Attesa

quadro

Allora…hai finito?”
Il ragazzo dai capelli rossi saltella attraverso la stanza senza nascondere la sua impazienza.
Del resto anche un cieco si accorgerebbe che non sta in se dalla gioia, giusto per usare un eufemismo.
Se non altro per il rumore che fa mentre sposta tutto quello che capita nel raggio della sua azione.
Il ragazzo che sta attirando così rumorosamente la sua attenzione è davanti a una tela e sta dando gli ultimi ritocchi a quello che diverrà il suo capolavoro.
Se chiaramente l’altro lo lascia finire senza distruggere prima la sua casa.
<< Ale, la vuoi piantare?
E’ colpa tua se ho dovuto ritoccare i capelli!!
Erano di un bellissimo caldo color mogano… da far invidia perfino alle modelle,
E tu hai dovuto tingerteli di…rosso!!!!>>
Questa frase ha il potere di fermare il piccolo terremoto immediatamente.
Si volta e lo guarda con sguardo di fuoco…o almeno ci prova.
Ma visto che il pittore non lo sta calcolando la sua minaccia cade nel vuoto.
Allora tenta con la voce ma non ottiene un effetto migliore.
Così si passa le mani nei capelli e sospira, sconsolato.
<< Sei cattivo…il colore è appena arrivato, una nuova nuance, il mio capo mi ha chiesto se volevo provarlo e a me è sembrata una buona idea…>>
La sua voce titubante ottiene l’effetto sperato, Marc scuote la testa e ammorbidisce notevolmente il suono della sua voce:
<<Non discuto su questo, lo sai. Non sei …male (sospirone) ma quando ho iniziato il dipinto eri del tuo colore naturale e adesso, improvvisamente e senza dirmi nulla, l’hai cambiato.
E io non avevo finito di dipingere i capelli… ho dovuto usare la memoria>>
Abbassa ancora di più la voce e lo guarda negli occhi, è adorabile così contrito, con le mani ancora nei capelli…non sono così male e poi…ricresceranno presto.
Dovrà andare a scambiare due paroline con quel suo…capo.
Che tinga le sue clienti e lasci stare il suo ragazzo per favore…o per forza.
A lui la scelta.
<<Per fortuna che ho un’ottima memoria…e non mi sfugge nulla di te.>>
Il sorriso torna sul volto di Alessandro,quel sorriso che illumina gli occhi, li fa risplendere riempiendoli di gioia, di voglia di vivere.
Di amore.
<< Lo sapevo che tu avresti risolto tutto. Lo so che a volte combino dei guai…va bene più che a volte. Spesso, ok? Ma so di poter contare sempre su di te. >> Fa per avvicinarsi ma Marc lo interrompe con tono deciso, Ale fa una smorfia buffa, come a dire “ mi è andata male…” ed alza le mani in segno di resa.
<< Fermo li, non ho terminato e mi fai il favore di aspettare, chiaro?>>
Il broncio torna immediatamente ma questa volta non sortisce l’effetto voluto.
Alessandro allora inizia ad autoconvincersi che l’unica cosa che può fare adesso è attendere con pazienza che il suo ragazzo finisca il suo capolavoro.
Il suo regalo per il loro primo anniversario insieme.
Un anno.
Un anno fa decidevano di iniziare a fidarsi l’uno dell’altro a tal punto da
mettere la propria vita nelle mani di colui che sarebbe diventato il loro compagno.
Una vita che divenne meravigliosa, piena di incognite certo…ma anche di passione e di amore.
Senza rendersene conto Alessandro si stende sul pavimento e si lascia andare ai ricordi, facendosi cullare da essi.
Marc inarca un sopracciglio all’improvviso silenzio… come mai quel terremoto ha staccato la spina così presto?
Azzarda un’occhiata al di sopra della tela quasi ultimata e lo vede …addormentato.
Con un’espressione estatica sul volto da folletto dispettoso.
Scuote la testa e torna a dare gli ultimi ritocchi al dipinto.
Lo firma nell’angolo con le sue iniziali e indietreggia di alcuni passi per poterlo vedere meglio.
Con sguardo criticò osserva le ombre, i riflessi… ogni imperfezione.
Ma decide che va bene così.
Sono le imperfezioni che fanno la differenza tra un dipinto qualunque e uno che riflette la realtà.
Lì c’è tutto l’amore che provano l’uno per l’altro.
L’aveva iniziato sei mesi fa, per immortalare nell’unico modo che lui conosce la loro storia.
Il momento in cui era nata.
Lo ricorda benissimo, come se fosse oggi.
Il suo folletto stava male, aveva la febbre alta.
Ed erano rimasti bloccati in palestra da un temporale violento.
Così attese che passasse mentre tutti gli altri invece sfidavano la pioggia torrenziale tornando a casa.
Era venuto lo stesso ad allenarsi nonostante la febbre, quello scemo.
Quell’adorabile bellissimo scemo con il viso da folletto e la vitalità di un terremoto.
E fu li, seduto per terra nella palestra con la sua testa appoggiata sulle gambe e il silenzio attorno a loro che decise una cosa importante, e la decise per tutti e due: da ora in poi si sarebbe preso cura di lui visto che da solo combinava soltanto guai…
<< ricordo che il tuo bacio mi sembrò freschissimo… avevi la bocca così fresca>>
Sobbalza appena… ormai dovrebbe essere abituato ai suoi passi felpati, invece lo frega ancora, anche se di poco.
<< Eri tu ad avere la tua bollente…>>
Alessandro si mette ad osservare il dipinto con occhio da intenditore
<< mmm… non è male, anche se io…>>
Ecco, ricomincia a sragionare eMarc conosce un solo modo per farlo stare zitto.
Si volta improvviso e lo abbraccia, appoggiando le labbra sulle sue.
<<Taci, non iniziare a spararle>>
Gli risponde un sorriso malizioso,mentre inizia a mordicchiargli il labbro inferiore>>
<<Fu la notte più bella della mia vita, nonostante la febbre e il pavimento scomodo, Fu li che ebbe termine la mia attesa…>>
Non finisce la frase perché Marc si impossessa di ciò che ritiene insindacabilmente suo, totalmente suo.
Senza possibilità di revoca.
E quella tela resterà li a dimostrare che il suo folletto sa anche attendere in silenzio e fermo…se ne vale la pena.
Specie con 40 di febbre.