Da Adesso In Poi
POW APHRODITE
Il
tempo ha un fastidiosissimo vizio.
Quando, con ansia, aspettiamo
il ritorno di qualcuno a noi caro, esso si mette a girare più
piano fino a toccare momenti in cui si sente solo la perfetta stasi
nelle cose che ci circondano come se il fiore del tempo non perdesse
più petali, rimanendo impassibile ai desideri di coloro che
vogliono che voli!
Io osservo, svogliato, la sveglia posata sul
vecchio comodino al fianco del nostro letto dalla testiera in ferro
battuto.
Sono quasi le quattro e non riesco a dormire.
La
luce dell'abat-jour è accesa e riempie di ombre sparse la
stanza... ho bisogno di almeno una piccola fonte luminosa per poter
distinguere le lettere stampate sul libro che sto leggendo per
ammazzare la noia delle notti insonni.
Con un sospiro profondo mi
sdraio sul fianco sinistro a guardare il vuoto al mio fianco. Poso il
libro tra le coperte sgualcite a metà. La parte occupata dal
mio compagno è intonsa.
La mia mano destra vola ad
infilarsi sotto il suo cuscino freddo. Ho bisogno di lui ed egli non
c'è...
... egli che mi aveva promesso che oggi sarebbe
tornato a dormire a casa dopo tre giorni di assenza "per
lavoro".
Ed ancora non ho capito perché ha insistito
così tanto a lasciarmi a casa, visto che al Santuario potevo
dare una mano anche io!
Comunque, ormai rinuncio a capirlo... un
anno che conviviamo e ancora riesce a farmi alterare con i suoi
atteggiamenti circonfusi di mistero.. o di malignità.
Ma
non importa... si ingoia e si va avanti. Possiamo beccarci quanto
vogliamo, alla fine torniamo insieme... nello stesso letto a fare le
stesse cose quasi ogni notte... alcune volte mi chiedo se non sia
solo per quello che stiamo insieme. (-.-)
Sinceramente parlando,
spero di no! Altrimenti questa storia non sarebbe diversa dalle altre
che si sono susseguite nella mia vita, alcune volte a ritmi
frenetici.
Da parte mia sono sicuro di provare per lui quel
qualcosa in più che ti fa battere il cuore quando lo osservi
in casa, quando si muove dalla poltrona sulla quale è
appollaiato a far nulla e ti si avvicina per coccole e baci; lo
dimostra il fatto che io sono sempre stato frivolo con i miei amori
precedenti, non mi sono mai sentito in dovere di essere fedele verso
nessuno dei miei uomini, mentre, in quest'ultimo anno, la mia vita è
diventata quasi di clausura, da un certo punto di vista.
Basta...
inutile continuare a pensare al suo rientro.
Con un gesto dettato
da fastidioso nervosismo spengo la luce, urtando la sveglia e
facendola cadere a terra con un colpo secco e scomposto. Deve essersi
rotta, ma non mi interessa... al diavolo anche quest'oggetto
inutile!
Torno a coprirmi fin sopra la testa con il lenzuolo
fresco.
Anche se di giorno fa caldo qui, ad Atene, queste notti
primaverili sono fresche e morbide.
Serro gli occhi per tentare
di riposare un po', controvoglia.
Uno scatto secco della serratura
mi fa comprendere che qualcuno sta entrando in casa, proprio quando
sto per entrare in un dormiveglia più profondo, molto simile
all'effettiva stasi dovuta al sonno.
Sgrano gli occhi e attendo i
passi attutiti dal parquet che si fanno avanti tra le stanze.
Il
mio cuore perde un colpo quando i suoi rumori inconfondibili si fanno
sempre più forti fino a che riesco ad intendere bene la sua
figura poco aggraziata che si spoglia alle mie spalle.
Cerco di
trattenere il sospiro... per non gridare di gioia.
Lo amo.
Il
letto cigola mentre egli si siede sul materasso a molle. Il fruscio
familiare delle coperte mi riempie i timpani di amorevoli rumori.
Con dei movimenti vellutati si avvicina a me e mi abbraccia
talmente forte da stritolarmi, ma non importa. Adoro questo tocco
virile... sulle mie membra chiare.
Rispondo all'abbraccio. Mi è
mancato troppo per poter giocare a fingere di essere ancora
addormentato. Lo sento ridere piano, sommessamente. Mi bacia
ripetutamente il viso e poi mi sussurra parole che in realtà,
indipendentemente dalla nostra storia d'amore, non mi riferisce quasi
mai con così tanto affetto: <ti amo>.
E me lo ripete
talmente tante volte da farmi venire la nausea...
Lo abbraccio e
mi rendo conto che è nudo, completamente. Il tono della sua
voce mi è mancato... il suo bellissimo accento mi entra
dentro, riempiendomi. Però è strano... mi ripete
continuamente "ti amo", mi abbraccia e mi coccola come fa
raramente.
Deve essere successo qualcosa... non è mai così
espansivo tranne in rarissimi casi.
Staccandomi dai suoi baci e
abbracci cerco a tentoni l'interruttore.
Gli unici momenti in cui
dimostra un po' di dolcezza sono quando deve farsi perdonare
qualcosa. Il mio cuore batte velocemente, ma non di emozione... è
l'ansia dell'incertezza che mi riempie di dubbi. Che cosa è
successo?
Un ruscello di luce invade il suo viso ed egli,
automaticamente, chiude gli occhi per pararsi dal pesante dualismo
oscurità - chiarore.
Gli occhi atri di Deathmask, due pozze
blu notte, si piantano nei miei quando riescono a rimanere aperti,
abituandosi al flusso giallognolo che parte dall’abat-jour.
È
praticamente buttato tutto su di me, il suo corpo premuto contro il
mio, le due mani grandi e virili che mi afferrano la testa al di
sotto delle orecchie e me la spingono contro il guanciale, con quella
violenta gentilezza che solo lui riesce a non rendermi odiosa.
Mi
guarda fisso e apre leggermente la bocca come se volesse dirmi
qualcosa... e il mio cuore batte e io non so che fare. Sta per dirmi
qualcosa o vuole continuare a giocare alle coccole innocenti per
molto?
Avvicina le labbra alla mia fronte e stampa un bacio per
rilassarmi.
Tira un profondo sospiro di sollievo...
<devo
dirti una cosa...>
Silenzio.
Siamo giunti finalmente al
momento in cui la sua coscienza cede... succede sempre quando mi
guarda dritto negli occhi e vi scorge quella vena di timore che
non riesco a nascondere quando ho un brutto presentimento.
<Che
cosa?!> chiedo solo per rilassare il mio petto sconvolto dal
respiro veloce lasciando andare fuori un po’ di quell’aria che
sembra soffocarmi.
Egli mette definitivamente a contatto i nostri
corpi, interamente, abbracciandomi e poggiando la fronte sulla mia
spalla.
<Non te la prendere... anche se la cosa,
apparentemente, può sembrare grave...>
Digrigno i denti,
sibilando: <Che cosa hai fatto?!>
Affoga le sue parole nei
miei capelli... lo sento appena: <Penso di aver fatto qualcosa di
poco ortodosso ... tenuto presente lo stato attuale delle cose tra di
noi...>
Mi sta innervosendo... lo fa apposta per confondermi o
sta cercando una giustificazione a qualche magagna?
Con un gesto
violentemente imprevedibile, lo faccio caracollare al mio fianco
mettendomi a sedere. Le ombre ballano sul letto.
Si sdraia di
nuovo di lato e, con un unico gemito, afferma: <Ho fatto all'amore
con Milo...>
POW SHUN
Certe
volte vorrei essere diverso.
Ci sono momenti in cui vorrei
veramente essere capace di ribellarmi a questo dolore che,
puntualmente, mi dilania lasciandomi incapace di reagire.
Forse
anche lui lo vorrebbe, non lo so...
E' questo il fatto... non
saperlo!!!
All'inizio ero tutto per lui... lo sentivo, me lo
dimostrava in ogni momento.
Non faceva un passo senza di me, non
si muoveva senza prima prendermi la mano e trascinarmi via... una
follia meravigliosa vissuta con tutta l'anima, con tutte le mie
forze, senza domandarmi "fino a quando".
Ce ne siamo
andati via per conto nostro, per poter essere soli senza dover
rendere conto a nessuno dei nostri movimenti,
per baciarci
ovunque, ogni volta che ne avevamo voglia.
Per fare l'amore senza
chiuderci a chiave in camera, soffocando la nostra passione per non
farci sentire...
E adesso questa casa arredata con tanta cura,
con il mare che lambisce le sue mura e le onde che si infrangono
sulla "nostra" spiaggia... questa casa mi vede sempre più
spesso da solo.
E accarezza le mie lacrime, il mio dolore.
Quanti
mesi abbiamo passato da soli senza mai sentire il bisogno di
nessun'altro?
Sette?... La settimana scorsa sono stati sette mesi
che stiamo insieme.
Nei primi cinque non mi ha lasciato solo
nemmeno una volta... nemmeno mentre dormiva...
Negli ultimi due è
la terza volta che parte... e io, ogni volta... muoio un po' di
più.
*Muoio in quello zaino che prepara freddamente,
velocemente, mentre io osservo i suoi capelli biondi lambire le
spalle, la sua schiena muoversi velocemente dal letto dove è
posato lo zaino, al nostro armadio, dove ci sono le sue cose...
Il
nostro armadio... che sempre più spesso vede soltanto i miei
vestiti... troppo vuoto, troppo grande soltanto per me.
Va in
bagno a prendere le ultime cose e io lascio che le lacrime scorrano
finalmente libere... non voglio che lui mi veda così ma... sto
per spezzarmi!!!
Forse dovrei dirglielo chiaramente, non limitarmi
a fare il ragazzo docile e tranquillo che dice sempre di si e aspetta
che lui si tolga la "nostalgia" di casa con quei
viaggi struggenti in Russia.
Non voglio che parta sapendomi in
lacrime... ma non è tutto qua!
Io... NON VOGLIO che
parta!
E basta!
Oppure... oppure vorrei che mi chiedesse di
andarmene con lui, ci andrei senza esitazioni, senza
tentennamenti!
Lo amo così tanto ma certe volte, questo mio
amore, mi sembra rifiutato...un inutile ingombro che non serve più
e che può essere accantonato.
Sento che sta per tornare, mi
asciugo le lacrime e, per la prima volta, vorrei non farlo.
Vorrei
fargli vedere il dolore che la sua partenza mi suscita, fermarlo in
qualche modo... in qualsiasi modo...ma
Ma così otterrei
soltanto la sua pietà e non è questa quella che
voglio.
Non voglio la pietà di nessuno... sopra tutto la
sua.
Così mi ricompongo e accolgo le sue labbra che si
posano sulle mie, il suo bacio dolce che mi saluta, la sua lingua che
tocca la mia per un attimo, una frazione di secondo che fa però
accelerare il sangue nelle vene.
Alzo le braccia per cingergli il
collo e rispondo al suo bacio con tutto me stesso, cercando di
metterci dentro quello che non riesco a dirgli,
muovo la lingua
insieme alla sua che si stende su di me schiacciandomi contro il
materasso.
Si stacca ansimante, le guance velate di un rossore
tenue, l'eccitazione che preme contro la mia mentre gli occhi
brillano, più intensi che mai.
Ma... si stacca da me,
dolcemente ma inesorabilmente... si allontana senza fiato ma... si
allontana.
Il desiderio di me è meno forte di quello per la
Russia.
< Devo andare cucciolo, se fai così non mi fermo
più...>
E dov'è il problema? Perché deve
essere un problema questo???
Vorrei gridarglielo ma...mi resta
incastrato in gola... non dico una parola mentre lui si volta, prende
lo zaino ed esce dalla porta.
Non vuole che lo accompagni
giù...l'ultima volta mi sono messo a piangere ed ha rimandato
la partenza di qualche ora ma poi.. se n'è andato lo stesso...
fingendo di non sapere che le mie non erano lacrime di dolore ma
semplici lacrime di commozione.
Io piango sempre... tutti lo
sanno.
Così resto li a guardare la porta che si chiude
dietro di lui e il silenzio che accoglie la sua partenza.
Mi alzo
e mi precipito alla finestra... appoggio le mani al vetro e lo vedo
andare via, i capelli biondi accarezzati dal vento, le spalle dritte,
il passo sicuro...
Non si volta indietro, nemmeno una volta.
Che
rumore fa un cuore quando si schianta?
Esco da questa casa che mi
ha visto pazzamente e totalmente felice e corro in riva al mare...
vorrei fermarlo, vorrei gridare e farlo tornare indietro... e dirgli
che lo amo, che non amo altri che lui, che potrei morire in questo
preciso momento se soltanto servirebbe a riportarlo indietro... a
riportarlo qui...
Invece affondo il viso sulla sabbia e piango,
singhiozzo disperatamente mentre tutto, dentro di me, si
spezza.
Che rumore fa un cuore quando si schianta?
I singhiozzi
si susseguono instancabili... non c'è nessuno che mi sente,
nessuno che può alleviare il mio dolore.
Nessuno.
Sono
solo.
Solo con i miei ricordi e la mia
angoscia.
...invece...invece no, c'è...
Oh Athena...
hai ascoltato le mie preghiere.
Non posso crederci...
Aphrodite.
Il mio Aphro... ma... che è successo?
Perché
ha quello sguardo?
Che gli ha fatto Death?
POW APHRODITE
Il
mare lambisce gli scogli, le onde crepano forte se stesse contro le
masse di minerali millenari.
Shun è qui, di fronte a me,
seduto tra la sabbia fine e fastidiosa.
Cosa è successo ai
suoi occhi?! Sono gonfi come se avesse versato più lacrime di
quelle che aveva a sua disposizione per esprimere la tristezza
indicibile che si legge in quei due specchi verdi e profondi.
Non
so perché mi sono ritrovato qui a calpestare i grani fini di
questo mare di Grecia.
Avevo intenzione di andare a spaccare la
faccia a Milo, dopo aver abbondantemente pestato il mio "Dolcissimo"
amore.
Non ha opposto resistenza, questo è vero... ma solo
perché si sentiva in colpa e perché era stato preso
dalla rarissima vena masochistica che aliena il suo carattere in
particolari periodi della sua vita.
Quando sono uscito di casa mi
ha lasciato andare, senza fermarmi. E' normale. Questo è il
nostro modo di amarci, complicato, forse un po' meschino, ma rimane
comunque un modo di amare!
POW SHUN
Si, è
proprio Aphrodite quello che sta arrivando e, attraverso il velo
delle lacrime che continuo a versare, riesco benissimo a vedere che è
stravolto!
Arrabbiatissimo... e conosco soltanto una persona che
può ridurlo in questo stato: Death!
Mi alzo in piedi per
andargli incontro ma mi fermo dopo pochi passi.
Le sue mani... le
nocche sono piene di sangue... ma che è successo? si sono
picchiati?
Credo proprio che a lui non succederà mai di
restarsene a piangere così senza dire nulla, senza fermarlo,
senza ...senza!
Ma io non sono lui...
< Aphro... ma
cosa>
Non riesco a terminare la frase, mi è accanto in
un attimo e afferra il mio viso fra le sue mani.
Passa i pollici
lungo la scia che hanno lasciato le lacrime e si ferma sulle labbra,
accarezzandole
< E' partito di nuovo? Da solo>
La sua è
un'affermazione...non una domanda... e io non rispondo, che cosa
potrei dirgli?
<E tu non gli hai detto nulla... cosa devo fare
con te, piccolo?>
Mi abbraccia, le sue mani risalgono lungo la
schiena e mi fa appoggiare la testa sul suo petto
< così
no Aphro... così mi sciolgo...io...io non sono forte come ...>
ma lui non vuole ascoltarmi, so che non gli piace quando parlo così,
il suo calore è così grande e il mio bisogno di amore
così assoluto da indurmi a ricambiare il suo abbraccio.
Mi
accoccolo così, tra le sue braccia... ed è come
ritornare bambino, al sicuro, amato e desiderato, dolce Aphrodite...
quanto ti voglio bene... e glielo dico, con un filo di voce,
soffocato dal suo petto
< ti voglio bene... Aphro io...> non
termino la frase, non me lo permette.
Mi fa sedere sulla sabbia
calda, la stessa che prima ha accolto le mie lacrime a la mia
disperazione
POW APHRODITE
E
ora cosa gli dico?
Ero venuto per distrarmi, forse... ero venuto
per sfogare la mia rabbia e confidarmi con lui dicendo peste e corna
di quel gran figlio di puttana del mio ragazzo e, invece, come
sempre, devo tentare di calmarmi da solo.
Shun ha bisogno di me,
quel maledettissimo, sciocco, insensibile russo ha di nuovo fatto
casini con i suoi sentimenti confessati e inconfessabili!
Per
certi versi, Hyoga non è migliore di Deathmask... almeno però
si risparmia i tradimenti! Su questo non c'è dubbio, il
siberiano è una persona fedele.
Siamo seduti uno vicino
all'altro. Quanto è piccolo il suo corpo in confronto al
mio... come sempre, però, non posso fare a meno di notare la
perfezione di ogni sua minuscola parte.
Membra perfette, un
filo di muscoli talmente piacevoli e armoniosi che non appesantiscono
la sua figuretta elegante.
Shun... in tutta la sua
bellezza.
Reprimo il dolore delle nocche screpolate.
Reprimo
anche la mia amarezza nel ricordare la faccia di Deathmask che, con
una tranquillità estrema, confessava la bastardata
cosciente.
Con un gesto liquido porto il mio braccio intorno alle
spalle del giovanissimo santo di Athena. Lo stringo a me, con una
passione che raramente dimostro apertamente con lui. Lo abbraccio
fino a fargli male.
< cosa c'è che non va Aphro? è'
evidente che stai male>
Lo guardo, continuando a tenerlo
stretto a me. Osservo la sua testolina dai capelli morbidi e serici
al tocco, osservo e passo la mano tra le ciocche profumate.
<
Io sto bene, cucciolo! Non ti preoccupare. Piuttosto... come siete
rimasti tu e il russo?!>
Mi spiace, ma non riesco proprio a
nascondere il mio astio quando penso al suo compagno.
Shun scuote
leggermente la testa
<non siamo rimasti...lui è partito
e io sono rimasto qua, tutto come sempre> eppure... eppure le
lacrime premono ancora per uscire.
Me ne accorgo immediatamente,
come non notare quelle gocce di perla che scivolano dai suoi smeraldi
profondi come una foresta tropicale?
Le mie dita tornano ad
allontanare le lacrime dalla carnagione di rosa che si sta via via
irritando.
<Non trovi che dovreste smetterla di giocare al topo
che scappa dal gatto? Dovrei parlarci io col russo...
DEFINITIVAMENTE>
<Non chiamarlo russo Aphro...>
Ho
ragione, lui lo sa che ho ragione.
< Lo amo... non voglio
perderlo anche se...>
Anche l'altra mia mano si muove a cercare
il suo viso e lo stringo ancora più forte contro di me.
<Anche se...?!>
< ... anche se certe volte vorrei
fermarlo e dirgli che mi sta uccidendo con le sue partenze con questa
casa troppo grande senza di lui,ma come faccio a dirgli queste cose
se scoppio a piangere immediatamente? ...non voglio... farmi
vedere...così...> la voce si spezza e nasconde la testa
contro la mia mano calda, con un gesto deciso porto i miei occhi a
fissarsi nei suoi. Non lo voglio vedere così... non lo
merita.
<Ne hai tutto il diritto, sai? Siete ancora due
bambini... ma dovete sapere che se abitate insieme ci sono delle
regole da rispettare. E, soprattutto, se vi amate come dite di
amarvi, non dovreste affatto avere paura di confessarvi i reciproci
malesseri. Se quello scemo biondo si comporta così,
sicuramente è perché ha qualche problema e solo tu puoi
aiutarlo a risolverlo, sai?>
Sorrido come posso, pensando a
quanto sono belle le sue iridi... a quanto avrei voluto potergli
confessare il mio amore quando ancora avrei potuto sperare in una sua
risposta affermativa...
Ricaccio in me i ricordi e continuo,
imperterrito, mentre egli singhiozza forte.
<Se continuate
così finirete col creare una bella crepa tra di voi e vi
assicuro che non è bello!>
Ridendo della mia situazione,
mi lancio.
<Guarda me e Deathmask, per esempio... non riusciamo
a nasconderci nulla!>
Si, in effetti dovrei gioire della sua
schiettezza di stanotte. Non mi ha nascosto nulla!
Così,
rincuorato, continuo:
<Sai cos'ha fatto quel gran figlio di
puttana stanotte?!>
Mi alzo e torreggio su Shun, piccolo e
rannicchiato, ancora singhiozzante.
POW SHUN
Si è
alzato in piedi e mi guarda, un po' beffardo, un po' tenero...so cosa
vuole da me, ha perfettamente ragione.
Questo è il suo modo
di scuotermi e io...io sono un verme perché penso soltanto a
me mentre anche lui con Death non ha vita facile, quelle mani stanno
ad indicare però che neanche a Death è andata troppo
bene, così mi asciugo gli occhi con il braccio e, cercando di
tirare fuori un filo di voce ferma, gli chiedo...
< che cosa?>
immaginando già, forse, la risposta...
POW APHRODITE
Con
gesti plateali comincio a narrare.
<E' tornato tardissimo! Era
già mattina! Non so se si vede ma negli ultimi giorni non ho
dormito molto, in attesa di un suo fantomatico ritorno dal
Santuario!>
Mi fa bene parlarne, almeno scarico la rabbia e
riesco quasi a prenderla sul ridere!
<Mi aveva assicurato che
sarebbe andato SOLO per un ordine del Gran Sacerdote... ma,
naturalmente, non poteva stare tre giorni tranquillo e innamorato del
suo uomo che, fiducioso, lo attendeva a casa...>
Sospiro.
Cazzo... non so se mi farà bene ripercorrere tutto l'iter
del tradimento... non ho ancora capito quanto c'era di premeditato e
quanto di casuale in tutta questa maledetta storia!
In effetti mi
rendo conto che più ci penso più mi fa male sapere la
verità...
Meglio rimanere solo con la certezza di un evento
triste, senza scavare a fondo sulle cause...ma non sono qui per
cercare una soluzione al mio problema, certo di tirare su Shun
raccontandogli qualcosa che, oggettivamente, è un evento
curioso! Così cerco di reprimere ancora la tristezza e
continuo, imperterrito, nella descrizione dell'evento
straordinario!
<Appena è entrato in casa, quel
farabutto, si è spogliato ed è entrato a letto,
tentando in tutti i modi di preparare l'atmosfera per la
confessione... non ci vuole poi molto per scoprire che ha qualcosa da
nascondere. Il mio amore avrà anche tutti i difetti di
questo mondo, ma non è falso e doppio come me! Così mi
ha riferito, con apparente angoscia, di essere stato a
letto con Milo!>
Oddio, anche Milo deve pagare in questa
storia... ma non posso pensarci troppo o finisco col fare una scenata
assurda al povero *innocente* greco dell'ottava casa! Meglio
perdonare... tanto è inutile farsi il sangue marcio troppo a
lungo.
Mi inginocchio di fronte a Shun e gli
sorrido:
<Naturalmente... gli ho dato un paio di pugni e lui
non ha risposto affatto. Poverino, deve essersi sentito in colpa...
non trovi che io abbia un po' esagerato?!>
POW SHUN
...
lo sapevo, conoscendo Detah lo immaginavo.
Se dovesse capitare a
me... ma questo non succederà mai perché Hyoga mi
ama...e improvvisamente, questo pensiero esplode in me con la potenza
di un uragano!
Mi ama, è vero... Hyoga mi ama nonostante
tutto, nonostante le sue partenze, nonostante il suo bisogno di
solitudine.
<Hai ragione Aphro> gli dico incoerentemente
<Hyoga mi ama... se sente il bisogno di partire ed allontanarsi da
me deve esserci una ragione, un motivo importante...e io devo
scoprirlo...>
Il suo sorriso mi fa capire che è
d'accordo con me...e allora perché non riesco a dire più
mezza parola senza sentirmi scoppiare?
Lo guardo senza sapere più
cosa dire la colpa non è soltanto mia ne tutta di Hyo ma...
Aphrodite ha ragione, ho capito che cosa sta cercando di dirmi, non
posso continuare a vederlo andar via senza fare nulla per fermarlo,
senza parlare...senza dirgli nulla, limitandomi a piangere solo
quando lui non mi vede...
dobbiamo chiarire tutto questo...questa
assurda nostalgia che sta cercando di distruggerci si può
sconfiggere se soltanto lo vogliamo.
Ed io lo voglio con tutte le
mie forze...altrimenti potrei morire...
mi alzo in punta di piedi
e avvicino il mio viso a quello del mio unico ed insostituibile
amico, i suoi occhi azzurri mi guardano, attenti e splendidi, è
bellissimo con il sole che accende i suoi capelli di mille
riflessi.
Sul suo viso sono chiari e visibili i segni della notte
insonne eppure tutto ciò non fa che rendere ancora più
bello il suo volto... alzo una mano e accarezzo la guancia.
Gli
voglio così bene... se non avessi lui che cosa avrei
fatto?
<ti voglio bene ... forse non te lo dimostro ma...>
non mi fa terminare.
POW Aphrodite
<Me
lo dimostri abbastanza da farmi sciogliere ogni volta che mi sfiori
con le tue dita di fata!>
rispondo sorridendo.
E' così
innocente... mentre la mia mente da depravato mi fa immaginare il
modo in cui potrebbe ringraziarmi.
Prendo quella sua manina bianca
e la porto al suo fianco, staccandola dal mio viso prima che mi venga
in mente di dargli morsetti delicati e sensuali.
Potrebbe darmi
benissimo un cazzotto se comincio a provocarlo e avrebbe tutte le
ragioni per farlo!
Non lo fermerei... ma il suo profumo è
così delicato, le lacrime che imperlano le sue ciglia sembrano
diamanti... e io vorrei tanto baciare quelle ciglia morbide e
asciugare le sue lacrime con le mie labbra, vorrei spingerlo sulla
spiaggia e fare all'amore con lui... avrei anche la soddisfazione di
vendicarmi del mio "amorevole" compagno...
Scorgo
l'incomprensione sul suo viso. La mia mano continua a
stringersi intorno al suo polso per tenerla lontana da me... ho
dormito veramente troppo poco, tant'è che sogno ad occhi
aperti un bellissimo corpo da sfogliare sotto di me, le membra
perfette che appartengono al mio fratellino Shun...
POW SHUN
Non
capisco... sta stringendo il mio polso con forza... perché mi
guarda così?
< Aphro... che cosa?>
Il suo sguardo
è velato ma non è solo stanchezza quella che scorgo nei
suoi occhi... si porta la mano alle labbra e vi deposita un bacio...
poi, con una luce strana negli occhi, si allontana di un passo ...e
poi di un'altro ancora
< Shun... tesoro... è meglio che
io vada adesso...>
Fa ancora un passo indietro e il mio corpo
si raffredda immediatamente, così come il mio cuore reagisco
d'istinto e lo afferro per un braccio.
E' troppo distante e
gli finisco addosso, mi afferra per non farmi cadere, tenendomi per
un attimo contro di lui... un attimo soltanto ma...riesco ad intuire
il suo turbamento.
< Shun... devo andare...Death si sarà
svegliato... non vorrei che mi venisse a cercare e mi trovasse con
te>
Death che lo viene a cercare?
Non credo proprio...non è
la prima volta che viene a trovarmi ma mai, neanche una volta, il suo
compagno è venuto a vedere che stava facendo.
Mi allontana
da se e fa per andarsene, allora, senza pensarci su nemmeno mezza
volta grido < NO APHRO... ti prego... non andartene... io...>
che gli dico? che non voglio restare solo? Che senza lui accanto ho
freddo?
Hyoga... perché non sei qui con me?
Sento che
sto per ricominciare a piangere... sembra che oggi non riesca a fare
altro, stringo con forza le palpebre e all'improvviso lo sento, è
tornato indietro velocemente e mi ha abbracciato ...
Aphrodite...amico mio dolcissimo...
< Shun... ascolta...
sediamoci, ti va?>
Certo che mi va... basta che non se ne vada
e mi lasci solo.
Ci sediamo sulla sabbia e la prima cosa che noto
è la distanza che mette tra noi due... alzo gli occhi per
avere una conferma a quello che vedo, ma il suo sguardo è
fisso sul mare, sulle onde che si infrangono lente e possenti sulla
spiaggia; il suo profilo perfetto sembra sfidare il vento sembra
dirgli che, comunque, qualsiasi cosa succeda, lui resterà
sempre il più forte.
E' davvero bello da togliere il fiato
e mi rendo conto della pazienza e dell'affetto che nutre per me.
Se
adesso non avessi avuto lui che cosa avrei fatto?
Me lo chiedo una
volta di più ma...non riesco a darmi una risposta.
<
Aphro...mentre mi raccontavi quello che ti ha combinato Death mi è
venuta in mente una cosa... cioè... più che venuta in
mente...ho capito una cosa che è sempre stata li, sotto i miei
occhi, chiara e precisa... e forse per questo la davo per scontata ed
invece scontata non è...> mi guarda con un sorriso strano,
quasi triste, stringe la sabbia calda tra le dita e la fa scivolare
giù... assorto...
<Il russo ti ama... e, a differenza di
Death...e di me, non ti tradirà mai...>
Non è una
domanda la sua ma una semplice affermazione.
So che Hyoga non gli
piace ma, per me, lo"sopporta", non so se mi merito tutto
il suo affetto ma... ne ho così bisogno che non riuscirei più
a farne a meno.
< Si... non mi tradirà mai... devo
parlargli...vero?>
POW APHRODITE
Eh
sì...
Sospiro, sorridendo, giocando ancora con i piccoli
granelli di sabbia che bruciano un poco a contatto con la mia
pelle.
<Sì! Devi parlargli... è il tuo solo
dovere! Mai lasciare che un dubbio o una piccola crisi crei un muro
tra di voi, intesi?>
Fa cenno di sì con il capo
rossiccio, baciato dal sole.
Mi piacerebbe baciarlo.
Eppure
so bene di non potergli fare una simile violenza.
Lontano da noi
un gabbiano riempie l'aria di suoni striduli e tristi, mi chiedo se
anche lui non soffra pene d'amore!
Forse è meglio andare.
Deathmask mi starà aspettando... ora che Shun sta meglio,
forse conviene ad entrambi lasciarci.
Prima però di
alzarmi, raccolgo le ginocchia contro il petto e poso la mia testa
sulle braccia conserte. I capelli mi circondano, morbidi, e guardo
Shun, i suoi occhi sono finalmente limpidi e brillano di luce
propria.
<Cucciolo... tu sei la persona più pura
che mai abbia calpestato questa terra. Dove cammini tu, la terra si
spacca per lasciare spazio a fiori e a gemme preziose>
Lo vedo
arrossire sempre di più e scuotere il capo, nascondendo,
timidamente il viso tra le mani, tremanti di commozione.
<Conosci
la storia della due fate?>
Fa cenno di no con la testa,
pregandomi, in un certo senso di smettere.
Io continuo con il mio
elogio della sua stupenda e perfetta superiorità morale e
fisica.
<Certo... come puoi conoscerla? Tu sei orientale...
appartieni ad un'altra cultura. Comunque...> mi schiarisco la voce
e continuo, con dolcezza <C'era una volta una povera ragazza che
aveva la bellezza di un giglio e la grazia di una cerbiatta. Un
giorno incontrò una grande dama, mentre prendeva l'acqua alla
fonte... La dama le chiese un po' d'acqua e lei, gentilmente, gliela
porse... quella dama era una fata che le fece un dono eccezionale:
ogni volta che parlava o cantava, dalla sua bocca uscivano rose e
fiori di ogni genere e gemme preziose... quando penso a quella
ragazza baciata dalla profondità di un incontro sovrannaturale
penso a te che nella modestia nascondi le tue grazie divine... e ti
vedo tramutato in un magico giglio che canta gemme e dona fiori, da
quando hai incontrato la tua "fata", quello stupido
russo!>
Scuote la testa sussurrando: <Aphro, ti prego
smettila...>
Mi alzo e lo osservo mentre alza il capo e mi
cerca.
<Quella dolcissima ragazza aveva una sorella, cattiva e
scorbutica. Sapendo del dono fatto alla sorella, corse alla fonte a
cercare una bellissima dama per darle da bere ed avere il medesimo
dono ed essere, così, ben vista da tutti ed amata come la
bella parente! Portò una brocca nuovissima, ma alla fonte non
c'era una bella signora, c'era solo una vecchia! Una di quelle
vecchie che faticano a rimanere in piedi, che barcollano e si
sostengono con un nodoso bastone. La donna antica le chiese
dell'acqua, la ragazza scorbutica rifiutò di porgergliela.
Allora la fata gettò su di lei un incantesimo... da quel
giorno la ragazza, quando parlava, lasciava andare dalla sua bocca
ragni, rospi e mostri di palude! Una bella maledizione... per colei
che era sciagurata di sua natura, solo una fine simile ci si poteva
attendere...>
Mi chino un poco e bacio la fronte del piccolo
compagno.
<Ora vado... a te la libertà di immaginare chi
potrebbe essere la seconda ragazza e la seconda fata! Tu sei troppo
dolce per poter soffrire veramente... lascia che siano le persone che
sono sempre state cattive a soffrire anche per te che non lo
meriti!>
Il sole splende sulla spiaggia, mentre prendo la via
di casa.
E' ora di tornare.
La notte è già
scesa da tanto. Entro in casa, trascinando le mie gambe affaticate e
accendo la luce dell'ingresso. Tento, disperatamente, di non far
rumore.
Sicuramente Deathmask è già rintanato sotto
le coperte, a dormire profondamente, senza rimorsi di coscienza.
Mi
tolgo le scarpe e le lascio al fianco della porta. Ormai è
inutile continuare a pensare al suo tradimento. Devo solo prenderlo
come un evento peregrino (speriamo) della nostra vita di coppia.
Tutti possiamo sbagliare un giorno, no? Dopotutto anche io, sulla
spiaggia con Shun, avrei tradito volentieri il mio caro e dolce
Cancer.
Storno gli occhi e li poggio sui miei vestiti. Sono
sporchi di sabbia e sento la salsedine che mi impasta i capelli. Se
mi passo la lingua sull'avambraccio posso sentire il pungente sapore
del sale.
Il sale e la sabbia sono uno dei motivi fondamentali per
cui preferisco il lago al mare, ma è comunque piacevole, ogni
tanto, fare un giro sulla calda distesa sabbiosa... ed è
ancora più piacevole se si è in compagnia del mio
piccolo "collega".
Comunque, non posso andare a letto
così conciato. Devo farmi una doccia per ripulirmi di sabbia e
sale e, soprattutto, per rilassarmi. Entro in bagno, alla fine del
corridoio, purtroppo è la stanza più vicina alla
camera, quindi rischio, effettivamente di svegliare il bello
addormentato!
Beh, non posso farci nulla. Chiudo la porta alle mie
spalle, ma senza serrarla, e mi spoglio completamente, regolo la
temperatura dell'acqua e, quando sono soddisfatto dei risultati
raggiunti dal comodo miscelatore, mi infilo nella doccia tirando la
tenda.
Quando sono sotto la pioggia artificiale, sento i miei
muscoli rilassarsi e sospiro di piacere. Vorrei che Deathmask fosse
sveglio e che mi venisse a trovare lì, vorrei sentire le sue
braccia intorno al corpo: mi manca.
Piego la testa di lato e
raccolgo i miei capelli in una lunga coda che arrotolo e faccio
poggiare sulla spalla destra. Raccolgo un po' di shampoo dalla
confezione poggiata sulla mensola e liscio ogni ciocca con le mani
imbrattate di sapone liquido che si trasforma lentamente in schiuma
soave.
Sono talmente assorto nella pulizia della mia capigliatura
che non sento subito la mano che mi accarezza il braccio sinistro,
con una dolcezza innaturale.
Ho gli occhi chiusi per evitare che
il sapone, inavvertitamente, gli irriti, ma non ho bisogno della
vista per riconoscere la sua grande mano che lascia solchi di piacere
sulla mia pelle.
Con il suo naso e le labbra dischiuse, mi lascia
dolci carezze lungo il collo e la spalla. Dopo un attimo di
esitazione, forse si attendeva che io mi voltassi per dargli un altro
pugno, mi allaccia definitivamente, tenendomi stretto contro di lui,
le sue braccia forti si stringono contro il mio ventre. Mi lascio
andare contro il suo corpo massiccio e virile. La sua nudità
mi salta subito all'occhio e mi fa sorridere. Mi ha forse letto nel
pensiero?
Eppure c'è una piccola parte di me che mi vieta
di lasciarmi completamente andare perché egli non ha ancora
ricevuto una lauta "ricompensa" per la sofferenza che mi ha
regalato.
Quando la sua mano immensa scende a toccarmi tra le
gambe, quel la parte della mia mente che si rifiuta di ricevere
coccole da lui si fa talmente piccola da scomparire e, con un gesto
impetuoso, mi volto e lo bacio sulle labbra con foga.
Le nostre
lingue giocano veloci, abbandonandosi ad una danza tribale fatta di
giravolte e lievi lappate... e l'acqua ci copre completamente e lava
via il sapone dai miei capelli, facendolo scivolare lungo il mio e il
suo corpo.
Quando ci stacchiamo, io apro gli occhi e lo guardo. I
capelli molli gli si stringono intorno al viso monello. Con un gesto
delicato passo i pollici sulle sue sopracciglia a lisciargliele, dove
l'ho colpito stamattina ha un livido leggero.
Per primo è
lui a rompere il silenzio.
"Dove sei stato?!"
Sembra
quasi timoroso della mia risposta. Ha paura che gli dica che son
andato a farmi sbattere dal primo che ho incontrato? Mi viene da
sorridere ad una sua eventuale, simile, paura. Sono passati i tempi
delle vendette... non sono più un bambino.
"Ho passato
la giornata sulla spiaggia" rispondo, sinceramente.
"...
da solo?" chiede ancora.
Poggio la testa sulla sua spalla,
solo qualche centimetro ci separa e questa posizione è quella
che preferisco quando siamo in piedi.
"No. C'era anche il
cavaliere di Andromeda. Sono andato a trovarlo"
Mi stringe
più forte e, dopo un attimo di silenzio, domanda: "...
cosa avete fatto?"
"Parlato..."
"... e?!"
lo sento fremere tra le mie braccia e io so che cosa teme.
"...
e nulla! Abbiamo parlato dei suoi problemi con il russo. Niente di
più... non sono mica come uno che se la fa col migliore amico
appena io non ci sono..."
Incassa il colpo, sa di meritarsi
le mie frecciate. Per evitare di essere ancora insultato, ripete la
storia che avevo già sentito al suo ritorno dal
Santuario.
"Eravamo ubriachi..."
Faccio spallucce e
continuo a cullarlo avanti e indietro. Comprende che, per me, la
faccenda è morta e sepolta... almeno così gli
rimarranno i rimorsi per qualche altro mese. Ad un tratto,
inaspettatamente, accarezzandomi i capelli, sbotta:
"Mi sei
mancato tanto... nei tre giorni che sono stato via per le richieste
del Gran Sacerdote e anche oggi che sei stato via tu..."
Sorrido. Perché mentire?
"Anche tu mi sei
mancato..." affermo, con tenerezza.
Le mie mani salgono a
premere la sua nuca. Lo costringo ad abbassare un poco lo sguardo e a
fissarmi negli occhi:
"Promettimi che non fari più
quello che hai fatto con Milo qualche giorno fa..."
Mi bacia
premendo le sue labbra contro le mie e nulla di più.
"Te
lo prometto... e tu promettimi che sei solo di Cancer!"
"...
e chi altri mi sopporterebbe?!" ribatto, ridendo.
L'acqua
scivola sui nostri corpi e, lentamente, porta con sé anche la
sofferenza patita.
Basta essere sinceri con la persona che si
ama... e alla fine, se si ama veramente, tutto si aggiusta.
POW SHUN
E'
tardi quando riesco ad addormentarmi, sono molto più sereno e
tranquillo di poche ore fa, il mio Aphrodite è riuscito a fare
miracoli, la sua calma, la sua tranquillità mi hanno fatto
aprire gli occhi e capire una cosa fondamentale: non devo stare zitto
e sopportare tutto questo dolore per la paura di perderlo... perché
così lo perderò ugualmente.
Lo perderò nei
suoi viaggi sempre più frequenti.
Nelle sue malinconiche
serate passate a guardare il mare, con i suoi occhi trasparenti fissi
all'orizzonte.
E se continuo a tacere è proprio questo
quello che succederà.
Alla fine mi sono addormentato sereno
ma risoluto...e non riesco a spiegarmi il perché del mio
assurdo sogno.
Un sogno dove non c'è nulla.
Nulla se non
una distesa immensa di ghiaccio e silenzio.
Silenzio
assordante.
Silenzio che uccide.
Mi sveglio in un lago di
sudore, seduto nel letto e con la bocca ancora aperta in quello che
deve essere stato un grido.
Per fortuna che Hyoga non c'è...
e all'improvviso lo sento.
E' qui, in questa casa.
E' lui.
E'
tornato prima.
Mi alzo dal letto con un grido e mi catapulto giù
dalle scale rischiando di cadere e rompermi qualche cosa.
E' sulla
porta e si volta a guardarmi, stupito.
Allarga le braccia appena
in tempo: mi afferra facendomi alzare da terra e stringendomi forte
contro di se.
Affonda la testa tra i miei capelli e respira forte,
le mani che accarezzano la schiena, incessanti.
< Shun... amore
mio... >
è questa la frase che ripete incessantemente
mentre inizia a baciarmi i capelli, il collo... e io devo stringere
gli occhi con forza per non mettermi a piangere...questa volta
no.
Dobbiamo parlare e fosse l'ultima cosa che farò...adesso
parleremo.
E forse, visto il modo in cui mi ha accolto, anche lui
ha bisogno di farlo.
Mi stacco con gentilezza dal suo abbraccio ed
è la cosa più difficile che abbia mai fatto... saliamo
le scale ed andiamo nella nostra camera, ci sediamo sul letto e io
finisco di nuovo fra le sue braccia ma, questa volta, non è un
abbraccio disperato... è dolce e tenero mentre mi fa
accoccolare contro il suo petto e sotto il mio orecchio posso
ascoltare il suo cuore.
Ed è lui che inizia a parlare.
<
...Credevo che mi mancasse qualche cosa, partivo perché la
nostalgia di casa era terribile, immensa.
Smaniavo ogni volta di
più, come se avessi la febbre... come se...come se fossi
incompleto lontano dalle mie distese di ghiaccio.
E non ho capito
che soltanto con te io sono finalmente in pace.
Cercavo fuori di
qui la conferma ad un tormento interiore che mi divorava... ed invece
soltanto fra le tue braccia io sono me stesso.
Perdonami per il
dolore che ti ho dato... facevo finta che tu non te ne accorgessi...
fingevo anche con me stesso... che stupido.
Perdonami
tesoro...>
Alzo il viso e gli chiudo la bocca con la mia, in un
bacio che, da solo, risponde a tutte le sue paure...a tutte le sue
parole.
< shhhhh, io non devo perdonare niente... se tu sentivi
il bisogno di andartene è perché io non ti davo qualche
cosa... qualche cosa che invece per tè era essenziale... e io
non l'ho saputo capire...>
< L'essenziale è qui,
davanti ai miei occhi... >
Non lo faccio continuare, non so per
quale assurda ragione non sono più contro il suo petto ma
disteso sotto di lui.
Ma non è questa la cosa
importante.
Adesso sono fra le sue braccia... e mentre entra
dentro di me e le nostre grida si alzano limpide nell'aria so
che, finché resteremo uniti, potremo superare tutto.
Finché
staremo "veramente" insieme.
Da adesso in poi.