ANGELS
La
porta che si chiude.
Il rumore di passi nel buio, come piombo nell’anima,
l’anima strappata e fatta a pezzi da un dolore che va al di là di tutto, al
di là persino della morte.
Steso nel letto con indosso solo pantaloni aderenti in
raso nero Leaf aspetta.
Aspetta di vedere il suo nuovo cliente.
Mani ruvide e un corpo grosso su di lui, accarezzarlo,
chiedergli se gli piace in tono beffardo e in una risata metterglielo in bocca,
spingendo la sua testa e strappandogli i capelli castani.
Grosso, caldo e pulsante.
Repellente.
I gemiti dell’uomo e il suo grido quando si scioglie
nella sua bocca lo raggiungono togliendogli il respiro.
/anche Marco gemeva così quando lo prendeva in
bocca./
Le lenzuola stropicciate mentre l’uomo lo rivolta
sbattendolo sul letto con una mano, chinandosi a morderlo con violenza e con un
grugnito gli toglie i pantaloni, alzandogli il bacino e penetrandolo senza
preavviso, senza rendergli le cose più facili.
Dopotutto è pagato per quello.
Lo schifo e il dolore di sentirsi aperto in due,
strappato dentro mentre quell’uomo si muove con foga e colpisce sempre più a
fondo.
Ogni colpo un pensiero.
Per non morire.
/Come si muoveva Marco quando entrava in lui, come lo
accarezzava dolcemente e dopo lo accoglieva fra le braccia baciandogli i
capelli,/
un altro colpo.
/La sua risata e il suo modo di guardarlo, con la
testa inclinata e gli occhi azzurri che scintillavano,/
l’ultimo colpo, più forte, più cattivo.
/La sua voce quando gli sussurrava all’orecchio
‘ti amo’ e dopo scappava via ridendo./
La mano dell’uomo che gli afferra la gola, la vena
pulsante, schiaccia ridendo, ridendo e sussurrando “Sei la mia puttana
preferita.”
/Come lo guardava quando voleva ritrarlo e la sua
espressione seria, corrucciata, mentre dipingeva./
“Ti piace eh? Sentirlo a fondo, ancora di più…
prenderlo tutto. Scopi bene sai. Una puttana di lusso!” ridendo sguaiato. Il
corpo che nonostante tutto scatta premendo la lama di un coltello nascosto sulla
gola dell’uomo.
E l’espressione lontana, assente, di Leaf mentre ancora
nudo sibila “ Non parlarmi così” violento,
disgustoso,
eccitante.
Sente l’erezione dell’uomo premergli contro lo
stomaco e sorride mentre si struscia su di lui e si alza subito dopo,
distendendosi sul letto.
“Vattene, ho un altro cliente.”
Sensuale.
Sexy.
L’espressione frustrata dell’uomo mentre chiude la
porta alle sue spalle, lasciando cadere i soldi per terra.
E sa che tornerà.
Attesa.
Che il mondo esploda e i cocci feriscano gli occhi degli
uomini aprendoli alla verità, angeli caduti guardano beffardi la distruzione di
un mondo pieno di sangue che reclama violenza.
E ridono della sua rovina.
La porta si apre nuovamente e Leaf chiude gli occhi, si
sente sfinito oggi, vorrebbe che il tempo si fermasse un po’, vorrebbe che la
notte si rischiarasse fino a diventare giorno e in un bagliore cancellasse tutta
l’umanità.
La sofferenza dentro, dolore martellante che strappa il
respiro.
E ricorda, ricorda l’appartamento vuoto di Marco e i
suoi genitori che con aria fredda lo informano di quello che è successo,
freddi, indifferenti, quasi che il dolore fosse una loro prerogativa e lui non
avesse il diritto di stare male, di soffrire. No lui era il mostro che aveva
deviato loro figlio e non aveva il diritto di piangerne la morte.
Non aveva il diritto di sentirsi spezzare dentro, di
sentire la vita che scivolava via dalle dita come un vestito di seta troppo
lucente, troppo dolorosamente bello e osceno per poter essere contemplato, tutto
quello che aveva fatto, dipinto, amato Marco… dov’era adesso?
Tutto l’amore del mondo, tutto il dolore, tutta la
disperazione sono racchiuse in un cuore che ancora pulsa, ancora muore ogni
singolo giorno sperando finalmente di riuscire a trovare il coraggio per tornare
da lui, dall’unica persona che abbia mai amato.
Poi,
mani gentili gli accarezzano il volto, come a voler
lenire la sofferenza e lui spalanca gli occhi anche se non ce ne sarebbe
bisogno, perché c’è solo una persona al mondo che può carezzarlo così.
Angel.
Lo sguardo bellissimo di Leaf si posa sul corpo emaciato
del ragazzo.
Brutto.
Le spalle cadenti, il corpo magrissimo e il viso coperto
dai capelli color topo e dal naso enorme che sostiene un paio di occhiali che
sembrano più spessi dei fondi di bottiglia; però gli occhi sono di un verde
purissimo, che si può solo sognare, e la pelle è bianca e morbida, calda.
Allunga una mano, Leaf, e lo attira a sè baciandolo
sulla bocca e tirandogli i capelli indietro per approfondire il bacio e sentirlo
gemere sulle sue labbra e muoversi eccitato.
I gesti stanchi, tristi, di chi si trascina dietro la
vita.
Altri se ne fregherebbero colpendolo e pretendendo
attenzione e partecipazione ma Angel non è gli altri.
Si alza sul gomito e osserva attentamente il ragazzo
sotto di sè,
“Sei triste oggi.”
Un’affermazione.
E Leaf non può fare a meno di voltare la testa e
sussurrare: “ Oggi è il compleanno di mio fratello.”
E sa, con precisa esattezza, che Angel ha già capito
tutto quello che non ha detto, lo ha letto nei suoi occhi castani e nel viso
candido.
Il silenzio della notte fa da sfondo a questo
palcoscenico un po’ strano, dove gli attori sono chiamati a impersonare la
loro vita.
Il pensiero di Fabio sempre presente, come un pugno allo
stomaco, sa che gli sta facendo del male, ma ancora di più ne sta facendo a se
stesso.
“Parlamene” la voce, dolce musica nella notte.
La sua musica.
E i pensieri che cercano di appropriarsi della sua mente,
della sua bocca, per trovare un posto dove esistere ancora al di fuori di se
stessi.
“È… ha i capelli lunghi e castani, come i miei, è
dolce e mi capisce sempre…” si interrompe, fa male pensarlo, ricordarlo così,
male soprattutto perché è lui che si è allontanato, se n’è andato
lasciandolo.
Si chiede a cosa sia servito tutto questo, a cosa serva
il suo dolore, la sua vita, se ci sarà qualcuno che lo amerà.
L’amerà ancora.
Non come le centinaia di uomini che toccano il suo corpo
profanandolo.
Le mani di Fabio nei capelli, la sua voce morbida, che
cos’erano?
Istanti cristallizzati di un tempo che non sarebbe più
tornato.
Non poteva tornare.
Con che faccia si sarebbe ripresentato da lui?
Con che coraggio? Lo spende già tutto per sopravvivere.
No non esiste più nessuna strada che lo possa portare
laggiù.
E non può inventarla nemmeno Angel, per lui, su una
terra che non c’è.
“Lui… è stato l’unico che ha cercato di capire
davvero, capire il mio essere gay e non condannarlo, capire la morte di Marco
standomi vicino con tutto se stesso… penso che sarei impazzito altrimenti.”
Ma non era bastato, no perché il dolore è una cosa
subdola e non ti lascia mai… e Fabio era così dolce… ma lui non voleva
contaminare anche suo fratello, non voleva che la sua vita fosse condizionata da
un fratello gay disperato per la morte del suo ragazzo, non voleva che a soli
diciassette anni si tenesse tutto questo carico sulle spalle, non lo trovava
giusto.
Così era scappato anche da lui.
Le mani tenere del ragazzo lo sfiorano piano, con la
punta delle dita, falene piumate che si posano sull’ anima e senza parlare
restituiscono alla vita un po’ di magia.
Perché non tutta la sofferenza che abbiamo donato va
perduta, perché magari un lembo di quella magia ancora vaga nel tempo, e
qualcosa potrebbe trovarla e fermarla prima che sparisca per sempre. Lasciarsi
sfiorare l’anima. Perché è quello che ci resta. Perché davanti alla vita,
noi senza istruzioni, senza magia, dobbiamo pur averla un’ arma, qualcosa per
non morire in silenzio e basta.
E in quel silenzio che in un certo senso è vita e morte
insieme, Angel mormora parole d’amore all’orecchio di un ragazzo che ha
masticato solo odio in quest’ultima vita. “Tu sei bello Leaf, di una
bellezza che va oltre quel che si vede, ciò che in te è eterno sa che la vita
è senza tempo.
E sa che ieri e domani non sono che il ricordo e il sogno
dell’oggi, non devono fermarci ma devono essere ricordi preziosi che
testimoniano che cosa siamo e che cosa potremmo diventare. Per questo non devi
arrenderti… per tornare a guardare quest’istante e poter dire ce l’ho
fatta, perché sei forte e hai saputo andare al di là della mia apparenza, tu
sai andare al di là di qualsiasi apparenza e vivere il sogno e il ricordo
dell’oggi.
E se un giorno io dovessi scomparire in questa vita, saprò
che il tuo ricordo ha dato un senso a tutto e piccoli brandelli di me si
spargeranno come stelle ai confini del luogo da cui nascono tutte le anime.”
Le lacrime lo pungono per uscire e Laef si porta di
scatto sopra Angel, guardandolo in modo strano, “Non mi lasciare anche tu.”
Una richiesta, la prima che Leaf in questa vita
pronuncia.
E Angel sa già che non potrà esaudirla.
Lo sguardo disperato di Leaf quando lo capisce e quando
Angel gli bacia il collo, il viso, ogni lembo di pelle scoperta e sente il
ragazzo che si lascia andare a quel piacere, per una volta ricevendolo e non
offrendolo.
Angel sfiora e succhia e accarezza col il palmo aperto il
suo corpo sensuale, che pare sia stato creato per essere amato.
Riversa su quel corpo bianco e sottile eppure forte e
pieno di energia sopita, tutto l’amore, tutte le cure e tutto il piacere che
tante volte lui gli aveva procurato. Prende in bocca il sesso del ragazzo
castano e lo sente gemere e abbandonarsi, preda di un piacere che aveva solo
dato e mai ricevuto, la lingua che scorre su quel corpo magnifico, lungo quella
carne pulsante, in un ritmo che fa impazzire entrambi dal desiderio.
E, per la prima volta, quando Angel si posiziona su di
lui Leaf sente di volerlo davvero.
Ma l’uomo invece di prenderlo si lascia cadere sul
desiderio di Leaf, sorprendendolo. Come la notte si lascia penetrare da una
freccia fiammante e il piacere si dirama in tutte le terminazioni nevose. Urlano
entrambi quando cominciano a muoversi in un ritmo sempre più folle eppure
dolce, in una dolcezza che è già nostalgia e ricordo
/Un pittore ha rovesciato il calamaio sulla tela e ora
si vanta ‘ho dipinto la notte’/*
L’estasi finalmente arriva travolgendoli e lasciando
cadere Angel sopra il corpo sfinito di Leaf. “Non hai idea di cosa mi hai
dato… di cosa hai fatto per me.”
Non si riferisce al suo corpo.
L’uomo sorride mentre guarda il ragazzo teneramente e
sussurra:“ Lo so perfettamente”
E poi: “Cantami qualcosa.”
Leaf sorride e sorride ancora mentre comincia a piangere,
senza che un solo muscolo del viso si muova, solo, lentamente e inesorabilmente
piccole perle di rugiada cadono da quegli occhi profondi, mentre apre le labbra
e la voce esce dolcissima in quell’oscurità che prende e uccide e solo
raramente regala:
I sit and wait
Does an angel contemplate my fate
And do they know
The places where we go
When we're grey and old
'cos I have been told
That salvation lets their wings unfold
So when I'm lying in my bed
Thoughts running through my head
And I feel that love is dead
I'm loving angels instead
And through it all she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call she won't forsake me
I'm loving angels instead
When I'm feeling weak
And my pain walks down a one way street
I look above
And I know I'll always be blessed with love
And as the feeling grows
She breathes flesh to my bones
And when love is dead
I'm loving angels instead
E mentre Leaf dona ad Angel quella canzone, che in certo
senso è più di una canzone, lui ne traduce automaticamente le parole nella
mente, commuovendosi, quel ragazzo bellissimo e triste come un angelo ora sta
cantando per lui, canta e piange e nell’oscura sporcizia della stanza
quell’attimo si riempie di poesia.
La dolcezza di Angel mentre asciuga le lacrime di Leaf è
come un’ arpa, finalmente sfiora la superficie fredda dell’acqua e lascia
dietro di sé incantevoli sfere di ricordi e nostalgia, nostalgia di un passato,
di un amore e di un fratello che non torneranno più ma che hanno dato un senso
alla sua vita. Con piccoli baci Angel gli sfiora la pelle, per ricordarsi il suo
sapore, in qualunque posto andrà e qualunque vita vivrà, per lasciare a questo
ragazzo che gli ha restituito la stima di sé la tenerezza e il calore di un
abbraccio.
Leaf lo stringe al petto singhiozzando forte, e sa che
non piangerà più dopo, qualunque cosa dovesse succedere.
Non piangerà perché non avrà più le braccia clementi
di Angel dove rifugiarsi.
Non è un pensiero razionale, non sa perché, non sa se
andrà via, cosa succederà, ma ha la netta sensazione che quest’ultimo
incontro sia solo stato un lungo addio e che domani Angel sarà già sparito
come la nebbia mattutina.
E nonostante questo, fra i singhiozzi, chiede ugualmente:
“Prometti che non mi lascerai.”
E’ un lungo attimo, quello che nell’incantesimo fa
raccogliere alla notte gli occhi pieni di lacrime di Leaf dentro quelli di
Angel.
“Ti porterò con me piccolo, sarò dentro i tuoi
occhi.”
Il silenzio pervade e si stende attorno a loro.
Ed è vero.
Leaf non piangerà più, nemmeno quando fra tre giorni
ritroverà il corpo privo di vita di Angel, ‘un regolamento dei conti’
dicevano ‘ e Angel doveva aspettarselo, una cosa legata al suo lavoro
probabilmente, faceva il poliziotto o una cosa del genere…”
Nemmeno quando il corpo torturato di Angel comparirà
davanti ai suoi occhi, nemmeno quando il dolore lo distruggerà.
Nemmeno quando prenderà un coltello in mano per
tagliarsi le vene e la voce di suo fratello inorridita attraverserà il silenzio
della sua anima.
Nemmeno quando Fabio lo stringerà a sé e lui sentirà
il cuore allargarsi di amore e gratitudine e sollievo.
Ma ora esiste solo la dolcezza straziante di questo
attimo sospeso nel nulla e la tenerezza di sapersi uniti al di là di tutto.
-fine-
* è una piccola perla di Tagore