Una
Notte, Una Stella
La
camera è totalmente nel caos e il disordine imperversa
ovunque.
Michel
apre la porta già preparato psicologicamente allo spettacolo
che si offre ai suoi occhi, ma Milos, comunque, riesce sempre( e
quando dico “sempre” è proprio
“sempre”) a stupirlo, e
non necessariamente in meglio.
Il
pavimento è completamente coperto da ogni genere di vestiti,
e
così il letto, la scrivania e ogni possibile ripiano
presente
nella stanza.
Una
valigia molto grande è appoggiata in mezzo al letto, sopra
ai
suddetti vestiti, e qualcuno che noi ( e lui purtroppo) conosciamo
bene sta cercando di scegliere che cosa portarsi via e che cosa no .
La
voce di Michel scende , molto chiaramente, di un’ottava
mentre
cerca di non guardare quello sfacelo ma soltanto gli occhi di Milos:
<<
Stai traslocando per caso?>>
Milos
si volta a guardarlo con due paia di jeans in mano, indeciso su quale
infilare in valigia.
<<
Che domanda strana… dobbiamo partire, non
ricordi?>>
Risolve
il tutto infilandoceli tutti e due.
Gemito
da parte di Michel:
<<
tre giorni a Parigi…non un mese sulle
Ande…>>
Milos
fa uscire la sua risata solare, piena di vita e Michel si chiede per
l’ennesima volta come può contenere tanta gioia un
essere
umano.
Questo
pensiero fa vincere la sua naturale repulsione per ogni tipo di
disordine possibile ed entra, molto coraggiosamente, nella stanza.
Milos
continua a riempire la valigia ancora per un po’ di tempo.
Ogni
tanto toglie qualcosa rimettendocelo dentro dopo cinque
minuti…
per
buttare li, con apparente casualità:
<<
sai… non credevo che mi avresti mai portato a
Parigi…con te
intendo >>
E
Michel si sente sollevare da mani
invisibili…cos’è quel
vuoto all’altezza del cuore?
Meglio
buttarla sull’ironia:
<<perché…con
chi pensavi di andarci?>>
Milos
si volta lentamente, lo guarda con un ghignetto semi-malefico sul
volto e sta al gioco:
<<
Con il campione Australiano di nuoto, ma se insisti proprio gli
dirò
di aspettare…>>
Il
resto si perde nella valigia scaraventata a terra in maniera netta e
precisa, nonostante il notevole peso e Milos registra velocemente che
è meglio non fare arrabbiare troppo un certo Francese che ha
passato in Siberia gran parte della sua giovinezza ma che ha un cuore
caldo come la lava di un vulcano.
Di
quelli che riposano, apparentemente, sotto il ghiaccio.
L’aereo
viaggia veloce e sicuro nel cielo.
Un’ora
di volo, il tempo di rendersi conto che sei decollato che
già
ti prepari all’atterraggio.
Due
amici di nostra conoscenza sono seduti nell’ultima fila, nei
due
sedili proprio in coda dell’aereo.
Sono
partiti all’ultimo istante, un viaggio insolito, che nessuno
dei
due aveva davvero messo in preventivo.
Decisione
presa da Michel contro la “sua”
logica…doveva andarci da solo,
per vedere il notaio che aveva seguito suo zio, unico parente
rimasto, nelle ultime ore della sua vita.
Aveva
un testamento da aprire e doveva farlo in sua presenza.
Una
seccatura insomma.
Lui
non aveva bisogno di nessun testamento, di nessuna eredità.
Stava
bene così come stava, non aveva bisogno di niente.
Ma
qualcosa alla fine lo aveva spinto a prenotare quel volo e a
partire…
quando aveva visto che la visita coincideva con il suo compleanno.
Perché
aveva prenotato anche per Milos?
Ecco…questa
era una domanda pericolosa per il suo equilibrio mentale, meglio non
indagare.
Così
si trovano seduti nei posti più scomodi
dell’aereo, mentre
cercano di far passare un’ora senza annoiarsi.
Retifico…mentre
MILOS cerca di far passare un’ora senza annoiarsi,
perché
Michel non si sta annoiando affatto.
Legge
un libro che si è portato e la sua mente è
tranquilla e
rilassata.
L’unico
che non lo è affatto è Milos.
Che
sta passando per la mente di quel Greco perverso??
…già
già…proprio quello che pensate voi.
Il
quotidiano che si è preso all’aeroporto giace tra
le sue
gambe, aperto alla prima pagina.
La
foto di un noto politico li guarda, severo… e non si sa
proprio se
è questa espressione a scatenare la parte peggiore che giace
in lui, neanche troppo sopita o se è stato un quarto di
sorriso che Michel gli ha rivolto e che ha illuminato il volto fino a
quel momento troppo serio… fatto sta che decide ed agisce.
Con
conseguenze catastrofiche.
In
fondo…deve ancora dare il suo regalo di compleanno al suo
ragazzo,
no?
L’aereo
vola tranquillo, dentro tutti sonnecchiano.
Ad
un tratto il giornale che riposava, aperto sulle gambe del Greco e
del Francese da noi conosciuti, si sposta leggermente e si posa
proprio sull’inguine del rosso che muove appena un
sopracciglio …ma
non fa altro.
Vuole
vedere dove va a finire quell’incosciente.
La
mano di Milos si appoggia sull’inguine di Michel.
Tranquilla
e quasi spavalda inizia ad accarezzare dall’alto al basso,
con
lievi movimenti circolatori.
Silenzio
assoluto dall’altra parte.
Non
un movimento,nemmeno impercettibile.
Milos
continua, aspettandosi a momenti la reazione glaciale del suo
ragazzo.
Intanto
muove la mano lentamente, godendosi quel contatto proibito.
Sotto
c’è una reazione leggera, impercettibile.
Ma
che a lui non è sfuggita.
Sa
che Michel si sta imponendo di non reagire, lui non sopporta
…tutto
questo.
Questo
toccarsi qui, in un aereo, in mezzo alla gente, estranei per di
più
( non è che cambiava di molto se erano conoscenti od
amici…)
Ma
sa anche che non farebbe mai e poi mai una scenata davanti a tutti.
Continua
a toccarlo mentre guarda davanti a se, tranquillo.
Nessuno
li sta osservando, nessuno li nota.
Ma
sa che non è questo che fa … alterare il suo
compagno.
Con
decisione aumenta il contatto, lo rende più profondo e
Michel
risponde alzando impercettibilmente il bacino verso di lui.
Cavolo…cioè…accidenti.
L’ha
fatto davvero?
Si
è mosso?
Schiaccia
di nuovo e di nuovo il bacino si alza.
Siii,
l’ha fatto.
Questa
è la reazione più sorprendente che Michel abbia
mai
avuto.
Si
volta verso di lui, sta continuando a leggere il suo libro con tutta
tranquillità.
Il
viso del politico continua a guardarli dal giornale, un po’
deforme
a causa del movimento.
La
cosa va avanti, tra lo stupore di Milos che mai si sarebbe aspettata
una cosa del genere, fino a che Michel abbassa il libro di scatto.
Senza
guardarlo si alza lasciandolo li, instupidito, a bocca aperta.
Gli
passa vicino per andare in bagno e per farlo, a causa di forza
maggiore, lo sfiora.
Il
suo odore particolare l’avvolge.
Accidenti,
lo sta provocando.
Lui
che lo sta provocando.
Va
in bagno senza mai voltarsi indietro,lasciandolo così, a
bocca
aperta.
Stupito.
Ed
eccitato.
E
se lo raggiungesse la?
Lo
scatto della sicura risponde chiaramente alla sua non tanto muta
domanda.
Uno
a zero.
Stavolta
non ha vinto lui.
Quando
l’aereo atterra per ultimi scendono due ragazzi che fanno
girare
parecchie teste nel grande aeroporto di Parigi.
Quello
con i capelli rossi ha un portamento fiero, un incidere elegante che
attira inevitabilmente gli sguardi di chi incrocia sul suo cammino.
Quello
biondo invece, oltre che un fisico prestante e uno sguardo
machiavellico…ha anche una mano curiosamente gonfia.
Come
se qualcuno l’avesse storta con forza.
Ma
qualcosa in loro afferma che ne valeva la pena.
Decisamente.
La
notte è splendida, profumata e piena di rumori ovattati,
quasi
dolci.
L’albergo
scelto da Michel, dieci anni fa era ancora un vecchio conservatorio
che lui conosceva benissimo.
Da
bambino, infatti, ci andava per ascoltare, non visto, la musica che
usciva da quelle vecchie mura.
Adesso
non c’è più musica ma quel luogo ha
conservato tutta
l’atmosfera particolare che riusciva a calmarlo
nell’inferno del
suo passato.
Hanno
camminato tutto il giorno, voleva guardare, con gli occhi di Milos,
la città della sua infanzia e far suo quello stupore che non
era mai riuscito a provare.
Era
cresciuto troppo velocemente e non aveva avuto tempo per lo stupore.
Non
aveva avuto tempo di girare per le strade della sua città e
guardarla davvero, far suo ogni via, vicolo, monumento o chiesa.
La
chiesa del Sacro cuore.
Mai
mani d’uomo costruirono mura più delicate e
sontuose allo
stesso tempo.
Gli
Champs E’lysée, dove entrare per non uscirne
più.
Il
Louvre, centro dell’anima di ogni essere umano che ha
l’arte nel
cuore.
Adesso
Parigi è sempre più piena di turisti e gli secca
pensare che anche loro, in fondo, sono tra questi.
Ma
il fastidio è stato presto sostituito da Milos che, con
quell’acuto intuito di cui neppure lui forse ne è
consapevole, lo ha reso partecipe di ogni sguardo, memoria, ricordo,
bellezza che ha riempito la loro giornata.
Adesso
è disteso nel letto, ha appena fatto la doccia e dalla
finestra aperta vede il cielo scuro di questa prima notte a Parigi.
Prima
e unica visto che domani mattina vanno dal notaio e domani pomeriggio
partono di nuovo.
Milos
è a fare la doccia…da solo.
Lui
voleva ben altra soluzione ma Michel ha fatto finta di non capire.
Stare
qui ha risvegliato in lui sensazioni che non sa come definire.
Non
sono propriamente felici, né belle.
Un’inquietudine
strana rischia di fargli fare cose che non farebbe mai normalmente
quindi ha preferito far finta di non afferrare i tentativi di Milos e
fare la doccia da solo.
Chiudendosi
a chiave per sicurezza.
Adesso
che è li, davanti alla finestra mentre il cielo coperto
parzialmente da nuvole oscure cela le poche stelle che si riesce a
vedere tra le luci di Parigi, si dà dello stupido.
Con
discrezione chiaramente.
Potevano
fare la doccia insieme…avrebbero finito col fare
l’amore sotto
l’acqua ma non ci sarebbe stato nulla di male in questo, no?
Non
sarebbe stata la prima volta…e nemmeno l’ultima.
E
forse avrebbe cancellato quel qualcosa che lo riafferra in questa
maniera.
Sospira
pesantemente proprio quando la porta si apre e Milos esce dalla
camera.
Avvolto
in un morbido accappatoio bianco con le iniziali dell’albergo
ricamate sopra.
Si
asciuga i capelli biondi con un asciugamano, la testa
all’indietro
e il collo esposto al suo sguardo.
Bello.
E’
un uomo bellissimo, per lui almeno.
E
questa considerazione lo fa sorridere…si sta rammollendo
decisamente, ma non glielo dirà mai.
Almeno
questo.
Il
biondo ragazzo Greco si lascia cadere sul letto accanto a Michel e
nel fare questo l’accappatoio si slaccia, lasciando
intravedere un
corpo perfettamente modellato, leggermente profumato.
Ancora
umido per la doccia appena fatta.
Lentamente
una mano dalle unghie perfettamente curate e laccate di rosso si posa
su un lembo di spugna e lo fa cadere di lato.
Inizia
a risalire lentamente in una lenta carezza, ipnotica quasi.
Sembra
non pensare affatto a quello che sta facendo, quasi stesse inseguendo
dei pensieri suoi, estraneo a ogni cosa attorno a lui.
<<
Si sta aprendo il cielo…>>
La
sua voce bassa sembra riflettere un pensiero interiore mentre la mano
continua a scorrere sulla pelle calda, accendendo brividi su quel
corpo che si tende, traditore, verso colui che lo tiene suo
prigioniero.
La
notte li osserva dalla finestra e sembra quasi che cerchi di aiutare
i due giovani amanti creando un’atmosfera da sogno.
Il
cielo si sta in effetti aprendo e lentamente qualche stella sta
facendo capolino oltre la coltre oscura delle nuvole.
Quando
Milos pensa che è arrivato al limite della sua
capacità
di sopportazione ecco che la mano si serra, improvvisa e letale, sul
suo stomaco, stringendo forte.
Un
piccolo lamento gli esce dalle labbra.
Non
di dolore…ma di sopresa.
Si
volta verso il suo compagno e vede una massa rossa di capelli in
movimento verso di lui.
Il
tempo di un battito di ciglia e si è seduto sopra i suoi
fianchi, le ginocchia che premono sul materasso e le cosce contro le
sue.
Lo
sguardo sempre misterioso,insondabile.
Totalmente
affascinante.
<<
Michel…>>
Ma
Michel ha altri progetti per lui questa notte…lo zittisce
appoggiando la mano sulla sua bocca mentre con l’altra inizia
a
toccargli, leggero, la gola, soffermandosi sulla vena che pulsa, alla
sua base.
<<
Non dire nulla, questa notte non parlare. Lascia fare tutto a me e tu
resta in perfetto silenzio.Voglio sentire soltanto i tuoi
gemiti…>>
Morirà.
Adesso
Milos ne è certo.
Lo
farà morire…e sarà una morte
assolutamente
meravigliosa.
Quella
testa rossa si china su di lui e inizia a passare la lingua sulla
vena, succhiando delicatamente.
Milos
si tende con un gemito…ed è ricompensato dal
movimento delle
labbra di Michel verso l’alto.
Una…specie
di sorriso.
E
la notte avanza mentre quella bocca esplora un corpo già suo
in ogni più piccola cellula.
Sembra
che Parigi abbia acceso fantasie proibite, come se una parte di lui
dormisse in quella città e appena messo piede su quel suolo
si
fosse risvegliata.
Al
suono di quelle voci, al profumo della sua terra.
E
adesso, dopo tanti anni di letargo, aveva fame.
Una
fame che soltanto il corpo di Milos poteva placare.
Soltanto
la sua anima poteva sopire.
Le
mani premono con maestria mentre la bocca sugge, morde, placa
quell’arsura che sembra divorarlo.
Segue
ogni muscolo, ogni tendine facendolo quasi gridare ad un piacere che
sta montando come una marea rossa.
Giunge
sul suo inguine e si occupa a fondo di lui liberando così
definitivamente tutti i suoi sogni.
Tutti
i suoi incubi che lo legavano con maestria.
Lo
lascia stremato, ingoiando ogni più piccola parte di quel
succo che per lui è la linfa vitale del suo compagno.
Dell’unico
essere vivente sulla terra che abbia mai amato.
E
che mai amerà.
Poi
scivola più in basso con la lingua e prepara Milos a
riceverlo
sciogliendo così l’ultima barriera che lo separava
da lui.
Lo
fa suo con determinazione, con bramosia.
Lentamente,
con dolcezza.
Tenero
come solo un amante sa essere.
Violento,
come solo un padrone può essere.
Impone
un ritmo delicato, lento, facendolo impazzire.
Per
poi accelerare e spingersi in profondità, veloce, sempre
più
veloce.
Portandoli
oltre la follia.
Mentre
la notte accompagna le loro grida di piacere.
Gli
fa male ogni parte del corpo.
Anche
quelle che non sapeva di possedere.
Apre
gli occhi cauto perché sente un’aria
più fredda di
prima che lo accarezza,insinuante.
Michel
è in piedi davanti alla finestra aperta, nudo.
Una
visione che gli ferma quasi il cuore.
Si
alza con lentezza, imponendosi di non sentire tutti quei dolori
assurdamente vivi e si avvicina a lui.
Appoggia
il corpo contro il suo mentre il calore intossicante della sua pelle
lo riscalda immediatamente.
Michel
si irrigidisce un attimo per poi accettarlo, ammorbidendosi
impercettibilmente.
Quello
che basta.
La
sua voce esce roca, bassa:
<<
Guarda… guarda quella stella… è
rossa>>
Milos
in effetti l’aveva notata immediatamente.
Una
stella così grande di quello strano colore…ma,
stranamente,
non ha nessuna voglia di parlare e così rimane in silenzio,
annuendo contro il suo collo.
<<
Conosco una storia su quella stella…ti va di
ascoltarla?>>
Di
nuovo la testa che si muove lentamente.
Michel
si mette un po’ più comodo e, lentamente, inizia a
parlare.
Mentre
anche la stella, fuori, trattiene il fiato per stare ad ascoltare.
FINE!!!!!