Raggio Di Sole Tra
Le Nubi
\\Tutto iniziò una splendida
mattina di fine Luglio.
Di quelle prese di peso da una cartolina, per intenderci.
Sole splendido, cielo azzurro, terso, pulito.
Caldo ancora poco accennato, alle nove di mattina l’aria era fresca e
profumata di cedro e di limone.
Gli alberi circondavano, rigogliosi, la splendida villa che i tre Saint avevano
davanti.
Peccato che le loro espressioni erano tutto fuorché splendide, serene e
tranquille.
Anzi…avevano un’aria vagamente minacciosa…anche senza il vagamente vah!!
Kanon, Death Mask e Aphrodite guardavano quello spettacolo incredibile con
l’aria di volerlo distruggere da un momento all’altro!!
Andiamo a vedere il perché?\\
Kanon
Ci sono poche cose che mi fanno alterare così.
Adesso qualche maligno potrebbe dire che le “poche cose” sono molto più
numerose di quante io ne lasci intendere.
Ma non ho mai dato credito ai maligni e nessuno dovrebbe farlo.
Se vuole conservare la sua salute chiaramente.
Non sono del mio migliore umore, giusto per usare un eufemismo.
Quando il gran Sacerdote stamani ci ha chiamati tutti quanti per avvertirci di
ciò che era successo, ho sentito qualcosa che mi urlava nella mente.
Una voce che mi chiedeva che accidenti ci facevo ancora lì.
Fermo ad ascoltare mentre il mio posto, in quel momento, doveva essere da
tutt’altra parte.
Ma chiaramente sono prima di tutto un cavaliere.
Di più, un Saint, un Gold Saint, e come tale mi comporto sempre.
Quindi non mi sono mosso e ho lasciato che le parole del Gran Sacerdote
facessero il loro lavoro.
Alla fine in tre ci siamo alzati per portare a termine la missione affidataci, e
le nostre espressione erano identiche.
Terribilmente identiche.
Come in uno specchio.
Death Mask
Qualcuno mi spieghi che cosa sto facendo…visto che non lo so bene nemmeno io.
A dire il vero quello che mi sfugge non è il “cosa”, ma il perché.
Perché accidenti mi sono alzato in piedi e adesso sono davanti a questa villa.
Insieme a Kanon.
E ad Aphrodite.
Ecco, forse egli è uno dei motivi per cui sono qui, in effetti.
Sapevo che si sarebbe alzato in piedi.
Figuriamoci.
Sapevo benissimo che quello che stavamo ascoltando lo avrebbe fatto scattare in
piedi.
E chiaramente senza di me non va in nessun posto.
Ma questo, come ho appena detto, è soltanto “uno” dei motivi per cui sono
qui.
Uno soltanto.
L’altro è che mentre il Gran Sacerdote parlava ho sentito il suo sguardo
passarmi da parte a parte.
Si aspettava che io mi alzassi in piedi.
Egli si aspettava che la mia reazione fosse proprio questa.
E non perché Aphrodite stava per fare la stessa cosa.
Ma perché c’è soltanto un nome capace di farmi muovere così, oltre a quello
del Saint dei Pesci.
E non per il motivo che adesso starete malignamente immaginando… io amo
soltanto una persona, e quella è al mio fianco.
Ma se sono qui, se tutti noi siamo ancora qui e abbiamo ancora una possibilità
è grazie a qualcuno che ha creduto con tutto se stesso che il sole potesse
squarciare le nuvole nere che si addensavano su di noi.
Intorno a noi.
Adesso lui è in pericolo… e io non posso permettere che questo accada.
Pago sempre i miei debiti.
Mi piace pensarlo, mi fa sentire ancora me stesso.
E non sono molte le cose che riescono a farlo.
Aphrodite
Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Lo sentivo.
Ultimamente una strana inquietudine mi assaliva ogni volta che pensavo a loro e
non c‘era nulla che riuscisse a scacciarla.
Nulla e nessuno.
Nemmeno Death.
Eppure mi ripetevo che la pace tanto agognata era diventata realtà.
Che era costata sangue e sacrificio e che questo sangue non era stato versato
invano.
Nonostante tutte queste chiacchiere fra me e me l’inquietudine continuava e
quando il Gran Sacerdote ci chiamò per metterci al corrente di ciò che era
accaduto, e che stava accadendo, divenne certezza.
Erano in pericolo.
Anzi, egli era in pericolo.
E io non avrei atteso qui senza far nulla di concreto per fermare ciò che
sembrava e che sembra, ancora adesso, inevitabile ai più.
Mi guardo attorno, le espressioni sui volti dei miei compagni sono di pietra, ma
a me dicono più di mille parole.
Non ce ne andremo di qui senza prima aver portato a termine il nostro compito.
Qualsiasi gesto questo possa comportare.
Non riusciamo a fare nemmeno un piccolo passo che la porta si apre e il piccolo
russo esce, il volto stanco e le occhiaie profonde che lasciano sul suo viso
segni indelebili.
Sembra molto più vecchio della sua età.
Indurisco ancora di più lo sguardo mentre Shiryu compare al suo fianco.
La preoccupazione vela il suo sguardo, ma sembra messo meglio del biondo
cavaliere che scuote la testa alla mia muta domanda.
Nulla è cambiato.
Il Dragone si fa da parte e ci fa entrare, sa perché siamo qui e senza dire una
parola ci accompagna nella stanza dove Seiya sta dormendo da sei mesi esatti.
Non è in coma, non è una conseguenza della ferita che ha avuto nell’ultima
battaglia.
E’ un sonno che non ha eguali.
Non proviene da nessuna malattia conosciuta e nessuno sembra capirne il perché.
Ci fermiamo davanti al letto e Shiryu ci dice qualcosa che ha a che fare con la
sua temperatura… è perfetta, non si è abbassata, non è freddo…è,
semplicemente, addormentato.
Dei fiori sul comodino danno un profumo gradevole alla stanza, ci sono ancora i
suoi vestiti sulla sedia, così come li ha lasciati l’ultima volta.
In sua attesa.
Sapevamo di lui e siamo venuti a vederlo quasi tutti, alla spicciolata, uno o
due per volta.
Vederlo lì, proprio lui…così vitale, così irruente…è stato davvero
brutto.
Infatti non sono più tornato dopo quella volta.
Non è affar mio capire perché è lì…io non posso fare nulla per lui.
Un motivo c’è e sono sicuro che chi di dovere ci arriverà molto presto.
Athena permettendo.
Se io, se noi tre siamo qui è per Shun.
Il mio piccolo amico non c’è più.
E’ rimasto con Seiya per 24 ore, ininterrottamente.
E poi è uscito e non è più tornato.
Questo 72 ore fa.
Kanon.
L’effetto che mi ha fatto quel corpo steso lì, immobile è stato
devastante.
So che Aphrodite è qui per Shun e per la sua scomparsa, Death perché, oltre
che seguire il suo compagno, ha una forma molto personale di giustizia, non come
la mia chiaramente.
Ma in questa forma c’è spazio anche per quel piccolo cavaliere che adesso è
scomparso chissà dove.
Quel cavaliere che ha permesso ad Hades di “abitare” in lui per
controllarlo.
Qualsiasi cosa possa dire in fondo al suo cuore c’è la certezza che, se un
cuore c’è l’ha ancora, il piccolo Shun in una maniera determinante ha
contribuito notevolmente a questo.
Io, invece…se sono qui è unicamente per lui, per questo corpo steso qui, su
questo letto.
Addormentato.
Il primo mese l’ha passato in Ospedale, sotto stretta osservazione, pieno di
tubicini e collegamenti assurdi.
Poi, grazie a Lady Saori è uscito da quel posto d’incubo e da quella
volta è lì, in silenzio.
Continuando a pagare per tutti noi.
Per quanto assurdo possa sembrare io so il perché.
Riesco a sentire i suoi pensieri, sono così chiari per me, così semplici.
La sua logica è in me, non mi è nemica, ma vive in me.
Prima di Hades non l’ho mai calcolato.
Prima di Hades non ho calcolato nessuno a dire il vero.
Ma poi…quando tutti noi siamo tornati, quando abbiamo saputo e visto quello
che era successo, quello che loro avevano fatto…allora quel piccolo cavaliere
è iniziato a diventare importante.
E non soltanto per me.
Noi eravamo rinati intatti, con il nostro corpo perfetto.
Loro erano li, feriti chi nell’anima chi nel corpo.
Assurdamente in piedi.
Tutti, a parte Seiya.
Io posso aiutarlo a svegliarsi.
Non è presunzione la mia, io lo so che posso farlo, so che posso perlomeno
provarci per non doverlo rimpiangere per il resto della mia vita.
E’ quello che sta facendo Shun.
Non so dov’è andato, ma so che se non è ancora tornato è soltanto perché
ci sta provando, con tutte le sue forze.
E anche io farò così.
Anche io.
Death Mask
Esco dalla stanza con un gesto d’insofferenza.
Non mi piace stare qui e vederlo lì, steso, immobile, caldo, vivo.
E addormentato.
E’ assurdo che una persona come lui sia finita così.
E’ assurdo che nessuno di noi sappia il perché.
Lasciamo perdere i medici, quelli si fermano ai loro limiti…e questi limiti
sono davvero molto… stretti!
Ma noi, noi che abbiamo tra le nostre mani l’energia dell’Universo, noi che
sappiamo richiamare poteri antichi e terribili…non riusciamo ad entrare in
lui, a capire perché non si possa svegliare.
Nemmeno Athena fa qualcosa!!
Non perché non voglia…ma perché non può.
Ormai anche io ho capito questo.
All’inizio pensavamo che lei potesse svegliarlo, che per lei, che ha ridato la
vita ai nostri corpi per una seconda volta, dovesse essere un nonnulla svegliare
Seiya.
Ma il tempo passava e nulla di questo accadeva.
Così ho ricordato l’unico insegnamento che il mio… maestro mi ha lasciato,
oltre all’odio: la libertà è l’arma che muove e governa il mondo, senza di
lei l’uomo non è nulla.
Quella libertà che aveva spinto Seiya ad addormentarsi per non svegliarsi.
Athena per svegliarlo doveva minare quella libertà, violentarla.
E non l’avrebbe mai fatto.
Seiya doveva svegliarsi da solo.
E Shun era andato a cercare il motivo, la parola,qualsiasi cosa abbia fatto
scattare in lui questa molla assurda.
Esco in giardino e inizio a camminare nel viale tranquillo.
Molla assurda.
Quante volte anche noi abbiamo addormentato una parte importante di noi stessi?
Quante volte l’abbiamo ibernata per non soffrire più?
Per non permettere agli altri appigli per ferirci?
“Non mostrare mai il fianco al nemico”.
Questa è una cosa che faccio bene.
Molto, molto bene.
Anche se così facendo rischio di non mostrare nulla, assolutamente nulla, di me
stesso.
Vedo Aphro’ accanto alle rose, il volto risoluto, gli occhi decisi.
Ho capito. Ci aspetta un viaggetto.
Ha “sentito” il cosmo di Shun, sa dov’è e intende andare là e riportarlo
a casa.
Ma se conosco un po’ il piccolo cavaliere di Andromeda fino a che non avrà
portato a termine il suo compito non tornerà.
Se gli altri tre, Ikki compreso, non sono andati a prenderlo un motivo ci sarà.
Anche loro riescono a sentire il suo cosmo.
Specie se lui si fa “trovare”.
Ma rispettano quella libertà vitale per l’essere umano.
Mi avvicino al mio svedese e, senza dire una sola parola, lo seguo mentre inizia
a camminare.
Quando è così è inutile parlargli.
Tutte queste mie elucubrazioni mentali egli le conosce bene… ma va avanti lo
stesso per la sua strada.
Ed è quello che farò anch’io.
Aphrodite
Mi sta seguendo.
Alla fine lo sapevo che mi avrebbe seguito, ma vederlo accanto a me mi da una
sensazione di sicurezza che nessuno riesce a darmi.
E di calore.
Intenso calore.
Non è lontano Shun, lo sento.
Il Cavaliere Russo mi ha detto qualcosa che ha fatto scattare in me ricordi
pericolosi, ricordi che ho tenuto sotto controllo fino ad ora con maestria,
bisogna ammetterlo.
Ha detto che Shun non tornerà fino a che non avrà attenuto quello che sta
cercando.
Ed ha aggiunto che ha provato ad andare con lui, ma…il mio piccolo amico lo ha
fermato.
Con gentilezza certo, egli è incapace di imporsi con arroganza.
Ma anche con molta fermezza.
Hyoga ha obbedito, anche se questo lo sta consumando.
Più del silenzio di Seiya.
Ma io non sono Hyoga, non ho nessuna intenzione di obbedire e di restare qui ad
aspettare.
Lungi da me questo pensiero.
Quindi mi dirigo, con molta decisione nel luogo in cui Shun è andato, per
riportarlo a casa.
O per aiutarlo.
In un modo o nell’altro non lo lascerò solo.
Quando arriviamo la luna illumina uno spettacolo fiabesco.
Degno di Peter Pan, per intenderci.
E appena lo vedo capisco il perché è venuto qui.
Sono davanti al mare.
Seduti su una roccia che accarezza l’acqua salata e profonda di quel tratto di
scogliera, sembrano lì da tempo immemore e non da 72 ore soltanto.
Shun e quell’uomo dove il tempo ha ricamato, sul volto, fitte trame infinite
di vie, una per ogni anno che ha vissuto.
E ce ne sono tantissime.
Non parlano, non più.
Hanno terminato di dirsi qualsiasi cosa si siano detti e la serenità che c’è
sul volto del mio piccolo amico indica che è riuscito nel suo intento.
Alza leggermente il volto e mi osserva sorridendo.
Lo sa.
Sa perché Seiya sta dormendo da sei mesi.
Sa perché non si sveglia.
Ma soprattutto adesso che sa può far si che qualsiasi cosa lo stia tenendo
prigioniero possa spezzarsi e riportarlo da noi.
Si alza in piedi con un unico gesto molto armonioso, leggero.
Si china ad abbracciare la persona che le era seduta accanto e mormora con voce
curiosamente roca, quasi…emozionata: << Non dimenticherò. Mai.>>
E la pelle delle mie braccia si increspa, come un’onda quando è accarezzata
dal vento.
Ma non è nulla al confronto di quello che provo quando Shun si avvicina a noi,
ci guarda con un sorriso nuovo, diverso da sempre, e mormora con semplicità:
<< Vi stavo aspettando, sapevo che sareste venuti. >>
Kanon
Mi siedo accanto a lui, il letto sembra così grande, troppo per non sentirsi
smarriti.
Non mi piacerebbe dormire in un posto così.
Sospiro leggermente, adesso arriva la parte più difficile, quella che
inverosimilmente è così semplice invece.
E’ sempre stata lì, sotto i nostri occhi.
Sempre.
Gli afferro una mano e la stringo forte.
Non è molto grande e sembra sparire nella mia, la voce si alza nell’aria
immota di questa stanza che sto cominciando ad odiare e lascio che quello che
sento fluisca libero fuori da me.
Libero di arrivare dove deve arrivare.
Di compiere quello che deve compiere.
<< Il momento del giorno che mi piace di più è proprio questo, sai?
Quando la gente prende in mano quello che resta della propria giornata e si
concede il lusso di pensare a ciò che ha compiuto…e che deve ancora compiere.
Come immagini è un lusso che io non mi sono mai concesso, ma in questa mia
nuova vita qualche volta devo ammettere che l’ho fatto.
E quando mi è capitato allora la mia mente si è riempita di pace e di
silenzio.
Ogni suono si affievoliva e io mi sentivo libero di pensare semplicemente.
Così.
Soltanto…pensare.
Senza secondi fini, senza immagini, senza programmi.
Pace assoluta
Io ti capisco sai.
Tu sei davanti a te stesso e stai chiudendo i conti con ciò che eri.
Ma non per poter diventare una persona nuova, oh no.
Semplicemente per continuare a vivere.
Senza sentire che questa vita che sta scorrendo non è più tua.
Io lo so Seiya.
Io lo so benissimo perché anche io l’ho provato.
Anche io ci sono passato.
Non sono state uguali le nostre vite, non sto dicendo questo.
Eppure abbiamo, in fondo a noi stessi, una consapevolezza identica.
Quella che ti ha fatto addormentare e scegliere di non svegliarti più.
Devo confessarti una cosa: Anche a me è successo.
Una volta soltanto ma è pur sempre una volta di troppo.
La tentazione di farlo è davvero grandissima e ogni notte combatto contro
questo.
Ma al mattino… al mattino riapro sempre gli occhi.
Perché, nonostante tutto, io vivo.
Io apro gli occhi su questo mondo e lo sfido giorno dopo giorno.
E quando torna sera mi rendo conto che ho vinto io…e che la sfida continua.
Sempre.>>
La voce si spegne lentamente… ha senso tutto questo?
Davvero credo che tutto ciò abbia un significato?
E che io sia riuscito a scuoterlo?
Il mio pensiero si perde nei tre cavalieri che si stanno avvicinando: Aphrodite,
Death Mask…e Shun.
Adesso avrò una risposta a tutto.
\\ Lo strano trio si divise davanti alla villa.
Il biondo cavaliere e il minaccioso suo amico non entrarono, ma si fermarono
sulla soglia e quando il piccolo Shun si voltò per vedere dove si erano
fermati… loro sorrisero.
Un sorriso strano.
Oddio… sul volto di DeathMask era più una smorfia, ma non c’erano dubbi.
Quello era un incoraggiamento.
Qualsiasi cosa dovesse fare, loro erano con lui.
Tutti e due.
Così Shun continuò il suo cammino, non incontrò nessuno.
Stranamente non incrociò né Hyoga ne Shiryu, ma registrò tutto questo solo
con una parte della sua mente.
L’altra era già con Seiya.
Arrivò nella sua camera, la aprì e quello che vide fece affiorare un sorriso
bellissimo sul suo volto.
Il primo da sei mesi a quella parte.
Kanon era appoggiato al muro dietro il letto, una mano che stringeva quella del
suo amico, gli occhi chiusi e l’espressione del viso tesa.
Se soltanto avesse potuto…se soltanto potesse servire a qualcosa, sarebbe
andato a prendere Seiya in qualsiasi posto egli fosse.
Glielo leggeva sul viso.
<<Finalmente, cavaliere di Andromeda>>
Automaticamente le scuse salirono sulle sue labbra, ma si fermò quando notò
qualcosa di diverso sul volto del suo amico steso nel letto.
La mano.
Quella che era sul palmo di Kanon.
Le dita erano strette in quelle grandi e forti del Saint.
Il cuore mancò un battito e poi riprese a battere più velocemente.
Anche Kanon se ne accorse e aprì lentamente gli occhi chiusi, volse lo sguardo
e lo posò sulle loro mani mentre un sorriso aprì il suo volto.
Come un raggio di sole che squarcia le nubi.
Shun si avvicinò al letto, mise le sue mani sul lato del cuscino, si chinò sul
viso del giovane e scandì con voce chiara e ferma…seppur dolcissima:<<
Adesso puoi alzarti, Seiya, è tutto finito.
Non devi più custodire nessun segreto.
La tua vita è finalmente tua. Sei libero, fratello.
Adesso sei libero, senza più segreti ne pesi da portare.
E la ferita può rimarginarsi, per sempre.>>
E ad ogni parola la luce nella stanza sembrava farsi più chiara, più sottile.
Più bianca.
Due mesi passarono da quel famoso giorno in cui Seiya vinse la sua ultima
battaglia.
Quella più pericolosa perché fatta contro un avversario che lo conosceva
benissimo: se stesso.
I tre Saint non tornarono più nella villa e la vita continuò a scorrere
apparentemente senza nessun cambiamento.
Eppure…eppure quella luce che avvolse i tre cavalieri quando Seiya aprì gli
occhi rimase in loro a lungo.
Ogni volta che ne sentivano il bisogno bastava chiudere un attimo gli occhi…e
lei era lì.
Più forte che mai.
A monito per tutte le volte che le nuvole minacciavano il loro cielo.
Che mai, come in quel momento, fu presente in mezzo a loro.
Per non andarsene più.