Giorno Per Giorno

 

 

Giorno per giorno ho imparato ad avere pazienza, una pazienza infinita.

Ho imparato che  se bruci la tua vita questa non ritornerà indietro.

Nessuno ti può ridare quello che perdi, nessuno.

Così l'indifferenza è diventata la mia seconda pelle.

Nessuno mai ha scalfito la mia coscienza, nessuno sa nemmeno se io ne ho una.

Lo so che è questo che pensano e mi va bene...davvero.

Mi va bene che pensino di me che non ho un'anima e che sono freddo come un'iceberg ...certo, i primi tempi è stata dura.

Mettere tutto sotto chiave, tenere i miei pensieri più profondi celati a chiunque tentava di avvicinarsi...anche per sbaglio.

E' stato difficile ma ce l'ho fatta.

E fino ad oggi non ho avuto rimorsi ne una coscienza che urla, spaventata.

Malata.

Nulla di nulla.

Si può dire che  è cresciuta l'erba e ogni giorno mi sveglio che tutto va meglio.

Almeno fino a quando tu non hai deciso che la mia era solo una facciata.

Fino a ieri ho seguito il giorno aspettando il momento in cui i miei piedi sfiorano il parket lucido della palestra.

Solo quello importava per me.

Solo quello e la promessa fatta all'allenatore:" diventa il numero uno del Giappone".

Niente altro.

Allenamento e casa.

Stop.

Niente domande a nessuno e niente stupide assurde paure... sapevo che potevo farcela, che posso farcela.

Il resto era solo di ostacolo.

Almeno fino a quando tu hai deciso che io ero un tuo rivale in amore e nel basket e hai cominciato a sfidarmi e a fare a pugni.

Li, con mio grande stupore, la mia imperturbabilità cedeva di un millimetro... il tempo di dartele di santa ragione...e di prenderle a volte.

Poi tutto ritornava "normale"...normale per me.

E la coscienza continuava a tacere.

Si, è vero.

Per un lungo periodo mi sono limitato a imparare la vita a memoria.

Come un libro di Storia che studi soltanto perché devi, per non prendere un'insufficienza.

Perché non puoi farne a meno insomma.

E di mio non ci lasciavo una sola parola .

Una soltanto.

Che cosa ha scalfito la mia imperturbabilità?

Che cosa mi ha fatto cambiare idea?

Non il basket che già muoveva le mie giornate e scandiva le mie ore.

Ma due occhi caldi e profondi che  sfidavano i miei spingendomi a dare sempre di più.

Dei capelli rossi che attiravano inesorabilmente il mio sguardo fino a sognarli di notte, chiedendomi se il fuoco poteva essere così caldo 

come loro.

Come hai potuto fare tutto questo, tu?

Do-hao sbruffone e insolente?

Arrogante e pieno di se?

Così'...così meravigliosamente e pienamente vivo.

Come mai nessuno prima d'ora.

Giorno per giorno ho imparato il mio bene e il mio male.

Il mio soltanto.

Delle regole basilari soltanto per me che mi permettevano di andare avanti senza pormi troppe domande ne far si che lo facessero gli altri.

Non per paura di chissà che cosa.

Mai avuto paura io in tutta la mia vita.

Semplicemente perché  così non mi facevano troppe storie e mi lasciavano in pace.

Tutto qua.

Un minuto di sole bastava a scaldarmi...con quale diritto tu vieni a svegliarmi?

Un minuto, non avevo bisogno di altro.

Un minuto... e già parlo al passato...perché ormai non mi basta più.

Perché adesso voglio di più.

Molto di più.

Adesso voglio tutto.

La mia coscienza riposava, sotto strati d'erba, tranquilla.

Adesso tu l'hai svegliata... e lei sta cominciando a chiedere.

Ed è pure esigente.

Passo per passo, riaprendo finestre che avevo già chiuse a doppia mandata tu precipiti dentro di me.

Sento la tua presenza come se tu fossi oro fuso.

Mi brucia le carni.

Mi divora e io non posso fare a meno di gridare.

Silenziosamente.

Che cosa ti aspetti?

Che cosa?

Che cosa credi di trovare?

Questo io mi chiedo sapendo che sto cadendo e che l'ultima spiaggia del mondo che valga la pena sei tu.

Sempre e soltanto tu.

Hai divelto i miei sogni e riaperto finestre che mai nessuno doveva aprire.

E non è che ti ho reso le cose facili...tutt'altro.

Stavo precipitando.

Stavo cadendo giù senza nessuno che mi frenasse, senza nessuno che trattenesse  la mia caduta.

Questo almeno credevo.

Fino a quando ho visto la tua sabbia fine.

Invitante.

Il tuo respiro lieve come onde del mare.

Il tuo calore intossicante.

Caldo, vivo.

Vero.

Tu non ti limitavi a sopravvivere...tu vivevi!

Tu vivi prendendo a morsi la vita senza mai un minuto di pausa ne di titubanza.

Giorno per giorno, stai imparando a toccarmi nel cuore.

E con una delicatezza che ha dell'incredibile mi hai  accarezzato nella parte più profonda di me.

Le tue carezze hanno acceso il mio corpo così come le tue parole hanno toccato il mio cuore.

Adesso non puoi andartene.

Metti via quella giacca e siediti.

So che devi andartene perché è tardi, perché il mondo la fuori si sta svegliando.

Non importa. 

Inventiamo altre ore se il tempo non basta.

Ma non andartene proprio adesso.

Adesso che sto imparando  a combattere ancora per qualcosa che non è una palla da basket.

A puntare i mie occhi negli occhi del mondo.

Senza oltrepassarlo come se fosse invisibile.

A essere dentro le cose che stanno cambiando.

Prima mi hai chiesto che cosa intendo fare.

Questa domanda mi ha lasciato profondamente scosso e già questo indica un coinvolgimento totale con un essere umano per la prima volta nella mia 

vita da quando mia madre mi ha abbandonato.

Che cosa intendo fare io di me.

Di noi.

Alzo una mano e accarezzo la tua guancia liscia  e morbida.

Le occhiaie segnano un viso stanco... le stesse che sono nel mio probabilmente.

Che cosa farò adesso?

Vivrò, vivremo giorno per giorno, insieme.

Ogni prossimo giorno come se fosse l'ultimo.

O il  primo di una lunga serie.

Insieme.