Vino, Tequila,
Champagne e Uzo
CAPITOLO I
Il
lago brillava alla luce forte del mattino, riflettendo nelle sue acque
il verde intenso degli alberi, dei sempreverdi e dell’azzurro
del cielo in questo perfetto mattino di Marzo.
La
primavera era alle porte e l’aria, seppur frizzante,
anticipava già quel leggero calore che avrebbe portato la
vita nella natura attorno alle acque verdi brillanti.
Calme
e pacifiche.
L’albergo
era ancora chiuso, avrebbero aperto ai primi di Aprile, per le vacanze
Pasquali ma le finestre del pianterreno erano tutte aperte e il
meraviglioso giardino era un tripudio già di fiori.
I
primi fiori della primavera.
Gli
ultimi dell’inverno.
Due
ragazzi di nostra conoscenza erano stesi sulle sdraio al
sole, con gli occhi immersi nelle acque scintillanti.
Erano
coperti da una giacca pesante perché a cinquecento metri di
altezza il freddo si sentiva e la neve poco più sopra di
loro lo testimoniava ma non volevano perdersi quella giornata di
vacanza regalata.
Vero
e proprio omaggio che sembrava piovuto dal cielo.
In
realtà era piovuto dalla mente fertile e sempre
all’opera di Milos, Greco instancabile e un po’
perverso.
Quel
giorno era il 10 Marzo.
Il
compleanno di Mika.
Il
suo ex amante Svedese e attuale grande amico.
E
a lui era venuta un’idea grandiosa: fargli una festa a
sorpresa nell’albergo di Alexander e di Nikolas, i due
gemelli Greci.
Nell’albergo
che avevano ereditato dai nonni paterni pochi mesi prima e che
avrebbero aperto soltanto fra tre settimane.
Mika
avrebbe voluto andare a trovarli da almeno sei mesi.
Da
quando loro avevano telefonato ad Agosto per avvertirli che si erano
trasferiti definitivamente in Italia.
In
effetti sia lui che Michel si erano già incontrati con i due
gemelli, ma Mika aveva trovato sulla sua strada un ostacolo
insormontabile: Angelo.
Un
metro e ottantacinque su ottanta chili di muscoli pronti a sotterrarlo
se faceva tanto di accompagnarli.
E
che scatole!
Geloso
di Alexander!
No…ma
dico!
Va
beh che Alex era Alex e che Mika aveva sempre avuto un debole per lui
ma adesso nella sua vita c’era quel Siciliano geloso e anche
se non poteva sembrare Mika, quando amava, era fedele.
Ed
era inutile sindacare sull’amore dello Svedese per Angelo:
anche i ciechi se ne erano accorti.
Lui
no!
Doveva
proprio ostacolare quel benedetto incontro.
Un
sorriso sinistro incurvò le labbra perfette di Milos.
Aprì
gli occhi e li fissò sulle cime delle montagne innevate.
Angelo
era geloso, possessivo e pericoloso ma lui ne sapeva una più
del diavolo!
Cosa
dire… andiamo a vedere cosa sarebbe successo, fra poco, in
quel piccolo angolo di Paradiso?
-Milos-
I
miei pensieri assai poco casti vengono per un attimo disturbati da un
movimento della sdraio accanto a me.
Volto
la testa verso Michel che mi sta guardando, serio.
<<
Chissà perché quel tuo sorrisino mi
preoccupa?>>
la
sua voce non è però così fredda come
potrebbe presupporre, è solo vagamente minacciosa.
Un
semplice avvertimento: “ sta attento a quel che intendi
combinare “
Sembra
dirmi.
<<
perché sei così mal fidato? Sto solo ricordando
il momento in cui sono finalmente riuscito a farmi ascoltare da Angelo
>>
continua
a scrutarmi con un quarto di bocca che si muove
all’insù (suppongo che sia un principio di
sorrisino sarcastico)
<<si
si…immagino…occhio Milos, guarda che io non sono
Angelo eh…>>
torno
a voltarmi verso il lago per impedire a quegli occhi
così pericolosi per il mio equilibrio di leggermi dentro
ancora di più e dopo un attimo lo sento stendersi di nuovo.
Non
voglio mica fare chissà che!
Solo
far si che questo compleanno sia memorabile!
Certo
che appena lo dissi ad Angelo mi ritrovai alzato da terra di dieci
centimetri, sbattuto contro il muro con la sua faccia a pochi mm di
distanza.
<<
Che intendi dire con “ memorabile”>>
E
che…mi aveva preso per fesso?Geloso
com’è lo andava a dire proprio a lui.
Prima
di entrare in quell’appartamento e renderlo partecipe della
mia geniale idea sudai le proverbiali sette camicie.
Anche
dieci vah!
Una
per ogni telefonata, SMS e accidente che gli ho mandato.
Non
voleva vedermi.
Semplicemente!
Così
presi il toro per le corna e andai a piazzarmi davanti alla porta del
suo anonimo appartamento.
Per
tre ore esatte.
Con
il rischio che i vicini così per bene chiamassero la polizia
o che Mika venisse li prima di Angelo.
E
che gli dicevo se mi beccava a sonnecchiare su quei luridi scalini?
Come
volle Dio ( o chi per Lui) quella testa dura comparve sul pianerottolo
e dopo una …hem… accesa discussione mi fece
entrare.
Tocco
il mento dove “ l’accesa discussione” mi
fa ancora male (per la cronaca ho sbattuto contro un armadio, il che
è anche vero…), ma almeno sono riuscito nel mio
intento.
Come?
Eh…ancora
adesso non lo so di preciso.
Con
taaanta fortuna, con costanza…e soprattutto facendo leva
sull’amore che quel bestione ha per Mika.
Non
guardatemi così!
Se
non ne approfittavo col fischio che mi avrebbe detto si e senza di lui
la festa era impensabile.
Chi
avrebbe tenuto impegnato Mika per poi portarlo qui alle sette di sera
esatte?
-Michel-
Torno
ad appoggiare la schiena sulla sdraia.
Crede
davvero che non so cosa gli passa per la testa?
Che
illuso!
Io
so ogni cosa, osservo tutto e nulla mi sfugge di quello che non dice.
E
che pensa.
Per
non parlare di quello che crede di fare a mia insaputa.
Se
lo lascio fare è perché so che stavolta nulla
avrebbe potuto fermarlo.
Vuole
la sua festa a sorpresa, ha convinto anche Angelo facendolo sentire in
colpa per i presunti sacrifici che Mika farebbe per lui…come
potrei io fermarlo?
Mi
conviene lasciarlo fare e tenerlo d’occhio da vicino.
Da
molto vicino.
Nikolas
esce dall’albergo e va alla macchina posteggiata sul retro.
Fa
saltare le chiavi e sembra di buon umore.
Ha
un debole anche lui per Mika anche se la devozione per suo fratello non
è assolutamente messa in discussione dallo Svedese.
Solo
che nella sua personalissima scala dopo Alexander viene Mika.
E
l’idea di felicità è legata
indissolubilmente a quella di suo fratello ma questo non mi
dà fastidio.
E
nemmeno Mika così amato me ne dà.
So
di avere il predominio sui pensieri machiavellici del mio folle Milos e
questo mi basta.
Non
ho molte pretese io.
Basta
che mi lascino in pace.
<<
Vado all’aeroporto a prendere Javier, non venite con
me?>>
Io
non volto neppure la testa.
Perché
mai dovrei andare a prendere Javier? Sto così bene qui.
L’aria
fredda mi avvolge in maniera perfetta, il sole scalda il mio viso quel
tanto che basta, e poi… non ha bisogno di me!
Milos
mi guarda, si sporge pericolosamente e mi sfiora le labbra con un bacio
velocissimo.
Molto
più veloce della mia reazione.
Sa
che odio queste cose in pubblico!
Ed
è per quello che lo fa!
<<
Aspetta Niki, vengo io con te!>>
Lo
sapevo!
E’
tutto il mio opposto.
Perché
sto con lui allora?
Gli
afferro la testa bionda l’attimo prima che lui si
alzi e lo premo contro il mio viso, per soffiargli a un cm da quegli
occhi impertinenti:
<<
Stai attento a quello che fai…>>
e
rubargli il respiro.
Per
un attimo.
Con
piccolo morso finale.
Non
mi piace avere pubblico ma questo non vuol dire che non sia capace di
ribadire a chi appartiene.
Giusto
per mettere le cose in chiaro!
Non
per gelosia, sia mai!