FEAR OF THE DARK

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- Fear of the dark - Iron Maiden (Gamazda version) - 

1. CAMBIARE LA STORIA

Nel momento in cui si fa la storia non c’è alcuna consapevolezza. 
Anche negli anni, quando forse diventa più evidente il segno lasciato nella storia del mondo, comunque non sarà mai chiaro QUANTO si ha fatto la differenza.
Quanto quella famosa storia sia cambiata. 
Così Lily quando fece scudo col proprio corpo al figlio sacrificandosi per lui, non immaginò di aver fatto la storia in quel momento. 
Anche Harry, troppo piccolo per capire, non poteva saperlo, ma quell’incantesimo che si ritorse contro al Mago Oscuro uccidendolo, avrebbe salvato il mondo. 
Nemmeno molti anni dopo, quando cresciuto con gli zii e scoperta tutta la sua storia, avrebbe davvero capito cosa aveva significato per tutti quella notte.
La notte in cui Voldemort era definitivamente morto. 
Non avrebbe mai capito veramente QUANTO lui e sua madre avevano salvato il mondo. 
Che cosa avevano evitato all’umanità e di quanto avevano cambiato la storia. 
- Ma sei sicuro che non può tornare? - chiese con una vocina titubante il piccolo Harry steso nel letto. Lo zio sorrise dolcemente carezzandogli i capelli scompigliati, così uguali a quelli di suo padre. 
- Voldemort? - fece Remus senza paura. Il bambino annuì spaventato dell’immagine di questo fortissimo Mago Oscuro estremamente cattivo che aveva fatto tanto male a così tante persone, compresi i suoi genitori che aveva addirittura ucciso. 
- No, Harry. Non tornerà mai più. Avrebbe potuto con qualche trucco di scomposizione della propria anima, creando degli Horcrux che un giorno qualcuno avrebbe dovuto recuperare per lui, ma non l’ha fatto perché si credeva troppo forte. Il suo errore è quello di credersi invincibile, migliore di qualunque altro mago e sortilegio. Pensare ad un piano di riserva nel caso qualcuno fosse stato così forte da ridurlo in fin di vita sarebbe stato ammettere la propria debolezza, non è una cosa che uno come lui avrebbe mai potuto accettare. 
Harry ascoltando le considerazioni troppo adulte dello zio, finì per addormentarsi. 
Di quei discorsi capiva sempre e solo che Voldemort, il mago cattivo, non sarebbe più tornato e questo gli bastava. 
Senza qualche storia sui suoi genitori non si addormentava, quella sera aveva voluto quella sulla morte di sua madre e la sconfitta di Voldemort. 
- Un po’ macabre come storie della buonanotte... - la voce alle sue spalle lo fece ridacchiare. 
- È lui che lo chiede... deve aver preso da qualcuno il gusto del macabro... - commentò Remus ironico alzandosi e chiudendo la luce del comodino. Dopo aver constatato che Harry dormiva, uscì chiudendosi la porta alle spalle davanti ad un Sirius divertito, venuto a vedere perché stava così tanto prima di venire a letto. 
- Comunque come ti è venuta su la teoria degli Horcrux? Non dormi la notte per pensare ai diversi modi in cui quello stronzo potrebbe rinascere? 
Non era un argomento da loro preferito, specie perché Sirius voleva parlare il meno possibile della fine dei loro amici. 
Voldemort era morto definitivamente sei anni prima, ma a discapito di James e Lily, per loro come una famiglia. 
Tanto che Sirius essendo il padrino di Harry, come da promessa solenne, era diventato il suo tutore legale nonché una specie di padre, sebbene ovviamente Harry lo chiamasse zio Sirius. Remus aveva accettato di aiutare quello scapestrato del suo compagno, non fidandosi di come sarebbe potuto crescere un bambino lasciato a quel tipo poco raccomandabile. Così i due, dal giorno successivo alla morte di Lily, James e Voldemort, vivevano insieme ad Harry facendogli da genitori adottivi. 
- Trattandosi di Voldemort sarei uno sciocco se non ci pensassi. Ma grazie agli Auror, all’Ordine della Fenice e a Silente, sono state svolte molte ricerche e non risulta niente del genere. 
Sirius sbadigliò sfilandosi la maglietta dei Led Zeppelin e scoprendo così i tatuaggi, diretto annoiato verso la camera accanto. 
La mansione dei Black era piuttosto grande per tre.
- Bla bla bla... - lo prese in giro entrando nella stanza seguito da un serioso Remus che come sempre prendeva molto sul serio quegli argomenti che lui mitigava per non farsi montare dalla rabbia. 
- Comunque basta vegliare con cura e anche se dovesse succedere qualcosa, sarà bloccato sul nascere. 
Non sempre era facile, a volte lo era più dirlo che farlo veramente, specie se a capo del mondo della magia c’erano dei maghi che preferivano vedere ciò che gli faceva comodo piuttosto che qualche verità scomoda, ma avevano la fortuna che Silente era ancora vivo. 
Oltre al mago più forte in vita, e forse anche di tutti i tempi, era un enorme sollievo poter contare su un Ordine estremamente valido a difesa del loro mondo magico. L’Ordine della Fenice si era teoricamente sciolto con la morte di Voldemort, ma chi dei membri era rimasto in vita, continuava a vegliare nell’ombra com’era il principio della congregazione quando Silente l’aveva fondata a suo tempo. 
Remus sorrise guardandolo spogliarsi velocemente, mentre fingeva indifferenza riguardo l’argomento. Faceva solo finta di essere disinteressato e sereno sulla pace attuale che esisteva nel mondo magico, perché sapeva che fare parte sia dell’Ordine - fenice una volta, fenice per sempre - che degli Auror lo metteva in cima a quelli che vegliavano di più. 
“Ognuno lo fa a modo suo. Sirius lo fa a fatti, io studiando. Siamo sempre stati così noi due!” 
Non gli avrebbe fatto notare che anche lui non era indifferente a quell’argomento, perché lo conosceva e avrebbe finito per negarlo ostinatamente. Con lui a volte si trattava di risparmiare energie.
Energie che preferiva impiegare in modi migliori che discutere col suo compagno. 
Iniziò a spogliarsi con un sorriso malizioso e compiaciuto sulle labbra, guardando Sirius sciogliersi i capelli neri che di giorno legava spesso in una coda bassa o un nodo sulla nuca poiché troppo lunghi.
Non che se li potesse tagliare. Il suo stile era sacrosanto.
Capelli lunghi e tatuaggi. Quello era Sirius Black e lui, sinceramente, non voleva niente di diverso. 

Vedendo che era più indietro nel togliersi i vestiti, Sirius andò da lui ed impaziente finì di togliergli i vestiti facendolo ridere.
Con la stessa verve prese possesso prima della sua bocca e poi del suo corpo magro solcato da molte cicatrici. 
Le dita percorsero avide le sue linee affusolate, finendo di togliergli i boxer che lasciò cadere ai loro piedi, dalla bocca scivolò sul collo succhiando la pelle sensibile. Persino lì c’erano i segni delle sue trasformazioni e su quelli, così sensibili, la sua lingua amava soffermarsi facendolo gemere. Cercava di non fare rumore per non svegliare il fin troppo curioso figlio adottivo, ma a volte non era facile ed era più comodo usare la magia facendolo dormire più profondamente in modo da non svegliarlo facilmente. 
Capendo come sarebbe andata, Remus cercò febbrile la bacchetta che aveva riposto insieme ai vestiti sulla sedia e Sirius seccato lo precedette. Odiava che si distraesse col pensiero di Harry. 
Amava il suo figlioccio come se fosse un figlio vero, ma il sesso con Remus era sacro. 
In un guizzo velocissimo, sempre tenendo il compagno con un braccio e la bocca sul suo collo, puntò la bacchetta al muro verso la camera del bambino e pronunciando l’incantesimo portò Harry in un sonno più profondo dove non sarebbe stato disturbato dai loro gemiti. 

Remus ridacchiò soddisfatto guardando poi come gettava all’aria la bacchetta, disinteressato a qualunque altra cosa, per poi spingerlo barbaramente sul letto. 
Si ritrovò steso con lui sopra che lo divorava affamato, stuzzicando ogni centimetro di pelle, specie quella resa più sensibile dalle cicatrici. Alcune di esse lo fecero gemere più forte, quelle su cui Sirius sembrò concentrarsi prima di scendere sull’inguine e divorare il suo piacere. 
Remus era totalmente abbandonato alle sensazioni che solo lui sapeva fargli provare, i capelli lunghi e sciolti gli solleticavano le cosce in mezzo cui il compagno era perso e ben presto controllarsi fu impossibile. Iniziò a chiamare il suo nome chiedendo di sbrigarsi, che già non ne poteva più. 
Sirius non aveva di certo bisogno di essere implorato, ma sapeva bene che gli piaceva quando lo faceva e sparì nella sua apertura, mentre gli tirava su le gambe e gliele piegava contro il petto. Remus sentì così la lingua e le dita stuzzicarlo, aggiungendo ulteriore piacere all’estasi portata dalla sua erezione. In un angolo di sé voleva ricambiare, ma rimase un pensiero troppo astratto poiché Sirius non perse tempo con altri preliminari. Per lui era sufficiente così. 

Adesso toccava a lui divertirsi e così senza bisogno di altro si alzò, si lubrificò da solo con la saliva sulla mano e poi, con il suo tipico scarso romanticismo, scivolò in lui con una spinta decisa. Remus si tese un istante per poi rilassarsi una volta abituato a lui, gli lasciò qualche secondo prima di muoversi, ma le sue gambe appoggiate sulle spalle larghe gli piacevano da matti. Gli piaceva schiacciarlo sotto di sé, gli piaceva entrargli sempre più in dentro e gli piaceva farlo urlare in quel modo. 
Gli piaceva averlo e possederlo. 
Era così preso dal proprio piacere sempre più intenso che si perse anche l’orgasmo di Remus, il quale totalmente trasportato da lui si lasciò completamente andare. Sirius venne poco dopo in lui, in un sospiro liberatorio, mentre il suo corpo teso fino allo spasmo esplose tutto il suo piacere in un unico brivido intenso. 

Fu lì, proprio in quella pace dei sensi totale, che Remus decise che era il momento migliore per dirglielo. Così semplicemente lo fece, prima che l’effetto dell’estasi e della pace dei sensi svanisse: 
- Tua cugina Narcissa verrà a stare un po’ da noi con suo figlio Draco. È stata da Andromeda fino ad ora, ma mi ha chiesto se poteva stare un po’ da noi ed io le ho detto che non c’erano assolutamente problemi e che sarebbe stata la benvenuta. Arriveranno domani. 
Ed ecco cosa non si doveva assolutamente fare per distruggere un’estasi perfetta.