KEPT
IN THE DARK
Il
mare.
Calmo,
infinito quasi, il mare che tutti gli uomini liberi dovrebbero sempre amare, il
mare che ormai mi e' entrato dentro, e in qualunque terra andro' mi portero'
sempre dietro la sua impronta, impronta di morte e distruzione e tuttavia anche
di rinascita e vita.
Tutte
cose di cui adesso avrei assoluto bisogno.
Morire,
rinascere e in un attimo rendermi conto che niente davvero e’ esistito e che
questo mondo e’ solamente un guscio di noce infinito, che la verita’ deve
ancora nascere e gridare al mondo la sua ribellione. Io ci credevo, ci credevo
sul serio all’amore di Nath, e invece tutto si è rivelato una bolla di vetro
soffiato, così fragile che è bastato un soffio a infrangerla. In qualche modo
io dovrò restare a galla, e anche questo mio dolore dovrà imparare a battere
piano l’anima, ma più ci ripenso e più mi sembra gia che nn potrò mai
farne a meno, era finto, era banale, ma era il mio amore. Mi difendeva dalle
brutture della vita, mi difendeva dalla mia famiglia fredda, da mia sorella
scomparsa senza una parola, mi difendeva anche dalla mia debolezza. I minuti
passano e io continuo a guardare il mare, rendendomi conto che finisce davvero
tutto qui, nelle sue onde cristalline, inchiostro liquido. E fare finta, che ne
so, di essere matto, piangere urlare dire no…se lo facessi basterebbe? Se io
ti pretendessi con la forza, se io ti impietosissi…potrei starti accanto?
Potrei continuare a difendermi con il tuo amore? Scuoto la testa, stò
diventando patetico e so benissimo che tutto questo nn servirebbe a niente, gia
lo so.
Vai
via così, solo con una parola, parti e nn hai nemmeno chiesto il mio parere, mi
hai guardato in viso e hai detto solamente ‘ma tanto era un gioco no?’ e io
come una stupida marionetta ho annuito e me ne sono andato, in macchina con
Johanan, l’autista fedele, colui che sempre mi capirà e sempre mi seguirà.
L’unico che ha sempre saputo tutto e nn ha mai detto niente, si è limitato ad
esserci , per me, sempre.
Vorrei
che adesso fosse qui, vorrei che le sue mani calde mi accarezzassero i capelli e
la sua voce mi dicesse che va tutto bene, perché lui è l’unica persona che
quando lo dice ci crede sul serio.
Ma
è egoistico pretendere che lui davvero possa trovare qualcosa in me che va
oltre il semplice padroncino ricco sfondato.
È
quindi davanti al mare che io mi devo riscoprire completamente e desolatamente
solo? È davanti al mare che devo capire che in fondo mi dispiace più che
Johanan non sia qui, piuttosto che Nath parta? Mi stendo sulla sabbia con un
sospiro, ho sempre sostenuto che il destino segue il suo corso e se una cosa
deve andare così è inutile arabbattarsi per cambiarsi, ma questo è un
pensiero di comodo no? Così uno può lasciarsi vivere ed è giustificato dalla
sua coscienza.
Sospiro,
sono triste stasera e in fondo nn è per Nath, lui per me era una specie di
palliativo… mi difendeva dalla solitudine.
Sono
triste perché ho paura che non riuscirò mai ad amare davvero qualcuno, sono
triste perché ho paura che la mia vita sarà sempre una meravigliosa e
claustrofobica gabbia dorata, e colui che può liberarmi, ossia io stesso, non
ha le chiavi.
È
notte fonda quasi e la festa è al suo culmine, le luci che si riflettono sulla
spiaggia creano scintille dorate che come falene muoiono subito dopo lasciandosi
dietro solo il ricordo di una breve vita vissuta male, sento le risa dei
ragazzi, la musica a tutto volume che mi ferisce le orecchie, ma perché sono
venuto qui? Pensavo di distrarmi, di scopare con qualcuno magari e poi farmi
portare a casa da lui, ho anche mandato via Jhoanan e gli ho detto che mi sarei
arrangiato.
Chissà
cos’ha pensato…mi ha guardato con quei suoi occhi neri e ha scosso
lievemente la testa bruna, per esprimere un disaccordo che io ho fatto finta di
nn vedere.
Beh
bella fine ho fatto.
Davanti
al mare, solo, a psicanalizzarmi e scoprirmi solamente un bamboccio viziato che
nn sa cosa fare della sua vita e nn ha abbastanza palle per prenderla in mano e
così si rifugia in amori impossibili, che lo porteranno lontano col pensiero,
che lo porteranno ad evadere da tutto, invece di farlo sul serio.
Il
mare è sempre li, scuro, il vento si sta alzando e le onde ruggiscono la loro
rabbia, la loro libertà, lieve la pioggia comincia a scendere inzuppando tutto,
il mare e la pioggia.
Il
mare che si scatena, in pochi minuti il finimondo e io finisco per tremare di
freddo incapace di distogliere lo sguardo, ci si potrebbe perdere li dentro…in
una notte così, nel mare, se mi ci perdessi… cosa resterebbe? Riuscirei ad
impadronirmi della sua essenza? Riuscirei a capire il suo segreto? Il segreto
delle gocce d’acqua che sferzano la superficie e sembrano doverla punire per
una qualche colpa immaginaria, il segreto di una notte che benedice
quell’unione ed è complice di questa scatenata anarchia.
Immaginare
di essere li in mezzo e sentire su di me quella potenza, quella furia indomita,
sentire l’anatema di Tetide scagliarsi su di me e trasformarmi in uno scoglio
o in un corallo… rido alzando il viso coi capelli biondi che mi appiccicano
sulla fronte, sono pazzo.
Rido
ancora urlandolo mentre la furia della natura mi colpisce “SONO PAZZO!!!” la
pioggia che colpisce anche me, il mare che ormai si sta gonfiando così tanto da
risultare quasi blasfemo, nn può esistere una potenza simile, una forza
tale…e io sono qui a piangermi addosso e a compiangere il mio carattere troppo
debole e la mia vita di merda, mi sento stupido anche per aver pensato che i
miei problemi fossero più importanti di questa notte di pioggia, di questa
notte di tempesta sul mare.
No,
niente è importante di fronte all’immensità delle forze della natura che si
scatenano, qui davvero comprendo la mia piccolezza, ma non piccolezza mia in
quanto Christopher de Blaine, piccolezza in quanto appartenente al genere umano.
Ci
riteniamo così importanti e di fronte a questo siamo impotenti.
“siamo
tutti pazzi” mormoro con il temporale che si mangia le mie parole, forse ride
di esse perché lui lo sapeva già ed eravamo solo noi che nn ce n’eravamo
accorti.
Abbasso
la testa e cerco di togliermi un po’ di acqua dal viso, pura utopia dal
momento che continua a scenderne a catinelle.
Poetico
quanto vuoi ma dopo un po’ comincio a sentire un freddo come se mille aghi
gelati mi si fossero conficcati nella pelle.
Sospiro
e mi avvio verso il parcheggio, se sono fortunato troverò un passaggio o me la
farò tutta a piedi, tanto a questo punto che mi importa? Almeno ci fosse Jhonan
qui con me…
“ti
aspettavo” una voce calda che nonostante il frastuono arriva alle mie
orecchie, desiderata più che mai, alzò la testa di scatto, la prima cosa che
mi colpisce è il ‘tu’, di solito mi da sempre del ‘lei’, poi lui.
È
adagiato sul cofano della macchina, i capelli neri che si appiccicano sulla
testa e gocciolano acqua sul viso perfetto, la camicia slacciata e il torace
muscoloso che fa bella mostra di se, la pioggia che lo bacia e la notte che nn
riesce a nasconderlo, indossa i pantaloni neri della divisa che sotto la pioggia
scrosciante si sono incollati magnificamente alle gambe, boccheggio, ma
dov’ero io in tutto questo tempo?
O
meglio…dov’era lui? Sempre nascosto sotto la divisa, sotto lo sguardo
gentile e il sorriso caldo, da fratello maggiore, mentre quello che adesso mi
sta rivolgendo è uno sguardo intenso come un coltello che mi scava dentro
e mi costringe a guardarlo, a guardarlo nn come essere umano da stuprare ma a
guardarlo come uomo da amare.
Avevo
sentito che aveva fatto danza e che si era dovuto fermare per un ginocchio
distrutto, qualcosa del genere…ecco spiegato il fisico perfetto che si
ritrova, con quegli addominali che sono una scacchiera, nn è un uomo è un
attentato alla ragione!
Io
resto li boccheggiando come un pesce nell’acquario, come Nemo che vuole solo
tornare a casa, è lui che scende dalla macchina e si avvicina a me, e io per un
attimo risento la sensazione familiare dello stomaco che si contrae, della gola
che si annoda, familiare ma diversa al tempo stesso, con nessuno era stato così
intenso, spero che si avvicini e nello stesso tempo mi sto ripetendo come un
maniaco affetto da manie ossessive compulsive che non può essere vero.
Lui
sa quanto io sono fragile, lui sa che razza di ragazzino sono, eppure mi vuole?
E
io? Lui è il mio autista porca miseria fino a ieri lo vedevo con la stessa
carica erotica di un bradipo!
Ma
in fondo…in fondo c’è sempre stata quella sensazione di sollievo quando stò
con lui, la certezza che solo Jhonan mi possa capire, accettare, che lui c’è
e ci sarà sempre, l’unica persona che mai mi abbandonerà.
E
ora un nuovo sentimento sta nascendo, la certezza che nemmeno io voglio mai
abbandonarlo. La consapevolezza che è solo grazie al suo pensiero che sono
sempre e comunque andato avanti, c’era lui ad ascoltarmi, a capirmi, ad
amarmi.
Che
stupido sono stato, l’avevo sotto gli occhi e nn l’ho mai capito.
Pone
fine al mio ritornello di ‘imbecille’ abbracciandomi e alzandomi il viso con
due dita, gli occhi neri che bruciano, Dio bruciano e io che solo un attimo fa
morivo di freddo adesso stò bene. Anzi dire bene è un termine riduttivo, sento
che questo è il solo posto in cui vorrei stare. Lui nn parla, è più
intelligente di me, lui aspettava in silenzio che io lo scoprissi, e adesso che
ha capito che ero al punto di rottura mi ha fatto capire che nn sono solo, che
nn sono solo lo stupido ragazzo viziato, ma posso diventare un uomo degno del
suo amore.
Poi
mi bacia e io nn capisco più nulla, il suo corpo mi si preme contro e la
pioggia è come se ci unisse, incollandoci, il bacio è lento e dolce, un ritmo
come nessuno mai l’aveva avuto e io…io mi ci perdo, sentendo i brividi che
scendono lungo tutta la schiena e staccando tutti i contatti con il mondo.
È quello che desideravo.