La Luna

Un giorno la luna si stancò di guardare il mondo da lassù…”
(Branduardi )


Era arrivato il momento di scendere dal suo dorato piedistallo per sporcarsi i piedi anche lei, come tutti i comuni mortali.
La sua vita non era eterna, lo sapeva benissimo, eppure aveva sempre creduto che fosse quanto di più simile ci sia nell’universo e fino ad ora le era bastato stare li, osservare la vita che scorreva sotto di lei, bearsi delle poesie, delle canzoni, delle parole appassionate che tutti gli amanti le dedicavano e vivere di quello.
Alta, seducente, irraggiungibile.
Questo fino a quando si innamorò.
Veramente intendo.
Fino a quando anche il suo cuore prese a battere forte per qualcuno che forse non era degno di lei, forse davvero, come tutti le ripetevano, non meritava un suo secondo sguardo ma che… ormai aveva rubato la sua anima e adesso, senza, non riusciva più a vivere.
Sarebbe scesa in mezzo a loro, sarebbe arrivata da lui…e , guardandolo diritto negli occhi, gli avrebbe donato la sua vita. Definitivamente, coscientemente.
Per non tornare indietro mai più.


L’alba iniziava ad imbiancare il cielo e lentamente la luna tornava nel suo regno fatto di ombre e di silenzio.
Il sole stava prendendo il suo posto, accarezzandola dolcemente.
Il ragazzo in bilico sullo strapiombo che terminava nell’Oceano stava montando la macchina fotografica, terminando di inserire l’ultimo rullino, quello definitivo, che avrebbe immortalato la discesa nell’oblio della luna per lasciare il posto alla luce che, in quelle dodici ore, avrebbe preso il suo posto.
Eclissandola.
Momentaneamente.
Era quello il momento giusto, l’attimo in cui il lungo lavoro di quella notte avrebbe avuto il giusto epilogo.
A lei sarebbe piaciuta.
Chiuse per un attimo gli occhi, tormentandosi la bocca con i denti fino a farla sanguinare.
Il breve dolore funzionò, o almeno così sembrò al fotografo che mise da parte il suo ricordo per concentrarsi unicamente sul suo lavoro.
Ormai aveva soltanto quello.
E l’obiettivo divenne il suo occhio.
Catturò la magia dell’alba in quel luogo dove la notte e il giorno si equivalevano perfettamente e si fece a sua volta catturare da quella sensazione perfetta di appartenenza a qualcosa che superava di gran lunga ogni altra sensazione che lui avesse mai provato in tutta la sua vita.
Per il futuro non si sbilanciava.
Non ipotecava mai qualcosa che ancora doveva accadere.
L’aveva fatto una volta soltanto e le conseguenze lo avevano quasi ucciso.
Il tutto durò mezz’ora.
Trenta minuti in cui ogni emozione era passata attraverso quella macchina fotografica che era diventata quasi vitale per lui.
Mise via tutta la sua apparecchiatura con meticolosità, con movimenti precisi e perfetti.
Le mani si muovevano sicure mentre sotto di lui l’Oceano continuava il suo incessante movimento, senza stancarsi mai.
Arrivò alla macchina, caricò il tutto nel bagagliaio e lo assicurò con attenzione affinché non si muovesse durante il tragitto verso il suo appartamento.
Poi salì in macchina e lentamente tornò da dove era arrivato.
La macchina non era sua ma dell’agenzia che lo aveva contattato per il servizio fotografico, però era completa di tutti i confort esistenti.
Compreso un perfetto impianto stereo che accese per pura abitudine.
La canzone che arrivò alle sue orecchie lo fece trasalire.
La Luna”, di Angelo Branduardi.
La luna…come quella che aveva fotografato per tutta la notte.
Selene”… pensò con un sospiro.
La luna è stata il suo primo amore, colei che aveva accolto le sue confidenze, le sue ansie, i suoi errori.
Il suo primo servizio fotografico, quando ancora non era sicuro di quello che avrebbe fatto da grande, era stato dedicato a lei.
E si era stupito,insieme a tutti gli altri, di come era stato perfetto.
Di come era riuscito ad immortalare l’attimo in cui la luce lunare era nel suo maggior splendore, coprendo l’orrore e il nero della notte e diventando la Signora di quelle ore di tenebra.
Era cresciuto diventando così quello che la sua anima voleva, facendo di questo il suo mestiere.
Vivendo per quello.
E aspettandola.
Sapeva che l’avrebbe incontrata.
Sapeva che prima o poi sarebbe comparsa nella sua vita.
Ed era lei che voleva, soltanto lei.
E non si sarebbe accontentato di nulla di meno.
Dicevano di lui che era un bel ragazzo.
Ma che era parecchio strano.
Aveva sempre gente attorno, sempre circondato da chi voleva trarre qualche profitto personale dal suo successo, non cercato, con l’altro sesso.
Eppure non permetteva mai a nessuno di andare oltre la facciata che offriva.
Quella visibile.
Un po’ come la luna.
Mostrava sempre quel lato a tutti e incantava chiunque con la sua algida bellezza.
Eppure la sua vera faccia era quella nascosta.
Quella che nessuno aveva il coraggio di osservare, perché avvolta dall’oscurità.
E così faceva anche lui, con tutti.
Aspettando colei che avrebbe aperto la sua facciata argentata per andare oltre.
Nella radio la canzone finì e un’altra prese il suo posto.
Mentre i suoi pensieri ormai, non avendo nessun freno, continuavano liberi a scavare nella sua anima, facendogli sentire, acuta, tutta la sua solitudine.
Elisa e Ligabue, Gli ostacoli del cuore.
Sembra che da lassù qualcuno si stia divertendo alle sue spalle facendogli ascoltare le canzoni che Selene amava particolarmente.
E’ andata proprio così?
Davvero è stato soltanto lui a vedere qualcosa che in realtà non c’era?
Ha deciso per tutti e due, vedendo ostacoli dove, forse, in realtà non c’erano.
Sospira con un gemito mentre la voce roca di Ligabue accarezza l’aria attorno a lui.
Quando se ne andato gli sembrava la cosa migliore da fare.
L’unica.
Sapeva che avrebbe sofferto ma credeva di farcela.
Non immaginava che il dolore potesse essere così grande e così profondo.