Mio Padre

 

" Eccomi qui papà... finalmente mi faccio vivo. Vero?
Ma lo sai che io odio queste cose e poi... da quando te ne sei andato, da quando ci hai lasciato... ho odiato anche te.
C'è stato un periodo in cui mi venivano le crisi di nervi se soltanto qualcuno faceva il tuo nome.
Non c'è che dire, mia madre ha fatto proprio un buon lavoro con me.
Fino ai 16 anni ero convinto che tu fossi un bastardo insensibile senza cuore, che se n'era andato lasciandoci soli, pieni debiti e di rabbia.
Quante notti passate soffocando le lacrime sul cuscino, invocando il tuo nome nel profondo del mio cuore, sentendo la mia anima lacerarsi in mille pezzi.
E lei sempre li, come un avvoltoio.
Si cibava dei miei resti facendomi a pezzi con i suoi artigli, con il suo becco adunco.
Distruggendo, metodicamente, tutto ciò che di tuo viveva in me.
Avevo soltanto lei... lei che si guardava bene dal darmi amore.
Lei che viveva solo per ricordarmi la mia unica colpa: essere uomo.
Di una cosa devo dargli atto però, sai papà? Lo faceva con tutti gli uomini.
Indistintamente.
Non voleva nessun essere umano che potesse anche solo lontanamente assomigliare a un maschio.
E per 10 lunghissimi anni ho sempre creduto che fosse colpa tua. Soltanto e sempre colpa tua.
Tu, il lurido porco che non merita nemmeno un pensiero.
Il figlio di puttana che l'aveva lasciata con un bambino di 6 anni e che non tentava nemmeno di vedere.
Non mi cercavi.
Non te ne poteva importare di meno... di me.
Questo è quello che mi hanno insegnato.
Questo è quello che LEI mi ha insegnato.
Quando ho conosciuto Pierre il mio cuore era più duro della pietra, circondato da una barriera di odio che avevo innalzato con molta cura per non soffrire più.
Per non scoprirmi ancora.
Chi è Pierre?
Pierre è... o meglio, era, un mio compagno di classe, veniva dalla Francia ed era un meraviglioso rompiscatole.
Oddio... quello lo è ancora sai... ho parlato al passato di lui perchè dieci mesi fa abbiamo dato la maturità e adesso facciamo parte della categoria dei lavoratori insoddisfatti che si spaccano la schiena per 10 ore al giorno, malpagati...
Ma andiamo con ordine, altrimenti faccio soltanto confusione e tu non capisci nulla.
Pierre era tutto ciò che un ragazzo chiuso e ostile come me spera di non incontrare mai nella sua vita.
Esuberante, pieno di coraggio (per venirmi vicino ce ne voleva... credimi!!!), di gioia di vivere, di amore.
E questo amore lo regalava a tutti coloro che avvicinava, a piene mani e senza volere nulla in cambio.
Con una pazienza infinita ha aspettato che mi fidassi di lui, che tirassi indietro i miei aculei per lasciare spazio al suo amore, senza mai forzarmi, senza pretendere che io cambiassi immediatamente.
Ha rispettato i miei tempi, i miei malumori... si è sorbito i miei sclero e le mie crisi di nervi tutte le volte che qualcosa mi ricordava che anche io avevo un padre... da qualche parte nel mondo.
Fino alla sera in cui è riuscito far saltare in aria la cassaforte dove avevo chiuso, con molta attenzione, tutti i miei sentimenti.
Ricordo ancora che pioveva tantissimo... sono passati tre anni e per me è come se fosse successo l'altro ieri... accidenti, che tuonata che mi sono preso!
Un frontale con un camion avrebbe avuto gli stessi effetti, te lo assicuro!
Ero nero anche quella sera e, come sempre, scaricavo il mio malumore su di lui, reo di essermi vicino con la sua dedizione, con la sua amicizia.
Con il suo sorriso.
Che cosa ho detto per averlo fatto esplodere?
Non lo so, di preciso non potrei dirtelo... erano le stesse menate psicologiche e distruttive che mi facevo da dieci anni a quella parte e che lui aveva ascoltato tante volte... ma quella volta, evidentemente, avevo detto una parola di troppo... quella volta le sue orecchie si erano stufate di sentire quanto mi odiavo e quanto odiavo il mondo intero!
Non urlò, non fece scenate mostruose, non mi disse di tutto.
Si limitò a prendermi per le spalle e a scuotermi con forza... dovevi vederlo papà... uno scricciolo alto un metro e settanta per sessanta chili di peso... scuotermi fino a farmi battere i denti con violenza.
Una sola parola uscì dalle sue labbra contratte:
" Adesso basta!"
Soltanto questa! Poi mi lasciò cadere e io finii per terra, troppo stupito per dire qualsiasi cosa... troppo incredulo per arrabbiarmi o fare una domanda, una qualsiasi.
Dopo di che si voltò e se ne andò così... in silenzio, sotto la pioggia.
Era già sparito oltre la curva quando mi sono messo a gridare il suo nome mettendomi a piangere come un bambino.
Come quel bambino che non ero mai riuscito ad essere.
Affondai il viso fra le mani e rimasi li a piangere disperato, con la certezza di aver perso la persona più importante della mia vita.
Adesso ero solo, completamente solo.
Come mai in vita mia.
Quando sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle stavo singhiozzando così forte da spezzare il cuore... il suo di sicuro.
Era tornato indietro... per me.
Mi abbracciò così forte da fondersi in me.
Potevo contare tutte le sue ossa e le sue lacrime si mescolavano con le mie, in un'unione totale e assoluta.
Mi aggrappai a lui con disperazione e iniziai a dirgli tutto, frammenti di parole, di singhiozzi... di lacrime che continuavano ad uscire nonostante cercassi di fermarle.
Ma era come arginare un oceano.
Impossibile.
Un'eresia.
Mi portò a casa sua e sua mamma, senza farci una sola domanda, ci fece fare la doccia e ci diede da mangiare... povera donna... deve essere invecchiata di dieci anni quella sera.
Poi parlai, per la prima volta nella mia vita parlai di tè e di quello che provavo, di quello che sentivo.
Da quella sera divenne il mio ragazzo e io ebbi la conferma di essere gay.
Ti faccio schifo papà?
Alla mamma l'ho fatto.
Non che gliel'abbia detto di proposito... mi ha beccato mentre stavo baciando Pierre, era entrata in camera mia senza bussare, lo faceva spesso ma io speravo che vedendo che ero con Pierre avrebbe avuto un po' di decenza, sono sempre stato un ottimista per quel che riguarda lei...
Obiettivamente, credo che sarei rimasto scioccato anche io al suo posto... forse.
Forse sarei rimasto a bocca aperta a guardare mio figlio che baciava il suo migliore amico sulla scrivania, credo che dopo aver chiuso la bocca, forse, avrei anche chiesto una spiegazione.
Magari le avrei pretese, vah!
Ma sono sicuro, anzi, sicurissimo, che non mi sarei messa a gridare, insultandolo.
Non lo avrei accusato di essere un bastardo farabutto figlio di un cane.
Di essere come quel disgraziato di suo padre.
Un essere inutile che non merita nulla.
In quel preciso momento potevo alzarmi ed andarmene lasciandola li a blaterare da sola.
Oppure avrei potuto mettermi ad urlare anch'io, buttandole in faccia il mio dolore e la mia rabbia.
Non feci nessuna delle due cose.
A dire il vero non ne ebbi il tempo, perchè Pierre, il mio meraviglioso ragazzo, la mise di lato con un gesto secco, mi prese per un braccio e mi trascinò fuori da quella stanza.
E da quella casa.
Mentre stavamo per uscire dalla porta la sua ultima affermazione ci pietrificò sul posto, togliendomi ogni forza:
" Avrei preferito vederti morto!"
Ed è così che mi sentii in quel momento.
A ridarmi la vita fu ancora una volta Pierre e la sua voce seria, appassionata quasi, quando disse:
" l'unica persona morta, qui, è lei".
Perchè tornai a casa, l'indomani?
Me lo chiesi mille volte...
Lei venne a cercarmi piangendo e chiedendomi scusa.
Parlò per ore e, di tutto il suo folle discorso, l'unica cosa che capii veramente, fu che aveva il terrore di restare sola.
Mi fa tenerezza, sai papà.
Una tenerezza immensa... dovrei odiarla ma non ne sono capace... ormai Pierre mi ha insegnato ad amare e io non posso più tornare indietro.
So che non cambierà mai, non può darmi più di quello che mi dà perchè non ha più nulla...
Fu allora che decisi di cercarti, fu Pierre chiaramente che mi convinse.
Diceva che non poteva credere alle parole di mia madre.
Se tu te ne eri andato il motivo doveva essere grande, immenso quasi.
Il desiderio di conoscerti fece il resto... un desiderio che avevo sempre soffocato dentro di me, mi odiavo soltanto se ti pensavo... figuriamoci ammettere che, forse... forse la verità era un'altra.
Che forse anche tu, come me, non vedevi l'ora di vedermi.
Il resto lo sai...
Non dimenticherò mai la tua espressione di pietra quando mi hai visto uscire dal tuo portone dove mi ero nascosto per aspettarti, non visto.
Le lacrime che avevano cominciato ad uscire silenziose dai tuoi occhi, bagnare le tue guance e scendere lievi... mute testimoni di un dolore ancora più grande del mio.
Mi avevi cercato... sapevi benissimo chi ero e che ci facevo lì, il mio viso mi sorrideva dalle pagine dei 4 album rilegati, pieni delle mie foto.
Dopo poche settimane eri tornato a casa, non ce la facevi a vivere senza di me... ma la mamma non ti volle più.
Per lei eri morto il giorno che te ne sei andato.
Hai cercato in tutti i modi di vedermi, di convincerla che ci amavi... che era stata la follia di un momento... tutto inutile.
Alla minaccia di andarsene insieme a me ti sei arreso, solo allora lo hai fatto... anche se continuavi a scriverle lettere su lettere e a vedermi di
nascosto.
Ci sono voluti due giorni di impacchi agli occhi per cancellare il gonfiore causato dalle lacrime che abbiamo versato...
Eppure... sono tornato indietro anche quella volta!
Perchè?
Lei... è sempre stata la più fragile fra noi due... io ero ancora minorenne e dipendevo da lei e poi... sarebbe morta.
Lo so.
Senza nessuno da tormentare sarebbe morta.
Sono troppo cattivo?
Oh no papà... tu non sai com'è stata la mia vita in questi ultimi due anni... da quando ti ho visto la prima volta ad oggi.
L'inferno di sicuro è un posto più clemente ... e il diavolo avrebbe più misericordia di lei.
Non mi ha mai toccato con un dito... bastavano le sue parole a farmi morire.
Ho resistito solo grazie a Pierre e al suo amore... e a te.
Il pensiero di quello che tu hai dovuto passare mi ha dato la forza di andare avanti giorno dopo giorno, diplomandomi e trovandomi un lavoro.
Adesso sono indipendente e da una settimana io e Pierre viviamo insieme.
E ho quasi paura della felicità che provo assieme a lui, sai?
Forse perchè non so che cosa vuol dire... non ci sono abituato... e spero di non abituarmici mai."
Sospiro stancamente e mi guardo attorno... accidenti, non ho mai parlato così tanto in tutta la mia vita... nemmeno quando ci siamo visti la prima volta.
E' molto tranquillo qua... beh, è normale in fondo... come dovrebbe essere un cimitero?
Pierre dice che tu non sei qui realmente e che la tua anima è accanto a me, sempre, in ogni attimo della mia giornata... senza più barriere.
Io non so... non ne sono del tutto sicuro, ho paura di illudermi... per ora affronto tutto un passo alla volta... intanto sono riuscito a venire qui dopo un anno che te ne sei andato.
Lo sai che all'inizio lo rifiutavo, vero?
Stavo ore ed ore sotto casa tua, convincendomi che non era vero niente e che tu eri ancora là, ad aspettarmi... che avevamo ancora tempo... che non ti avevo perso subito dopo averti ritrovato.
Un anno, soltanto un anno ci hanno lasciato... soltanto un anno.
E io, quello che ha pianto tutte le sue lacrime tra le tue braccia non sono capace di versarne nemmeno una.
E' come se fossi prosciugato, come se il dolore mi avesse schiacciato definitivamente.
Mi chino sulla tua foto e la bacio leggermente.
Mi volto e me ne vado.
I miei passi risuonano lungo il viale alberato alterando la calma del luogo.
Appena fuori Pierre esce dalla macchina e mi viene incontro... ho voluto essere solo e lui mi ha dato retta...come sempre.
E' rimasto tutto questo tempo li, ad aspettarmi.
Dolce amore mio.
Mi abbraccia facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla, schiacciandola quasi... e finalmente il nodo che annullava la mia volontà si scioglie.
Finalmente i primi singhiozzi scuotono il mio petto e le lacrime cominciano ad uscire.
Lacrime che purificano, che risanano.
Ridandomi quella umanità che avevo perduto.
Forse è vero che sei accanto a me.
Forse è vero che non finisce tutto con la morte... se così fosse tutto ciò non è stato inutile... ti voglio bene papà.
Non sono mai riuscito a dirtelo da vivo.
Spero che ti giunga adesso, adesso che sei finalmente accanto a me.