19. FRA MANGIAMORTE E DISSENNATORI

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Harry riprese i sensi e la prima cosa che vide fu Draco in piedi davanti a lui, non focalizzò niente altro. Non vide la Stamberga Strillante in cui erano, il posto cadente e buio con qualche asse pericolante alle finestre rotte o il pavimento pieno di macerie ed i mobili scricchiolanti. Non sentì nemmeno la puzza di muffa, polvere e vecchio. Però vide il suo ragazzo sollevare la bacchetta verso di lui e sentì la sua voce invocare distintamente una delle maledizioni senza perdono. Ci fu una specie di eco sopra la sua, che lì per lì non distinse.
Sentì solo il rimbombo dell’incantesimo pronunciato:
- Crucio! 
Quando lo udì, Harry si sentì morire prima ancora di provare su di sé le terribili sensazioni di tortura fisica. Il tempo di non crederci fu brevissimo, fu addirittura nulla quello per capirci qualcosa, per usare dei ragionamenti validi per realizzare che Draco, IL SUO DRACO, non poteva assolutamente fargli una cosa simile.
Fu una sensazione particolare, più mentale che altro, ma fu brevissima perché poi il dolore acuto su tutto il corpo, un dolore che partiva dall’interno, dalle ossa, come che venissero strette in una morsa di ferro, lo pervase annullandogli totalmente ogni forma di ragionamento e pensiero.
Per Harry ci fu solo dolore, un dolore che gli parve infinito, un dolore tale che gli fece sperare di poter morire presto lì riverso a terra, nella polvere e nello sporco, a contorcersi e stringersi in sé stesso nella speranza di proteggersi, ma da cosa? Da un dolore che scaturiva da dentro di sé?  
Il lasso di tempo che passò nella sofferenza per la maledizione imposta da Lucius tramite suo figlio Draco, però, fu più breve di quel che lui percepì, poiché poco dopo due ombre oscure scivolarono all’interno della stanza. Una dalla porta, un’altra dalla finestra che venne del tutto scardinata e spalancata. 
Ombre fluttuanti attirate dalla magia esercitata e da quelle forme umane così succulenti. Così VIVE. 
Nella stanza arrivò il gelo.
La sensazione fu familiare per Draco che si paralizzò mentre il fiato si condensava e tutto si cristallizzava. Legno, pietra, calcinacci, mobili, qualunque cosa fu ricoperto di cristalli di ghiaccio, mentre i fiati si condensavano ed una sensazione di terribile angoscia e tristezza si impadroniva di loro.
Fu allora che Lucius perse il controllo di Draco e cessando l’Imperio su di lui, cessò anche il Crucio su Harry. Il dolore si sospese, ma fu un brevissimo momento, Harry poté appena respirare perché i Dissennatori li avevano trovati e quella sensazione di oppressione e terrore si sostituì in un attimo al terribile dolore della maledizione che aveva appena subito.
La stanza era ormai del tutto gelida e il primo ad essere puntato fu Lucius che, carico di un terrore che i ragazzi non avrebbero mai pensato di potergli vedere nel suo viso marmoreo, cadde di schianto in ginocchio. Non riuscì nemmeno a praticare un incantesimo nonostante la bacchetta in mano. Uno dei due dissennatori gli si avvicinò veloce come una folata di vento oscura e gli risucchiò dal volto il primo pezzo di anima, paralizzandolo. Fu allora che Harry realizzò che Lucius era lì e capì che ad averlo torturato non era stato Draco, ma lui. 
Un senso di sollievo lo invase, ma venne presto surclassato dal gelido bacio dell’altro dissennatore. 

Prima che potesse entrarne un terzo per occuparsi anche di Draco, questi con la bacchetta ancora stretta e sangue freddo, senza farsi sopraffare dalla paura e dagli eventi che si erano susseguiti veloci e traumatici, la sollevò e puntandola contro le due creature che stavano risucchiando l’anima dei due presenti, praticò l’Incanto Patrono.
L’incantesimo era troppo avanzato per la classe del terzo anno, ma Remus sapeva che loro due rischiavano più di altri coi Dissennatori in giro, in quanto Lucius puntava a Draco e con Draco c’era sempre Harry. Questo aveva portato all’alta probabilità che i due, incontrando il mangiamorte, potessero imbattersi anche nelle creature oscure. 
Entrambi i ragazzi avevano imparato l’incantesimo privatamente da lui, ma Harry con più difficoltà rispetto a Draco, in certi casi più dotato nell’apprendimento. 
Dalla bacchetta del giovane mago scaturì una luce bianca e d’argento la quale illuminò a giorno la stanza buia e allontanò i due dissennatori da suo padre e da Harry, uno in ginocchio e l’altro ancora riverso a terra. 
L’animale che uscì dall’incantesimo fu una splendida aquila argentata che volò per la stanza planando fra le tre figure umane, puntando impavida alle altre due oscure che fluttuavano all’interno della vecchia e cadente abitazione. Draco si spostò lento e sicuro mettendosi davanti ai due, il più giovane era più provato di loro e non riusciva ancora a reagire, mentre l’adulto era in condizioni migliori. Mentre Draco teneva a bada i Dissennatori, lui recuperava le forze per la sua mossa successiva.
Le creature furono costrette a volare via dalla finestra, scappando come se fossero davanti al loro peggior nemico; strida acute che ferirono gli orecchi si udirono sull’abitazione distraendo il giovane che sfinito per l’enorme energia consumata per un incantesimo così difficile, si lasciò andare barcollando, rimanendo a stento in piedi. 
Sentiva di non poter fare più nemmeno un incantesimo, era stremato, respirava male e sapeva che non avrebbe avuto la forza di fare più niente, ugualmente avrebbe protetto Harry in qualsiasi modo. Girandosi verso di lui, lo vide ancora steso sul pavimento, le mani sempre legate e quasi privo di coscienza, troppo provato per riprendersi e proteggersi da solo. Con le sue ultime forze si inginocchiò accanto a lui e gli liberò i polsi, infine si stese su di lui. Fra il Crucio ed il bacio dei Dissennatori, non poteva sperare si sarebbe ripreso in fretta, ma lui non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo più. Non avrebbe mai permesso che niente e nessuno glielo portasse via, avrebbe dato la vita, piuttosto. 

Harry si risvegliò a quel punto, sentendolo addosso, ma non ebbe tempo di realizzare né provare nulla, vide in piedi alle loro spalle Lucius che ripresosi dall’attacco subito si rialzava dritto in piedi. Lo vide sollevare la bacchetta, alzarsi in piedi e fissarli con odio. L’odio tipico di chi non è capace di arrendersi. 
Harry voleva urlare a Draco di andarsene e voleva spostarlo e proteggerlo a sua volta, ma non aveva forze per emettere nemmeno un suono, poté solo fissare con orrore quell’uomo che, inesauribile, si apprestava ad attaccarli ancora. Cosa avrebbe fatto? Cosa voleva ancora da loro? L’aveva torturato tramite Draco, perché tanta crudeltà? Non poteva permetterlo, non poteva. 
“SIRIUS!” invocò Harry con disperazione, consapevole che non essendo telepatico non sarebbe servito a nulla. 
Lucius sollevò la bacchetta su di loro, stava per pronunciare un’altra maledizione senza perdono, l’ultima che rimaneva all’appello delle tre conosciute, quando un raggio rosso scintillò da fuori la finestra e colpì direttamente l’uomo. 
La bacchetta di Lucius volò via e lui finì a terra vicino ai due ragazzi e fu a Draco che prese la sua, poi si alzò svelto dimostrando una gran resistenza fisica degno del suo livello sia di mago che di Mangiamorte. Tale si dimostrò quando prese suo figlio per la maglia obbligandolo ad alzarsi con lui, tenendolo come scudo. 
- STUPEFICIUM! - senza vedere da chi provenisse l’incantesimo di disarmo, Lucius scagliò uno Schiantesimo verso la finestra. Il raggio rosso schizzò sfiorando il proprietario dell’Expelliarmus, dando comunque tempo a Lucius di trascinare Draco fuori dalla porta della stanza, in un punto un po’ più riparato. 
- Draco! - a quel punto Harry era riuscito a riprendersi, ma senza una bacchetta e ancora molto provato non poté fare molto. Stava per alzarsi e trascinarsi al loro inseguimento, quando dalla finestra una voce gli ordinò: - HARRY, GIÙ! 
Era una voce familiare e lui obbedì. 
- HA PRESO DRACO! - ribatté il ragazzo ancora da terra, le ossa doloranti per il Crucio, le energie ancora così scarse per il bacio del Dissennatore. Nell’arco di un battito di ciglia, davanti a lui si parò finalmente Sirius, saltato giù agile dalla scopa che lasciò a terra: - PROTEGO! 
Fece in tempo a praticare l’incantesimo di scudo tramite cui impedì ad un altro Schiantesimo di Lucius di colpirli. 

- Lo so! - disse poi sbrigativo. Sirius prese Harry per il colletto della camicia, da dietro, e lo spinse in un angolo riparato della stanza, fuori dalla portata del loro duello per permettersi di combattere senza il pensiero di difenderlo. 
- Arriveranno presto gli altri, stai al riparo! - gli ordinò perentorio pronto a correre all’inseguimento di Lucius.
- Magari arriveranno, ma io e Draco saremo già spariti! - rispose da fuori il Mangiamorte che stringeva ancora Draco obbligandolo a stare davanti a lui. Pensava che sapendolo lì, Sirius non l’avrebbe colpito con uno Schiantesimo rischiando di ferire il giovane, ma Lucius non sapeva come funzionava la testa di Sirius. 
L’Auror, infatti, realizzò in un istante che Lucius intendeva smaterializzarsi e trasportare lui e Draco da un’altra parte. Se l’avesse fatto sarebbe stata la fine perché a quel punto ritrovarli sarebbe stato probabilmente impossibile. In un lasso di tempo estremamente breve, pensò che aveva una sola occasione per impedirgli di sparire e sebbene prevedesse di far del male a Draco, capì che era l’unica soluzione per non perdere nessuno dei due. 
Sirius fece così la sua scelta e precedendo l’incantesimo con: - Perdonami Draco! - spuntò dalla porta come un lampo e con una precisione millimetrica gridò puntando la bacchetta verso i due: - STUPEFICIUM! 
L’incantesimo quella volta non andò a vuoto, avendolo anche preso di sorpresa per il fatto che Lucius si stava preparando alla smaterializzazione e che quindi non si era preparato ad un contro incantesimo. Non aveva di certo potuto immaginare che Sirius, un Auror, avrebbe colpito un ragazzo innocente pur di mettere fuori gioco lui.
Invece lo fece ed i due maghi volarono privi di sensi giù per le scale rovinosamente, uno sull’altro, distruggendo quel po’ che rimaneva di quella vecchia ringhiera. 
Sirius si impadronì subito delle bacchette di tutti come da prassi e dandone una ad Harry, si assicurò per prima cosa che stesse bene. Il ragazzo si era già rialzato e zoppicando verso di lui per vedere cosa era successo, aveva visto Draco e Lucius svenuti giù per le scale.
- Draco! - esclamò Harry allarmato, il cuore in gola, il terrore che suo padrino avesse ucciso Draco per uccidere Lucius per un istante lo gelò, ma Sirius comprendendo il panico di Harry, uno di quelli che impediva i ragionamenti sensati, si affrettò a spiegare con un gesto sminuente della mano: - Oh, stanno entrambi bene, sono solo svenuti! 

Harry guardò sconvolto suo zio. 
- Ma hai colpito anche Draco! - disse incredulo.
- Non avevo scelta, Harry! Stava per smaterializzarsi con lui! Li avrei persi entrambi! 
Harry faticava a stare dietro alla testa di suo zio Sirius e al suo modo di ragionare, così come alle sue priorità, ma scuotendo la testa zoppicò giù per le scale seguito da Sirius che non sembrava avere fretta. 
Stavano per controllare le loro condizioni quando una nuvola oscura si abbatté su tutta la Stamberga Strillante, come per raderla al suolo. I Dissennatori arrivarono veloci per riprendere il lavoro interrotto prima,  vennero annunciati dal tipico gelo che calava un silenzio spettrale insieme ai cristalli di ghiaccio, quasi come se nevicasse. E la sensazione di tristezza assoluta, come una nuvola nebbiosa che portava via ogni lieve straccio di felicità, come se da lì in poi sarebbe stato davvero impossibile essere felici. Harry si fermò un istante realizzando cosa stava succedendo mentre Sirius si fermò in cima alle scale. Da ogni finestra, da ogni stanza del piano superiore della vecchia casa cadente, i Dissennatori arrivavano precipitandosi su di loro, pronti coi loro baci oscuri a risucchiare le anime di tutti i presenti, di ogni essere umano. 

Sirius non gli avrebbe detto niente, sapeva che cosa avrebbe fatto Harry e mentre sollevava la bacchetta per praticare l’Incanto Patrono, vide con la coda dell’occhio suo figlioccio buttarsi su Draco per proteggerlo col suo corpo, come prima aveva fatto lui. 
Sirius sorrise fra sé e sé rimanendo concentrato, poi con urgenza solenne tuonò: - INCANTO PATRONUM! 
Dalla bacchetta dell’Auror scaturì la luce bianca argentata e da lì prese vita il suo cane del medesimo colore, un enorme cane possente pronto a sbranare le creature oscure. 
I Dissennatori erano molto più di quei due che Draco aveva fatto andare via prima e lui per quanto forte, era solo. Non sarebbe stato sufficiente contro tutti quelli, lo sapeva. In due, almeno. Ma Harry stava troppo male per un incantesimo di quel tipo che fra l’altro non gli era ancora venuto molto bene. 
Sirius scese lento le scale piazzandosi a qualche metro dai tre riversi a terra nel giro delle scale, fra un piano e l’altro. Puntava la bacchetta verso l’interno della casa, dove il maggior gruppo di Dissennatori cercava di attaccarli e avvicinarli. Il cane argentato li attaccava impavido facendoli scappare uno per uno, ma per quanto potente fosse, non era mai abbastanza. 
Andavano e venivano di continuo, del tutto intenzionati a far fronte comune pur di nutrirsi di loro.
- Sirius, vengono da sotto! - esclamò Harry sollevando la bacchetta nel disperato tentativo di fare un Incanto Patrono anche lui. Non gli riuscì, ma non servì perché dalle spalle dei Dissennatori entrati dal basso, dalla porta d’ingresso, un lupo argentato si unì al cane di Sirius e prendendoli da due parti opposte, i mostri si volatilizzarono definitivamente. 
- Remus, alla buonora, vecchio mio! - lo canzonò Sirius lieto di vederlo. 

Remus, sorridendo, scosse il capo seccato, pieno di insane intenzioni di tirargli qualche fattura. 
- Se non agissi da solo avresti avuto da subito tutto l’aiuto necessario e non avresti rischiato di uccidere Draco! - lo rimproverò andando subito dai tre nel pianerottolo mezzo rotto delle scale, dove erano raggruppati uno sull’altro. Harry, il solo dei due sveglio, sentendolo guardò truce Sirius. 
- Ehi avevi detto che potevano solo svenire!  
- Picchiando la testa troppo forte per un volo di diversi metri giù per le scale, però, potrebbero anche rischiare la vita! - puntualizzò severo Remus che di solito mediava fra le parti per riappacificare tutti, in quel caso però voleva responsabilizzare Sirius. Quella volta ce l’aveva seriamente con lui e con la sua solita incoscienza. 
- Non si va da soli a caccia di Mangiamorte e Dissennatori! Dovevi aspettarmi! - continuò a rimproverarlo puntando la bacchetta su Sirius  invece che su Draco per farlo rinvenire. Sirius scese le scale senza essere minimamente pentito, estremamente convinto delle sue azioni. 
- Sapevo saresti arrivato subito, il tempismo è tutto, lo sai! 
Non aveva torto, lo sapeva, però Remus non poteva perdonarlo quando faceva certe cose tanto rischiose da solo. Sebbene fosse un Auror, perciò un mago molto forte, non andava bene agire come faceva lui. Se non fosse arrivato in tempo non ce l’avrebbero fatta, Harry era troppo provato per essergli di supporto. 
Sirius si chinò sul suo figlioccio e spostandolo con poca gentilezza mentre lui lo guardava come se fosse un nemico, prese il viso di Draco fra le dita e notando che respirava ancora, disse leggero: - È vivo! Che vi dicevo? Non sanguina nemmeno! 
Gli girò anche la testa con noncuranza per dimostrare che nemmeno la sua nuca bionda era rosso sangue. 

Harry spinse via Sirius abbracciando Draco come se fosse il suo bambino, procurandogli così probabilmente più fastidi di quanto gli avesse fatto Sirius. 
- Non certo grazie a te! Dovevi venire con Remus! 
Harry non sapeva realmente chi dei due avesse ragione, forse veramente se Sirius avesse aspettato Remus non sarebbero stati lì a parlarne, però la paura di aver quasi perso Draco lo aveva colpito profondamente. Di sicuro quella orribile sensazione, molte a dire il vero, non se la sarebbe scrollata facilmente di dosso. 
- Innerva! - pronunciò Remus scandendo bene la parola, mentre agitava in un certo modo la bacchetta verso Draco e lui soltanto. 

Mentre il giovane riceveva il contro incantesimo dello Schiantesimo, inondato così di energia calda e curativa, Sirius sospirò decidendo di lasciarli perdere. Sapeva che a mente lucida il giorno dopo avrebbero capito che era stato necessario e in caso contrario, nell’arco di qualche mese, per la fine della scuola precisamente, gli sarebbe di certo passata. 
Di sicuro lui non aveva avuto scelta. 


Uno dei miei capitoli preferiti, non vedevo l'ora di scriverlo e quando poi l'ho fatto ero super contenta. Spero d'averlo reso bene come me lo immaginavo. Ho pensato che Harry nel libro fa un potentissimo Incanto Patrono perché si vede farlo, perciò ottiene la capacità di realizzarlo così bene, ma fino a quel momento era riuscito a fare solo qualcosa di debole ed aveva avuto difficoltà, per cui volevo essere coerente col fatto che nel non vedendosi farlo, non sarebbe già riuscito ad eseguire l'incantesimo. Oltretutto era veramente molto provato fra la tortura del Crucio e il Bacio. 
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