo forse era l’ultima volta per loro e quel pensiero, come di consueto, l’elettrizzò.
Law affondò le dita nei suoi muscoli e l’attirò di più a sé, infine con una spinta forte e profonda, gli venne dentro vedendo che lui faceva altrettanto. 
Il piacere li invase come un’ondata bruciante e rigenerante, percorrendo i loro corpi caldi scossi da scariche elettriche facendoli sentire sani e puri, in un certo senso.
Era un orgasmo che avrebbe dato loro nuova forza per andare avanti e non mollare. Perché ormai l’avevano cominciata. 
Ormai era ora. 

Dopo che vennero, rimasero accasciati sul fianco, uno avanti all’altro, abbracciati. Law lo cingeva da dietro e Zoro trovò un appoggio perfetto per la propria testa contro il suo collo. Law gli baciò l’orecchio, mentre lo carezzava lieve. Gli occhi di entrambi chiusi, abbandonati a quel meraviglioso nuovo giorno. 
- Stai meglio, sento... - sentì Law sorridere beato, pur non vedendolo in quella posizione, lo percepiva e ne fu contento. 
- Credo che sia mattina inoltrata, mi sa che abbiamo dormito un sacco... - rispose invece il compagno pigramente nella pace dei sensi e per nulla intenzionato a muoversi subito da lì. 
Era tutto così perfetto che per un momento pensò di non muoversi e rimanere fra le sue braccia per sempre. Non poteva desiderare altro. Il resto poteva sparire. 
- In effetti È mattina inoltrata... 
La voce alle loro spalle li ricoprì di brividi gelidi e per nulla piacevoli.
Yasu era tornato e non avevano idea di quando fosse successo, sentendolo Zoro lo scaraventò immediatamente giù dal letto senza troppi riguardi per la ferita al braccio né la febbre di quella notte. 
Law imprecò ritrovandosi col culo a terra. Nudo come un verme, per di più. 
- ZORO VUOI MORIRE? - gridò isterico. Zoro in risposta gli lanciò il suo kimono ed il suo haori. Un secondo dopo gli diede anche l’obi. 
- Come diavolo non l’hai sentito tu che senti tutto? - Law si affrettò a vestirsi mentre il tipo strambo rideva, tanto per cambiare, ma probabilmente adesso lo faceva perché effettivamente la situazione gli sembrava comica.  
- Perché è arrivato ora, non c’era prima dannazione! Non sono rincoglionito! - rispose infervorato saltando giù dal letto già avvolto nel kimono. Yasu rise più forte. Anche se non li aveva visti consumare, li aveva visti comunque abbracciati e nudi. Ed ora si comportavano come due ragazzini. 
- Suvvia, ragazzi, non è niente che da giovane non ho fatto anche io! - cercò di rincuorarli entrando allegramente nella casupola. I due avevano qualche dubbio, ma non commentarono preferendo rivestirsi in fretta e recuperare le dignità perse.
Il sole era alto ed il fuoco era spento, ma non faceva più freddo per via del calore naturale che proveniva dall’esterno. 
Stavano per latrare minacce, quando Yasu li spense posando sul tavolo più pericolante mai visto al centro di quello stanzone, un sacchetto ed una piccola bottiglietta. 
- Ecco la colazione, ragazzi. Non è molto, ma penso che sia meglio di niente, no? 
Così dicendo iniziò a tirare fuori quello che sembravano dei dango. 
- L’acqua dovrete dividervela a meno che non ci sia ancora del sakè, ma fare colazione col sakè direi che ci vuole corag... - Yasu non fece in tempo a finire poiché Zoro si scolò il resto del sakè al posto del caffè mattutino, infine prese una delle polpettine dal sacchetto e la mangiò. 

- Lo sai che ti devi tenere per te questa cosa, vero? - disse poi con la bocca piena, l’aria non più amichevole o tranquilla ma nemmeno poi così minaccioso. Law ormai conosceva ogni sua più piccola sfumatura e fece una smorfia capendo che si fidava straordinariamente di quello sconosciuto. Senza dire nulla bevve un sorso d’acqua che supponeva fosse pulita. La sensazione di ristoro che provò dopo un tempo fin troppo lungo passato senza bere un sorso d’acqua fu notevole. Specie dopo l’infezione e la febbre avuta il giorno prima. Sapeva quanto difficile fosse trovarne, ancor più che cibo, e lui l’aveva data a loro, Zoro aveva ragione, doveva essere a posto quel tipo, in qualche modo. Tuttavia fidarsi così non era facile, per lui.
Yasu rise di gusto. 
- E a chi dovrei dirlo? Nessuno vi conosce, anche se lo dicessi mi chiederebbero di chi parlo! 
Law guardò meravigliato prima Yasu poi Zoro che pareva sereno con la sua risposta, infatti passò al secondo dango. 
- Tu non capisci, vero? - chiese esterrefatto che fosse davvero a posto così. 
Zoro lo guardò perplesso. 
- Che cosa? 
- Tu SEI famoso! Sei un ricercato, dannazione! 
Zoro rise, questa volta in coro con Yasu che porse i dango anche a lui prima che il suo compagno gliele finisse. 
- Suvvia, non si giudica un libro dalla copertina, si dice, no? Il signor Zorojuro è una brava persona e si vede. Vuole ripagarmi del cibo che gli ho prestato... 
- E che continua a prestarmi... - precisò Zoro stiracchiandosi soddisfatto per aver mangiato. 
- E che io non voglio mi ripaghi... - continuò Yasu sempre allegro porgendo l’ultimo dango a Law. Questi lo prese e sospirò scuotendo il capo, rassegnandosi. 
Era vero che il tipo nascondeva qualcosa, ma non era malvagio, né sicuramente una spia o a quel punto sarebbero già morti circondati da nemici. 
Aveva avuto una notte ed una mattinata intera per farlo. 
- Va bene, allora direi che è ora di muoversi... - disse infine rassegnandosi. 

Zoro si mise l’haori sulle spalle come un mantello, come suo solito, poi recuperò le spade infilandosele nell’obi. Law prese il suo spadone ed insieme uscirono constatando che fuori era tutto deserto e pieno di poca gente poveraccia, qualcuno presumibilmente vivo per non molto. 
I due non si misero d’accordo, era come se già sapessero ed in effetti era così. 
Pronti a rimettersi in marcia, si girarono uno verso l’altro fermandosi ad una vicinanza che trasmise calore ad entrambi pur senza toccarsi e poggiarsi uno all’altro. 
Zoro però non contento, prese la mano di Law ricordando quelle sensazioni strane che probabilmente aveva anche Law tutte le volte che facevano sesso ultimamente. Si fece serio e corrucciato. 
Doveva sempre salutarlo come fosse l’ultima volta. L’aveva rimpianto profondamente quando il giorno prima non l’aveva fatto andandosene e basta, non avrebbe più fatto così. 
Gli strinse la mano e fece infine un mezzo sorrisino. 
- Sono sicuro che stanno tutti bene, ma hanno bisogno di un buon cervello che li aiuti a sistemare il piano che è andato leggermente a rotoli... 
Law ridacchiò al suo modo di esprimersi riduttivo e scuotendo il capo sollevò il mento con una strana serenità nello sguardo, molto poco da lui. Strinse a sua volta la mano sorprendendolo che non la sfilasse cercando contegno e addirittura distese il ghigno in un sorriso lieve. 
- Tu salderai il tuo debito con lui, suppongo? 
Zoro annuì. Non si sarebbe staccato da lui prima di averlo fatto, ne andava del suo onore. Era importante. 
Law si avvicinò toccando ora il corpo col suo e gli sfiorò le labbra all’ombra del portico fatiscente di uno dei loro tanti nidi. 
- Dove vi dirigete, comunque? - chiese staccandosi e tornando quello pragmatico che programmava qualunque mossa. 
A quel punto fu Yasu a rispondere spuntando quasi dal nulla. Quel tipo aveva una capacità di passare inosservato che non era da poco, ma non l’approfondì. 
- Ebisu. È lì dove sto io, è un villaggio a posto vicino alla capitale fiorita. Potrete ritrovarvi lì, se lo desiderate. 
Law annuì immagazzinando l’informazione, poi tornò a Zoro e prendendogli il mento fra le dita, parlò più morbido di quel che probabilmente avrebbe voluto. 
- Mi raccomando, non sparire prima che io mi faccia vivo. Mi assicuro di quel che succede dagli altri, tu salda il tuo debito e sta lontano dai guai. 
Zoro annuì troppo in fretta e lui alzò gli occhi al cielo esasperato. 
- No, non hai capito. - ripeté questa volta con la vena pulsante sulla tempia e la voce scocciata. Le dita adesso artigliavano il mento, ma Zoro non se lo scrollò di dosso perché lo trovava terribilmente carino. 
- Non cacciarti nei guai! Ripagare il debito non significa finire dentro con quell’incosciente di Rufy! Ci pensano gli altri a liberarlo! Tu non metterti in mezzo che peggiori sempre tutto. Sei un ricercato, Zoro. Non andare nella capitale e tieni un profilo basso. Non fare nulla, ok? Al resto pensiamo noi. Tu sta solo per conto tuo! 
Non sapeva più come dirglielo, ma in realtà era stato molto chiaro, infatti Zoro aveva capito, solo che gli piaceva troppo stuzzicarlo per fargli perdere le staffe. 
Fu per questo infatti che lo scacciò infastidito facendo una smorfia offesa, poi avviandosi insieme alle risa di Yasu, brontolò: - Piantala, non sono un ritardato! 

Law voleva rispondere, ma pensò che avendo appena fatto pace, in un certo senso, pur senza aver realmente litigato, non voleva separarsi da lui di nuovo malamente. Così sospirò e lanciando un’ultima occhiata penetrante alla sua schiena spaziosa che si allontanava, si voltò a sua volta e se ne andò dal lato opposto, per tornare a Kuri, 
Si sarebbero ritrovati, adesso ne era sicuro e si sentiva molto più tranquillo, lucido e saldo. 
Poteva rimettere le cose a posto e forse avere Rufy imprigionato non era una brutta cosa se in un solo giorno di permanenza a Wa aveva fatto l’impossibile, tanto valeva procedere da lì in poi senza di lui se volevano avere un minimo di successo. 
“Decisamente potrebbe essere la migliore strategia tenerlo lì dentro fino al giorno della festa dei fuochi e liberarlo solo a quel punto per farlo scatenare. Lo dirò a Kinemon che avranno sicuramente già iniziato a controllare la situazione progettando una strategia.”


Law non si era stupito molto del fatto che Zoro avesse ragione, aveva imparato a fidarsi delle sue percezioni e della sua stessa fede. 
Comunque si era sentito sollevato nel vedere che i ragazzi se l’erano cavata e dopo aver aiutato Kinemon e gli altri a spostare la base segreta, fece con lui un nuovo punto della situazione nel quale propose di non avere molta fretta nel cercare di tirare fuori Rufy dalla prigione in miniera. Un po’ di lavori forzati non gli avrebbero fatto male e per lo meno là dentro non avrebbe più fatto danni.
Kinemon aveva abbracciato la sua idea, infine se ne era andato coi suoi uomini proseguendo con quel che rimaneva del piano. In quel momento era importante individuare tutti i cittadini simpatizzanti dei Kozuki e far sapere loro del raduno in vista dell’assalto finale. 
La guerra era alle porte e dovevano trovare quanti più alleati possibile. Ma, cosa ancor più importante, non dovevano assolutamente attirare ulteriormente l’attenzione, non più di quanto fatto finora.
Lui, Rufy e Zoro erano stati scoperti, ma gli altri ancora no e non era tanto il non far sapere che loro erano lì con le rispettive ciurme, cosa ovvia, ma quanto che le coperture ed i compiti assegnati da Kinemon erano importanti ed andavano svolti, perciò era vivamente gradito che nessun altro venisse scoperto.
Adesso Zoro non poteva aggirarsi come ronin per la capitale, né trovare alleati o informazioni, perciò era inutile. Quasi quasi da spedirlo in miniera con Rufy per impedirgli di fare altri danni, perché tanto sapeva ne avrebbe fatti da lì alla fine. 
Ventilò l’idea ma si rispose che tanto ci avrebbe pensato da solo a fare qualche stronzata e farsi mettere dentro, perciò doveva solo aspettare che il magico volantino cadesse dal cielo enunciando la sua cattura. Non sarebbe stato un vero male, ma più un male necessario momentaneo. 
Anche lui se metteva piede nella capitale doveva farlo col volto coperto e non era una cosa che gli piacesse particolarmente, ma poteva riuscirci. Aveva testa, era intelligente, insomma, poteva gestire la propria copertura saltata per colpa di quei due teste vuote. 
Suo malgrado sapeva di dover tenere particolarmente d’occhio il terzo mentecatto della ciurma.
Il cuoco aveva un po’ più di sale in zucca rispetto al numero uno ed il numero due, ma comunque tendeva a spegnere il cervello in determinate situazioni e sapeva di doverlo controllare ora che si era infiltrato nella capitale come cuoco di soba. 
Non potevano permettersi di perdere altre spie. 
Law sorvegliò alacremente il terzo mentecatto senza stupirsi di vedere che prendeva a calci qualcuno. Non si stupì nemmeno che quel qualcuno facesse parte di uno dei gruppi yakuza assoldati da Orochi. 
Quando lo scoprì, andò ad avvisarlo per ricordargli che non poteva assolutamente permettersi di perdere la sua copertura. 
Hawkins e gli altri cercavano gli altri membri della ciurma di Rufy e dei suoi perché non era idiota e sapeva che se c’erano i capitani, c’erano anche le ciurme, però non voleva che venissero individuati. 
Fu un po’ più facile fargli capire le cose, Sanji era effettivamente meno testa vuota degli altri due con cui aveva avuto a che fare e pur amandoli entrambi, non poteva non soffrire per quella mancanza di materia grigia in certi casi.
Sanji comprese il punto, comprese che avendo preso a calci i membri della yakuza di Orochi avrebbero cercato vendetta e comprese anche che non avrebbe in quel caso potuto scontrarsi. Non con le sembianze di Sangoro il cuoco di soba della capitale o con quelle di Sanji della ciurma di Cappello di Paglia. 
A quel punto sfoderò un’altra non splendida idea. O meglio. Non l’ideale ma per lo meno aveva dimostrato d’aver capito quel che gli aveva detto. 
Si mascherò con una tuta che solo quando la vide capì che non era per niente assurda, anzi. 
Era lo stesso travestimento con tanto di armi di uno dei suoi eroi di bambino, proveniente dal Germa 66, la famiglia di cui aveva recentemente scoperto Sanji faceva parte. 
Odiava come tutti il Germa 66, ma non era quello il punto. La tecnologia di cui erano padroni e le cose che facevano erano incredibili ed aveva sempre ammirato quello che erano riusciti a fare con la scienza, sebbene non quel che ne facevano. 
Così come aveva sempre avuto un pallino per certe tecniche ninja. Insomma, da qualche parte sotto gli spessi strati di ghiaccio e razionalità, Law aveva ancora un bambino con gusti e passioni dentro di sé. 
Mentre lo seguiva e lo controllava in quella sua idiotissima presa di posizione, gli era piaciuto fin troppo vederlo combattere con quella tuta addosso e soprattutto usare i colpi che da bambino aveva ammirato leggere nei fumetti. 
Era a dir poco straordinario, ma non l’avrebbe mai detto ad alta voce, convinto che sciorinando per filo e per segno ogni tecnica che usava, non indicasse minimamente tutta la sua passione per quel personaggio e quella tecnologia,
Per un momento aveva comunque pensato di dover spedire in prigione anche lui per impedirgli di fare troppi danni da libero, ma alla fine era straordinariamente riuscito a spuntarla su quelli che avevano tentato di schiacciarlo per aver alzato rissa con dei membri importati al soldo di Orochi, ma fortunatamente se la cavò senza far scoprire né lui, né far saltare la sua copertura. 
Per poco, probabilmente, conoscendo la capacità di mettersi comunque nei guai. Ma era vero, quel tipo fra i tre mentecatti della ciurma di Capello di Paglia, era quello con cui ci poteva ragionare un po’ di più. 
Quando finalmente il numero tre smise di fare lo splendido, una volta radunati anche altri della ciurma di Rufy che erano lì, li fece andare via dalla capitali conducendoli nell’unico posto che ormai aveva in mente come un chiodo fisso. In particolare da quando si era separato da Zoro. 
- Andiamo ad Ebisu, staremo là per un po’, è un posto sicuro! 
Ma come faceva a saperlo? Per fortuna nessuno glielo chiese, troppo occupati a scappare dopo aver rischiato di far saltare le coperture. 
Lo sapeva perché Zoro l’aspettava lì probabilmente da almeno un giorno, calcolando le tempistiche di marcia e quella convinzione di dover ripagare il suo amico in qualche modo. 
Ecco perché aveva stabilito che Ebisu sarebbe stato un nuovo rifugio momentaneo per loro fra una missione e l’altra. 
Ebisu, si disse mentre correva veloce molto più di quel che sarebbe stato necessario. 
Finalmente riusciva ad andare là. Poteva abbassare la guardia sul combinaguai numero 3 della loro ciurma. Se Sanji era con loro, non doveva fare da baby sitter di nascosto agli altri, poteva occuparsene lui. 
Oltretutto aveva visto dal vivo la tuta e le tecniche del suo eroe d’infanzia e si sentiva straordinariamente realizzato. 
Era assolutamente il momento giusto per ritrovare Zoro e ‘farne una’ in fretta, senza troppi complimenti. 
Carpe diem, si diceva. Avrebbe ben colto. Avrebbe colto Zoro ad Ebisu. Non vedeva l’ora.
Pensandoci ed immaginandoselo già piegato davanti a sé a prenderlo contro un muro, aumentò l’andatura della corsa.


Note Finali: c'è un motivo per cui ho specificato anche quel che fa Law al di là dei suoi incontri sporadici e clandestini con Zoro. Nella fattispecie, c'è un motivo per cui ho specificato che rimaneva colpito dalla tuta speciale di Sanji e dal fatto che per quanto combinaguai, non sia dannoso quanto gli altri due. Lo vedrete nel prossimo capitolo. Mi sono divertita molto ad intrecciare i fatti della serie originale con le mie visioni sulla loro relazione, per me è come una sfida. 'Ah dici che non si vedono mai e non hanno interazioni? Ok, guarda qua!' Va bene, scleri a parte, grazie a chi segue. Baci Akane