14. IL DESTINO CHE ARRIVA

drarry

Il treno per Hogwarts sbuffava fuori il suo fumo mentre trasportava i ragazzi a scuola per un nuovo inizio. 
Nella cuccetta momentaneamente vuota, c’erano solo Draco ed Harry. Harry steso accanto a Draco con la testa sulle sue gambe e il viso rivolto verso di lui. La mano di Draco distrattamente sul suo volto a giocare con la cicatrice, sotto la frangia sempre più spettinata e un po’ più lunga del solito, come il resto dei suoi capelli.
Anche Draco, che ora guardava fuori dal vetro con il mento appoggiato all’altra mano e l’aria pensierosa, si era fatto crescere un po’ i capelli e si teneva la frangia ben ordinata sulla fronte. 
Mentre rifletteva su cosa volesse suo padre, se l’avrebbe contattato e sopratutto in quel caso cosa avrebbe fatto lui, dall’esterno iniziò a notare nel piovoso e grigio mattino della campagna londinese, delle figure nere volteggiare all’esterno del treno. Non stavano veramente molto distanti dai vagoni. Stava cercando di metterli meglio a fuoco, immaginando si trattassero dei famosi Dissennatori di cui a casa avevano tanto parlato, quando il treno si fermò bruscamente. Harry nemmeno si mosse continuando a dormire. 
Il giovane sveglio si guardò invece intorno con un brutto presentimento. Il treno verso Hogwarts non si era mai fermato nel tragitto verso la scuola, era di per sé un fatto molto strano. Con l’inquietudine dentro, sentì in lontananza le porte del vagone aprirsi come se qualcuno fosse salito in pieno ponte che attraversava la campagna londinese piovosa. 
Pensando se fosse il caso di andare a vedere che succedesse, notò una figura scura muoversi fuori dalla loro cuccetta e fermarsi proprio lì. L’essere era coperto da un lungo mantello nero con un cappuccio che gli ricopriva il volto. Egli aprì lentamente il vano e appena la sua mano si posò lì, il vetro iniziò a ricoprirsi di cristalli di ghiaccio. Notandolo, Draco realizzò che il proprio fiato si condensava. 
La temperatura era nettamente e distintamente calata, ma non solo.
Una sensazione iniziò ad attanagliarlo, strisciante, oscura. 
Tristezza. 
Draco si tese nel sedile guardando verso quello che sapeva essere un Dissennatore, era immobile, non riusciva a muoversi. Totalmente paralizzato, i suoi occhi rimasero inchiodato sull’essere che ora era entrato e sembrava puntare proprio lui. Non si vedeva nulla sotto il cappuccio che gli copriva la testa, ma la sua mente si svuotò totalmente ed irrimediabilmente. Nessuna reazione impulsiva utile o razionale, venne in suo aiuto.  
Il Dissennatore era ora davanti a lui e chinandosi, iniziò a risucchiare via qualcosa dalla sua bocca, Draco si sentì come strappare via dal proprio corpo e dalla propria mente, mentre un pensiero felice che riguardava Harry invase la sua mente e lì, proprio mentre lo vedeva, gli pareva venisse rubato lasciando in cambio un’infinita tristezza.
Mentre succedeva questo, da lontano sentì la voce di Harry, ma la consistenza del suo corpo era sempre più sottile e stava come per abbandonarsi a qualcosa che non capiva. Fu a quel punto che sentì qualcosa.
Una specie di onda calda. 
Non riuscì a mettere a fuoco, perse subito dopo i sensi. 

Harry si era svegliato percependo come qualcosa di oscuro e gelido troppo vicino a loro. La mano di Draco sulla sua fronte era come di pietra. Quando vide che un essere oscuro volteggiava dentro la loro cuccetta ipnotizzando Draco, si mise ad urlare chiamandolo, ma capendo che non sarebbe bastato, di riflesso prese la bacchetta sempre a portata di mano e lanciò contro la creatura avvolta nel mantello nero, il primo incantesimo che gli venne in mente, un expelliarmus. Questi parve trapassarlo da parte a parte, come non avesse consistenza, sotto il mantello lungo, e si schiantò in una scintilla oltre la porta aperta della cuccetta. 
Non avendo ottenuto nulla, Harry scivolò seduto accanto a Draco cercando alla velocità della luce un incantesimo d’attacco, ma gli era appena venuto in mente qualcosa che la voce di Remus invocò chiaro e netto un Expecto Patronum. 
Lo vide con la coda dell’occhio precipitarsi sull’uscio richiamato dal suo incantesimo schizzato fuori, poi dalla sua bacchetta brillò un lupo d’argento che accecò tutti. Qualche istante dopo, riaprendo gli occhi, si rese conto che il Dissennatore si era allontanato. 
Harry tornò a respirare sollevato, ma durò un istante perché si precipitò da Draco, riverso sul sedile accanto a sé, gli occhi roteati all’indietro. 
- Draco! - esclamò Harry inondato da un terrore bollente mai provato prima. Lo prese subito per le spalle e lo fece stendere meglio nel sedile. L’ansia che gli avesse fatto qualcosa di brutto lo investì come un tornado, rendendosi conto in quel momento che voleva troppo bene a Draco per sopportare che gli succedesse qualcosa. La voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa per farlo rinvenire, per farlo stare bene. Quel desiderio esplose in lui, ma l’impotenza lo paralizzò. Non aveva nemmeno un briciolo di potere nelle sue mani, non certo quello che desiderava, quello di cui aveva bisogno. 
Lo chiamò ancora scuotendolo per poi premere il viso contro il suo collo e solo a quel punto sentì debole la voce scocciata di Draco. 
- Se non la smetti mi uccidi tu al posto di quella cosa! 
Solo a quel punto si sollevò con un sospiro e gli occhi lucidi, un mano sul petto dove il cuore batteva all’impazzita. 
- Draco stai bene? - sopra di lui anche Remus era accorso ad accertarsi delle sua condizioni dopo essersi assicurato che il Dissennatore venisse cacciato dal vagone. 

Draco era pallido, ma lo era sempre, perciò nel suo caso capire come stesse non era facile, ma Harry sapeva. Lui sapeva che Draco era debole. 
- No che non sto bene, una creatura mi ha risucchiato via... 
Il giovane si aggrottò realizzando di non sapere di preciso di cosa si trattava, ma era come se l’avesse capito. Spostò gli occhi su Remus per capire con urgenza e lui, consapevole di cosa pensava, annuì. 
- I pensieri felici. Si nutre della felicità e dei sentimenti delle persone per risucchiare tutta la loro anima. È un Dissennatore, ne parlavamo a casa. - Harry e Draco finalmente diedero un volto ed un senso ai discorsi su quelle creature sentiti in precedenza. Harry lo aiutò a tirarsi su sul sedile, mettendoglisi poi vicino appiccicato e spaventato dall’idea che quel coso tornasse. 
Remus chiuse la porta della cuccetta rimanendo dentro con loro. 
- Sono intervenuto in tempo, poteva fare molto peggio. - spiegò cercando di essere realista. Draco lo guardò sbalordito. 
- Che bella notizia... - disse ironico. Remus si strinse nelle spalle e gli diede uno snack alla cioccolata che portava sempre con sé. 
- Tieni, è cioccolata, ti farà bene. 
Draco non ne aveva voglia, aveva una forte nausea e la testa gli girava ancora, ma la prese e senza dire nulla la mangiò. 
- Cercano le tracce di Lucius Malfoy, se mai dovessero ispezionare anche Hogwarts o stabilirsi lì, voglio che cercate di evitarli.  
- Cosa hai fatto? - chiese Harry riferito all’incantesimo. 
- Expecto Patronum. Lo imparerete, ve lo insegnerò. È molto importante. - sentendolo Harry parve sentirsi meglio, mentre Draco stava solo peggio sentendosi ferito nell’ego. Era crollato come carta ad una folata di vento. Che patetico, si disse. 
Debole, troppo debole. Come aveva potuto svenire e lasciarglielo fare senza nemmeno provare a reagire? 
Doveva imparare non solo quell’incantesimo, ma anche qualunque altra forma di potere efficace contro di loro. 

- C’è un modo per creare una barriera mentale, forse? Per contrastare quel... risucchio? - lo definì Draco, era molto serio mentre lo chiedeva e sebbene ci fosse un’ansia giustificabile, Remus vide anche una luce adulta. Così decise di renderlo più partecipe nonostante con Sirius e Narcissa avessero stabilito di coinvolgerli il meno possibile. Meno si sapeva meglio era, ma comprese che i due ragazzi dovevano imparare a proteggersi anche da soli e solo il sapere poteva permetterlo ed innescare la condizione giusta per quello. 
- Contro i Dissennatori solo l’Expecto Patronum è efficace; se è fatto bene e il patronum è forte, può anche sconfiggerlo. Non è facile. Comunque è un’eccellente difesa. Tuttavia bisogna impararlo bene, non è un incantesimo da poco. - spiegò. Draco stizzito strinse le labbra. 
Possibile che non ci fosse altro? 
- Ma una barriera mentale non esiste? So che ci sono per proteggersi dalla lettura del pensiero... - Draco ne sapeva già troppo per essere un tredicenne. Remus, stupito, lo guardò. 
- Ci si può rafforzare a livello mentale, ci sono delle difese, delle barriere contro certi tipi di incantesimi di penetrazione mentale, ma non è facile, serve molto allenamento. Voi siete ancora giovani per quelle cose... - Draco scosse il capo.
- Voglio imparare tutto quello che serve, mi eserciterai. 
Remus sospirò alla sua testardaggine, sembrava sufficientemente deciso a non mollare la presa. 
Draco notando il suo tentennamento, insistette: - Se mio padre viene e mi manovra io... io voglio essere sicuro di poterlo respingere. Devo almeno provare! 
A quel punto Harry gli strinse la mano senza accorgersene, automaticamente. Il gesto non sfuggì a Remus che lo trovò tenero, ma non lo commentò. 
Sospirò e si arrese. 
- Vedremo cosa fare. Adesso riposa. Fra un po’ arriveremo ad Hogwarts. 
Non sapeva se fosse il caso di praticare quel genere di allenamento mentale, ma sicuramente sarebbe stato utile per più motivi. Sentire Draco nominare suo padre ed esprimere apertamente una propria preoccupazione, fu strano. 
“Questo fa capire quanto vuole rinforzarsi, quanto ci tiene.” 
Ebbe uno strano brivido a quel pensiero, qualcosa che non seppe interpretare e che lasciò andare pensando a cose più immediate ed essenziali. 


Draco passava le ore da solo, le passava ad apprendere le questioni relative ai Mangiamorte, a Voldemort e a suo padre. Iniziò a cercare negli archivi tutto quel che riusciva a trovare. Ovviamente le informazioni non si sprecavano, ma non era solo questo. 
Harry tutte le volte che lo cercava, lo trovava spesso perso nei suoi pensieri, come se più che mai fosse assente. Non lo era nemmeno quando erano insieme ed anche quando era preso di mira dagli altri ragazzi, non era più sferzante come al solito. Tendeva ad ignorarli. Tendeva a non reagire. Non che si facesse maltrattare, ma li raggelava, non li avvelenava come aveva sempre fatto. 
- Ehi Malfoy! Sei contento che abbiamo quello schifo qua per colpa tua? - attaccarono mentre Draco passava apparentemente da solo da un’aula all’altra. Apparentemente in quanto Harry si era solo attardato dimenticando qualcosa, ma era subito corso per raggiungerlo. Di solito l’avrebbe aspettato, ora non l’aveva fatto, quasi come che non gli interessasse, che non pensasse a lui. 
Draco spostò gli occhi sui tre ragazzi grandi e grossi e di un’altra casa. Non che i Serpeverde gli fossero solidali, ma cercavano di non prendersela apertamente coi suoi stessi membri per non perdere punti, visto l’occhio sempre vigile del loro professore, Piton. 
Tuttavia non lo vedevano di buon occhio, non tutti mentre per altri era indifferente. 
Harry piaceva di più, anche se non andava giù a tutti il fatto che socializzasse anche con i compagni delle altre case. 
Dovette rallentare perché gli si erano parati davanti e visto che non disse nulla, ripeterono sprezzanti, con arie piene di risentimento: 
- I Dissennatori sono qua per te e per tuo padre, spero che ti trovi presto e ti porti via, così almeno ci libereremo di quell’orrore!  
Draco li nullificò con lo sguardo ed Harry rimase indietro di proposito come seguendo un’intuizione. Ovviamente era carico di rabbia e voleva scagliargli un bolide in testa, ma rimase ad osservare la reazione di Draco, consapevole che da quando erano tornati a scuola era diverso. 
Infatti invece di demolirli con qualche risposta tagliente e velenosa, si limitò a guardarli quasi indifferente, come se non esistessero e non avessero detto niente di cattivo. 
Li evitò come se ci fosse un buco nel pavimento davanti a sé. Loro, perplessi e sconvolti dal fatto che aveva osato ignorarli, lo presero per il braccio e lo fermarono con la forza. Harry impallidì stringendo la bacchetta sentendo il fortissimo desiderio di scaraventarli via, ma ancora una volta esitò per vedere la reazione di Draco che ancora non arrivò. 
- Cos’è, ti hanno già divorato l’anima i Dissennatori? Allora è vero che hai avuto un incontro con loro! Ma forse non ce l’avevi nemmeno, un’anima, per questo sei ancora vivo! 
- Sì, di quale anima dovrebbero cibarsi? È figlio di un mangiamorte e sta venendo a prenderlo! - continuarono spintonandolo boriosi, tronfi del fatto di poter sfogare la rabbia repressa precedentemente, tutte le volte che lui li aveva umiliati con le sue risposte. 
A quel punto Harry intervenne e li spinse via come se il bolide fosse lui stesso. 
Fece cadere uno di loro, mentre afferrò il braccio di quello che lo teneva e stringendo con forza e rabbia esplosiva, gli puntò la bacchetta in faccia. L’aria di chi non scherzava, di chi era completamente fuori di sé. 
- Se non gli togliete le mani di dosso provo un nuovo incantesimo che ho imparato di recente! Volete sapere quale? 
Non avevano ovviamente idea di cosa parlava, ma lo sguardo non lasciava sperare in niente di carino, era ovvio. 
Il ragazzo si alzò da terra e afferrò il compagno che era ancora stretto nella presa di Harry e dicendo un sibillino ‘filiamo’, gli altri lo ascoltarono senza comunque risparmiare minacce varie. 
Una volta soli, Harry si girò furioso verso Draco, fermo contro il muro ancora con la sua aria indifferente. 
- Ma cosa ti salta in mente? Perché non ti sei difeso? So che lo sai fare! 
Era nero, non poteva lasciarsi trattare così! Cosa gli succedeva? Era come se fosse regredito allo stadio di sei anni, era così quando era arrivato. 
Indifferente a tutto. 
Per un momento, nel non ricevere alcuna risposta nemmeno infastidita, Harry esitò sentendo il terrore salire da dentro. 
Lo stava prendendo. Qualunque cosa fosse lì per Draco quell’anno, lo stava prendendo. Una forza invisibile, forse. La stessa che gli aleggiava intorno da quando era nato. 
Nato sotto una cattiva stella, una di quelle sfortunate. 
Ma Dio solo sapeva quanto amore gli avevano dato tutti per impedirgli un destino tanto oscuro e gelido. Lui soprattutto. Purtroppo sembrava non bastare più. 
Quando Harry se ne rese conto, la paura lo prese e Draco, senza saper cosa dire, sfilò via indifferente anche a lui. 
Non aveva più importanza. A quanto pareva, niente l’aveva più. 
O quasi niente.