In Riva Al Lago
La
notte tarda ad arrivare.
Le
ore scorrono lente, troppo per chi sta aspettando da una vita che arrivi questo
momento.
Il
ragazzino è nascosto nel folto dei cespugli e osserva, attento, il cielo che si
sta colorando di viola.
Lentamente,
troppo lentamente però.
Non
si è mai accorto di quanto fosse terribile e beffardo il tempo.
Si
prende gioco di te.
Quando
tu vuoi che scorra veloce rallenta mostruosamente il passo…quando invece vuoi
che vada lentamente… allora corre via lontano da te.
Si
muove un po’ per cambiare posizione alla gamba intorpidita.
Dovrebbe
essere già qui.
Ogni
sera alle sette e mezza arriva con il suo passo lento, sensuale.
Si
ferma in riva al lago, si siede sui piccoli sassi che lambiscono l’acqua e
resta li, ad osservare il lago.
In
silenzio.
Fino
a che le stelle hanno completamente riempito il cielo.
Poi
una macchina entra nel viale dell’albergo
e lui si alza velocemente e torna sui suoi passi.
Con
impazienza.
Quanto
sta li fermo a guardare le acque scure del lago attraverso il crepuscolo?
Eh,
questo lo sa.
Li
ha contati…esattamente novantasei minuti.
E’
in quel momento che questo maledetto tempo scorre veloce.
Gli
sembra di essere appena arrivato che deve già lasciarlo andare, guardarlo
mentre va da qualcun altro.
Qualcuno
che gli fa quello che vorrebbe fargli lui.
Ha
chiesto di lui al cuoco dell’albergo, uno dei proprietari.
Si
è fatto passare per uno studente della scuola alberghiera li per uno stage.
Chiaramente
ha dovuto falsificare la richiesta del Preside e del professore ma lui,in queste
cose, è molto bravo.
Il
biondo è stato un po’ reticente a dire il vero…forse un sospettino piccolo
l’ha avuto lo stesso ma gli ha dato le informazioni che voleva.
Le
altre le ha…diciamo recuperate, da solo.
Questa
creatura splendida, che egli si è limitato ad osservare da lontano fino ad ora,
è un loro caro amico, lì in convalescenza.
Una
brutta bronchite trascurata.
Il
dottore gli ha suggerito, o meglio ordinato, di fare una vacanza per riprendersi
un po’ … montagna o mare non faceva differenza.
Egli
ha scelto questo posto perché ci sono loro.
Non
ha detto altro e anche questo è stato intuito da lui più che detto… perché
in effetti il cuoco ha farfugliato solo qualche parola.
Ma
lui è un attimo ascoltatore e
soprattutto sa leggere anche le parole tra le righe.
Adesso
è il momento giusto: lo sente.
Non
può aspettare oltre.
Oggi
è il suo compleanno e fra poco arriverà …quell’altro.
Lo
vorrà portare via per festeggiare.
Ma
lui non lo permetterà.
Mai.
Si
passa fra le mani la corda spessa che ha portato con se è gonfia i muscoli
delle braccia.
I
cinque anni che ha passato a fare rugby adesso gli serviranno, finalmente.
Appena
arriva quella macchina il suo sogno biondo si alza in piedi velocemente…ma lui
lo è di più.
In
un attimo gli è addosso…e lo stordisce con un colpo sulla nuca.
Si
accascia fra le sue braccia e lui lo può portare via senza nessuno sforzo
apparente.
Come
immaginava pesa poco.
Molto
meno di lui.
E’
perfetto per le sue braccia.
Perfetto.
Angelo
Dove
cazzo è andato a finire?
Ecco…
lo sapevo!!!
Proprio
stasera deve mettersi a fare i suoi scherzi del cavolo!!
Adesso
mi sente però, appena lo becco me la paga.
Cerco
attorno a me con attenzione, che ha detto Alex? Che va in riva al lago sotto il
salice… deve essere là dietro, per
fortuna che c’è la luna piena stasera se no dovevo andare a prendere una pila
per poter vedere qualcosa, qui le luci dell’albergo arrivano a malapena.
Non
c’è!
Cazzo…
e adesso dove si è cacciato?
Qui
c’è qualcosa che non va!!
Lo
cerco nei dintorni, in mezzo a quei maledetti cespugli che circondano il posto.
E
qualcosa per terra attira la mia attenzione: un’agendina in pelle, rossa.
Se
non sbaglio lui non ha nessuna agendina… e allora di chi è questa?
La
porto in albergo perché qui non si riesce a leggere bene ed evidentemente la
mia faccia deve essere preoccupante perché Alex e Niki si avvicinano
immediatamente!
Li
metto al corrente di quello che ho trovato mentre apro l’agendina.
Niente!!!
E che speravo di trovare?
Indirizzo
e numero di telefono del proprietario?
Beh…forse
magari…
mentre
sfoglio incazzato dal tempo che sto perdendo un nome mi ferma, gelandomi sul
posto:Mika!
Questo
qui ha scritto il nome e cognome di Mika e…cazzo!!!
Tutto!!
Tutto
quello che poteva scoprire su di lui!!
Del
perchè è qua, della sua malattia, della convalescenza.
Ogni
cosa.
Ogni
singola maledetta cosa.
Mi
volto ed esco dalla stanza.
Senza
chiedermi nulla anche i due gemelli escono con me.
In
perfetto silenzio saliamo nelle nostre macchine, uno sguardo un attimo prima di
chiudere le portiere.
Ci
dividiamo i luoghi da controllare.
E
poi la voce calma di Alex:
<<
Chiamaci se lo trovi, non commettere sciocchezze>>.
Non
gli rispondo.
Sa
che non lo farò.
Mika
La
testa…perché pulsa così?
Che
accidenti mi è successo?
Devo
essere scivolato da qualche parte e l’ho sbattuta…forse su un sasso…non
ricordo, perché non ricordo niente?
E
dove sono?
Cerco
di voltare il capo per guardarmi attorno, ma immediatamente vedo le stelle.
Il
collo, mi è successo qualcosa all’altezza della vertebra cervicale.
Non
riesco a muovere la testa.
Inizio
a pensare che non sono nella mia camera d’albergo…è successo qualcosa
prima, quando mi sono alzato per andare da Angelo.
Qualcosa
che mi ha fatto parecchio male direi…ma che cosa? E soprattutto…dove cazzo
sono?
Lentamente
apro gli occhi di nuovo e la semioscurità mi fa intravedere una stanza davanti
a me.
C’è
una luce fioca posata su un tavolo, sembra una luce da campeggio, di quelle che
si usavano una volta, a gas.
Ci
sono delle sedie…tre se conto bene.
Il
resto non riesco a vederlo perché la testa non si gira assolutamente.
Senza
dubbio c’è un letto visto che ci sono sdraiato sopra.
Sembra
lercio in effetti.
Chiudo
gli occhi di nuovo, sto scoppiando dal dolore accidenti!!!
Se
trovo chi mi ha fatto una cosa del genere potrei decidere di sperimentare, per
la prima volta, che cosa vuol dire letteralmente strozzare una persona.
Mi
muovo con cautela, non sono legato, questo è già qualche cosa.
All’improvviso
la porta si apre ed entra un…ragazzino?
E
che accidenti ci fa qui?
Come
ha fatto un ragazzo così giovane a farmi fuori in questo modo?
Quando
si avvicina di più a me noto i muscoli delle braccia e del torace… ah beh…
è notevolmente muscoloso, questo spiega un po’ di cose in effetti.
Riabbasso
la testa sfinito, alzarla soltanto mi procura troppo dolore ma prima di
abbassarla definitivamente noto un lampo di preoccupazione in lui.
Io
non ci capisco niente…è un pazzo, un maniaco… fa parte di una banda di
rapitori o cosa?
Io
non sono mica un miliardario…e nemmeno un politico!!
Perché
cazzo mi hanno preso allora?
Un
pensiero mi gela immediatamente… l’unica cosa decente che ho è me stesso.
Merda!
Se
così fosse io… a fermare il mio folle pensiero è la sua voce, una voce
nasale, quasi timida… timida?
Ho
detto timida?
<<
Scusi Signor Mika Erickson, le ho fatto male per caso? Non volevo,
davvero…sono desolato!!!
Mi
sa che mio fratello ha ragione quando mi dice che sono un bestione senza
cervello che non sa dosare la sua forza…>>
Apro
gli occhi di nuovo e alzo la testa, quel tanto che il dolore mi permette, per
guardarlo in viso, sta scherzando o…il suo sguardo è quello di un bimbo
beccato in flagrante adulterio con il vaso di nutella?!
Oppure…
Non
sta scherzando!!
Allora
è pazzo.
In
qualsiasi caso io sono nei guai.
Oh…
mica tanti eh…giusto ottanta circa.
Il
peso di questo adolescente con i muscoli di un pugile, la forza di un
lottatore…e il cervello di mio cugino di tre anni!!!!
Angelo
Il
primo paese dove giungo è semideserto.
Sono
quattro case di numero sperse attorno a una chiesa, un bar e una minuscola
piazza.
Scendo
lasciando la macchina nella piazza e avanzo apparentemente tranquillo verso il
bar.
Se
mi muovo come il mio istinto mi urla va a finire che chiamano i carabinieri nel
giro di due secondi.
Meglio
non insospettire nessuno, vah...
Entro
nel bar e mi avvicino al banco.
Ci
sono sì e no una manciata di persone, volto lo sguardo attorno…esattamente
sette, non di più.
Tre
giovani che di sabato sera non hanno nulla da fare che stare lì a grattarsi le
palle e sbattersi a vicenda e quattro tipi seduti ad un tavolo che giocano a
briscola bevendo vino rosso.
Più
un vecchio che li osserva serio e attento.
Il
barista parla con i giovani davanti a una TV inutilmente accesa.
Chiaramente
io sono l’attrattiva del locale e in pochi attimi tutti si fermano per
voltarsi verso di me.
Odio
questo genere di cose, se non fosse per Mika io…il suo pensiero mi fa tirare
fuori la voce per ordinare un caffé nero e inizio a pensare alla maniera
migliore per chiedere qualche informazione quando
gli altri decidono che sono monotono, evidentemente, perché tornano ai
loro…impegni e non mi calcolano più.
Iniziando
a parlare a voce alta.
Bene,
forse non dovrò fare nessuna domanda se mi va bene.
Mi
siedo su uno di questi sgabelli terribilmente scomodi e faccio finta di
interessarmi alla partita che il canale privato sta trasmettendo in TV.
Leggo
che è l’anticipo di serie A, Sampdoria - Cagliari.
Mai
fregato nulla di calcio in tutta la mia vita.
Figuriamoci
se dove ho passato l’infanzia c’era una TV per le partite.
Intanto
però allungo le orecchie e ascolto che dicono gli altri…e tra una parola e
l’altra sento che non c’è nulla di nuovo.
Un
certo Toni che ha messo le corna alla moglie ed è stato beccato in flagrante,
il prete che si è preso la bronchite ed è in ospedale per una sospetta
polmonite, un ragazzino di quindici anni che ha tentato di fregare il motorino
ad un suo coetaneo…e la casa del “puar Meni” venduta per due lire dal
figlio matto.
Qui
gli animi si scaldano.
C’è
chi dice che non l’ha venduta, ma che è sempre abbandonata e che il figlio
non è matto matto, solo un po’ svitato.
Il
fratello più grande pensa a lui e non permetterà mai che sia venduta.
Ma
uno dei ragazzi giura e spergiura su tutti quei Santi che non ho mai sentito
nominare prima, che ha visto una luce accendersi la dentro.
Fioca
certo…ma nell’oscurità del luogo, vicino al lago, si vedeva chiaramente.
E
che di sicuro ha visto la porta aprirsi almeno due volte.
Pago
il caffé e me ne vado.
Non
ho bisogno di ascoltare altro.
Forse
non c’entra niente con Mika, ma vale la pena di andare a vedere che succede.
Visto
che non ho nulla in mano.
Ma
mi fermo appena metto in moto!
Non
sono mai stato da queste parti del lago, ‘sto paese non sapevo nemmeno che
esistesse cazzo!!!
Dove
vado???
Prendo
il cellulare e chiamo uno dei gemelli, Alex.
Il
suo numero me l’ha dato Mika perché non si mai…poteva servirmi.
Mi
dà fastidio che abbia sempre ragione!!!
Gli
spiego brevemente che cosa è successo.
Lui
sta zitto, ascoltandomi attentamente.
Parla
poco questo qui…forse non è da buttare via, vah…
<<
Va bene, non è difficile raggiungerla. Segui la strada principale fino al primo
incrocio e poi svolta a destra.
In
fondo ancora a destra… due chilometri circa e la vedi, è piccola, ma isolata
da tutte.
L’unica
sola vicino al lago.
Non
ce ne sono altre da quella parte. Ci vediamo lì. Noi siamo più lontani di te.
Se è in quel posto, non fare scioch…>>
Chiudo
prima che dica parole inutili. Io non faccio mai sciocchezze.
Chiunque
sia stato a prendere Mika, se è la dentro, sparirà dalla faccia della terra.
E
questa non è una sciocchezza.
Una
sciocchezza è stata lasciarlo qui in convalescenza.
Anzi,
una cazzata. Ed enorme per giunta.
Salgo
in macchina e parto veloce, alzando polvere da questa piazza addormentata e in
meno di dieci minuti sono davanti a quella specie di casa.
Lascio
la macchina indietro, dove non si possa sentire che sono arrivato e continuo a
piedi.
Si,
i vetri sono luridi e non si vede un cazzo, ma la luce è accesa.
C’è
qualcuno e questo è incredibile perché è davvero una topaia.
Quindi
mi troverò a mio agio lì dentro.
…E
all’improvviso sento delle voci, UNA voce, la SUA!!!
E
no… troppo facile!!!
L’ho
già trovato???
Dov’è
il trucco?
Come
faccio ad averlo già trovato??
Questo…rapitore
del cazzo non vale niente!!!
Spalanco
la porta e…no!!!
Questo
no.
Tutto,
ma questo no!!!!!!
Mika
Cerco
di mantenere un certo contegno nonostante la testa che scoppia, ma è difficile
farlo nelle mie condizioni.
Ridotto
così non posso alzare un dito mentre sto tizio qua, a quanto pare, mi ha
portato da solo…forse anche sulle spalle, in questa stanza di gran lusso!
Riesco
a fare dell’ironia, vuol dire che non sento un gran pericolo allora.
Alzo
una mano,la sinistra perché la destra mi procura fitte lancinanti nel collo,
fino alla mia povera testa e mi massaggio lentamente.
Porca
miseria che botta.
Sento
il rigonfiamento sotto i polpastrelli e so che non posso fare granché per
alleviarlo, la faccia del tizio qui davanti che sa perfino il mio nome e cognome
si fa ancora più pallida.
O
accidenti…allora è davvero preoccupato per me?
Nonostante
il dolore la mia mente sta lavorando alacremente,
Devo
approfittare di questo interesse (o
che accidenti è) che prova per me per cercare di andarmene da qui.
Angelo
mi starà già cercando e conoscendolo starà mettendo sottosopra tutta
l’intera zona.
Basta
che esca da…da…ma dove sono finito esattamente?
Il
ragazzo si avvicina a me e io faccio uno sforzo notevole per non muovermi.
Accidenti,
non sono un vigliacco, intendiamoci, ma questo qui ha qualcosa che mi respinge
appena il suo sguardo si posa su di me:
<<
Ho proprio combinato un guaio, non sa quanto mi dispiace…>>
Ehi,
mi dà del lei! Non ci posso credere, mi dà proprio del lei, mi ha rapito,
picchiato, messo qui dentro…e poi mi dà del lei..
<<Tenga,
metta questo qui sulla nuca. E’ ghiaccio sintetico, lo adoperavo quando
giocavo a Rugby, prima dell’incidente>> mi dà il sacchetto freddo e io
non indago su quale incidente.
Non
ci tengo affatto anche se ne ho una vaga idea.
Lo
metto sulla nuca e in effetti provo un certo sollievo immediato.
Lui
mi guarda ancora per un po’, sempre quell’aria da cane bastonato e io azzero
i miei pensieri.
Non
voglio nemmeno immaginare che cosa gli stia passando per la testa, se no la mia
imperturbabilità se ne va a farsi benedire.
Si
volta improvvisamente ed entra in una stanza, traffica un pochino ed esce con
altre lampade come quella che è accesa sul tavolo.
Le
mette intorno alla stanza e la luce diventa più chiara.
Poi
mette sul tavolo un album da…disegno?
Omammamia…
ma chi è questo tipo?
Che
se ne fa con un album da disegno?
Matita,
matite colorate, perfino gessetti.
Giuro…io
sono una persona che ha taaaaanta fantasia, ma non riesco a capire che cazzo
vuol fare questo qui!!!
Però
ho la sensazione che fra poco questa mia lacuna verrà colmata.
Infatti
mi guarda con attenzione e con voce gentilissima dice la frase che temevo.
<<
Scusi…potrebbe per favore togliersi il pullover ed aprire la camicia?>>
Eh?
Che
cosa ha detto?
Per…per
favore?
Se
per favore posso togliermi i vestiti? E dove lo trovo uno che prima di farmi
spogliare chiede con estrema gentilezza il mio permesso?
E
se gli dico di no?
Ok,
va bene… accetto! E non per paura, ma perché muoio dalla curiosità di vedere
che cosa vuole fare!!!
Mi
slaccio il pullover e lo tolgo, dopodichè apro anche la camicia, i suoi occhi
si incupiscono un istante… ma io non ho il tempo di rabbrividire perché con
voce…esitante mi chiede se posso sistemare meglio i capelli.
Si
siede sulla sedia, prende una matita in mano e…
<<
Mi scusi ancora, so che sono sfacciato ma vede…io ho un grande desiderio:
farle un ritratto.
Amo
molto disegnare, dopo l’incidente ho scoperto questa vena artistica in me e ho
fatto numerosi ritratti, ma nessuno dei …soggetti è bello come lei.
La
prego, mi dia il permesso di ritrarla.>>
Il
silenzio accoglie queste parole.
Il
silenzio e un ramo che batte contro il vetro della finestra.
Potrei
morire qui in questo momento e avrei un solo rimpianto: non sapere se sono su
Candid camera!!!!
Angelo
Quello
che i miei occhi stanno guardando non può essere la verità.
Sono
sicuro che c’è qualche cosa che non và, che ne so…tipo che sono diventato
improvvisamente cieco e quello che vedo in realtà non esiste.
Frutto
della mia immaginazione.
Che
cazzata.
MAI,
e sottolineo MAI avuto immaginazione io.
Figuriamoci.
Non
so nemmeno che cosa sia.
E
allora che cosa vuol dire la scena che sto osservando?
Mika
si è addormentato su un lurido letto, la schiena appoggiata a dei cuscini.
Ha
la camicia sbottonata, i capelli leggermente spettinati… e dorme della
grossa!!!
Mi
sembra quasi di sentire il suo respiro pesante.
E
in una stanza piena di…di… lanternine o come cazzo si chiamano; un tizio
grande, grosso e giovane sta facendo un…un…ma che ne so!!
Sta
disegnando Mika insomma!
Un
ritratto!
Gli
sta facendo un ritratto.
Questo
ha qualche rotella fuori posto!
Giusto
due o tremila.
<<
Che cosa stai facendo?Sei impazzito?>>
Mi
guarda, leggermente stupito. E che credeva?! Che avessi intenzione di dargli la
mano?
Mentre
parlo mi avvicino a lui e lo afferro per un braccio, mandandolo a finire contro
la parete.
Accidenti
però, non c’è gusto a far male ad un essere del genere, è chiaro come il
sole che è svitato.
Ma
se penso a quello che ho passato mentre li cercavo torna la rabbia che sovrasta
tutto.
Non
lo ammazzo soltanto perché è chiaramente inferiore.
Per
ora almeno.
Mika
si sveglia al rumore del corpo di…quell’altro contro il muro e mi guarda,
stupito prima, felice poi.
Si
alza dal letto, ma un gemito lo fa accasciare di nuovo contro quei cuscini
tremendamente sporchi.
Gli
ha fatto male!!!!
Adesso
ho il permesso di toglierlo dal mondo!
Dopo
aver vinto la tentazione di andare là e staccargli la testa vado dal MIO
ragazzo e cerco di sostenerlo.
Con
un piccolo lamento si appoggia a me e io posso sentire, sotto la mano,
l’ematoma che gli ha fatto…’sto bastardo!
Stringo
i denti con forza per resistere alla tentazione di correre da lui che nel
frattempo sta cercando di alzarsi.
Mika
strofina il viso contro la mia maglia e, giurerei, un sospiro di sollievo
allarga il suo torace per un attimo.
Mi
ripeto probabilmente, ma non dovevo lasciarlo qui a “ riprendersi”.
Guarda
che bene che si è ripreso…porca
puttana!!
<<
Amore… sei arrivato finalmente>>
La
tentazione di baciarlo è fortissima, stringerlo forte e baciarlo per essere
sicuro che vada tutto bene, che è di nuovo con me.
Ma
io non sono il tipo che fa queste cose, così mi limito ad appoggiare la bocca
sui suoi capelli e a dire qualcosa sul tempismo perfetto e cazzate del genere.
Mika
sembra leggermi nel pensiero perché strofina leggermente la guancia su di me ed
inspira profondamente il mio odore.
<<
…lo sapevo che saresti venuto>>
Tutto
qui.
Con
tre parole mi ha steso, letteralmente.
Alzo
lo sguardo per non cedere così velocemente e lo piazzo negli occhi spaventati
del tizio di fronte a noi.
Spaventati?
No
dico…spaventati?
Me
lo rapisce, gli fa male…e si spaventa perché l’ho scaraventato dall’altra
parte della stanza?
Mika
sembra leggermi nella mente perché mormora
<<
Lascia perdere amore, non è pericoloso, non troppo almeno. Ha qualche problema,
anche se non ho capito bene quale… e il suo unico sogno è quello di farmi un
ritratto. A quanto pare il fratello è molto severo con lui e non gli fa toccare
pennelli ne matita e lui disegna di nascosto…>>
Ma
tutti lui li trova i pazzi?
<<
Vi ha mandato mio fratello, vero? La prego…non gli dica nulla. Se sa che stavo
facendo un ritratto…>>
Credo
che questa frase, in effetti, gli abbia salvato la vita.
Perché
mi dice che Mika ha ragione.
E’
innocuo e non voleva fargli del male, non voglio sporcarmi le mani.
Mi
alzo con il mio am…hem, ragazzo tra le braccia e lui, soffocando un lamento,
si lascia andare, stanco.
Devo
ripetermi tra me che va bene, che non devo rompere chi lo ha ridotto così ma,
onestamente, faccio tanta fatica.
E
mentre gli passo vicino e lo vedo lì, che ci guarda tremando di paura, dico a
voce bassa
<<
Non dirò nulla a tuo fratello…<<.
Intendiamoci,
l’ho fatto solo perché mi dava sui nervi e volevo farlo stare zitto.
Tutto
qui.
Mika
Torniamo
in albergo dopo aver telefonato ad Alex e li troviamo già lì, tutti e due.
Non
ascolto le spiegazioni di Angelo, la testa è tornata a farmi male.
Voglio
solo farmi una doccia e andare a letto.
Per
dormire stavolta.
Alex
deve fermare Niki che vorrebbe andare là per portare a termine quello che
Angelo non ha …terminato.
Ma
alla fine ci fanno andare a riposare non senza prima avermi rassicurato che
questo ragazzo, chiunque esso fosse, non farà più del male a nessuno.
Vorrei
chiedere che cosa intendono dire, ma sono davvero sfinito.
E
poi…mi fido di Alex, so che non fa del male a una mosca.
Eppure,
quando gli passo vicino e mi guarda per un attimo negli occhi…rabbrividisco.
Domani
devo parlargli.
Domani
però.
Angelo
mi accudisce come se fossi un bambino e se la cosa da una parte mi può
infastidire dall’altra mi fa sentire amato.
Oh,
io so che mi ama, me lo ha dimostrato tante volte che mi basterà per tutto il
resto della mia vita.
Eppure
quando me lo fa sentire così mi sembra di essere l’unico essere su tutta la
terra a provare simili emozioni.
Dopo
avermi fatto la doccia mi mette a letto e si stende vicino a me.
Nudo,
ancora umido, meravigliosamente mio.
Ma,
ligio al dovere, si impone di non toccarmi.
Si
rassicura che stia meglio e mi abbraccia.
Chiude
la musica e spegne la luce.
Tutto
tace.
Restano
soltanto i rumori dolci della notte silenziosa.
Notte
amante, amica.
Notte
che lenisce e che cura.
Notte
che non ti tradisce.
Mai.
<<Auguri
amore, buon compleanno…>>
Mormora
Angelo con voce roca, prima di coprire la mia bocca con la sua.
E
queste sono le uniche parole che volevo sentire oggi.