Un Giorno Come Tanti
Oggi ho tutta la giornata per me, che meraviglia!
Mi stiracchio nel letto allungando il mio corpo fino a far uscire i piedi, che penzolano nel vuoto.
Per fortuna che questo è il letto più grande che hanno... figuriamoci il più piccola allora.
Mi guardo attorno individuando immediatamente i miei vestiti appallottolati per terra, con un colpo di reni mi alzo in piedi e vado a vedere se sono ancora decenti... naaaaa, per quanto me ne strafrego di come vado in giro i vestiti devono almeno essere puliti.
E' l'unica regola che osservo.
Li butto a lavare e apro l'armadio per tirare fuori un paio di jeans e una maglietta, il mio guardaroba assomiglia in modo impressionante a quello di Dylan Dog... sono tutti incredibilmente uguali.
Improvvisamente mi prende la smania di far presto... devo vedere il mio ragazzo, a momenti Mika è qui.
Mi faccio la doccia e mi vesto a tempo di record e poi scendo ad aspettarlo.
Mi siedo nel parco che è all'inizio della via, nella panchina che di solito occupiamo quando siamo insieme e un ghigno deforma per un attimo il mio viso... le facce scandalizzate dei miei adorati vicini rallegrano questa giornata iniziata bene.
E so che continuerà ancora meglio.
Oggi è il mio compleanno e se si azzarda a dimenticarsene sono cazzi amari... molto amari... per lui almeno.
Non voglio regali particolari, mi basta che si ricordi e che mi dia un bacio tale da far chiamare la polizia a questa gente bigotta e ridicola, poi continueremo in casa... e il resto dovrà essere all'altezza... e conoscendo
Mika sono sicuro che lo sarà.
Nel modo più assoluto.
La finestra del palazzo di fronte si apre un pochino, il necessario perchè un naso adunco svetti tra le tendine... dannata impicciona, quanto la odio.
Lei e i suoi cagnolini che abbaiano dalla mattina alla sera, le sue pettinature assurde e la sua voce nasale ... avrà chiamato la polizia già venti volte dicendo che il mio comportamento è sospetto... diamogli qualche cosa per farle credere che ha ragione, infilo le mani dentro i pantaloni e mi tocco il cazzo che sta riposando tranquillamente... la tendina si spalanca e la sua faccia è tutta un programma!!!
Tiro fuori la lingua e la passo attorno alle labbra, lentamente, molto lentamente... richiude immediatamente facendomi scoppiare a ridere!!!
Avrà anche lei il suo sogno a luci rosse stanotte!!!
Li odio tutti, dal primo all'ultimo.
Così grandi nella loro dignità, giusti e immacolati, con il loro lavoro statale, la loro paga fissa, la moglie o il marito che si scopano una volta alla settimana, il giardino ben curato e la macchina presa a rate... borghesi bigotti e perbene... che decidono chi è buono e chi è cattivo.
Condannando quelli come me senza bisogno di nessun processo, e di nessun giudice.
Oh si, li odio, è vero ma anche questo è sbagliato perchè dovrei fregarmene.
Semplicemente.
Fare come se loro non esistessero e infischiarmene altamente di quello che pensano...
Non ci riesco.
E so benissimo che odiandoli gli do troppa importanza ma...è più forte di me.
Oggi però non gli permetterò di rovinarmi la giornata, la MIA giornata.
Mi allungo comodamente nella panchina mentre il parco comincia a riempirsi di gente che, puntualmente, si volta a guardarmi.
Del resto è la prima volta che sono qui a quest'ora del mattino, normalmente ci vengo verso le 6 del pomeriggio, quando stacco dal lavoro.
Mi piace aspettare qui Mika... lui arriva dopo le 7, quando chiude la serra e lascia tutto nelle mani di Heather.
Adoro l'attesa, l'aria che si riempie di elettricità, l'eccitazione che sale lentamente mentre i soliti idioti passano e ripassano di qui facendo gli indifferenti, controllando in realtà tutto quello che faccio.
Credono di avere loro tutte le verità, di essere irreprensibili ed immacolati.
Poi a casa, nel chiuso di quattro mura, trattano la donna come una schiava, mangiano come maiali mentre la TV fa vedere bambini scheletrici con il ventre gonfio e gli occhi pieni di mosche.
E si masturbano come pazzi sognando il culetto sodo del ragazzo che lavora con loro... poveri piccoli ometti indegni di calpestare la terra ai loro piedi.
Vorrei averli nelle mie mani per una notte.
Una notte sola.
Basterebbe per tutta la vita.
Entrano nel parco due uomini di circa 40 anni e si dirigono dalla mia parte, sono vestiti elegantemente, in giacca e cravatta e hanno tutti e due una 24ore in mano.
Appena arrivano vicino alla mia panchina rallentano vistosamente mentre aumenta l'intensità dei loro discorsi.
E anche la velocità.
Cristo che idioti.
Immagino benissimo quello che stanno dicendo: Un ragazzo così giovane... avrà si e no 25 anni, con quel fisico poi... buttato li sulle panchine di un parco, alle nove di mattina, invece di lavorare... e produrre.
Braccia rubate all' industrie.
O all'agricoltura.
Idioti, che cazzo ne sanno loro della mia vita?
Del perchè sono qui?
Si zittiscono quando mi passano davanti... bene, vediamo di movimentare un po' i loro discorsi.
Sposto la mano che ho appoggiato sulla coscia e la metto sull'inguine, una grattatina alle palle... giusto per gradire.
Che esseri prevedibili.
Chissà se si rendono conto che le loro reazioni sono più scontate di quelle dei bambini?
Un bambino mi avrebbe chiesto se ho prurito... e perchè.
Loro invece aprono la bocca a mo di pesce per poi richiuderla immediatamente e stringerla in una linea sottile di disapprovazione.
Quanto mi diverto a scandalizzarli... ma questo l'ho già detto... il fatto è che sono così ipocriti.
Chissà quante volte l'avranno fatto, al sicuro da sguardi indiscreti.
Ecco, adesso uno di loro si volta e mi guarda, lo sapevo... il suo sguardo e il leggero sudore che ricopriva il suo labbro superiore erano inconfondibili.
Si è eccitato.
Gli strizzo l'occhio destro mentre continuo a toccarmi le palle, si volta di scatto avvicinandosi inconsciamente al suo collega.
O compagno.
Scoppio a ridere e lo vedo irrigidirsi... vai a farti fottere amico... probabilmente è proprio quello che farai... vero?
E poi il pervertito sano io.
Sono io il lupo cattivo che insidia i bambini.
Io mi limito ad ignorarli... loro, invece, nella loro immensa giustizia e rettitudine, li mettono al sicuro da gentaglia come me per poi picchiarli a casa per la minima cazzata.
O urlargli contro cosa irripetibili, in preda a un vero e proprio attacco di nervi.
Io non ho avuto questa fortuna.
Il bastardo che si è preso cura di me quando i miei sono morti era un giudice irreprensibile, un caro amico di mio padre.
Tutti lo conoscevano per la sua integrità morale.
Avevo sei anni quando mi sono "trasferito" a casa sua, otto quando mi ha obbligato ad "occuparmi" di lui.
Dieci quando ha deciso che ero abbastanza grande per essere lui ad occuparsi di me.
A fondo.
Detto così potrebbe sembrare una sciocchezza... e che è mai?
Di fatto quel porco bastardo mi ha violentato sistematicamente dall'età di dieci anni.
Senza contare i due anni passati a fargli pompini.
Non c'era una via d'uscita, nessuno mi aiutava anche se sapevano che lui aveva questo "vizietto" ma...c'erano in ballo conoscenze grosse e altolocate che per coprire lo scandalo avevano deciso di sacrificarmi.
In fondo io ero un bastardo senza nessuno e come tale sacrificabile.
Mi sono arrangiato come meglio ho potuto... sottostando alle sue luride voglie e imparando a sopravvivere lo stesso.
Almeno fino a quando non mi sono reso conto che il tempo passava e se con me era clemente e magnanimo, regalandomi un fisico possente che tenevo costantemente allenato, con lui invece ...
Invecchiava.
Il mio carnefice invecchiava.
Semplicemente.
E invecchiando diventava debole e perdeva tutta la sua autorità.
Tutto il potere che mi teneva inchiodato a lui.
Quattro anni passati a sopportare le sue luride voglie... credeva di avere un burattino docile nelle sue mani, invece dentro di me la furia e il rancore crescevano a dismisura e aspettavano soltanto l'occasione per fare piazza pulita... visto che nessuno era disposto a farlo al mio posto.
E' successo che mentre ero inginocchiato ai suoi piedi e avevo il suo cazzo in bocca, mentre lui, senza una parola come sempre, mi scopava ho sentito nettamente il contatto rompersi.
Quello che mi teneva inchiodato li a farmi fare di tutto.
La pressione psicologica che aveva esercitato fino ad allora... insomma: chiamatelo come volete.
La cosa principale è che si è spezzata... avevo 14 anni ed ero già alto come adesso, potevo staccargli l'uccello a morsi... ed è quello che fatto.
Un morso netto e preciso... non gliel'ho reciso definitivamente ma il taglio era così profondo da farlo penzolare in modo grottesco.
E, con la bocca piena del suo sangue l'ho guardato negli occhi scandendo bene le mie ultime parole per le sue luride orecchie:
<< se mi tocchi ancora una volta, una volta sola... io ti ammazzo.>>
Niente altro.
Mi sono lavato la bocca, riempito una sacca con i 4 stracci e, prendendo tutti i soldi che aveva in casa me ne sono andato mentre lui urlava come un ossesso.
Non ha chiamato la polizia... nessuno mi ha denunciato ne fermato.
Ero minorenne e senza un lavoro... con il rischio che, se mi beccavano, andavo di filato in uno di quei posti che chiamano riformatori... nemmeno morto!
Si, ce l'ho fatta... il fatto che mi facesse lui da tutore e anche da insegnante privato mi ha aiutato molto... nessuno a cui rendere conto se non andavo più a scuola.
Ho lavorato a nero fino a spaccarmi la schiena, tutto quello che ho me lo sono costruito io, con le mie mani...
Da solo.
Nessuno mi ha aiutato.
Nessuno.
Il sorriso dolcissimo e malizioso di Mika apre in due la mia mente improvvisamente...
Cristo... che stronzo che sono a volte.
Mica mi stavo autocommiserando, vero?
Se ne sono venuto fuori senza essere in galera o senza avere una scimmia sulla schiena è unicamente per lui.
Per gli occhi azzurri più puri che esistono, più dannatamente bastardi che ci siano sulla faccia della terra.
Dopo i miei chiaramente.
E' vero... il mio pazzo unico ragazzo che ho conosciuto quando avevo 18 anni e dormivo sotto un tetto per una manciata di lire al mese.
Il mio svedese amico che si è messo in testa che io ero gay e suo... in quest'ordine possibilmente.
E ce l'ha fatta.
Cazzo se ce l'ha fatta.
Non potrei più fare a meno di lui... anche se mi guardo bene dal dirglielo.
Eccolo... come evocato dai miei pensieri arriva con la sua andatura lenta, sensuale.
Si voltano a guardalo, i capelli biondi che ricadono morbidi lungo la schiena, la bocca rossa che si apre in un sorriso.
Che cazzo hanno da guardarlo?
Cosa credono di fare?
Lui è mio.
Punto e basta.
Mi alzo in piedi per dimostrarlo apertamente a tutti ma lui mi precede e , in due passi, è accanto a me.
In due semplici passi.
E mi fa cadere sulla panchina aggrappato alle mie spalle e alle mie gambe.
Tipo Koala.
<< Auguri amore mio...>> grida abbastanza forte perchè tutti possano sentirlo... e mi bacia.
Le sue mani si infilano sotto la maglietta mentre la sua lingua inizia un duello estenuante con la mia, riuscendo a ottenere il predominio.
Per qualche minuto.
Quando si stacca già in tre o quattro hanno fatto il 113 probabilmente , scoppio a ridere e gli lecco le labbra lascivamente...
<<Tutto qua? Credi di cavartela così?>>
<< Oh nooo>> la sua voce... roca, bassa... da morire...
<< a casa tua ci sarà il resto... e se non sarò all'altezza potrai fare di me quello che vuoi>>
mmm... quello che voglio, eh?
Mi alzo in piedi e lo trascino a casa mia... e' sulle scale che noto il foglio arrotolato infilato nell'immancabile zainetto che si porta sempre dietro.
Glielo prendo improvvisamente e, nonostante le sue proteste, lo srotolo alzando le braccia per essere fuori della sua portata.
...E adesso so che cosa vuol dire quando mi dice che mi ama.
Ci sono io li dentro... il mio viso mi sta guardando ma... mai, mai io ho avuto uno sguardo così.
Mai c'era quella luce luminosa nei miei occhi.
E' così che lui mi vede... per lui io sono così.
So che non gli ho mai detto che lo amo.
Quanto è importante per me.
E non credo che glielo dirò stasera... io e le parole non andiamo d'accordo... ma posso sempre dimostrarglielo.
In modo inequivocabile.
Lo prendo tra le braccia e lo trascino al di la di quella porta e mentre lui inizia a spogliarmi riempiendo di baci la pelle che lascia libera ho la certezza che questo non sarà affatto un giorno come tanti.
E nemmeno i giorni successivi lo saranno...
Per me, per questo splendido ragazzo che stringo fra le braccia.
Mai più.