9. IL NUOVO SÉ

zolawlawzolaw

Appena Zoro lo sentì arrivare si eccitò subito, era da un bel po’ che non lo vedeva e non faceva sesso. 
Forse non poi così tanto. Forse un giorno intero ed una notte completa. Forse due giorni ed una notte. Aveva preso tecnicamente il conto, ma non aveva tanta importanza. 
Contava che di quei tempi ogni istante poteva essere l’ultimo e sapendo che un giorno in effetti non l’avrebbe più avuto sotto di sé, o sopra, Zoro voleva approfittare quanto più possibile.
Dovendolo condividere con la missione, che era più importante di loro, non poteva semplicemente tenerselo in un angolo deserto di Wa e far sesso con lui 24 su 24 ore. Anche se avrebbe voluto e ne sarebbe stato capace. 
Perciò sapere che sarebbe venuto ad Ebisu perché si erano praticamente dati appuntamento, ma doverlo aspettare nell’incertezza di quando si sarebbe deciso a palesarsi, l’aveva irritato notevolmente e sempre più. Fino a che, finalmente, si era degnato a farsi vivo. 
Sapeva che sarebbe venuto.
Appena lo percepì a distanza, sorrise tutto contento sentendo l’inguine scaldarsi. Non che volesse saltargli addosso subito, gli avrebbe prima chiesto com’era andata e come stavano gli altri. Consapevole che se erano lì con lui, significava che stavano bene. I dettagli del come se l’erano cavata contavano ben poco, per lui. Sicuramente a Law incuriosivano, ma in quello erano diversi. 
Lui non aveva la sua sete di sapere, anzi. 
Percependo con lui Sanji che non vedeva praticamente da Dressrosa, Zoro decise che avrebbe continuato a non vederlo e prendendo Yasu in parte, gli chiese di non dirgli che era ancora lì. Gli spiegò che stavano arrivando Law con altri suoi amici, ma che non li voleva per il momento voleva vedere solo Law. 
Questo per un motivo ben preciso. 
Non aveva nulla contro di loro, anzi. Certo, non aveva simpatia per Sanji, ma non era il motivo per cui non voleva vederlo ora. 

Yasu senza capire annuì ed andò ad accogliere il gruppetto in arrivo come da lui comunicato.
Non si sorprese che Zoro non si sbagliasse. Riconobbe subito Law e si presentò volentieri agli altri con lui indicandogli di potersi sistemare lì nel loro villaggio, dando addirittura la disponibilità di una delle case vuote. 
- So che siete amici di Zorojuro, purtroppo l’avete mancato di poco. È scappato poco fa dicendo che gli hanno rubato le spade, ma potete stare qua quanto volete! Scoprirete che Ebisu è il paese del sorriso! Qua la gente è sempre felice! 
Law lo guardò ridere eccessivamente rispetto a come l’aveva fatto qualche giorno fa, quando l’aveva conosciuto, e mangiò immediatamente la foglia.
Non commentò e non disse nulla ignorando totalmente l’informazione su Zoro come se fosse vera e ci credesse, rimase con Sanji, Franky ed Usop per fare un altro punto della situazione, una specie di piano ulteriore per il futuro prossimo ed infine senza avere cura di spiegare dove andasse, sparì da quella che Yasu aveva gentilmente offerto loro come nuova base momentanea. 
Non era venuto lì ad Ebisu per una base d’appoggio sicura. Anche, in effetti, ma non solo.
Principalmente era venuto lì per lo scemo numero due della ciurma di Cappello di Paglia. 
Quello che al momento si nascondeva da loro mitigando con un certo buon talento la propria aura. 
Non sapeva come avesse imparato, probabilmente merito delle sue meditazioni che gli aveva visto fare in alternanza agli esercizi di rinforzo fisico, comunque non se ne stupì che ne fosse in grado. 
Uscito dalla casa dove gli altri si stavano preparando per la notte, prese Yasu per un braccio e chinandosi furtivamente verso di lui, gli chiese piano per non farsi sentire: 
- Dov’è? 
Yasu rise stimolando un impulso omicida in Law che al momento era di nuovo irritato dai modi misteriosi e assurdi di Zoro. Yasu non si stupì che lui sapesse che invece Zoro era lì e senza discutere gli disse dove era indicando un’altra casa. 
Law entrò senza bussare e sorvolando con sguardo severo e scocciato l’interno del casolare piuttosto accogliente anche se evidentemente povero come gli altri, lo individuò seduto per terra a gambe incrociate proprio a meditare. 
- Si può sapere perché fai finta di essere andato via? Potevi inventarti una scusa migliore delle spade... chi vuoi che ci creda che te le fai rubare? 

Zoro aprì l’occhio riemergendo dalla sua meditazione avendo cura di mantenere la calma necessaria e la lucidità per tenere bassa la propria aura. 
Il cuoco poteva percepirlo ed era proprio quello che non voleva. 
Rivedere Law di nuovo lo riscaldò trasmettendogli l’ormai consueta sensazione di familiarità.
Il suo rifugio. 
Era come un angolino privato personale dove stava solo con chi voleva, dove era sé stesso e si denudava. Una stanza privata, insomma.
Si fidava di tutti i membri della sua ciurma, ciecamente, ma ugualmente c’erano cose di sé che non voleva condividere ancora. Per questo aveva bisogno di un posto speciale. Aveva scoperto di questa sua necessità stando con Law e vivendo la loro relazione segretamente. 
La cosa fra loro adesso non era più solo un bisogno di sfogo fisico e sessuale. Era molto di più, ormai.
Zoro si alzò dal pavimento e sorrise lasciando la parte superiore del kimono pendente dall’obi, le spade, tutte e tre, appoggiate a terra. 
Gli andò davanti e lo prese per i fianchi. Law si lasciò raggiungere e non lo respinse, posando a sua volta le mani sulle sue braccia. Il tocco scaturì calore.
Quella sensazione.
Il suo angolo di paradiso. 
Non si era sbagliato, era proprio così. Ora la stanza privata non era un posto concreto, ma una sensazione, nella fattispecie quella che gli trasmetteva il contatto fisico con Law, le sue labbra, i suoi baci, il suo corpo.
Prima di unire le labbra alle sue, sussurrò piano, totalmente sereno e tranquillo: 
- Mi fido di tutti loro ma non sono ancora pronto a farli invadere il mio angolo privato. 
Law inarcò un sopracciglio senza capire cosa intendesse. 
- Non vuoi che sappiano di noi? Non serve che amoreggiamo! Siamo perfettamente in grado di ignorarci e far finta di nulla... 
Era una delle loro migliori caratteristiche, in effetti. 
Zoro fermò l’avanzata verso la sua bocca, appoggiando però il corpo sul suo che divampò in una lenta onda bollente piacevole e familiare. 
Law scivolò con le mani sui pettorali pronunciati giocherellando senza farci caso con la cicatrice che la solcava in obliquo. 
A Zoro piaceva quando lo faceva, a volte lo faceva mentre dormiva e non se ne rendeva conto. 
- Il ricciolo è troppo acuto rispetto agli altri. Se ne accorgerà appena ci vedrà insieme. Ma è una cosa che voglio rimanga fra noi ancora un po’. 
Law non sembrava contrario a questo, solo che parve stupirsi di quella considerazione tanto che dal petto scivolò a carezzargli il collo, circondandoglielo con entrambe le braccia. Le mani si persero sui capelli. Zoro stava per baciarlo, quando Law inseguendo un pensiero che probabilmente dava conferma alla sua considerazione, lo espresse ad alta voce: 
- In effetti hai ragione, non è poi male il vostro cuoco. È più sveglio di quel che sembra, almeno se gli spieghi le cose le capisce e trova delle soluzioni adeguate. 
Zoro si fermò dal baciarlo, aprendo l’occhio che aveva quasi chiuso per abbandonarsi. 
- Eh? 
- E poi può usare una delle tute tecnologicamente avanzate che lo trasforma in uno dei miei eroi d’infanzia! Quando l’ho visto sono rimasto meravigliato! 
E meravigliato era proprio la parola peggiore che avrebbe potuto usare. 
Zoro avvampò, ma non d’eccitazione o calore come fino a quel momento. 
Avvampò di gelosia.
Quella nera, chiara, cristallina ed inequivocabile. 
- Che diavolo dici? - grugnì indurendosi repentinamente. 

Law lo vide cambiare nettamente espressione davanti a lui, a pochi centimetri.
Rimase con le braccia sulle sue spalle, sorpreso ed incredulo di quel che stava vedendo. 
- Che può trasformarsi in... - stava per spiegargli in cosa, ma sapendo che non avrebbe minimamente capito di cosa parlava, glielo tradusse direttamente cercando di essere il più esaustivo possibile. - in uno dei miei eroi d’infanzia! È stato eccitante vedergli usare certe mosse... 
No che non c’era bisogno di usare quelle parole, ma le aveva usate con tutta l’intenzione possibile, seguendo quella non tanto difficile intuizione. 
Gliel’aveva servita su un piatto d’argento. 
Zoro che lo teneva per i fianchi contro di sé e stava per baciarlo, dopo essere diventato verde come i suoi capelli con una smorfia infantile che la metà bastava, lo spinse allontanandolo da sé e girandosi di spalle. 
- Va da lui e scopalo, allora, se ti eccita tanto! 
Così dicendo iniziò ad alzarsi il kimono infilandosi una manica. 
Law lo guardò strabiliato ed ora visibilmente e realmente eccitato. 
- Ma sei geloso! - lo disse ad alta voce di proposito per provocarlo ancora di più, questo spinse Zoro a voltarsi solo col capo e a lanciargli con l’occhio sano la peggiore occhiata inceneritrice mai vista. Quasi del calibro dell’haki del re conquistatore. 
Non si sarebbe stupito di vedergliela fare, un giorno. 
Non gli rispose nemmeno, era ovvio che lo fosse e non era sensato negarlo. 
Law pensò di stuzzicarlo ancora, ma valutando che così era già più che sufficiente, lo raggiunse alle spalle impedendogli di infilarsi anche l’altra manica. 
- Dai ed io cosa dovrei dire che fra tutti non vuoi vedere solo lui perché è quello più sveglio che capirebbe subito che c’è qualcosa fra noi? 
Tentò di farlo ragionare solo per poterselo fare, gli prese il kimono che si era appena alzato a metà e glielo fece ricadere nuovamente, poi mise le mani sulla vita rimanendogli dietro.
Sapeva che quel tocco l’avrebbe sciolto perché era quello il loro rifugio. Il loro angolo di paradiso privato e personale. 
Infatti non lo scaraventò via, rimase lì, fermo e rigido, in piedi di schiena davanti a lui. Le braccia ancora incrociate sul petto. 
Law spuntò col viso sulla spalla e lo guardò da vicino, profondamente contento di quella gelosia. 
- Che c’entra quello? - chiese Zoro imbronciato. Le mani di Law non salirono alla volta delle braccia per sciogliergliele, ma andarono giù ad aprirgli il nodo dell’obi. 
- Hai un’alta considerazione di lui. Non è un brutto ragazzo e per di più non è Rufy. Se volessi fartelo per sfogarti non ci sarebbero impedimenti! 
- Tranne che è un grandissimo idiota e che vede solo le donne! E comunque resta ugualmente un membro della ciurma. Per me loro sono la mia famiglia, sono tutti come fratelli. Anche se lui lo annegherei 11 volte su 10. Non confonderei mai i ruoli e le relazioni. 
Zoro era partito impettito a parlargli con arroganza, decisamente molto arrabbiato, ma via via si era sciolto ammorbidendo il tono e finendo infine semplicemente per spiegargli la situazione. Come se volesse che non fraintendesse niente. 
Law sorrise contro il suo collo iniziando a baciarglielo, mentre dopo aver tolto la fascia, anche il resto del kimono cadde ai suoi piedi. Zoro sciolse con esso le braccia e accompagnò le sue mani sull’inguine già nudo poiché aveva deciso di non usare quelle fastidiose mutande della loro usanza, aiutandolo a masturbarlo. 
Con la schiena si appoggiò al suo petto facendosi abbracciare da dietro, la nuca all’indietro sulla sua spalla. Infine voltò il capo verso il suo e quando ebbero i visi uno davanti all’altro, si guardarono uno serio e l‘altro con un sorrisino vittorioso e soddisfatto. 
- Se volessi potresti benissimo, non sarò geloso. Quando tutto questo sarà finito, dovremo sopravvivere anche a questi impulsi. Sarà dura. Se ti servirà un chiodo scaccia chiodo dovresti rivedere i tuoi principi sulla ciurma. 
Gli disse senza mezzi termini che avrebbe dovuto pensare ad una soluzione per superare la loro futura separazione, ma Zoro a quel punto invece di prendersela, rifiutare o ribattere, sorrise tirando fuori la lingua. Leccò le sue labbra rimanendo abbandonato al suo corpo, fra le sue braccia, con le mani che lo masturbavano ancora. 
- Ma eri tu il mio chiodo scaccia chiodo. Per Rufy. 
Glielo ricordò di proposito per stuzzicare un po’ come aveva appena fatto lui. Law sogghignò capendo perfettamente il motivo del nominare proprio Rufy. 
- Siamo pari? - disse infatti riferendosi ai giochi di gelosia che li avevano distratti in quei giorni. 
Law era stato geloso di Zoro e Rufy, Zoro ora lo era stato di lui e Sanji. 
Ma non era ormai poi così grave né importante. Erano solo contorni divertenti, perché quel che contava veramente era lì, nei loro corpi allacciati, nelle labbra che si unirono in un bacio che presto divenne passionale. 
“Ti amo, Zoro, e spero di riuscire a dirtelo prima che tutto questo finisca davvero.” lo pensò consapevole che anche se Zoro non era veramente telepatico, lo percepiva comunque. 
Ma glielo avrebbe detto. Voleva farlo. 
Zoro alzò un braccio portandolo all’indietro e prendendogli la nuca da quella posizione; lo tenne a sé e rimasero così fino a che non iniziò a strofinarsi contro il suo bacino, alla ricerca della sua erezione che presto divenne dura alla sua provocazione. 
Poco dopo, il bacio romantico divenne un preludio rovente a qualcosa di poco sentimentale, ma sicuramente molto desiderato. 
Zoro si sciolse dalla sua bocca e dalle sue braccia, si voltò, lo prese per la vita e lo spinse contro una parete. Una volta lì gli strappò sbrigativo l’obi aprendogli il kimono che nemmeno gli tolse del tutto. 
Si inginocchiò e sorrise vittorioso che anche lui non si fosse rimesso quelle strane mutande anti-sesso che Kinemon gli aveva fornito col travestimento. Gli prese vorace l’erezione in bocca succhiandola con foga, come non ce la facesse più.

Di nuovo come se fosse l’ultima volta, realizzò Law in un lampo. 
Quel pensiero gli diede alla testa come tutte le volte che accadeva e accendendosi come non mai, si sentì crescere nella sua bocca, contro la sua lingua bollente. 
Soffocò i gemiti di piacere contro il braccio che morse, poi arrivato al limite se lo staccò di dosso brutalmente e con tutta la prepotenza che lo rappresentava, lo spinse col viso contro la parete dove fino a quell’istante era stata la propria schiena. 
Lo piegò in avanti tenendogli una mano sulla nuca, si succhiò il pollice dell’altra e prendendolo per il fianco, affondò in lui col dito bagnato facendosi brevemente strada, poi senza perdere altro tempo lo penetrò con una spinta decisa e possente. 
Zoro si mise una mano sulla bocca per non gridare di piacere, ma gli venne incontro ad ogni spinta che presto divenne una corsa alla follia.
Follia che esplose in entrambi, ben presto, scaricandosi con un gran sollievo. 
Il piacere si espanse in ogni particella lasciandoli di nuovo lucidi e rilassati. 
Erano tante le cose che contavano, ma quella era una di quelle e finché avrebbero potuto, non ci avrebbero rinunciato. 

Lo sentiva abbracciarlo da dietro, le labbra adagiate fra le proprie scapole, il suo respiro regolare. 
Law dormiva. Il suo braccio intorno alla vita, a tenerlo a sé.
Lo sentiva rilassato e tranquillo. 
Zoro si svegliò per primo, lieto di percepirlo ancora lì con lui come si erano addormentati. 
Quando lo faceva con lui, dormiva incredibilmente bene.
Era incredibile che nonostante i guai combinati, potesse ancora essere libero di agire e muoversi. Vedendo Rufy in prigione, gli sarebbe potuta andare molto peggio ed ora vedeva tutto quel tempo che potevano passare insieme come un dono.
“Non mi stupisce che lui non sia mai finito realmente nei guai. Ci è stato trascinato da noi, ma resta comunque anche lui relativamente libero di muoversi e agire. In questo modo possiamo stare insieme ogni tanto. Non è una cosa scontata.”
No, non lo era. Se ne rendeva conto. 
E si rendeva conto che non era scontato l’esito di quella guerra. 
Era ottimista e fiducioso poiché sapeva che erano tutti forti, ma non avevano mai combattuto contro un imperatore, perciò le cose sarebbero potute andare male, quella volta, ma se così fosse stato, non avrebbe avuto rimpianti in punto di morte. Nemmeno uno. 
“Spero solo che si decida a dirmi che mi ama prima che perdiamo l’uso della parola...” pensò con un sorrisino sornione. 

- Sicuro che non li vuoi salutare? Saremo in grado di gestirci... - Law non si fidava a lasciare Sanji e gli altri soli, oltretutto aveva delle cose da fare, quel giorno. 
Una volta rivestiti, aspettarono prima di uscire di casa. Zoro si infilò le tre spade nell’obi e scosse il capo. 
- No, non ancora. Ricciolo è troppo sveglio. Voglio tenermi per me il mio angolo di paradiso privato. 
Law fece un sorrisino vedendo che aveva parlato col broncio. Era delizioso quando lo faceva. Si avvicinò e attese a pochi centimetri dalle sue labbra. Zoro gliele guardò in attesa prima di baciarlo. 
- Tu che farai? 
- Io tengo d’occhio il combinaguai numero tre... - capendo che si riferiva a Sanji, Zoro fece un altro broncio più profondo dell’altro. Law rise baciandoglielo. 
- Non ho secondi fini. - disse poi volendo separarsi da lui in pace. Non voleva che avesse la mente piena si stupidaggini di gelosia. 
- Puoi andare con chi vuoi! - brontolò sfilando via per uscire per primo. 
Law gli prese il braccio e lo fermò trattenendolo sulla porta. Si guardarono un’ultima volta, di nuovo con quella sensazione o paura.
Che fosse l’ultima.
Di volta in volta era sempre più pressante.
Zoro si fece serio mostrandogli distintamente che non era più geloso e che non era più animato da quello. 
Lo guardò per un momento pensieroso come vedesse o percepisse qualcosa, poi si chinò sulle sue labbra e lo baciò di nuovo. 
- Sta attento. 
Law sorrise ironico. 
- Tu che dici a me di stare attento? Devo pensare che la tua Percezione ti ha mostrato qualcosa che dovrei sapere? 
Zoro sogghignò e sfilando per primo fuori dalla porta, già evidentemente consapevole che gli altri ancora dormivano, disse che sarebbe andato a Ringo, come a dargli un altro appuntamento. 
- Che ne sai di dov’è Ringo, ora? - chiese divertito Law guardandolo andarsene. 
- Mi perderò finché non troverò la neve! Yasu mi ha detto di camminare semplicemente spalle al monte Fuji. 
Law pensò che se l’avesse davvero trovata in quel modo sarebbe stato un miracolo, ma decise di lasciarlo fare. Un po’ perché al peggio sarebbe stato imprigionato con Rufy, cosa per cui probabilmente poi si sarebbe ingelosito lui ma almeno avrebbe avuto la consapevolezza che non avrebbe più fatto danni in giro. Un po’ perché comunque in un modo o nell’altro era sicuramente uno di quelli che sapeva cavarsela in ogni situazione. 
- Sta attento, dottore. - gli ricordò Zoro. A quell’ultimo saluto senza nemmeno voltarsi, Law si fece serio rabbrividendo, capendo che a breve sarebbe toccato a lui, in qualche modo. 


Le parole di Zoro gli risuonarono nella mente come una profezia, quando gli comunicarono che Bepo e altri due dei suoi uomini erano stati catturati. 
Per poco non aveva infilzato quel dannato cuoco che aveva osato insinuare che forse erano stati loro a spifferare tutto dal momento che il piano era stato sbandierato ai funzionari di Orochi.
Adesso davano la caccia a tutti quelli con il tatuaggio della mezzaluna che erano loro alleati segreti o che avevano i loro volantini di reclutamento di alleati dei Kozuki e praticamente l’intero piano era andato a monte. Un piano di vent’anni, per molta di quella gente.
Tutto sembrava andare nella peggiore delle direzioni e la ciliegina sulla torta era stata la notizia dei suoi uomini catturati. 
Sentire il gruppo con cui aveva lavorato e per cui aveva rischiato tanto, accusare i suoi di aver parlato, era la cosa più impensata. 
In aggiunta Sanji voleva impedirgli di andare a liberarli. 
Incredulo che osassero davvero insinuare quello e non solo, anche impedirgli di andare a salvarli, perse le staffe come forse poche volte era successo davanti a loro. 
- SE ANDRAI SARAI CATTURATO! È TE CHE VOGLIONO, NON LO CAPISCI? - tuonò Sanji nel disperato tentativo di fermarlo. 
- E ALLORA CHE MI PRENDANO! COSA DIAVOLO VI INTERESSA A VOI DI ME? A GENTE CHE METTE IN DUBBIO LA FEDELTÀ DEI MIEI UOMINI NON HO PIÙ NIENTE DA DIRE! - gridò Law infuriato.
Dopo di questo se ne andò sbattendo la porta di quella piccola base di Ebisu, dove alla fine li avevano raggiunti anche tutti gli altri. 
Nella mente risuonavano le parole di Zoro, come una profezia macabra. 
‘Sta attento, dottore.’
“Già... l’aveva visto... probabilmente non tutto e non bene. Ma aveva visto che sarei finito io nei guai stavolta. Ma che diavolo posso fare se non andare lo stesso a liberarli? Sono i miei uomini! Non esiste che li abbandono! Rufy si farebbe mettere dentro al loro posto, se Zoro e Sanji fossero presi!”
Lo sapeva, era quello che un vero capitano faceva. O meglio. Che il capitano che ora voleva essere, faceva. 
Fino a quel momento era stato un capitano solo perché al comando di quel gruppo, ma non lo era stato realmente. Perfino Doflamingo era stato un capitano migliore di lui, in quel senso. Fedele ai suoi uomini oltre ogni ragione, per quanto meschino e vendicativo fosse. 
Lui li aveva messi da parte pur di realizzare la sua vendetta personale ed ora per arrivare ad una gloria di cui inizialmente non gli era importato veramente molto, doveva abbandonarli e rimanere fuori al sicuro unendosi a quella ciurma che non si fidava di lui?
Avanzando deciso verso la prigione della capitale, dove sapeva tenevano gli uomini che stavano imprigionando in quei giorni, Law si sentiva di andare al patibolo. Il suo.
Avrebbe liberato i suoi uomini a costo di patteggiare e farsi prendere da Hawkins senza combattere, ma non li avrebbe mai e poi mai abbandonati. 
Non importava il piano, Kaido o qualunque altra storia terribile che si erano caricati sulle spalle. 
Lui non l’aveva voluta, quella responsabilità. Se l’era presa Rufy. Lui voleva solo battere Kaido e trovare sé stesso, uno scopo, qualcosa di suo e solo suo. 
Dopo Doflamingo aveva capito di doversi prendere del tempo per comprendersi, ma essendo in una fase di mutamento aveva preso tempo. Anzi, se l’era dato. Il tempo di capire in cosa si stava trasformando.
Ma lì, mentre andava a recuperare i propri uomini consapevole di star per dare la sua vita per loro e rinunciare a tutto, capì di essere arrivato alla comprensione del nuovo sé stesso.
La propria evoluzione si era infine compiuta. 
Mentre camminava e pensava a quello, la mente volò a Zoro.
Avrebbe potuto fare una deviazione verso Ringo e vederlo un’ultima volta, sapeva che Zoro non l’avrebbe fermato, né avrebbe accusato i suoi uomini e la loro fedeltà. 
Però poi non avrebbe forse avuto la forza di fare ciò che era giusto, perciò andò dritto verso il quartiere delle prigioni a ridosso della capitale. 
Andò là da Hawkins, al suo patibolo. 
Non si sarebbe tirato indietro, perché adesso ispirato da Rufy e Zoro, sapeva perfettamente chi era e cosa voleva diventare. Quel traguardo passava per quella strada, una strada amara, atroce, che forse l’avrebbe fatto finire sul fondo di un burrone da solo, ma non si sarebbe tirato indietro. 
Perché adesso lo capiva, Rufy, che aveva rimproverato e cercato di fermare quando si era scagliato contro Kaido da solo e alla cieca pur di proteggere la gente innocente e poi per vendicare i suoi uomini spazzati via da Kaido e dal suo raggio infuocato. 
Non sapeva che invece poi se l’erano cavata. In quel momento Rufy era andato contro Kaido per vendicarli e non aveva esitato, a costo di dare la vita. Anzi. L’aveva fatto consapevole di darla. 
Per fortuna non era successo, ma sul momento lui era rimasto razionale e lucido e aveva cercato solo di fermarlo senza capirlo profondamente.
Ma ora poteva. Ora ci riusciva.
C’erano cose che un capitano doveva fare a tutti i costi e non c’era nessun bene superiore che tenesse. 
Law sollevò gli occhi in alto, verso il cielo che in quel momento era azzurro, attraversato dai ciliegi perennemente in fiore della capitale. 
Infine li chiuse e prima di arrivare da Hawkins si fermò un momento. Sospirò. Ripensò a Zoro e alla sensazione della sua pelle contro la propria.
Il loro angolo di paradiso personale. 
Sì, anche lui avrebbe fatto precisamente questo. 
Non era facile, non era per niente facile, perché era quasi un colpo di testa e non c’era un reale piano dietro, nessun programma utile e sensato. Solo un tuffo nel buio stile Rufy e Zoro. Ma traendo infine la forza proprio da loro, riaprì gli occhi e andò incontro al proprio inevitabile destino. A testa alta e senza esitare. 


Note Finali: Quando Law guida Sanji, Franky e Usop ad Ebisu dicendo che sarebbe stata la loro nuova base segreta poiché era un posto sicuro, come faceva a saperlo? Perché aveva già avuto a che fare con Yasu che glielo aveva detto anticipatamente, ovvio! E come fa Yasu a riconoscere gli amici di Zoro anche se non li ha mai visti e senza che lui fosse ancora lì? Sempre perché aveva già incontrato Law, e Zoro gli aveva detto che stavano arrivando, ancora ovvio! E come è possibile che Zoro si faccia rubare tutte le spade, come dice Yasu a Sanji e gli altri per giustificare l’assenza di Zoro, ad Ebisu, anche se poi a sparirgliene è solo una e specificamente sul ponte a Ringo poiché è quello il posto di caccia del ‘ladro di spade’ Onimaru? Ancora ovvio, perché Zoro non viene derubato ad Ebisu ma effettivamente a Ringo e lui in realtà in quel momento era ancora lì; era lui ad aver indicato l’arrivo dei suoi amici e dirgli di aiutarli, solo che non si era fatto vivo con loro perché voleva tenersi ‘la sua stanza privata’ ancora privata e passare una notte speciale con Law. Sono un’abile manipolatrice di eventi, ma diciamo che le mie aggiunte sono plausibili in un certo senso. 
Sono oltretutto convinta che con l’abilità di Zoro di usare gli haki, in particolare quello della Percezione, possa abbassare la propria aura per non farsi sentire da nessuno e avere delle intuizioni sul futuro prossimo di chi gli sta accanto e a cui è molto legato (quest’ultima cosa so che non è nemmeno plausibile o probabile, ma volevo fare che si salutassero in modo toccante e così l’ho inserita. In realtà sarebbe più un sesto senso, una sensazione, insomma). Grazie dell’attenzione. Baci Akane