Ogni
tuo sospiro
Mi
sei entrato dentro, nella pelle, nelle ossa, nei nervi.
Giù,
in profondità.
Hai
raggiunto il mio cuore e lo hai fatto a pezzi con le tue mani.
Per
poi ricostruirlo in te.
Così
ho dovuto venire a prenderlo.
E,
per farlo, mi sono perso definitivamente.
Senza
speranza di trovarmi più.
Mi
sono perso in te, nel profumo della tua pelle che sento ovunque.
Nella
profondità dei tuoi occhi che si specchiano in me come fa la
luna nel mare.
Assoluto
biancore, innaturale immobilità che spezzi con un solo
movimento.
Quando
ti infiammi perchè non capisco qualcosa.
Quando
bruci di passione sotto le mie mani.
Quando
attarverso la tua pelle con la mia bocca, lasciando il mio marchio su
di te.
La
tua voce che mi invoca scioglie le mie ossa che diventano liquide,
una scia di fuoco che scorre veloce in me.
Mi
fai bruciare, mi riduci in cenere per poi assorbirmi in te.
Come
fai a farmi morire così tra le tue braccia?
Come
fai a farmi perdere quel controllo che tanto mi vanto di possedere?
Soltanto
tu osi sfidare il mio sguardo di ghiaccio, soltanto tu non hai paura
della mia ira.
Soltanto
in te il mio furore si placa, quel furore che nascondo abilmente
sotto una patina di comando.
Tutta
la vita ho cercato di tenere a bada quella parte di me che vorrebbe
ridurre a pezzi tutto ciò che mi circonda...poi arrivi tu.
E,
in un attimo, hai mandato alle ortiche quello che credevo di aver
relaizzato.
Facendomi
vedere che cosa vuol dire impazzire veramente.
Annullare
ogni ragionamento sensato, ogni pensiero, ogni diga che ho costruito
in me, per far spazio soltanto all'isptinto puro e semplice.
Alla
passione.
Non
so che cos'è quello che mi lega a te.
E
non me lo chiedo nemmeno.
So
soltanto che tu sei mio con ogni più piccola particellla di
te.
Così
come io sono tuo in ogni più piccolo anfratto, in ogni mia
piega.
Sempre
e ovunque.
Con
le mie ombre e i miei silenzi.
E
quei rari sorrisi che soltanto tu riesci a tirar fuori.
Tre
mesi che non ti vedevo.
Tre
mesi passati a chiedermi che stavi facendo, se mi pensavi
così
come io ti pensavo.
Se
ti chiedevi che stavo facendo.
Tre
mesi in cui mi sono rifugiato in quel luogo della mia mente dove tu
eri intatto, perfetto.
Dove
non te eri andato via da me.
Adesso
sei tornato.
Chi
di noi ha fatto il rpimo passo?
Chi
è che ha messo da parte l'orgoglio per primo?
Che
importa?
In
questi novanta giorni sono morto lentamente, mi sono distrutto
volontariamente per riuscire poi a capire che senza di te nulla ha
ragione di esistere.
Senza
di te io sono morto.
Con
la mia ragione e la mia preziosa sicurezza.
Con
quel cazzo di orgolgio che mi ha fatto allontanare da te.
Che
ti ha allontanato da me.
La
tua voce al telefono, al di là di quella cornetta, mi ha
ridato quella vita che stavo rifutando.
<<
Torno da te>>.
Tre
semplici parole.
Non
hai avuto bisogno di dire altro.
Non
ho avuto bisogno di ascoltare altro.
E
adesso sei qui, tra le mie braccia.
In
me, su di me, attorno a me.
Ovunque.
Le
mie mani sotto i tuoi vestiti, ad accarezzare la tua pelle.
Ossigeno
per i miei polmoni.
Sangue
per le mie vene.
Sospiri
che si mescolano nell'aria cos' come i nostri corpi su questo letto.
Non
permetterò più alla ragione di portarmi via tutto
questo.
Nessuno
più riuscirà a mettersi fra noi.
Nemmeno
quella cosa che chiamano mente e che mi ha ingannato spudoratamente,
facendomi credere che senza di te stavo meglio.
Che
tornavo il padrone della mia vita.
Utopie.
Folli
utopie.
E'
qui che io sto bene.
Dentro
di te.
E'
questa la mia casa.
Il
tuo corpo.
Fino
a che avremo fiato nei polmini.
Attimo
dopo attimo.
Per
sempre.