Uguale A Te Stesso
Alla fine sto tornando a casa.
Casa.
Scuoto la testa lentamente e i capelli ondeggiano nell’aria fredda della sera.
Quest’ondata di freddo che ha colpito tutta l’Europa non ha risparmiato nemmeno la Grecia ma a me non è che dispiace tanto.
La nave si stacca dal porto di Patrasso e mi sta riportando dove sono, ormai,le mie radici.
Le case della piccola città sembrano ammiccare nella luce livida di questo inverno che sembra non voler lasciare le coste Greche, sempre tiepide e abbastanza umide in questo periodo dell’anno.
Guardo la vita che sta rallentando e che fra breve si fermerà mentre il cielo raggiunge i colori dei miei capelli, attimo perfetto, sospeso nel tempo.
Sempre uguale e sempre diverso, ogni sera della nostra vita.
In Grecia.
Perché qui e perché non nella mia terra adottiva?
Non è un segreto per nessuno che amo il freddo, che amo quelle terre per tanti desolate.
Sento che quelli accanto a me rientrano nella nave, il freddo è davvero pungente e a chi non è abituato può dare fastidio.
Chiudo gli occhi e insipido profondamente il profumo dell’aria mentre i miei polmoni ringraziano sentitamente per l’ossigeno in più che regalo loro.
Si, potevo andare altrove, non certo al mare.
Ad Olimpia, piccolissima cittadina ai piedi del monte caro agli Dei.
Ma così non avrei mai potuto entrare nell’anima di colui che mi sta aspettando.
Questa è la sua terra, qui lui è nato e qui ha respirato.
E’ vissuto anche se per breve tempo. (*nn intendo Olimpia in particolare, di fatto nn so il nome della sua città, ma in senso lato *)
E io volevo capire se dopo aver dato ogni cosa, anche il mio onore, affinché la vita potesse continuare,
dopo aver visto nei suoi occhi il dolore per il mio presunto tradimento,
dopo aver riaperto i miei occhi su questo mondo ancora intatto anche se non incontaminato… avrei potuto accettare che la mia vita potesse diventare anche sua.
Che la sua vita potesse diventare anche mia.
Il sole scende lento oltre il mare e la notte riempie il paese ormai lontano.
Rimango li, a farmi schiaffeggiare dal vento mentre sento l’anima protestare al suo ricordo.
Lo vuole.
La mia anima lo vuole e non si accontenta del suo ricordo.
E sembra rimproverarmi per questo forzato e voluto distacco.
Fra poco la accontenterò.
Ancora un pochino.
Lasciami ancora un po’ di tempo Milo.
Lasciami il tempo necessario affinché la nave mi porti da te.
Ho scelto la nave affinché potessi sentire la tua mancanza in maniera acuta, quasi insopportabile.
Soltanto così il ritrovarsi diventa perfetto.
Perfetto come questo momento.
Mai uguale a se stesso.
Come te, mai uguale a te stesso.
Forse ti spiegherò il perché sono venuto qui invece che tornare subito da te.
Forse cercherò almeno di fartelo capire.
O forse no, mi limiterò a venirti davanti e a lasciarti fare, certo che tu, comunque, capiresti.
Forse.
Sorrido nella notte perfetta mentre l’anima continua a chiamarti.
Finalmente in pace.
Posso tranquillamente affermare che questo è il compleanno più perfetto della mia vita.
Nel silenzio del mare.