Un Fiore Che Sboccia Nel Fango

 

Il disordine nella stanza regna sovrano.

Il ragazzo che è in piedi in mezzo a tanto caos sembra però non rendersene conto.

Anzi, di più.

Sembra davvero a proprio agio e continua a infilare i vestiti nel suo borsone con apparente calma.

Senza nessuna meticolosità, per carità.

Però i suoi gesti sono sicuri, veloci ed efficienti.

Afferra capi che sono ovunque attorno a lui fuorché dove dovrebbero essere e anche un osservatore non propriamente attento si rende conto che trova tutto quello che gli serve.

Senza sbagliare una volta sola.

Il ragazzo che è sprofondato nella poltrona accanto al letto è davvero molto giovane.

Ad un attento esame, però, ci si rende conto che la sua età è indefinita, i suoi lineamenti sembrano senza tempo.

Quello che ha attraversato lo ha reso infinito e ha lasciato in lui una profondità che già prima era spiccata e ben evidente.

Adesso non si riesce a percepire la sua fine e questo si rispecchia anche nei suoi occhi.

Nei suoi gesti.

In tutto quello che fa e che dice.

Il silenzio che c’è tra loro non è pesante, ma colmo di tristezza.

Una partenza è sempre intrisa di tristezza.

Sia per chi parte che per chi resta.

Specie quando sono due fratelli a doversi separare.

 

SHUN

<< Allora te ne vai davvero, non c’è nulla che io possa fare per farti cambiare idea?>>

Non volevo davvero dire una cosa del genere, mi ero ripromesso di non tirare fuori domande così all’ultimo momento, ma questa volta ci speravo davvero...

Credevo che non se ne sarebbe andato via più.

Non è mai rimasto con noi così a lungo.

Dopo Hades, dopo che siamo tornati dagli Inferi con tutte le nostre ferite non ci siamo mai lasciati.

Ikki non si è mai allontanato dal mio fianco, dal nostro fianco.

Ed io, nella mia ingenuità, credevo davvero che fosse per sempre.

Per sempre...

Con lui questa parola assume diversi significati.

Con lui tutto assume diversi significati, quello che normalmente conosciamo dell’animo umano, quello che “crediamo” di conoscere perlomeno è lontano mille miglia da Ikki.

Non risponde, ma scuote la testa e mi guarda con dolcezza.

L’unico istante in cui permette alla tenerezza di prendere il sopravvento su di lui è proprio quando il suo sguardo si posa su di me.

Nessun, oltre i miei fratelli forse, conosce questo aspetto di lui.

A volte la superficialità della gente è davvero grande.

Non si rendono conto della reale profondità di chi hanno di fronte e si accontentano di sfogliare le prime pagine, decidendo che non vale la pena continuare.

E’ stato gettato nel fango, piccolo seme a cui nessuno dava un attimo di speranza.

E’ stato lasciato da solo nelle profondità degli inferi dove nemmeno la luce del sole riusciva a far arrivare il suo calore…eppure è riuscito a farcela.

E’ riuscito a mettere radici e non lo ha fatto nella nuda terra, non si è fatto legare ad un luogo oscuro per non riuscire così più a vivere lontano da li.

Oh no.

Lui ha messo radici nella profondità della sua anima.

E li è cresciuto fortificandosi sempre più.

Diventando il cavaliere che ho davanti a me.

Un sospiro allarga il mio petto.

Quando avrò la gioia di non vederlo più andare via?

Ogni volta che riparte si porta con se un pezzetto della mia anima e a me non rimane che trattenere i miei desideri per lasciarlo libero .E’ l’unico modo che conosco per amare.

Lasciarlo libero di scegliere dove portare il suo cuore.

 

IKKI

Sento i lineamenti distendersi lentamente appena appoggio il mio sguardo su di lui.

Il mio fratellino.

Soltanto Shun riesce a farmi fare qualcosa che assomiglia ad un sorriso.

E’ più forte di me, quando parlo con lui guardandolo negli occhi tutto quello che mi sono prefisso sbanda pericolosamente.

Non vuole che me ne vada, lo so.

Non vuole che lo lasci qui ancora una volta.

Non da solo, no ma… per lui lasciarmi è come rinunciare a un pezzo di se stesso.

Lo so, lo sento.

Perché anche per me è la stessa cosa.

E allora perché me ne sto andando?

Perché lo lascio?

Faccio vagare lo sguardo nella stanza, è stato il luogo in cui mi sono fermato di più

in questi ultimi anni.

Sfioro  con lo sguardo i mobili, gli oggetti, i vestiti ancora sparsi ovunque e non riesco a sentire nulla.

Niente.

Nemmeno il più piccolo senso di appartenenza.

Non riesco a sentirmi a casa in nessun luogo.

Shun ama ripetermi che la mia casa io l’ho edificata nella mia anima, in profondità.

E che nessuna tempesta, nessuna forza in terra e in cielo potranno abbatterla.

Eppure in tutto questo c’è qualcosa che non va, qualcosa che non riesco a dirgli e che non gli dirò mai.

In breve metto via tutto quello che di mio c’è ancora qui, l’unico che vorrei veramente metter via per portarlo con me invece se ne sta li in quella poltrona, con lo sguardo lucido, i capelli arruffati, splendido.

Lascio cadere a terra il borsone e mi avvicino a lui.

Mi inginocchio e gli afferro le mani fredde.

Primo errore.

Perché adesso sarà ancora più difficile parlare come se in me tutto fosse uguale a sempre.

A sempre…

Il secondo errore lo faccio quando avvicino il viso al suo e gli sfioro una guancia con le labbra.

Sono impazzito per caso?

Cosa mi salta in mente?

La mia voce esce indipendentemente dal mio pensiero, sembra che abbia vita propria e che abbia deciso anche per me

<< Quando eri piccolo piccolo e noi eravamo ancora insieme… il mio desiderio più grande  era quello di farti mio, di assimilarti a me per non doverti lasciare mai.

Dentro di me volevo che tu fossi una cosa sola con me.

Mio, completamente e solamente mio.

Quando sono tornato in me, quando l’oscurità ha lasciato il mio cuore…ti ho ritrovato intatto, come se per te il tempo non fosse mai passato.

Diverso nel corpo ma non nello spirito e nemmeno nell’anima.

E in me questo desiderio è tornato prepotente.

Forte,sempre di più.

Ti ho visto dare la tua vita, farne dono per far vivere gli altri.

Ti ho visto grande,ho trovato in te una nobiltà che nessuna regalità potrebbe eguagliare.

Mentre mi dicevo che avevo fatto bene a lasciarti libero di vivere la tua vita lontano dal mio senso di possesso, una parte di me mi odiava perché non facevo nulla per esaudire il desiderio di quel bambino che ancora vive in me.

Hades mi ha fatto capire quanto siamo futili noi esseri umani con le nostre passioni e le nostre limitatezze.

Restare equivarrebbe renderti prigioniero, Shun.

Prigioniero di me.

Del mio amore.

Della mia ossessione per te.

Se avessi ascoltato quella parte di me che allontano da te quando si fa troppo grande tu non avresti potuto fare tutto quello che hai fatto.

Non avresti potuto aiutare tutte le persone che hai aiutato.>>

Finalmente taccio.

Non c’è altro da aggiungere.

Non volevo dire una sola parola, invece quegli occhi verdi esigevano da me qualcosa che soltanto io potevo dargli.

Soltanto io.

Cerco in lui  un segno che mi faccia capire che cosa ho suscitato nell’animo con la mia confessione.

Il suo sguardo è attonito.

Il viso esangue, sembra che ogni colore lo abbia abbandonato.

Ogni calore.

Mi alzo da terra lasciando li il mio cuore.

Eppure, nonostante tutto, non sono pentito.

Nonostante tutto  sono felice di averglielo detto.

Adesso almeno sa veramente perchè me ne vado.

Afferro il borsone e me lo carico sulla spalla.

La sua voce mi giunge quando sono ormai oltre la soglia.

Seguito subito dal rumore del suo corpo che si alza in piedi, improvviso.

Mi fermo senza voltarmi e chiudo gli occhi.

<< Lascia che io per l’ultima volta possa donare la mia vita per la tua libertà.>>

Forse ho capito male.

Mi volto lentamente e lo guardo.

Continua mentre la sua voce è appena un sussurro.

Eppure sembra che urli direttamente al mio cuore:

<< Perché soltanto lasciandoti libero tu potrai seguire il tuo cuore.

E soltanto donandoti la mia vita anche io potrò esserlo a mia volta.

Libero di amarti e di donarmi a te>>

E dopo queste parole la mia mente si annulla completamente.

Mi avvicino a lui, annullando la distanza che ci separava.

La borsa che cade a terra è l’ultima testimone di una vita che potevo perdere definitivamente.

Perché senza di lui io sarei morto nella parte di me più importante.  Quella che ama.

E che non si è arresa mai.

Che ha parlato nonostante io non volessi farlo.

Che ha creduto in noi contro ogni logica.

E che non morirà mai.

Come un fiore che non si fa fermare dal fango in cui è cresciuto, in cui è stato seminato…ma continua a lavorare di radici.

E di cuore.

Alimentato da una speranza senza fine.