Sospesi Sull'Orlo Dell'Abisso

 

I respiri tornano lentamente alla normalità mentre il sudore si asciuga sui nostri corpi ancora allacciati.

Rotolo accanto a lui portandolo dietro con me, facendogli appoggiare il capo sul mio petto mentre i suoi capelli di seta accarezzano la mia pelle accaldata.

<< Ti amo…>>

sussurra il mio amore e io stringo ancora di più il mio braccio attorno alla sua schiena, accarezzandolo lentamente.

Sa che non riesco a parlare molto ma…che è tutta la mia vita.

Tutta, interamente.

E credo che il giorno che mi sentirà dire o fare un discorso più o meno lungo si accerterebbe di non aver sbagliato persona.

Sa anche che lo amo.

Totalmente e con tutto me stesso…e questo a lui basta.

Ma questa sera c’è qualcosa di diverso nell’aria.

Stasera sento che non basta a me stringerlo più forte.

Guardarlo come se fosse la gemma più preziosa che ci sia sulla faccia della terra…e sotto.

E sopra.

Stasera la mia anima riesce a dar voce ai suoi sentimenti.

Ed esce curiosamente roca.

Profonda.

Come se provenisse da infinite lontananze.

O profondità.

<< Anche io ti amo… Shun di Andromeda>>

e torno a baciarlo, mentre lui circonda il mio collo con le sue braccia esili eppure così forti.

Come ogni cosa in lui.

 

L’incubo arriva all’improvviso, senza nessun preavviso.

Del resto questa è una frase davvero ridicola…come fa un incubo ad avvisare prima di venire a sconvolgerti la vita?

O almeno a provarci…ma questa volta posso dire che non c’è stato nulla che potesse anche solo lontanamente farmi pensare che quest’incubo che ha tormentato a lungo la mia vita

stava per tornare.

E il tempo sembra essersi fermato ancora una volta…

Il cielo profuma di vento, la notte qui è solo una parola…milioni di parole lascio dietro di me, milioni di perché che fra qualche giorno avranno una risposta.

Le lacrime sono un rischio… possono ghiacciarsi sul mio viso e congelarlo…lo grido a me stesso, rannicchiato in un angolo, da solo…ma non sento.

Non sento nulla se non questo dolore terribile dentro che mi sta spaccando il cuore.

Non voglio andare in Giappone da solo.

Non voglio conoscere nessuno…io voglio solo mia mamma.

Perché nessuno lo capisce?

Perché cercano di parlarmi e di farmi uscire dal mio volontario isolamento?

La rivedo mentre precipita giù dal ponte senza che io possa fare nulla per fermarla.

Neppure un gesto, uno solo.

Stringo fra le mani la sua croce… nemmeno lei ha potuto aiutarla.

Nessuno l’ha salvata.

Continuo a piangere disperato senza sentire il freddo… andatevene…tutti quanti.

Andatevene via… non voglio vedere nessuno che non sia lei.

Nessuno.

Due braccia stranamente calde mi avvolgono.

Cerco  di alzare la testa che mi viene schiacciata contro una spalla… ma chi …

<< Non pensare di essere solo… non lo sei… hai me.

Hai capito piccolo?

Io non ti lascerò mai…>>

Alzo la testa quasi a forza per guardare negli occhi il proprietario di quella frase così rassicurante, di quelle parole che ho tanto aspettato di sentire… di quella voce che io …io…ho già ascoltato!

E mi specchio in due occhi chiari come il ghiaccio della mia terra.

Sono io!

QUELLO SONO IO!

Sono io quello che mi sta consolando.

Un io già grande… che mi guarda serio, quasi severo.

E allora urlo…urlo con tutto il fiato che ho in gola.

A svegliarmi sono le braccia di Shun che cercano di tenermi fermo mentre mi dibatto.

Almeno fino a quando i contorni della nostra stanza tornano a diventare vivi facendo sfumare lentamente l’incubo.

E il mio viso, l’ultima cosa che ho visto prima di urlare, è sostituito da quello di Shun.

Gli occhi trasparenti sono diventati di giada purissimi, i capelli biondi sono quelli sottili come fili di seta e altrettanto morbidi.

Dalle sfumature dell’autunno.

E sento che l’incubo si allontana definitivamente.

E’ lui quello che lo sta portando via.

Sempre lui che prende per mano la mia vita e la innalza al di sopra di quelle acque gelide che avevano imprigionato il mio spirito.

Senza dire una sola parola prende le mie mani e le stringe forte tra le sue…poi, senza staccare il suo sguardo dal mio, inizia a parlare …senza dire una sola parola.

 

Come posso restituire quello che tu fai per me?

Ogni volta che penso di aver toccato il fondo…tu arrivi e mi rialzi a forza.

Ogni volta che mi incateno al fondo per non risalire…tu spezzi le catene fatte con le mie stupide certezze e mi sospingi a galla.

Alla luce.

Alla vita.

Ogni volta che sento la disperazione prendere il sopravvento … tu lasci che scorra su di me portata via dal vento e raccogli le stelle del cielo per adornare i miei occhi e farli brillare di nuovo.

Non avrò vita abbastanza per ringraziarti di tutto quello che fai per me.

Di tutto l’amore che gratuitamente mi dai.

Di tutto il silenzio che mi circondi affinché io possa sentire la mia anima.

Anima che rinasce con te.

Splendido assoluto meraviglioso angelo mio.

Ho appena iniziato a restituire un po’ dell ‘amore che tu mi hai sempre dato.

Se adesso sono qui è grazie a te.

Se adesso spero, amo, vivo, credo, respiro con tutto me stesso ogni più piccola particella di vita che c’è nell’universo è grazie alla tua cocciuta testardaggine.

Alla tua assoluta convinzione che ogni uomo è migliore di quello che sembra e che i cattivi non esistono: Esistono soltanto le persone infelici.

Al calore delle tue preghiere, delle parole sussurrate con il silenzio  delle lacrime.

Al tuo donarsi totalmente affinché io possa vivere ancora.

Anche lontano da te.

Come puoi chiedermi in che modo puoi restituire quello che io faccio per te?

Non si può restituire quello che si dona gratuitamente.

Io non potrò mai ridarti la vita che tu mi hai restituito…ma posso aiutarti a vivere la tua con lo stesso amore, la stessa abnegazione, la stessa totale fiducia che tu hai avuto fino ad ora.

E che mi ha permesso di innalzarmi e di volare di nuovo.

Anche per te.

Mio assoluto, grande, unico, immenso amore  mio.