13. UNA FORTE AMBIZIONE
Tutti i presenti allora lo guardarono senza capire e Remus con un sorriso che sembravano delle scuse, fece il suo annuncio che sarebbe dovuto essere lieto.
- Silente mi ha proposto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure ed io ho accettato. Volevo farvi una sorpresa. - Sirius, ancora sotto shock per una lunga serie di motivi, lo guardò meravigliato.
- Beh ci sei riuscito... - ma magicamente si era calmato. Così come agli altri, a Narcissa stessa sembrava potesse bastarle quella soluzione momentanea.
- Devi promettermi che non ti staccherai un secondo da lui! E se non gli affideranno la minima protezione... - tornò a rivolgersi a Sirius, stringeva la bacchetta e l’aveva fatto senza accorgersene.
- Avrò cura di lui così come di tutti gli altri ragazzi, farò del mio meglio.
- Non di tutti, è Draco il figlio di Lucius! - esclamò la donna non più gelida come era sempre stata. Remus le mise pacato le mani sulle spalle cercando di calmarla, un po’ ci riuscì col suo sorriso tranquillo.
- Sicuramente manderanno qualcuno a proteggere la scuola.
Sirius però conosceva il modo di ragionare del ministro della magia e immaginò subito quale genere di protezione avrebbero potuto mandare.
- Sperando non siano i Dissennatori...
Remus e Narcissa lo guardarono, mentre Harry e Draco non sapendo di cosa parlavano, capirono dalle loro espressioni gravi che non sarebbe stata una grande soluzione.
- Ma i Dissennatori non sono a protezione... manderanno gli Auror...
Sirius si strinse nelle spalle sentendosi invecchiato tutto d’un colpo, almeno era più calmo e lucido e riusciva a ragionare.
- Non siamo infiniti noi Auror. Probabilmente seguiremo le tracce e ci concentreremo dove le indagini ci porteranno. Non è detto che lui cerchi Draco. I Dissennatori saranno già alla ricerca del loro prigioniero, sono i guardiani di Azkaban, è a loro che è scappato. Pattuglieranno ovunque, presumo anche Hogwarts.
- A Silente non piacciono i Dissennatori, è sempre stato contrario. Non accetterà mai di averli lì. - disse sicuro Remus.
- Silente non può andare contro il Ministro, per quanto sia potente ed influente. - Sirius però non indorava la pillola e Remus, con un sospiro, annuì.
- Ci penserò io a Draco. - e solo allora si resero conto che Draco era ancora lì. Narcissa con un’occhiata severa e urgente indicò ai ragazzi di andare in camera.
- Salite. - e non per cortesia, ma perché dovevano farlo.
I due senza dire una sola parola lo fecero. Avevano sentito anche troppo o, forse, niente. Niente che potesse far chiarezza su un caos che era appena scoppiato a gettare nel panico Draco in particolare.
Una volta in camera rimase fermo in piedi per qualche istante, come congelato, sospeso in un’altra dimensione gelida dove non sapeva nemmeno di essere vivo o cosa dovesse provare.
Ci stava pensando, stava pensando a cosa significava che suo padre era scappato di prigione, ma non aveva la minima idea. Sapeva solo che gli smuoveva qualcosa dentro, qualcosa di terribilmente insopportabile.
Era la paura? Non proprio. Non era paura di qualcuno che non conosceva. Era più voglia di piangere, ma non sapeva perché. Perché aveva voglia di piangere per la prima volta nella sua vita?
Draco andò lentamente a sedersi sul letto tirando su le gambe, se le abbracciò cercando disperatamente di domare quella voglia di debolezza. Non doveva piangere.
Era solo suo padre che era scappato, ma non era veramente suo padre. Non l’aveva mai conosciuto, mai visto.
Era molto più padre un Remus od uno zio Ted, di lui. Non era un padre. Era un Mangiamorte. Era una persona che con il solo metterlo al mondo gli aveva rovinato la vita, perché aveva seguito una persona malvagia e gli aveva segnato l’esistenza.
Quanti soprusi aveva subito a scuola solo per quel cognome, solo per colpa sua?
Era questo, no?
Era l’odio che nutriva per lui.
Eppure aveva voglia di piangere nel sapere che suo padre era libero e che forse l’avrebbe incontrato per la prima volta. Una persona per cui provava, in realtà, cose tanto forti e contrastanti fra loro.
Oh, così tante.
Era sempre più chiuso in un guscio di ghiaccio, sempre più ovattato e lontano da tutti, quando le braccia di Harry lo cinsero mettendogli il viso contro la sua spalla.
Si ritrovò le gambe di Harry infilate sulle sue, intorno alla sua vita e le sue braccia a stringergli il capo. Le sue mani fra i suoi capelli lisci e biondi. Le sue labbra sul suo orecchio a sussurrargli che andava tutto bene.
- Ci sono io, non l’affronterai da solo. - ed improvvisamente quella semplice frase fu sufficiente per ritirarlo fuori dalla sua prigione gelata, quella dove era stato dentro da bambino.
Si ritrovò a stringersi a lui, aggrappato come se fosse un salvagente. Non fece niente, rimase lì silenzioso e affondò le dita nelle sue braccia alla ricerca disperata del suo calore, della sua forza, della sua luce.
Una luce che improvvisamente gli mancava.
- Dovevi andare a Grifondoro... - mormorò Draco come se avesse senso. Harry lo guardò perplesso separandosi il necessario. Il suo viso cupo e addolorato, fra le sue mani. Era così strano vederlo in quello stato.
Sorrise.
- E questo cosa c’entra? - Draco sorrise come se avesse senso e fu strano. Ne faceva pochi, ma erano sempre belli. Questo era triste e angosciato, eppure c’era.
- Sei quello coraggioso fra i due. - Harry sorrise dolcemente baciandogli la fronte.
- E tu sei quello forte. E comunque per me una casa vale l’altra. Non sono patriottico... - scherzò poi tornando a guardarlo negli occhi da vicino, un sorriso sdrammatizzante. Draco riusciva a respirare meglio. - Per me conta stare con te.
- Hogwarts è una cosa seria, dovevi volere un posto più adatto a te.
Harry alzò le spalle senza capire perché insistesse tanto ora, proprio ora.
- Il mio posto è vicino a te.
Draco voleva baciarlo.
Voleva distintamente baciarlo. Se ne rese conto lì a pochi centimetri dal suo viso, ma non lo fece perché era sicuro che il sentimento di Harry non fosse di quel genere, bensì più fraterno. Un fratello estremamente appiccicoso ed attaccato alla famiglia, come anche gli altri suoi parenti lo erano.
I suoi genitori avevano dato la vita per lui, Sirius e Remus l’avrebbero data senza esitare se fosse servito.
Lui non aveva nessuno.
Sua madre si preoccupava per lui, ne aveva avuto di nuovo conferma e gli faceva piacere, però non era la stessa cosa. Non la vedeva al livello della gente che girava intorno ad Harry. Non ne era invidioso, ma vedeva la differenza e scavava in lui un solco invisibile che al momento non sembrava grave.
Lui a parte Harry era solo.
- Hai paura? - chiese poi tornando ad appoggiargli la testa contro la spalla, il viso contro il suo. Draco si sentiva calmo, ma freddo e confuso. E buio. Sempre più buio.
- Non lo so.
- Cosa pensi? - insistette.
- Che vorrei sia scappato per conoscermi. - silenzio. Sorrise imbarazzato, lieto di avere il viso nascosto. - È tanto stupido ed egoista? È una persona malvagia e non credo gli importi niente di me... ma...
Harry non lo fece finire, tornò a prendergli il viso e ad alzarlo per guardarlo diretto: - Non è stupido, è normale! Se io avessi anche solo una minima occasione di conoscere i miei genitori, lo vorrei fare anche se fossero trasformati in mostri! - lo disse senza rifletterci e Draco fece un sorrisino, stanco ed emotivamente provato. Odiava l’emotività.
- Ma i tuoi sono buoni. Al massimo possono essere zombie... - disse seguendo il suo buffo esempio. - Mio padre è un mangiamorte. È malvagio.
“E non mi vorrà nemmeno vedere.” pensò sicuro. Poi proseguì: - Sarà scappato per rifondare l’ordine oscuro o che diavolo ne so...
Draco non voleva farsi illusioni e non voleva nemmeno realmente vedere suo padre, una parte di sé lo sapeva che non era una cosa saggia e normale. Che non DOVEVA volerlo vedere.
Ma un’altra piccola e nascosta, quel Draco bambino che non aveva mai conosciuto suo padre, voleva vederlo.
Una volta.
Una sola volta voleva stargli di fronte e vedere che impressione gli faceva, che voce avesse, che tipo fosse. Se l’avrebbe toccato, abbracciato. Se avesse fatto o detto qualcosa.
Se avesse mai pensato a lui. Se per lui fosse importante un pochino.
Ma le labbra di Harry che dolcemente gli baciarono la guancia, lo placarono e lo riscaldarono.
Nascose il viso contro il suo collo e così rimase a farsi cullare, in quello strano stato di malessere totale.
Quando Harry lo sentì accasciarsi fra le sue braccia rimase in ascolto del suo respiro che era regolare, poi prese la bacchetta e si aiutò con un incantesimo di lievitazione per spostarlo dolcemente senza svegliarlo. A quel punto si sistemò con lui sotto le lenzuola e lo cinse da dietro come un guanto. Il capo appoggiato alla mano, il gomito piegato per guardare la nuca bionda leggermente spettinata di Draco, il suo profilo rivolto verso il cuscino.
Non immaginava cosa potesse provare anche se glielo aveva spiegato un po’, ma non gli importava sapere tutto nel dettaglio. Voleva solo sapere se sarebbe tornato a stare bene o se tutto quello avrebbe avuto brutte ripercussioni su di lui, di quelle che ti segnano a vita.
Draco era già stato compromesso abbastanza dalle azioni di suo padre, si diceva sempre che gli errori dei padri non dovevano ricadere sui figli, ma alla fine era così. Draco era cresciuto avvolto nel ghiaccio e a fatica l’aveva sciolto un po’. Era diventato un ragazzo chiuso e scostante, ma da lui accettava cose che da altri non accettava. Era come se riuscisse ad essere umano solo con lui, Harry si rendeva conto di giocare un ruolo essenziale nella sua vita e sentiva un’enorme responsabilità per questo.
Ma non gli pesava e nemmeno si sentiva fuori posto.
A volte era come se lui fosse l’anima di Draco. Questo lo portava a desiderare la sua felicità e non sapeva dove l’avrebbe portato tutto quello. Di anno in anno cresceva sempre di più quel sentimento, non sapeva tradurlo e capirlo, riusciva solo a viverlo.
Gli carezzò i capelli sistemandoglieli e nel sonno gli baciò la testa.
Lentamente stava diventando così importante da metterlo sopra ogni cosa.
Sapeva che la paura di Draco, appena espressa, era che Harry avesse sacrificato il suo autentico e reale percorso ad Hogwarts per stare con lui e prendersi cura di lui. Draco temeva che i Serpeverde non fossero per Harry, che fosse più da Grifondoro. Lui non lo sapeva, non gli importava.
Era vero che era stato enormemente influenzato dal suo forte desiderio di stare con Draco, ma all’epoca non gli era sembrato strano voler stare a tutti i costi con suo fratello. Tale lo considerava.
“Voglio essere forte, più forte di così. Più forte che mai. Per proteggere chi amo. Ecco la mia ambizione.”
Harry non si era mai fermato a riflettere sulle proprie azioni e sulla propria casa scolastica, non si fermava a riflettere mai in realtà, ma colpito dai timori espressi da Draco ora l’aveva fatto ed aveva capito, ad appena tredici anni, che magari era sì coraggioso come diceva lui, anche se pensava di essere più incosciente che altro, però era fondamentalmente desideroso di essere forte per proteggere chi amava. Draco fra questi, ma avrebbe provato lo stesso desiderio per la sua famiglia e per i suoi amici.
Doveva diventare forte.
Fu lì che Harry si sentì realmente appartenente ai Serpeverde. Esattamente in quell’istante.
Anche se, onestamente, a volte aveva avuto l’impressione di dover proteggere Draco più da sé stesso che da qualunque altra cosa o persona.
Ripensando alle volte in cui si isolava ossessionato sempre più dal diventare un mago forte e potente per farla vedere agli altri che lo maltrattavano, si disse se fosse il caso di distrarlo di più. Molto di più.
“Dovrei informarmi meglio su Voldemort? Non ha iniziato cercando il potere?”
Non aveva mai voluto approfondire eccessivamente Voldemort quanto le gesta eroiche dei suoi genitori. Eroiche in quanto avevano dato la vita per lui. Dentro di sé voleva mettere ben le distanze da quella figura malvagia che però non c’era più, ma ora vedendo quel lato inquietante di Draco si era chiesto se fosse meglio saperne di più.
Solo per tranquillizzarsi, in realtà, perché era sicuro che non ci fossero collegamenti da fare fra i due. Era normale per un Serpeverde DOC come Draco volere potere. Però era meglio informarsi.
Con Lucius Malfoy in giro, non voleva rischiare una brutta sorpresa, magari una scelta inaspettata di Draco stesso, una di quelle che lo potevano segnare per sempre e non nel bene.
“Non andrebbe mai col padre a cercare di riesumare la setta oscura o come diavolo si chiama... però è ora di saperne di più.”
E così Harry decise.